• Non ci sono risultati.

Cronache Economiche. N.005, 15 Marzo 1947

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Cronache Economiche. N.005, 15 Marzo 1947"

Copied!
28
0
0

Testo completo

(1)

15 MARZO 1947

P

(2)

O R G A N I Z Z A Z I O N E

S F T.

fot* cUcuid

F R E R E S : A P A R I G I a

r. n

i\i i m i i\ A BRUXELLES 2 4 R U E DE LA D O U A N E 31 GREECHURCH LANE E. G. 3 9 Q U A I DU C O M M E R C E

S. A I. T.

fybvtcUand F R È R E S :

A BASILEA CON DIPENDENZE IN OLANDA E SPAGNA

A RI E1/V Y O R K - 2 1 - 2 4 S T A T E S T R E E T D I P E N D E N Z E IN: A R G E N T I N A , B R A S I L E , S H I P P I N G Comp Ino. CILE, COLUMBIA, M E S S I C O , VENEZUELA, ecc.

WIEN I | 2 H F . I N R I C H G A S S E

SUCCURSALI E RAPPRESENTANTI NEI PRINCIPALI CENTRI COMMERCIALI E INDUSTRIALI

IN I T A L I A | .SEDE: MILANO - SUCCURSALI, AGENZIE E CORR1SPON-S N T F r a t e l l i (fOto6lA>(ltl>CL \ D E N T I I N T U T T A I T A L I A " I n d i r i z z 0 ^'egrafico Gonilrand

C O R R I S P O N D E N T E DI P R I M A R I E C O M P A G N I E DI NAVIGAZIONE E AEREE

La più vasta Organizzazione di spedizioni e trasporti nazionali e internazionali, t e r r e s t r i , m a r i t t i m i e a e r e i * Informazioni sugli s c a m b i , sulle d o g a n e , e sulle operazioni collegate ai trasporti; Compensazioni private, assicurazioni!, incasso a s s e g n i , aperture bancarie di credito, polizze dirette oltremare ecc. *< Accettazioni viaggi e trasporti i n t e r c o n t i n e n t a l i con pagamento a destino.

R E P A R T I S P E C I A L I Z Z A T I P E R :

Traffico « m e s s a g g e r i e » e « g r o u p a g e » con partenze dirette sui principali centri * Servizi e s p r e s s o ed a e r e o per ogni destinazione. * l/iaggi, passaggi aerei e marittimi, ed orga, izzazione turistica. Trasporto d e r r a t e a l i m e n t a r i . * Scambio di m a t e r i e priniti con prodotti Uniti. * Deposito merci

e mobili. * I m b a l l a g g i * T r a s l o c h i

*

(3)

N. 5

15 Marzo 1947

C O N S I G L I O DI R E D A Z I O N E dott. A U G U S T O B A R G O N I prof. dott. A R R I G O B O R D I N prof. avv. ANTONIO CALANDRA dott. G I A C O M O F R I S E T T I prof. d o t t . S I L V I O G O L Z I O p r o f . d o t t . F R A N C E S C O P A L A Z Z I - T R I V E L L I

dott. AUGUSTO BARGONI D i r e t t o r e r e s p o n s a b i l e

QUINDICINALE A CURA DELLA CAMERA DI COMMERCIO INDUSTRIA E AGRICOLTURA DI TORINO

CORRENTI MIGRATORIE

I flussi migratori, per quanto a

carattere e finalità diversi» hanno sempre accompagnato lo svolgersi dell'umanità dai tempi delle invasio-ni barbariche sino ai giorinvasio-ni nostri. Tuttavi|a solo a partire dal secolo XIX ne vlieni© effettuata la rilevazione statistica che, .sebbene alquanto in-completa durante i primi armi, per-mette idi studiare in modo organico le varie correnti che sii spostano da un paese all'altro nell'ambito dello stesso continente o tre coniiraeroti idi-versi, di identificarne la provenien-za, la direzione, le conseguenze eco-nomiche, sociali, polliniche.

AH' inizio del secolo scorso si affer-ma ovunque il" principio ideila pie-na libertà di emigrazione, che «li fa discendere dal principio della libertà individuale. Lai mancanza di formalità nei paesi ,dlii emigrazione e la faci-li[tà di entrata nei paesi di immigra-zione rendono gli individui padroni di spostarsi a loro piacere da stato a staio, alla ricerca di migliori con-dizioni di lavoro e di più elevato tenore di viiita. La migrazione è con-siderata fenomeno di natura essen-zialmente individualista, e i governi si astengono dall'interveni^re, permet-tendo così a milioni dli lavoratori di abbandonare l'Europa a favore degli Stati Uniti.

Ma nel corso del secolo, l'incre-mento della popolazione, l'accentuar-si. delle correnti migratorie, le sco-perte scienflificihe che danno inizio all'era industriale, lo svilupppo delle organizzazioni sindacali e della co-scienza .sociale fanno recedere i go-verni dalla primitiva posizione di agnosticismo: sorgono e si perfezio-nano gli istituti giuridici che rego-lano sempre più minutamente il mo-to migramo-torio consideramo-to nel suo du-plice aspetto di emigrazione e .di immigrazione. Il principio della

li-bertà di emigrare, pur sempre affer-mato in teoria, subisce gradatamen-te in realtà limitazioni via via più numerose. La legislazione si svilup-pa liin due .sensi : da un lato è rivolta alla tutela del lavoratore, cip che mei paesi di emigrazione si .concreta nel-la sorveglianza suigli agenti che ef-fettuano il reclutamento e il traspor-to, Dell'obbligo della visita medica pr l'ima delia partenza^ nelle limitazio-ni per l'età, sesso, malattia, nella istituzione di uffici d i informazioni ecc. ecc. e nei paesi di j immigrazione nella tutela dei regolamenti di poli-zia, della moralità, dell'ordine pub-blico, nella limitazione del numero di lavoratori stranieri accettabili ecc. ecc.

Dall'altro lato si moltiplicano tra i paesi d'emigrazione e i paesi, d'irai, mljgrazione gli accordi bilaterali che stabiliscono le formalità e le condi-zioni| alle quali può avvenire il tra-passo di mano d'opera. Così lenta-mente evolve e muta lo spirito col quale è considerata la migrazione, che da fenomeno puramente indivi-duale assume un carattere sempre più

spiccatamente nazionalistico. Delineate per sommi| capi, le gran-di correnti migratorie del secolo scorso partono dall'In ghil terra, dalla

S O M M A R I O : C o r r e n t i m i g r a t o r i e (D. C r e m o n a Della-c a s a Pag. I Le C a m e r e di C o m m e r c i o . . . . Pag. 3 L ' o c c h i o m a g i c o pag . 4 B i l a n c i o e d i l i z i o e p i a n i u r b a n i s t i c i (G. A s t e n g o ) pa g. 5 R i c o s t r u z i o n e e r i s p a r m i o (G. Alpino) Pag. 7 Fine d e i m i l i o n a r i in G r a n B r e t a g n a Pag. 8 P r o d u z i o n e , o c c u p a z i o n e e c o m m e r c i o in-t e r n a z i o n a l e (L. G i r e in-t in-t i ) Pag. 9 Il m o n d o ci c h i e d e Pag. I I M o v i m e n t o e s p o r t a z i o n e Pag. 14

Germania, dall'Italia e diali paesi slavi comprendenti, oltre alla Russia, gran parte dell'Impero Austro-ungarico e dei Balcani^ L'emigrazione inglese presenta sin dall'inizio una caratte-ristica che conserverà fino ali giorni nostri : a prescindere dalla rilevante aliquota assorbita. dagli| Stati Uniti essa si dirige verso i propri domlinii e colonie: Canada, Australia, Africa del Soxd, Nuova Zelanda. Le statisti-che inglesi, compilate a partire dal-l'anno 1815 coime quelle tedesche, danno iper quello stesso anno soli 2081 emigratli dall'Inghilterra^ ma la cifra va gradualmente crescendo fino a, ragiguingeire nel 1852 i 368.764, sta-bilizzandosi per il resto del secolo all'inicirca sui 200.000 annui.

Quanto alla Germania, è verso la fine della prima metà dell'Ottocento che il fenomeno assume, la massima riilevanza : dal 1851 al 1860 più di un milione di tedeschi raggiunge l'Ame-rica. Iin seguito il contingente va de-crescendo mantenendosi però sem-pre ad un livello notevole.

L'Italia dà un forte contribuito al-l'emigrazione soprattutto a ipairtire daH'uhljmo quarto di secolo: 111.459 lavoratori l'abbandonano nel 1870 e tale numero va aunmentanido fino a raggiungere i 350.000 annui circa al-la. soglia del secolo XX, suddivisi press'a poco in parti eguali tra emi-grazione transoceanica e emigrazio-ne contiemigrazio-nentale.

La corrente russa si dirige

(4)

lutto verso la Siberia, e quella au-stro-ungarica si accentua verso gli Stati Uniti dopo ó|l 1870.

E' dunque allìincirea dalla metà del secolo XIX in poi che le emigra-zioni prenderlo uno sviluppo tale da abbandonare il campo delle afferma-zioni individualistiche per entrare in quelle delle .manifestazioni di massa aventi le più ampie risonanze politiche economiche e sodali. E correlativamente infatti è a partire da tale epoca che sono emanate le disposizioni legislative' protettive e seno stipulati i numerosissimi trat-tati bilaterali tra i paesi interessati. Viene fatto di notare a questo pro-posito come i trattati stipulati du-rante la prima metà del secolo sono invece diretti a sopprimere una for-ma particolare di emigrazione: la tratta dei negri, ch'è oggetto di una numerosa serie di: accordi coi quali le potenze si riconoscono reciproca-mente il diritto di visita alle navi. Possiamo anzi dire che l'abolizione della schiavitù concorse in alcuni casi ad accentuare la richiesta di ma.no d'opera straniera, tome avven-ne in Brasile : liberati gli schiavi de-finitivamente nel 1888 essi furono sostituiti in gran parte da mano d'o-pera italiana.

Ila guerra del 1914 ha troncato bruscamente i movimenti migratori che riprendono con la fine delle ostilità, per quanto più deboli ed in mutate direzioni. Gli Stalli Uniti si chiudono ai lavoratori europei e la im!iigrazi.oin|e contineinlale1 riveste! un'importanza via via crescente co-inè arma per combattere la disoccu-pazione e per ritornare alla norma-lità. I paesi a forte emigrazione : Italia, Polonia, Cecoslovacchia, Bel-gio, Spagna, dirigono i loro flussi verso la Francia, iBelgioi, Olanda. Svizzera e, fino al 1932, Germania, mentre nei rispetti dell'emigrazione transoceanica la Gran Bretagna è sempre prevalentemente orientato verso i propri possedimenti, e gli altri staiti europei si dirigono verso l'America meridionale: Argentina e Brasile soprattutto. Queste sono le correnti che si possono ormai dire tradizionali.

Anche la legislazione, sotto il du-plice aspetto di norme di tutela e di accordi internazionali, è stata for-temente influenzata dalla guerra. Dal 1919-1920 in poi quasi! tutti i paesi ban.no votato nuove leggi o

perfezio-nate le precedenti. Il rafforzato

senti-mento di nazionalismo dà incontra-stata prevalenza all'interesse nazio-nale sull'interesse individuale, pel-crii i connazionali all'estero sono con-siderati strumenti di potenza nazio-nale attraverso l'impulso all'esporta-zione dei, propri .prodotti), l'influen-za politica sul paese straniero, la rimessa dei risparmi. Nello stesso tempo alcuni paesi di immigrazione — o per difendere l'elevato livello di vita, o per diffidenza verso la co-stituzione di minorità etniche fonti eventuali di rivalità future — manife-stano ulna tendenza restrittiva con la riduzione del numero degli stra-nieri ammessi e una più severa sele-zione degli immigranti.

Quanto agli accordi, sii moltipli-cano i bilaterali e ricevono impulso i plurilaterali, poco numerosi fino ad allora. La convenzione franco-ploacca del 1919, il .trattato di lavo-ro franco-italiano dello stesso anno e la convenzione franco-cecoslovacca del 1920 vanno 'segnalati come

in-novazioni in materia in quanto re-golano le condizioni di circolazione della inailo d'opera dai-territorio di lino stato al territorio di un altro stato, mentile igli accordi prebellici si limitavano a specificare le condi-zioni a .cui li lavoratori stranieri po-tevano beneficiare della legislazione operaia. A questo nuovo carattere si uniformano tutti i numerosi accordi degli; anni successivi.

Nel precedente dopoguerra è an-cora notevole ili sorgere di una re-golamentazione internazionale attua-ta attraverso gli articoli dedicati al-l'Organizzazione Permanente del La-voro, al rimpatrio, al diritto di, emi-grare, alla difesa dei lavoratori al-l'estero ecc. ecc. contenuti nei cin-que trattati di pace del 1919 e del 1920, e alle convenzioni internazio-nali adottate in seno all'OrganisaHion Internationale du Travail, anche se vertono più su problemi accessori che su problemi fondamentali.

La seconda guerra mondiale ha un'altra volta interrotto il flusso dei lavoratori. Quali sviluppi assumeran-no le correnti migratorie in questo dopoguerra? Le attuali condizioni politiche rendono prematura una ri-sposta, tuttavia alcuni aspetti sono già nettamente delineati. Innanzi tutto s'impone alla cons/derazione lo spostamento forzato di forti nu-clei etnici — costituiti sia da mili-tari d i e da civili — a seguito delle vicende belliche e politiche. A circa 1 milione di individui (di) cui circa

400.000 polacchi, 200.000 baltici, 70 mila jugoslavi, 100.000 ebrei ed al-trettanti ucraini) si fjinno ascendere i civili dislocati fuori del paese di origine e della cui sorte si interessa rinteimational Refugee Organila a«io<n. La presenza di questi nuclei crea imbarazzanti problemi simili a quel-lo denunciato dal « The Economist » del 15 febbraio scorso, per cui men-tre i polacchi reside.niti¡ in Inghilterra tendono a farsi assorbire dalle fab-briche locali, migliaia di lavoratori inglesi sono iscritti! nelle l'iste dli emigrazione per i Dominii. Per giun-gere ad una soluzione sono già in-tervenuti accordi particolari, come quello dell'ottobre scorso per il tra-sferimento. obbligatorio in Germania di 3 milioni di oriundi tedeschi del-la regione dei Sudetii, e quello dello scorso febbraio tra Ungheria e Ce-coslovacchia per il rimpatrio delle minoranze.

Imponente è la questione dei pri-gionieri di guerra: li 4-5 milioni a cui si tarano ascendere i tedeschi, fuori della, madrepatria sono così ri-partiti: Russia da 2 a 3 milioni, Francia 90.000, Inghilterra e Domi-nii 480.000, Italia e Balcani 300400 mila, Belgio 70.000, Stati Uniti po-che decine idi migliaia. Nel comples-so essi rappresentano una più che cospicua massa di mano d'opera, uti-lizzata nel lavoro estrattivo od agri-colo, la. cui presenza influisce radi-calmente su quello che era l'assetto normale dei femonneno migratorio.

(5)

LE CAMERE DI COMMERCIO

O R I G I N I E VICENDE

DI UNA ISTITUZIONE PLURISECOLARE

un ottimo sbocco alla mostra ecce-denza lavorativa1. Recentemente è stato concluso un accordo per l'in-vio di lavoratori italiani! in Cecoslo-vacchia. 11 prlimo contingente di 5000 uomini pagherà integralmente, attra-verso il proprio lavoro, le 77.000 ton-nellate di combustibile che ci ver-ranno spedite dalla repubblica ce-coslovacca.

Altre possibilità, per quanto pliù ristrette, si varano profilando in Svezia1.

In merito all'emigrazione transo-ceaniica^ nel febhraiio scorso sii sono presi contatti per l'Invio di 15.000 iamijglìe coloniche italiane nel Mes-sico, ma l'iniziativa è tuttora nella faise degli accordi preliminari.

Una notevole importanza rivesta l'accordo firmato il 21 febbraio scor-so con l'Argentina: per la durata di 5 anni è consentita l'emigrazione di un contingente annuo di circa 60.000 italiani, ima non è improbabile che le esigenze del pipino Péron permet-tano di aumentare notevolmente que-sta cifra. L'Argentina ci1 anticiperà una parte delle rimesse degli emi-granti per un importo di 800 milioni di pesois che corrisponde all'incirca a 200 milioni di dollari!, oo'n senten-doci di alleggerire considerevolmen-te la nostra bilancia dei pagamenti.

Sia in questo accordo che in quel-lo ricordato precedentemente con la Cecoisloivaochia è dunque sancito lo scambio diretto di manodopera con-tro materie prime. E' da ritenere che questa particolarità caratterizzi l'evol-versi 'della regolamentazione del mo-vimento migratorio in questo dopo-guerra, e rappresenti la nuova dire-zione nella quale si ori|eniteranno i proissimi accordi che interverranno tra i paesi ricchi dli forze lavorative

da un lato, e i paesi ricchi) di ma-terie prime dall'altro.

DANILA CREMONA DELLACASA

Le Camere di Commercio hanno tre secoli di vita e di continuo svi-luppo. Esse sorsero dalla necessità, che i mercanti sentirono molto pre-sto, di unirsi per difendere meglio i propri interessi. Le « universita-tes mercatorum », le corporazioni medioevali, sono già un chiaro esempio della potenza che un grup-po ' di mercanti può acquistare decidendo di agire d'accordo. Ma un organismo che possegga sia il nome che il carattere delle moderne Camere di Coroimercio va ricercato in un periodo storico successivo, passata l'età feudale, e in Francia. Fu nel 1599 che il Consiglio citta-dino di Marsiglia costituì il primo organismo conosciuto col nome di « Camera di Commercio ». Allre città francesi seguirono, negli an-ni successivi, l'esempio di Marsi-glia, costituendo organismi formati da rappresentanti del Comune e delle categorie mercantili. Questi organismi ebbero un discreto suc-cèsso nel trattare i problemi com-merciali in genere e quelli dei dazi in particolare. Luigi XIV, favore-volmente imipressionato dalla loro attività, ordinò nel 1700 la costitu-zione di Camere di Commercio in ogni centro mercantile francese di una certa importanza; 89 anni dopo, Luigi XVI, preoccupato del loro po-tere sempre crescente, ne ordinò la chiusura.

Passata l'ondata rivoluzionaria, spetta a Napoleone il merito di aver saputo far rifiorire i traffici f r a n -cesi. L'azione del Bonaparte fu ful-minea: riorganizzò le finanze del paese in venti giorni; facilitò il cre-dito pubblico e privato; introdusse il sistema metrico; istituì i brevetti; promulgò il codice civile e di

com-mercio; ricostituì infine su basi stabili, definitive, le Camere di Commercio.

Queste assunsero immediatamente un'importanza di primo piano nel-la ripresa commerciale. I traffici,

polarizzati attorno ad esse, si svi-lupparono con sorprendente facili-tà: mentre all'Esposizione del 1798 non vi erano stati che 111 esposi-tori, ve ne furono 229 a quella del 1801 e 540 a quella del 1802.

In Francia le Camere s'erano or-mai affermate in modo definitivo; ma nel frattempo prosperavano an-che nei Paesi anglosassoni. Nel 1768 una Camera di Commercio f u or-ganizzata nell'Isola di Jersey, nel Canale della Manica, prima tappa dell'istituzione nella sua emigrazio-ne dalla Francia verso la Gran Bre-tagna; nel 1785 una Camera sorse a Leeds, nel 1794 a Manchester, nel 1783 a Dublino, nel 1796 a Belfast.

In America la prima Camera di Commercio sorse nel 1768, in una maniera alquanto singolare. Alcuni mercanti di New York decisero di unire le loro forze per svolgere una campagna contro lo « Stamp Act » imposto dall'Inghilterra nel 1765. Lo « Stamp Act » — legge che stabiliva una tassa di bollo a carico delle colonie — pareva ai liberi coloni americani, abituati al tacito privilegio di non essere tas-sati dalla madrepatria, una sfac-ciata violazione delle loro libertà costituzionali.

Gli ottimi risultati ottenuti dai coloni (lo « Stamp Act » fu in ef-fetti revooato alcuni anni dopo) li indusse a trasformare l'unione in un organismo commerciale per-manente, la « Chamber of Com-merce of the State of New York ». Cinque anni più tardi, nel 1773, si formava la Camera di Commercio di Charleston, nella Carolina del Sud; verso il 1791 New Haven (Con-necticut) e Philadelphia (Pennsyl-vania) costituirono le loro Came-re; nel 1870 ve n'erano negli Stati

Uniti una quarantina. Oggi esse sono migliaia, in centri grandi e piccoli, e il solo Stato di New York ne conta più di 200.

Le prime Camere di Commercio

s.fl.i.m.fl.

S. A. INNOCENTE MANGILI ADRIATICA

C A S A DI SPEDIZIONI SPECIALIZZATA IN TRASPORTI INTERNAZIONALI MARITTIMI E TERRESTRI

ORGANIZZAZIONE MONDIALE

TORINO

UFFICI: Via Arsenale 33 • Tel. 53.700 - 52.780 MAGAZZENI: Via Piazzi 5 4 - T e l . 31.887

SEDI P R O P R I E :

Milano - Trieste - Alessandria - Bergamo - Biella - Bo'ogna - Bresca - Busto Arsizio - C o m o - Domodossola - Firenze - Fiume - Gallarate - G e n o v a - Luino - Monza - Napoli - Padova - Pcstumia - Prato - Roma - Torino - Venezia

(6)

/

americane erano organizzazioni strettamente commerciali; ma con l'espansione della popolazione ver-so l'ovest, poiché lo sviluppo com-merciale delle nuove città che

sor-gevano con sorprendente facilità in mezzo alle praterie si identifi-cava con il loro sviluppo civico, le Camere di Commercio presero ad interessarsi di tutto ciò che ri-guardasse la comunità. La Camera di Cleveland, nello Ohio, fondata nel 1848 è comunemente ricordata come la prima ad aver assunto questo carattere. Non fa stupire quindi trovare nei programmi an-nuali delle Camere punti come que-sti: intensificare la lotta contro gli incendi o allargare le dimensioni dei marciapiedi o creare un parco pubblico. Le Camere americane sono, insomma, secondo la defini-zione di un businessman, « un gruppo di uomini che decidono di lavorare insieme per fare della lo-ro comunità un posto migliore in cui vivere e, naturalmente, fare affari ».

Nel nostro Paese le Camere di Commercio sorsero al costituirsi del Regno, in base al Regio Decreto 6 luglio 1862. L'esatta denomina-zione era: Camera Commercio ed Arti, ed avevano la funzione di promuovere gli interessi commer-ciali e industriali, e di rappresen-tarli presso il Governo; quei com-piti cioè che l'esperienza straniera, quella francese in ¡specie, avevano fissati nella tradizione.

Non tutte le Camere f u r o n o su-bito provinciali; ve ne f u r o n o di quelle interprovinciali ed altre

so-lamente circondariali. La Camera di Torino, ad esempio, che iniziò la sua vita il 23 di ottobre 1863, aveva pure giurisdizione sulla provincia di Novara. Occorre rilevare inoltre che in alcune parti d'Italia già esi-stevano prima del 1862 unioni di commercianti, costituite secondo la legislazione degli Stati anterior-mente all'unificazione; a Rovigo, fin dal 1801, funzionava una « Ca-mera di Cittadini Cisalpini Commercianti ». Con la legge 20 m a r -zo 1910, n. 121, e regolam. 19 feb-braio 1945 si provvide al riordina-mento delle Camere, che assunse-ro la denominazione di « Camere di Commieircio e Industria ». • Da quel momento i loro compiti ri-sultarono notevolmente estesi.

Durante la prima guerra mondiale si assegnarono ad esse f u n -zioni distributive per i carboni e di controllo sulle esportazioni; fu in questo periodo di economia con-trollata che si manifestò l'inizio di

una maggiore ingerenza e vigi-lanza ministeriale.

La fine delle ostilità e l'annes-sione all'Italia dei territori già sot-toposti all'Austria, in cui le Came-re erano organizzate con legge del-l'ex-impero del 1868, resero oppor-tuna una nuova revisione dell'en-te (R.D.L. 8 maggio 1924, n. 7750). Le sue funzioni vennero definite in un regolamento di 110 articoli, ap-provato con (R. D. L. 4 gennaio 1925).

La storia delle Camere italiane nel periodo della dittatura fascista non è lieta. In un primo tempo esse vennero affidate ad una ge-stione commissariale; subirono poi,

nel 1934, radicali trasformazioni sancite dal T. U. delle leggi sui Consigli Prov. dell'Economia Cor-porativa e sugli Uffici Provinciali; nel 1937 assunsero la denominazio-ne di Consiglio Provinciale delle Corporazioni che conservarono fino al 1944. L'ente aveva perduto la sua autonomia e la sua caratteri-stica di rappresentanza elettiva, la sua freschezza e vitalità, per diventare un ufficio burocratico qualunque, posto alle dipendenze del Ministero delle Corporazioni, e da esso amministrato tramite il Prefetto che ne era il presidente. Le Camere di Commercio Sono state ricostituite, com'è noto, con D. Lgt. 21-9-44. Ancora oggi la loro

posizione non è tuttora definita, hanno compiti imprecisi o provvi-sori, n o n hanno ancora riacqui-stata la essenziale caratteristica della rappresentanza elettiva. E' pu-re noto che il progetto di riforma definitiva è attualmente allo stu-dio presso il Governo e che un gran discutere si fa intorno agli ambienti interessati, specialmente in relazione alle questioni dell'Au-tonomia regionale e dell'esistenza, accanto alle Camere, degli Uffici Provinciali Industria e Commercio (U.P.I.C.), ministeriali, con funzio-ni, talvolta analoghe e amministra-zioni comuni.

Lasciando a parte questi proble-mi, concludiamo con una semplice constatazione: la Camera di Com;*-mercio è un'istituzione sorta spon-taneamente, diffusasi in ogni pae-se, collaudata in secoli di pro-ficuo funzionamento.

L'OCCHIO MAGICO

L'industria •statunitense sta

ap-plicando su vasta scala l'elettro-ne, la minuscola particella elemen-tare di elettricità che compone l'a-tomo.

Il pubblico conosce i congegni che funzionano sfruttando gli elet-troni, col nome generico di « chi magici ». Uno di questi « oc-chi magici », ad uso dei cieoc-chi, trasforma lo stampato di un libro in suoni; un altro, dalle dimensio-ni di una pagnotta di pane, getta un fascio di elettroni davanti al cieco, in modo che questi, attra-verso un paio di cuffie radiofoni-che, sente il segnale di avviso per ogni ostacolo che si presenta sul suo cammino.

L'occhio umano può distinguere solo 10.000 sfumature di calore, ma 1'« occhio magico » ne separa 2 milioni. L'installazione in una fabbrica di un occhio elettronico apposito, permette di avvertire l'e-sistenza anche solo di una parte

dei velenosi vapori di mercurio in 200 milioni di parti d'aria o di da-te l'allarme al minimo filo di fu-mo d'un incendio in un locale in-custodito.

Altre <applia<i\zioni dell'occhio magico sono: allarme e fotografia di ladri che penetrano in locali dzve s'incrociano fasci di elettro-ni; accensione di luci rosse in un tunnel quando il carico di auto-carri che lo percorrono è troppo alto; accensione automatica delle luci stradali di una città quando sopraggiunge l'oscurità; scelta e separazione dei fagioli e delle fa-ve guasti da quelli sani; numera-zione automatica (l'occhio magico può contare 50.000 oggetti o 200 mila rivoluzioni di un cerchio al minuto).

Le riviste americane sono piene di pubblicità illustranti i requisiti della nuova «coperta elettronica, che regola la temperatura del let-to secondo i desideri del

dormien-te. 11 funzionamento della coperta varia automaticamente col varia-re della temperatura della camera, in modo da mantenere cos'.ante quella del letto. Gli ultimi perfe-zionamenti della coperta elettroni-ca, lavabile come le coperte ornarle, consentono di ottenere di-velle temperature per le due me-tà del letto, quando cioè il marito desidera una itemperatura diversa da quella della moglie.

(Dal «Saturday Evenlng Post»).

Quotidiani negli Stati Uniti

La tiratura dei giornali negli Stati Uniti ha segnato nel 1946 un aumento del 7,14 % per i quotidia-ni del mattino, del 2,58 % per i quo-tidiani della sera e del 9,43 % per i numeri domenicali.

(7)

B I L A N C I O E D I L I Z I O

E PIANI URBANISTICI

L'attività edilizia ristagna in que-sto sconfortante dopoguerra. L'eufo-ria della ricostruzione, esplosa nei primi mesi dopo la liberazione, è ben presto svanita nell'urto coi fa-tali impedimenti dellla quotidiana realtà dei fatti. Ben magro è aggi per l'Italia il consuntivo edilizio di due anni'di dopoguerra; ad eccezio-ne del settore delle comunicazioni stradali e ferroviarie, in cui sarebbe ingiusto il non riconoscere un effi-cace slancio costruttivo, ben poco si è fatto negli altri settori edilizi: qualche riattamento, qualche ci-nematografo, qualche edifìcio in-dustriale, qualche pessima abita-zione.

Le cause economiche più palesi di questa situazione sono ben note: scarsità di capitale, alti costi, spe-requazione f r a costi e affitti, incer-tezza psicologica sulla stabilità degli investimenti edilizi, mancanza di risparmio. In due anni, studi e pro-poste per sbloccare l'inceppamento finanziario non hanno portato ad al-cun risultato concreto: non sono valse a questo le decine di com-missioni di esperti, non sono valse le valanghe di mozioni ai due Con-gressi (quello di Milano del bre '45 e quello di Roma del dicem-bre '46) indetti dal Consiglio Na-zionale delle Ricerche. Sul piano fi-nanziario nessuno conclude, neppu-re il CIR. I privati forse troppo prudentemente attendono ed il Go-verno distribuisce su tutto il terri-torio i pochi miliardi del magro bi-lancio, sempre scarsi di fronte ai bisogni ed alle promesse e non sem-pre purtroppo indirizzati alle opere più proficue. Ma più ancora delle difficoltà economiche, più ancora degli inevitabili errori, ciò che

mag-giormente induce a sconforto ohi oggi panoramicamente osservi il mondo edilizio, è il completo di-sorientamento del pubblico, è l'in-differenza generale per i problemi edilizi, è la mancanza di iniziative, la mancanza di una comune dire-zione.

La più profonda causa dell'attuale infèlice situazione del settore edili-zio risiede per noi in definitiva non tanto in transitorie condizioni eco-nomiche, quanto piuttosto in una depressione psichica e morale. Da noi .non sii è ancora capito sufficien-temente che per costruire occorre prima aver previsto, e cioè progetta-to, ohe per progettare occorrono va-sti piani tecnici di coordinamento: che una razionale edilizia ha inizio soltanto dopo un ben congegnato programma d'azione. Anche

all'este-ro finora si costruisce poco. Anche in Francia, in Inghilterra, in Polo-nia il mondo edilizio si dibatte in difficoltà economiche-finanziarie

a-naloghe in gran parte alle nostre. Ma quanto differente è la situazio-ne, per quanto riguarda la program-mazione dèli',immediato futuro!

La Francia ha recentemente pub-blicato un riassunto generale dei piami comunali attualmente allo studio, molti dei quali onorano il genio francese. L'Inghilterra piani-fica pazientemente e con metodo la futura ricostruzione, rinviata finora soltanto per dare la precedenza alla ricostruzione industriale. La Polo-nia sta per ricostruire Varsavia col-l'applicazione dei più aggiornati principi di tecnica urbanistica.

Aver preparato i piani significa essere pronti all'esecuzione, signi-fica aver superato le incertezze, gnifica aver fede nel futuro e si-curezza delle proprie capacità.

Anche da noi si -stanno elaborando piani urbanistici. Ma, ad eccezione del piano di Milano che per opera di quel Comune sta sorgendo dalla vasta collaborazione di oltre 40 tecnici, gli altri studi si dibattono iin mille difficoltà, osteggiati e in-compresi, tanto che i tecnici urbani-sti, che particolarmente oggi ne-cessiterebbero di appoggio e fatti-vo incoraggiamento, si stanno a poco a poco imbozzolando nel più desolato isolamento.

Riteniamo pertanto nostro preci-so dovere intervenire in questa si-tuazione per interessare i più lar-ghi strati di pubblico ai problemi teorici e pratici dèlia programma-zione urbanistica, per avvicinare pubblico e tecnici, "per far cono-scere i risultati raggiunti in sede speculativa, per agitare concreti problemi, per stimolare iniziative pratiche, per sollecitare le Autorità centrali e locali.

Infatti solo attivamente occupan-doci di tali complessi problemi, -noi pensiamo di poter efficacemente

ar-restare e debellare la paralisi edi-lizia che o-gigi ci affligge e che, se continuassero tutti insieme, pubbli-co, tecnici e autorità a permanere in stato d'inerzia, potrebbe agevol-mente estendersi fino alla immobi-lizzazione completa dei più vitali organi direttivi del mondo edilizio. Proponiamoci innanzitutto di chia-rire le finalità della programmazio-ne urbanistica e porre in luce la sua assoluta necessità.

Tale chiarimento è indispensabile perchè taluno potrebbe forse obiet-tare a questo nostro pessimistico preambolo che il problema del ri-stagno edilizio è unicamente di na-tura economica, portando a sostegno della sua tesi la considerazione che, qualora le condizioni di tutto il mercato interno ed esterno fossero effettivamente e completamente normalizzate, sarebbe anche impli-citamente risolta la paralisi edili-zia e la costruzione riprenderebbe spontaneamente e gagliardamente a rifiorire anche senza tanti piani programmatici.

La ragione cioè di una possibile diffidenza verso la programmazione urbanistica dipende forse dal fatto che i piani urbanistici sono dal grosso pubblico spesso visti come inutili intralci alla libera inizia-tiva, come un qualchecosa atto a soddisfare con qualche belluria le ambizioni estetiche di pochi indivi-dui, come un qualchecosa ohe tenta a sovrapporsi alla libera vita dei cittadini per imporre astrusi vin-coli, invocando più o meno coeren-temente l'igiene ed il codice, come qualcosa insomma di assolutamente estraneo alla vita di ognuno, e che va accettato unicamente' perchè così vuole la consuetudine civica e la legge sancita.

Ohi vede in tal modo i piani u r -banistici sente verso di essi una la-tente insofferenza. Ci affrettiamo però a dire ohe anche noi condivi-diamo molta di questa insofferen-za, perchè essa nasce da, ed è ri-volta verso, un vecchio modo di concepire l'urbanistica, quello pre-cisamente che ha generato le tristi

M A N O D ' O P E R A D I S O C C U P A T A

N E L L A P R O V I N C I A D I T O R I N O

( 1 9 4 6 )

M E S E Industria C o m m e r c i o Agricoltura Prof, varie Totali

(8)

SEGNALAZIONI

città in cui oggi così disagiatamente viviamo.

Quando noi oggi parliamo di pia-ni urbapia-nistici ci riferiamo invece a tutt'àltro ordine di idee.

Alla base dei moderni principi u r -banistici non sta la belluria sceno-grafica dei quartieri monumentali tanto cari all'Arte di Stato e che purtroppo deliziano le nostre città da -Torino a Genova, a Napoli. Gli urbanistici moderni non vogliono imporre vincoli astrusi, anzi tendo-no precisamente a spezzare le ca-tene di inetti regolamenti, e non solo rifiutano tutto ciò che è estra-neo alla vita della città, ma si "ri-bellano a tale concezione ed imper-niano i loro piani proprio intorno

al miglioramento della vita, di t u t -ta la vi-ta cit-tadina.

Che cosa dunque si vuole in concreto a t t u a r e attraverso i piani u r -banistici, che noi riteniamo tal-m e n t e urgenti e indispensabili, da proclamarli condizione sine qua non per dare inizio ad una razionale ri-costruzione?

Gli urbanisti chiedono prima di tutto che industrie, case, scuole, ospedali distrutti vengano sostituiti da nuovi edifici, migliori dei prece-denti, perfettamente attrezzati ed ubicati inaile migliori condizioni possibili. Parimenti chiedono che la costruzione delle nuove abitazioni, industrie e attrezzature collettive, necessarie per colmare il grande fabbisogno dovuto a tanti anni di inattività edilizia, siano eseguite se-condo i più aggiornati criteri tecnici.

Ma per ottenere questo scopo non è solo necessario risolvere bene ca-so per caca-so, ,ma è asca-solutamente in-dispensabile un inquadramento ge-nerale. Che anzi se mancasse tale

coordinamento si avrebbero unica-mente delle soluzioni sporadiche e slegate, m a non si potrebbe mai con esse comporre l'entità cittadina in un organismo funzionante ed effi-ciente.

Per convincersene basta pensare un momento all'attuale situazione di estremo disordine distributivo nel tessuto cittadino: case, industrie, scuole e ospedali, tutto è f r a m m i s t o come in un unico grande conglome-rato cementizio.

Basti pensare alle dispersioni di energie che tale situazione genera, ai disagi di percorso, a l disturbo re-ciproco di organismi differenti. Co-struire nuovi edifici, sia p u r e tecni-camente perfetti, in questo caos si-gnificherebbe disperdere le energie migliori, significherebbe gettare del buon seme in un terreno malato.

Si impone quindi come assoluta-mente indispensabile p e r ogni cen-tro abitato u n piano di ridistribu-zione e riorganizzaridistribu-zione delle sin-gole p a r t i per ottenere un graduale e progressivo miglioramento delle generali condizioni di vita, p e r f a r e del complesso cittadino una nuova entità organica economicamente più

efficiente, socialmente più equili-brata ed igienicamente più sana: questo problema è alla base di un ¡moderno piano urbanistico.

Anche solo questo generico accen-no mostra chiaramente quanto com-plesso e poliedrico si presenti in definitiva il problema urbanistico di una città: in esso non sono più in lizza questioni di semplici alli-n e a m e alli-n t i di fili di fabbricazioalli-ne sulle superfici stradali, ma entrano in gioco tutti gli elementi economi-ci-soeiaii della stessa vita cittadina.

GIOVANNI ASTENGO

La Gerbi Landi Overseas Corp.,

1475 Broadway, New York 18,

co-munica di essere sub-agente per l'Italia del « Thomas Register of American Manufactures ».

Poche copie dell'edizione 1947 so-no ancora disponibili a 21 dollari Furia franco Genova.

La Gerbi-Landi raccoglie inoltre

la pubblicità sul medesimo annuario per l'edizione 1948. Sono evidenti i grandi vantaggi che possono risultare all'industriale italiano nell'essere e-lencato accanto a quelli americani su una pubblicazione di fama interna-zionale.

*

Il Dipartimento Commerciale del-lo Stato di New York tramite no-stro, invita gli esportatori ed impor-tatori torinesi a sottoporgli elenchi di merci nelle quali siano interessati. Il suddetto dipartimento trasmetterà gli elenchi alle ditte di New York che siano in grado di soddisfare le richieste.

Commerciate con lo Stato di New York, il più grande mercato del mondo! Scrivete, citando questa Ca-mera di Commercio, al:

Department of Commerce State of New York Albany 1 N.Y. STATI UNITI

Silfi, ( j , f

i. DURONI

'(oatia /osit/a/a ttef /<f£3

APPARECCHI SCIENTÌFICI PER L ' I N D U S T R I A E LE SCIENZE

A Densimetri - Areometri - Vetreria e porcellana per gabinetti

chimici - Termometri - Pirometri - Termoregolatori - Manometri

V Vuotometri - Bilancie di precisione - Microscopi

C H I R U R G I A U M A N A E VETERINARIA - O C C H I ARTIFICIALI

(9)

RICOSTRUZIONE E RISPARMIO

H risparmio costituisce con l'evo-luzione tecnica lo .strumento del pro-gresso umano, dell'incremento e rin-novamento continuo della ricchezza del mondo : porti, strade, flotte, fab-briche, case e terreni bonificati altro non sono che consolidamento di beni rijjparmiiat'ii nella «pinta incessante verso un maggior benessere. Quando poi si esce, come il nostro Paese, da una immane devastazione bellica che ha aperto brecce paurose nel patri-monio accumulato col lavoro e la previdenza di molte generazioni, il

ri-sparmio diventa la condizione as-soluta per il semplice ripristino del-la precedente situazione e tenor di vita, presupposto questo per il rein-serimento nel progresso mondiale.

Scendendo a più concreti partico-lari, rileviamo che oggi le moltipli-cate esigenze di risparmio riguarda-no anzitutto la ricostruzione : opere pubbliche (strade, ferrovie, porti) e private (case di abitazione, stabili-menti1, ricostituzione scorte, ripristi-no terreni). Ma subito dopo — e

an-zi intrecciato al primo — si. presenta

un altro 'problema grave, seppure me-no evidente alle masse assillate dai bisogni immediati : quello del rin-novamento degli impianti produttivi, ossia della loro riconversione e adat-tamento all'economia dettata dalla nuova situazione internazionale del Paese, e del loro aggiornamento alla tecnica dei paesi più progrediti do-po il parziale isolamento imdo-posto dal ventennale sipario autarchico.

Coloro che facilmente si esaltano rilevando le buone prospettive at-tuali della nostra esportazione e le ci,fre raggiunte (con bilancia pur sempre fortemente passiva nonostan-te i soccorsi U.N.R.R.A. e gli accre-diti alleati) dimenticano che si trat-ta di una situazione contingente e temporanea, favorita da due circo-stanze eccezionali,:

— una disponibilità nostra, peral-tro quasi liquidata, di discreti im-magazzinamenti di prodotti finiti fatti a cavallo del declino bellico, con costi interni non recenti e quin-di tali da consentire, in periodo quin-di continuata discesa della lira e di ascesa delle valute estere, remunera-tivi prezzi esterni di concorrenza;

— una domanda abnorme di beni da parte di paesi in piena riconver-sione dall'economia di guerra, con mercati abituati a largo soddisfaci-mento e invece scarsi di consegne pronte ed a breve scadenza.

Se l'America richiede oggi (e sem-bra un sogno!) le nostre automobili, non è per qualche vantaggio tecnico o economico sulle proprie, bensì

per-chè di fronte all'immensa domanda di un mercato insoddisfatto da anni le nostre macchine, ancorché margi-nali, tornano utili. Ma nel rapido ri-stabilirsi dell'organismo produttivo di pace in paesi favoriti dal maggior livello della fabbricazione di serie e dalla disponibilità diretta delle materie prime, si riproporrà in for-ma dramfor-matica il nostro problefor-ma di rimontare quella doppia inferio-rità, mediante :

— una selezione di produzione verso i settori trascurati, secondo la legge dei costi comparati, dai paesi favoriti: compensando i maggiori co-sti esterni (materie prime) su quelli interni (salario e profitto);

— un rinnovamento degli impian-ti, p e r passaggi di produzioni e ra-zionalizzazione.

Vi sono quindi esigenze vitali e immense di risparmio, di fronte alle quali le prospettive appaiono assai incerte, solo ohe si consideri lo sforzo di propaganda e di pressioni fatto l.n occasione di ogni prestito dello Stato, che pur si vale di tutti i mezzi legati e pratici per accapar-rare i mezzi liquidi confluenti sul mercato.

A confermare l'incertezza basta l'esame dell'andamento in cifre del risparmio monetario, rispetto alla circolazione, dall'inizio della guerra :

Risulta comunque eloquente dalla tabella esposta l'insufficienza, ri-spetto all'indice di espansione del circolante, degli incrementi realizzati nel risparmio puro (col. 2 - Casse Postali) o con lieve iniezione di disponibilità commercialei (col. 3 -Casse di Risparmio): l'indice di in-cremento risulta meno inadeguato nella col. 4 (totale generale, com-prese banche di interesse nazionale e ordinarie) dato il forte influsso di clientela commerciale, attraverso la quale confluiscono nel computo fat-tori fittizi di aumento, come gonfia-menti di prezzi, ossia la congiuntura.

Le cifre deminc'ano che la mas-sima sfasatura si è avuta tra la fine del 1942 e quella del 1944 e che dal 1945 il distacco tende a ridursi: nel-l'accogliere e valutare gli aspetti posi-tivi di tale tendenza occorre inoltre tenere debito conto dell'utilizzo di risparmio per riparazioni dirette di danni di guerra, nonché di maggiori incidenze dell'attuale costo della vir ta sui redditi di lavoro. Ma • questo nulla toglie alla necessità inderoga-bile di una politica d>i assicurazione e quindi di incoraggiamento del ri-sparmio, attraverso la difesa del va-lore interno e internazionale della lira e il risanamento dell'economia

1939 D I C E M B R E 1940 » 1941 » 1942 1943 » 1944 » 1945 » 1946 O T T O B R E . Indice di i n c r e m é n t o C i r c o l a z i o n e DEPOSITI FRUTTIFERI E C O N T I C O R R E N T I m o n e t a r i a T o t a l e c o n c o m p l e s s i v a C a s s e C a s s e R i s p a r m i o T o t a l e c o n ( m i l i a r d i ) P o s t a l i e M o n t i 1 C . t u t t e a l t r e ( m i l i a r d i ) Azioni C r e d i t o (i) (2> (3) (4) 28,5 34,4 18,9 95,3 35,4 39,4 19,7 111,8 54,9 49,9 24,0 143,5 79,1 62,8 29,3 180,7 181,2 66,2 32,7 209,2 319,4 71,6 46,3 320,4 389,8 101,2 81,3 507,8 453,2 150,6 127,9 840,0 16,0 4,3 6,7 8,8

Le cifre ultime non sono recenti, in quanto non è facile agli studiosi avere l'aggiornamento dei dati an-che d'importanti settori economici di pur semplice e automatica rilevazio-n e : per rilevazio-norilevazio-n parlare dei ritardi e del-le reticenze diserete che avvolgono le cifre del Debito pubblico (e del silenzio sulle gestioni straordinarie tanto cospicue dell'ARAR, delle im-portazioni UNRRA, ecc.). Ciò è tanto più spiacevole in quanto, in uno stu-dio sul risparmio e all'indomani, del Prestito della Ricostruzione, sarebbe indispensabile conoscere i trasferi-menti da quest'ultimo operati nei depositi, nonché l'ultimo incremento di impiego del risparmio in prestiti pubblici.

pubblica e privata, al qua! fine il Governo deve:

— risanare il bilancio dello Stato, smettendo di baloccarsi con la rin-corsa irresponsabile delle spese pub-bliche all'ombra del luogo comune di una « bassa pressione fiscale » (che

è soprattutto gravosa sperequazione a danno dei settori passivi), cercando anche di portare le spese incontro alle entrate nel quadro delle possi-bilità del tuttora ridotto reddito na-zionale ;

(10)

- ~

e la Tipre&a dei settori produttivi privati e pertanto l'aumento del red-dito nazionale tassabile;

— respingere dal bilancio dello Stato eerte gravose voci passive dei predetti settori privati, nonché il pe-so e le perdite di sempre più nume-rose aziende cresciute col protezio-nismo e incapaci di produrre econo-micamente, specie con gestioni bu-rocratizzate;

— definire una linea concreta di politica economica, eliminando final-mente l'ibridismo che costringe i co-sti aziendali nel vincolismo e abban-dona i ricavi, al .gioco della concor-renza, proclama la bontà dell'inizia-tiva privata e in ogni modo fa con-vergere mezzi e privilegi verso vec-chi e muovi settori statizzati, riven-dica la libertà e invade la nazione con uffici, controlli, monopoli e ri-partizioni imperative ;

— indirizzare tale politica

econo-FINE DEI

IN GRAN

La G r a n Bretagna incomincia a scarseggiare anche di milionari. Prima della guerra 1024 p e r s o n e possedevano più di un milione di sterline; oggi solo una cinquantina appartiene a quella classe for-tunata.

Nel 1938, settemila persone go-devano in Gran Bretagna un red-dito annuo di almeno 6000 sterline nette. 11 tempo e le vicende della guerra hanno ridotto però questo numero <a sessanta.

Tuttavia, grazie non soltanto al-le tendenze inflazionistiche, una maggiore massa di ¡danaro circola attualmente, in IMale, nelle tasche degli inglesi. Il numero di coloro che godono un reddito annuo di 250-500 sterline è salito da 1.745.000 a 5.200.000. Se precedentemente era vero che l'I °l> della popola-zione possedeva il 70°/» della ric-chezza inazionale, oggi è altrettan-to vero che i possessori di redditi annui tino a 500 sterline control-lano T85 % dell'intero potere di 'acquisito.

Le imposte di successione sono fortissime in Gran Bretagna, e han-no contriòuito largamente a fare scomparire le dinastie dei milio-nari, come i Sasson, i Postland, i Joels e i Devonshire. Perfino i Rothschild hanno dovuto vendere l'argenteria. Lord Moyne, il re del-la birra, morì del-lasciando due mi-lioni di sterline; le imposte le ri-dussero a 698.362. In 7 anni Jo Scacchiere ha riscosso in sole im-poste di successione 629.599.000 sterline.

mica verso l'incremento costante e deciso della produzione, su un ter-reno di reale economicità e di ordine e stabilità dei costi, cessando quindi le pressioni, politiche, i blocchi, la dinamica puramente figurativa ma rovinosa della spirale prezzi-salari: in imodo da accrescere l'offerta di ben,i sul mercato interno (garanzia dei salari reali e della lira) e la di-sponibilità, ancora a prezzi di con-correnza internazionale, di merci da esportare (garanzia della bilancia dei pagamenti e dei cambi).

Queste direttive sono senza dub-bio sommarie e incomplete, ma sia-mo persuasi che, con anche solo un principio di seria e volonterosa ap-plicazione, potranno assicurare la sta-bilità della lira e lo sviluppo del ri-sparmio, premesse del riassetto del-l'economia italiana e del benessere dìi tutte le categorie sociali.

GIUSEPPE ALPINO

Chi sono dunque i moderni mi-lionari d'Inghilterra? Vi sono, in-nanzi tutto, quelli di lama mon-diale come Rank ie Nuffield. 11 primo è il magnale dell'industria cinematografica; il secondo è il classico ricco che ha tatto da sè la sua fortuna. Malgrado la

recen-te donazione di 1.250.000 sterline

all'Università di Oxford e la di-stribunione di 2.125.000 sterline ai suoi dipendenti, si stima in 20 mi-lioni di sterline la sua

partecipa-zione nelle imprese controllate. Vi sono poi d sempre più rari

possessori di ereditate ricchezze

feudali, come il marchese di Bute, con 2 castelli, 4 fattorie e riserve di caccia per 60 milioni di ster-

line-La maggioranza dei milionari inglesi è caratteristicamente timi-da e riservata per abitudine.

Charles Brotherton ha fatto mi-lioni vendendo prodotti chimici, ma niente gli è più gradito che portare la sua bambina a spasso, quando le gaìmibe malandate glielo permeittono. Anche il quarantenne Norbert Erleigh fa vita ritirata e ama ripetere che le strade di Lon-dra sono coperte d'oro se non ci camminate sopra.

Erleigh ebbe il merito di pre-vedere le grandi possibilità di espansione dell'industria sud-afri-cana. Con un capitale di sole 1000 ¡sterline formò una Società pei concorrere ad appalti governativi nel Witwatersrand. Ottenuto l'ap-palto — 2000 acri di terreno — lo passò successivamente •

mina-tori; oggi Erleigh controlla società valutate a 6 milioni di sterline.

Alan Paul Good iniziò come av-vocato, consulente di due o tre aziende; oggi dirige 23 gnaindi so-cietà. J. Ivan Spens, un semplice ragioniere, ha asvuto una fortuna analoga. Sir Simon Marks, con una catena di grandi magazzini per 3.950.000 isiPerline di capitale e 20.000 impiegati, iniziò con un bancherottolo su un mercato.

Jack Billmeir, di 43 anni, ha la caratteristica di avere accumu-lato la maggior parte della sua ricchezm in meno di 2 anni.

Quan-do la guerra civile spagnola

in-cominciò, possedeva 2 navi da ca-rico. Rifornì i repubblicani, mal-grado i proibitivi premi di assi-curazione che era costretto a pa-gare, e presto la sua flotta salì a 22 navi. Dopo prese ad inviare rifornimenti in Cina.

Tra i restar,Iti milionari inglesi troviamo molte donne. La signora Non der Elst porta al dito un ru-bino da 50.000 sterline, uno dei più belli del mondo, e deve la sua fortuna alle creme per radersi, ai dentifrici e ai cosmetici. Lady Yule ereditò 9 milioni dal marito, dirìge uno studio cinematogralico e tiene raduni di agricoltori.

Abbiamo già accennato però che. anche nella Gran Bretagna dei Lords e dei Baironetti si nota una sempre più spiccata tendenza al livellamento delle ricchezze,

11 ministero idei Lavoro, dopo un'indagine compiuta

recentemen-te sui guadagni Idi 6.250.000 per-sone, ha annunciato che l'inglese del ceto medio guadagna il 64 "/» in più del 1938; la nuova genera-zione guadagna addirittura il 72 '/• in più.

Le punte massime della ricchez-za e della povertà si smussano. E se i milionari spariscono, pochi in verità li rimpiangono.

(Da «Britannia and Ève»)

G o m m a a m e r i c a n a

e g o m m a a s i a t i c a

La questione della scelta tra gom-ma sintetica e gomgom-ma naturale è nuovamente oggetto 'di discussione negli Stati Uniti.

Gii automobilisti preferiscono la gomma naturale che consente la fabbricazione >di pneumatici più re-sistenti; il Governo preferisce la gomma sintetica per motivi di si-curezza nazionale e protezione eco-nomica.

La concorrenza della gomma sin-tetica americana serve a contenere il prezzo di quella naturale asia-tica.

Oli industriali preferiscono tutta-via la gomma sintetica p e r il mi-nore costo (18 i cents invece di 25 i cents per libbra).

(11)

LE CINQUE GRANDI

PRODUZIONE, O C C U P A Z I O N E

E C O M M E R C I O I N T E R N A Z I O N A L E

Se produzione, occupazione in-tegrale e vincolismo statale sono fenomeni t r a loro interdipenden-ti e — come abbiamo rilevato nei precedenti articoli — h a n n o coi loro problemi destato preoccupa-zioni non lievi t r a i banchieri britannici, non minore è l ' a t t e n -zione rivolta dai cinque maggio-ri istituti di credito bmaggio-ritannici all'esportazione che per l'Inghil-terra sta diventando problema di vita o di morte. L'Inghilter-ra paese che deve produrre é per produrre deve importare, sia le materie prime da t r a s f o r m a r e con il lavoro dei suoi abitanti, sia le derrate alimentari che deb-bono m a n t e n e r e inalterato e pos-sibilmente a u m e n t a r e l'apporto produttivo degli abitanti stessi. Per pagare le importazioni la G r a n Bretagna deve però espor-tare, perchè se un tempo, pri-m a dell'ultipri-ma guerra, poteva f a r f r o n t e all'eccedente di i m p o r t a -zioni caratteristico della s u a bi-lancia commerciale col reddito di

cospicui investimenti all'estero, oggi gli investimenti sono stati del t u t t o divorati dal Moloch bellico e le e n t r a t e « invisibili » della bilancia dei p a g a m e n t i sono il ricordo di felici tempi p a s -sati. I n altre parole: p r i m a della guerra la G r a n B r e t a g n a era u n paese ricco e poteva consumare e godere di u n a bilancia com-merciale passiva, m a ora, impo-verita com'è, deve pareggiarla e possibilmente giungere ad un ec-cedente di esportazioni.

Eccola quindi preoccuparsi per il commercio estero, oggi come non mai, e g u a r d a r e agli S t a t i Uniti, alla -Svezia, all'Argentina, paesi che dispongono più che al-tri delle cose buone e utili di cui

gli inglesi h a n n o t a n t o bisogno, o che h a n n o dollari o altre mo-nete convertibili liberamente in oro, tali cioè da permettere l'ac-cesso su ogni mercato. I risultati degli scambi con questi paesi — Stati Uniti, Canada, Argentina e Svezia — segnano per i primi nove mesi del 1946 u n saldo p a s -sivo di 320 milioni di sterline, m e n t r e nello stesso periodo il commercio con i paesi dell'« area della sterlina » — la Francia e l'impero francese, la D a n i m a r c a e il resto del mondo — segnano a p p e n a un attivo di 74 milioni. Il saldo negativo è dunque in complesso di 246 milioni di ster-line, m a il grave risiede soprat-tutto nel passivo verso i paesi del primo gruppo. Allora gli inglesi dicono che tali paesi h a n -no delle monete « dificili » — hard currencies — diffìcili a ot-tenersi, s'intende. E definiscono come moneta « difficile » quella dei paesi che dispongono delle merci di cui l'Inghilterra h a bi-sogno, m a non h a n n o bisogno a loro volta di merci inglesi per un valore eguale o vorrebbero merci che l'Inghilterra non è in grado di consegnare. Così la Sve-zia avrebbe del legname dispo-nibile e la G r a n B r e t a g n a ne sa-rebbe avida, m a non è in grado di dare sufficiente q u a n t i t à di carbone in cambio e di conse-guenza la corona svedese diventa u n a m o n e t a « difficile » per gli inglesi, m e n t r e la corona danese è invece « f a c i l e » , perchè i d a -nesi vogliono merci disponibili in Inghilterra e pagano in p a r t e con latticini. Il passivo della bi-lancia commerciale verso la G r a n B r e t a g n a i danesi lo posson però pagare soltanto con le loro

coro-*<

r

ììvttaQ.(D.

VINI PREGIATI - MOSCATO - SPUMANTI

c

/lsli

-

é W s a cAlpej'L 61 - TjtL 19.44 f a v i l l a - fjßr-w Danti 40 - IjiL. 65.987

ne che, h a differenza delle sve-desi, non possono venir cambiate in oro o in dollari...

Queste le considerazioni delle banche britanniche sul commer-cio estero del loro paese. Sem-brano un pochino ingenue, per-chè l'andare arzigogolando su quelle che sono le conseguenze fatali della clamorosa conversio-ne britannica al protezionismo, nell'ormani lontano 1931, e la successiva creazione, con gli ac-cordi preferenziali di Ottawa del 1932, di u n a area della sterlina circondata da u n a muraglia ci-nese protettiva contro il resto del mondo, significa perder t e m -po e non veder più il bosco, a forza di osservarne gli alberi.

Le conseguenze del protezioni-smo ad oltranza son quelle che sono, e si vede dall'esperienza inglese che la creazione di u n a zona preferenziale « difesa » dal-le tariffe doganali e altri inciampi al commercio i n t e r n a -zionale n o n risolve per nulla il problema dell'equilibrio della bi-lancia commerciale. Nuoce agli esclusi e non giova per nul-la a chi f a del razzismo econo-mico discriminatore, anche se dispone di un territorio immenso come l'impero inglese, la prova ne è che oggi l'Inghilterra va lambiccandosi e sforzandosi, in-vano, per commerciare proprio con i paesi che s t a n n o al di f u o -ri della sua area protetta.

(12)

-h e » . Il m e d i c o e n t u s i a s t a delle compensazioni, m e t t e n d o in p r a t i c a le sue m i n a c c e col c o m p r a -re s o l t a n t o c i n q u e m i l a li-re di p a n e (il f o r n a i o n o n sarebbe di c e r t o disposto a s p e n d e r e v e n t i -m i l a lire di consulti di cui n o n h a bisogno) r e n d e r e b b e r o c r i t i c h e le condizioni fisiche sue e dei suoi, c o s t r i n g e n d o sè e la s u a f a miglia a d u n a r a z i o n e l i m i t a t i s -s i m a d e l l ' a l i m e n t o p r i n c i p a l e ! L a s u a unica... soddisfazione s a r e b be quella di r i d u r r e di q u i n d i c i -mila lire le v e n d i t e del f o r n a i o ; m a il d a n n o di q u e s t ' u l t i m o s a -r e b b e u n ben m a g -r o c o n f o -r t o del d a n n o suo p r o p r i o . Il b a r a t t o i n t e r n a z i o n a l e , così c o m e viene g e n e r a l m e n t e o r a a p -plicato, significa il r i t o r n o a d u n a e c o n o m i a di s c a m b i d e g n a dei selvaggi. Se è vero o h e b i s o g n a essere in d u e p e r f a r e a l l ' a m o r e , nel s e t t o r e degli s c a m b i i n t e r n a -zionali il ménage à trois e a n c h e a più p e r s o n e è giustificato d a l l a r a g i o n e e dalla m o r a l e e c o n o m i c a . L ' u n i c a soluzione s t a d u n q u e nella r i p r e s a del c o m m e r c i o m u l tilaterale, n e l l a g r a d u a l e r i d u z i o n e delle b a r r i e r e p r o t e t t i v e e n e l -l'abolizione delle a r e e o g r a n d i spazi a r e g i m e d i s c r i m i n a t o r i o e p r e f e r e n z i a l e . Il benessere è b e -n e s s e r e collettivo, -nella ¡comu-nità delle n a z i o n i , e gli egoisti c h e si isolano f a n n o dell'egoismo m i o p e , i n c o n c l u d e n t e e c o n t r o p r o d u c e n t e . S e p e r c o m m e r c i a r e bisogna di-s p o r r e di p r o d o t t i , p e r p r o d u r r e m o l t o e c o n v e n i e n t e m e n t e biso-g n a c o m m e r c i a r e , con r e c i p r o c o g i o v a m e n t o di t u t t i i paesi e con g i o v a m e n t o , f r a l'altro, p r o p r i o di quel p r o b l e m a dell'occupazione i n t e g r a l e , della sicurezza d ' i m p i e -go degli individui, c h e grazie a f a v o r i t i c o m m e r c i i n t e r n a z i o n a l i viene a t r o v a r e la s u a u n i c a s o -luzione i n r e g i m e c h e n o n sia di i n f l a z i o n e p r o v o c a t a dalla politica d e f i c i t a r i a dello s t a t o o di c o s t r i -zione schiavistica p e r i l a v o r a t o r i . Lo h a d i m o s t r a t o il P i s h e r nel suo libro r e c e n t e sulle c o n s e g u e n -ze i n t e r n a z i o n a l i della politica del l a v o r o p e r t u t t i , m a lo h a d i m o -s t r a t o -s o p r a t t u t t o il t r a -s c o r -s o v e n t e n n i o di p r o t e z i o n i s m o a d olt r a n z a , c h e r i d u c e n d o il c o m m e r cio t r a paese e p a e s e n o n h a a f f a t t o risolto il p r o b l e m a della d i s o c c u p a z i o n e e h a invece d i m i n u i t o il t e n o r e di v i t a dei l a v o -r a t o -r i . S u q u e s t o p u n t o , p a r e , a n c h e i socialisti inglesi sono d ' a c c o r d o , a g i u d i c a r e a l m e n o d a q u a n t o il teorico del l a b u r i s m o , H a r o l d L a s k i , r i c o r d a n d o f o r s e c h e lo stesso M a r x e r a favorevole al li-b e r o scamli-bio, scriveva poco più

di u n a n n o f a : « Q u e s t a g u e r r a h a c h i a r i t o i n d u b b i a m e n t e delle v e r i t à che o r m a i n o n p o s s i a m o disconoscere c h e con n o s t r o g r a n -de pericolo e h a stabilito l'esi-s t e n z a di d i p e n d e n z e e c o n o m i c h e t r a gli s t a t i . I n t e r d i p e n d e n z a econ o m i c a sigeconifica m o l t o s e m p l i c e -m e n t e c h e il b e n e s s e r e inglese è l e g a t o al b e n e s s e r e cinese, e se i c o n t a d i n i cinesi in m i s e r i a n o n p o s s o n o a c q u i s t a r e a C hi c a go le m a c c h i n e agricole, ' n e c o n s e g u i r à u n s i c u r o a u m e n t o della disoccu-p a z i o n e negli S t a t i U n i t i ». S a r à necessario, n a t u r a l m e n t e , c h e gli S t a t i U n i t i p e r p r i m i si d e c i d a n o a d a r e u n energico col-po di t i m o n e , d e v i a n d o la r o t t a della l o r o politica p r o t e z i o n i s t a m o s t r a n d o s i disposti a d accoglier e sul l o accoglier o m e accoglier c a t o le e s p o accoglier t a zioni degli a l t r i paesi. M a q u e -s t a p a r e p r o p r i o e-s-sere la loro intenzione, c o m e già h o a v u t o occ a s i o n e d i e s p o r r e su a l t r o n u -m e r o di q u e s t a rivista (1). Le c o n v e r s a z i o n i p r e l i m i n a r i t e n u t e a L o n d r a nello scorso a u t u n n o t r a i r a p p r e s e n t a n t i di dicio-tto s t a t i a v e v a n o p e r oggetto l ' a c c o r -d o -di m a s s i m a su -d i u n co-dice -di p r i n c i p i g e n e r a l i a t t i a r i c o n d u r r e le politiche c o m m e r c i a l i in u n si-s t e m a di si-s c a m b i m u l t i l a t e r a l i . L a c o n f e r e n z a e c o n o m i c a i n t e r n a z i o -n a l e c h e si r i u -n i r à e -n t r o l ' a -n -n o a v r à il c o m p i t o vero e p r o p r i o di a b b a s s a r e le b a r r i e r e al c o m m e r c i o e s t e r o con m u t u a l i r i d u -zioni di t a r i f f e e a l t r e concessioni. T a l e c o n f e r e n z a d o v r à f o rs e deci-d e r e u n a volta p e r t u t t e se il c o m m e r c i o i n t e r n a z i o n a l e p o t r à v e n i r e r i c o s t i t u i t o su di i m a b a s e s a n a o se il m o n d o d o v r à r i m a -n e r e i m p a s t o i a t o i-n u -n s i s t e m a g r o t t e s c o di b a r a t t i e p r a t i c h e d i -s c r i m i n a t o r i e , con c o n -s e g u e n z e f a t a l i p e r la s u a p r o s p e r i t à . N o n s a r à p r o b a b i l m e n t e u n p r o b l e m a f a c i l e d a risolvere, a n c h e p e r c h è gli i n t e r e s s i delle i n -d u s t r i e p r o t e t t e e p a r a s s i t a r i e si a p p r e s t a n o già a l e v a r e in ogni p a e s e u n coro di p r o t e s t e , i n v o -c a n d o Dio, P a t r i a e u m a n i t à a d i f e s a delle loro posizioni di p r i -vilegio. E' i n d u b b i o c h e u n a sola p e r s o n a f r a le d a n n e g g i a t e d a u n a r i d u z i o n e del p r o t e z i o n i s m o f a r à p i ù chiasso di mille b e n e f i -ca t e , m a se gli S t a t i U n i t i , d a cui t u t t o il m o n d o , R u s s i a c o m -p r e s a , a s -p i r a oggi a ricevere a i u t i finanziari ed economici p e r la r i costruzione, a g i r a n n o in c o n f o r -m i t à alle b u o n e i n t e n z i o n i s i n o a d oggi d i m o s t r a t e , è c h i a r o c h e il c o m m e r c i o i n t e r n a z i o n a l e p o t r à avviarsi sulla s t r a d a della r i n a

-scita, p e r il b e n e generale, a d ec-cezione n a t u r a l m e n t e di quelle i n d u s t r i e n o n n a t u r a l i , la cui a -gonia p o t r e b b e p e r ò venir r e s a m e n o dolorosa d a q u a l c h e o p p o r -t u n a f o r m a di e u -t a n a s i a econo-m i c a . E d è c h i a r o in ogni econo-m o d o c h e n o n ci si p u ò l a v a r e il c a p o , se n o n si b a g n a n o i capelli. Se ci si decidesse p e r d a v v e r o al g r a n d e salto verso la l i b e r t à degli s c a m b i i n t e r n a z i o n a l i , m o l -ti degli e r r o r i c o m u n i del p a s s a t o p o t r e b b e r o venir d i m e n t i c a t i e n e l s e t t o r e economico, c h ' è la b a s e p e r la .preparazione di ogni f o r -m a di convivenza pacifica e di collaborazione politica f r a i p o poli, gli u o m i n i p o t r e b b e r o t r o v a r e c o n f o r t o alle rovine e al d o lore della g u e r r a e s a r e b b e r o a u -t o r i z z a -t i a d a f f e r m a r e di esser sì, p e r u n f a t a l e d e c r e t o della P r o v videnza, t o r n a t i i n d i e t r o di m o l -t o sul c a m m i n o della civil-tà e del progresso, m a di averlo f a t t o p e r p o t e r m e g l i o r i p r e n d e r e la m a r -cia in a v a n t i nel p r o s s i m o f u t u r o . LUCIANO GIRETTI ( I ) B o l l e t t i n o d e l l a C a m e r a N . 17 - La C a r t a a t l a n t i c a d e l c o m m e r c i o i n t e r n a z i o n a l e .

Il «Token Imports »

esteso a l l ' I t a l i a

In base ad intese recentemente intervenute con la Gran Bretagna, il governo inglese ha esteso all'Ita-lia la concessione del sistema « To-ken Imports » già accordato ad al-tri paesi.

Secondo tale sistema vengono ammessi all'importazione in G r a n Bretagna determinati prodotti indu-striali e dell'artigianato nella mi-sura del 20 % annue, in valore, del-le merci stesse fornite in media, a quel mercato, negli a n n i 1936-38. Per l'Italia è stato preso come base per ili calcolo del 20 %, di cui sopra, il biennio 1937-38, escludendo il 1936 di cui l'esportazione italiana in Gran Bretagna era pressoché nulla.

La procedura da seguirsi è la se-guente: a) "segnalazione iniziale alle autorità britanniche, da parte del paese esportatore, dei complessivi valori e quantità delle singole mer-ci fornite dalla Gran Bretagna da ogni ditta interessata negli anni in questione; b) successivo rilascio, da ' parte dell'autorità del paese

espor-tatore, per ogni singola spedizione, di u n « Token Shipment Voucher »

Riferimenti

Documenti correlati

- I pagamenti derivanti dalle importazioni (comprese le importazioni di servizi) nelle Zone di occu- pazione anglo-americana in Germania di merci prove- nienti dall'Italia

nuo della popolazione di oltre 400 mila persone. Diminuire la popolazione agricola sembra arduo, ma se vogliamo migliorare .il nostro tenore di vita non vi sono altre

Per di più, l'Inghilterra è impegnata a realizzarlo, il libero scambio, con riduzioni nelle barriere doganali e con l'eliminazione di discriminazioni preferenziali, a se- guito

1 (produ- zione di ghisa) nel solo periodo 1929-1940, e lo si faccia oggetto di extrapolazione con una parabola di secondo grado, e si otterrà per il futuro una produzione che nel

a) rilievi di caratteristiche e misure di parametri sopra tubi elettronici; b) progetto di tubi elettronici speciali; c) studio ed esame critico di problemi che richiedono

E' in corso la revisione dell'elenco interprovinciale autorizzato degli spedizionieri per le Provincie di Torino, Aosta, Vercelli, Cuneo, Asti, Alessandria. Gli interessati che

furono i più accaniti fautori del proibizionismo che co- stituiva per loro la ragione prima di larghi cespiti di entrata; come i « borsaneristi » d'ogni tempo sono sem- pre stati

strazione ed il pagamento della tassa siano effettuate nei termini di legge. del Capo Provv. 134): Nonme per il conferimento del grano, del- l'orzo, della segale, del granoturco e