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Benessere Nutrizione

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Academic year: 2021

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LA MEDICINA BIOLOGICA APRILE - GIUGNO 2021

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Anche quando riceve qualche informazione che riguarda l’importanza delle sue scelte alimentari in relazione alla sua sa- lute, tende a trascurarle, qualche volta ad ignorarle completa- mente; altre volte a contestarle, in base alle informazioni lette su qualche social o sentite in qualche chiacchierata televisiva.

Non si pone il problema di un’eventuale relazione tra le sue scelte e lo stato dell’ambiente e viene coinvolto leggermente di più quando si parla della salute dei suoi figli ai quali, comun- que, tende a non negare la libertà di poter scegliere, come per i compagni di gioco o di scuola.

Colpo di scena... come in ogni buon film che si rispetti: arriva il medico, di cui ci si può fidare. Nella maggior parte dei casi, questi non ha la benché minima idea circa la letteratura speci- fica del settore o della relazione tra stile di vita e malattia.

Solitamente è così tanto impegnato da non occuparsi di am- biente; l’unica certezza che ha in questo settore è la relazione tra fumo di sigaretta e tumore al polmone; spesso lui/lei stes- so/a fuma a causa della vita stressante che conduce. Sorride quando sente la battuta “fai quello che dico, non fare quello che faccio”, e a volte anticipa il suo interlocutore nel proporla.

Attenzione: proseguendo con il film si capirà che questa non è una colpa, ma una distrazione, ovvero la necessità di occu- parsi di altre cose e probabilmente un’assenza istituzionale di canali informativi in tal senso.

Benessere Nutrizione e

a cura del Dott. Alberto Fiorito

A futura salute

Il “mondo del cibo” ci pone alcuni problemi di non facile so- luzione.

Il primo tra tutti è convincere i personaggi che vi fanno parte dell’esistenza del problema. Non è facile e vorrei farvi com- prendere il perché. Come in un film, è necessario identificare i personaggi: il protagonista principale è l’uomo comune, ap- parentemente sano, coprotagonista è il medico di fiducia e, in ordine di apparizione, un marito/una moglie, dei figli, il vicino di casa, lo specialista e uno scrittore.

Andiamo con ordine. Accade che le iniziative per fare in mo- do che il cibo sia un elemento di salute e non di malattia, non solo per l’essere umano ma anche per l’ambiente, stiano au- mentando in modo esponenziale.

C’è una commissione che vede la partecipazione dei massimi esperti sull’argomento, riuniti sotto la sigla EAT

1

che, in colla- borazione con la rivista internazionale The Lancet, prende in considerazione i diversi aspetti della relazione uomo-ambiente.

C’è il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (World Can- cer Research Fund

2

) che analizza tutte le pubblicazioni scienti- fiche sull’argomento.

Infine, c’è l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization

3

) che aggiorna costantemente le indica- zioni più utili per evitare o ridurre le malattie cronico-degene- rative.

La scena – poi – si sposta sul nostro uomo, l’uomo della stra- da, qualunque sia la sua professione, esclusa quella medica.

Indipendentemente dal suo stato sociale o economico usa il cibo con distrazione, sceglie il luogo più comodo per com- prarlo o, in alternativa, quello che offre il costo minore.

1. https://eatforum.org/eat-lancet-commission/

2. www.wcrf.org

3. https://www.who.int/teams/nutrition-and-food-safety

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bo falso, ultraprocessato, chimico, non naturale, che offende il consumatore consapevole (merce rara) e, di certo, offende e chiaramente rovina l’ambiente.

3. Mancata consapevolezza del consumatore

Se avete la pazienza di leggere queste righe significa che an- che voi vi siete trovati a parlare di questi argomenti con le per- sone comuni ed avete visto la sorpresa nei loro occhi quando avete spiegato loro come viene prodotto il cibo che normal- mente mangiano e gli effetti sulla salute che esso produce.

Del resto, la vostra voce è stata inevitabilmente sopraffatta dai cartelloni pubblicitari, dai discount, dalle pubblicità ingan- nevoli e spesso dai produttori ingannevoli. Non dobbiamo ave- re dubbi, noi che siamo dalla parte di una Sanità quantomeno consapevole: conservare la salute è diventato un lavoro.

Anche nel nostro settore, per quanto limitato e sacrificato, dovremmo considerare di avere il dovere e non più semplice- mente l’occasione, di informare i nostri pazienti in questo senso.

Michael Pollan

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scrive “se la gente sapesse come viene prodot- to il cibo che porta in tavola, non lo comprerebbe”: probabilmen- te l’autore vive in una realtà diversa e non ha il tempo per co- noscere la gente. Noi sappiamo che non è così, che non ci pos- siamo fidare di quella che Pollan definisce come “gente”.

4. Pressione aziendale

Il profitto prima di tutto. Questo principio supera qualunque considerazione etica sul lavoro, sulla produzione alimentare o sulle malattie. Il tutto sostenuto dal fatto che il vero potere economico è detenuto dai pochi che in genere hanno differen- ziato i propri investimenti, motivo per cui si assiste ad un ac- centramento della produzione, ad esempio, di cibo, automo- bili e farmaci. La cosa che ci deve preoccupare, ma questo è certamente scomodo da affermare, è che il potere economico detiene anche l’informazione, non solo quella generale, ma anche quella scientifica.

5. Scarsa o assente formazione medica

Può uno Stato guadagnare dalla pubblicità di determinati prodotti e spendere una quantità di denaro maggiore per porre rimedio al danno che gli stessi prodotti hanno causato alla sa- lute dei propri cittadini? Evidentemente le leggi del mercato lo consentono e lo rendono meno amorale di quello che si possa pensare. Il suggerimento che darei ad un politico, in questo pe- riodo storico, con le attuali conoscenze della Medicina, è quello di “riflettere”, promuovendo una formazione a livello univer- sitario che tratti approfonditamente questi argomenti.

A questo punto – però – lo spettatore ha bisogno di maggio- re concretezza, deve capire meglio la trama e soprattutto il messaggio positivo del film.

Per evitare un eccesso di suspence, osserviamo in rapida se- quenza le scene principali:

1. Produzione del cibo

2. Coltivazione e allevamenti intensivi 3. Mancata consapevolezza del consumatore 4. Pressione aziendale

5. Scarsa o assente formazione medica 6. Distrazione politica.

1. Produzione del cibo

Si insiste molto sul fatto che nel 2050 vi saranno 10 miliardi di esseri umani sul Pianeta e che occorrerà trovare cibo per tutti; per questo motivo si lavora sulla carne artificiale. Così fa- cendo si sposta il problema: la popolazione in generale perce- pisce che la carne è essenziale e che è necessario trovare di- verse fonti di approvvigionamento. Nel frattempo, la maggior parte del territorio è adibita alla coltivazione di cereali che ser- ve per alimentare gli animali allevati e si assiste ad una contem- poranea perdita della cultura del cibo. Non è un’affermazione di tipo nostalgico: è che non siamo ancora pronti dal punto di vista fisiologico a reggere l’impatto con prodotti falsi, chimici, scarsamente nutrienti. Per quelle che vengono definite “calo- rie morte”, perché inutili dal punto di vista nutrizionale, pro- pongo il termine “calorie mortali”, intendendo con questo il fatto che coloranti, conservanti, fattori insaporenti, prodotti chimici utilizzati nell’allevamento o nella coltivazione sono chiaramente, almeno per la letteratura scientifica, in relazione con l’aumento delle malattie cronico-degenerative.

2. Coltivazione e allevamenti intensivi

È del tutto improponibile pensare che ogni famiglia possa avere il proprio orto dove coltivare la frutta/verdura che con- suma e allevare gli animali che forniranno la carne.

Dall’altra parte, però, non può esservi l’aberrazione di un ci- 4. Pollan M. – Il dilemma dell’onnivoro. Adelphi Ed.; 2008.

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dentemente possibile, vi chiedo di interrompere la lettura e per qualche secondo riflettere sul contenuto del testo.

Se lo avete fatto, ora fornisco alcuni suggerimenti: amore, le verdurine del nonno, l’organizzazione quotidiana dei pasti, consapevolezza laica, prevenzione primaria.

Vado a caso, ma con intenzione. Partirei dall’organizzazione quotidiana dei pasti. Uno schema come quello descritto è ab- bastanza comune. Se ci fate caso, però, ci troviamo a dare pro- teine al bambino solo a metà pomeriggio. Nei pasti precedenti ha fatto esclusivamente carico di carboidrati.

Può essere che questo corrisponda a ripetuti picchi di insu- lina, eventualmente esacerbati da qualche caramella o dol- cetto?

Secondo i principi della Dieta Zona di Barry Sears si trattereb- be di errori nutrizionali decisamente gravi, mentre altri esperti concordano sul fatto che i tre macroalimenti possono essere distribuiti nell’arco della giornata e non necessariamente ad ogni pasto. Personalmente propendo per la prima opinione, anche se non con la stessa rigi- dità del collega americano, che – comunque – ha ideato questo modello nutrizionale proprio per il controllo del Diabete.

Le verdurine del nonno rap- presentano perlopiù un’utopia.

È vero che vi sono illustri nutri- zionisti, specie oltreoceano, che suggeriscono che dovrem- mo farci il nostro orto casalingo e produrre in proprio una certa parte degli alimenti più naturali, ma in realtà sono poche le per- sone che possono permettersi questo lusso.

6. Distrazione politica

Sono preoccupato che un politico permaloso possa male in- terpretare le mie parole; ritengo corretto poter affermare che i politici sono brave persone, semplicemente un po’ distratte perché hanno cose più importanti di cui preoccuparsi. Ci sono le strade da asfaltare, la luna da raggiungere e gli avversari da contrastare. La speranza è che si imbattano in qualche evento o persona illuminante.

Considerazioni pessimistiche

Scrivo quotidianamente di questi argomenti e mi è capitato di parlarne in fase di formazione con qualche migliaio di Colle- ghi. Stupore e diversi cambiamenti, ma a distanza di tempo mi viene riferito: “sai... lo stress… la burocrazia… non ho tempo per parlare con i pazienti… io stesso non riesco a trovare il tem- po per fare attività fisica”.

Non è che abbia perso la speranza; tuttavia avrei bisogno di un supporto; avrei bisogno che i Lettori di questa Rubrica mi testimoniassero il loro parere, le loro sensazioni, la loro posi- zione, anche in contrasto con quello che ho scritto.

Parafrasando Giorgio Gaber: la partecipazione è il primo pas- so verso la libertà … e anche verso la salute.

Inviate le vostre comunicazioni a: rivista@medibio.it.

È vero amore?

“Amore, fai presto che la colazione è pronta. Ecco il tuo latte.

Mangia una fetta biscottata con la marmellata e qualche biscot- to. Questi sono i soldi, durante la ricreazione comprati una fo- caccina”. “Adesso è ora di pranzo, mangia tutta la pasta poi puoi andare a giocare”. “Fai merenda, ti ho preparato pane, prosciutto e stracchino… E per cena un po’ di carne con le ver- durine del nonno, accompagna-

la con cracker non salati”. “Do- po cena solo due biscotti, poi la- vati i denti e a nanna”.

Questa è una scena tipica di

una famiglia del mondo occi-

dentale, ma limitiamoci al no-

stro Paese: potrebbe essere

una qualunque delle nostre ca-

se, una delle tante famiglie ita-

liane. Vi sono alcune parole di

questo ipotetico dialogo che

meritano approfondimento, e

se voi foste presenti vi chiede-

rei di immaginare e dirmi quali

sono. Poichè la cosa non è evi-

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Per molti già coltivare una piantina di timo sul davanzale rap- presenta una gradevolissima, per quanto insolita, eccezione.

Vale la pena ricordare che la figura del nonno che cura il pro- prio orto ha probabilmente ancora una ventina di anni di vita, dopodiché diventeranno nonni i ragazzi nati negli anni ‘80,

“nati” nei carrelli dei supermercati.

Se parliamo di prevenzione primaria, cosa abituale in que- sta Rubrica, intendiamo fare quella grande opera di persua- sione sui nostri pazienti, a volte anche su noi stessi, che tende a giustificare quella enorme messe di lavori scientifici che mettono in relazione lo stile di vita con le malattie cronico-de- generative, che stanno aumentando come numero e antici- pando l’età di insorgenza.

Abbiamo più volte affermato che la prevenzione primaria non è esclusivamente un atto medico: dire al proprio figlio di lavarsi i denti prima di coricarsi o dopo ogni pasto significa pre- venire la carie che si svilupperà negli anni; questo è un atto di prevenzione primaria di pertinenza dei genitori.

È il momento della consapevolezza laica.

Ciascuno di noi professionisti della Sanità dovrebbe sentire il dovere di tradurre in un linguaggio accessibile a tutti quello che le pubblicazioni scientifiche trasmettono ormai senza sosta.

Tra i tanti lavori mi riferisco ad uno in particolare, quello che ha ispirato i contenuti di questo numero della Rubrica.

È stato pubblicato un lavoro in British Medical Journal

5

che più o meno recita quanto segue: vi è un collegamento diretto tra l’assunzione alimentare di cereali raffinati e le malattie car- diovascolari e, più in generale, con la mortalità.

All’interno di questo minuzioso lavoro, basato sull’osserva- zione delle abitudini alimentari in 21 Stati, si trova il riferimento ad un’altra pubblicazione

6

in cui gli autori allargano la voce

“cereali” ai carboidrati in generale, includendo lo zucchero, il fruttosio ed i dolcificanti chimici.

Lo studio Global Burden of Disease

7

, che consiglio vivamente di leggere, rappresenta probabilmente un punto di svolta della

letteratura scientifica (relazione tra stile di vita e malattie, in particolare quelle cronico-degenerative).

Nella sua edizione del 2019, oltre a riaffermare una simile tendenza circa l’uso dei cereali raffinati, indica anche in “sette porzioni quotidiane” la media considerata come pericolosa o potenzialmente patologica (vedi Tabella a sin. per compren- dere come sia facile raggiungere questo numero).

Veniamo ora all’ultima parola, la più scomoda: amore.

Vorrei partire con una domanda rivolta direttamente al Let- tore: chi sa queste cose, e non le comunica, ama realmente il proprio paziente? Nessuna accusa personale, anche perché l’e- sperienza ci ha abituato a diffidare delle pubblicazioni scienti- fiche: ciascuno di noi è in grado di trovarne altre di senso op- posto a quelle sopra citate.

La mia opinione, che vorrei proporvi come oggetto di dis- cussione, è che ormai il numero di queste pubblicazioni è così ampio che mettere in discussione il rapporto tra stile di vita e malattie cronico-degenerative potrebbe essere fuori luogo.

Allora la domanda posta prima diventa quasi una sorta di sfi- da, che però ciascuno dovrebbe vivere con se stesso.

È possibile che, una volta informato sulle potenzialità nega- tive di una dieta a base di cereali raffinati o di eccesso di zuc- cheri, un medico non debba fare di tutto per mettere al cor- rente i propri pazienti?

Le cose diventano leggermente più gravi quando l’informa- zione, trasformata in parole chiare, autorevoli, leggere, viene passata al pubblico, per esempio a chi pronuncia nell’arco del- la giornata la filastrocca con cui ho aperto.

Chiediamoci, questa volta nel privato delle nostre relazioni

scientifiche: è vero amore?

– La Redazione ringrazia gli editor dei siti web da cui sono tratte le immagini di:

pag. 59:

https://www.bestuponrequest.com/wp-content/uploads/2019/08/Lighthouse-tired- doctor-700x400.jpg

pag. 60:

https://foodprint.org/wp-content/uploads/2018/10/GettyImages-907966126_

optimized.jpg pag. 61: (alto)

https://i.pinimg.com/originals/91/ba/5c/91ba5cbe2a711837c0c45599769d425c.jpg pag. 61: (basso)

https://i0.wp.com/post.healthline.com/wp-content/uploads/2018/11/Children_

Eating_Pasta-1296x728-Body.jpg?w=1155&h=1528

– Per consultazione: www.medibio.it

La Medicina Biologica, dal 2013/2.

Benessere Nutrizione e

Sette porzioni di Carboidrati raffinati

1 Biscotti oppure fette biscottate (a casa) oppure brioche (al bar) 2 Un pacchetto di cracker a merenda

3 Pasta oppure riso a pranzo 4 Pane a pranzo

5 Cracker oppure pane a merenda 6 Pane oppure pasta oppure pizza per cena 7 Biscotti dopo cena

5. Swaminathan S. et Al. – Associations of cereal grains intake with car- diovascular disease and mortality across 21 countries in Prospective Ur- ban and Rural Epidemiology study: prospective cohort study. BMJ 2021;372:m4948.

6. Ho F.K. et Al. – Associations of fat and carbohydrate intake with cardio- vascular disease and mortality: prospective cohort study of UK Biobank participants. BMJ 2020;368:m688.

7. https://www.thelancet.com/gbd.

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