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Capitolo 1 Analisi tecnica dei mercati finanziari

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Academic year: 2021

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Capitolo 1

Analisi tecnica dei mercati finanziari

L’analisi tecnica è lo studio del movimento del mercato, tramite l’uso sistematico di grafici ed indicatori, allo scopo di prevedere le tendenze future dei prezzi. Essa deriva dalla convinzione che il mercato azionario segua delle tendenze determinate dai comportamenti mutevoli degli investitori, con riguardo a una serie di fattori economici, monetari, politici e psicologici. L’arte dell’analisi tecnica consiste nell’identificare un cambiamento di tendenza a uno stadio iniziale, e nel mantenere la posizione di investimento fino a quando l’evidenza dei fatti non prova che la tendenza stessa si è di nuovo invertita. La differenza con l’analisi fondamentale, è che quest'ultima si basa sullo studio delle forze economiche della domanda e dell’offerta che causano, il movimento dei prezzi. L'analisi fondamentale si occupa di stabilire il valore economico di un titolo in base alle caratteristiche economico-finanziarie intrinseche della società cui fa riferimento. Dal confronto tra il valore economico del titolo (VE) ed il prezzo di mercato (P), l'analista farà le sue scelte di investimento, dato che nel lungo periodo le quotazioni tenderanno al valore economico. Infatti, se VE>P bisogna acquistare il titolo poiché esso è sotto-prezzato dal mercato e quindi nel futuro il prezzo aumenterà; al contrario, se VE<P dato che il titolo è sovra-prezzato bisognerà venderlo poiché nel lungo periodo il prezzo diminuirà. Quindi la funzione dell'analisi fondamentale è la selection, cioè consigliare quali titoli comprare o vendere.

La funzione dell'analisi tecnica invece è il timing, cioè consigliare quando entrare o uscire dal mercato, in quanto studia l'andamento dei trend borsistici con la finalità di individuare in quale punto del ciclo siamo e quindi capire come si muoverà il mercato, al fine di effettuare le scelte di investimento. Le premesse su cui essa si basa sono tre:

1. il mercato sconta tutto: nei prezzi di borsa sono già incorporati tutti quei fattori di tipo fondamentale, politico, psicologico che ne

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hanno determinato l’andamento. Il movimento dei prezzi riflette i cambiamenti quantitativi della domanda e dell’offerta di titoli: se D>O essi salgono; se D<O essi scendono. In conclusione, per l’analista tecnico se i prezzi salgono, per una qualsiasi ragione, la domanda è superiore all’offerta ed i fondamentali sono rialzisti e viceversa. Per mezzo dello studio dei grafici, supportati da indicatori tecnici, gli analisti riescono a capire quale direzione il mercato intende prendere, senza dover analizzare le motivazioni esterne al prezzo stesso.

2. i prezzi si muovono dentro un trend: l’andamento del trend borsistico è ciclico. Dunque, l’analista deve identificare il trend, sin dai suoi primi movimenti, per investire nella sua direzione primaria, poiché è più facile che esso abbia un’andamento continuo piuttosto che una brusca inversione. In conclusione si può affermare che il trend è destinato a perseguire, finché non mostri chiari segni di inversione.

3. la storia si ripete: a fronte di situazioni analoghe, gli investitori si comportano in modo analogo. Dato che dal loro comportamento deriva il prezzo, si può prevedere l’andamento del prezzo nel tempo; da qui la valenza previsiva dei pattern (configurazioni grafiche).

1.1 La teoria di Dow

Charles Henry Dow (1857-1902) fu un giornalista americano che, nei primi del Novecento, scrisse, in alcuni articoli sul Wall Street Journal, una serie di osservazioni sui comportamenti dei mercati finanziari, analizzati mediante l'utilizzo di grafici. La Dow Theory è un insieme di definizioni e regole relative al comportamento dei prezzi degli strumenti finanziari sulla quale si basa l'analisi tecnica moderna. La teoria di Dow assume che la maggioranza delle azioni segua, per buona parte del tempo, la sottostante tendenza del mercato. Per "misurare" il mercato, Dow costruì due indici: il Dow-Jones Industrial Average (DJIA) comprendente 12 (ora 30) titoli di società industriali;

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ed il Dow-Jones Transportation Average (DJTA) composto da 20 titoli di società ferroviarie. Si deve quindi a lui ed alla sua teoria la nascita e la divulgazione dell'analisi tecnica, oltre che lo sviluppo dei primi indici azionari, tra cui il Dow Jones.

1.1.1 Principi ed interpretazione della Dow Theory

Il lavoro di Dow fu applicato agli indici di mercato che lui aveva creato, benché la maggior parte dei concetti di analisi formulati sono estensibili a tutti gli indici. I sei principi della teoria sono:

1. gli indici scontano tutto: ogni fattore, riguardante la domanda e l'offerta, deve essere riflesso negli indici di borsa, ad esclusione di tutto quanto non è prevedibile (es. terremoti, calamità naturali, eventi straordinari). In pratica gli indici azionari (così come le azioni) incorporano e riflettono velocemente tutte le informazioni. 2. il mercato ha tre trend: il movimento primario (nel lungo

periodo), il movimento secondario (nel medio periodo) e il movimento minore (nel breve periodo). Il movimento primario è la tendenza principale, generalmente dura da meno di un anno a diversi anni; esso può essere un mercato bullish (toro), cioè al rialzo (massimi e minimi crescenti); o un mercato bearish (orso), cioè al ribasso (massimi e minimi decrescenti). Il movimento

secondario, o intermedio, è la correzione del trend primario con

durata da tre settimane a tre mesi. Il ritracciamento solitamente ricade in un'area compresa tra 1/3 e 2/3 del l'ampiezza del trend precedente (frequentemente è il 50%). Il movimento minore o di breve periodo, dura meno di tre settimane e rappresenta le fluttuazioni più brevi del trend primario o secondario.

3. il trend si suddivide in tre fasi: l'accumulo, nella quale solo le "mani forti" investono; la partecipazione del pubblico, dove c'è un ritorno nella fiducia del mercato; infine la distribuzione, quando tutti investono nel momento di euforia del mercato e le "mani forti" vendono. Tale divisione è nota come il ciclo teorico di Dow.

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4. gli indici si devono confermare a vicenda: occorre che il trend di un settore sia confermato anche dall'andamento dei settori a lui collegati. Per Dow nessun importante segnale rialzista/ribassista poteva verificarsi se entrambi gli indici (DJIA e DJTA) non fornivano la stessa indicazione.

5. il volume deve confermare il trend: cioè deve espandersi nella direzione del movimento primario. Se il trend è rialzista allora il volume dovrebbe aumentare quando i prezzi salgono e diminuire quando scendono; viceversa, in un trend ribassista esso dovrebbe aumentare quando i prezzi scendono e diminuire quando salgono. 6. un trend è in atto finché non si ha un segnale definitivo di

inversione di tendenza: naturalmente non è facile individuare tali segnali, l’analista utilizza alcuni strumenti tecnici (livelli di supporto/resistenza, medie mobili, configurazioni grafiche) per capire in anticipo quando un trend è in fase di inversione; nonostante tutto le probabilità maggiori sono per la continuazione del trend. Dunque è importante saper distinguere fra una correzione del movimento secondario e il primo stadio di una nuova tendenza primaria di direzione opposta.

1.1.2 Il ciclo teorico di Dow

Dow cercò di dare una spiegazione sul perché si formano i cicli nel mercato di borsa. Il manifestarsi del trend è effetto delle scelte degli investitori: infatti, se la domanda di un titolo supera l’offerta il prezzo salirà; al contrario, se la domanda è inferiore all’offerta del titolo il prezzo scenderà. Egli divise gli investitori che operano sul mercato in due macro-categorie: le “mani forti”, cioè quelli che sono dotati di maggiore esperienza, conoscenza e capacità finanziarie (es. gli investitori istituzionali); e le “mani deboli”, cioè i soggetti che non hanno esperienza, conoscenza e capacità economica (es. gli investitori comuni). I primi, avendo una maggiore informazione, conoscono il valore economico del titolo e lo confrontano con il prezzo attuale dato dal mercato, quindi effettuano le loro scelte di investimento su basi

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economiche; i secondi, invece, non disponendo di tutte le informazioni seguono il comportamento della massa, effettuando gli investimenti su basi emotive (euforia/paura). Ricordando che se P<VE il mercato sottostima il titolo, quindi conviene acquistarlo poiché le quotazioni nel lungo periodo aumenteranno; viceversa, se P>VE il mercato sovrastima il titolo, perciò conviene venderlo in quanto nel lungo termine il prezzo diminuirà.

Figura 1.1 Teoria di Dow: i trend del mercato

La fase di accumulazione ha inizio non appena il prezzo è inferiore al valore economico: le “mani forti” iniziano a comprare gradatamente il titolo sotto-prezzato a discapito delle “mani deboli” che lo vendono. Il trend continuerà a decrescere perché l’offerta è sempre maggiore della domanda (D<O), anche se in modo più attenuato a causa dei piccoli flussi di domanda delle “mani forti”. Man mano che il prezzo scende, la quantità di domanda aumenta perché è più conveniente acquistare; quando la domanda eguaglia l’offerta (D=O), in A, si ha il punto di minimo. Dal minimo A inizia la fase di rialzo, in quando la domanda è superiore all’offerta (D>O), che ha due fasi: da A a B il prezzo aumenta con velocità crescente; da B a C il prezzo sale con velocità decrescente. In B il prezzo è uguale al valore economico (P=VE); superato tale punto inizia la fase di distribuzione: le “mani forti” iniziano con gradualità a vendere. È conveniente fare ciò perché la quotazione del titolo è superiore al valore intrinseco, e via via che il

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prezzo sale è sempre più conveniente vendere. Le “mani forti” distribuiscono il titolo alle “mani deboli”, le quali acquistano a causa dell’euforia del rialzo; la loro strategia è quella di sfruttare l’aumento delle quotazioni del titolo, cioè lo comprano ora per poi rivenderlo ad un prezzo maggiore. Tale strategia però è errata, in quanto il mercato sta sovra-stimando il titolo e data la ciclicità del trend seguirà un ribasso. Più le quotazioni salgono, più la crescita rallenta ed i volumi diminuiscono, perché sia le “mani forti” hanno già venduto, sia le “mani deboli” hanno già comprato oppure i livelli altissimi dei prezzi non ne fanno entrare altre nel mercato. L’offerta eguaglia la domanda nel punto di massimo (D=O), in C. Successivamente, l’offerta è maggiore della domanda (D<O) e quindi il prezzo inizia a decrescere, in quanto tutti iniziano a vendere. Le quotazioni scendono giù in modo repentino, da C a D, poiché c’è un’eccesso di offerta non soddisfatta dato che il titolo è sovra-prezzato (P>VE): le “mani forti” non sono disposte a comprare, mentre le “mani deboli” stanno vendendo (crisi

del fenomeno). In D le quotazioni sono uguali al valore intrinseco del

titolo, al di sotto di tale punto le “mani forti” iniziano a riacquistare il titolo sempre in modo graduale ed il ciclo ricomincia.

In conclusione, per Dow il formarsi del ciclo borsistico dipende dal manifestarsi degli investimenti degli operatori che è funzione della distanza del prezzo rispetto al valore economico.

1.1.3 Critiche alla Dow Theory

Sebbene la teoria di Dow consente di identificare i maggiori mercati a rialzo e ribasso, ha avuto alcune critiche. Quella principale è la mancata tempestività dei segnali, che fanno rallentare l’operatività; solitamente un segnale di acquisto della teoria di Dow prende posto solo nella seconda fase di un trend al rialzo, quando un precedente massimo intermedio è stato superato. Un’ulteriore critica è quella della mancanza della funzione di selection, cioè non da alcuna informazione su quali titoli investire.

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1.2 Concetti fondamentali di trend

La definizione di trend è essenziale nell’analisti tecnica, in quanto tutti gli strumenti utilizzati dagli analisti hanno come obiettivo il monitoraggio del trend, per decidere se partecipare al suo movimento. In generale il trend rappresenta la direzione del mercato, ma essa non è lineare, questi movimenti hanno un andamento a zig-zag, con massimi e minimi, su una serie di onde successive. La direzione di questi massimi o minimi costituisce il trend del mercato. Infatti, tali massimi o minimi si possono muovere al rialzo, al ribasso o lateralmente.

Un uptrend (trend rialzista) si caratterizza da una serie di massimi e minimi crescenti; al contrario, un downtrend (trend ribassista) sarà definito da una serie di massimi e minimi decrescenti; per definire un

trendless (trend laterale) si avranno massimi e minimi orizzontali.

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1.2.1 Supporti e resistenze

Nel grafico delle quotazioni di un valore finanziario si possono rilevare dei livelli di prezzo che assumono una particolare importanza, perché in qualche modo, ostacolano il proseguimento della tendenza in corso: questi prendono il nome di supporti e resistenze.

I minimi o “punti di rimbalzo”, vengono chiamati supporti. Il trend arrivato sul supporto rimbalza e riprende la sua crescita; dunque, il supporto è un’area del grafico dove l’interesse dei compratori è sufficientemente forte da superare la pressione dei venditori, con il risultato che il ribasso si ferma e i prezzi tornano a salire.

La resistenza, invece, coincide con un precedente massimo. Essa è una linea ideale che configura un livello di prezzo, che il trend non tende a superare. In essa la pressione di vendita superare quella dei compratori e ciò fa invertire il rialzo: il trend, arrivato al livello di prezzo della resistenza, rimbalza e riprende a scendere.

In un trend rialzista, i livelli di resistenza indicano una pausa dello stesso trend che poi vengono solitamente superati; mentre in un trend ribassista i livelli di supporto non sono sufficienti per fermare la discesa, ma la arrestano temporaneamente. Tanto più il prezzo rimbalza su un supporto/resistenza, tanto più forte sarà il trend. Per quanto riguarda l’operatività, conviene comprare in prossimità dei supporti, mentre bisogna vendere vicino alle resistenze.

Un supporto o resistenza, si definisce "statico" quando esso è formato dall'unione di più punti del grafico a mezzo di una linea orizzontale. I livelli di prezzo che si determinano non cambiano col tempo ma rimangono costanti, quindi il supporto e la resistenza statici saranno rappresentati da linee parallele all'asse delle ascisse (che scandisce il tempo) che individuano un costante livello di prezzo sull'asse delle ordinate.

Diversi sono i supporti e le resistenze dinamiche che rappresentano linee oblique e quindi livelli di supporto o di resistenza variabili al passare del tempo. Un supporto dinamico si può disegnare quando il grafico mostra minimi crescenti o decrescenti che cadono su una

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stessa linea obliqua (trend line), mentre una resistenza dinamica è la retta obliqua (trend line) toccata più volte dai massimi del grafico.

Figura 1.3 Supporti e resistenze statiche e dinamiche

Per far si che un trend al rialzo/ribasso continui, è necessario che ogni minimo/massimo successivo (livello di supporto/resistenza) sia sempre più alto/basso del precedente. Ogni rialzo/ribasso verso i massimi(resistenza)/minimi(supporto) dovrà superare il livello precedente. L’incapacità di superare una resistenza precedente in un mercato rialzista, o di rialzare un supporto precedente in un mercato ribassista, è un primo segnale che il trend sta per cambiare. Se un livello di supporto/resistenza dovesse essere violato, si avrà un’inversione di tendenza dal rialzo al ribasso, o dal ribasso al rialzo. Un livello di resistenza penetrato di un margine sufficiente, diventerà un supporto e viceversa.

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Per valutare la significatività di una perforazione bisogna applicare dei filtri, i quali possono essere di due tipi: temporale e di distanza di prezzo. Un filtro temporale consiste nel vedere se il trend mantiene la nuova linea di prezzo per le 2-3 sedute successive, nel caso contrario non viene rispettato; un filtro di distanza di prezzo la quantità della perforazione dovrà raggiungere una certa percentuale stabilita (es. andare su/giù del 5%). Dall’unione di questi due filtri si valuta la significatività della violazione di un supporto/resistenza. Un altro parametro che si deve tenere in considerazione per fare una valutazione di questo genere è il volume. Nel caso di trend rialzista se la perforazione della resistenza è accompagnata da volumi crescenti, allora sarà significativa; in caso contrario, cioè se i volumi non aumentano bisogna andare cauti poiché potrebbe non esserci la forza per supportare il trend. Nel caso, invece, di un trend ribassista e di perforazione di un supporto la presenza di volumi crescenti non è necessaria poiché il prezzo si può “avvitare” su se stesso.

1.2.2 Trendlines, return lines e canali

La trendline, o linea di tendenza, è uno degli strumenti più semplici utilizzati dagli analisti tecnici. Una trendline rialzista è una retta che congiunge due o più minimi crescenti (quindi funge da supporto dinamico al trend); invece, una trendline ribassista è una retta che congiunge almeno due massimi decrescenti (quindi è una resistenza dinamica). Dato che una delle caratteristiche principali del trend è la sua continuità, identificata una trendline esso tende a mantenere la direzione e l’inclinazione di quest’ultima. Finché essa non viene violata sarà utile per determinare le aree di acquisto o di vendita (vicino ai supporti o resistenze). Vi sono due fattori da considerare per determinare l’importanza di una trendline: il numero di volte che è stata testata positivamente, e l’ampiezza dell’arco temporale in cui si è protratta. Per la prima, una trendline testata in modo soddisfacente per tante volte, ha dimostrato la continuità della sua validità e sarà più importante rispetto a una testata poche volte; allo stesso modo una

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trendline che dura da molto tempo (es. mesi) e più significativa rispetto ad una che dura da meno (es. settimane). Più potente è la trendline e più ispira fiducia, perciò una sua rottura e più significativa. Come i livelli di supporto e resistenze, per misurare la significatività della perforazione di una trendline si utilizzano gli stessi filtri di tempo e prezzo. Inoltre, una volta perforata una trendline inverte il suo ruolo: una trendline rialzista diventerà un livello di resistenza, e al contrario una trendline ribassista sarà un livello di supporto.

Figura 1.5 Esempio grafico di trendline rialzista e ribassista

La return line, è un’altra applicazione della tecnica delle trendline; infatti molte volte i prezzi fluttuano intorno a queste due linee parallele, che formano un canale. In un uptrend, per costruire la return line bisogna congiungere i punti di massimo, così si formerà un canale

ascendente; in un downtrend, la return line sarà costruita unendo i

punti di minimo, così si avrà un canale discendente.

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1.2.3 I ritracciamenti

Dopo un particolare movimento di mercato, i prezzi ritornano in parte nel trend precedente, prima di ripartire nella direzione originale. Questi movimenti di correzione tendono a rispettare dei parametri percentuali fissi; questo fenomeno è chiamato ritracciamento (retracement). Queste percentuali di ritracciamento possono essere applicate a qualsiasi tipo di trend (primario, secondario, minore). Solitamente il ritracciamento minimo è il 33% (1/3) del trend, quello normale è del 50% (1/2) e quello massimo è del 66% (2/3). Ciò significa che un trend come minimo deve arretrarsi di un 1/3 del trend precedente, usualmente arretra di 1/2, ed al massimo questa correzione sarà di 2/3 del trend precedente; superata tale soglia si ha un inversione di tendenza.

Figura 1.7 I livelli di ritracciamento

1.2.4 Stop-loss e profit target

Per impostare una strategia operativa un’analista tecnico, dopo aver analizzato il mercato con tutti gli strumenti a disposizione (grafici ed indicatori), fissa dei livelli di stop-loss e profit target.

Lo stop-loss è il prezzo al quale si esce in perdita perché il trend è andato nella direzione opposta a quella prefissata; il profit target, invece, è il prezzo al quale si esce in profitto poiché il trend è andato nella direzione prefissata.

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Questi due livelli vengono posti vicino ad un livello tecnico, cioè un supporto o una resistenza che si ritengono significativi. Lo studio delle tendenze implica anche la fissazione dei livelli di stop-loss, che rappresentano una perdita accettabile. Individuato un livello tecnico, si posiziona lo stop-loss nella direzione opposta a quella che si presume avrà il trend. Maggiore è la distanza del punto di stop-loss da quello del livello tecnico, superiore sarà la perdita; al contrario, più vicino è tale punto maggiore sarà la probabilità di cogliere un falso segnale. Dunque la fissazione di tale punto dipende da alcuni fattori:

-

se il titolo ha alta volatilità bisogna aumentare tale distanza, poiché il prezzo ha oscillazioni più ampie;

-

entità della perdita che il soggetto è disposto a sopportare.

Dopo aver fissato lo stop-loss, si posizionerà il profit target ad una distanza circa tre volte da esso. Molti analisti non fissano il livello di profitto perché decidono di far “correre” il trend, per ottenere maggiori guadagni.

Una volta che la posizione è in profitto, cioè il trend è andato nella direzione sperata, lo stop-loss può essere spostato seguendo tale andamento, cioè si individua un nuovo punto nel quale uscire, in questo caso si parla di trailing stop.

1.3 Analisi grafica

Per Dow era fondamentale rappresentare i prezzi sui assi cartesiani in modo tale da avere un’impatto visivo immediato. L’analisi grafica si basa su un semplice asse cartesiano dove nelle ordinate vengono segnati i prezzi e sulle ascisse il tempo; la linea risultante sarà il trend del prezzo nel tempo. Esistono varie tipologie di grafico:

1. lineare: realizzato unendo i punti che rappresentano i valori di

chiusura della seduta di borsa. Esso mostra immediatamente le informazioni più importanti sull’andamento del mercato (es. direzione trend, punti di inversione dei prezzi); è utilizzato soprattutto per analisi di medio-lungo periodo;

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2. barchart (grafico a barre): una barra utilizza una serie di

informazioni maggiori: il prezzo di apertura e chiusura vengono rappresentati con linee orizzontali rispettivamente verso sinistra e destra; il prezzo massimo e minimo della seduta invece sono gli estremi del segmento verticale;

3. candlestick (grafico a candele): di origine giapponese, utilizza

gli stessi dati del barchart, solo che è migliore dal punto di vista visivo. Infatti in presenza di una seduta al rialzo, cioè quando il prezzo di chiusura è maggiore dell’apertura, la candela è verde; viceversa, in una seduta al ribasso, quando il prezzo di apertura è maggiore di quello di chiusura, la candela è rossa.

Figura 1.8 I diversi tipi di grafici finanziari

Le configurazioni grafiche sono dei pattern (modelli), cioè un modo peculiare di posizionarsi del trend, dai quali si possono trarre delle considerazioni tipiche, qualora vengano perfettamente ripetute. Le configurazioni sono di due tipi: di inversione o di consolidamento.

1.3.1 Configurazioni grafiche di inversione

Le formazioni di inversione implicano un’importante inversione del trend:

• testa e spalle (head and shoulders): si ha un’inversione del trend

dal rialzo al ribasso, dunque è una configurazione bearish. Il modello si compone di un massimo finale, la testa, che separa due rialzi più contenuti, le spalle, non necessariamente identici; tale situazione, in cui un massimo non riesce a superare quello

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precedente prende il nome di top failure swim. La prima spalla è il penultimo incremento del mercato toro e la seconda è la prima manifestazione del mercato orso. Il volume è fondamentale per accertare la validità del modello: l’attività è massima durante la formazione della spalla sinistra e tende ad essere elevata anche quando i prezzi si avvicinano al punto di massimo. Il segnale che un modello testa e spalla si sta formando proviene dalla spalla destra, la quale deve essere accompagnata da volumi più bassi. La linea che unisce i minimi delle due spalle è la neckline (linea del collo). L’obiettivo di prezzo è dato dalla distanza fra la testa (punto di massimo) e la neckline proiettata al ribasso nel punto di rottura di quest’ultima.


Figura 1.9 Testa e spalle e testa e spalle rovesciato

• Testa e spalle rovesciato (inverse H&S): configurazione di

inversione, identica al testa e spalle, solamente che ora il trend va dal ribasso al rialzo, dunque è bullish. Infatti la testa è un minimo assoluto, che come spalle, due minimi più contenuti (anche diversi fra loro); la situazione in cui un minimo non riesce ad essere inferiore del precedente è il bottom failure swim. La prima spalla è il penultimo ribasso del mercato orso, mentre la seconda è il primo rialzo del mercato toro. In questo caso la neckline è la linea che congiunge i massimi delle due spalle, e l’obiettivo di rezzo è dato dalla distanza della testa da essa. Questo obiettivo di prezzo deve essere proiettato al rialzo dal punto di rottura della neckline stessa. Fondamentale, soprattutto in questo caso, è l’andamento dei volumi:

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il rialzo dovrà essere accompagnato da un’espansione dei volumi nella rottura della neckline, ciò significa che il trend ha la forza per invertire l’andamento (con volumi scarsi non si ha l’inversione del trend).

• Doppio e triplo massimo: figura di inversione dal rialzo al ribasso

(bearish). Nel doppio massimo si hanno due punti di massimo, all’incirca uguali, separati da un’avvallamento dei prezzi, e quindi non si ha la conferma del trend in rialzo. La sua caratteristica è che il secondo massimo si forma con volumi nettamente inferiori rispetto al primo. L’obiettivo di prezzo è dato dalla distanza tra il massimo e il supporto dato dal punto di minimo, questa va proiettata al ribasso nel punto di rottura del supporto. Nel triplo massimo, i prezzi cercano per ben due volte di mettere a segno un nuovo massimo, ma vengono fermati dalla resistenza del primo. Anche in questo caso i volumi sono decrescenti.

• Doppio e triplo minimo: configurazione di inversione dal ribasso

al rialzo (bullish). Nel doppio minimo si hanno due punti di minimo, separati da un rialzo dei prezzi, e quindi non si conferma il trend ribassista. I volumi, fondamentali in questa figura, diminuiscono nei punti di minimo, ma si espandono nel punto di rottura. L’obiettivo di prezzo è dato dalla distanza tra il minimo e la resistenza data dal massimo, e questo viene proiettato al rialzo nel punto di rottura. Nel triplo minimo, i prezzi cercano per ben due volte mettere a segno un minimo inferiore, ma vengono fermati dal supporto del primo.


Figura 1.10 Doppio massimo/minimo e triplo massimo e minimo

• Isola: è un modello raro, ma estremamente significativo, per

essere visualizzata è necessario un barchart. Questa configurazione è uno spike (figura a V), l'isola si crea quando si ha un gap. Il gap si

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forma quando il prezzo più basso (minimo) di uno specifico periodo di contrattazione (giorno, settimana, mese) è sopra il livello più alto (massimo) di quello precedente; oppure quando il massimo di un periodo di contrattazione è inferiore al minimo di quello precedente. Nel grafico a barre il gap è rappresentato da uno spazio verticale vuoto tra un periodo di contrattazione e l'altro. L'isola è una configurazione simmetrica, può essere bullish o bearish, l'obiettivo di prezzo sarà uguale al movimento in discesa o salita precedente.


Figura 1.11 Configurazione ad isola con andamento dei volumi

• Massimi e minimi arrotondati (rounding top e saucer bottom):

sono figure di inversione molto facili da riconoscere, anche se richiedono del tempo per formarsi. Un massimo arrotondato ha l’andamento dei prezzi a forma di arcata alla fine di una fase rialzista del mercato. L’inversione di tendenza è dovuta alla progressiva variazione del rapporto tra compratori e venditori, con una lenta uscita dal mercato da parte dei primi; dunque, siamo nella fase di distribuzione del ciclo di Dow. I volumi sono in calo fino al punto di massimo delle quotazioni e poi crescono durante il ribasso. 
 Invece, un mimo arrotondato si ha alla fine di un trend ribassista. In questo caso siamo nella fase di accumulazione, perciò l’inversione è data dall’entrata dei compratori nel mercato. Il volume ha lo stesso andamento dei prezzi, quindi cresce con essi.

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Figura 1.12 Massimi e minimi arrotondati

1.3.2 I triangoli ed i rettangoli

I triangoli sono le configurazioni grafiche più comuni, tuttavia sono quelle meno attendibili. Infatti, queste formazioni grafiche possono essere sia di consolidamento che di inversione; la classificazione in una delle due categorie dipende dal verso in cui avviene la rottura, quindi forniscono segnali operativi che previsioni per il periodo successivo. Nella maggior parte dei casi il loro effetto è di continuazione del trend, e ciò si ha quando la rottura avviene nello stesso verso del trend. Invece, se la rottura avviene nel senso opposto al trend, essi sono una figura di inversione. Esistono due categorie di triangoli: quelli simmetrici e quelli rettangoli; in analisi tecnica tutte e due i tipi di triangolo devono avere il vertice verso destra.

I triangoli simmetrici (coil) è formato da una serie due o più rialzi e ribassi nelle quali ciascun punto di massimo è più basso di quello precedente e ogni minimo è più alto del pretendete; così le trendlines che uniscono questi massimi e minimi, quella superiore discendente e quella inferiore ascendete, convergono in un punto, detto apice. Questi modelli sono noti anche come “spirali” poiché sia la fluttuazione dei prezzi che il volume diminuisce quando il modello si completa; successivamente reagiscono vivacemente, il volume cresce e i prezzi prendono una direzione precisa. La linea verticale che misura l’altezza della figura è detta base, e costituisce l’obiettivo minimo di prezzo che viene proiettato nel punto di rottura.

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Figura 1.13 Triangoli simmetrici discendente e ascendente

I triangoli rettangoli ha uno dei due lati orizzontale, parallelo all’asse delle ascisse. Essi possono essere ascendenti o discendenti: il primo si forma in seguito ad una serie di oscillazione delle quotazioni circoscritte superiormente da una resistenza orizzontale ed inferiormente da un supporto obliquo ascendente; i secondi, invece, sono racchiusi da un supporto orizzontale e una resistenza obliqua discendente. Di solito il triangolo ascendente è una formazione rialzista, mentre quello discendente è ribassista; l’obiettivo di prezzo in entrambi i casi sarà la base proiettata al rialzo o al ribasso dal punto di rottura. L’andamento del volume in entrambi i tipi di triangolo rettangolo sarà in diminuzione durante la formazione della figura e poi si espanderà alla rottura.

Figura 1.14 Triangoli rettangoli discendente e ascendente

La formazione a rettangolo sono molto semplici da individuare e rappresentano una pausa del trend e solitamente si risolve nella

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direzione del trend precedente, in alcuni casi può essere anche una figura di inversione. Poiché i prezzi sono fluttuanti all’interno del canale delimitato di un supporto e una resistenza orizzontali, l’analisi dei volumi è importantissima nei rettangoli. Infatti, se i rialzi hanno volumi elevati e i ribassi volumi ridotti, allora il rettangolo darà luogo ad una continuazione del trend in corso; viceversa, esso può essere una configurazione di inversione di tendenza. Alcuni analisti usano tale formazione per comprare vicino ai minimi e vendere vicino ai massimi, sfruttando i movimenti senza tendenza del mercato di breve periodo. L’obiettivo minimo di prezzo proiettato dal punto di rottura sarà l’ampiezza del canale che forma il rettangolo.

Figura 1.15 Rettangoli rialzista e ribassista

1.3.3 Configurazioni di consolidamento

Le configurazioni di consolidamento sono dei modelli grafici che indicano una congestione del trend in corso e successivamente una continuazione di tale tendenza.

• Bandiera (flag): è una figura di continuazione con andamento

opposto al trend. Essa si compone di due fasi di sviluppo: la prima è caratterizzata da una forte e rapida crescita o discesa dei prezzi nella direzione del trend, seguita da un costante aumento degli scambi; questo movimento graficamente è quasi una linea verticale e rappresenta l’asta. La seconda fase è contraddistinta da una serie di movimenti oscillatori contenuti in una fascia limitata di valori, è la bandiera. Questa può è inclinata in senso opposto al trend principale, è un vero e proprio ritracciamento, ed è delimitata da due

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linee parallele tra loro che fungono da supporto e resistenza; questo movimento è seguito da una contrazione dei volumi. La figura si completa con l’uscita dei prezzi nella direzione opposta a quella della bandiera, cioè nella stessa direzione del trend precedente, con un aumento dei volumi. Il target di prezzo si ottiene proiettando nel punto di rottura l’ampiezza del movimento precedente, cioè l’asta.


Figura 1.16 Configurazione a bandiera (flag)

• Pennant (pennello): è una figura di continuazione con le stesse

caratteristiche del flag, la differenza sta nel fatto che esso è delineato da due trendlines convergenti (e non parallele). Nella formazione di questa figura i volumi si contraggono maggiormente rispetto a quelli della bandiera.


Figura 1.17 Configurazione a pennello (pennant)

• Cuneo (wedge): molto simile ad un triangolo simmetrico, poiché

si forma attraverso due trendlines convergenti che però si muovono nella stessa direzione, anche se con pendenza opposta e formano un’apice. Questa figura ha un’inclinazione opposta alla tendenza

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principale, cioè un falling wedge è una configurazione rialzista, mentre un rising wedge è ribassista. Il volume si contrae nella formazione di tale figura.

Figura 1.18 Configurazione a cuneo (wedge)

1.4 I candlesticks

I grafici a candela (candle charts) nacquero in Giappone alcuni secoli fa, ma si sono diffusi anche in altri paesi. Questo è un sistema alternativo di rappresentazione grafica delle quotazioni di borsa; per la loro costruzione sono necessari i prezzi di apertura e chiusura e quelli di massimo e minimo della seduta borsistica. Le candele sono disegnati come dei rettangoli, la cui altezza indica il prezzo di apertura e chiusura, e dei trattini verticali che si estendono verso l’alto e il basso raggiungendo il livello di prezzo massimo e minimo registrato nel periodo in considerazione. Essi sono molto simili al grafico a barre, solamente che sono visivamente più efficaci, in quanto enfatizzano la differenza di prezzo tra il livello di apertura e quello di chiusura. Infatti, il real body (corpo) della candela è bianco o verde se il prezzo di chiusura è superiore a quello di apertura, mentre sarà nero o rosso se il prezzo di chiusura è inferiore a quello di apertura. Quindi una candela bianco/verde il segmento superiore del real body sarà il prezzo di chiusura, mentre quello inferiore sarà l’apertura; al contrario, in una candela nera/rossa il segmento superiore è il prezzo di apertura, mentre quello inferiore sarà il prezzo di chiusura. Le linee verticali che fuoriescono verso l’alto o il basso del corpo, sono chiamate shadow (ombra): quella superiore (upper shadow) termina

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sul prezzo massimo della seduta, mentre quella inferiore (lower

shadow) chiude sul prezzo minimo.

1.19 Le parti e le informazioni contenute nelle candele

1.4.1 Le varie tipologie di candlesticks

Combinazioni differenti tra apertura e chiusura e ombre portano a diversi tipi di classificazione. Le giornate in cui è notevole la differenza tra l’apertura e la chiusura vengono chiamate long days, viceversa quelli in cui questa differenza è minima sono gli short days, da notare che ci si riferisce solo al corpo della candela. Se una long days è verde prende il nome di long white line: l’apertura e la chiusura hanno un’ampia escursione di prezzo e si posizionano rispettivamente vicino al minimo ed al massimi: rappresentano una situazione rialzista. Al contrario, una long days rossa, prende il nome di long

black line, la posizione di apertura e chiusura, sempre molto distanti

fra loro, sarà rispettivamente sui massimi e sui minimi: si ha una situazione ribassista. Valgono le stesse considerazioni per le short day, anche se in questo caso la variazione di prezzo nella seduta è ridotta: se il prezzo di chiusura è maggiore dell’apertura si avrà una short

white line, viceversa con apertura maggiore della chiusura il nome

della candela sarà short black line.

Una candela senza ombre è chiamata marubozu, ed in essa apertura e chiusura sono poste sui minimi e massimi. Se è verde il prezzo di chiusura sarà anche il prezzo massimo, mentre il prezzo di apertura

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coinciderà con il minimo; mentre, se è rosso, allora il prezzo di chiusura sarà uguale al minimo e quello di apertura sarà il massimo.

Gli spinning tops sono candele con corpi molto ridotti e lunghe ombre, indicano una forte indecisione del mercato perché c’è molta distanza tra prezzo massimo e minimo.

Se l’apertura coincide con la chiusura, abbiamo le formazioni doji, le quali indicano un sostanziale equilibrio tra domanda e offerta. Questo tipo di candela è tutta ombra e senza corpo; ci sono vari tipi: la

long legend è composta da lunghe ombre, esprime indecisione del

mercato; la dragonfly ha apertura e chiusura sui massimi e un’unica ombra inferiore molto estesa, è considerata potenzialmente rialzista; la

gravestone, al contrario, ha apertura e chiusura sui minimi e un’ombra

superiore estesa, è considerata potenzialmente ribassista.

Infine, esistono delle candele che hanno solo un’ombra: la shaven

bottom è una candela con solo l’upper shadow. Se è verde si apre sui

minimi si raggiunge un massimo e si chiude al di sotto; mentre se è rossa si apre, poi si sale sul massimo e si chiude sui minimi. La shaven

head invece è una candela con la sola lower shadow. Se è verde si

apre, successivamente si scende sui minimi ed infine si chiude sui massimi; in caso fosse rossa si apre sul massimo, poi si scende fino ai minimi, ed infine si recupera.

1.20 I vari tipi di candlesticks long

candle

short candle

marubozu spinning top

long legend doji dragon-fly doji gravestone doji shaven bottom shaven head

(25)

1.4.2 Formazioni candlesticks di inversione

Come per l’analisi grafica tradizionale, anche per le candlesticks esistono alcuni modelli grafici che se perfettamente ripetuti, possono rappresentare un’inversione del trend in corso. Le configurazioni di inversione possono essere ad una, due o tre candele.

Le configurazioni di inversione a una candela sono:

• Hanging man: si viene da un rialzo e si va al ribasso, modello

bearish. Nel punto di massimo si ha una candela con una sola lunga ombra, la lower shadow, e piccolo real body (una shaven-head); il colore di quest’ultimo è indifferente poiché apertura e chiusura sono molto vicini tra loro, ma aumenta di significatività se è nera in quanto da la direzione del cambiamento di tendenza.

• Hammer: inversione del trend dal ribasso al rialzo, è un modello

bullish. Nel minimo si ha una candela con piccolo real body e solo una lunga lower shadow (una shaven-head). Anche in questo caso il colore del corpo non è influente, ma aumenta di significatività se è bianca poiché in questo caso si chiude sui massimi e da un’indicazione sulla direzione futura del trend.

• Shooting star: configurazione bearish, si viene da un rialzo e si

inverte il trend al ribasso. La candela sul massimo ha un piccolo real body, ma in questo caso ha solamente una lunga upper shadow (una shaven-bottom). Il colore del corpo di questa non è influente, ma la significatività del modello aumenta se è nera poiché si chiude sui minimi e dando un’indicazione sul cambiamento di tendenza. Questo modello grafico è più significativo dell’hanging man.

• Inverted hammer: si viene da un ribasso e si inverte il trend al

rialzo, è un modello bullish. Nel punto di minimo la candela ha una lunga upper shadow, ed un piccolo corpo (una shaven-bottom) il cui colore è indifferente. Aumenta di significatività se esso è bianco poiché indica il cambiamento di tendenza, ma resta sempre meno significativo dell’hammer.

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Figura 1.21 Configurazioni candlesticks di inversione ad una candela

I principali modelli di inversione a due candele sono:

• engulfing: configurazione che può essere sia bullish che bearish.

La prima candela ha il colore della tendenza ed ha una dimensione più ridotta rispetto alla successiva. Nel bullish engulfing si arriva da una tendenza ribassista, dunque la prima candela è nera; mentre la seconda sarà bianca ed il suo real body dovrà contenere almeno quello della candela nera precedente, ma aumenta di significatività se esso contiene anche le ombre .


Viceversa, nel bearish engulfing si arriva da un rialzo, dunque la prima candela è bianca e sarà seguita da una candela più grande di colore nero, che contiene almeno il corpo della precedente (meglio se contiene anche le ombre), che indica il cambiamento di tendenza.

Figura 1.22 Bullish/Bearish Engulfing

• harami: anche questa configurazione può essere sia bullish che

bearish. La prima candela è sempre di tendenza ma con un ampio real body, la seconda deve essere di colore opposto e contenuta nella prima. Nel bullish harami, la prima candela, dato che si viene da un ribasso, è nera ed ha un grande corpo tale da contenere almeno quello della seconda candela di colore bianco, si va al rialzo;

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aumenta di significatività se il corpo della prima candela contiene anche le ombre della seconda.


Al contrario, nel bearish harami, dato che si viene da un rialzo la prima candela è bianca e il suo corpo dovrà contenere quello della candela nera successiva (meglio se contiene pure le ombre).


Figura 1.23 Bearish/Bullish Harami

Più ridotto è il real body della seconda candela, più significativa è la configurazione harami; nel caso estremo, se la seconda candela fosse una doti si ha un’harami cross. Il bullish harami cross indica che si è in un punto di minimo, invece nel bearish harami cross si è su un punto di massimo.

Figura 1.24 Bullish/Bearish Harami Cross

• dark cloud cover: è una configurazione tipicamente bearish, si

viene da un rialzo e si preannuncia un ribasso. La prima candela ha sempre il colore della tendenza, quindi sarà bianca e con un real body di grandi dimensioni; la seconda sarà nera ed aprirà ad un livello superiore del massimo della seduta precedente. Però nel corso della seduta, le quotazioni scendono e quindi chiuderà all’interno del real body della prima candela (molto spesso al di

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sotto del 50% del suo real body). Questo modello è molto raro, ma non richiede conferme perché è molto significativo.

• piercing line: è un modello bullish, si viene da un ribasso e indica

un cambiamento di trend al rialzo. La prima candela ha lo stesso colore della tendenza, quindi sarà nera e ha un ampio real body; la seconda candela è bianca, ma apre ad un livello inferiore del minimo di quella precedente. Successivamente, chiuderà ad un livello interno al real body della precedente; più si chiude sopra il 50% del corpo della candela precedente più è significativa l’inversione.

Figura 1.25 Configurazioni Dark Cloud Cover e Piercing Line

Infine le più famose configurazioni di inversione a tre candele, chiamate star formation sono:

• evening star: è un pattern di inversione bearish, si arriva da un

rialzo quindi la prima candela è bianca; la seconda è una short candle, sia bianca che nera, con piccolo real body e piccole ombre e deve formare un gap tra il suo corpo e quello della precedente, infine la terza candela sarà nera e dovrà chiudere al di sotto del 50% del real body della prima. Questa è la versione minimale.


La significatività del modello aumenta se il gap tra prima e seconda candela non è solo tra real body ma anche tra ombre, cioè il minimo della seconda è maggiore del massimo della prima; un ulteriore elemento, che fa aumentare la significatività è la presenza di un gap tra i real body della seconda candela e della terza. Qualora ci sia un doppio gap tra ombre, la significatività è massima, poiché siamo di fronte ad una configurazione ad isola.


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Infine, se la seconda candela, la stella, fosse una doji avremo una formazione doji evening star.

• morning star: è un modello di inversione bullish, si viene da un

ribasso quindi la prima candela è nera; la seconda è una short candle, sia bianca che nera, con piccolo real body e piccole ombre e deve formare un gap tra il suo corpo e quello della precedente, infine la terza candela sarà bianca e deve chiudere al di sopra del 50% del real body della prima (versione minimale).


La significatività aumenta se il gap tra prima e seconda candela è anche tra ombre, cioè il massimo della seconda è minore del minimo della prima; un ulteriore elemento che aumenta la significatività è la presenza di un gap tra i real body della seconda candela e della terza. Con un doppio gap tra ombre, la significatività è massima, poiché siamo di fronte ad un’isola.


Infine, se la stella, fosse una doji si ha una doji morning star.

Figura 1.26 Configurazione Evening e Morning Star

1.4.3 Formazioni candlesticks di consolidamento

Le configurazioni grafiche candlesticks di consolidamento rappresentano una continuazione del trend in corso. Le principali formazioni candlesticks di consolidamento sono:

• Rising three methods: il trend è rialzista, quindi la prima candela

è bianca; successivamente si hanno tre short candles nere al di sotto della resistenza data dal massimo della prima candela. L’ultima candela è bianca e deve chiudere al di sopra del massimo della prima, cioè perfora la resistenza. In pratica tale configurazione grafica è un flag, e quindi da un segnale di acquisto.

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• Falling three methods: la tendenza principale è ribassista, perciò

la prima candela sarà nera; poi si hanno tre piccole candele bianche che stanno al di sopra del supporto dato dal minimo della prima candela. L’ultima candela è nera e chiuderà al di sotto di tale supporto. Tale configurazione da un segnale di vendita.

Figura 1.27 Configurazione di consolidamento candlestick rialzista e ribassista • Upside tasuki gap: tra le prime due candele bianche si crea un up-window, cioè un gap tra ombre che indica una crescita con un

salto. La terza candela è nera e chiude sopra la linea di supporto data dal massimo della prima, quindi è un segnale di consolidamento. Però se tale candela perfora il supporto, questo è un segnale di inversione del trend.

• Downside tasuki gap: tra le prime due candele nere si crea una down-window, cioè un gap tra ombre che indica una discesa con un

salto. La terza candela è bianca e chiude sotto della resistenza data dal minimo della prima, quindi è un segnale di consolidamento. Però se tale candela la perfora, si ha un’inversione del trend.


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