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Rapporto Annuale Regionale 2010 Piemonte

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Rapporto Annuale Regionale 2010

Piemonte

ottobre 2011

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Direttore regionale: Antonio Traficante

Redazione:

Antonio Traficante Carmela Sidoti Virginia Tenore Paolo Infortuna Sergio Vacquer Rosanna Brunetti Antonella Cattalano Davide Damosso Roberta Eandi Paola Fassone Maria Gullo Mirko Maltana Marco Pennazio

Maria Rosaria Sardella Maria Luigia Tomaciello

Hanno collaborato:

Daniele Debernardi Confindustria Vercelli Valsesia

Bice Fubini Università di Torino, Centro Interdipartimentale “G. Scansetti"

per lo Studio degli Amianti e di altri Particolati Nocivi Alessandro Palese Regione Piemonte - Settore promozione della salute Lino Scopacasa Comitato Paritetico Territoriale per la prevenzione infortuni

di Torino e Provincia

Graziella Silipo Gruppo di lavoro interdisciplinare

“Donna P.E.R.LA - Prevenzione e Rischi sul Lavoro”

Stampato dalla Tipografia Inail - Milano

Rapporto Regionale 2010

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Rapporto Annuale 2010

Indice

Presentazione del Direttore regionale INAIL 5

Prima parte - Il fenomeno infortunistico e tecnopatico in Piemonte 1.1 L’andamento sociale economico 1.1.1 Il contesto internazionale e l’Italia 9

1.1.2 La congiuntura in Piemonte 9

1.1.3 La congiuntura nelle province 10

1.2 Il Polo della sicurezza e l’apporto dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte 12

1.3 Gli infortuni e le tecnopatie 1.3.1 L’andamento generale 14

1.3.2 L’andamento infortunistico per gestione contabile Inail e per settore economico 15

1.3.3 Le tipologie di rischio 17

1.3.4 Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri 18

1.3.5 L’esito degli infortuni 20

1.3.6 La distribuzione di genere degli infortuni 21

1.3.7 Gli indici di frequenza infortunistica 23

1.3.8 Il territorio 24

1.3.9 Le malattie professionali 25

1.3.10 Le prime indicazioni relative al 2011 27

1.4 Interventi di reinserimento sociale in favore delle persone con disabilità da lavoro 28

Seconda parte – L’attività di prevenzione sul territorio 2.1 Banca dati rumore in edilizia : il progetto del CPT di Torino 33 2.2 Il progetto pilota di Confindustria Vercelli Valsesia sulla gestione delle interferenze 35

2.3 La promozione della cultura della sicurezza nelle scuole 37 2.4 L’indagine “Donna P.E.R.LA - Prevenzione e Rischi sul Lavoro” 42

2.5 Il rischio lavorativo silice-correlato in Piemonte 47

Appendice statistica 54

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Presentazione del Direttore regionale INAIL

La presentazione del Rapporto Annuale, inquadrando i dati infortunistici nell’ambito della cornice più generale della situazione economica e sociale del periodo di riferimento, costituisce un’importante occasione per sollecitare la riflessione su un fenomeno che, nonostante tutti gli sforzi e le energie che si stanno mettendo in campo, rimane purtroppo, drammaticamente attuale.

Ogni giorno, la cronaca quotidiana ci dà notizie di incidenti e di morti sul lavoro e pone la questione della sicurezza sui luoghi di lavoro all’attenzione del Paese, generando un diffuso allarme sociale, non mitigato dai dati confortanti delle statistiche che pure confermano un progressivo calo strutturale degli infortuni.

I moniti del Capo dello Stato, che ha fatto di questo argomento la cifra del suo alto mandato istituzionale, ci richiamano alle nostre responsabilità e ci inducono a non abbandonarci a facili ottimismi, ma ad impegnarci ancora di più per favorire nella società un salto culturale, in grado di trasformare l'indignazione che nasce dalla notizia di una vita spezzata dal lavoro, in concrete azioni di contrasto al fenomeno infortunistico, definito, a ragione, “inquietante, doloroso e inaccettabile”.

L’INAIL Piemonte da anni si impegna su più fronti per ridurre il numero degli infortuni.

Conoscenza, informazione, formazione e vigilanza sono i cardini sui quali abbiamo focalizzato l’attenzione per contrastare il fenomeno infortunistico.

Realizziamo interventi mirati, coinvolgendo Enti e Istituzioni pubbliche, in primo luogo la Direzione Sanità della Regione Piemonte, gli SPreSAL e la Direzione Scolastica Regionale, e collaboriamo attivamente con il mondo delle imprese, attraverso le loro associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali.

In questo senso, particolarmente significativo è stato il ruolo assunto dal Comitato Misto, l’organismo istituito presso questa Direzione Regionale con la funzione di esprimere pareri e valutazioni sulle politiche di prevenzione e sui risultati conseguiti sul territorio, anche avvalendosi dell’ausilio delle mappe territoriali di rischio che, attraverso un’efficace aggregazione dei dati infortunistici, permettono una conoscenza approfondita delle condizioni di rischio presenti nelle aziende del nostro territorio.

La gestione della salute e della sicurezza assume ormai una dimensione strategica nell’attività di impresa. Gli interventi effettuati in questo ambito non sono solo finalizzati a garantire, attraverso l’eliminazione dei rischi, la salute e l’integrità fisica dei lavoratori, ma incidono anche sul miglioramento organizzativo delle imprese, aumentandone i livelli di concorrenzialità, con positive ricadute sui costi sociali che il fenomeno infortunistico produce.

Con questa consapevolezza, l’INAIL Piemonte, grazie anche alle opportunità offerte dal rinnovato contesto normativo, è impegnato a promuovere la prevenzione e la sicurezza sul lavoro.

Lo fa stando vicino alle aziende e privilegiando la formazione, soprattutto quella rivolta alle giovani generazioni, impegnate nei vari livelli scolastici, dalla scuola primaria all’Università.

Tutto ciò è stato facilitato dalla felice intuizione avuta qualche anno fa di creare le Reti delle scuole per la sicurezza, un sistema che si sta consolidando e che ha consentito, grazie alla disponibilità dell’Ufficio Scolastico Regionale e alla collaborazione della Direzione Sanità della Regione Piemonte, di valorizzare il tema della prevenzione, inserendolo nelle attività curriculari di moltissime scuole del Piemonte.

Non meno significative sono state le risorse finanziarie tecniche e professionali che la Direzione regionale INAIL del Piemonte ha impegnato per sostenere le aziende che hanno fatto investimenti per mettere in sicurezza gli impianti e per attuare i cambiamenti organizzativi, nella logica della responsabilità sociale.

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Nel rapporto annuale regionale 2010 si dà atto di questa intensa attività progettuale e dello sforzo finanziario sostenuto e si descrivono alcune delle iniziative più significative realizzate.

In questa sede preme evidenziare l’approccio innovativo con il quale si è voluta riaffermare la centralità del lavoro, promuovendo politiche orientate allo sviluppo e al recupero dell’occupazione, superando la logica degli ammortizzatori sociali.

In quest’ottica vanno letti gli interventi diretti a migliorare la qualità dei processi e l’organizzazione del lavoro, attraverso l’implementazione dei Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro, nella convinzione che la salute dei lavoratori non rappresenta solo un bene primario da tutelare, ma anche un “valore” da interiorizzare, per sostenere gli investimenti produttivi e dare un impulso organizzativo per il vantaggio competitivo dell’azienda.

Antonio Traficante Direttore regionale INAIL

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Prima parte

Il fenomeno infortunistico e tecnopatico in Piemonte

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1.1 L’andamento sociale economico

Paola Fassone, Funzione Organizzazione INAIL Piemonte

1.1.1 Il contesto internazionale

La ripresa economica del 2010, seguita alla profonda crisi del 2009, ha registrato nell’area OCSE un aumento del 2,8%, pur subendo un rallentamento nel corso dell’ultimo trimestre del 2010, mentre nell’area Euro si è realizzato un aumento del 2,5% su base annua.

In Italia l’aumento del PIL nel 2010 è stato pari all’1,1%.

Il tasso di crescita delle nuove aziende a livello nazionale è pari a + 1,19%.

1.1.2 La congiuntura in Piemonte

Il 2010 si è distinto per la graduale ripresa dell’economia, avviatasi nella seconda metà del 2009, il PIL del Piemonte è aumentato dell’1,3%, recuperando solo in parte il calo del 7,6% registrato nel biennio precedente (dati Istat).

Anche la ripresa delle esportazioni e del fatturato industriale è risultata inferiore alla caduta nel periodo di crisi.

Nell’industria i fattori trainanti sono stati l’espansione del commercio internazionale e il processo di ricostituzione delle scorte (scese nel 2009 a livelli storicamente bassi). Il valore delle esportazioni piemontesi ha registrato un incremento del 16%, valore da interpretare con cautela, dato che è calcolato sui dati regionali nel 2009, anno in cui si registrò un calo del 21,8%.

L’andamento risulta in linea con quello medio nazionale (+ 15,7%); il trend di crescita è comunque segnato da limiti strutturali delle esportazioni regionali quali la bassa specializzazione nei settori a più alta tecnologia, una scarsa presenza nei mercati emergenti, i cosiddetti BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e la perdita di competitività emersa nel decennio. Infatti, da un’analisi di dettaglio, emerge che le esportazioni verso i BRIC, pur registrando un aumento medio del 40%, rappresentano, in termini di valori monetari, solo il 20 % del valore esportato verso la Francia (nostro maggior Paese importatore).

Gli investimenti sono rimasti deboli a causa del basso grado di utilizzo degli impianti (69,3% nell’ultimo trimestre del 2010) e della perdurante incertezza circa i tempi della ripresa.

Nell’ultimo trimestre del 2010 la produzione industriale piemontese è aumentata del 6,8% (rallentando nell’ultimo trimestre con - 6%), mentre il settore delle costruzioni registra un calo per il quarto anno consecutivo.

Nel 2010 in Piemonte sono nate 32.490 aziende per un totale di 469.340 imprese presenti nel registro della CCIAA al 31 dicembre, con un tasso di crescita imprenditoriale dello 0,82%, superiore sia al 2009 (+ 0,14%), che al 2008 (+ 0,44%), al di sotto però del tasso di crescita nazionale (+1,2%).

Fanno eccezione al dato positivo regionale le imprese artigiane: a fronte di 11.023 nuove iscrizioni ne sono cessate 11.230, registrando un - 0,15%; uniche eccezioni le province di Asti (+ 1,81%) e Cuneo (+ 0,60%).

A differenza del dato precedente, questo risultato è comunque migliore del dato nazionale (- 0,34%).

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Il mercato del lavoro

Nel mercato del lavoro, nella media del 2010, gli occupati e il tasso di occupazione sono ulteriormente calati (- 0,9%); l’incidenza della disoccupazione è salita al 7,6%, il valore più elevato nelle regioni del Nord, ma al di sotto della media nazionale che è dell’8,4%.

Secondo i dati Istat, rispetto al 2009, si registrano 16.000 occupati in meno (a prosecuzione del trend discendente del 2009, anche se in forma ridotta) e un aumento del numero dei disoccupati (+15.000). Nel 2009, la flessione occupazionale si era concentrata sull’industria manifatturiera, mentre nel 2010 si è rilevato un forte arretramento del commercio e delle costruzioni, a fronte di una moderata espansione dei servizi non commerciali e di una risalita degli addetti nell’industria in senso stretto.

Si rileva una modesta ripresa delle assunzioni, dovuta esclusivamente a contratti a termine, con un aumento dell’impiego di part-time, tempi determinati e ricorso ai contratti in somministrazione, che, nel picco della crisi nel 2009, avevano registrato un sostanziale blocco, con il mancato rinnovo dei contratti in scadenza.

L’aumento del part-time in Piemonte è di due volte superiore a quello registrato in tutto il Centro Nord (10,5% a fronte del 5%), come anche il tasso di crescita dei contratti a tempo determinato (+ 8,3% in Piemonte rispetto a + 2,8% nel resto del Centro nord).

Il tasso di occupazione maschile nel 2010 scende dal 72,3% del 2009 al 71,3%

(penultimo posto tra le regioni del Nord, che ha una media del 73,9%). Migliore la situazione comparativa dell’occupazione femminile, che passa dal 55,7% al 55,8%, poco al di sotto del tasso del Nord Italia.

Nell’ultimo biennio in Piemonte si sono persi oltre 40.000 posti di lavoro e si è avuto un eccezionale ricorso alla Cassa Integrazione, eccezionalità testimoniata dal fatto che, a livello nazionale, è la regione con il maggior numero medio di ore fruite per dipendente nell’industria (377 ore procapite a fronte di una media nazionale di 234,6).

Nel 2010 si riduce sì il ricorso alla CIG ordinaria, ma per superamento del limite temporale (52 settimane in un biennio), con aumento, a cascata, sia della straordinaria che di quella in deroga.

In totale le ore di CIG (ordinaria, straordinaria e in deroga) in Piemonte nel 2010 sono state 185,7 milioni (il valore più alto è quello della provincia di Torino con 122 milioni).

Il calcolo del monte ore annuo procapite dei dipendenti dell’industria porta ad una classifica che vede al primo posto Torino, con circa 3 mesi di sospensione dal lavoro procapite nell’anno, seguita da Biella, Vercelli e Novara.

È da notare, però, che il dato delle ore realmente utilizzate, rispetto a quelle richieste e autorizzate, è sempre tendenzialmente più basso (ogni 100 ore richieste le imprese ne utilizzano di fatto 35).

1.1.3 La congiuntura nelle province

In provincia di Torino l’export è aumentato del 14%.

Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 1,20% (dato provinciale più alto).

In provincia di Vercelli l’export è aumentato del 13,9%.

Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,89%.

In provincia di Novara si è registrato un aumento delle esportazioni del 14,9%.

Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 1,07%.

La provincia di Cuneo con il + 12,9% ha registrato l’aumento minore dell’export in regione, forse a causa del fatto che nel 2009 aveva subito la flessione minore a livello regionale.

Il tasso di crescita delle imprese registrate è + 0,21%.

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Riferimenti bibliografici:

Piemonte congiuntura – pubblicazione trimestrale Unioncamere Piemonte Banca d’Italia - L’economia del Piemonte

Il mercato del lavoro in Piemonte – Rapporto 2010 Rilevazione delle forze lavoro – Istat

In provincia di Alessandria l’export cresce del 31,4% (perfomance migliore delle province piemontesi).

Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,28%.

La provincia di Asti ha avuto un aumento dell’export pari a 18,7% . Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,73%.

In provincia di Biella si è avuto un aumento delle esportazioni del 20,1%.

Il tasso di crescita delle imprese registrate è pari a + 0,11%.

Nella provincia del VCO le esportazioni aumentano del 13,2%, non riuscendo a riassorbire però il record negativo dell’anno precedente (- 28,5%) e il tasso provinciale di crescita delle imprese registrate è il più basso della regione (+ 0,01%).

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1.2 Il Polo della sicurezza e l’apporto dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte

Paolo Infortuna, Sergio Vacquer, Direttori dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte

L’art. 7 del D.L. 78/2010, convertito in L. 122/2010, ha disposto la soppressione dell’ISPESL e dell’IPSEMA con la relativa incorporazione all’INAIL.

In particolare in Piemonte si avrà la completa attuazione entro la fine dell’anno del piano per la razionalizzazione delle sedi istituzionali dei due enti, con l’intento di ottimizzare gli spazi degli immobili strumentali e realizzando in tal modo risparmi sui costi di gestione e sui canoni di locazione passiva.

Rimarrà l’attuale struttura ex ISPESL dislocata nelle sedi INAIL di Torino Nord, Alessandria e Biella.

È in corso quel processo di integrazione che, attraverso misure di razionalizzazione a vari livelli, consentirà all’INAIL di costituire il primo dei Poli, quello della sicurezza e salute nei luoghi di vita e di lavoro, in grado di fornire alla clientela/utenza una gamma più ampia di servizi, consulenze, formazione ed informazione, sia in termini di quantità, sia di qualità, con l’obiettivo primario di ridurre l’incidenza degli infortuni negli ambienti di vita e di lavoro anche attraverso un’attività di ricerca e di studio del fenomeno infortunistico.

In occasione della presentazione del Rapporto annuale INAIL Piemonte, si illustrano di seguito alcune considerazioni sull’apporto che, fattivamente i Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte, con lo svolgimento delle proprie attività, possono fornire al patrimonio di conoscenze del costituendo Polo della sicurezza.

In sintesi, l’attività dei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte si basa su:

ƒ servizi omologativi e verifiche condotte presso le aziende (pubbliche e private)

− costruzione ed esercizio di apparecchi e recipienti in pressione

− omologazione, 1^ verifica periodica di apparecchi di sollevamento persone e cose

− 1^ verifica a campione di impianti elettrici di terra e di protezione da scariche atmosferiche

− 1^ verifica omologativa degli impianti di riscaldamento

ƒ valutazione della conformità alla Direttiva PED (n. 97/23/CE)

− Costruzione di attrezzature e di insiemi a pressione – INAIL ex ISPESL è Organismo Notificato (ON)

ƒ formazione, informazione e consulenza alle aziende (pubbliche e private) e organismi di categoria

− corsi di formazione ed aggiornamento alle figure (datori di lavoro, dirigenti, RSPP e ASPP, preposti, lavoratori, medici competenti) di cui al D.Lgs. 81/08 e s.m.i. (D.Lgs.

106/2009) - T.U. sulla sicurezza

− corsi di formazione a gruisti, operatori di piattaforme elevabili, elettricisti

− attività di docenza sui temi dalla salute e sicurezza negli ambienti di vita e di lavoro presso utenza pubblica e privata

ƒ partecipazione a commissioni d’esame, ispezioni ministeriali, riunioni tecniche (Vigili del Fuoco, Prefetture, Ispettorato del Lavoro, CEI, ecc.)

− abilitazione ai conduttori di caldaie e generatori di vapore ed ai manutentori ascensori

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− ispezioni in aziende a rischio di incidente rilevante (Direttiva Seveso)

− comitati tecnici relativi a Direttiva macchine, ascensori, impianti elettrici, ecc.

L’attività lavorativa svolta nei Dipartimenti ex ISPESL del Piemonte, dipendendo dal numero delle risorse umane messe in gioco, potrebbe essere assai più incisiva con il reclutamento di ulteriore idoneo personale.

Ad ogni buon conto, con l’introduzione di criteri di flessibilità e razionalizzazione, l’attività svolta, nel suo complesso può rappresentare un valore strategico aggiunto anche nell’ambito della ricerca finalizzata alla riduzione dei rischi della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro.

Ad esempio, uno dei criteri di flessibilità e razionalizzazione è stato individuato dal DPR 462/01 che ha introdotto il criterio del campionamento dei servizi resi a pagamento all’utenza relativamente alle prime verifiche degli impianti elettrici di terra e protezione da scariche atmosferiche. I dati delle verifiche presso le utenze, eseguite con percentuale prefissata, sono stati raccolti in una banca dati. La successiva elaborazione dei dati, ha permesso di stabilire quali fossero le tipologie delle aziende con le più alte non conformità dal punto di vista elettrico e pertanto le più a rischio.

Seppur in modo diverso (introduzione del criterio a tempo), sono attesi altrettanti benefici con l’entrata in vigore del Decreto 11 aprile 2011 (prorogato dal Decreto 22 luglio 2011) del Ministero del Lavoro (ai sensi art. 71 del D.Lgs. 81/2008) sulla

“Regolamentazione delle verifiche per gli apparecchi di sollevamento e gli apparecchi a pressione”.

L’attività delle verifiche costituisce la base di partenza imprescindibile per ricerche specifiche sui macchinari ed impianti più pericolosi.

Infatti, i servizi di omologazione e di verifica degli impianti, seppur non più condotti sistematicamente, ma a campione (in percentuale prefissata) o a tempo (entro 60 giorni), rappresentano un ulteriore valore strategico aggiunto per il Polo della sicurezza.

Quanto sopra per i seguenti motivi:

a) costituzione di una banca dati delle esperienze fatte sul campo in seguito ad interventi preventivi

b) possibilità per il personale altamente specializzato di restare sempre agganciato al progresso tecnologico in continua e veloce evoluzione grazie all’esperienza sul campo, in risposta ai dettami dell’articolo 2087 del C.C.

c) istituzione di un’attività di ricerca sulla prevenzione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro attraverso la conoscenza delle percentuali delle singole categorie di rischio (meccanico, elettrico, …) che con elaborazione statistica dei flussi informativi afferenti in banca dati potrebbero condurre a leggi di accadimento empiriche di spiegazione del fenomeno infortunistico.

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1.3 Gli infortuni e le tecnopatie

Mirko Maltana, Responsabile INAIL Moncalieri 1.3.1 L’andamento generale

Nel 2010 sono stati denunciati, in Piemonte, 60.014 infortuni1, cioè il 3,61% in meno rispetto all’anno precedente; contemporaneamente, però, i casi mortali2 sono stati 75 con un aumento del 34% rispetto al 2009, come illustrato dalla Tabella 1, che riassume la serie storica degli infortuni e dei casi mortali complessivamente denunciati all’Inail a partire dall’inizio del decennio.

Tabella 1

Infortuni avvenuti in Piemonte nel periodo 2000 - 2010 per gestione assicurativa Inail e denunciate all’Inail a tutto il 30/04/2011

ANNO 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Infortuni

denunciati 85.600 86.186 81.876 79.117 77.973 75.660 74.040 73.129 69.672 62.261 60.014 di cui con

esito mortale 124 120 143 121 111 93 108 105 76 56 75

Dopo il forte calo registrato, anche per ragioni congiunturali, nel 2009, nel 2010 il fenomeno infortunistico piemontese si reinserisce nell’ambito del trend decrescente ormai decennale illustrato dalla Figura 1. Questa, prendendo come riferimento l’anno 2000, mostra come il complesso degli infortuni denunciati diminuisca costantemente di anno in anno di circa due punti percentuali, con l’eccezione della forte discontinuità della curva registrata nel 2009.

Per quanto riguarda i casi mortali, pur nell’ambito di una tendenza decennale anch’essa fortemente decrescente, si nota una maggiore variabilità della curva che evidenzia, oltre a forti discontinuità non sempre correlabili al ciclo economico, anche singoli anni nei quali gli infortuni mortali sono aumentati rispetto al precedente come avvenne, prima del 2010, anche nel 2002 e nel 2006, anno degli incidenti all’acciaieria alla ThyssenKrupp di Torino ed al Molino Cordero di Fossano, in provincia di Cuneo.

La normalizzazione del trend infortunistico si inserisce in un contesto socio-economico piemontese che sembra scontare ancora gli effetti della congiuntura economica dato che nel 2010, a fronte di un calo dell’occupazione di poco inferiore al punto percentuale, l’Istat registra contemporaneamente anche un incremento superiore al 3% delle persone in cerca di occupazione, mentre l’Inps evidenzia un ulteriore incremento di circa il 12% delle ore di Cassa Integrazione Guadagni, che superano i 185 milioni di ore, rispetto ai 164 dell’anno precedente.

Osservando, però, i dati forniti dall’Istat per il periodo 2000-2010, anch’essi riportati nella Figura 1, si rileva che il trend occupazionale, in rapporto al dato registrato nel 2000, è, a differenza di quello infortunistico, comunque crescente nonostante le variazioni di breve periodo evidenziate nel biennio 2009-2010.

1Gli infortuni sul lavoro avvenuti in Piemonte rappresentano stabilmente nel corso degli anni circa l’8% di quelli avvenuti su tutto il territorio nazionale e questa incidenza si conferma anche nel 2010, quando in Italia sono stati denunciati all’Inail 775.374 infortuni sul lavoro, di cui 948 mortali.

2 Nella banca dati statistica dell’Inail sono considerati come casi mortali denunciati tutti gli eventi il cui decesso è avvenuto entro 180 giorni dalla data in cui si è verificato l'infortunio per i quali è stata accertata, o è in via di accertamento la causa professionale. Sono, pertanto, esclusi quelli per i quali nello stesso periodo è stata accertata la causa non professionale.

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La situazione evidenziata dalla figura è piuttosto interessante perché mostra come, a prescindere dalle oscillazioni di breve periodo e dagli effetti distorsivi derivanti dal ciclo economico, la tendenza degli infortuni nell’ultimo decennio non solo è costantemente decrescente, ma lo è anche in presenza di una contemporanea tendenza crescente di medio periodo dell’occupazione.

La moderata crescita dell’occupazione nell’ultimo decennio non ha quindi comportato un proporzionale aumento degli infortuni che, al contrario, sono sensibilmente diminuiti.

Questo fenomeno è in parte spiegato dai drastici cambiamenti avvenuti nell’ultimo decennio nella distribuzione dell’occupazione piemontese che si è concentrata per oltre il 60% in attività appartenenti al settore terziario e, quindi, soggette a rischi infortunistici più contenuti rispetto alle attività industriali ed agricole. In parte, però, la realtà osservata è l’effetto della maggiore sensibilizzazione di tutti gli attori del mercato del lavoro ai temi della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, di cui l’Inail è uno dei principali promotori sia tramite le proprie campagne informative, sia tramite le collaborazioni attivate con aziende, associazioni sindacali e datoriali finalizzate al conseguimento del risultato della riduzione degli infortuni.

1.3.2 L’andamento infortunistico per gestione contabile Inail e per settore economico La competenza dell’Inail si estende sugli eventi infortunistici avvenuti in pressoché ogni tipo di azienda e gli infortuni denunciati vengono gestiti suddividendoli per gestione contabile a seconda che siano avvenuti in aziende assicurate in forma ordinaria,3 in aziende agricole4 o in amministrazioni statali5.

La prima gestione, denominata “Gestione Industria e Servizi”, a causa della sua eterogeneità è naturalmente la più ampia e, come evidenziato dalla Tabella 2, comprende

3 Si tratta di tutte le attività dell’industria e del terziario, comprese quelle artigiane, per le quali l’azienda versa il premio assicurativo direttamente all’Inail in base alla tariffa dei premi periodicamente emanata con Decreto Ministeriale.

4 Si tratta dei coltivatori diretti, dei loro familiari coadiuvanti e dei dipendenti delle aziende agricole che sono assicurati attraverso una quota parte dei contributi versati all’Inps.

5 Si tratta delle amministrazioni dirette dello Stato (es. i Ministeri) che sono assicurate tramite la cosiddetta “gestione per conto dello Stato”. Questa non prevede il pagamento del premio assicurativo da parte dell’amministrazione, né l’erogazione di prestazioni economiche temporanee al pubblico dipendente infortunato, ma solo l’istruttoria amministrativa dei casi da parte dell’Inail, per la quale verrà riscosso un rimborso, volta ad individuare l’esistenza dei presupposti di legge per l’indennizzabilità del caso.

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poco meno del 90% degli infortuni denunciati e dei casi mortali ed è quella sulla quale si scaricano la quasi totalità delle variazioni rispetto all’anno precedente.

Le altre due, denominate “Gestione Agricoltura” e “Gestione per conto dello Stato” sono molto più omogenee al loro interno ed incidono sul fenomeno infortunistico rispettivamente per circa il 7% ed il 4%, anche se dagli infortuni agricoli provengono poco meno del 10%

dei casi mortali, a riprova della tradizionale maggior rischiosità delle attività agricole.

Tabella 2

Infortuni avvenuti in Piemonte nel triennio 2008 - 2010 per gestione assicurativa Inail denunciati all’Inail entro il 30/04/2011

Agricoltura Industria e Servizi

Dipendenti Conto Stato

TOTALE INFORTUNI DENUNCIATI Infortuni di cui

mortali Infortuni di cui

mortali Infortuni di cui

mortali Infortuni di cui mortali

2008 4.902 7 62.427 69 2.343 0 69.672 76

2009 5.067 10 54.768 46 2.426 0 62.261 56

2010 4.544 7 53.167 67 2.303 1 60.014 75

Disaggregando, nella Figura 2, le varie componenti della gestione “Industria e Servizi” per confrontarle con le altre, si osserva come la maggiore concentrazione degli eventi denunciati, circa il 42% del totale ed in costante crescita nel triennio 2008-2010, si registra nel settore dei servizi, mentre dalle attività industriali discendono con certezza circa il 30%

degli eventi denunciati, secondo un trend specularmente in calo nell’ultimo triennio.

A queste si aggiungono circa un 18% di eventi compresi nella gestione industria, ma registrati come “non determinati” perché corrispondono sia ad infortuni con prognosi inferiore a quattro giorni che non prevedono l’obbligo di denuncia e quindi l’identificazione della ditta, sia ad incidenti per i quali non sono stati riscontrati i presupposti di legge senza che sia stato possibile individuare la ditta (es. quelli respinti per mancanza della denuncia di infortunio), sia a casi in istruttoria per i quali non è ancora stato individuato il settore di appartenenza dell’azienda.

Questa distribuzione è coerente con quella della popolazione occupata che, secondo l’Istat, è concentrata prevalentemente nel settore terziario, il quale nel 2010 comprendeva più del 60% degli occupati piemontesi, con un divario progressivamente crescente rispetto agli occupati nel settore industriale, che nel medesimo anno superavano di poco il 30%

degli addetti.

All’interno delle attività terziarie il maggior numero di infortuni deriva da quelle commerciali, dalle quali deriva circa l’8% del totale degli infortuni denunciati, e da quelle di trasporto che provocano circa il 7% degli infortuni.

Fra le attività industriali prevalgono quelle manifatturiere legate all’industria pesante ed alla metalmeccanica, che determinano circa il 10% del totale degli infortuni, ed il settore edile, nel quale avvengono poco meno dell’8% degli infortuni, ma tendenzialmente più gravi rispetto alla media.

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Analizzando con i medesimi criteri, nella Figura 3, i soli infortuni mortali si nota come le proporzioni fra quelli avvenuti in ambito industriale e quelli avvenuti nel terziario si rovescino a causa della maggior rischiosità intrinseca delle attività manifatturiere. Queste ultime, infatti, determinano abbastanza stabilmente un’incidenza superiore alla metà del totale dei casi mortali denunciati (nel 2010 si tratta di 40 decessi su 75), con la sola eccezione del 2009 verosimilmente per effetto del contesto economico. Fra le attività manifatturiere spicca il dato del settore delle costruzioni nel quale è avvenuto il 28% di tutti i decessi sul lavoro registrati in Piemonte nel 2010, cioè 21 infortuni mortali su 75, che equivalgono a più della metà di tutti quelli registrati nell’industria.

Gli infortuni mortali avvenuti nel settore dei servizi nel 2010 sono stati 24, su 75 casi in totale, cioè il 32% del totale, con un trend nel triennio 2008-2010 costantemente decrescente e circa la metà di questi (11 casi) sono avvenuti nel solo settore dei trasporti.

Molto meno rilevante è, come prevedibile, l’incidenza dei casi mortali non determinati, circoscritti a quelli ancora in istruttoria (Cfr. anche nota 1).

Nel 2010, come negli anni scorsi, gli addetti al settore agricolo, che sono poco più del 4%

degli occupati secondo l’Istat, hanno subito circa l’8% degli infortuni denunciati, ed il 9%

circa di quelli mortali, a dimostrazione della perdurante pericolosità delle attività agricole.

Gli infortuni occorsi a dipendenti statali, invece, incidono stabilmente per una percentuale compresa fra il 3% ed il 4% nel triennio, mentre l’evento mortale fra queste attività è da considerarsi una rarità prevalentemente discendente da incidenti stradali in itinere6.

1.3.3 Le tipologie di rischio

Nel 2010 gli infortuni riconducibili ai rischi propri derivanti dalle attività lavorative degli infortunati sono stati 52.488 e superano l’87% del totale, mentre gli infortuni in itinere, riconducibili al solo rischio extralavorativo di incidente stradale nel percorso casa-lavoro e viceversa, sono stati 7.526, cioè poco più del 12% del totale, secondo un’incidenza abbastanza stabile nel corso degli anni.

Diverso è, invece, il peso dei casi mortali che per quanto riguarda quelli in itinere aumenta di circa dieci punti percentuali rispetto al totale dei casi denunciati, salendo a poco più del

6 Le attività svolte dai dipendenti pubblici assicurati all’Inail nella forma della gestione per conto dello Stato sono di tipo prevalentemente amministrativo perché esulano dall’assicurazione Inail sia i militari, sia i Vigili del Fuoco, i cui rischi specifici sono ragionevolmente molto più elevati.

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22% (17 casi su 75), mentre i decessi imputabili a rischi propri dell’attività lavorativa (58 casi su 75) scendono di conseguenza intorno al 77%.

Di particolare interesse è l’analisi, rappresentata nelle Figure 4 e 5, del peso che, tra i rischi propri delle attività lavorative, assumono gli infortuni, soprattutto se con esito mortale, riconducibili ad incidenti stradali occorsi a lavoratori intenti alle proprie mansioni.

Questi eventi, talvolta impropriamente sommati agli infortuni in itinere, rappresentano solo il 7% circa di tutti gli infortuni denunciati, ma ben il 37% di tutti i casi mortali, percentuale quasi equivalente ai decessi avvenuti negli ambienti ordinari di lavoro (fabbrica, officina, magazzino, cantiere, ecc.).

Il rischio strada agisce, quindi, come moltiplicatore della gravità degli incidenti occorsi ai lavoratori che vi sono abitualmente esposti, determinando un’incidenza di casi con esito mortale nettamente superiore rispetto a quella del complesso degli infortuni occorsi a questi soggetti.

Un andamento molto simile, che vede l’incidenza dei casi mortali superare quella degli infortuni complessivamente denunciati, si registra anche per gli infortuni in itinere, ma i dati relativi agli incidenti stradali in occasione di lavoro hanno in aggiunta un’intrinseca valenza prevenzionale in quanto indicano con precisione gli effetti del rischio aggiuntivo dovuto alla strada quando viene necessariamente affrontato per ragioni lavorative.

1.3.4 Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri

Gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri, sin da quando vengono monitorati dall’inizio del decennio, hanno sempre avuto un andamento in controtendenza che li vedeva crescere, fino a superare gli 11.000 casi nel 2008, anche in presenza di un trend infortunistico complessivo costantemente decrescente.

Nel 2009 gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri erano drasticamente diminuiti, attestandosi poco al di sotto dei 9.000 casi, secondo un andamento facilmente imputabile agli effetti occupazionali sulla manodopera straniera dell’avversa congiuntura economica.

Nel 2010 gli infortuni occorsi ai lavoratori stranieri sono stati poco più di 9.000, ma hanno ripreso il loro andamento in controtendenza, aumentando di circa lo 0,2% rispetto all’anno

Circolazione Stradale in occasione di

lavoro

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precedente pur in presenza di un calo complessivo degli infortuni denunciati superiore al 3,5%

Al di là del semplice dato quantitativo, l’aspetto di maggiore interesse del fenomeno infortunistico degli stranieri è dato dall’incidenza degli infortuni che li hanno colpiti rispetto al totale di quelli denunciati, analizzata nella Figura 6. Dopo la flessione registrata nel 2009, questa è infatti è ritornata, seppur di pochissimo, al di sopra del 15%, cioè su livelli quasi equivalenti a quelli registrati nel 2008, quando si sfiorò il 16%, cioè il massimo valore registrato nell’ultimo decennio.

Per quanto riguarda i casi mortali, invece, i decessi di lavoratori stranieri nel 2010 sono stati 17 su un totale di 75, cioè poco meno del 23%, il che rappresenta la percentuale più alta degli ultimi anni. Anche in questo caso l’analisi del triennio mostra un drastico calo nell’anno 2009, cui ha fatto seguito un immediato e più che proporzionale ritorno alla tendenza di medio-lungo periodo.

La manodopera straniera, che rappresenta circa il 10% del totale degli addetti, viene quindi colpita dal 15% degli infortuni e da circa il 23% di quelli con esito mortale e questo confronto sembra confermare piuttosto chiaramente come gli stranieri siano tuttora impiegati in attività e lavorazioni tendenzialmente più pericolose rispetto ai colleghi italiani (come ad esempio l’edilizia).

Dal punto di vista della provenienza del lavoratore, il 2010 si inserisce nella distribuzione già osservata negli anni scorsi che, con minime differenze fra i singoli anni, vede gli infortuni occorsi a lavoratori stranieri concentrati per circa la metà del totale sulle nazionalità romena, albanese e marocchina, come illustrato nelle Figure 7 e 8, che mostrano anche come la distribuzione fra le diverse appartenenze nazionali non muti, se non nell’ampiezza dell’incidenza di queste tre nazionalità, a seconda che si tratti del complesso degli infortuni denunciati dagli stranieri o dei soli casi mortali.

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1.3.5 L’esito degli infortuni

Nel corso del triennio 2008-2010 in media il 68% dei casi denunciati è stato indennizzato e questa percentuale trova riscontro anche nei dati del 2010, quando, come illustrato dalla Figura 9, i casi indennizzati sono stati poco più di 40.000, mentre quelli a vario titolo non indennizzati si sono fermati poco al di sotto delle 20.000 unità.

Quasi la metà dei casi non indennizzati (circa il 15% del totale di quelli denunciati) è rappresentato dalle cosiddette “franchigie”, cioè gli infortuni con prognosi inferiore ai quattro giorni, che non obbligano il datore di lavoro a denunciare l’infortunio, ma che vengono normalmente segnalati all’Istituto dalle strutture sanitarie territoriali.

I restanti casi sono, invece, quelli respinti, per i quali non sono stati riconosciuti i presupposti previsti dalla legge per poterli considerare come infortuni sul lavoro e le relative assenze dal lavoro verranno trattate alla stregua di malattie comuni con tanto di trasmissione della pratica all’Inps ove questi sia competente, e quelli ancora in istruttoria7 alla data di aggiornamento della Banca Dati Inail.

Nel 2010 la maggioranza assoluta degli infortuni indennizzati, cioè poco più di 38.000 casi, pari al 64% circa di quelli denunciati, si è conclusa con un semplice periodo di assenza dal lavoro dell’infortunato.

Poco meno di 1.800 casi, circa il 3,5% degli infortuni denunciati, oltre all’assenza dal lavoro, hanno causato al lavoratore anche delle invalidità permanenti valutate in misura superiore al 5%, mentre 74 dei 75 casi mortali denunciati sono stati indennizzati, essendo uno di questi, alla data del 30/04/2011, ancora in istruttoria8.

7 I casi in istruttoria alla data di aggiornamento della banca dati, cioè al 30 aprile dell’anno successivo a quello in esame, sono normalmente quelli più complessi e dalle conseguenze potenzialmente più gravi che necessitano di accertamenti ed istruttorie più approfonditi e, quindi, più lunghi. Nell’ambito dell’andamento triennale si osserva che risalendo verso l’inizio del periodo di osservazione, la loro incidenza è progressivamente decrescente, fino ad essere pressoché nulla per il primo anno.

Per effetto dei casi ancora in istruttoria, i dati relativi agli infortuni indennizzati, soprattutto quelli dagli esiti più gravi, sono destinati a variare, seppur non drasticamente, nel corso di tutto l’anno successivo.

8 Vedi nota 6

(21)

1.3.6 La distribuzione di genere degli infortuni

Nel 2010 le lavoratrici piemontesi sono state colpite da 21.264 infortuni, con un calo rispetto all’anno precedente di circa il 2,7% inferiore, quindi, a quello del 3,6% registrato dal complesso dei casi denunciati all’Inail.

Gli infortuni delle lavoratrici, oltre a diminuire leggermente meno rispetto a quelli occorsi ai lavoratori di sesso maschile, nel triennio 2008-2010 rappresentano, come riportato dalla Tabella 3, una quota stabilmente superiore al 30% caratterizzata da una tendenza crescente che nel 2010 si attesta quasi al 35,5%.

Nel medesimo intervallo di tempo, come illustrato dalla Figura 10 che riporta i dati Istat relativi alla popolazione femminile occupata, le lavoratrici hanno costantemente rappresentato più del 43% degli occupati piemontesi toccando, anche in questo caso, la massima incidenza nel 2010.

Tabella 3

Infortuni denunciati dalle lavoratrici in Piemonte nel triennio 2008-2010 e denunciati all’Inail entro il 30/04/2010

Maschi Femmine

Incidenza femminile sul totale

casi denunciati

2008 47.249 22.423 32,18%

2009 40.405 21.856 35,10%

2010 38.750 21.264 35,43%

Dall’incrocio dei dati Istat sulla popolazione e di quelli infortunistici dell’Inail emerge, quindi, che le donne, pur rappresentando la maggioranza assoluta della popolazione nel triennio di osservazione (circa il 51% per tutto il periodo), costituiscono solamente il 43,5%

degli occupati ed il 35,5% degli infortunati.

Pur non disponendo dei dati necessari per la creazione di un vero e proprio indice di frequenza infortunistica9, appare evidente come le lavoratrici siano tendenzialmente meno esposte al fenomeno infortunistico rispetto ai lavoratori i quali, pur rappresentando poco più del 56% degli occupati, sono colpiti dal 65% circa degli infortuni.

Questa circostanza viene normalmente spiegata attraverso la maggiore concentrazione della manodopera femminile nei settori di produzione di servizi, quindi a minor rischio infortunistico, e l’analisi del peso percentuale che le lavoratrici assumono nei vari settori economici a seconda che si osservino i dati occupazionali dell’Istat o quelli infortunistici dell’Inail riportata nelle Figure 11 e 12 sembra confermarla.

Nel triennio, infatti, una percentuale stabilmente superiore alla metà delle lavoratrici era occupata nel settore terziario al quale sono imputabili analoghe percentuali di incidenza infortunistica femminile sul totale dei casi denunciati10.

I dati più interessanti, però, provengono dai settori a bassa intensità di occupazione femminile e, cioè, da quello agricolo e da quello industriale che presentano entrambi

9 Vedi infra.

10 Per quanto riguarda il settore Servizi, ai dati infortunistici direttamente riconducibili al terziario vanno aggiunti quelli relativi alla gestione particolare dei dipendenti statali, che evidenziano un’incidenza femminile tra gli infortunati decisamente superiore alla media, e parte di quelli indeterminati, per le ragioni esposte in precedenza.

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percentuali di incidenza infortunistica femminile nettamente inferiori rispetto al peso delle lavoratrici sul totale degli occupati nei rispettivi settori.

Anche questi dati sono sicuramente influenzati dalla diretta correlazione esistente tra la tendenziale minore gravità degli infortuni riconosciuti alle lavoratrici e la concentrazione delle stesse in attività riconducibili al settore terziario, ma non si può escludere a priori che La semplice evidenza che le lavoratrici infortunate nell’industria o nell’agricoltura siano percentualmente inferiori al loro peso fra gli occupati nei medesimi settori non può, però, automaticamente indicare che le donne, anche se occupate in settori a maggior rischio infortunistico, mostrano una maggior attenzione all’incolumità personale rispetto ai colleghi maschi in quanto, anche in questi settori, molte lavoratrici potrebbero essere comunque addette ad attività di tipo amministrativo (circostanza ovviamente più probabile nel settore industriale che in quello agricolo).

L’analisi dell’esito degli infortuni indennizzati dall’Inail presente nella Figura 13 indica che le lavoratrici rappresentano poco meno del 35% dei casi che si sono conclusi con un’assenza dal lavoro indennizzata dall’Inail, ma senza danni permanenti, con una percentuale sostanzialmente analoga all’incidenza femminile fra tutti i casi denunciati.

Al crescere della gravità delle conseguenze dell’infortunio, si osserva, però, il costante calo del peso di quelli occorsi alle lavoratrici, che scendono a poco meno del 23% degli infortuni che hanno determinato danni permanenti indennizzabili ed a meno del 10% dei casi mortali indennizzati.

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in parte dipendano anche da una contemporanea maggiore attenzione femminile ai temi della sicurezza sul lavoro e dell’incolumità personale.

1.3.7 Gli indici di frequenza infortunistica

Se il valore assoluto degli infortuni è di particolare importanza per la collocazione del fenomeno nel contesto economico e sociale, dal punto di vista prevenzionale assume particolare importanza il valore del c.d. “indice di frequenza infortunistica” che è un valore numerico indicante il numero di infortuni indennizzati per ogni 1.000 addetti ottenuto rapportando gli infortuni indennizzati della gestione assicurativa “Industria e servizi”, ad eccezione di quelli in itinere per i quali non sono ipotizzabili interventi prevenzionali da parte dei datori di lavoro, al numero dei lavoratori assicurati direttamente all’Istituto.

Il calcolo degli indici di frequenza non riguarda un singolo anno, ma, per ragioni di attendibilità statistica, riguarda un periodo triennale. Dato, però, che il termine prescrizionale per la denuncia dell’infortunio è anch’esso triennale, e che, come si è visto, i valori degli ultimi anni potrebbero essere limitatamente condizionati dai casi ancora in istruttoria, ad oggi sono disponibili gli indici di frequenza relativi al periodo 2006-2008 che, ripartiti per le diverse conseguenze che può assumere un infortunio indennizzato, sono riassunti nella Tabella 4.

Tabella 4

Frequenze relative di infortunio per 1.000 addetti e per conseguenza nel triennio 2006/2008 Inabilità

temporanea

Inabilità

permanente morte TOTALE PIEMONTE

di cui

22,32 1,29 0,06 23,66

Dipendenti aziende NON artigiane 22,45 1,03 0,05 23,53

Dipendenti aziende artigiane 39,95 3,17 0,14 43,26

Lavoratori Autonomi Artigiani 14,64 1,81 0,06 16,51

I dati disponibili indicano, quindi, che nel triennio considerato in Piemonte sono stati indennizzati poco meno di 24 infortuni ogni 1.000 addetti, dei quali circa 1,3 hanno determinato anche un’invalidità permanente, mentre 0,06 hanno avuto esito mortale.

Disaggregando i dati fra aziende artigiane e non artigiane, si osserva che gli indici di frequenza registrati fra i dipendenti delle aziende non artigiane sono all’incirca coincidenti con il dato medio piemontese.

Gli indici dei dipendenti delle aziende artigiane, invece, raggiungono una frequenza complessiva all’incirca doppia rispetto alla media regionale, che diventa tripla nel caso di eventi con invalidità permanenti o con esiti mortali.

Molto al di sotto della media regionale sono i dati relativi ai lavoratori autonomi artigiani, ma la differenza riguarda quasi interamente i casi meno gravi, cioè con sole conseguenze temporanee, mentre per quelli più gravi le frequenze sono simili alla media regionale. Dato che, in ambito artigiano, il rischio professionale affrontato dal lavoratore autonomo non è particolarmente differente da quello affrontato dal lavoratore dipendente, è verosimile che la netta differenza rispetto all’indice di frequenza regionale sia riconducibile ad una maggior ritrosia dei lavoratori autonomi ad avviare le procedure di infortunio nei casi di

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minore gravità, atteggiamento che, fortunatamente, viene meno al crescere delle conseguenze dell’infortunio.

Per quanto riguarda il confronto fra dipendenti delle aziende artigiane e non artigiane, i dati non sorprendono in quanto sembrano confermare che l’incidenza infortunistica tende ad essere più elevata tanto più piccole, come spesso avviene nel settore artigiano, sono le dimensioni aziendali.

Nei settori non artigiani, però, le dimensioni aziendali hanno un impatto differente sulle frequenze infortunistiche, come mostrato dalla Tabella 5 che confronta i dati relativi alle aziende artigiane e non artigiane al di sotto dei 15 dipendenti. Questa differenza è in buona parte spiegabile con il maggior peso, rispetto all’artigianato, delle attività terziarie che espongono gli addetti a rischi professionali tendenzialmente di minore entità con l’effetto di “calmierare” l’indice di frequenza infortunistica.

Fra i singoli settori i dati del triennio 2006/2008 non riservano particolari sorprese e rivelano, fra i principali, indici di frequenza superiori alla media regionale in tutta l’industria manifatturiera (quindi non solo in quella legata alla metalmeccanica) nel settore dei trasporti, in quello delle costruzioni ed in alcune attività di pubblico servizio come, ad esempio, la sanità, dove, però, la maggior frequenza infortunistica è imputabile ai casi di minore entità dato che le frequenze dei casi con esiti permanenti e degli infortuni mortali sono nettamente inferiori alla media.

Tabella 5

Frequenze relative di infortunio per 1.000 addetti e per dimensione aziendale compresa fra 1 e 15 dipendenti nel triennio 2006/2008

Inabilità temporanea

Inabilità

permanente morte TOTALE

Aziende artigiane da 1 a 15 dipendenti 40,23 3,14 0,15 43,52

Aziende NON artigiane da 1 a 15

dipendenti 15,5 1,02 0,06 16,58

1.3.8 Il territorio

La distribuzione del fenomeno infortunistico fra le province piemontesi illustrato per l’anno 2010 dalla Figura 14, è un dato abbastanza costante negli anni e vede prevalere quella di Torino dove sono concentrati il 50% degli occupati piemontesi e nella quale, nell’anno in oggetto, sono avvenuti poco più del 48% di tutti gli infortuni denunciati in regione.

Fra le altre province, solo quelle di Cuneo, che raggiunge il 17% circa, e di Alessandria, che si attesta intorno all’11%, superano il 10% degli eventi denunciati, mentre tutte le altre sono decisamente al di sotto di questo livello.

Leggermente meno concentrata è la distribuzione dei casi mortali che, nel 2010, sono distribuiti per circa metà del totale degli eventi denunciati (37 su 75) nelle province di Cuneo e Torino, mentre, fra le altre, solo quelle di Alessandria e di Vercelli superano il 10%.

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Figura 14

Distribuzione territoriale nella regione Piemonte degli infortuni e dei casi mortali denunciati all’Inail a tutto il 30/04/2011

Come rilevato anche negli anni precedenti, le province di Asti, Cuneo, Vercelli e, in parte, Alessandria hanno una maggiore vocazione agricola, che si riflette anche sull’andamento infortunistico, dato che mostrano una maggiore incidenza degli eventi agricoli rispetto alla media regionale, mentre le attività terziarie sono diffuse abbastanza uniformemente su tutto il territorio regionale, con una concentrazione leggermente maggiore in provincia di Torino.

1.3.9 Le Malattie Professionali

Le malattie professionali denunciate nel 2010 sono state poco più di 2.000, in linea con l’andamento dell’ultimo triennio.

Anche nel 2010, come illustrato nella Tabella 6, si è assistito ad un incremento delle malattie denunciate in ambito agricolo verosimilmente legato all’adozione delle nuove tabelle delle malattie professionali, mentre quelle derivanti dalla gestione Inail relativa alle attività industriali ed ai servizi, sono calate abbastanza sensibilmente.

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Tabella 6

Malattie Professionali denunciate in Piemonte nel periodo 2008 - 2010 e denunciate all'Inail a tutto il 30/04/2011

Agricoltura Industria e servizi Dipendenti c/ Stato Totale

2008 120 1.953 8 2.081

2009 207 1.916 15 2.138

2010 237 1.765 11 2.013

In ambito agricolo, come registrato già nel corso dell’anno precedente, le malattie maggiormente denunciate sono quelle di origine osteoarticolare e quelle muscolo- tendinee, che rappresentano quasi il 90% del totale.

Fra le attività industriali e terziarie il panorama delle malattie denunciate è, invece, più variegato. Sebbene anche in questi ambiti le patologie più denunciate (circa il 40% del totale) siano quelle osteoarticolari e muscolo-tendinee, raggiungono incidenze ragguardevoli anche le sordità, che superano il 23% del totale, le malattie dovute all’amianto, cioè asbestosi e mesoteliomi che sono circa il 10% di tutte le malattie professionali denunciate, ed i tumori professionali, che sono circa il 10,5% delle patologie segnalate all’Inail.

Le malattie professionali sono soggette ad un iter istruttorio tendenzialmente più lungo e complesso rispetto a quello degli infortuni, data la necessità di individuare, nel corso della vita professionale del lavoratore, un’esposizione sufficientemente prolungata ai fattori di rischio che possono averle determinate.

In molti casi l’istruttoria effettuata non permette di accertare questo presupposto indispensabile e la denuncia di malattia professionale viene respinta con maggior frequenza rispetto a quanto avviene per gli infortuni, mentre in molti casi, come indicato nella Figura 15, la malattia, anche se ne è stata riconosciuta l’origine professionale, non può essere indennizzata in quanto le sue conseguenze non superano il grado minimo indennizzabile di invalidità permanente.

Per l’effetto di queste circostanze, le malattie professionali riconosciute effettivamente come tali nel corso dell’ultimo triennio sono circa il 40% del totale, ma solo una percentuale oscillante tra il 22 ed il 23% ha raggiunto conseguenze permanenti indennizzabili.

Ferme restando le valutazioni sui casi ancora in istruttoria già effettuate in relazione all’esito degli infortuni ed i cui effetti sono perfettamente individuabili nel grafico, il restante 60% circa delle malattie denunciate è risultato non indennizzabile, con un’incidenza praticamente doppia rispetto a quanto osservato per gli infortuni.

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1.3.10 Le prime indicazioni relative al 2011

Istruttoria

Alla fine del mese di settembre il Presidente dell’Inail ha presentato alcuni dati relativi all’andamento infortunistico nazionale nel primo semestre del 2011.

In base a queste prime rilevazioni statistiche, a livello nazionale, gli infortuni denunciati sono in calo di circa il 4%, mentre i casi mortali si mantengono sostanzialmente stabili rispetto all’anno precedente evidenziando un calo inferiore al punto percentuale.

I dati nazionali relativi al primo semestre, se confermati anche su base annua, sembrano, quindi inserirsi nella tendenza decrescente di lungo periodo evidenziata anche in Piemonte nel corso del decennio appena concluso.

Questo andamento semestrale, trasferito nella realtà piemontese, se confermato su base annua dovrebbe ridurre nel 2011 i casi denunciati al di sotto dei sessantamila registrati nel 2010, mentre quelli mortali dovrebbero mantenersi al di sopra delle settanta unità.

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1.4 Interventi di reinserimento sociale in favore delle persone con disabilità da lavoro

Davide Damosso, Responsabile processo reinserimento sociale e lavorativo INAIL Piemonte

La centralità della persona è il valore a cui si ispira la mission dell’INAIL, che si realizza rendendo possibile la massima autonomia ai lavoratori disabili, attraverso un complesso percorso di “presa in carico” della persona infortunata che, dopo l'infortunio, trova nell’INAIL l’Istituzione che lo aiuta “a tornare a casa”.

Le attività di tutela sono poste in essere dall’Istituto sin dal momento immediatamente successivo all’evento e sono attuate secondo una logica multidisciplinare e una modalità di approccio globale alla disabilità, finalizzate al recupero dell’autonomia e a favorire il reinserimento sociale e lavorativo, attraverso la predisposizione e l’attuazione di progetti riabilitativi individualizzati.

L’articolo 24 del decreto legislativo n. 38/2000 ha attribuito all’INAIL il ruolo di facilitatore dei meccanismi di reinserimento lavorativo dei disabili da lavoro. La particolare complessità delle problematiche che investono le persone che hanno subito una disabilità da lavoro, impone la necessità di un approccio partecipativo, con il pieno coinvolgimento di tutti gli altri Organismi preposti al “collocamento mirato”, attraverso la creazione di una rete dei servizi per la disabilità.

L’INAIL Piemonte, nel corso dell’ultimo decennio, ha interpretato da protagonista questo ruolo, promuovendo politiche sociali innovative e realizzando progetti di “presa in carico”

che per la loro originalità e per gli apprezzamenti ricevuti dagli interessati e dai loro familiari, si sono imposti come buone pratiche e sono stati presi come riferimento da applicarsi anche ad altre regioni italiane.

Sinergie in vigore con gli Enti del territorio

Il 2010 è stato l’anno che ha visto il consolidamento in Piemonte della la rete dei servizi per la disabilità. In continuità con le iniziative degli anni precedenti, che avevano già visto la firma di importanti accordi di collaborazione con l’Azienda Ospedaliera CTO, la Fondazione ASPHI e con il CIP, sono stati stipulati nuovi accordi con Istituzioni pubbliche ed organismi privati, finalizzati a favorire sia il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro, ai sensi della L. 68/1999 sul collocamento mirato, sia il reinserimento sociale, attraverso la definizione e la realizzazione di attività e servizi integrati tesi a favorire la riabilitazione, il recupero dell’autonomia e l’integrazione sociale. Al riguardo, un particolare significato assume il protocollo siglato nel mese di giugno del 2010 con la Provincia di Torino, finalizzato a favorire lo scambio di dati ed informazioni per la valutazione delle abilità residue delle persone disabili e facilitare così il percorso di reinserimento lavorativo, mentre altri due accordi riguardano altrettante convenzioni stipulate, sempre nel corso del 2010, con l’ANMIL del Piemonte e con la Fondazione Don Carlo Gnocchi. L’accordo con l’ANMIL, mira ad assicurare, attraverso una fattiva collaborazione operativa tra i due Enti, la tutela delle persone disabili, fornendo loro informazioni utili sulle prestazioni spettanti ai fini previdenziali ed assistenziali e sulle diverse opportunità offerte dalle varie disposizioni normative per quanto concerne l’accesso ai servizi e l’abbattimento delle barriere architettoniche. La convenzione con la Fondazione Don Gnocchi, invece, è finalizzata alla realizzazione di interventi riabilitativi integrati per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone con disabilità da lavoro.

Interventi riabilitativi

I disabili del lavoro presi in carico, sono stati altresì destinatari della fornitura di dispositivi tecnici, quali protesi, ortesi e carrozzine.

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Patrocini della Direzione Regionale Piemonte per eventi sportivi CIP - anno 2010

Società CIP Tipo di evento Disciplina Luogo Data evento Contributo

concesso Freewhite di

Sestriere Coppa del Mondo Sci Alpino Sestriere (TO) dal 18 al 24 gennaio 2010 € 4.500,00 Passo di Cuneo Torneo Internazionale Tennis in

carrozzina Cuneo dal 19 al 23 marzo 2010 € 2.500,00 ASHD di

Novara Campionati Italiani Nuoto Novara dal 25 al 27 maggio 2010 € 3.000,00 LeAli di

Alessandria Torneo Nazionale Tennis in

carrozzina Alessandria dal 30 giugno al 7 luglio 2010 € 2.000,00

Totale € 12.000,00

Per questi interventi, sono stati spesi complessivamente dalle Sedi INAIL del Piemonte 5.283.602,37 €, di cui 3.958.616,88 € per prodotti erogati tramite le ditte private sul territorio, e 1.324.985,49 € in autoconsumo, tramite il Centro Protesi di Vigorso di Budrio, struttura tecnica di eccellenza dell’INAIL.

La spesa evidenziata è comprensiva di 431.661,62 €, finalizzata a finanziamenti per la realizzazione di interventi per l’abbattimento delle barriere architettoniche a domicilio, ai sensi della L.13/89, e per l’erogazione di dispositivi informatici.

Interventi di reinserimento sociale

L’attuazione dei servizi e interventi promossi nel 2010 per favorire il reinserimento sociale è stata resa possibile anche grazie alle sinergie promosse con gli altri Enti e Istituzioni del territorio. In particolare, si segnalano gli interventi sinergici attuati con l’Azienda Ospedaliera CTO, per favorire il ritorno a domicilio ed il recupero dell’autonomia degli infortunati ricoverati o degenti nell’Unità Spinale del CTO, nonché i progetti di orientamento e di alfabetizzazione informatica predisposti con la Fondazione Don Gnocchi. Significativi sono stati altresì gli interventi integrati con i Centri per l’impiego della Provincia di Torino per favorire il reinserimento lavorativo delle persone con disabilità da lavoro aventi diritto al collocamento mirato, ai sensi della L. 68/1999.

In sintesi, nell’anno 2010, 152 persone disabili sono state prese in carico dalle équipe multidisciplinari di I livello delle Sedi territoriali dell’INAIL Piemonte, per queste persone, sono stati predisposti 70 progetti riabilitativi individualizzati ed altrettanti interventi di reinserimento sociale e lavorativo.

La convenzione quadro nazionale siglata dall’INAIL con il CIP (Comitato Italiano Paralimpico), è stata la base che ha consentito anche in Piemonte di stipulare, nel 2009, un analogo accordo con il CIP regionale finalizzato a garantire ai disabili assistiti dall’INAIL ulteriori servizi e prestazioni per facilitare il loro reinserimento sociale, attraverso l’esercizio della pratica sportiva.

L’accordo regionale prevede la facilitazione dei disabili ad accedere agli impianti sportivi con interventi diversificati, distinguendo i soggetti che per la prima volta si accostano alla pratica di una disciplina sportiva, da quelli che invece praticano l’attività agonistica. Per i neofiti, il percorso di recupero prevede, dopo la fase della valutazione delle abilità residue, l’orientamento e la scelta della disciplina sportiva più adatta e l’eventuale fornitura degli ausili sportivi e delle protesi più idonee per l’esercizio dell’attività. Ad oggi, sono 62 le persone disabili che in Piemonte, grazie a tali accordi, praticano discipline sportive sia a livello amatoriale che agonistico.

L’accordo con il CIP Piemonte ha anche l’ulteriore finalità di promuovere, attraverso il sostegno finanziario dell’INAIL, la partecipazione dei disabili assistiti dall’INAIL, ad eventi sportivi (tornei, gare, campionati), organizzati sotto l’egida del Comitato Parolimpico da società sportive affiliate, operanti sul nostro territorio. Nel 2010 sono state finanziate dalla Direzione Regionale INAIL del Piemonte attività per un ammontare complessivo di 12.000,00 €.

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Seconda parte

L’attività di prevenzione sul territorio

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