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Comare Formichella e altre favole salentine di Xander Ares

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Academic year: 2022

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Comare Formichella

e altre favole salentine

di

Xander Ares

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Dedicato alla memoria

di mia nonna Pippi che

da bambino raccontava a

me i miei cugini la favola

di Cumare Furmiculicchia

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La somma delli cunti

 Comare Formichella

 Giannino e l'angelo

 I tre pesciolini

 Il lupo nero

 Le tre capre

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Comare Formichella

C'era una volta una devota formichella che ogni domenica andava a sentire messa. Una domenica mentre usciva dalla chiesa trovò un soldo è pensò: - Che mi compro con

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questa moneta? Mi compro una noce? No! Ha il guscio e se mi resta in gola e mi fa soffocare. Mi compro una ciliegia? No! Ha il seme grosso, se mi resta in gola e mi fa soffocare. Mi compro un nastro

colorato, mi lego i capelli, m'affaccio alla finestra e cerco marito. -

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Così pensò e così fece, e mentre stava affacciata alla finestra passò Compare Asino.

- Comare Formichella che fai alla finestrella? -

- Mi voglio maritare! - - Per caso vuoi me? -

- E tu come fai di notte? -

- Iiihooo...Iiihooo...Iiihooo! -

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- Che suono brutto! Io mi spavento, non ti voglio. -

Di li a poco passò Compare Cane.

- Comare Formichella che fai alla finestrella? -

- Mi voglio maritare! - - Per caso vuoi me? -

- E tu come fai di notte? - - Bauh ... bauh ... bauh! -

- Che suono brutto! Io mi spavento, non ti

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voglio. -

Passò qualche minuto e di un Compare Micio:

- Comare Formichella che fai alla finestrella? -

- Mi voglio maritare! - - Per caso vuoi me? -

- E tu come fai di notte? -

- Miaooo ... miaooo ... miaooo! -

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- Che suono brutto! Io mi spavento, non ti voglio. -

Passò Compare Sorcetto:

- Comare Formichella che fai alla finestrella? -

- Mi voglio maritare! - - Per caso vuoi me? -

- E tu come fai di notte? -

- Zìuzìu ... zìuzìu ... zìuzìu! -

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- Come sei carino, si voglio te. - Così pensò e così fece e si sposarono.

Gli sposi erano felici e contenti. La domenica Comare Formichella andando in chiesa disse a Compare Sorcetto: - Stai tranquillo che ho cucinato, ora che torno mangiamo. -

Rimasto solo Compare Sorcetto sentì un profumino che veniva dalla cucina, così un

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po' per fame, un po' per golosità, si arrampicò sulla pentola, cadde dentro e morì.

Quando la formichella tornò a casa si accorse che Compare Sorcetto non c'era e pensò che fosse uscito.

L'aspettò per un po e poi pensò: - Beh! Io mangio. Quando tornerà a casa mangerà

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anche lui. -

Mentre apparecchiava, vide Compare

Sorcetto morto nella pentola e si mise a piangere e disperasi - Sorcetto, Sorcetto mio, sei morto cucinato! Mi hai lasciata vedova per la golosità della pentola! - Comare Formichella pianse così tanto il marito che alla fine lo raggiunse in paradiso.

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Giannino e l'angelo

C'era una volta un vecchio che si chiamava Giannino e che credeva quando la gente muore aveva bisogno di soldi per andare in paradiso.

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Un sera, Giannino si era vantato con gli amici di avere un baule pieno di soldi e che era pronto per andare in paradiso, non sapendo che dei ladri l'avevano sentito.

Quella sera, quando tornò a casa sentì una voce che veniva dal camino e diceva -

Giannino, Giannino, Giannino, vieni che ti vuole Gesù, ma manda prima il baule avanti e poi vieni tu! -

E d'un tratto il vecchio Giannino vide calare giù dal camino una corda, pensando che fosse la voce di una angelo subito legò la corda al pesante baule pronto ad andare in paradiso. Il baule prese a

salire in un lampo, ma la corda non scese più giù, lasciando a terra Giannino e l'angelo non si sentì più.

Dopo un po di tempo, Giannino riuscì a riempire un altro baule pieno di soldi e se ne vantò di nuovo con gli amici.

Quella sera sentì di nuovo una voce che

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diceva - Giannino, Giannino, Giannino, vieni che ti vuole Gesù, ma manda prima il baule avanti e poi vieni tu! -

E Giannino disse - Ah angeli del cielo, dite a Gesù, che se m'avete presso per fesso una volta, mo non mi pigliate più. - I ladri scapparono e non tornarono più.

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I tre pesciolini

C'era una volta una donna che voleva fare per cena del brodo con del pesce fresco, ma non aveva il pesce e così mandò suo

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figlio al mare per pescarlo.

Il ragazzo andò obbediente e si mise a pescare, quando d'un tratto prese un pesciolino piccolo piccolo.

Il pesce per non finire in padella disse al ragazzo: - Ancora sono troppo piccolo per riuscire a fare il brodo da me;

lasciami in mare ancora per qualche giorno così diverrò grande abbastanza. -

Il ragazzo senza pensarci rigettò il pesciolino in mare e gli chiese: - Dimmi come ti chiami pesciolino, così tra tre giorni io ti chiamerò. -

E il pesciolino rispose: - Senso è il mio nome. -

Il ragazzo si rimise a pescare e dopo ecco che un altro pesciolino poco più grande del primo abboccò.

Il secondo pesce disse al ragazzo: - Sono troppo piccolo per te, tolte le squame non avresti di che fare il brodo; lasciami in

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mare ancora per qualche giorno così diverrò grande abbastanza. -

Il ragazzo senza pensarci rigettò anche il secondo pesciolino in mare e gli chiese: - Dimmi come ti chiami pesciolino, così tra tre giorni io ti chiamerò. -

E il pesciolino rispose: - Giudizio è il mio nome. -

Il ragazzo ancora una volta si rimise a pescare sperando di catturare un pesce più grosso, ma ancora una volta prese un

pesciolino piccolo piccolo.

Il terzo pesce aveva sentito gli altri due prima e allora disse - Piccolino piccolino come sono con me faresti un brodo simile ad acqua; lasciami in mare ancora per qualche giorno così diverrò grande abbastanza. -

Il ragazzo senza pensarci rigettò anche il terzo pesciolino in mare e gli chiese: - Dimmi come ti chiami pesciolino, così tra

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tre giorni io ti chiamerò. -

E il pesciolino rispose: - Sale è il mio nome. -

Dopo di ciò il giovanotto tornò a casa e raccontò a sua madre cosa era capitato con i tre pesci.

La donna arrabbiata gli disse che si era fatto prendere in giro e per pensare alle promesse di tre pesci quella sera erano rimasti senza pesce e senza brodo.

Tre giorni dopo il ragazzo tornò al mare per chiamare i tre pesci pensando che oramai dovevano essere diventati belli grossi e che avrebbero mantenuto la promessa.

Chiamo il primo pesce - Senso, Senso dove sei? -

E la voce del pesciolino rispose da lontano - Se senso avessi avuto non mi avresti rigettato in mare! -

Il ragazzo si sentì tradito e pensò che

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sicuramente il secondo pesce avrebbe

mantenuto la promessa e chiamo - Giudizio, Giudizio dove sei? -

E la voce del secondo pesciolino rispose da lontano - Se giudizio avessi avuto non mi avresti rigettato in mare! -

Il ragazzo allora pensò che anche se il primo e il secondo pesce l'avevano

buggerato il terzo avrebbe mantenuto la promessa e chiamo - Sale, Sale dove sei? - E la voce del terzo pesciolino rispose da lontano - Se sale in testa avessi avuto non mi avresti rigettato in mare! -

E tutti e tre i pesci se ne andarono ridendo.

Tornato a casa il giovanotto raccontò

tutta alla madre per spiegargli perché era tornato a mani vuote e le donne gli

rispose: - L'altro giorno ti avevo detto che non ti potevi fidare, non mi voluto dare retta e anche oggi siamo rimasti

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senza pesce e stasera mangeremo taralli e pomodoro. -

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Il lupo nero

C'erano una volta un re e una regina, nonostante essi avessero un regno

bellissimo e prospero erano molto tristi

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perché non avevano figli. Un giorno però si presentò davanti al re un vecchio che gli disse: - Vostra maestà desidera con tutto il suo cuore un figlio e perciò le prometto che entro un anno lei avrà un figlio, però la avviso se nascerà una bambina quando compierà sette anni la dovrà portare sulla montagna e lasciarla lì. -

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Il re presto attenzione alle parole del vecchio e non le dimenticò quando di li a poco la regina diede alla luce una

splendida bambina.

Il tempo trascorse in fretta e giunto il settimo compleanno della principessina il

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re a malincuore decise di obbedire alle parole del vecchio e la portò sulla montagna dove la abbandonò da sola. La piccola figlia del re però non rimase da sola a lungo, infatti dal folto della foresta comparve un grande lupo nero che prese la bambina e la portò nel suo

palazzo nascosto nella selva.

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Quando il re ritornò nel suo castello la regina gli chiese cosa fosse successo a loro figlia e lo sposo gli raccontò che mentre erano sulla montagna un aquila era calata giù dal cielo e l'aveva afferrata portandola via. La regina però non gli credete e disse: - Che tu sia maledetto per la vita se presto non mi dici la verità! -

Il re impaurito da quella maledizione tremo per un'istante, ma ripresa la sua calma cerco di accampare scuse per non far capire alla sposa che le aveva mentito, ma lei di nuovo di disse - Che tu sia

maledetto per la vita se presto non mi dici la verità! -

Per tre giorni interi ogni volta che il re cercava di parlargli lei lo guardava negli occhi e ripeteva - Che tu sia maledetto per la vita se presto non mi dici la verità! -, alla fine il re incapace di

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mentirle ancora le raccontò tutta la verità. La regina scoprendo la verità scoppio in un pianto disperato e per quanto tutti facessero di tutto pur di calmarla nessuno riusciva a farla smettere di piangere.

Per sette e sette notti la regina pianse senza sosta,l'ottavo giorno stava nel

giardino e passò una vecchia che mendicava

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un tozzo di pane, la regina stava per mandarla via quando la vecchia disse: - Per un tozzo di pane io vi aiuterò a trovare la principessa sperduta. - - Come puoi aiutarmi tu a trovare mia figlia? - Chiese la regina piena di speranza nel cuore.

- Fammi portare una manciata di grano, un gomitolo e un coltello e poi seguimi. - La regina per la prima volta da giorni smise di piangere e si fece subito portare dalle sue ancelle tutto il richiesto. La vecchia raccolse il tutto e iniziò a

camminare seguita dalla regina. Mentre le due camminavano la vecchia inizio a

srotolare il cotone.

- Perché srotoli il cotone qui in mezzo alla terra. - Chiese la regina.

- Servirà come segno per indicarci la via.

- Disse la vecchia.

Le due camminarono, camminarono e

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camminarono finché non finì il cotone, allora la vecchia prese la manciata di grano e iniziò a seminarlo lungo il loro cammino dicendo: - Io ti seminò e io ti raccoglierò. -

E le due continuarono a camminare, camminare e camminare finché anche

l'ultimo chicco di grano non fu seminato, allora la vecchia fece ancora qualche passo poi prese il coltello e lo piantò nel terreno dicendo: - Io ti pianto e io ti spianto. - Come ebbe detto quelle

parole appare in lontananza il palazzo del lupo nero, le due donne raggiunsero

l'uscio e bussarono usando il pesante

battente di ferro. Fu allora che sentirono la voce della principessa che veniva da dietro la porta dire: - Chi è che bussa a questa porta? -

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- Sono io tua madre, sono venuta a

riprenderti, aprimi la porta affinché ti possa portare via da questo posto. -

- Non posso il lupo nero l'ha chiusa a chiave per impedirmi di scappare. - La vecchia sentendo la voce della principessa prossima a rompersi in un pianto disse: - Non avere paura e fai

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esattamente quello che ti dico, rimani vicino alla porta, il lupo nero ci ha sentito bussare e presto verrà a vedere.

Temendo che sia qualcuno venuto a liberati ti chiederà di sposarlo, tu digli che non puoi e lascia che al resto ci pensi io. - A quel punto la vecchia afferrò la regina e con lei si nascose dietro un albero vicino a dove aveva piantato il coltello.

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Il lupo come previsto andò a vedere chi bussava alla sua porta quando vide li vicino la principessa e le chiese: -

Principessa, principessina vuoi essere la mia sposa questa mattina? -

La bambina impaurita rispose - Ne

stamattina, ne questa sera posso sposare la belva nera. -

Al sentire quelle parole il lupo si arrabbiò e con un grosso spintone la allontanò dalla porta affinché non

fuggisse, quando però i pesanti battenti dell'uscio si aprirono la belva feroce non vide anima viva, solo lontano c'era un coltello piantano per terra, temendo che fosse un segnale per indicare ai soldati del re il suo palazzo corse subito a toglierlo lasciando la porta aperta.

Con due salti raggiunse il coltello, ma per quanti sforzi facesse, per quanto sbuffasse, non riusciva ad estrarlo dal

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terreno, fu allora che sentì un rumore che veniva dalla porta.

Si voltò allora di scatto e vide la

bambina davanti alla porta aperta, stava per lanciarsi indietro a chiudere la porta quando la vecchia uscì da dietro l'albero,

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afferrò il coltello piantato per terra e lo estrasse per piantarlo nella testa del lupo nero che cadde a terra morto.

La principessa ormai libera corse tra le braccia di sua madre e tutte e tre

tornarono al castello dove fu dichiarata festa in tutto il regno.

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Le tre capre

C'erano una volta tre sorelle che pur essendo di bell'aspetto non trovavano marito, perché erano tutte e tre con poco

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sale in zucca, di modi rozzi, sempre

pronte ad urlar per niente e ad irritarsi per un nonnulla proprio come le capre e perciò in paese tutti le chiamavano scherzosamente le tre capre.

Un giorno in paese arrivò un giovanotto e la madre delle tre capre pensò che fosse una fortuna, non essendo del paese lui non poteva sapere come fossero stolte le sue tre figlie e decise di farlo entrare in casa invitandolo a mangiare per vedere se lo convinceva a fidanzarsi con una delle tre.

La madre prima che arrivasse il giovanotto vietò alle sue tre figlie di parlare

finché c'era il loro ospite, perché se no avrebbe scoperto che erano una più capra della altra.

Arrivata la sera il giovanotto arrivò a casa loro e si sedette davanti alle tre sorelle che lavoravano a maglia e

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ricamavano.

Sul fuoco del camino si trovava un enorme pentolone pieno d'acqua che ormai stava bollendo, così una delle tre sorelle

disse: - Naah, l'acqua sta bollendo cala i maccheroni! - La seconda sorella, che

stava ricamando sentendola disse - In tempo, tempo! -

La terza sorella allora la rimbeccò urlando - Stai zitta! Se no ci sente il giovanotto... Me, calali adesso! - L'altra si girò e rispose petulante - La mamma a detto di non parlare e tu l'hai fatto! - Il giovanotto allora pensò tra se e se “Ma guarda in mezzo a che capre sono capitato”

e come il vento se ne andò via.

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