• Non ci sono risultati.

Il ruolo delle Pro Loco nella promozione turistica del patrimonio culturale immateriale.Un focus nel veneziano.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Il ruolo delle Pro Loco nella promozione turistica del patrimonio culturale immateriale.Un focus nel veneziano."

Copied!
137
0
0

Testo completo

(1)

Corso di Laurea magistrale

in Sviluppo interculturale dei sistemi turistici

Tesi di Laurea

Il ruolo delle Pro Loco nella promozione

turistica del patrimonio culturale immateriale

Un focus nel veneziano

Relatrice

Prof.ssa Federica Letizia Cavallo

Laureanda

Debora Vangelista

Matricola 840712

Anno Accademico

2013/2014

(2)

A voi due che da anni mi date il sostegno più grande,

so che sareste orgogliosi di me.

(3)

Ringraziamenti

Desidero ringraziare dapprima la relatrice Prof.ssa Cavallo, per aver accolto con entusiasmo la mia idea, per il supporto e la dedizione, nonché per gli insegnamenti. Un grazie al correlatore Prof. Zagato per la disponibilità e la cortesia riservatami, per i contatti forniti e le numerose conoscenze trasmesse. Ringrazio inoltre il Dott. Gabriele Desiderio, Responsabile ufficio progetti di UNPLI, per il tempo e l'esperienza messa a mia disposizione.

Un grazie alla segreteria dell’ufficio UNPLI Veneto per il materiale fornito, al Presidente Unpli Provincia Venezia, Roberto Masetto, per la passione e la dedizione trasmessa

con un interessante intervista. Grazie per la preziosa collaborazione al Dott. Roberto Gallorini, Presidente Pro Loco Mirano, per avermi trasmesso, raccontandomi la sua esperienza diretta, molte delle conoscenze che questa ricerca mi ha dato. Un grazie alla mia famiglia per ogni momento condiviso, per aver creduto in me sempre e comunque, il vostro orgoglio è stato la mia forza! Grazie al mio lavoro, per aver reso possibile questo percorso, seppur rendendolo molto più duro ed impegnativo. Ringrazio tutte le persone che hanno incrociato il mio cammino in questi ultimi due anni, ognuna di voi ha contribuito al raggiungimento di questo obiettivo. GRAZIE a chi c’è stato, a chi c’è e a chi ci sarà!

(4)

Sommario

Introduzione 1

I. Patrimonio culturale ed Heritage 4

I.1 Intangible Heritage 5

I.1.1 Che cos’è l’ ICH 5

I.1.2 Da patrimonio culturale tangibile a intangibile: un excursus storico 8 I.1.3 La dimensione mondiale, nazionale e locale del Intangible Heritage 11 I.2 Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale 12 I.2.1 Il patrimonio immateriale italiano secondo l’UNESCO 15 I.2.2 Il caso del patrimonio agro-alimentare in Italia 18 I.3 Strumenti per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale 19 I.3.1 Comitato per la promozione del Patrimonio Immateriale 21 I.3.2 Tutela giuridica italiana del patrimonio culturale intangibile 22 I.3.3 Ruolo di Stato, Regioni ed enti locali nella tutela giuridica del ICH 25 I.3.4 Organizzazione e gestione del patrimonio culturale immateriale 27 I.3.5 La convenzione di Faro: il valore dell'eredità culturale 29

II. Pro Loco, UNPLI e patrimonio culturale immateriale 32

II.1 Le Pro Loco e la loro storia 32

II.2 Pro Loco: Statuto e Regolamenti 34

II.3 Pro Loco e volontariato: uno sguardo critico 36

II.4 Pro Loco fenomeno prettamente italiano, esistono realtà simili all’estero? 38

II.5 Chi è e di cosa si occupa UNPLI 41

II.5.1 Rapporto tra Pro Loco e territorio: tra ANCI e UNPLI 43

II.6 Il binomio UNPLI e turismo 44

II.7 Ruolo delle Pro Loco nella tutela e gestione del patrimonio culturale immateriale 48

II.7.1 Progetto “Aperto per Ferie” 50

II.7.2 Progetto “SOS Patrimonio Culturale Immateriale” 52

II.7.3 Progetto “Abbraccia l’Italia” 53

II.7.4 Progetto “B.I.L.anciamo il futuro” 54

II.7.5 Il progetto “Lezioni di Territorio” 55

II.7.6 Progetto “Custodiamo la nostra storia” 56

II.7.7 Giornata nazionale del dialetto 57

(5)

III. Il caso delle Pro Loco venete: un focus nel veneziano 62

III.1 La legislazione veneta in termini di turismo: il ruolo delle Pro Loco 64

III.2 UNPLI Veneto: Regolamenti e Statuto 67

III.3 I progetti UNPLI nei borghi veneti 69

III.3.1 Selva di Cadore (BL) e Velo Veronese (VR) 69

III.3.2 Altopiano di Asiago (VI) e Quartier del Piave (TV) 70

III.3.3 Montagnana (PD) 72

III.3.4 Porto Tolle (RO) 73

III.3.5 Urbana (PD) 75

III.4 I Progetti UNPLI Regione Veneto in termini di Intangible Heritage 76

III.5 Comitati provinciali: UNPLI Venezia 81

III.5.1 Le Pro Loco veneziane: statuto e regolamento 82 III.6 Le Pro Loco veneziane nella promozione turistica del territorio 83

III.6.1 Portogruarese -Veneto Orientale 84

III.6.2 Altinate: percorso dal Sile al Piave 85

III.6.3 Decumano - Terra dei Tiepolo 86

III.6.4 Riviera del Brenta - BrentAdige 87

III.7 Le Pro Loco veneziane nella promozione del Intangible Heritage 88

III.8 Le Pro Loco veneziane nel web 2.0 91

III.9 Il patrimonio culturale immateriale : il caso di Venezia 93

IV. Una realtà minore dell’entroterra veneziano: il caso di Mirano 98

IV.1 La Pro Loco di Mirano 100

IV.2 Gestione e promozione del Patrimonio Culturale Immateriale del Miranese 104

IV.2.1 Itinerari turistici nel Miranese 104

IV.2.2 Gastronomia del Miranese 106

IV.2.3 Manifestazioni del Miranese 108

IV.3 La tradizione dell’oca, la festa ed il gioco 111

IV.4 Difficoltà e criticità delle realtà locali 116

IV.5 La vicina Riviera del Brenta ed il suo Intangible Heritage 119

Conclusioni 124

Bibliografia 129

(6)

1

Introduzione

Il presente lavoro è frutto di una ricerca sulle ricchezze di patrimonio culturale immateriale di cui l'Italia dispone e sul ruolo che le Pro Loco svolgono nella sua tutela, gestione e promozione turistica. La ricerca svolta intende approfondire tali tematiche secondo le loro molteplici sfaccettature.

L'obiettivo che si intende perseguire con questo elaborato, a sfondo turistico e culturale, è quello di sottolineare l'importanza della presenza di elementi culturali immateriali nel territorio italiano, oltre ad analizzare tecnicamente e criticamente il ruolo svolto dalle associazioni di volontariato (le Pro Loco) nella tutela e nella promozione di queste peculiarità.

L'approccio all'argomento è dovuto ad un interesse personale dell'autrice nei confronti di realtà a sfondo volontario, di piccole dimensioni, che però apportano benefici di tipo culturale, turistico ed economico ai territori nei quali operano.

Lo studio del settore turistico, la passione per la scoperta e per il viaggio, la curiosità verso realtà culturali minori e soprattutto l'attenzione nei confronti degli elementi culturali immateriali, sono tutte motivazioni che hanno spinto l'interesse verso questa tesi di laurea.

Non vi è in questa sede la pretesa di individuare un modello di sviluppo e tutela culturale che debba funzionare come dogma nelle realtà territoriali italiane. Quello che ci si propone è l'individuazione di punti deboli, criticità e difficoltà organizzative delle associazioni Pro Loco che incontrano spesso problemi nella convivenza con le istituzioni politiche anche locali. Si intende inoltre individuarne lo sviluppo storico e le possibilità di crescita future di modo da indirizzarne l'operato in un'ottica di collaborazione turistica mirata al decongestionamento dei flussi dalle grandi città.

Quelle in cui operano le Pro Loco sono realtà marginali, poco conosciute e per le quali si ha una considerazione relativa, ma che rimangono punti di riferimento importanti per le tradizioni, gli usi, i costumi e le peculiarità intangibili delle popolazioni. L'interesse nei confronti di queste realtà è sorto appunto per questa loro importanza non riconosciuta e per la particolarità del fenomeno che si scoprirà essere di origine e tradizione unicamente italiana, anche se recentemente avvicinata dalla curiosità di paesi stranieri in via di sviluppo.

Il lavoro è stato reso possibile grazie alla collaborazione e all'interesse manifestato da soci volontari di Pro Loco, da responsabili nazionali, regionali e provinciali di UNPLI (Unione Nazionale Pro Loco Italiane) che hanno creduto nell'attività di ricerca proposta, fornendo materiale cartaceo, supporti audiovisivi e numerose testimonianze ed interviste dal prezioso valore culturale intangibile.

L'idea sarà quella di intrecciare tutto il materiale di tipo intangibile raccolto, con alcuni, seppur limitati, supporti cartacei: testi principalmente in lingua inglese su Intangible Heritage, nonché

(7)

2

dettagli legislativi inerenti la convenzione UNESCO che ha riconosciuto l'importanza e la peculiarità degli elementi di patrimonio culturale immateriale.

Il presente lavoro si propone, dunque, di dipanare un argomento poco discusso e marginalmente considerato, affrontandolo secondo due approcci differenti: il primo con attenzione al contesto internazionale e nazionale ed il secondo, più dettagliato, concentrato sulle realtà venete, veneziane e sul caso studio della cittadina di Mirano, in provincia di Venezia.

L'approccio iniziale dell'elaborato sarà di tipo legislativo e storico, con particolare attenzione al patrimonio culturale immateriale a livello internazionale, nazionale e locale; si affronterà in maniera approfondita l'importanza del ruolo dell'UNESCO nella salvaguardia del Intangible Heritage e gli strumenti utilizzati per la sua tutela. L'interesse si sposterà sul contesto nazionale italiano e sulla ricchezza immateriale della sua cultura. A tale proposito ci si concentrerà, successivamente, sulla figura molto particolare di associazioni di volontariato a stampo turistico e culturale: le Pro Loco. Si vorrà capire in maniera precisa il loro modo di operare e di organizzare il territorio, grazie soprattutto ai numerosi rapporti in essere con enti ed istituzioni territoriali.

Si approfondirà lo studio e la conoscenza dell'associazione nazionale UNPLI che coordina e gestisce l'operato delle Pro Loco disseminate capillarmente nel territorio; da qui si partirà con uno studio approfondito dei progetti attuati dal comitato nazionale a favore del recupero, della tutela e della valorizzazione di elementi di patrimonio culturale immateriale.

In un secondo momento l'attenzione si sposterà su studi svolti nel territorio veneto, con riferimento ai casi di salvaguardia immateriale individuati dai progetti UNPLI, si scopriranno realtà minori della regione degne di nota culturale nonché turistica: Montagnana, Selva di Cadore, l'Altopiano di Asiago e molte altre.

Nell'ottica di uno sviluppo futuro l'analisi si concentrerà anche sul rapporto di queste realtà con il web 2.0 e le possibilità di crescita che ne potrebbero derivare.

Infine si intenderà avvicinare l'attenzione ed effettuare uno studio approfondito sulla realtà di Mirano, un comune di 27 mila abitanti in provincia di Venezia; la scelta per questo caso studio deriva dal personale interesse dell'autrice che in questo comune è nata e cresciuta, che per diversi motivi continua a frequentare e per il quale direttamente ed indirettamente viene coinvolta in iniziative e proposte legate a tradizioni, usi e costumi locali.

L'intento è quello di utilizzare il caso di Mirano come realtà dalla quale trarre esempio, cogliere spunto e valutare difficoltà e punti critici, essendo essa culturalmente e turisticamente gestita da una Pro Loco di piccole dimensioni che combatte ogni giorno con le difficoltà territoriali ed istituzionali proprie di ogni realtà di volontariato turistico del territorio.

(8)

3

Vista la particolare ricchezza cultuale materiale ed immateriale del territorio miranese e del circondario si cercheranno delle possibilità di sviluppo turistico ed economico da ritrovarsi anche nella possibile collaborazione tra Pro Loco limitrofe.

(9)

4

I. Patrimonio culturale ed Heritage

Il patrimonio culturale, si identifica come l’insieme delle risorse culturali che contribuiscono allo sviluppo sociale ed economico, implementando il capitale culturale e promuovendo le identità e le diversità locali. Negli anni, il concetto di patrimonio culturale è andato ampliandosi e dopo una prima distinzione tra culturale e naturale, si è operata un ulteriore classificazione identificando anche il patrimonio culturale materiale e quello immateriale.

Possiamo identificare questo nuovo concetto di patrimonio culturale con la parola inglese Heritage, la quale viene usata per identificare patrimoni culturali e naturali, nonché paesaggi, luoghi storici, edifici, collezioni, pratiche culturali passate e presenti, conoscenze, saperi ed esperienze; Heritage è tutto quanto riguarda il lungo processo di sviluppo avvenuto nel corso della storia, costituendo l’identità di diverse nazioni nonché la forza trainante della loro crescita. Si utilizza spesso la parola

Heritage per definire “ciò che ha valore” e che si desidera trasmettere alle generazioni future.

Il concetto si è evoluto negli anni e viene oggi applicato sia all’ambiente storico che a quello naturale ed edificato, ma anche ad ogni dimensione della cultura. Tra il termine cultura e l’espressione

Heritage esiste, infatti, un ovvio legame connesso principalmente ai monumenti storici e alle arti che

compongono una buona parte del concetto di patrimonio culturale ma anche dell’accezione di

Heritage; storia, cultura ed individui identificano infatti i punti cardine attorno ai quali si sviluppa il

concetto.

Molti testi concordano sul fatto che si possa parlare di Heritage in riferimento ad un’eredità da trasmettere alle generazioni future sia come oggetti materiali (Tangible Heritage) sia come tradizioni culturali (Intangibile Heritage). Una delle caratteristiche essenziali del Heritage è la selettività perché non tutte le componenti del patrimonio culturale sono ritenute di eguale valore, ma ciò che si decide di conservare è frutto di una selezione avvenuta nel passato, selezione svolta dalla società che filtra gli elementi culturali in base a valori ed attributi.

Dall’elaborazione del concetto di Heritage è emerso un importante legame non solo con la cultura, ma, di conseguenza, anche con il turismo. È stata così coniata la nozione di Heritage Tourism, collegata al nascere di una nuova idea di turismo, come conseguenza di un più alto livello di istruzione, maggiori redditi, crescente consapevolezza e l’inevitabile globalizzazione che, grazie anche alla tecnologia, ha permesso lo sviluppo di una forma di turismo innovativa ed in continua espansione.

Tra le principali attrazioni oggetto del Heritage Tourism ci sono elementi naturali, scientifici, ma anche luoghi produttivi come fattorie e caseifici, centri manifatturieri, attrazioni socioculturali come musei di vario genere, teatri, parchi e giardini, parchi tematici, gallerie, feste e spettacoli, case ed

(10)

5

edifici antichi, monumenti alla memoria, città e paesaggi urbani, villaggi e borghi, campagne e paesaggi, località di mare e regioni, luoghi sacri, cultura culinaria, industrie e fabbriche, luoghi e memorie letterarie, negozi e ristorazione, trasporti ed alloggi nonché itinerari tematici.

Il lungo elenco di attrazioni, da me riassunto, permette di capire la vastità e multidisciplinarietà del

Heritage, oltre a sottolineare un’importante differenziazione operata al suo interno, ovvero quella tra

elementi tangibili ed elementi intangibili che indistintamente vengono riconosciuti come attrazioni essenziali del Heritage Tourism.

Il patrimonio culturale immateriale diventa quindi parte integrante del capitale culturale ed elemento essenziale del turismo moderno; si manifesta, pertanto, la necessità di salvaguardarlo e promuoverlo.

I.1 Intangible Heritage

La mia attenzione si concentrerà da questo momento in poi su quanto costituisce oggetto del

Intangible Heritage o ICH (Intangible Cultural Heritage); con un approccio agli strumenti legali e

finanziari utilizzati dai vari paesi per la salvaguardia e la tutela del patrimonio cultuale intangibile.

I.1.1 Che cos’è l’ ICH

Il concetto di Intangible Heritage è pur sempre da attribuire a quanto, tramandato di generazione in generazione, possiede un valore da trasmettere, ma che esula da tutto ciò che di materiale appartiene al patrimonio culturale di un luogo. Si considera, infatti, Patrimonio Culturale Intangibile tutto ciò che viene costantemente ricreato dalle comunità in risposta all’ambiente che le circonda, alla loro iterazione con la natura e la storia, nonché quanto contribuisce a creare la loro identità e la continuità con le generazioni passate, con rispetto per la diversità culturale e la creatività.

Ad attirare la mia attenzione e suscitare curiosità per un approfondimento è stata la frase di uno storico francese che nel definire l' Intangible Heritage afferma:

Credo che il paragone con il DNA permetta di chiarire la vera natura del patrimonio culturale di una comunità: quest'ultimo è composto dall'insieme di ciò che caratterizza la comunità e i suoi membri oggi. È il riflesso dell'evoluzione precedente di tale comunità e può anche trasformarsi per influenze successive provenienti dall'interno e dall'esterno1.

1

(11)

6

Con questo paragone, l'archeologo e museografo francese, sottolinea la centralità nella definizione di patrimonio culturale di una comunità del suo aspetto immateriale, dando ad esso priorità rispetto al complementare aspetto materiale.

La tutela e salvaguardia del ICH è oggetto della convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale (a cui dedicherò il prossimo paragrafo). Essa all’articolo 2 definisce il Patrimonio Culturale Intangibile come “le prassi, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, il know-how - come pure gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati agli stessi - che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui riconoscono in quanto parte del loro patrimonio culturale.2”

La convenzione stessa afferma che il Patrimonio Culturale Immateriale si ritrova in diversi ambiti, tra i quali:

 Le tradizioni ed espressioni orali, ivi compreso il linguaggio, in quanto veicolo del patrimonio culturale immateriale;

 Le arti dello spettacolo;

 Le consuetudini sociali, gli eventi rituali e festivi;

 Le cognizioni e le prassi relative alla natura e all’universo;  L’artigianato tradizionale.

La traduzione italiana dell’articolo riporta un errore nell’ultimo punto, identificando come artigianato locale la dicitura inglese traditional craftsmanship, ovvero le doti e le qualità manuali degli artigiani; con la dicitura italiana si tenderebbe a concentrare l’attenzione più sull’aspetto materiale dell’artigianato che sulle doti manuali e le abilità degli artigiani.

All’interno dello stesso articolo viene chiarito il concetto di intangibile con la seguente definizione: Questo patrimonio culturale immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e gruppi in risposta al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e la loro storia, e fornisce loro un senso di identità e di continuità, quindi promuove il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana 3

2

Art. 2, Sezione 1 - Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, 17 ottobre 2003, Parigi

3

Art. 2, Sezione 1 - Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale, 17 ottobre 2003, Parigi (traduzione dell'autrice)

(12)

7

L’eredità culturale intangibile è vista come un elemento da tramandare, comunicare e divulgare come se fosse semplice informazione da membri adulti e maturi di una comunità ai più giovani e non competenti.

Durante tutto il XX secolo il patrimonio culturale materiale ha dominato le liste del patrimonio culturale. L’interesse per l’immateriale è una tendenza degli ultimi tempi, che apprezza i valori delle piccole identità locali e che ha permesso di riconsiderare anche elementi del patrimonio appartenenti al passato, quali conoscenze, usi e tradizioni che negli anni si andavano dimenticando.

Il nuovo modo di apprezzare il passato con le sue peculiarità culturali ha permesso un approccio diverso al ICH nelle varie aree del mondo. Nelle liste di patrimonio culturale intangibile dell’Asia, ad esempio, appaiono edifici dal valore spirituale, tecniche di artigianato e rappresentazioni; il Nord Europa invece propone tradizioni orali, sculture in legno e le relative tecniche di realizzazione, nonché usi e costumi di popolazioni autoctone; diversa ancora appare la classificazione fatta dagli americani che inseriscono nell’elenco molte aree naturalistiche; per gli australiani, invece, perno del patrimonio culturale risulta essere l’arte e la tradizione aborigena. Queste diversità nell’approccio permettono di capire che non esiste una concezione limitata di Intangible Heritage ma che la vastità di attributi che lo compongono è stata negli anni ampliata e continuerà ad essere plasmata dalle generazioni future.

Le definizioni che ogni Paese dà del proprio Patrimonio Intangibile, tendono spesso ad enfatizzare aspetti strettamente legati alle manifestazioni e alle creazioni artistiche, tralasciando le tradizioni orali, le conoscenze, gli usi e il know-how; questo perché tali aspetti vengono, nella maggior parte dei casi, non considerati come patrimonio locale, ma dati per scontato e molte volte dimenticati, forse per il loro eccessivo livello di intangibilità e perché si fatica a scindere l’importanza di queste conoscenze intangibili dall’elemento più tangibile alle quali vengono applicate e unitamente al quale trasmettono del valore.

Parte importante nella definizione moderna di Intangible Heritage è giocata dall'influenza che le politiche internazionali, nazionali e locali hanno nei confronti della storia e della cultura dei popoli. La spinta alla globalizzazione è la faccia opposta della medaglia, l’esatto contrario di ciò che dovrebbe sostenere il mantenimento delle diversità culturali. La politica di integrazione tra popoli che si sta sviluppando, dovrebbe cercare di creare le condizioni utili perché le persone possano scegliere la propria “cittadinanza culturale”, ovvero identificarsi in una politica che gli dia supporto nel recupero del proprio passato, il mantenimento dei valori presenti e la divulgazione degli stessi alle generazioni future.

Tra le definizioni di Intangible Heritage nelle quali mi sono imbattuta durante le mie ricerche, ritengo di particolare rilievo e completezza quella stilata dal Kuwait, che afferma:

(13)

8

per ICH si intende tutto il patrimonio orale di una nazione, dal folklore alla cultura spirituale come proverbi, abitudini, tradizioni, credenze ed azioni, oltre a qualità individuali o comunitarie che distinguono una società da un ‘altra. Intangible Heritage si riferisce anche alle famiglie, i matrimoni tradizionali, le arti, la letteratura, le canzoni, gli insediamenti, i viaggi, matrimoni e nascite, nonché morti, cibi, bevande, medicine e cure, racconti tipici e artefatti.4

La redazione di un elenco, contenente i vari elementi oggetto del Patrimonio Culturale Intangibile, è forse il modo migliore per creare una definizione completa di ICH di un territorio. I concetti chiave che compaiono nella maggior parte delle definizioni sono due: l’immaterialità degli elementi (la maggior parte delle definizioni esclude infatti elementi con una forma materiale) e il modo in cui essi vengono trasmessi.

Le definizioni non sono complete se non includono le parole tradizionale o originario, che indicano la natura estremamente collegata al territorio, alla popolazione e al sapere locale del Patrimonio Intangibile. Questa classificazione del ICH, contribuisce a crearne una visione e definizione particolarmente legata al passato, alla storia, alla fase pre-industriale, alle etnie locali, ma allo stesso tempo fortemente connessa con il presente.

Come riportato nella definizione del Kuwait anche la parola folklore nella sua accezione più moderna viene utilizzata nell’identificare il Patrimonio Culturale Intangibile; a tale termine si attribuisce infatti il concetto di tradizione basata su una cultura comunitaria espressa da un gruppo di individui.

La definizione di Intangible Heritage dovrebbe rientrare in una più ampia e olistica definizione di

Heritage che include sia il patrimonio culturale materiale che immateriale. Spetta quindi, ai governi

la salvaguardia del patrimonio culturale, sia esso tangibile o intangibile, indistintamente; tuttavia la distinzione proposta e avvalorata dall’UNESCO rimane il più importante punto di partenza per l’individuazione di una fondata identità locale.

I.1.2 Da patrimonio culturale tangibile a intangibile: un excursus storico

La legislazione italiana è riconosciuta a livello mondiale come una delle più attente e complete in termini di patrimonio culturale e relativa tutela e valorizzazione. Tale attenzione, è dimostrazione dell’importanza attribuita dal Paese al vastissimo patrimonio di cui ha la fortuna di disporre e che

4

Deacon H., Dondolo WL., Mrubata M., Prosalendis S. The subtle power of intangible heritage, Cape Town, Research Monograph, 2004 (traduzione dell'autrice).

(14)

9

costantemente decide di allargare ritenendo alcuni nuovi elementi degni di interesse culturale ed espressione di civiltà per la comunità nazionale.

Un peso rilevante per la legislazione italiana l’ha avuto l’UNESCO con le sue numerose delibere in materia di Patrimonio Culturale, che hanno implicato la predisposizione, anche a livello nazionale italiano, di un piano di ampliamento del ventaglio di beni da aggiungere a quelli meritevoli di tutela. Proprio in seguito a questi avvenimenti si è concordato che tutto quanto è attribuibile alla sapiente opera dell’uomo, deve essere preso in considerazione come elemento ed espressione di cultura e quindi annoverato tra quanto degno di nota e tutela.

L’esempio italiano è solo uno fra i tanti che potrei portare nel sottolineare quanto sia stato rapido il passaggio tra la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale e il riconoscimento che lo stesso non era solo ed esclusivamente formato da beni tangibili, ma era arricchito e completato da molti altri aspetti non tangibili. Il filo sottile che segna la divisione tra i due aspetti dell’Heritage viene molte volte ignorato, considerando il materiale e l’immateriale come un unicum culturale da salvaguardare e promuovere.

Merito di tale considerazione ed attenzione è, probabilmente, da attribuire ai continui apprezzamenti dei grandi viaggiatori che nei secoli hanno raggiunto, scoperto e valorizzato le bellezze e le ricchezze che il paese ha da offrire. Le attestazioni positive nei confronti dell’Italia risalgono ai periodi del

Grand Tour, ai viaggi intrapresi da illustri poeti, letterati e artisti che hanno lasciato come

testimonianza diari, poesie, racconti e dipinti attestanti la vastità culturale del Bel Paese; tali visitatori d’élite apprezzavano, già nel lontano 1800, non solo la ricchezza artistica, paesaggistica, monumentale ed architettonica del nostro Paese, ma lasciarono numerosi scritti riguardanti le manifestazioni folkloristiche e le tradizioni antropologiche.

A tale proposito, mi torna alla mente una conosciuta sindrome, nota al mondo moderno come “Sindrome di Stendhal”5, che risale proprio agli anni del Grand Tour e alla visita dell’illustre scrittore nella città di Firenze; egli estasiato ed innamorato delle bellezze che gli si presentavano agli occhi, fece propria la consapevolezza che il Paese, conscio di quanto di straordinario poteva tangibilmente offrire, non percepiva e non apprezzava gli aspetti immateriali che appartenevano alla sua cultura. Stendhal nei suoi scritti comunicava il senso di disagio che personalmente aveva provato nel trovarsi di fronte a tali bellezze; tuttavia la sua voleva essere una nota, anche critica, al paese che avrebbe dovuto prestare molta attenzione a tutti gli aspetti della cultura che gli appartenevano,

5

La sindrome di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze è il nome di una affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti messi al cospetto di opere d'arte di straordinaria bellezza. Il nome di questa sindrome è attribuito allo scrittore francese Stendhal.

(15)

10

rivalutando non solo i beni tangibili ma anche e soprattutto gli aspetti intangibili che sarebbero, di lì a poco, entrati a far parte dell’Heritage nazionale.

In uno dei suoi scritti, pubblicati nel 1817, lo scrittore affermava:

… ha dato tutti i generi di bellezza compatibili con la civiltà del sedicesimo secolo; dopo di che è naufragata nella noia. Rinascerà quando i quindici milioni di italiani, riuniti sotto una costituzione liberale, apprezzeranno quel che non conoscono e disprezzeranno ciò che adorano …6.

La previsione fatta dallo scrittore francese agli inizi del XIX secolo era quella di un futuro in cui il Paese avrebbe scoperto ed apprezzato tutti gli aspetti culturali intangibili che ancora non riusciva a cogliere e a valorizzare ma che l’avrebbero portato, senza dubbio, ad una riscoperta di valori, tradizioni, usi e costumi che, unitamente agli aspetti tangibili, formavano parte integrante del Patrimonio e dell’identità nazionale.

Tra i protagonisti del Grand Tour, mi sento di nominare anche Goethe, un altro importante scrittore tedesco, al quale dobbiamo buona parte della fama di cui l’Italia godeva all’estero negli anni 800-900. Durante la sua vita italiana (visse per qualche mese a Capodimonte) scrisse un testo che intitolò

Italienischen Reise7, nel quale affermava:

… ciò che ci arriva isolatamente, nel nord, di monete, di gemme, di vasi, insieme agli alberi di limoni mozzati, produce, qui in massa, un tutt’altro effetto, nel paese ove questi tesori sono indigeni. Infatti nei luoghi ove non abbondano le opere d’arte, la rarità stessa dà loro valore; qui, invece, si impara ad apprezzare solo ciò che è degno di esserlo.

Goethe sottolineava il fatto che per gli “stranieri” l’Italia era un vero e proprio pozzo di ricchezze di

ogni genere, nominando spesso nei suoi scritti, non solo gli elementi artistici, monumentali, architettonici e paesaggistici, ma anche e soprattutto, manifestazioni etnoantropologiche quali feste, ricorrenze sacre e profane che avevano catturato la sua attenzione per colori, musiche e danze. L’attenzione del tedesco ricade spesso anche nel modo di fare e di vivere della popolazione che giudica inconsapevole delle numerose bellezze e ricchezze che l’ambiente circostante poteva offrire. Possiamo quindi dire che è attribuibile ai grandi uomini del Grand Tour, l’importanza e la particolare attenzione che oggi viene riservata a beni etnoantropologici, frutto della millenaria opera dell’uomo. Scavando un po’ più indietro nel tempo, potremo già trovare nei pellegrinaggi cristiani, le prime forme di valorizzazione delle tradizioni. Infatti, i pellegrinaggi sono, da sempre, la forma più

6

Stendhal, Roma, Napoli, Firenze,1817

7

In italiano "Viaggio in Italia", opera di Johann Wolfgang von Goethe scritta tra il 1816 e il 1817 durante il suo viaggio in Italia.

(16)

11

esplicita di manifestazione di appartenenza ad una religione, bisogno ripetutamente manifestato dall’uomo. Queste pratiche religiose costituiscono quanto, dal Medioevo fino ai giorni nostri, si è costruito intorno al nostro patrimonio culturale come componente intangibile, ovvero il semplice fatto di sentirsi italiano, di appartenere ad una cultura e a delle tradizioni.

Per tutti questi motivi, e per molti altri che non conosciamo, unitamente al patrimonio paesaggistico, artistico e monumentale, anche la memoria, le tradizioni e le manifestazioni che raccontano ciò che l’Italia ha rappresentato e continua a rappresentare per gli uomini, formano parte integrante di un

Heritage solido, curato, salvaguardato e arricchito nei secoli.

I.1.3 La dimensione mondiale, nazionale e locale del Intangible Heritage

La vastità e l’eterogeneità degli elementi parte del Patrimonio Culturale Intangibile, ne richiede una gestione ed una tutela che deve provenire da diversi fronti e su diversi livelli. Sebbene esista una convenzione UNESCO studiata e creata ad hoc sul tema, essa non può essere considerata come l’unico strumento a difesa del Intangible Heritage, ma vien da sé l’esigenza di demandare a livello nazionale e successivamente anche locale l’adozione di determinate misure a protezione del ICH delle quali i singoli attori locali possano beneficiare.

La convenzione appone degli obblighi e dà al Comitato Intergovernativo l'incarico di definire delle linee guida che indichino come ottemperarli. Tali linee guida servono alle singole realtà per avere dei suggerimenti in materia, evitandone la rigidità.

Qualunque sia il livello di management del Patrimonio Intangibile, esso comporta la stretta relazione con lo sviluppo economico, la tutela ambientale e lo sviluppo sostenibile, elementi che la legislazione di ogni singolo Stato e regione deve considerare nell’attuazione della Convenzione UNESCO, alla quale dedicherò un paragrafo in seguito.

Come già specificato sopra, la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile elenca gli ambiti nei quali si esprime l’ICH e di conseguenza le discipline che in esso vengono coinvolte: competenze artistiche, performative, musicali, filologiche, linguistiche, artigianali, agricole, mediche, filosofiche, religiose e antropologiche. Tuttavia, le suddette competenze devono essere considerate dalla comunità che si accolla la responsabilità in termini di salvaguardia degli elementi intangibili. Le stesse competenze devono essere fatte proprie dallo Stato che vuole attuare e adempiere nella suo totalità la Convenzione UNESCO 2003, individuando, salvaguardando e valorizzando il Patrimonio Culturale Intangibile del Paese.

A tale proposito nel gennaio 2011 lo stato italiano ha costituito il Gruppo Interministeriale permanente per l’attuazione della Convenzione nel quale si riuniscono tutte le Amministrazioni

(17)

12

interessate, tra le quali il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali, il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo economico. Unitamente si è andata creando la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, costituita da 50 membri delle Amministrazioni dello Stato, che costituisce il centro ideale di coordinamento delle competenze necessarie alla salvaguardia del Intangible Heritage.

Potremo affermare che le Liste stilate e gestite dall’UNESCO dovrebbero essere solo un punto di partenza per promuovere una migliore conoscenza della cultura del proprio paese e creare una coscienza culturale interna che tenda a valorizzare il Patrimonio Intangibile.

I.2 Convenzione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Immateriale

La Convenzione UNESCO è stata approvata a Parigi il 17 ottobre 2003 e ratificata dall’Italia il 27 settembre 2007. La Convenzione Internazionale per la Salvaguardia dei Beni culturali Immateriali8 si basa sulla stretta connessione tra patrimonio culturale intangibile e patrimonio culturale tangibile. La tutela del Intangible Heritage è definita dalla convenzione con il termine di Salvaguardia, intesa come l’insieme delle misure usate per favorire la trasmissione del ICH fra le generazioni. Tra le principali misure adottate ricordiamo: l’identificazione, la documentazione, la preservazione, la protezione, la promozione e la valorizzazione, ovvero l’insieme dei processi che coinvolgono la ricerca e l’individuazione del bene culturale immateriale, la compilazione di documentazione scritta e fotografica a garanzia della trasmissione della memoria storica e culturale. Il ruolo della protezione è quello di preservare i luoghi, l’ambiente naturale ed il paesaggio, sia esso storico, culturale o sociale. La Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile è composta da 40 articoli preceduti da preamboli.

Ecco in breve la struttura della Convenzione:

 i primi tre articoli riguardano le Disposizioni generali, ovvero scopi, definizioni operative e rapporti con le altre convenzioni UNESCO;

 gli articoli dal 4 al 10 spiegano scopi e funzionamento degli Organi della Convenzione;  gli articoli dall’11 al 15 sono dedicati alle indicazioni per la salvaguardia del ICH a livello

nazionale;

 gli articoli dal 16 al 18 si occupano invece delle azioni di salvaguardia a livello internazionale;

8

(18)

13

 gli articoli dal 19 al 24 sono chiarimenti e disposizioni riguardanti le forme di cooperazione internazionale e assistenza;

 gli articoli dal 25 al 28 precisano scopi e utilizzo del Fondo per il Patrimonio Culturale Intangibile;

 gli articoli 29 e 30 contengono precisazioni sulle funzioni dei report;

 l’articolo 31 è una clausola transitoria ma fondamentale riguardante il rapporto con il progetto Proclamation of Masterpieces of the Oral and Intangible Heritage of Humanity9;  gli articoli dal 32 al 40 sono indicazioni finali su aspetti secondari e formali (sistemi

di ratifica, emendamenti).

Possiamo considerare la Convenzione del 2003 figlia di una sua precedente edizione datata 1972: Convenzione sul Patrimonio Culturale e Naturale mondiale; questa venne considerata dal Direttore Generale dell’UNESCO, Koichiro Matsura, incapace di occuparsi adeguatamente delle espressioni culturali in tutte le loro sfaccettature. La Convenzione del 1972 mancava completamente di riferimenti a tradizioni viventi ed in evoluzione. Si sentì così la necessità di riconoscere, progressivamente, quegli aspetti intangibili fino ad allora riconosciuti parte del patrimonio culturale tangibile. Questo passaggio sottolineava il limite del testo del 1972, ovvero quello di non considerare l’inclusione nelle liste UNESCO dei capolavori del patrimonio orale e intangibile.

L’articolo 1 della prima sezione della Convenzione elenca quelli che vengono definiti gli scopi della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale, tra i quali:

 Salvaguardare il patrimonio culturale immateriale;

 Assicurare il rispetto per il Patrimonio Culturale Immateriale delle comunità, dei gruppi e degli individui interessati;

 Suscitare la consapevolezza a livello locale, nazionale e internazionale dell’importanza del Patrimonio Culturale Immateriale e assicurare che sia reciprocamente apprezzato;

 Promuovere la cooperazione internazionale e il sostegno.

9

Il programma della Proclamazione dei Capolavori del Patrimonio Orale e Immateriale dell'Umanità è stata adottata dalla Conferenza Generale dell'UNESCO nel novembre 1997 , nel corso della 29a sessione , come iniziativa a breve termine per la salvaguardia del patrimonio immateriale . Obiettivo principale impostato dai regolamenti , è stato il riconoscimento dei capolavori del patrimonio culturale orale e immateriale dell'umanità. Dopo tre proclamazioni, nel 2001 , 2003 e 2005 , il programma è stato portato a termine come la Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale , entrato in vigore il 20 aprile 2006.

(19)

14

L’organo esecutivo della Convenzione è l’Intergovernmental Committee for the Safeguarding of the

Intangible Cultural Heritage, composto da ventiquattro rappresentanti degli stati membri eletti

dall’Assemblea Generale per svolgere le seguenti funzioni:  promuovere l’implementazione della Convenzione;

 fornire consigli e direttive sulle best practices, i casi di successo dell’applicazione del trattato;

 presentare all’Assemblea una bozza sull’utilizzo del Fondo e dei modi per incrementare le entrate;

 proporre l’accreditamento di organizzazioni non-governative riconosciute come competenti e valide come consulenti per il Comitato;

 esaminare le richieste di iscrizione nella Lista avanzate dagli stati membri e decidere in merito.

A livello internazionale la Convenzione ha istituito due Liste: la Representative List of the Intangible

Cultural Heritage of Humanity e la List of Intangible Cultural Heritage in Need of Urgent Safeguarding.10 La prima lista, detta Rappresentativa, permette ad uno stato membro di inoltrare una richiesta di riconoscimento da sottoporre al Comitato che, sulla base di criteri e parametri ancora in via di definizione, riconosce o meno l’elemento candidato come degno di essere inserito al suo interno; include quindi pratiche ed espressioni del patrimonio immateriale che contribuiscono ad accrescere la consapevolezza della sua importanza. Oggi la lista Rappresentativa raccoglie 214 elementi di cui 4 sono italiani. La seconda lista, detta di Salvaguardia urgente, è pensata, invece, per casi in cui l’intervento di salvaguardia abbia carattere di estrema urgenza; è composta da elementi del patrimonio immateriale considerati in serio pericolo di estinzione.

È stato inoltre costituito, nel 2009, il Registro delle migliori pratiche di Salvaguardia che comprende al momento tre programmi considerati esempi eccellenti di salvaguardia del patrimonio immateriale. I criteri11 per l’inserimento degli elementi nella lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Intangibile sono cinque:

1. L’elemento candidato si costituisce come patrimonio culturale immateriale, come indicato nell’art. 2 della Convenzione;

10

Lista Rappresentativa del Patrimonio Culturale Intangibile dell'umanità e Lista del Patrimonio Culturale Intangibile con necessità di salvaguardia urgente.

11

I criteri per l'inserimento degli elementi nella lista Rappresentativa sono contenuti nelle Direttive Operative della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.

(20)

15

2. L’iscrizione dell’elemento contribuirà a garantire visibilità e consapevolezza del significato di patrimonio culturale immateriale e a favorire il confronto, riflettendo perciò la diversità culturale e la creatività dell’umanità;

3. Le misure di salvaguardia sono elaborate in modo da poter tutelare e promuovere l’elemento;

4. L’elemento è stato candidato sulla base del più ampio riscontro di partecipazione da parte di comunità, gruppi o, eventualmente, persone singole coinvolte con il loro libero, preventivo e informato consenso;

5. L’elemento è inserito in un archivio sul patrimonio culturale immateriale presente nel territorio/i degli Stati membri, come indicato negli art. 11 e 12 della Convenzione.

I criteri12 per l’inserimento degli elementi nella lista di Salvaguardia urgente del Patrimonio Culturale Intangibile sono sei:

1. L’elemento è un patrimonio culturale immateriale come definito all’art.2 della convenzione;

2. Il patrimonio è a rischio nonostante gli sforzi della comunità o degli individui interessati, oppure è minacciato di probabile estinzione senza contromisure immediate;

3. Vengono elaborate misure di salvaguardia che possono permettere alla comunità o individui interessati di continuare la pratica e la trasmissione del patrimonio;

4. La proposta di inserimento ha il pieno consenso e la partecipazione della comunità o degli individui interessati;

5. L’elemento fa parte di un inventario locale di patrimoni culturali dello stato/i interessato/i; 6. In casi di estrema urgenza, si è debitamente consultato lo stato/i interessato/i

I.2.1 Il patrimonio immateriale italiano secondo l’UNESCO

Ogni stato che ha aderito e fatto propria la convenzione del 2003 ha come ruolo fondamentale quello dell’inventariato. Tuttavia il compito degli inventari, stilati dai singoli stati membri, non è solo quello di catalogare ed inserire in una lista i beni intangibili conosciuti, ma è soprattutto quello di creare ed inventare beni culturali intangibili nuovi e sconosciuti. L’inventariazione è considerata la salvaguardia dei beni culturali intangibili, a protezione degli elementi dal rischio di estinzione e sparizione.

12

I criteri per l'inserimento degli elementi nella lista di Salvaguardi urgente sono contenuti nelle Direttive Operative della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale.

(21)

16

In Italia il rapporto con l’UNESCO è tenuto dalla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, istituita nel 1950 con lo scopo di promozione, collegamento, informazione, consultazione ed esecuzione dei programmi UNESCO in Italia. L’esistenza della Commissione discende da un preciso obbligo di carattere internazionale13; peraltro, entità di questo tipo sono operative in tutti i 195 Paesi membri dell’UNESCO; è compito della Commissione assicurare il perseguimento degli obiettivi in termini di educazione, scienza e cultura, essa si occupa di promozione, informazione, consultazione ed esecuzione dei programmi UNESCO in Italia.

L’Italia completa il 13 settembre 2007 l’iter parlamentare della legge di ratifica della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile. La ratifica della Convenzione consentirà al nostro Paese di attribuire un ruolo alle tradizioni ed espressioni orali e linguistiche, alle arti dello spettacolo, agli usi sociali, ai rituali e alle feste nonché alle tecniche tradizionali dell’artigianato. Il 6 maggio 2011 il Consiglio direttivo della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha approvato le nuove procedure nazionali di candidatura alle liste.

Le candidature possono essere trasmesse da chiunque ne abbia interesse (istituzioni, enti, amministrazioni pubbliche, associazioni ed altri soggetti), alla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO, che, dopo aver fatto una prima valutazione della proposta, assegna la stessa al Ministero competente per l’avviamento dell’istruttoria.

Entro il termine di 180 giorni dalla ricezione della proposta, l’Amministrazione Competente completa l’istruttoria relativa alla candidatura presentata. Al termine della fase istruttoria l’Amministrazione presenta alla Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO gli esiti del lavoro svolto, proponendo la presentazione immediata della candidatura all’UNESCO, oppure il rinvio della stessa, motivando in ogni caso la decisione maturata; l’Amministrazione può comunque riproporre in ogni momento alla Commissione le candidature che ha temporaneamente tenuto in sospeso.

Analizzando la candidatura formulata dall’Amministrazione competente, la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO esprime in modo non vincolante il proprio parere e lo trasmette al Ministero degli Affari Esteri, che trasmette alla Rappresentanza Permanente d’Italia presso l’UNESCO le decisioni. La Rappresentanza Permanente d’Italia trasmette a sua volta le candidature al Segretariato UNESCO competente; le candidature trasmesse senza l’osservanza della procedura sopraindicata sono da considerarsi nulle, e di conseguenza, da ritirare.

13

La Convenzione di Londra del 16 novembre 1945 corrisponde alla costituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, le Scienze e la Cultura (UNESCO).

(22)

17

Precedentemente alla Ratifica della Convenzione esisteva una lista dei capolavori viventi a cui venivano iscritti dei beni culturali immateriali di particolare interesse e pregio, votati da una giuria di esperti che non adottava, però alcuna linea guida di particolare rigidità. Con la ratifica delle convenzione nel 2007, gli elementi iscritti a questa lista vennero trascritti nella lista Rappresentativa UNESCO, tra cui l’Opera dei Pupi14 siciliana, che era considerata un capolavoro vivente dal 2001; al 2005 risale il riconoscimento del Canto a Tenore sardo15. Entrambi i capolavori verranno iscritti alla lista Rappresentativa dopo la ratifica della Convenzione nel 2007, ma il loro riconoscimento era precedente e corrisponde alle forme di tutela e valorizzazione del Intangible Heritage di cui si ha traccia prima dell'ufficializzazione avvenuta con la ratifica.

Nel novembre 2010 è arrivato il terzo riconoscimento che ha però riguardato l’Italia solo in parte; questo perché la candidatura per la Dieta Mediterranea16 è stata presentata da Italia, con Spagna, Grecia e Marocco.

A marzo 2011 l’Italia aveva presentato alla commissione parigina un elenco di otto proposte di candidatura di beni culturali intangibili. Le proposte inoltrate riguardavano: la Liuteria di Cremona, Le Feste delle grandi Macchine a Spalla, le Torce di San Marco in Lamis (Foggia), il Calendimaggio, i ceri di Gubbio, il Carnevale di Viareggio, la festa dell’Albero di Alessandria del Carretto (Cosenza), la musica delle Launeddas (Sassari).

Nel 2012 è stato riconosciuto Bene Culturale Immateriale e inserito nella lista UNESCO il Violino di Cremona 17(Liuteria).

14

L'Opera dei Pupi è un tipo di teatro delle marionette, che si afferma nell'Italia Meridionale durante il XIX secolo, i cui protagonisti sono Carlo Magno e i suoi paladini.

15

Il Canto a tenore è uno stile di canto corale sardo le cui origini sono da attribuire all'epoca pre-cristiana quando prigionieri di Roma provenienti dall'interno dell'isola cantavano a quattro voci.

16

La Dieta Mediterranea viene riconosciuta come l'insieme di competenze, conoscenze e tradizioni che includono il paesaggio e la tavola. Il suo modello nutrizionale include alimenti di base come olio di oliva, cereali, frutta, verdura, pesce, latticini e carne, molte spezie e condimenti, nonché vini.

17

Il nome Liuteria deriva dal liuto, si tratta infatti dell'arte di costruzione e restauro di strumenti a corde, ad arco e a pizzico. La pratica risale al XVI secolo e sembra essere rimasta invariata negli anni.

Fig. 1 - Opera dei Pupi Siciliani (fonte: mediterraneoweb.blogspot.it).

Fig. 2 - Dieta Mediterranea (fonte: www.nutrizionesantoro.it).

Fig. 3- Canto tenore sardo (fonte: www.rivistasitiunesco.it).

(23)

18

Nel dicembre 2013 la Commissione UNESCO per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile riconosce le Feste delle grandi macchine a spalla18 come nuovo membro della lista Rappresentativa.

L’esecuzione italiana della Convenzione UNESCO 2003, per ora non considera la possibilità di iscrivere uno o più elementi alla Lista di Salvaguardia urgente, ovvero a quella lista che tutela e salvaguarda elementi in via di estinzione.

I.2.2 Il caso del patrimonio agro-alimentare in Italia

Il riconoscimento della Dieta Mediterranea, come elemento del patrimonio culturale intangibile salvaguardato dall’UNESCO, ha dato all’Italia la possibilità di sottolineare l’importanza e la solidità della sua cucina e dei suoi prodotti agro-alimentari. Il Paese, infatti, è famoso per le sue bellezze artistiche, ma anche per i prodotti dalla terra alla tavola; possiede il maggior numero di prodotti certificati19 e la sua cucina è imitata e contraffatta in tutto il mondo.

I prodotti riproposti in tutto il mondo con la denominazione di “Italian Style”, non riescono a riprodurre sapori ed essenze dei prodotti originali; la motivazione principale dell’inimitabilità dei prodotti alimentari italiani, deriva dalla loro origine e lavorazione tramandata di padre in figlio, di generazione in generazione, che fa del prodotto finito, non un semplice alimento, ma un insieme intrinseco di valori, usi e tradizioni della comunità che lo produce.

Il prodotto alimentare italiano assume quindi una vera e propria identità, che viene però minacciata quotidianamente dalla globalizzazione; essa infatti si ripercuote positivamente su molti aspetti della

18

La Festa delle grandi macchine a spalla, praticata in varie città d'Italia è quella manifestazione durante la quale si tiene una sfilata nelle via del paese, dove delle strutture, sorrette da spalle di uomini in processione, trasportano icone di vario genere, siano esse di natura religiosa o profana.

19

L'Italia detiene il maggior numero di prodotti agro-alimentari certificati: 142 prodotti DOP (denominazione di origine protetta), 330 prodotti DOC (denominazione di origine controllata) e 56 prodotti DOCG (denominazione di origine controllata e garantita).

Fig. 4 - Liuteria, Violino di Cremona (fonte: www.musichousebari.it).

Fig. 5 - Manifestazione delle grandi macchine a spalla (fonte: www.rivistasitiunesco.it).

(24)

19

società, ma tende ad annullare le differenze alimentari e a creare un’unica alimentazione con prodotti similari in tutto il mondo. La ratifica italiana della convenzione UNESCO del 2003 rappresenta una volontà di salvaguardare la dimensione culturale del patrimonio agro-alimentare.

Conferma definitiva dell’importanza delle tradizioni alimentari e agricole italiane, venne data dal riconoscimento, nel 2010, della Dieta Mediterranea come elemento degno di nota nella lista Rappresentativa UNESCO. Fu questa l’iscrizione del terzo elemento culturale intangibile italiano e la prima pratica alimentare riconosciuta, in assoluto.

Il riconoscimento, in realtà, non riguarda solo l’Italia e la zona del Cilento, ma anche la regione Chefchaoun in Marocco, la Soria spagnola e Koroni in Grecia. L’Italia ha identificato nel Cilento la zona dal valore culturale legato alla dieta mediterranea; questo perché proprio qui, per molti anni, lo studioso Ancel Keys provò scientificamente i benefici di questa tipologia di alimentazione.

Il riconoscimento da parte dell’UNESCO rappresenta un importante valorizzazione e difesa delle diversità biculturali, oltre ad un riconosciuto “marchio di qualità”; l’organizzazione, infatti, è l’autorità internazionale più competente.

I.3 Strumenti per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale

Negli anni si sono sviluppati numerosi strumenti di tutela e salvaguardia del patrimonio culturale intangibile, considerato elemento essenziale dell’identità sociale di un territorio. Questi strumenti sono stati pensati, ideati e diffusi perché si è maturata una coscienza sempre più radicata sull’importanza dello sviluppo e del benessere dell’umanità.

UNESCO, per esempio, è stata fondata, per promuovere l’istruzione, l’educazione, la scienza, la cultura e la comunicazione a livello globale, rispettando la giustizia, il ruolo dei governi, i diritti umani e la libertà. Numerose sono state le politiche e le iniziative attuate a livello internazionale, nazionale e regionale che hanno enfatizzato l’importanza della cultura ed il bisogno di diffondere e promuovere le diversità.

Nel 1989 la Conferenza generale dell’UNESCO adottò un provvedimento: “Recommendation on the

Safeguarding of Traditional Culture and Folklore” le cui direttive principali raccomandavano, senza

obbligo di attuazione, linee di implementazione dei meccanismi di protezione del patrimonio culturale immateriale. Una collaborazione tra UNESCO e la WIPO20 portò nel 1990 alla redazione di un report che sintetizzava i suggerimenti principali per la gestione e la tutela del Intangible Heritage.

20

World Intellectual Property Organization (WIPO), in italiano Organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, nata nel 1967, è una delle agenzie specializzate delle nazioni unite con il ruolo di incoraggiare l'attività creativa e promuovere la protezione dell'attività intellettuale nel mondo.

(25)

20

Nel 1993 la Korea propose un programma :”Living Human Treasures programme” per onorare e promuovere l’eccezionale diffusione di beni culturali immateriali e sottolineare l’importanza dell’eredità tramandata di generazione in generazione. Nello stesso anno, UNESCO lanciò un progetto chiamato: “Red Book of Languages in Danger of Disappearing”, mirato alla salvaguardia dei dialetti locali, considerati e riconosciuti come elemento essenziale del Intangible Heritage di ogni territorio. Nel 1998 venne lanciato dall’UNESCO anche il programma:”Masterpieces of Oral and

Intangible Heritage”; i capolavori registrati nel momento del lancio del programma erano

principalmente antichi teatri tradizionali, canti e balli.

Insieme all’UNESCO, nel 2004, l’ICOM21 ha sviluppato delle iniziative promozionali, in base alle quali i musei divengono veicoli principali di diffusione e valorizzazione dei beni culturali intangibili, ospitandone la storia e la cultura relativa; sempre di più, infatti, si visitano mostre ed esposizioni legate ad usi, costumi e tradizioni, prive di qualsiasi bene culturale tangibile ma ricchissime di cultura, storia ed arte. Altra iniziativa attuata dall’UNESCO per la salvaguardia e la tutela del patrimonio culturale immateriale trova supporto nell’ICCROM22 che principalmente si occupa della tutela di luoghi, paesaggi e collezioni, ma che da non molto tutela e valorizza anche l’Intangible

Heritage che su questi territori è radicato.

Altre organizzazioni internazionali hanno discusso l’importanza della tutela del ICH; tra queste emerge The International Network on Cultural Policy (INCP-RIPC) che permette ai ministri della cultura dei vari paesi aderenti di avere un confronto continuo e di scambiarsi idee, stimoli e conoscenze; il gruppo di lavoro a capo dell’organizzazione ha identificato nel patrimonio culturale immateriale un elemento chiave.

Tutte le organizzazioni intergovernative che sviluppano la loro attività attorno all’Intangible

Heritage si trovano a dover considerare e valutare il ruolo essenziale giocato dall’essere umano nella

promozione, diffusione, tutela e sviluppo del patrimonio culturale immateriale; a questo segue l’obbligo di rispettare leggi ed ordinamenti che tutelano i diritti umani. La WIPO, in qualità di organizzazione mondiale per la proprietà intellettuale, segue da decenni tutte le pratiche di salvaguardia dei diritti umani, anche in relazione alla tutela dei beni culturali immateriali; collabora,

21

International Council of Museums (ICOM), nasce nel 1946, è una organizzazione internazionale non governativa di musei e professionisti museali impegnati nel conservare, trasmettere e far conoscere il patrimonio naturale e culturale mondiale, presente e futuro, tangibile e intangibile. L'organizzazione mantiene rapporti continuativi con l'UNESCO.

22

International Centre for the Study of the Preservation and Restoration of Cultural Property (ICCROM), è un organizzazione intergovernativa dedicata alla conservazione del patrimonio culturale in tutto il mondo attraverso programmi di formazione, di informazione, di ricerca e di cooperazione. L'organizzazione mira a rafforzare il campo della conservazione e del restauro e sensibilizzare l'importanza e la fragilità del patrimonio culturale.

(26)

21

infatti, con la FAO23 per la tutela dei diritti di contadini e allevatori (molti dei quali di origine indigena) e con la WHO24 per la difesa dei diritti legati alla medicina, alla cura e alla botanica.

La maggior parte delle iniziative a salvaguardia del patrimonio culturale immateriale vengono attuate dalle legislazioni di paesi dell’Asia, dell’America o in Australia.

I.3.1 Comitato per la promozione del Patrimonio Immateriale

In Italia a tutela e valorizzazione del ricco e non completamente riconosciuto Intangible Heritage è stato istituito un comitato con il compito di mantenere vivo nel tempo il ruolo degli usi, costumi, tradizioni e manifestazioni presenti nel Bel Paese.

Il Comitato per la promozione del patrimonio immateriale (ICHNet25) è un’organizzazione senza scopo di lucro che si ispira ai principi UNESCO e lavora per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale immateriale, della promozione dei diritti culturali, nonché la protezione e la promozione delle espressioni culturali. La sua fondazione è frutto della fusione di associazioni culturali italiane, singoli individui e gruppi di interesse che nel territorio nazionale si impegnano a favore della libertà di espressione, della creatività e delle comunità locali. L’idea trainante di questo comitato è la convinzione che la cultura sia uno tra i più importanti, se non l’unico, veicolo a disposizione per il miglioramento della società e il rispetto dei diritti umani. Il patrimonio del

ICHNet è costituito da materiali DEA26 (oggetti, registrazioni, documenti, ecc.) conferiti dai promotori. Tali promotori sono soggetti che operano nel campo della salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e che hanno liberamente deciso di aderirvi; essi cooperano con le comunità per la promozione e la protezione dei diritti culturali, secondo i principi UNESCO.

Le principali attività di salvaguardia svolte dal Comitato sono:

 Attività di trasmissione: l’ identificazione dei custodi del patrimonio e la valorizzazione di opere e saperi, oltre alla protezione e al sostegno dei detentori del patrimonio immateriale;  Attività di protezione: protezione e custodia dei luoghi, dell’ambiente naturale, del paesaggio,

del contesto storico, culturale e sociale;

 Attività di documentazione: identificazione e documentazione dei beni culturali immateriali, con ricerche e raccolte di documentazione;

23

Food and Agriculture Organization of the United Nations (FAO), agenzia specializzata delle Nazioni Unite, nata nel 1945 in Canada, con il mandato di aiutare ad accrescere i livelli di nutrizione, aumentare la produttività agricola, migliorare la vita delle popolazioni rurali e contribuire alla crescita economica mondiale.

24

World Health Organization (WHO), agenzia delle Nazioni Unite, nata nel 1946, con l'obiettivo di far raggiungere a tutte le popolazioni il livello più alto possibile di salute.

25

Intangible Cultural Heritage Network

26

(27)

22

 Attività di educazione: quelle di realizzazione di attività educative con lo scopo di garantire il rispetto per il patrimonio culturale immateriale, nonché garantire il riconoscimento e il rispetto del patrimonio culturale immateriale, oltre ad informare sui pericoli che minacciano il patrimonio culturale e diffondere i principi e gli ideali UNESCO.

 Attività di cooperazione e networking: mirate a stabilire relazioni con organizzazioni di altri paesi, favorendo la reciproca conoscenza e l’azione comune mediante lo scambio di informazioni ed esperienze;

 Attività di valorizzazione sostenibile: che hanno lo scopo di valorizzare azioni di turismo responsabile e sostenibile nei confronti del territorio e del patrimonio culturale immateriale. Tutte le azioni svolte dal Comitato ICHNet si basano su principi di sostenibilità; vengono infatti attuate politiche ed attività che soddisfino i bisogni della generazione odierna senza compromettere la stessa possibilità alle generazioni future. Altro principio fondamentale sul quale si basano le attività del comitato è quello dell’equità inter-generazionale, secondo il quale le generazioni future hanno gli stessi diritti di quelle attuali, e il principio dell’equità intra-generazionale secondo il quale all’interno della stessa generazione le persone alle quali ci si rivolge sono estremamente eterogenee per ideologie, comportamenti e cultura.

ICHNet attua attività di promozione e creazione di centri di studio e documentazione sul patrimonio

culturale immateriale, che permettono di conservare memoria di espressioni culturali immateriali per le future generazioni. Il comitato salvaguarda un patrimonio con più di centomila documenti audiovisivi e scritti. La raccolta avviene per mano di una rete di volontari che dopo averlo catalogato lo donano alla comunità di origine che si impegna a pubblicizzare in modo libero e gratuito questi materiali all’interno della comunità.

Il Comitato ha istituito il premio “Culture viventi” con lo scopo di riconoscere testimoni di tradizione, associazioni e studiosi che, grazie al loro impegno e alle loro idee, hanno contribuito in modo significativo alla salvaguardia ed alla trasmissione del patrimonio culturale immateriale.

I.3.2 Tutela giuridica italiana del patrimonio culturale intangibile

Con il decreto legislativo n. 62/2008, in seguito alla ratifica delle convenzioni UNESCO, si identificano le “espressioni di identità culturale collettiva”:

Le espressioni di identità culturale collettiva contemplate dalle Convenzioni UNESCO per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale e per la protezione e la promozione delle diversità culturali, adottate a Parigi, rispettivamente, il 3 novembre 2003 ed il 20

Riferimenti

Documenti correlati

Queste riflessioni, che trattano di pratiche di consumo, di società di massa e di politiche, solo apparentemente lontane dall’oggetto della nostra

Si deve evidenziare che condurre la ricerca sulla storia salesiana è anche ren- dere servizio alla chiesa locale ed alla società civile, perché si dimostra come

•Nel complesso, si ritiene soddisfatto/a dell'esperienza avuta ad oggi con Appennino Bike Tour: rifarebbe lo stesso percorso ma anche altre tappe finora inesplorate. Buyer persona:

La Giunta regionale, con DGR n.1198 del 2014, ha autorizzato questa importante ricognizione, nella convinzione della sua utilità per l’adozione di futuri programmi di volta in

L’uso ricorrente del termine «totem» nel discorso locale lascia infatti pensare che gli animali delle feste della Linguadoca siano stati eretti dai loro portatori al rango

Proprio nell’ottica della promozione delle molteplici espressioni della di- versità culturale, secondo i principi della Convenzione 2003, e del valore comune dell’importanza

2) che l’attività istruttoria, di valutazione delle proposte progettuali e formazione della graduatoria, sarà svolta da specifica Commissione di Valutazione presieduta dal

La finalità di questo progetto, in collaborazione con APT Servizi Emilia Romagna, è quella di creare un prodotto turistico di lusso atto alla valorizzazione della Rete