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2 all’ordine del giorno

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Academic year: 2022

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Comune di Treviglio

Consiglio Comunale del 28.07.2007 Apertura di seduta

Presidente

Buon giorno. Apriamo i lavori di questa seduta consiliare del 28 luglio 2007. Il Consiglio è costituito legalmente e ha i numeri per deliberare, sono presenti i Consiglieri assegnati ad eccezione dei Consiglieri Bussini, D’Aria, Gatti, Lorenzi, Mangano, Merisi, Pirola, presenti gli altri.

Rispetto all’ordine del giorno a vostre mani, iniziamo, salvo non vi siano eccezioni, col punto n. 2 all’ordine del giorno.

Punto n. 2)

INFORMATIVA E DISCUSSIONE SU DOCUMENTO PROGRAMMATICO IN MATERIA DI P.G.T.

Presidente

Diamo la parola quindi all'Assessore Simonetti per l’illustrazione. Prego, Assessore.

Assessore Simonetti

Grazie, Presidente, signori Consiglieri, buona giornata. Il tema che trattiamo questa mattina riguarda un primo documento per il Piano di governo del territorio che è già stato presentato sia in Commissione consiliare che nella Consulta urbanistica, quindi alcuni di voi, molti di voi lo conoscono già anche attraverso la presentazione, oltre che per averlo avuto direttamente. È un documento assolutamente iniziale, il primo parto dell’Ufficio di Piano che ha lavorato a fianco del consulente scientifico arch. Benevolo, nominato dall'Amministrazione precedente e da noi confermato e però pur non essendo prevista in alcun modo nelle procedure di elaborazione e redazione e approvazione di un Piano di governo del territorio un passaggio formale di approvazione in Consiglio, noi come Giunta abbiamo ritenuto opportuno non tanto un’approvazione, proprio perché non è prevista, ma comunque una discussione in Consiglio e una condivisione, se questo Consiglio riterrà, dei primi orientamenti strategici, perché ancorché assolutamente iniziali sono quelli che poi danno la direzione del cammino.

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Allora crediamo e personalmente credo che su scelte così importanti in questo momento storico di Treviglio, che non trattano di una semplice riorganizzazione del vecchio Piano regolatore generale in un Piano di governo del territorio che semplicemente adempie alla nuova normativa regionale, ma questo cambiamento, questo scatto normativo, questa innovazione della legislazione della Regione Lombardia, cade in un momento in cui Treviglio si trova probabilmente parimenti a fare uno scatto delle sue trasformazioni territoriali. E sappiamo tutti che le trasformazioni del territorio accadono per momenti di continuità e per momenti di discontinuità, ci sono ogni tanto nella storia delle trasformazioni territoriali degli eventi che cambiano radicalmente il corso della forma di un territorio e delle sue possibilità di sviluppo. Per Treviglio possono essere la ferrovia, può essere stato il Piano regolatore che ha definito l’insieme delle circonvallazioni nel dopoguerra, attualmente Treviglio per tutti gli osservatori si trova in una situazione di particolare possibilità di trasformazione, connessa alle infrastrutture di carattere sovralocale, che sono come sappiamo TAV, Bre.Be.Mi., forse IPB se si svilupperà, forse interporto, oltre al quadruplicamento del binario ferroviario per Milano e il raddoppio del binario ferroviario per Bergamo.

Queste trasformazioni rilevanti, che non raccolgono un consenso comune, anzi, sono viste spesso in maniera differente, c’è chi affida alla Bre.Be.Mi. possibilità di sviluppo assolutamente straordinarie, chi la vede come un grosso pericolo per l’ambiente locale, ma al di là di questo queste opere che sono definite alla scala sovralocale, ricordiamo che sia Bre.Be.Mi. che TAV fanno parte della legge obiettivo, hanno i progetti preliminari approvati dal Cipe e come tali costituiscono variante ai Piani regolatori di tutti i Comuni attraversati; queste opere di carattere sovralocale quale che sia il giudizio che le diverse componenti, le diverse anime, le diverse scuole di pensiero a cui le popolazioni locali aderiscono, quale che sia il giudizio che danno su queste opere, comunque determinano degli effetti sul territorio, importanti.

Noi come Amministrazione abbiamo scelto di non concentrarci in un consumo politico del dibattito: siamo a favore o siamo contro, perché questo probabilmente avrebbe comportato delle divisioni nella comunità locale, ma abbiamo scelto di concentrarci sul come gestire quello che accadrà. Questo perché riteniamo, io personalmente ritengo che le trasformazioni territoriali durino dei tempi lunghi, questi tempi lunghi sono tempi più lunghi dell’orizzonte politico di una singola Amministrazione e possono essere guidati, definiti e gestiti solo se godono di un, non dico di un consenso grande, che sarebbe assolutamente auspicabile ma non sempre possibile, perlomeno di una

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comprensione di quello che accade a livello molto ampio. Siccome le trasformazioni urbanistiche hanno allora dei tempi di diversi lustri, riteniamo opportuno in questo momento attraverso questo documento aprire un dibattito forte nella città, affinché le possibilità di trasformazione territoriale che questa città qua può giocare nei prossimi anni siano possibilità di trasformazione diciamo il più possibile capite e che le forze economiche e sociali della città e le forze politiche si concentrino sul cercare di dare un proprio contributo su come guidare questi fenomeni e non sul discutere aprioristicamente se le scelte nazionali e regionali sono giuste o sbagliate, cosa che è utile in un dibattito accademico, ma ora non più nella pratica di governo locale, dove i problemi sono altri.

Allora, questo documento per questa ragione cerca e qui devo dire ribadisco con piacere, il fatto che sia frutto di una scelta della passata Amministrazione l’aver costruito l’Ufficio di Piano, costruito alla fine del proprio mandato, ma a me sembra che anche l’atto di continuare questa esperienza con un’Amministrazione di segno politicamente chiaramente differente, ma riprendere la stessa delibera, con lo stesso professionista nominato da allora, mi sembra che sia proprio un segno chiaro di questa volontà di ragionare sui temi strategici di sviluppo del territorio ad ampio raggio, senza ribaltare le carte ogni volta che cambia un’Amministrazione, perché questo è il grande problema italiano, è il problema di tutte le Amministrazioni locali, che le scelte contingenti e a breve periodo sono fatte ogni volta, le scelte strategiche rischiano di non compiersi mai.

Allora quali sono le scelte, naturalmente questo discorso un po' ecumenico non esime noi dall’assumere una visione chiaramente orientata a quelli che sono i nostri valori di riferimento nelle scelte di pianificazione territoriale, che sono valori orientati alla salvaguardia dell’identità locale, orientati al controllo dei meccanismi di formazione della rendita fondiaria, per evitare che le trasformazioni territoriali rilevanti siano semplicemente operazioni di carattere meramente remunerativo dal punto di vista immobiliare e non siano invece operazioni di costruzione di un nuovo paesaggio urbano; sono valori orientati al cercare di potenziare le qualità ambientali di questo territorio e questo in linea con la nuova legge regionale che impone che tutte le trasformazioni previste da Piani e Programmi siano assoggettate a valutazione ambientale strategica.

È arrivato l’arch. Alessandro Benevolo, che saluto e ringrazio della presenza. Il tema ambientale è un tema assolutamente decisivo per questo territorio, ma noi vorremmo questa nostra impronta di attenzione all’ambiente giocarla veramente come una opzione di carattere

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trasformativo, il paesaggio lombardo è un paesaggio in evoluzione storicamente da sempre, il paesaggio trevigliese nei prossimi anni sarà soggetto in evoluzione forte; se questa evoluzione forte viene capita e guidata può essere un’evoluzione positiva per tanti aspetti e anche per gli aspetti ambientali, quindi riteniamo fortemente che un Piano di governo del territorio debba produrre un saldo ambientale positivo, cioè l’insieme dei valori del sistema ecologico, del sistema delle acque, del sistema vegetazionale, del sistema faunistico, del sistema della fruibilità sociale dei luoghi, devono essere chiaramente positivi rispetto alle scelte di prima, ma perché lo siano non devono essere scelte di arroccamento, devono essere scelte che guidano la trasformazione.

Allora, siccome la trasformazione accade comunque, anche la trasformazione ambientale oltre a quella urbana, se il Piano di governo del territorio riesce a capire come questa trasformazione accade, può cogliere il risultato di accogliere quelle trasformazioni urbane che devono comunque accadere e far sì che le trasformazioni ambientali, in particolare nelle aree aperte, nelle aree tutelate, nelle aree agricole, avvengano con segno positivo. Questo è l’input che abbiamo dato all’Ufficio di Piano e anche al consulente scientifico, l’arch. Leonardo Benevolo, che ha potuto lavorare in assoluta tranquillità, senza interferenze di tipo politico diretto; abbiamo voluto che rispetto a un input iniziale molto schematico di un orientamento rispetto al governo del territorio e che io ho cercato brevemente di tratteggiarci, ci fosse una risposta da parte dell’Ufficio di Piano e da parte del progettista, una risposta di carattere tecnico, anche se noi sappiamo che la tecnica urbanistica è una tecnica molto legata a un orientamento culturale, non è una tecnica neutra, è una tecnica che chiaramente prefigura un modello di città, però diciamo, abbiamo lasciato libertà di risposta al nostro Ufficio di Piano, coordinato dall’arch. Maraniello, che purtroppo stamattina non ha potuto esserci, e al consulente scientifico.

E questa libertà di risposta si è tradotta anche in una risposta credo piuttosto forte in questo documento, che ha confermato alcuni degli assunti che l’Amministrazione Borghi aveva nel suo programma di mandato, ma altri li ha spostati e il nostro consulente scientifico ha, assieme all’Ufficio di Piano, fatto intuire delle proposte di trasformazione territoriale che credo ben si sposino col programma di mandato, ma che anche lo interpretano, lo modificano, ne propongono delle variazioni, quindi è un atto abbastanza forte riteniamo.

In sintesi, cos’è, qual è il motivo per cui abbiamo ritenuto convincente questa proposta e abbiamo ritenuto quindi di fare un atto deliberativo di Giunta che approvasse questo documento, lo condividesse, anche se quest’atto non è dovuto, l’abbiamo ritenuto per poter dire come Amministrazione ci sentiamo di condividere questa scelta, in modo che

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passiamo un segnale chiaro al Consiglio, che poi potrà fare le sue valutazioni, le sue implementazioni, le sue proposte di correzione, ma vogliamo fare un dibattito politico trasparente. Quindi non abbiamo timore di esporre delle idee e di vedere come queste idee vengono raccolte.

Allora, cos’è il tema dello sviluppo territoriale che la comunità e tutti gli osservatori attenti vedono per Treviglio? Vedono una città che, è evidente, assume delle nuove caratteristiche di centralità nel contesto regionale e però queste caratteristiche di centralità cosa definiranno nei prossimi anni nessuno è in grado di dirlo molto chiaramente, allora c’è chi si preoccupa dei portati negativi di questo sviluppo, chi vorrebbe mettere l’accento sulla necessità dello sviluppo a tutti i costi. La scelta che fa l’Ufficio di Piano e lo studio Benevolo, è una scelta di assolvere questa istanza di sviluppo territoriale a cui è chiamata Treviglio, cercando di prendere la parte importante di questa trasformazione, che sono le possibili funzioni di pregio, di rilevanza territoriale, che a Treviglio possono localizzarsi in funzione del nuovo grado di accessibilità; noi abbiamo, avremo due caselli autostradali, avremo due stazioni importanti, avremo un attraversamento dell’alta velocità che speriamo che qualche influenza sul binario storico porti e questo non è così scontato, questo sistema di nuova accessibilità porterà necessariamente gli osservatori a vedere questo territorio come un luogo dove è interessante insediarsi.

Allora cosa vogliamo attrarre a Treviglio? Vogliamo attrarre tanti abitanti, tante attività produttive, tante, tutto quello che può arrivare purchessia? Noi crediamo di no, vogliamo cercare di attrarre quelle attività che siano legate al mondo della produzione, che siano legate al mondo della produzione immateriale, quindi al sapere e alla ricerca, che siano anche in certi casi residenziali, perché no, ma quelle attività che possono portare una qualità aggiunta, cioè se Treviglio cambia il suo ruolo nel contesto regionale, lo può cambiare in meglio se riesce ad avere delle funzioni, delle attività, che gli danno degli elementi di centralità maggiore anziché abbassare il suo livello di centralità nei rapporti con la periferia orientale dell’area metropolitana milanese.

Allora vuol dire sì accogliere, capire quali sono le trasformazioni che accadranno, ma capire che ci sono delle trasformazioni che può essere positivo portarsi in casa e altre che forse è meglio cercare di limitare.

Per questa ragione, io qui ribadisco, vorrei tornare su un concetto che è visto che è circolato un po' nella stampa locale e mi ha fatto piacere che si sia avviato anche il dibattito sui giornali su questo tema, perché è giusto che sia ampia discussione, noi non immaginiamo una città di 50.000 abitanti, non penso che lo sviluppo di Treviglio sia uno sviluppo

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dove dobbiamo portare abitanti a tutti i costi, lo sviluppo di Treviglio è uno sviluppo che deve portare funzioni di pregio, deve portare funzioni legate al mondo dell’istruzione, alla produzione di qualità, certo, probabilmente questo poi porta con sé anche un certo numero di addetti qualificati, una certa appetibilità residenziale, ma il modello di città che si espande per accogliere abitanti fino a raddoppiarsi non è quello che stiamo perseguendo, stiamo perseguendo un modello di una città che individua un luogo di sua trasformazione, lo individua a sud della ferrovia, in modo che possa in qualche misura ridefinire bene la sua misura della città a nord della ferrovia, conservando intatta quella scala territoriale che la rende una cittadina di pregio gradevole.

Io mi rendo conto che la sto facendo piuttosto lunga e vorrei poi lasciare la parola all’arch. Benevolo, ma aggiungo ancora due aspetti, un aspetto che ci ha un po' spostato nei nostri ragionamenti, ma di cui abbiamo capito la natura, è anche l’aver fatto una valutazione attenta sul sistema infrastrutturale e l’Ufficio di Piano e l’urbanista consulente ci dicono che nel sistema delle scelte viabilistiche sovracomunali tracciate dalla Provincia di Bergamo, che ha messo sulla carta tutto quello che era possibile inserire sul territorio di Treviglio, questa Amministrazione deve iniziare a fare delle scelte se vuole pianificare e governare il territorio e la scelta che è anche evidente e forse anche un po' ovvia, la scelta che il gruppo dell’Ufficio di Piano ci propone, è la scelta di coordinare bene le previsioni del Piano delle opere pubbliche della Provincia sulla tangenziale ovest, per dare priorità a questa opera finanziata, che ha una sua forte ragione nell’ultimazione del ponte di Cassano e che con lo sviluppo della tangenziale sud può assolvere buona parte dei problemi viabilistici che ora si palesano.

Quindi ci dà una priorità di scelta, questa priorità di scelta è un argomento importante per noi, perché crediamo che scopo di un Piano non sia solo quello di produrre degli elaborati grafici e poi alla fine normare il territorio, ma sia quello da subito di fare delle scelte progettuali, ancorché iniziali, ancorché molto schematiche, ma di porre delle scelte progettuali e queste scelte progettuali lo studio che viene presentato ora le consegna alla città e quindi noi, se poi questo Consiglio nel dibattito che si svilupperà riterrà di condividere questa argomentazione, poi noi da settembre su queste scelte progettuali imposteremo il cardine della nostra attività di gestione del territorio. Io, se è pronto... ci serve ancora due minuti e allora ne approfitto di questi due minuti per dire che il fatto che noi immaginiamo di avere una scelta di trasformazione territoriale legata all’area a sud del territorio comunale non è una invenzione temporanea, ma è l’interpretazione di quello che la Provincia di Bergamo col suo Piano territoriale, vincolante peraltro, ha individuato sull’area produttiva di Treviglio, immaginando di

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estendere l’area produttiva del P.I.P. 1, del P.I.P. 2 di Treviglio, in una grande area produttiva sovracomunale.

Ecco, noi studiando questo tema abbiamo capito che la grande area produttiva sovracomunale può essere riduttiva se interpretata semplicemente come produzione tout court e può essere anche un po' pericolosa, perché porta con sé poi un certo tipo di attività, non sempre necessariamente di interesse rispetto alla qualità del lavoro e alla qualità ambientale, ma se invece declinata in maniera più complessa e immaginando la produzione non come la produzione del secolo scorso ma come la produzione del 21° secolo, produzione legata all’immaterialità, legata ad altri aspetti, può essere un elemento assolutamente importante che noi possiamo condividere con la Provincia. Alla Provincia di Bergamo andremo dunque a dire, attenzione che la vostra area produttiva sovracomunale è per noi declinata in una versione avanzata, non è semplicemente una zona di P.I.P., ma sarà un pezzo nuovo di città.

Questa scelta è un atto di fondazione, è un atto con cui Treviglio dice, enucleo le possibilità di sviluppo a sud della ferrovia; la ferrovia stessa, la stazione ferroviaria in questa operazione diventerà e qui il dialogo non sarà facile, perché l’interlocutore RFI non è un interlocutore semplice, la stazione ferroviaria diventerà un luogo bifronte in cui passando il binario ferroviario si varca un territorio arrivando in una nuova porzione di città e allora la stazione dovrà avere questa qualità territoriale importante.

Un altro aspetto che avevo tagliato per brevità di ragionamento e visto che c’è ancora tempo espongo, è quello rispetto alle aree agricole;

parlare di sviluppo territoriale non vuol dire dimenticare che il territorio di Treviglio è fortemente legato al tema dell’agricoltura, Treviglio è una città che è nata legata a un tessuto agricolo molto forte, questo rapporto tra centro urbano e campagna in questi anni è diventato sempre più labile, pur essendoci ancora il sistema delle strade radiali che innerva la campagna riconoscibile, con in fondo la prospettiva del campanile, il rapporto tra popolazione urbana e popolazione agricola è diventato sempre più sfilacciato, sempre meno visibile, questo perché la produzione agricola è diventata sempre più produzione industriale e la popolazione urbana è diventata popolazione sempre più urbana.

Allora, lo scenario di trasformazione delle aree agricole, che non è uno scenario di norma, è uno scenario di imposizione, perché le aree agricole sono aree dove ogni coltivatore può, nel rispetto delle regole, condurre e scegliere il tipo di coltivazione che preferisce, di conduzione che preferisce, però lo scenario che abbiamo immaginato, ragionando

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anche l’Associazione di categoria, è quello nei prossimi decenni di una forte trasformazione di ruolo di queste aree, che saranno aree chiamate a svolgere non solo servizi, non solo attività legate alla produzione agricola, ma anche attività legate alla presenza ambientale e quindi alla fruibilità sociale del territorio aperto, quindi alle possibilità di svago e ricreazione della popolazione urbana, attraverso una molteplicità di usi, quindi uso agricolo, uso ricreativo, uso di educazione ambientale, uso sportivo; in questo contesto allora anche l’azienda agricola di non grande dimensione può trarre opportunità di molteplicità di reddito che possono essere in grado di riavvicinare la popolazione urbana alla popolazione agricola, o meglio, possono essere in grado di ricostruire un rapporto tra popolazione urbana e aree agricole. Io vi ringrazio dell’attenzione e lascio la parola all’arch. Alessandro Benevolo.

Presidente

Grazie, Assessore. A nome del Consiglio, arch. Benevolo, le do il benvenuto e la ringrazio di essere presente. Ricordo ai Consiglieri che il punto in discussione ha oggetto un’informativa, per cui dopo l’illustrazione da parte dell’urbanista apriremo un dibattito e chiederemo chiarimenti o esprimeremo valutazioni. Non si concluderà con una deliberazione quindi, che viene rimandata appunto a quando il Consiglio avrà metabolizzato e sarà pronto per affrontare compiutamente questo argomento. Verso le ore 13, vi informo subito, faremo una breve sospensione dei lavori e saremo gentilmente ospiti della Agri-Promo, per una veloce pausa. Diamo la parola quindi all’arch. Benevolo, per l’illustrazione del lavoro. Prego, architetto.

Arch. Benevolo

Innanzitutto buon giorno a tutti, mi scuso per il ritardo, ma ho incontrato qualche difficoltà di traffico venendo da Brescia. Come precisava l'Assessore, questo lavoro si inquadra come una specie di studio preliminare sulla definizione del Piano di governo del territorio, in qualche modo è un’attività che precede quella diciamo istituzionale, di formazione del Piano urbanistico vero e proprio, però è una fase che abbiamo ritenuto utile sviluppare per delineare, sempre con le cautele diciamo di un’attività svolta preliminarmente, un possibile assetto futuro della città. Per far questo ci siamo in qualche modo appoggiati su una serie di dati, di elementi conoscitivi, sempre diciamo aventi un carattere preliminare, che hanno consentito di ricavare questo diciamo primo abbozzo del possibile Piano di governo del territorio, su una serie di dati concreti; questa attività, come ricordava l'Assessore, è stata svolta dall’Ufficio di Piano, che ha diciamo svolto il ruolo di raccolta di queste prime informazioni e che poi dovrà, diciamo, nel proseguo del lavoro, dovrà farsi carico della stesura materiale vera e propria, continuando la

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propria attività. Inoltre in questa fase sono stati anche molto utili diciamo dei primi rapporti sullo stato del territorio che sono stati elaborati dall’Università di Bergamo, dal Centro studi sul territorio, che ha diciamo prodotto un gruppo di tre rapporti che indagano diciamo la situazione trevigliese sotto il profilo storico urbanistico, sotto il profilo sociologico e sotto il profilo economico. Quindi diciamo che per certi versi è un’improvvisazione, nel senso che ancora tutte le informazioni sul territorio non è stato possibile raccogliere, verranno raccolte come richiede la legge nelle fasi di lavoro vero e proprio, che partiranno da questa estate in avanti, però non è nemmeno diciamo del tutto campata per aria, perché abbiamo potuto se non altro appoggiarci su una serie di elementi.

Questo ci consente di immaginare il prodotto di questo come una ipotesi ragionevole di sviluppo della città, come dire, non nutriamo l’ambizione di considerarla un’ipotesi definitiva e il lavoro che si dovrà aprire da qui in avanti servirà appunto per verificare e nei limiti diciamo di quello che si rivelerà necessario, correggere le ipotesi che qui sono state fatte.

Oltre questi rapporti universitari di cui parlavo, l’ipotesi che vi presentiamo è un’ipotesi che affonda le sue radici su un’indagine storica della città, sulle forme che questa città ha assunto nel corso della sua storia, sulle sue vicende, perché in qualche modo crediamo che nello studio della forma urbana e di come questa è andata radicandosi sul territorio, sono in qualche modo contenute anche le premesse del possibile sviluppo che questa città potrà avere nel futuro, in qualche modo se passate un paragone di tipo medico, da questa indagine abbiamo cominciato a indagare il DNA della città, cioè proprio una struttura genetica basilare in cui, diciamo, è possibile rintracciare i motivi della sua crescita nella storia, ma in qualche modo da questa crescita che è stata è possibile già intravedere la crescita, lo sviluppo che potrà esserci.

Questa lettura storica passa, come dicevo, da una serie di riflessioni sulla storia che il territorio trevigliese ha subito nel tempo. Questa prima immagine che vedete e spero che si riesca a vedere abbastanza bene, è un’immagine del paesaggio lombardo intorno alla metà del 19° secolo, ed è ricavata dalla prima levata dell’Istituto Geografico Militare alla fine dell’800, Treviglio è questo luogo dove è riportata questa stelletta azzurra, la cosa che colpisce di questo disegno è che tutto questo settore della Lombardia è in qualche modo organizzato secondo una rete di strade e di insediamenti che sono posti a breve, brevissima distanza, quasi isotropi, nel senso che si presentano quasi tutti alla stessa distanza e anche dove c’è la Città di Milano, che comunque è il più importante dei nodi di questa rete, questa presenza diciamo di una

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città più importante delle altre non deforma questo sistema di insediamenti e strade.

Questo è un po' una caratteristica genetica di questo territorio, Treviglio si viene a trovare rispetto a questa piattaforma sulla estremità orientale, in un territorio che è compreso tra i solchi fluviali dell’Adda e dell’Oglio e a nord e sud è delimitato dal solco delle Prealpi e del canale Vacchelli, che procede in direzione di Crema e Cremona. Un altro elemento che caratterizza il luogo di Treviglio è questa croce ferroviaria in cui si intersecano diciamo la più importante linea ferroviaria tra Milano e Brescia e la meno importante linea in direzione nord-sud, tra Bergamo e Cremona. Questa è un’immagine che mostra lo stesso territorio circa un centinaio di anni dopo, da questo disegno si può notare come in arancione sono indicati gli sviluppi del sistema insediativo, che si polarizzano intorno alla Città di Milano e che in qualche modo hanno messo in crisi quel dispositivo diciamo equilibrato tra insediamenti e infrastrutture stradali che notavamo nell’immagine di prima.

In particolare da questo disegno si riscontra come allo sviluppo insediativo che moltiplica per dieci circa l’occupazione di suolo, non fa riscontro una adeguata crescita del sistema delle infrastrutture, qualcuna di queste viene aggiunta in questi cento anni, alcune poche ferrovie, qualche linea metropolitana, gli aeroporti, qualche nuova strada, ma l’elemento diciamo significativo di questa immagine sta nel fatto che pur in presenza di una crescita insediativa così rilevante, questa continua in gran parte ad appoggiarsi su quella modesta, diciamo, ma significativa rete di comunicazioni storiche che vedevamo nell’immagine precedente.

Un altro elemento importante da notare è che intorno al grande sviluppo della metropoli di Milano si possono individuare una corona di città di media dimensione, che compongono rispetto a Milano una specie di semicerchio nella porzione meridionale di questa piattaforma;

procedendo da ovest notiamo Novara, Vigevano, Pavia, Lodi, Crema e infine Treviglio. Questi centri sono dei centri che finiscono per assumere una dimensione senz’altro inferiore a quella di Milano, ma sicuramente superiore anche a quella di altri centri che restano inghiottiti nella crescita della agglomerazione milanese.

Questo è un ulteriore disegno sempre a scala territoriale, con il quale abbiamo provato a, come dire, scusate, abbiamo provato a rappresentare con una grafia unitaria le indicazioni che provengono dai Piani territoriali di coordinamento di alcune Province di quella piattaforma che vedevamo nei disegni precedenti, in particolare i Piani

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territoriali di coordinamento della Provincia di Bergamo, ma anche di Milano, di Lodi e di Cremona; dalla collezione di queste indicazioni che provengono dalla pianificazione sovracomunale, si ricava l’impressione di un tentativo a questo livello di colmare quel gap di infrastrutture che vedevamo precedentemente, cioè un tentativo di provvedere, attraverso una programmazione urbanistica territoriale, di una serie di infrastrutture che in qualche modo colmassero questo diciamo differente livello che si è accentuato in questi ultimi cent’anni tra la crescita degli insediamenti e la diffusione delle infrastrutture.

Vengono indicate diverse infrastrutture ferroviarie e autostradali, tra le quali notiamo oltre all’alta velocità, che è questa linea ondeggiata, ondeggiante, che vediamo qui sotto, notiamo la Tangenziale Est Esterna di Milano, l’attacco della Pedemontana, la bretella di collegamento tra l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano e la Pedemontana stessa, l’autostrada Brescia-Bergamo-Milano, che viene progettata in aderenza con la linea di alta velocità, almeno in questo tratto.

Questo tentativo diciamo naturale, ma in qualche modo diciamo tardivo di procedere con un potenziamento delle previsioni delle infrastrutture, che faticano a soddisfare le esigenze degli insediamenti così cresciuti, vede Treviglio in una posizione cruciale, perché Treviglio viene a trovarsi lambita dalla ferrovia dell’alta velocità, dal collegamento veloce autostradale tra Brescia e Milano e anche dalla bretella autostradale che mette in collegamento l’autostrada Brescia-Milano con l’attacco della Pedemontana, che non più da Dalmine, ma più o meno da Osio, fa partire un’autostrada che scavalca l’agglomerazione milanese per collegarsi al Gallaratese e al sistema di autostrade che dirigono da Milano verso i laghi. Questa posizione di Treviglio, a questo si deve in qualche modo aggiungere anche il potenziamento della ferrovia esistente, che viene quadruplicata da Milano fino a Treviglio e quindi rende Treviglio in una posizione in qualche modo di crocevia, di nodo di questo potenziamento delle infrastrutture.

Da queste letture di scala territoriale ricaviamo una prima riflessione, ve la leggo così come l’abbiamo riportata nel documento, pur con le incertezze abituali nelle opere pubbliche italiane, che non rendono certo ancora questo orizzonte futuro, appare certo imminente un nuovo incentivo allo sviluppo della città, che avrà come circostanza decisiva un collegamento assai più immediato con l’area milanese. In questa cornice va ripensato il prossimo futuro di Treviglio, il prossimo Piano di governo del territorio dovrà fare in modo che lo sviluppo avvenga in modo ordinato e non produca soltanto l’urbanizzazione compatta, che è già avvenuta nella parte settentrionale dell’hinterland milanese e sta

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minacciosamente avanzando nella pianura bergamasca più vicina al capoluogo. Quindi una prima riflessione che possiamo ricavare è la presenza di un incentivo forte allo sviluppo che dipende da queste circostanze, dovute al fatto che Treviglio si viene a trovare al centro di questo diciamo potenziamento delle infrastrutture, ma in qualche modo l’esigenza, l’avevo già ricordato l'Assessore, di orientare questo sviluppo della città in maniera da non produrre un modello di crescita che rende Treviglio un centro diciamo di un’agglomerazione indistinta che finisce per saldare l’abitato di Treviglio con quello di altri abitati che si trovano intorno.

Venendo invece a un esame più dell’abitato diciamo, noi abbiamo provato attraverso una carrellata di immagini a individuare una serie di immagini che mostrano come è andato formalizzandosi l’abitato di Treviglio. La prima immagine di cui disponiamo, diciamo minimamente attendibile sotto il profilo cartografico, è un’immagine settecentesca di Treviglio ricavata da un catasto austriaco, in cui si mostra l’abitato di Treviglio come quello di un centro agricolo che ha una specie di nucleo diciamo modestamente fortificato, da cui diparte una raggiera di strade che congiungono coi centri circostanti. L’aspetto singolare di questa immagine è la forma che prende questa modesta fortificazione; infatti questa è formata da una strada di servizio interna al giro delle mura, di modesta dimensione, il giro delle mura con alcune torri, un ampio fossato diciamo occupato da un canale, di generose dimensioni e una ulteriore strada esterna di circonvallazione che fa un po' da arrocco di tutto il sistema di radiali storiche.

Nell’immagine successiva, di circa 80 anni dopo, in un catasto, a un successivo catasto austriaco, si vede come la demolizione della cinta muraria non è stata fatta seguire da un utilizzo massiccio a fini edificatori dell’area di risulta; questa è una circostanza che rende, diciamo, che segna un momento singolare nella crescita della città, diversamente da tante città, lombarde e non, la demolizione delle servitù militari derivanti dalla fortificazione non innesca un processo di costruzione di questo abitato, di specie di ciambella di risulta, che in tante città ha significato un isolamento del centro storico, dalla crescita poi avvenuta all’esterno e in qualche modo anche uno strumento che soffoca diciamo l’abitato storico, introducendo delle densità, delle altezze degli edifici che non sono in qualche modo in linea con quelle dell’abitato storico. Si cominciano a formare i primi borghi intorno alla città, ma l’area di risulta derivante dalla dismissione militare forma all’interno della strada di circonvallazione una specie di corona di spazi liberi, probabilmente dei poderi, ancora agricoli, che creano ancora un elemento che distanza il nucleo storico dalla crescita che comincia ad innescarsi all’esterno.

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Questa inconsueta situazione rappresenta in qualche modo la prima invenzione urbanistica moderna della Città di Treviglio, dà a Treviglio un carattere originale, ancora oggi riconoscibile e lo vedremo nello sviluppo successivo, malgrado la dilapidazione parziale di questo equilibrio tra spazi liberi e costruiti. Qui vedete un’immagine sempre dello stesso periodo, che è un ridisegno del catasto austriaco del 1855, con una ricostruzione congetturale delle unità edilizie che si riscontravano a quell’epoca. Come vedete accanto ai pochi edifici di carattere non residenziale, indicati in azzurro, si stabilizza un disegno in cui le unità edilizie a corte si combinano a formare isolati di piccola dimensione, con le corti direttamente disimpegnate dalle strade. Solo una parte di questo disegno sopravvive oggi, ma è su questo mosaico di unità edilizie, che è il più antico e storicamente significativo, che andrà regolata la futura disciplina dell’abitato storico.

Qui 50 anni ancora dopo, nel primo catasto unitario, assistiamo come dire a una progressiva dilapidazione della corona di spazi liberi interni alla circonvallazione del centro storico e contemporaneamente a uno sviluppo degli edifici all’esterno della circonvallazione stessa; in rosso sono indicate le permanenze storiche, in azzurro sono indicate le nuove costruzioni. In questo disegno, che è un catasto italiano del 1903, ma poi aggiornato nel tempo, come spesso si faceva allora, quindi rende un po' difficile la datazione di questo disegno, compare addirittura anche via Matteotti, che è inizialmente battezzata viale dell’Impero, che è una modificazione del tessuto circostante, che poi innesca una crescita di un settore urbano particolarmente importante, al di fuori della circonvallazione. Da questi disegno si ricava l’impressione che il carattere del paesaggio precedente non è interamente perduto, una parte dei margini interni della circonvallazione resta libera, la strada anulare si configura come una sequenza di spazi civici e prende l’aspetto di una passeggiata anulare, caratteristica e animata, che aggrega gli spazi adiacenti disponibili a formare delle vere e proprie piazze. Qui vediamo un confronto tra due disegni più o meno delle stesse epoche delle carte della città antica che vedevamo prima, a livello territoriale, in cui si vede come anche a livello diciamo a scala territoriale...

Cambio cassetta

... diciamo, cresce tra il 1894 e il 1950, ma l’insieme di segni che caratterizzano il paesaggio, strade radiali storiche, appoderamenti agricoli, sistema di canalizzazione, rogge, eccetera, in qualche modo viene confermato e la crescita della città lo cancella solo in parte, in parte si appoggia rispetto a questo disegno e questa, come dire, permanenza di una tessitura di elementi storici così prestigiosa in

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qualche modo rappresenta uno degli elementi importanti su cui costruire il futuro Piano regolatore della città, Piano di governo del territorio della città.

Qui adesso cominciamo ad analizzare nelle fasi storiche la forma che la città prende dall’ultimo dopoguerra in avanti. Innanzitutto c’è da notare che il Piano regolatore che governa questa fase dello sviluppo della città, chiamato ancora neanche Piano regolatore, Piano di ricostruzione, del 1950 circa, introduce una serie di elementi che in qualche modo hanno caratterizzato lo sviluppo per lungo tempo, anche oltre la durata del Piano stesso. L’idea, diciamo, di scompartire la crescita della città secondo un disegno stradale di scala importante, con nuovi tronchi rettilinei molto larghi e spesso alberati e incorporando in questo disegno anche il sistema delle radiali, diciamo caratterizza la crescita della città;

tra tutte le strade di circonvallazione o centripete della città prende un carattere più importante la deviazione della Strada statale 11, che forma una vera e propria circonvallazione.

Ma l’elemento significativo e che in qualche modo rappresenta la seconda invenzione importante nella crescita della città è quella che, lo vedete in questo disegno, il sistema di strade gialle in qualche modo innerva la crescita della città e in qualche modo consente a Treviglio di crescere su sé stessa, cioè a macchia d’olio, oltre la dimensione in cui questa crescita a macchia d’olio comunemente determina una situazione di criticità, queste strade formano un’intelaiatura che è in grado di sopportare una crescita su sé stessa della città, cioè con il centro antico che continua ad essere anche il centro geometrico della città, oltre la misura che porta a una crisi in altre circostanze. Qui vediamo un disegno ricavato dalla prima carta tecnica regionale del 1983, in cui è terminata l’occupazione di quel poligono che vedevamo prima di strade gialle e in cui già avviene diciamo la crescita oltre quel limite definito dal Piano di ricostruzione, in quella zona che il Piano di ricostruzione indicava con un semicerchio di zone a destinarsi.

Da questo disegno, in cui sono rappresentati indistintamente gli edifici antichi, moderni, residenziali, industriali, vediamo come il carattere ordinato che il Piano della ricostruzione aveva conferito alla crescita della città, comincia progressivamente a perdersi laddove questa crescita esce al di fuori di quella maglia stradale che il Piano individuava. Questo è un disegno alla stessa epoca, che mostra Treviglio, che è questo centro qua, in paragone agli altri centri immediatamente limitrofi, disegnati sulla medesima carta tecnica regionale dell’83, in scala 1:25.000, in questo periodo la crescita della città è governata da Piani regolatori del 1970, poi del 1996, che è l’ultimo, quello attualmente in vigore, in cui diciamo si esauriscono gli

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spazi compresi nelle circonvallazioni disegnate dal Piano degli anni ’50 e appunto occupano degli spazi all’esterno di questo disegno, che però sono privi di quella compattezza e di quel carattere ordinato che invece la prima parte della crescita della città aveva saputo mantenere. Si noti anche come la crescita di Treviglio, almeno all’interno del poligono disegnato negli anni ’50, sia radicalmente diversa dalla crescita di altre città importanti intorno a Treviglio, come Caravaggio, Cassano o altre realtà, in cui la crescita avviene in forma già disordinata subito al di fuori del perimetro della città antica.

Qui vediamo un disegno in cui sono paragonate le fasi storiche di crescita della città, qui sono distinte a seconda della loro comparsa nelle carte dell’IGM di primo impianto, di secondo e di ultimo impianto e la carta regionale del ’94, le varie fasi di crescita della città; in rosso sono indicati gli abitati preunitari e della prima metà del ‘900, in arancione l’abitato dal dopoguerra agli anni ’90 e nella parte non colorata la porzione di abitato che si è registrata negli ultimi dieci anni.

Si noti come l’ingrandimento urbano continui a poggiare sulla ragnatela di strade antiche e quando risultino impotenti i Piani urbanistici a programmare una crescita delle infrastrutture stradali, con l’eccezione della prima fase di crescita della scala di Treviglio. Cioè quel fenomeno che vedevamo a scala territoriale, cioè della crescita degli insediamenti in assenza di una crescita delle infrastrutture che accompagnano questo ingrandimento degli insediamenti, è riscontrabile già in questo disegno a livello locale, le città crescono su sé stesse, ma continuano ad appoggiarsi alla rete di comunicazioni storiche. Questa è l’aerofotogrammetria del 1994, non si vede benissimo, però rappresentando con la medesima grafia tutti gli edifici si nota come Treviglio, procedendo a crescere su sé stessa, perde mano a mano diciamo un suo carattere ordinato, si crea una densità decrescente dal centro verso la periferia e in qualche modo questa crescita un po' diciamo casuale delle ultime propaggini della città, mette in crisi, e questo è l’elemento più grave, il rapporto storicamente consolidato tra Treviglio e il suo territorio agricolo circostante.

Questo è un altro disegno, che mi dispiace, anche questo non si nota benissimo, in cui si mostra il confronto fra la carta aerofogrammetrica del ’94 che vedevamo prima e quella attuale del 2006, in cui sono riportate in rosso le variazioni. Da questo disegno si nota come tutte le variazioni degli ultimi dieci anni hanno in qualche modo consolidato la crescita delle propaggini esterne, rendendo sempre più e minacciando sempre più quell’equilibrio col territorio agricolo che dicevo prima. Qui c’è una prima valutazione dello stato di fatto che indica le fasi di crescita della città, ricavandole dalla data in cui queste compaiono nelle varie soglie storiche, fino al 1855 sono le parti della città che

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compaiono, sono indicate in viola più scuro, le parti di città che compaiono tra il ’55 e il ’31 sono indicate in color fucsia, in arancione le parti di città tra il ’31 e il ’56, che sono quelle innescate soprattutto dal Piano del dopoguerra; dal ’56 al ’94 sono invece indicate le parti della città che vengono costruite tra il ’56 e il ’94, che in parte completano il disegno del Piano degli anni ’50 e in parte vanno al di fuori da quel disegno, diciamo creando quelle propaggini di cui parlavamo. Tra il ’94 e il 2006, qui sono rappresentati quegli edifici rossi che comparivano nel disegno di prima, cioè le parti costruite negli ultimi dieci anni e che sono qui rappresentate in giallo.

Qui, sempre con il prezioso aiuto dell’Ufficio di Piano, abbiamo quindi tentato un’analisi dello stato della pianificazione vigente, cioè lo stato di attuazione del Piano urbanistico che attualmente è in vigore a Treviglio e in questo disegno abbiamo diviso le previsioni insediative sature da quelle che presentano alcuni margini di completamento, da quelle che risultano ancora inattuate e quindi in qualche modo residue, anche se non si vede benissimo a questa scala o forse da questo disegno lo vedete proiettato, si nota come l’insieme delle previsioni risulta in qualche modo largamente saturo, con qualche previsione di completamento e qualche ancora indicazione residua non attuata, che riguarda fisiologicamente soprattutto le aree con destinazioni a servizi.

Con i tratti invece più evidenti sono indicate le nuove infrastrutture contenute nel Piano urbanistico o derivate dalle indicazioni del Piano territoriale provinciale, che compongono un quadro un po' incerto di quello che deve succedere all’esterno per bilanciare la crescita dell’insediamento.

Questo è un disegno che invece che mostrare le previsioni residue del Piano urbanistico mostra lo stato di attuazione della pianificazione attuativa dipendente o indipendente dal Piano regolatore; qui sono distinti provvedimenti in itinere, quello oggetto di richiesta ma non ancora avviati, da questo punto di vista si ricava una situazione più, come dire, un numero maggiore di iniziative disponibili, anche se queste non sono sempre coerenti con il disegno precedente. Qui in alcuni casi, pochi, si tratta di indicazioni attuative già disposte dal Piano regolatore.

In maggior parte si tratta di provvedimenti di richieste d’intervento che traggono la loro origine da programmi speciali, Piani integrati o comunque strumenti diciamo sorti al di fuori della pianificazione tradizionale. Questa è un’immagine che, disegnata sulla ortofocarta regionale del 2003, elaborata a cura del Centro studi dell’Università di Bergamo, si trova su uno dei rapporti dell’università, in cui si vede la valutazione comparata; sono colorate diciamo le aree urbanizzate e sono lasciate in immagine fotografica le aree agricole.

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Da questa immagine che mostra Treviglio con i suoi centri intorno si nota come questa campagna che cresceva intorno a questi diversi abitati piano piano sta perdendo una sua fisionomia, perché la crescita degli insediamenti e la presenza di alcuni abitati extraurbani mette un po' in crisi l’integrità di questo territorio agricolo.

Diciamo, ultimata questa carrellata, si passa come dire a una prima individuazione di ipotesi urbanistiche su cui può appoggiare il Piano.

Prima di arrivare a un disegno vero e proprio, abbiamo individuato cinque criticità della situazione attuale, cinque prime riflessioni. Ve le leggo così come compaiono anche nel documento preliminare. L’idea dell’ampliamento smisurato, ovvero la fiducia di poter estendere il dispositivo precedente senza un nuovo disegno globale di scala superiore, sta producendo una serie di interventi separati fra loro, residenza, industria, servizi, infrastrutture e mal integrati con le parti esistenti della città. Quel discorso che vedevamo prima, gli ultimi completamenti della città realizzano dei pezzi che mal si combinano coi pezzi esistenti; la qualità dei nuovi quartieri realizzati in questo modo si dimostra peggiore di quella dei precedenti e l’invasione della campagna avviene a chiazze, con danni ambientali crescenti.

Seconda riflessione, accanto alla domanda dell’ampliamento compare la domanda di trasformazione della città esistente per ottenere maggiori cubature, soprattutto attraverso interventi diciamo non tradizionali, al di fuori della pianificazione urbanistica del Piano regolatore, questa si concentra nei luoghi più appetibili, intorno alla circonvallazione, sulle strade foranee o semplicemente seguendo la valorizzazione dei terreni e produce quasi sempre altezze, tipologie edilizie e destinazioni d’uso che sono incoerenti rispetto all’immediato contesto.

Terza riflessione, il rapporto fra casa e servizi, che era facile regolare in un contesto limitato, diventa gradualmente più difficile e in prospettiva ingestibile; la realizzazione dei nuovi episodi edilizi è affidata a interventi distinti e conflittuali, che disintegrano il tessuto urbano, diventano necessari metodi di urbanizzazione sostenibili, non solo sotto il profilo ambientale, che associno in partenza le varie componenti.

Quarta riflessione, il rapporto fra zone urbanizzate e zone rurali con la sostituzione secca fra le prime e le seconde, diventa a poco a poco un problema aperto e drammatico, che è sottoposto al cieco conflitto degli interessi finanziari; i caratteri distintivi e le dinamiche di sviluppo per la campagna, come quelle per la città, devono essere studiate per tempo in termini di reciprocità, la campagna ha una sua fisionomia da cui la città trae beneficio e viceversa.

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Quinta riflessione e ultima, il potenziamento infrastrutturale delineato nell’ultimo Piano provinciale trascina una domanda insediativa e inasprisce i conflitti delle precedenti osservazioni, l’ingrandimento di Treviglio non può proseguire secondo le dinamiche attuali. Le infrastrutture di livello regionale e nazionale introducono un nuovo quadro di convenienze, mentre quelle di livello locale procedono da aspettative tradizionali che sono incompatibili con le nuove; occorre un nuovo ragionamento globale da studiare e discutere nelle diverse scale.

Terminato questo discorso sulle prime riflessioni, siamo arrivati a individuare una serie di elementi che sono utili ai fini della definizione di un nuovo equilibrio territoriale. In questo disegno vedete è rappresentato il sistema delle infrastrutture di scala superiore, la ferrovia dell’alta velocità, l’autostrada tra Brescia e Milano, la bretella nord-sud che collega la Bre.Be.Mi. con l’autostrada Pedemontana, l’area di pertinenza fluviale dell’Adda e l’abitato di Treviglio in cui è messo in evidenza col colore giallo il famoso poligono di strade del Piano di ricostruzione degli anni ’50. Un’idea del Piano è quella di contenere e ricucire la crescita della città attraverso una definizione dei margini che la città ha preso nella sua crescita ultima e di concentrare la gran parte della crescita insediativa che il sistema infrastrutturale trascina con sé, nell’area, nella mezzaluna che verrebbe a trovarsi tra la linea ferroviaria storica e la nuova linea ferroviaria ad alta velocità, distanziata da questa. In questo modo, qui vedete con questo colore azzurro è indicato un possibile margine di questa crescita, che non è l’unica crescita possibile della città, ma è quella nella quale può essere individuata quella parte di città che cresce, che trae un beneficio dal contatto diretto col sistema dell’infrastruttura a scala superiore; poi con questo disegno a puntini è indicata invece una struttura di parco che dovrebbe in qualche modo lambire il sistema delle infrastrutture e che si costruisce parallelamente alle nuove possibilità edificatorie, che dovrebbe in qualche modo legare questa crescita di Treviglio con le realtà urbane immediatamente circostanti, soprattutto quella di Caravaggio.

Dunque tutto fa pensare che occorra a questo punto una terza invenzione urbanistica, che sia paragonabile alle due passate, del 1855, quella dello smantellamento della circonvallazione storica e quella del 1950, del Piano di ricostruzione e che sia ricavata sia dalle difficoltà in corso sia dalle opportunità che offre il quadro infrastrutturale di scala superiore. E qui arriviamo a questa specie di schema direttore del nuovo Piano regolatore, qui c’è un disegno che più in dettaglio tenta di analizzare questo possibile sviluppo della città; come vedete la parte rossa è la parte al di sopra di Treviglio, cresciuta al di sopra della ferrovia, qui c’è questa mezzaluna diciamo, che è solcata dai nuovi

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progetti infrastrutturali autostradali e ferroviari, in viola sono indicate le aree all’interno di questa mezzaluna che risultano già compromesse per la presenza di usi soprattutto industriali, in giallo è indicato il possibile sviluppo di questo completamento e con strisce sopra la superficie gialla è indicata quella parte di questa crescita che potrebbe assumere la forma di un parco, in qualche modo aperto alle situazioni urbane immediatamente circostanti a Treviglio, soprattutto Caravaggio, ma anche Casirate, Calvenzano, eccetera.

A nord della ferrovia, accanto all’idea di individuare una zona diciamo tra la Strada statale 11 in direzione di Milano e la ferrovia storica, da destinarsi alla formazione di un grande parco che faccia da contenitore per una serie di servizi, si registra l’intenzione di cercare di contenere la crescita della città, stabilizzando i margini di questa città un po' sfaldata che oggi si presenta, soprattutto creando una nuova interfaccia con un territorio agricolo immediatamente circostante, che qui è segnato da un tratteggio azzurro, che in qualche modo dovrebbe collaborare alla definizione di questo sistema di margine. Vediamo nel dettaglio l’insieme di queste indicazioni.

L’idea è quella di produrre, come dicevo, due azioni combinate tra loro, prima l’urbanizzazione a fini residenziali, produttivi, terziari e ricreativi della mezzaluna compresa fra la ferrovia Milano-Brescia e la ferrovia ad alta velocità; l’area campita in giallo che vedevate prima nella striscia esterna presenta un parco di livello territoriale, che in prospettiva si presti a diventare una risorsa intercomunale, con le aggiunte dei paesi circostanti, nella striscia interna aderente alla città e alla ferrovia, da un insieme ordinato di industrie, abitazioni e servizi, che inglobi le sparse localizzazioni attuali e nello stesso tempo fornisca alla città una nuova area di espansione, centrale anziché periferica; la sua saldatura con la città esistente, a cavallo della ferrovia, dovrà essere assicurata molto più efficacemente di ora, in primo luogo occorre modificare la stazione ferroviaria principale, che diventerà a tutti gli effetti un recapito distanziato della rete metropolitana milanese, aprendola verso i due lati e completandola con parcheggi e servizi adeguati. I nuovi insediamenti godranno di un contatto immediato con la ferrovia, la rete autostradale e il verde pubblico.

La seconda azione, che vedevamo nel disegno di prima, il termine all’ingrandimento della città sopra la ferrovia, realizzando invece un innesto efficace del tessuto campestre nella compagine cittadina e ricoprendo la continuità originaria fra i percorsi rurali e quelli urbani. Il modello topografico di Treviglio incorporato nella sua identità, che abbiamo visto nella sequenza storica delle sue immagini, indica una città compatta, circondata da un agro irriguo, ma questo equilibrio è

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fragile, non è immune da pericoli immediati, l’affollamento delle nuove urbanizzazioni subito fuori dai confini comunali rivela il rischio concreto che il territorio rurale a nord e a ovest della città, col suo patrimonio di campi, coltivazioni, alberature, percorsi e rogge, possa essere a breve scadenza dissipato e coperto da costruzioni.

Per, come dire, esercitare correttamente queste due azioni e quindi per mantenere aperto l’orizzonte futuro della pianificazione territoriale, occorrono tre condizioni preliminari, in primo luogo eliminare le circonvallazioni laterali proposte in sede comunale e provinciale, affidando tutti gli arroccamenti periferici e le connessioni coi caselli autostradali a una nuova e più efficiente tangenziale integrata nella zona di espansione sud, lo vediamo in questo disegno, non c’è bisogno, diciamo, facendo conto sulla realizzazione soprattutto di questa strada, non c’è bisogno che non di un collegamento, che qui è indicato da questa linea tratteggiata con due frecce, tra i due caselli che verrebbero aperti in corrispondenza dell’abitato di Treviglio, quello definito casello di Caravaggio e quello propriamente definito come casello di Treviglio.

Occorre discutere insieme agli esperti agricoli la crisi economica delle coltivazioni e pervenire per i terreni limitrofi alla compagine urbana, individuati a strisce azzurre che vedevamo prima, a usi che risultino complementari alle tradizionali destinazioni urbanistiche per l’area edificata, ma diversi dalle tradizionali discipline urbanistiche, attraverso l’attivazione di contratti di paesaggio, servitù di passaggio o d’uso e altre forme. L’area di cui stiamo parlando è questo territorio a strisce azzurre, che sta tutt’intorno, a nord, ovest, est, della città. E infine proporre i possibili nuovi assetti delle funzioni residenziali e produttive e ricreative negli spazi aperti circostanti, anche in forme diverse dal passato, si conformeranno e correggeranno le espansioni residenziali e produttive non ancora attuate, si ridisegneranno gli orli per ottenere una transizione durevole tra la città e la campagna, si ingrandiranno alcune aree destinate ai servizi pubblici.

E infine, per concludere questa presentazione, un chiarimento sui metodi di attuazione, che può sembrare forse una materia poco consona a una presentazione di un documento preliminare come questo, ma è un discorso cruciale, crediamo che questo sia uno degli elementi cruciali della nuova pianificazione da avviare. Riporto, sempre dalla relazione che accompagna il documento, per condurre ordinatamente queste trasformazioni deve cambiare anche il processo esecutivo, assicurando un’efficace mediazione fra interessi e privati, secondo i migliori esempi europei, con una appropriata combinazione di comportamenti gerarchici e paritetici; è importante che gli amministratori come i cittadini non leggano le nuove destinazioni d’uso

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come valorizzazioni isolate di determinati terreni, ma si preparino a fare la loro parte nelle procedure ancora da scegliere, l’acquisizione pubblica temporanea delle aree, la gestione consortile in determinati perimetri, la perequazione urbanistica e così via, preferendo gli accordi volontari e specifici ai vincoli generalizzati. Anche l’assetto finanziario deve essere messo a punto regolato, verrà calcolata a ciascuno degli operatori una giusta remunerazione per i suoi investimenti, avendo come riferimento il profitto imprenditoriale e non la rendita speculativa, una uguaglianza di trattamento è condizione necessaria perché la cittadinanza partecipi al governo del territorio come un’operazione solidale. Ho finito.

Presidente

Architetto, la ringraziamo per l’esposizione chiarissima. Assessore Simonetti, vuole dire qualcos’altro o apriamo la discussione? Prego, Assessore, ha la parola.

Assessore Simonetti

Bene, brevissimo perché il tempo sta già galoppando. Solo per dire, questo disegno di Piano ovviamente è un disegno che ha assegnato dei colori e dei perimetri, ma non ha nessuna pretesa in questo momento di aver definito in maniera finale e definitiva alcunché, è funzionale a far capire un’idea di città, sappiamo che se poi questo Consiglio condividerà questo ragionamento, lo sviluppo del Piano, questo disegno lo perfezionerà, lo articolerà, lo estenderà e lo restringerà, quindi non è oggetto della valutazione di oggi il fatto che alcuni confini possano essere o troppo stretti o troppo larghi, perché in prima battuta occorre fare dei segni sulla carta, ma questi segni sulla carta sono finalizzati a farci capire che tipo di idea di città possiamo perseguire. Io chiedo qui, ringrazio l’arch. Benevolo della spiegazione esaustiva e anche sintetica e invito i Consiglieri che avessero delle osservazioni a farle in grande libertà. Grazie.

Presidente

Grazie Assessore. Invito i Consiglieri a iscriversi per gli interventi e ovviamente per le richieste di chiarimento, dando per scontato che su questo tema così importante a settembre il Consiglio sarà nuovamente chiamato a discutere e ad approfondire. È iscritta a parlare la Consigliera Siliprandi, ne ha facoltà.

Consigliera Siliprandi

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Grazie Presidente. Ringrazio anche i relatori, l’arch. Simonetti e l’arch.

Benevolo per la loro chiarezza e per la completezza delle loro relazioni.

L’arch. Benevolo ha ricordato che non si tratta di un’ipotesi definitiva, ma si dovranno correggere le ipotesi fatte, se non sbaglio, se non sbaglio ad aver capito...

Arch. Benevolo ? Si potranno...

Consigliera Siliprandi

... la Lega Nord Padania si propone fin d’ora, in modo responsabile, per dare un contributo positivo e propositivo, penso che le nostre correzioni, fra virgolette, possano essere determinanti per trasformare un’ipotesi in vero cambiamento della città. Noi stiamo parlando del futuro di Treviglio, sta e starà alla responsabilità di tutti noi fare in modo che i nostri figli ne siano orgogliosi.

L’arch. Simonetti sottolinea e questo mi è molto piaciuto e lo ringrazio, il tema ambientale, definendolo tema decisivo; anche noi riteniamo che sia basilare produrre un saldo ambientale positivo, come citava l’architetto, sono certa architetto che la sua non sia una posizione meramente demagogica, così come non lo è, non lo è mai stata e mai lo sarà per noi. L’arch. Simonetti sottolinea anche la trasparenza del dibattito e dice un finalmente e un finalmente lo dico anch’io, lo aggiungo, finalmente scelte condivise, se questo must sarà corretto ed implementato, Treviglio avrà sicuramente una centralità maggiore, assumerà maggiore importanza ed autorevolezza. Condivido che lo sviluppo di Treviglio deve portare ad un modello di città di pregio, gradevole, per assumere davvero un ruolo centrale determinante.

Condivido pienamente lo sviluppo a sud, sviluppo a sud che non dovrà essere un pezzo in più di P.I.P., come citava lei, ma un pezzo in più di città, questo credo che sia molto importante e lo condividiamo pienamente.

Quindi ripeto, scelte condivise, finalmente, ma vedo solo un problema, la discarica, affrontiamolo insieme. Stamattina venendo qui in questa sede, in questo Consiglio, ho letto i manifesti che l'Amministrazione ha esposto nelle vie di Treviglio; sono molto soddisfatta che finalmente abbiate recepito la pericolosità dell’amianto, anche noi come voi e anche voi come noi, dite no alla discarica, quindi penso che il passo obbligato, o perlomeno auspicato, non possa essere che quello di risolvere il problema per sempre, quale migliore occasione?

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Credo che la soluzione più logica, che appare più logica e definitiva, almeno per noi, è quella di procedere ad una variante, rendendo la zona discarica zona edificabile; non ci avevamo pensato prima, perlomeno io, però stamattina leggendo i vostri manifesti ho capito che davvero avete la volontà di chiudere per sempre quello che io ritengo un pericolo per noi e per i nostri figli.

Quindi noi siamo disponibili a tutte le soluzioni purché si cancelli per sempre la parola discarica, si cancelli la parola amianto, pensando al presente ma anche al futuro e soprattutto al futuro dei nostri figli; fate ciò che volete, noi vi daremo una mano, trasformate la zona industriale in residenziale, quello che volete, non è un problema, basta che chiudiamo la discarica. Voi avete lo strumento in mano per farlo, noi ripeto vi diamo e vi daremo una mano. Grazie.

Presidente

Grazie Consigliera Siliprandi. È iscritto a parlare il Consigliere Guzzetti, ne ha facoltà.

Consigliere Guzzetti

Grazie Presidente. Noi della Città Invisibile apprezziamo molto questo lavoro, questo studio, un lavoro completo, con riferimenti storici fino all’evoluzione e purtroppo evidenziamo nelle criticità ultime che l’arch.

Benevolo ci ha mostrato prima, come purtroppo lo sviluppo urbano di Treviglio ha invaso sempre più la campagna, gli interventi sembrano separati tra di loro, servizi da una parte, industria, residenze, aumenta la richiesta di trasformazione edilizia per maggiori cubature, insomma Treviglio è già andata fuori misura come città, questo mi sembra che è emerso chiaramente. E lo studio, questo studio dà anche delle indicazioni precise su come dovrebbe essere lo sviluppo a sud, con tutte considerazioni molto condivisibili.

Però noi della Città Invisibile siamo fra quelli, come aveva ricordato l’architetto prima, che ci sono quelli che sono a favore dello sviluppo e altri che temono lo sviluppo, noi siamo fra quelli che temono lo sviluppo e lo diciamo chiaramente, temiamo, l’abbiamo sempre detto, vogliamo contenere il più possibile lo sviluppo urbano della Città di Treviglio e anche il numero degli abitanti di Treviglio, per cui notiamo che in questo studio c’è comunque la volontà di fare, cioè si dà per scontato uno sviluppo, uno sviluppo ordinato, contenuto, ragionato, qualificato, ma si dà per scontato questo sviluppo e noi su questo punto, insomma, abbiamo qualche piccola riserva e, anche perché teniamo conto che se lì si parla di due caselli, uno di Caravaggio, uno di Treviglio, la

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tangenziale sud, lo sviluppo previsto a sud e chi più ne ha più ne metta, insomma il rischio di una mobilità eccessiva è reale dal nostro punto di vista e poi ci sono, certo, delle infrastrutture sovracomunali, come la Bre.Be.Mi. o altre, che ci saranno, però noi potremmo anche deciderle di farle passare senza bisogno di creare uno sviluppo, dico, alcune osservazioni. E quindi noi come Città Invisibile vorremmo avere tempo di ragionare, magari tramite anche il nostro rappresentante alla Consulta Urbanistica, oppure nel percorso politico daremo un po' delle indicazioni precise per quanto ci riguarda. Intanto ringraziamo veramente dell’ottimo lavoro fatto e, diciamo, siamo molto contenti, lo vediamo molto positivo questo primo atto di un percorso sicuramente molto importante, complesso anche. Grazie.

Presidente

Grazie Consigliere Guzzetti. È iscritto a parlare il Consigliere Minuti, ne ha facoltà.

Consigliere Minuti

Esprimo prima un pensiero relativo che mi scaturisce da una immagine che è stata proiettata, che è l’immagine della città a cavallo tra la presenza delle mura e la realizzazione della prima circonvallazione, laddove con l’abbattimento delle mura era stata prevista una fascia di rispetto di verde che è stata occupata soltanto in là nel tempo e non è stata ancora interamente occupata. Ecco, mi piacerebbe, sognando una città futura che si preoccupa di disciplinare l’espansione a sud e il raccordo con le infrastrutture, anche un parziale recupero proprio di questa fascia di verde che è ancora possibile recuperare; immagino il terreno che adesso è in parte destinato a parcheggi e in parte al normale passeggio attorno a viale Filagno, immagino la prosecuzione invece di quello di viale del Partigiano, qualche fascia, quello naturalmente salvaguardato che è il verde intorno al centro civico e immagino certo non il recupero a verde ma il recupero integrale a portico comunque per il passeggio e la sicurezza dei cittadini, perché godano il centro, che è tutto il fregio di viale Oriano e la congiunzione di piazza del Mercato con la piazza Insurrezione. Questa era però una cosa estremamente marginale.

Parto dalle conclusioni dell’arch. Benevolo per dire che condivido il metodo e cioè che per fare uno strumento di governo del territorio che sia in sintonia coi tempi e che sappia governare i suoi tempi, perché tutti gli strumenti urbanistici devono dare risposte alle problematiche del loro tempo, poi ne farò schematico cenno. Dicevo, per fare questo lo strumento urbanistico si propone, primo, una forte regia pubblica,

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