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SEDUTA DI LUNEDI 02 APRILE 2007

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COMMISSIONE SPECIALE PER LO STATUTO

DELLA

REGIONE LOMBARDIA

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SEDUTA DI LUNEDI’ 02 APRILE 2007

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE GIUSEPPE ADAMOLI

INDICE

Presidente 2, 8, 13, 15

COLOZZI Romano - Assessore 7 VALENTINI PUCCITELLI Paolo 8 BENIGNI Giuseppe 8

DEMARTINI Lorenzo 9 FERRETTO CLEMENTI Silvia 9 MUHLBAUER Luciano 10 GALLI Stefano 10 BOSCAGLI Giulio 11 MACCARI Carlo 12 ZAMPONI Stefano 15

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(La seduta inizia alle ore 14,40, accertata la validità della stessa essendo presenti i Consiglieri Adamoli, Agostinelli, Alboni, Benigni, Boscagli, Concordati, Dalmasso, Demartini, Fatuzzo, Ferretto Clementi, Galli, Galperti, Maccari, Mirabelli, Muhlbauer, Quadrini, Saponaro, Sarfatti, Squassina, Valentini Puccitelli, Zamponi, Zuffada).

Presidente

Diamo inizio ai nostri lavori.

La mia relazione di oggi è prevalentemente di carattere organizzativo e metodologico. E’

necessario trattandosi della prima riunione di lavoro. È intenzione della Presidenza di delineare, al termine della discussione che ne seguirà, l’agenda operativa dei prossimi mesi.

La commissione sarà sempre convocata con un ordine del giorno preciso, evitando un riunionismo inutile e che fa perdere tempo prezioso, che male si concilia con il compito alto, intenso ed impegnativo che sta di fronte a noi.

Non mi piacciono i toni enfatici e retorici ma devo ricordare a tutti che la dottrina prevalente definisce la Commissione per la riforma dello Statuto, della legge elettorale e dei regolamenti come “Costituente statutaria regionale” e dunque le questioni di forma e di stile istituzionale diventano questioni di sostanza che debbono essere comprese e rispettate.

Rispondo intanto ad alcune domande su come la Commissione plenaria funzionerà. Le sedute sono pubbliche. Di ogni seduta saranno redatti il processo verbale (a cura della Segreteria) e il

resoconto integrale (a cura del Servizio Assemblea). Il resoconto integrale è redatto anche in vista della pubblicazione di tutti i lavori preparatori, essendo di grande importanza la conoscenza esatta delle questioni affrontate ai fini della corretta comprensione e interpretazione delle norme. Saranno conservate le registrazioni audio e saranno redatte note informative allegate al calendario degli impegni settimanali. Alle sedute sono invitati a partecipare, per la Giunta regionale, l’Assessore Colozzi e dirigenti o funzionari da lui incaricati. Alcune organizzazioni che ne hanno fatto richiesta formale (fino ad oggi l’Unione Province Lombarde e mi è stata preannunciata l’ANCI), sono ‘accreditate’ ad assistere alle sedute, con un loro rappresentante.

Una questione importante che vorrei subito chiarire è relativa alle risorse umane e strumentali della Commissione, che sono anzitutto la struttura di progetto e il collegio degli esperti.

A supporto delle attività e degli adempimenti della Commissione è stata formalizzata una richiesta alla Presidenza del Consiglio per una struttura, che, almeno inizialmente, dovrà essere così composta: un direttore di progetto; un professional; collaboratori o collaboratrici di segreteria.

Questa struttura sarà affiancata dal Servizio Commissioni, dal Servizio Legislativo e Legale e dal Servizio Assemblea.

Il loro compito è di collaborare, con modalità integrate, allo svolgimento di mansioni tecnico operative, agli approfondimenti giuridici, alla ricerca documentale, alle attività di studio.

In particolare sulle tematiche regolamentari sarà decisiva l’esperienza e la conoscenza maturata negli anni da parte dei Servizi del Consiglio Regionale.

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All’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale abbiamo chiesto anche di assegnare rapidamente alla struttura della Commissione un luogo fisico – uno spazio attrezzato - adatto per l’espletamento delle sue mansioni.

Le materie in discussione contengono poi elementi di novità, di specificità e di complessità tecnica tali da richiedere l’apporto e il contributo di esperti esterni di alta qualificazione scientifica ed accademica. Saranno cinque e potranno recare rilevante ausilio per le seguenti attività:

- predisposizione di testi e di emendamenti attinenti la predisposizione dello Statuto, della legge elettorale e del regolamento interno;

- assistenza al Presidente, all’Ufficio di Presidenza, alla Commissione, avente per oggetto le questioni in esame nel corso delle riunioni;

- attività di studio e di ricerca.

Devo segnalare alla Commissione che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio Regionale si è avvalso della collaborazione di quattro esperti con un incarico di studio relativo all’attuazione della Costituzione nella sua parte riformata e di approfondimento scientifico delle tematiche giuridiche relative ai temi di competenza della nostra Commissione. Un primo documento di orientamento elaborato da questo collegio, pregevole e significativo, ci è stato messo a disposizione dal Presidente Albertoni ed è stato distribuito a tutti i componenti della Commissione.

Naturalmente utilizzeremo i contributi che ci perverranno dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio poiché nessuna risorsa e nessuna energia può essere sprecata nell’attuazione del nostro mandato. Resta inteso ovviamente che

il nostro supporto tecnico – scientifico è costituito dal collegio degli esperti di cui si è dotata la Commissione.

Un fatto certo è che non cominciamo da zero.

Abbiamo molta documentazione prodotta dalla Commissione della passata legislatura. A ciascuno di noi è stata consegnata una scheda relativa a tali materiali, che potranno essere richiesti dai vari gruppi consiliari e da ciascuno di noi.

Conosciamo bene il triplice mandato della nostra Commissione e dunque su ciò non mi soffermo. C’è poi un altro tema specifico e importante di cui dovremo occuparci presto. È la disciplina per lo svolgimento del referendum cui può essere sottoposta, a norma dell’articolo 123 della Costituzione, la deliberazione legislativa con la quale il Consiglio approva lo Statuto.

Va da sè che il varo di questa disciplina deve precedere tale approvazione. Poiché è un tema strettamente correlato alla nostra responsabilità, ritengo opportuno che anche questo passaggio sia interno alla Commissione speciale.

Se la Commissione non esprime parere contrario mi attiverò perciò presso la Presidenza del Consiglio perché questo atto sia assegnato in sede referente alla nostra Commissione, con l’acquisizione del parere consultivo della Commissione II Affari Istituzionali.

Sarà credo la prima occasione nella quale nomineremo un relatore per l’istruttoria di un atto, già praticamente confezionato, prima in commissione e poi in aula.

Allo stesso modo, se si porrà l’esigenza di modifiche regolamentari puntuali, specifiche e urgenti la commissione potrebbe, dopo una discussione preliminare seguita da un voto,

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decidere di occuparsene in via eccezionale prima della riforma complessiva del regolamento.

Le prime riunioni, alla presenza dei nostri esperti, potranno essere dedicate:

- all’esame, sia pur sintetico, degli statuti e delle leggi elettorali approvati dalle altre regioni, con particolare attenzione ai problemi emersi e alle principali pronunce della Corte Costituzionale (queste ultime come sapete, ammontano a diverse centinaia):

- alla valutazione storica dello Statuto regionale del 1971, ben consapevoli però che la costituzione riformata ha cambiato molte cose con riferimento alla natura stessa della Regione e dunque dello Statuto;

- all’esame della documentazione più rilevante già agli atti della Commissione.

L’Ufficio di Presidenza della Commissione nel corso delle prime riunioni plenarie proporrà un’agenda delle consultazioni con gli Enti, le associazioni e gli organismi esterni; ciò a garanzia del pluralismo culturale e in vista di un risultato ampiamente condiviso.

Le consultazioni saranno mirate e programmate su argomenti specifici e predefiniti; dovranno essere ascoltate personalità di indiscussa autorevolezza, realmente rappresentative dalle varie espressioni della comunità civile della nostra Regione.

Le consultazioni potranno essere organizzate con le autonomie sociali, locali e funzionali - il mondo delle imprese, del lavoro e della ricerca - il terzo settore e l’associazionismo ‘civile’, le alte personalità del mondo della cultura, della scienza e della tecnica.

Non mancheremo naturalmente di proporre alcuni Convegni e Seminari, anche in sede esterna, chiamando a parteciparvi il sistema universitario della Lombardia ed anche Accademici ed uomini politici che già hanno offerto alla Lombardia e all’idea del federalismo contributi di dottrina, di pensiero e di azione.

Vi è già stato fornito un ‘Possibile schema di lavoro per lo Statuto della Regione Lombardia’

elaborato dai nostri collaboratori in maniera molto sintetica. Fin da ora però è possibile delineare, senza pretesa di esaustività, alcuni contenuti intorno ai quali organizzeremo il nostro lavoro.

- Forma di governo: elezione diretta o meno del Presidente della Regione, sapendo che è possibile derogare dall’indicazione costituzionale inserita nella L. cost. n. 1/

1999 che ha riscritto l’art. 122 ultimo comma;

- Ruoli, competenze e status della Giunta e degli Assessori regionali;

- Ridefinizione del ruolo e della centralità del Consiglio quale Assemblea legislativa regionale;

- Rafforzamento del potere di controllo del Consiglio regionale e concorso alla funzione di indirizzo;

- Ruolo e status del Consigliere regionale, prerogative della opposizione;

- Potestà normativa e potestà regolamentare;

- Processo di delegificazione e semplificazione legislativa;

- Autonomie sociali e funzionali;

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- Principi fondamentali di funzionamento e di organizzazione;

- Rapporti tra regione e enti locali (federalismo amministrativo, sussidarietà verticale);

- Rapporti tra le Regioni e le autonome iniziative dei privati (sussidiarietà orizzontale);

- Rapporti interregionali e sovraregionali, relazioni con l’Unione Europea;

- Pari opportunità;

- Partecipazione popolare ed istituti referendari;

- Criteri della finanza regionale in coerenza con il federalismo fiscale;

- Consiglio delle autonomie locali;

- Organi di garanzia.

Tutti questi contenuti ed altri ancora, che emergeranno certamente nel corso dei lavori, dovranno essere declinati sulla base di un’idea forte di Lombardia, della sua identità, dei suoi valori condivisi.

Confermo la volontà e l’impegno a rispettare i termini fissati nella deliberazione istitutiva della Commissione, comprese le scadenze stabilite per riferire al Consiglio sullo stato di avanzamento dei lavori, anche se la prima data potrà subire un lieve ritardo dovuto al rallentamento dei primi adempimenti organizzativi e di funzionamento.

Vorrei concludere con una breve riflessione politico-istituzionale.

Noi siamo di fronte ad una responsabilità che va oltre la nostra dimensione regionale. Questo profilo alto non lo vogliamo noi, per orgoglio di appartenenza, è insito nella storia, nella forza

demografica, sociale, culturale, economica, istituzionale e civile della Lombardia.

Basti pensare al peso che le autonomie sociali e funzionali, oltre a quelle territoriali locali – province, città, paesi – hanno conquistato nel tempo, divenendo gli assi portanti della Lombardia.

L’istituzione regionale ha oggi, dopo le riforme costituzionali del 1999 e soprattutto del 2001, un ruolo di rappresentanza generale della collettività che in passato non aveva avuto.

Questa natura politica, costituzionalmente riconosciuta, della Regione è una novità non ancora assimilata dalla cultura regionalista tradizionale anche dentro gli stessi istituti e uffici delle Regioni.

Nostro compito è utilizzare tutte le potenzialità innovatrici del Titolo V della Costituzione e cogliere altresì le aperture inserite nell’art. 116 sulle forme particolari di autonomia e la differenziazione di funzioni fra le regioni e nell’art. 119 sul federalismo fiscale.

La denominazione di “Statuto di autonomia”

per la Lombardia può assumere davvero una pregnanza di contenuto non immaginabile fino a qualche anno fa e che oggi appare particolarmente impegnativa.

Partire con ritardo è raramente un vantaggio, ma nel nostro caso c’è almeno un risvolto positivo. Oggi possiamo interpretare meglio, e dunque contribuire maggiormente, al processo di sostanziale redistribuzione e riallocazione dei poteri dal centro verso le articolazioni substatali, soprattutto quando si ha la valenza sociale che la Lombardia possiede.

Oggi, inoltre, possiamo esaminare i 10 statuti regionali già approvati ed entrati in vigore alla ricerca di elementi positivi ed originali.

Dobbiamo farlo con rigore e umiltà ma

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possiamo già dire che mediamente quegli Statuti sono in molti casi assimilabili a quelli che si sarebbero potuti fare prima delle riforme costituzionali.

Abbiamo il dovere di spingere la nostra ricerca e la nostra immaginazione istituzionale oltre i modelli acquisiti, sapendo che la chiave interpretativa razionalizzatrice fin qui usata dalla Corte Costituzionale è stata, a detta di molti studiosi, restrittiva rispetto alla rilevanza delle innovazioni introdotte nella Costituzione.

Desidero rimarcare due linee condivise che ho tratto dal dibattito su questo tema svolto in Consiglio Regionale due mesi fa. Primo. Il nostro Statuto non potrà mai essere semplicemente un super regolamento dell’Assemblea regionale. Sarà un documento essenziale, sobrio, valoriale ma non ideologico, che non replicherà i principi fondamentali presenti nella Costituzione Italiana e che lascerà al Regolamento del Consiglio tutte le norme di funzionamento che hanno in se stesse l’esigenza della flessibilità e per rispondere ad esigenze legate alle mutevoli condizioni operative dell’Istituzione. Secondo. Vogliamo dar vita ad un governo regionale efficiente e stabile, ma vogliamo anche assegnare il giusto valore alla funzione di rappresentanza politica dell’Assemblea regionale della Lombardia e del singolo Consigliere regionale. Per questo è indispensabile imprimere ai nostri lavori un tono alto, da vera Assemblea Statutaria.

Voglio essere concreto e poco incline alla retorica. Ma questa mi sembra una di quelle occasioni che meritano un rilievo particolare.

Farò soltanto due brevi richiami. Il primo riguarda il clima culturale e civile che ha caratterizzato la stagione di avvio dell’istituto regionale in Italia e che ha visto la Lombardia in posizione di avanguardia.

Chi mi ha preceduto allora nella funzione di Presidente – ed era il consigliere Carlo Ripa di Meana – al momento di consegnare al Consiglio il lavoro della Commissione Statuto ha descritto così il volto e lo spirito della Regione che allora prendeva vita: «Le indicazioni costituzionali sulle funzioni della Regione sono state interpretate non restrittivamente, e nel quadro di una visione moderna e globale, che sottolinea il carattere di Ente pubblico a finalità generale che ha la Regione. La Regione, insomma, è concepita come un Ente promotore dello sviluppo dell’intera comunità regionale» (vedi Lavori preparatori dello Statuto regionale lombardo, vol. II, Giuffrè 1972, p. 761).

È importante fare nostre quelle parole e soprattutto quel concetto che rende protagonista la comunità lombarda che si accinge a darsi una rinnovata veste statutaria.

Feliciano Benvenuti, per lunghi anni docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, aveva - tra gli altri – il dono della sintesi e della spiegazione semplice e diretta.

È noto che agli studenti dell’Augustiniamun che, nel 1960, gli chiedevano “le ragioni delle Regioni” ha risposto così: «ormai avete capito cosa sono le Regioni: un modo di soluzione del problema della legislazione in uno Stato moderno e efficiente e un modo di soluzione del problema dell’amministrazione in uno Stato moderno e democratico».

Ecco le ragioni per le quali, anche su iniziativa della nostra Regione, l’art. 114 della Costituzione introduce l’impegnativa qualità di essere “soggetto costitutivo della Repubblica”.

Ricade su di noi, dunque, un compito impegnativo e complesso ma altrettanto nobile e onorevole e ci accingiamo a svolgerlo con senso di responsabilità.

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Curerò personalmente il rapporto importante con il Presidente del Consiglio Regionale, Ettore Adalberto Albertoni, e con il Presidente della Regione Roberto Formigoni, che in questo sarà in ogni caso rappresentato dall’Assessore ai Rapporti Istituzionali Romano Colozzi.

La parola all’Assessore Colozzi.

COLOZZI Romano

Chiedo di poter intervenire subito ringraziando il Presidente Adamoli di questa stimolante introduzione, che credo lasci intravedere la dimensione e lo spessore del lavoro che attende questa Commissione e che sicuramente segnerà un punto di svolta per la nostra istituzione regionale.

Ho chiesto di intervenire per ringraziare di questa opportunità che mi è stata data, e per assicurare che la Giunta seguirà con attenzione questi lavori; cercherò, compatibilmente con gli impegni istituzionali, di essere presente e, in ogni caso, la Giunta garantirà ogni forma di collaborazione che la Commissione riterrà opportuna. Purtroppo oggi non riuscirò a trattenermi ulteriormente per un impegno concomitante già prefissato.

Desidero concludere questo intervento lasciando una domanda, che può essere anche uno spunto di riflessione, per entrare, come si suol dire, in medias res e che credo valga la pena porre all’inizio dei lavori, perché una risposta a questa domanda, insieme alle tante altre che già il Presidente ha in qualche modo enunciato, può anche segnare la metodologia dei nostri lavori.

Il Presidente ha fatto più volte cenno ai dieci Statuti che sono stati approvati, che credo tutti noi abbiamo avuto modo di leggere ed, in

qualche modo, conoscere negli aspetti positivi e anche nei limiti, che sono stati puntualmente segnalati anche da autorevoli membri della Corte. Credo che una delle caratteristiche di questi Statuti è che, probabilmente, non sono riusciti a uscire dalla traccia dei primi Statuti regionali, che erano tutti Statuti piuttosto pesanti, molto articolati e, di conseguenza, anche molto rigidi, non a caso ci troviamo a discuterne dopo quasi quarant’anni e in questi decenni non ci sono stati significativi interventi modificativi. Lo stesso problema credo si ponga anche per la nuova stagione statutaria.

Da questo punto di vista credo che la Commissione debba risolvere, anticipatamente, la questione di che taglio dare allo Statuto. Il Presidente ha già parlato, in un passaggio alla fine dell’intervento, di “uno strumento agile”:

ho colto molto positivamente questo aspetto, ma con un “nota bene”, perché parlando con dei colleghi che hanno vissuto la loro esperienza costituente nelle loro regioni, è emerso che tutti o molti erano partiti con questo intendimento, poi il prosieguo del lavoro ed il coinvolgimento di tutte le rappresentanze sociali, politiche, istituzionali, hanno arricchito il percorso fino a portare agli Statuti che abbiamo sotto gli occhi.

Siamo alla prima riunione, per cui pongo questa questione come uno dei tanti spunti di riflessione:

e cioè se non si possa immaginare uno Statuto che individua dei capisaldi che devono avere anche la rigidità statutaria, per la cui modifica è addirittura previsto dalla nuova Costituzione un percorso rafforzato, addirittura con una doppia lettura e possibile referendum popolare, quindi, diciamo, un percorso che rende quasi impossibile una modifica statutaria, e prevedere, ad esempio, di assegnare a delle leggi di rango statutario, prevedendole anch’esse in Statuto, il compito di dettagliare gli aspetti non di principio, ma più attuativi, che pure vanno messi

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nella carta che segna l’ordinamento di un’istituzione importante come quella regionale, ma che per loro natura non hanno la rigidità che la Carta Costituzionale assegna alla riforma statutaria.

Ringrazio e chiedo scusa se sono intervenuto per primo, ma è solo perché, come anticipato, purtroppo non posso continuare ad ascoltarvi;

assicuro, però, che leggerò i resoconti che, ho visto, vengono puntualmente predisposti.

Presidente

La parola al Consigliere Valentini Puccitelli.

VALENTINI PUCCITELLI Paolo

Grazie Presidente, intervengo solo riguardo alla precisazione che è stata fatta circa la richiesta di spostare la Commissione referente dalla II Commissione alla Statuto circa la procedura referendaria. Ne abbiamo parlato, chiedo però al Presidente la gentilezza istituzionale di mandarmi in copia la lettera che invierà all’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale, in maniera tale che io possa riferire in merito alla Commissione, perché ci terrei che la questione fosse condivisa anche all’interno della Commissione.

Presidente

La richiesta viene trasmessa all’Ufficio di Presidenza perché la decisione compete all’Ufficio di Presidenza. Intanto sentiamo se i componenti di questa Commissione desiderano intervenire sulla questione.

La parola al Consigliere Benigni.

BENIGNI Giuseppe

Per quanto riguarda l’importanza del lavoro che stiamo facendo penso che tutti ne siamo consapevoli. Sul tema che ha accennato il Presidente e che poi ha ripreso l’Assessore Colozzi sono d’accordo sul fatto di riuscire a licenziare uno Statuto essenziale, che mantenga la sua validità nel tempo e che poi sia corredato invece da altri atti normativi che, proprio per la caratteristica stessa degli strumenti, li rendono più flessibili rispetto allo Statuto. Circa la procedura referendaria, il fatto che il referendum relativo allo Statuto possa essere considerato organico alle materie che noi discutiamo in Commissione Statuto, pur essendo io membro anche della Commissione Affari Istituzionali, mi sembra abbia una sua ragionevolezza, una sua logica, per cui non lo riterrei una sottrazione immotivata alla II Commissione.

Volevo infine porle una domanda: si prevede, nell’organizzazione del lavoro, che la Commissione lavori sempre in assemblea plenaria oppure si prevede la costituzione di gruppi di lavoro e di approfondimento dei vari titoli che comporranno probabilmente il testo dello Statuto? Chiedo, qual è il metodo di lavoro pensato, sia per organizzare il lavoro e approfondire sia per essere efficienti nel lavoro che si va a fare.

Un altro tema che mi sembra delicato e su cui probabilmente anche per mia ignoranza tendo a diffidare, per cui vorrei chiarimenti, è il tema delle modifiche regolamentari, che poste come urgenti potrebbero essere affrontate in itinere, da parte della Commissione Statuto. Sappiamo la delicatezza delle modifiche regolamentari;

circa il fatto, ad esempio, di definire quali modifiche si ritengano urgenti sarebbe utile capire chi decreta l’urgenza della modifica rispetto al percorso che noi ci siamo dati. Da

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questo punto di vista avrei bisogno di un ulteriore approfondimento della proposta per poi esprimere un parere. Grazie.

Presidente

La parola al Consigliere Demartini.

Vice Presidente DEMARTINI

Ho apprezzato senz’altro le sue parole Presidente e visto che siamo ancora nella fase degli accordi bipartisan, oggi i lavori di questa Commissione, ma anche dell’Ufficio di Presidenza stanno procedendo nella massima concordia, per cui chiedo un accordo bipartisan con la Giunta.

Per esempio ho sentito parlare di ruolo dei Consiglieri, di status dei Consiglieri, di prerogative dei Consiglieri, e quale ruolo dovrebbero avere i Consiglieri regionali nella società o all’interno delle altre istituzioni, tante volte è vero il Consigliere regionale è quasi dimenticato rispetto a tante altre figure di riferimento.

Non penso che ci sia una norma che possa decidere le priorità istituzionali, né lo status, né, diciamo, il “peso” istituzionale, quello che ci tocca e ci toccherà decidere, discutere in questo Statuto è il ruolo del Consiglio.

Il Consiglio e quindi anche i Consiglieri acquisiranno un maggior prestigio istituzionale, chiamiamolo così, se il ruolo del Consiglio riuscirà a divenire più incisivo.

Non ho una grande esperienza di Consigliere regionale, ho l’esperienza di questo anno e mezzo, però, secondo me, il ruolo del Consiglio deve essere un ruolo diverso da quello che è stato fino ad oggi, il Consiglio deve acquisire

un ruolo maggiore, più decisivo, forse basta, ad esempio, non ho i numeri poi possiamo anche andare a vederli, capire quante leggi escono dalla Giunta e quante leggi escono dal Consiglio regionale, i rapporti non li conosco, ma mi pare che la maggior parte delle leggi escano dalla Giunta regionale.

Quindi occorre, in accordo con la Giunta, trovare il modo per dare un ruolo più propositivo e più decisivo al Consiglio, lasciando magari alla Giunta, o dando magari anche alla Giunta delle prerogative diverse da quelle che sono state fino ad oggi: per esempio dare la possibilità per la Giunta di agire direttamente su determinati argomenti, i famosi decreti legge, decreti d’urgenza, che oggi la Giunta non può emanare però in cambio noi dobbiamo studiare assolutamente il modo per dare un ruolo diverso al Consiglio regionale.

Credo che lo status del Consigliere regionale cambi solo se il ruolo del Consiglio cambia e forse questa è la sede anzi, senz’altro, è la sede per discutere di questo. Grazie Presidente.

Presidente

La parola al Consigliere Ferretto Clementi.

FERRETTO CLEMENTI Silvia

Grazie Presidente. Comincio subito con una proposta già operativa, verificando ovviamente se c’è la condivisione e la possibilità. Lei giustamente ha parlato dello status del Consigliere, e degli onori che devono essere tributati ai Consiglieri, data la loro importanza, però ritengo che i Consiglieri debbano avere anche degli oneri, prima di tutto la partecipazione alle riunioni del Consiglio.

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Chiedo se si può valutare, richiesta secondo me assolutamente legittima, la possibilità di inserire una norma per la decadenza automatica dopo un predeterminato numero di assenze che possono essere i due terzi o la metà delle sedute, perché ci sono Consiglieri che praticamente non sanno nemmeno dove si trova il Consiglio regionale. Allora troviamo una norma, in base alla quale queste persone decadano automaticamente. Ovviamente poi potranno esserci delle eccezioni, in caso di gravi problemi di salute, o in altri casi particolari, però, secondo me, una norma di questo tipo dobbiamo inserirla, proprio per dare uno status credibile anche al Consiglio e ai Consiglieri.

Presidente

La parola al Consigliere Muhlbauer.

MUHLBAUER Luciano

Brevemente, anch’io vorrei riservarmi un attimo per capire meglio perché ascoltare lo schemino proposto sicuramente uno si fa un’idea ma poi, magari, veduto più nel dettaglio va meglio.

Secondo me non dovremmo perderci, già all’inizio, in piccole cose ma concentrarci sulle cose importanti. Mi riferisco allo status dei Consiglieri, che credo non sia il principale tema da affrontare, ma piuttosto, e in questo senso sono d’accordo con Demartini, dovremmo discutere la questione di fondo, che è il ruolo del Consiglio rispetto agli altri organi della Regione, in modo principale la Giunta. Credo che il rapporto tra progetti di legge d’iniziativa della Giunta e quelli consiliari sia nove su dieci.

Questa, diciamo, è un po’ la fotografia di una

debolezza, quindi la questione dello status andrebbe sviscerata lì.

Anche noi crediamo che lo Statuto non debba essere un lenzuolo, fatto di tantissimi articoli dove si entra nel dettaglio, ma debba essere una cosa breve, agile che si concentra sul regolamentare ciò che la Costituzione assegna allo Statuto. In più aggiungere, io credo, quelli che sono alcuni principi fondamentali, come ad esempio la partecipazione dei cittadini e delle cittadine e il loro ruolo, le loro prerogative e i loro diritti, che forse sono anche un pochettino più importanti rispetto a quelli dei Consiglieri.

In questo senso ritengo debba essere agile, non una cosa che entra in mille dettagli, come accade nel mondo allorché esistono costituzioni, pur non essendo questa una costituzione, che sono composte da 400 articoli. Credo che una cosa del genere non ci serva.

Per terminare, sullo schema, pur potendo dire che in linea di massima sembra vada bene, gradirei anch’io la possibilità di poter verificare meglio nel dettaglio. Grazie.

Presidente

La parola al Consigliere Galli.

GALLI Stefano

Grazie Presidente. Prendo atto ovviamente anzi prendiamo atto delle proposte già evidenziate nell’intervento da lei fatto, cogliamo con entusiasmo il fatto che si voglia arrivare ad una scadenza anche vicina per elaborare una proposta, non entrerei nel dettaglio su alcune proposte già avanzate, come quella della collega Ferretto di pensare subito alla

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decadenza dei Consiglieri, ma semmai allora dovremmo discutere sui Consiglieri che vengono eletti in una lista e poi l’abbandonano, ma questo è un altro discorso. La questione seria e vera secondo me è quella che è stata già anticipata dal collega Demartini ed è quella di riuscire ad avere uno Statuto certamente snello e duttile, ma che tenga anche conto degli sviluppi futuri che può avere la politica, ciò anche a fronte del dibattito che affrontiamo domani e che può avere delle ripercussioni statutarie, proprio perché la politica, da domani, inizierà un percorso e questo percorso potrebbe portare, ovviamente, ad avere dal Governo una serie di deleghe, che potremmo poi gestire direttamente, questo credo che nello Statuto lo si debba necessariamente sancire, altrimenti rischiamo di avere una sorta di autonomia che non viene però evidenziata a livello statutario.

Ritengo che sia un percorso da fare in modo parallelo, anche con gli sviluppi che la politica da domani andrà ad essere di fatto affrontata dal Consiglio regionale poi con le sue sfaccettature, quindi con l’intervento del Presidente della Giunta.

Sono concorde anch’io - e vado subito a chiudere – che dovremo pensare a ridare funzione al Consiglio regionale, quindi quelle prerogative che sono del Consiglio dovranno essere aumentate, il dato che diceva mi pare il collega Benigni di un 95 per cento di produttività da parte della Giunta rispetto a un modesto 5 per cento, dovrebbe essere proprio non dico ribaltato, ma quasi, quindi questo vuol dire che dobbiamo dare maggiore enfasi all’attività produttiva dei Gruppi Consiliari rispetto, ovviamente, anche alle esigenze che la Giunta ha, ma di questo ne dovremmo ovviamente tener conto, quindi è solo con questi auspici che ci apprestiamo a dare il nostro contributo.

Presidente

La parola al Consigliere Boscagli.

BOSCAGLI Giulio

Confesso che non sono molto interessato a una gara di inseguimento tra Giunta e Consiglio, sono molto interessato che da questa Commissione esca per il Consiglio regionale la proposta di uno Statuto, di un documento in cui sia chiaro il potere del Governo che deve governare e il ruolo del Parlamento regionale che, oltre a rappresentare l’insieme della popolazione della Lombardia, sia capace disegnare gli scenari, sui quali poi l’esecutivo debba muoversi, e gli adeguati controlli sulle politiche. Ho voluto essere in questa Commissione per questo motivo, perché non so se questo Statuto che andremo a fare in tempi brevi raggiungerà la stessa età di quello che abbiamo ancora in essere, ma sarebbe veramente miope se facessimo uno Statuto pensando agli interessi di un dibattito politico dell’anno 2007 e non a un respiro un momentino più ampio, che possa quindi garantire ciascuna forza politica e ciascuna rappresentanza anche in prospettiva. Questo comporta un lavoro molto più delicato nel definire gli assetti, che non l’attenzione all’interesse immediato.

Auspico che dall’Ufficio di Presidenza vengano fatte proposte anche di tracce, di bozze di documenti perché per noi che viviamo un po’

di politica è più facile lavorare sulla base di qualcosa di scritto.

Non sono a priori contrario all’ipotesi del Presidente, anche riguardo ai regolamenti, proprio perché mi piacerebbe sapere quali sono i punti che eventualmente meritano una modifica

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anticipata rispetto al regolamento generale:

d’altra parte credo che la questione non sia stata sollevata dal Presidente Adamoli a caso, perché è periodica nei lavori di Commissione, nei lavori di Consiglio, all’interno dei dibattiti politici, la constatazione che alcune norme, piuttosto che favorire i lavori del Consigliere, li rendono oggi più complicati, e difficili; al di là delle battute e delle polemiche la stessa questione della organizzazione dei Gruppi Consiliari non è una cosa che possa non essere affrontata in una prospettiva seria. Per potersi pronunciare, però, bisogna mettere in fila le questioni e vedere se ci sia una sufficiente convergenza per poterle affrontare in anticipo.

Per il resto ripeto quello che ho detto prima, partiamo da qualche punto, possibilmente da quelli più cruciali, e incominciamo a confrontarci su quelli.

Presidente

La parola al Consigliere Maccari.

MACCARI Carlo

Grazie Presidente, mi pare di poter dire che ci identifichiamo abbastanza bene nella relazione che ha poc’anzi fatto. Anche noi rileviamo che sarà indispensabile stabilire la centralità del Consiglio e l’attività del Consiglio come uno degli obiettivi principali; anch’io ho letto gli Statuti che finora sono stati approvati e mi pare di poter dire che, proprio su questo argomento, abbia prevalso una pletora di organi, che credo non siano l’obiettivo che la Regione Lombardia vuol darsi. Ho visto lo Statuto della Campania e del Lazio, ci sono quasi più Commissioni che

Consiglieri, dando quindi ad ogni Commissione - secondo me - un ruolo assolutamente nullo e leggero; al contrario penso invece che, proprio per la complessità della nostra Regione, il Consiglio possa trovare piena attività lavorativa se si dà alle Commissioni un ruolo centrale e ben più importante.

Non è possibile che nel Consiglio della Lombardia gli unici strumenti che rimangono in mano al Consigliere, mozioni, interpellanze e interrogazioni, siano strumenti di fatto dall’origine considerati ormai sterili per la impossibilità di addivenire a risposte in tempi certi, che non siano tempi ridicoli rispetto ai bisogni, e questo ha innescato dei meccanismi per cui i Consiglieri ormai non si rivolgono più in sede consiliare alla Giunta, attraverso gli strumenti che lo Statuto mette a disposizione, ma utilizzano strade diverse, che sono i rapporti interpersonali, con questo o con quell’Assessore, con questo e quel dirigente, di fatto svuotando il ruolo politico del suo peso.

Per cui confermo la totale disponibilità a muoverci su questa strada, con i tempi, che lei ha individuato, che spero possano essere rispettati.

Non nascondo la preoccupazione di cui si parlava prima, a microfoni spenti, vale a dire che poi ognuno di noi acceleri o freni il dibattito sullo Statuto, anche in previsione degli orientamenti, dei ragionamenti e delle convergenze che ci saranno sulla legge elettorale, che non è secondaria in termini di peso e, in una Regione come la nostra, in maniera anche più importante che in altre regioni.

Per cui penso che si possa partire con il lavoro che è stato così delineato, per tarare gli obiettivi in modo preciso, così come anche il Presidente mi pare abbia voluto sottolineare nella sua nota introduttiva.

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Presidente

La domanda molto opportuna del Consigliere Benigni riguardava le eventuali modifiche regolamentari. All’inizio dei lavori della Commissione di cinque anni fa era stata assunta una determinazione precisa, “non si modifica una sola virgola del regolamento in vigore fin tanto che la Commissione non ha approvato prima lo Statuto”, poi appunto si esamina tutto il regolamento. Perché ne ho parlato sia pure con molta prudenza? Perché se sarà necessario, dopo una discussione preliminare della Commissione e con un voto della stessa si potrebbe decidere di affrontare alcune misure urgenti e specifiche di carattere regolamentare.

Questo anche per rispetto al Presidente del Consiglio regionale Ettore Adalberto Albertoni il quale, nella due giorni di fine ottobre, se vi ricordate, aveva dichiarato che vi erano delle modificazioni regolamentari che l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale riteneva improcrastinabili. Va da sé che se questa determinazione viene confermata, occorre una Commissione che ne svolga l’istruttoria e questa non può che essere la nostra. Dunque, anziché respingere in modo pregiudiziale, come era stato fatto cinque anni fa, la semplice idea che si possa in qualche modo discutere di una modifica regolamentare, ho detto “parliamone”, ma deve esserci ovviamente un’indicazione che giunge dall’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale.

La novità è che non diciamo di no subito, esamineremo caso per caso le eventuali modifiche che dovessero esserci sottoposte all’attenzione. Prima una discussione preliminare e poi il voto perché si tratta naturalmente di una materia delicata. Se cominciamo a discutere di una modifica regolamentare rischiamo poi di mettere mano

al Regolamento prima dello Statuto, ma lo Statuto è un prius e quindi quell’atteggiamento credo dovrà essere respinto dalla Commissione.

Seconda domanda del Consigliere Benigni

“come intendete muovervi, anche organizzando dei gruppi di lavoro?” La domanda per il momento non può avere una risposta da parte mia, ne parleremo in Presidenza, dopodichè vi proporremo anche una indicazione di questo tipo. Ma soltanto dopo almeno due o tre sedute, nelle quali, come ho specificato nella relazione introduttiva, discuteremo degli Statuti già approvati da altre Regioni e delle problematiche costituzionali che ne sono sorte e come la Corte Costituzionale ha affrontato queste problematiche. Poi discuteremo sulla storicità dello Statuto del 1971, per vedere che cosa c’è da conservare in termini di principi e di valori. Poi esamineremo anche i materiali che stanno in Commissione. A quel punto noi faremo una proposta precisa su come articolare i lavori. Bisogna però evitare il rischio che si metta una problematica su un binario che poi si rivela un binario morto e quel gruppo di lavoro, anziché aiutare, finisca per essere un intralcio.

Ma che si possa procedere anche attraverso gruppi di lavoro è una eventualità che prenderemo in seria considerazione.

Per finire alcune note, davvero brevi. Il Vice Presidente Demartini ha detto “Siamo per adesso ancora in clima bipartisan”. Vorrei tranquillizzare tutti. Noi avremo modo di disputare e di distinguerci sulle singole soluzioni, non però in termini pregiudiziali di maggioranza e minoranza, questo vuol dire spirito bipartisan, e questo spirito ci deve accompagnare fino alla conclusione dei nostri lavori.

Dopo questa rassicurazione a tutti, spendo una parola sul problema che ha posto molto bene l’Assessore Colozzi. Io credo che lo Statuto dovrà essere essenziale, sobrio, di valori e non

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ideologico, che non affronta questioni che appartengono alla natura regolamentare del funzionamento, che debbono avere nella flessibilità la cifra distintiva. Lo Statuto naturalmente deve essere pensato come la legge rafforzata - così la chiamano i costituzionalisti – in grado di durare decenni.

E’ soltanto la durata lunga che in qualche modo fa interiorizzare le regole statutarie da parte dei Consiglieri regionali, degli interlocutori e, perché no, anche dei cittadini.

Qualcuno ha detto, forse Boscagli, non parliamo però soltanto di aria fritta, questo era il senso, abbiamo voglia di metterci a discutere politicamente su uno schema preciso di riferimento. E’ esattamente quello che intendiamo fare dopo quelle tre riunioni preliminari di cui ho parlato.

Ho vissuto l’esperienza della passata Commissione, con tutto il rispetto non vorrei ripeterla. Alla fine di molte riunioni non si capiva più bene di che cosa avevamo discusso. La differenza vera è che oggi sono maturi i tempi dell’approvazione statutaria. Nella passata legislatura, chiunque ne fosse stato il Presidente, la Commissione non avrebbe probabilmente combinato nulla. Sia chiaro, però, che si discuterà sulla base di schemi precisi, che debbono essere prodotti oltre che dai nostri collaboratori, che ringrazio, anche da quegli esperti che andremo a nominare tra qualche ora.

Attenti alla denuncia del 95 per cento delle leggi di iniziativa della Giunta, contro il 5 per cento soltanto di iniziativa del Consiglio regionale.

Guardate che la natura tecnica complessa delle materie nuove attribuite dall’articolo 117 e anche di quelle che eventualmente domani ci daremo in virtù dell’articolo 116 è tale per cui è difficile - ma è così anche negli Stati Uniti, nonostante il potere enorme che hanno quelle

assemblee - che l’Assemblea riesca ad invertire questo tipo di rapporto. E comunque non è un problema che può essere addossato soltanto allo Statuto. E’ una questione anche di risorse umane e strumentali, che oggi il Consiglio regionale non ha. Ne ho già parlato con il Presidente Albertoni, se noi dedicassimo qualche attenzione in più alla problematica urgente delle risorse strumentali e umane del Consiglio regionale probabilmente saremmo anche meglio in grado di esercitare la funzione legislativa e la funzione di controllo e di valutazione dell’efficacia delle leggi. Se anche decidessimo tutti insieme che da domani tocca al Consiglio regionale elaborare la maggior parte delle leggi, non saremmo in grado di modificare l’alveo nel quale le iniziative legislative, di Giunta e di Consiglio, sono state prodotte in questi anni. Questo è un problema di natura statutaria ma anche un problema che attiene alla riorganizzazione effettiva del Consiglio regionale della Lombardia.

Qualche collega ha parlato della legge elettorale.

Voglio precisare una cosa. Noi abbiamo ricevuto dal Consiglio regionale un mandato preciso, quello di realizzare insieme la riforma dello Statuto, della legge elettorale e del regolamento. Del Regolamento ho già detto, lo approveremo dopo lo Statuto, ma lo Statuto e la legge elettorale debbono intrecciarsi. Non credo che si potrà arrivare al voto sullo Statuto, senza una legge elettorale, oppure sulla legge elettorale senza lo Statuto. I gruppi, che ritengono giustamente che la legge elettorale sia la quintessenza della rappresentanza politica, vorranno sapere, prima di approvare lo Statuto, qual è l’approdo verso il quale ci incamminiamo con la riforma della legge elettorale.

Quindi Statuto e legge elettorale insieme. Per il Regolamento è probabile che chiederemo al Consiglio regionale un supplemento di tempo,

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dopo che alle spalle abbiamo lasciato lo Statuto e la legge elettorale.

Detto questo mi pare che sulla metodologia di lavoro, che era contenuta nella mia relazione, non ho sentito obiezioni e dunque vi ringrazio e ci incammineremo su questa strada.

La parola al Consigliere Zamponi.

ZAMPONI Stefano

Unicamente per il verbale. Quando lei precisava che eventuali modifiche regolamentari anticipatorie della modifica del regolamento verranno esaminate da questa Commissione dava un’indicazione esclusivamente tecnica, non c’è una delibera politica che anticipa questo.

Lo preciso perché, siccome ho sentito dire

“Abbiamo deciso che passeranno in Commissione”, mi riservo la facoltà di valutare politicamente il fatto di modificare o meno il regolamento in assenza di una modifica generale. Ecco, solo per il verbale credo che sia chiaro questo.

Presidente

È esattamente quello che ho sostenuto.

Non essendoci altre richieste di intervento dichiaro chiusa la seduta.

(La seduta termina alle ore 15,45)

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