In medicina umana il PRP è stato studiato ed utilizzato per trattare varie affezioni come: tendiniti croniche

2.9 Medicina rigenerativa

La medicina veterinaria negli ultimi anni ha visto l’avvento di alcune tecniche innovative volte a ridurre l’infiammazione ed il dolore dei pazienti affetti da patologie articolari cronicizzate. Tra queste tecniche vanno menzionate le infiltrazioni con plasma arricchito (PRP - Platelet- Rich Plasma) ed il kit di auto trapianto osteocondrale (OAT).

Il PRP è un plasma concentrato ricco di piastrine, deriva dal sangue intero del paziente una volta che questo è stato centrifugato per rimuoverne la porzione cellulare. Il suo razionale d’uso risiede nel fatto che le piastrine rilasciano   numerosi fattori di crescita, cioè proteine stimolanti la proliferazione ed il differenziamento cellulare. I granuli contenuti nelle piastrine sono anche una fonte di citochine, chemochine e molte altre proteine variamente coinvolte nello: stimolare la proliferazione e la maturazione cellulare, nel modulare l’infiammazione ed attivare altre cellule; regolando così l’omeostasi tissutale, i processi rigenerativi e la neoformazione di vasi sanguigni

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In medicina umana il PRP è stato studiato ed utilizzato per trattare varie affezioni come: tendiniti croniche

, osteoartrosi

e per il trattamento delle fratture

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I risultati degli studi sul PRP sono contrastanti. Uno studio di medicina umana del 2015 ha descritto 551 casi in cui ginocchia con modificazioni secondarie a osteoartrosi sono state trattate con PRP, di questi solo 9 risultati valevano la pena di essere considerati positivi mentre nei restanti 542 casi il PRP non era stato più efficace dei placebo

. Nel 2009 una

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ricerca sistematica della letteratura scientifica ha concluso che il PRP è una tecnica “promettente, ma non provata, per il trattamento di patologie a carico di articolazioni, tendini, legamenti e muscoli”

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In medicina veterinaria sono stati pubblicati negli ultimi anni alcuni articoli sull’utilizzo di PRP. Un interessante studio retrospettivo conclusosi nel 2016 ha trattato 36 cani presentanti rottura parziale del legamento crociato craniale con iniezioni intra-articolari di cellule staminali e PRP. 9 di questi pazienti hanno sviluppato una neovascolarizzazione del legamento ed si sono presentati al controllo artroscopico con un legamento crociato perfettamente integro

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In uno studio pubblicato qualche mese fa gli autori hanno provato ad applicare PRP all’interno delle osteotomia praticate in corso di intervento di TPLO. Tutte le 64 osteotomie sono guarite correttamente senza trarre alcun beneficio apparente dal trattamento in esame

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L’autotrapianto osteocondrale provede il trapianto di uno o più nuclei cilindrici, composti da cartilagine articolare e dal suo sottostante osso subcondrale, prelevati da una regione sottoposta ad un carico ponderale limitato (Fig. 2.13). Al momento l’unico sito donatore utilizzato in medicina veterinaria è quelle della cresta condilare mediale del femore. I nuclei vengono poi impiantati in una regione, sottoposta ad un elevato carico ponderale, in cui è presente un difetto osteocondrale (Fig. 2.14)

. Sono già 10 anni che questa procedura viene impiegata con successo in medicina umana con risultati nettamente superiori rispetto al trattamento di applicazione di microfratture sulla lesione

. I benefici del trattamento OAT rispetto alle tecniche convenzionali includono un’accurata

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ricostruzione della superficie articolare, la ricostruzione di tale superficie con cartilagine ialina e la creazione immediata di una barriera tra il liquido sinoviale e l’osso subcondrale

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In medicina veterinaria esiste uno studio pubblicato nel 2009 da Fitzpatrick focalizzato proprio sui trapianti osteocondrali nei gomiti

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Fig. 2.13: A sinistra si può osservare la modalità di prelievo di un nucleo osteocondrale. Il sito donatore è rappresentato dalla cresta condilare mediale del ginocchio, zona sottoposta a carichi limitali. A destra un nucleo osteocondrale appena prelevato. Si può vedere un primo strato di cartilagine articolare e sottostante lo strato di osso subcondrale. Da Fitzpatrick N. 2009.

Fig. 2.14: Core osteocondrale inserito nel sito ricevente tramite uno strumento

apposito (A). Aspetto finale di due nuclei osteocondrali inseriti sul condilo omerale

mediale di un paziente (B). Da Fitzpatrick N. 2009.

canini. Lo studio ha interessato 33 gomiti ed ha avuto risultati eccellenti, con risoluzione completa della zoppia in 28 casi

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