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Benessere Nutrizione

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Academic year: 2021

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dell’apolipoproteina E ε4 (APOE ε4) come principale fattore di rischio genetico per l’AD ad insorgenza tardiva

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.

Invecchiamento e fattori genetici non spiegano del tutto la causa di tutti i casi di demenza e di AD. In particolare, studi sui gemelli omozigoti ed eterozigoti rivelano il coinvolgimento chiave di altri fattori di rischio ambientali e modificabili nell’e- ziologia dell’AD

4

.

Stile di vita, storia della malattia, background educativo, abi- tudini alimentari ed esposizione a rischi ambientali e profes- sionali sono stati chiamati in causa da innumerevoli studi scien- tifici

5

. I fattori di rischio ambientale, come i metalli e altri con- taminanti tossici nell’acqua potabile, i prodotti chimici per l’a- gricoltura negli alimenti e l’inquinamento atmosferico potreb- bero potenzialmente avere un impatto su ampie fasce della popolazione e diventare gravi problemi di salute pubblica.

È stato dimostrato, sia negli studi epidemiologici sia nei mo- delli animali

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, che l’esposizione cronica ai fattori ambientali au- menta il rischio di sviluppare l’AD.

Un aumento così rapido dei casi di AD creerà in futuro gravi oneri socioeconomici per la società, a meno che non vengano messi in atto interventi terapeutici efficaci per rallentare, fer- mare o curare questa malattia devastante.

Benessere Nutrizione e

a cura del Dott. Alberto Fiorito

Prevenire le demenze si può e si deve

La malattia di Alzheimer (Alzheimer’s Disease, AD) è la for- ma più comune di demenza, con un numero stimato di pazienti negli Stati Uniti di oltre 5 milioni e oltre 35 milioni in tutto il mondo

1

.

In Italia, su 1 milione di demenze, 600.000 persone sono af- fette da AD.

Nel complesso, AD e altre demenze hanno causato circa 1,5 milioni di decessi nel 2015 e sono attualmente classificate co- me settima causa di morte nel mondo

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. Si ritiene che questi numeri siano destinati a triplicare nei prossimi decenni a causa, probabilmente, dell’invecchiamento della popolazione.

L’invecchiamento è il più grande fattore di rischio, mentre prove crescenti indicano anche un forte contributo della pre- disposizione genetica, in particolare la presenza dell’allele

1. Alzheimer’s Association - 2017 Alzheimer’s disease facts and figures.

http://www.alz.org/facts/.

2. World Health Organziation. “The top 10 causes of death”, WHO fact sheet. http://www.who.int/mediacentre/factsheets/fs310/en/.

3. Corder E.H., Saunders A.M., Strittmatter W.J., Schmechel D.E., Gaskell P.C., Small G.W. – Gene dose of apolipoprotein E type 4 allele and the risk of Alzheimer’s disease in late onset families. Science. 1993; 261:921- 4. Gatz M., Reynolds C.A., Fratiglioni L., Johansson B., Mortimer J.A., Berg923.

S. – Role of genes and environments for explaining Alzheimer disease.

Arch Gen Psychiatr. 2006; 63:168-174.

5. Yegambaram M., Manivannan B., Beach T.G., Halden R.U. – Role of en- vironmental contaminants in the etiology of Alzheimer’s disease: a re- view. Curr Alzheimer Res. 2015; 12:116-146.

6. Cacciottolo M., Wang X., Driscoll I., Woodward N., Saffari A., Reyes J. – Particulate air pollutants, APOE alleles and their contributions to cogni- tive impairment in older women and to amyloidogenesis in experimen- tal models. Transl Psychiatr. 2017;7: e1022.

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di cui si fa abbondante con- sumo nell’alimentazione oc- cidentale, sia nelle acque utilizzate per bere.

È ben noto il concetto di

“disruptore endocrino”.

Recentemente è arrivata alla conoscenza dell’opinio- ne pubblica la questione del glifosato; sembra di essere tornati ai tempi oscuri del D.D.T., quando furono ne- cessari molto tempo e molte pubblicazioni scientifiche prima di venir considerato “vergognosamente” fuorilegge.

E quanti altri... ce ne vorranno, in considerazione dell’au- mento del potere delle grandi aziende, prima di smettere di utilizzare prodotti come quello citato o altri simili che inquina- no la terra e, inevitabilmente, il cibo che mangiano i nostri figli ed i nostri pazienti.

In questa riflessione occorre considerare che la Legge di Dal- ton riferita ai gas qui non funziona: Dalton sostenne che, in una miscela di gas, un componente di questa si comporta nei confronti di un Tessuto organico in funzione esclusiva della sua pressione parziale. Sembra − questo − il riferimento di tut- te le autorità che si occupano di sicurezza alimentare.

Il massimo dell’inquinante A è x mg/ml; il massimo dell’in- quinante B è y mg/ml. Si ritiene che il nostro organismo possa supportare un numero infinito di elementi purché questi non superino la dose massima consentita; purtroppo, oltre ai po- stulatori di queste regole, vi sono persone che credono vera- mente a queste sciocchezze.

Il secondo punto riguarda i principi attivi, ovvero la possibi- lità che un cibo conservi tutte quelle sostanze funzionali che lo rendono nutraceutico, ossia che gli consentono di apporta- re all’organismo quelle sostanze di cui ha bisogno.

Ogni intervento dell’uomo, dalla coltivazione alla cottura, ri- duce il contenuto di principi attivi di un alimento.

Se vi fosse l’occasione di seguire un prodotto alimentare dal- l’origine alla tavola, come insegna il recente programma della comunità europea “From Farm to Fork”

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, ci si renderebbe fa- cilmente conto del disastro attualmente in atto.

Già prendendo in considerazione questi due elementi si comprende quanto possa essere difficile trattare questo ar- gomento. Facciamo l’esempio di uno dei principi attivi più con- sigliati per la ricostruzione della cellula in generale, e della cel- lula cerebrale in particolare, ovvero gli Omega 3.

Diffusissimi sul mercato, hanno notevole fama perché per- mettono alla membrana cellulare di essere “fluida”, e quindi disponibile alla comunicazione intercellulare, ma soprattutto consentono di poter resistere o ricostruire una membrana do- po l’attacco dei radicali liberi.

La fonte principale di Omega 3 è rappresentata dal pesce, e Invece di sconfiggere la

malattia, la via più opportu- na e potenzialmente attua- bile per frenare il previsto aumento dei casi di AD po- trebbe essere quella di iden- tificare e di limitare i princi- pali fattori di rischio.

I dati sono sconcertanti anche perché vi è da tener presente che non essendovi una eziologia definita non vi è alcun tipo di terapia.

Non esiste un “sistema” per rallentare l’aggravarsi di questa condizione e il numero dei pazienti attualmente è tale da non indurre le aziende farmaceutiche ad investire in ricerca.

Probabilmente anche questo genera sconforto negli osser- vatori più attenti perché il principio dell’“utile” è la discrimi- nante che orienta la ricerca e gli investimenti.

Mentre tutto ciò accade, continuiamo su queste pagine ad indicare quei comportamenti che il medico dovrebbe suggeri- re ai pazienti nel tentativo di prevenire la degenerazione del Sistema Nervoso. Accanto a comportamenti logici e comune- mente accettati, la comunità scientifica si avvale di lavori sem- pre più frequenti che giustificano queste connessioni.

I quattro punti di riferimento sono:

1. Qualità del cibo 2. Alimenti specifici 3. Attività fisica 4. Attività mentale.

Qualità del cibo

Una delle ipotesi del progredire dell’AD prende in conside- razione l’eccesso di inquinanti

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nella moderna alimentazione e la carenza di principi attivi: in primo luogo vanno considerati gli inquinanti.

Tra questi, sono principalmente chiamati in causa i prodotti utilizzati per la coltivazione e per l’alimentazione del bestiame da allevamento. I metalli pesanti ad essi collegati ed eventuali altre sostanze che entrano in gioco sono in grado di creare in- tossicazione alimentare.

Valga come esempio per tutti il Mercurio che di questi − for- se − è il capostipite, il più conosciuto e sostanzialmente il più diffuso perché lo si può reperire sia nei pesci di grossa taglia,

7. Calderón-Garcidueñas L. et Al. – Brain Inflammation and Alzheimer’s- Like Pathology in Individuals Exposed to Severe Air Pollution. Toxico- logic Pathol. 2004; 32(6): 650-8.

8. https://ec.europa.eu/info/strategy/priorities-2019-2024/european- green-deal/actions-being-taken-eu/farm-fork_it.

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Questa è stata un’osservazione inizialmente rilevata nelle cavie ed in seguito estesa anche negli esseri umani.

In un interessante lavoro

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i ricercatori sono riusciti, grazie all’iniezione di un tracciante radiosensibile, a correlare l’attività fisica all’aumento del BDNF e a rilevare successivamente l’au- mento del numero delle cellule dell’Ippocampo.

In questo modo hanno riconosciuto quel tassello che manca- va nel rapporto tra attività fisica costante e memoria e, di con- seguenza, la prevenzione delle malattie neurodegenerative.

Sulla base della lettura dell’articolo appena citato ho prova- to ad informare buona parte del pubblico che mi segue, in par- ticolare nell’ambito di conferenze divulgative, circa il rapporto tra stile di vita e salute.

Solitamente accade qualcosa che tutti noi conosciamo bene:

in funzione della qualità dell’esposizione, gli astanti sono più o meno soddisfatti dello sforzo del relatore, e lo guardano in genere con ammirazione e rispetto. Poi, riflettendo sul conte- nuto che viene loro presentato, lo sguardo diventa sornione, lasciando intendere il loro pensiero: “...impossibile seguire que-

sti consigli con la vita che conduco e il poco tempo che ho a dis- posizione”. Senza procedere con ulteriori commenti, esorto a

cercare un sistema di comunicazione efficace per arrivare al cuore dei pazienti; personalmente trovo fondamentali due strategie, ossia essere d’esempio e parlare per tramite dei vo- stri pazienti ai loro figli o nipoti, in modo da “toccarli” su qual- cosa che dovrebbero avere molto caro.

quindi dal suo consumo abituale. È ben noto, come accennato più sopra, che l’inquinamento dei mari, la pesca indiscriminata e le metodologie di allevamento sono in grado di creare un dis- astro ecologico e alimentare di incredibile portata.

E se ancora vi fossero dubbi sulla gravità della questione, consiglio la visione del film documentario Seaspiracy

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, soprat- tutto se in presenza di pazienti che si vantano di mangiare il miglior salmone scozzese per approvigionarsi di Omega 3.

Alimenti specifici

In questa sede occorrerebbe parlare in dettaglio dei supercibi, di quei prodotti, cioè, che possono essere considerati come estremamente importanti, efficaci, adattogeni, stimolanti per la specifica attività delle cellule, antiossidanti, drenanti e che fa- voriscono la comunicazione corretta tra cellule e Tessuti.

− Apparentemente sembra facile e scontato parlare di cur- cuma, zenzero, epigallocatechina gallato, Vitamina D, Vitamine del gruppo B in generale, super-probiotici, fibre, acidi grassi a catena media, Omega 3.

Anche in questo caso, vorrei riferire quella che è, in realtà, la reazione tipica del paziente medio, il quale, a seguito di op- portuna ed approfondita ricerca su Internet, generalmente sti- molata dal contatto con un “esperto” che di medicina non ha mai studiato nulla ma segue un influencer molto conosciuto, ha trovato “l’elisir di tutti i mali” e ne acquista in gran quantità, così da sentirsi tranquillo nel mangiare ogni cosa, anche la più tossica.

Attualmente ci viene in aiuto la nutraceutica.

In questo momento storico, in considerazione della qualità del cibo e della scarsa conoscenza da parte sia dei consumatori sia dei prescrittori, non possiamo rinunciare ad approfondire l’utilizzo degli integratori alimentari che costituiscono un par- ziale compenso delle carenze nutrizionali. Conoscenza diretta, esperienze cliniche, affidabilità delle aziende produttrici sono gli elementi essenziali da tenere in considerazione.

Attività fisica

La correlazione tra attività fisica e benessere cerebrale vanta numerose conferme scientifiche, di natura assai varia.

Si passa dalla considerazione sulla produzione di endorfine a seguito di uno sforzo fisico, specie se prolungato e aerobico, alla maggiore sopravvivenza di topolini, se sottoposti ad un re- gime di opportuno movimento.

Molto recentemente si è potuto individuare nel BDNF, fat- tore neurotrofico cerebrale, l’elemento di comunicazione tra l’attività fisica e l’aumento di numero delle cellule ippocampali e probabilmente anche di altre neurocellule.

9. https://www.seaspiracy.org.

10. Liu P.Z. and Nusslock R. – Exercise-Mediated Neurogenesis in the Hip pocampus via BDNF. Front Neurosci. 2018; 12:52. Published 2018 Feb 7.

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Ginnastica mentale

Benché attualmente non possa indicare riferimenti biblio- grafici in merito, dalle letture ed esperienze con i pazienti mi sono fatto l’idea che accanto alla scelta di cibo di qualità, di at- tività fisica costante, di integratori eccellenti, uno per tutti: Gu- nabrain, credo sia necessario sollecitare i nostri pazienti ad uti- lizzare il cervello come se si trattasse di un muscolo.

Va stimolato quotidianamente.

Invito quindi ad utilizzare il retro della ricetta, accanto alle indicazioni riguardanti l’alimentazione, lo stile di vita in gene- rale e la quantità di attività fisica quotidiana, ad elencare alcuni esercizi che possono rivelarsi utili per la costruzione di nuove

strade cerebrali, in funzione dell’attivazione di nuovi percorsi

sinaptici, processo che, come risaputo, prende il nome di neu- roplasticità. Ecco alcune proposte in tal senso:

Imparare una poesia a memoria, anche per singole strofe quotidiane

Fare le parole crociate

Giocare a sudoku o altri giochi di memoria

Memorizzare dettagli lungo la strada quotidiana e ripor- tarli alla mente

Giocare a carte

Cantare a memoria canzoni della propria “storia”

Utilizzare in maniera insolita parti del proprio corpo

Modificare i percorsi quotidiani

Inventare storie e continuarle nel tempo

Ricordare numeri di telefono senza ricorrere agli strumenti elettronici

Tutto quello che può essere adattato alla specificità del pa- ziente.

Concludo ricordando due punti fondamentali:

il primo è che non è assolutamente necessario porre un limi- te di età.

La prevenzione delle malattie neurodegenerative inizia il più presto possibile, anche con l’educazione infantile;

il secondo, che ritengo estremamente più importante, è che il medico non è assolutamente esentato dall’eseguire questi compiti, soprattutto perché occorre essere d’esempio per i propri pazienti.

Prescrivere con Stile

− la colazione

Dr.ssa Federica Fiorito - Biologa nutrizionista

C’è un aspetto del rapporto medico-paziente che s’impara con il tempo e con l’esperienza: qualunque età abbia chi ci sta di fronte ha la necessità, più o meno evidente, di sentirsi

“preso per mano” sulla strada della guarigione o del cambia- mento.

− Se avete interpretato questa frase con l’idea che ogni pa- ziente è da considerarsi come se fosse un bambino, non avete sbagliato.

Ancor più, il fatto di non farlo, per pudore o indifferenza ver- so questo aspetto della visita, lo lascerà probabilmente delu- so. Il paziente necessita di sentirsi guidato, di ricevere indica- zioni precise, meglio se scritte. Così come avrebbe bisogno di un riferimento, anche solo parziale, attraverso il quale possa sentirsi libero di contattarci nell’arco della giornata.

Del resto, credo che questo sia uno degli aspetti fondamen- tali che in questo momento fa la differenza tra una visita me- dica di routine, fredda, rapida e distaccata (senza che il medico sia da considerare l’unico responsabile di ciò), e una visita ti- pica della Medicina integrata, in cui si stabilisce empatia per ricercare, spesso nei meandri del dialogo, la reale causa del disagio del paziente.

Ancora di più accade nel mondo della nutrizione.

In questo settore infatti si avverte chiaramente il distacco

tra una compilazione dietetica basata su parametri quali peso,

altezza, abitudini alimentari e attività fisica da inserire in un si-

stema computerizzato per ottenerne come risultato uno sche-

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Benessere Nutrizione e

ma preciso, ineccepibile dal punto di vista calorico e, quasi al- l’opposto, un dialogo con il paziente per comprendere il per- ché del suo sovrappeso o sottopeso, il disagio, il significato so- ciale del cibarsi, le valenze affettive di una ritualità perduta.

In questo secondo caso, naturalmente quello a noi più con- geniale, è impensabile mantenere il distacco con il paziente e non accompagnarlo con la nostra presenza in questo percorso che, si noti bene, non è dietetico, ma... di cambiamento.

Per dimagrire possono bastare anche certe fredde pagine di Internet; per mantenere il risultato e fare in modo che que- sto diventi uno strumento di salute attuale e futura, occorre presenza, impegno, aggiornamento costante, empatia, dispo- nibilità, pazienza e autorità.

L’esempio migliore che posso portare alla vostra attenzione per sottolineare questo aspetto di una visita nutrizionale ri- guarda l’organizzazione della colazione.

Immaginate di aver fornito alcune indicazioni sulla qualità del cibo, sulla stagionalità, sulla distribuzione dei pasti nella giornata, magari inserendo qualche schema di digiuno parziale o intermittente o suggerendo qua e là qualche piatto specifico per il quale vi siete spesi anche in due o tre ricette. Il tempo della visita è finito, state per congedare il paziente quando, nell’atto di salutare, il paziente vi chiede: “sì, ma cosa mangio

a colazione?”.

Ecco alcuni spunti utili.

Partiamo dalla componente liquida: è fondamentale dare il consiglio di bere un bicchiere d’acqua al risveglio, temperatura ambiente o riscaldata, con o senza limone a scelta: il vero toc- casana è l’idratazione a digiuno.

Se non vedete controindicazioni, il caffè resta un elemento della tradizione quasi internazionale. Basterà ricordare di uti- lizzare quello biologico, da rendere esclusivo in casa, criterio evidentemente non attuabile al bar o ad una macchinetta in ufficio, dove occorre adeguarsi a ciò che è disponibile.

Lo zucchero sarebbe da evitare, non solo quello bianco, ma anche quello di canna integrale biologico o qualche dolcifican- te naturale.

In attesa che il paziente cambi le proprie abitudini potete concedere una punta di cucchiaino di stevia in polvere.

Si consiglia poi spremuta d’arancia, se in stagione, estratto di frutta e verdura, succhi esclusivamente acquistati nel com- mercio biologico; le bevande vegetali dovrebbero sostituire il tradizionale latte se occorre dimagrire, far funzionare in ma- niera corretta l’intestino, ridurre l’edema mucoso per certe pa- tologie ed intervenire sull'eccesso di infiammazione silente.

La componente dolce potrebbe essere rappresentata da bi- scotti di buona qualità e biologici, meglio se integrali.

In realtà la scelta migliore potrebbe ricadere su fette biscot-

tate ricoperte da uno strato di tahin chiaro con sopra un velo di marmellata. In alternativa vi sono eccellenti creme di noc- ciole, mandorle o anacardi che possono fornire la giusta quan- tità di calorie mattutine. Nelle bevande vegetali, solitamente gradite fredde, possono essere utilizzati i cereali soffiati, pur- ché di marche che garantiscano un ridotto apporto di zuccheri.

Per ciò che riguarda le proteine si può ricorrere ad uno yo- gurt di soia e a basso contenuto di zucchero, dentro il quale mettere un cucchiaio di semi misti, idealmente di girasole, zuc- ca e chia.

Per i non vegani uno o due uova cotte a piacere possono es- sere una valida alternativa.

Se si tratta di uno sportivo, Gunaminoformula Sport disciol- to nella bevanda vegetale o nello yogurt fornisce la giusta quantità di aminoacidi ad elevato rendimento.

Altre idee possono essere pane tostato o gallette del cerea- le preferito con uno strato di humus di ceci, una fetta di torta di verdura, idealmente fatta in casa, un avocado condito con olio e senape.

Naturalmente occorre ricordare costantemente al paziente di prestare attenzione alla qualità della maggior parte dei cibi utilizzati, anche perché l’obiettivo, tutt’altro che secondario, è quello di formare delle nuove abitudini destinate a rimanere fisse nel tempo.

Non vi resta che scegliere se scrivere queste indicazioni sulla ricetta di ogni paziente o riportarle in un file e stamparle di vol- ta in volta.

In questa seconda ipotesi cercate di personalizzare le vo- stre proposte: il paziente non vuole sentirsi uguale agli altri...

bambini.

– La Redazione ringrazia gli editor dei siti web da cui sono tratte le immagini di:

pag. 65:

https://www.mydr.com.au/seniors-health/brain-ageing-and-dementia/

pag. 66:

https://fishconsult.org/?p=12719 pag. 67 (alto):

https://www.helpguide.org/articles/alzheimers-dementia-aging/preventing-alzhei- mers-disease.htm?

pag. 67 (basso):

https://www.homecareassistancefortmyers.com/puzzles-that-help-aging-stroke-sur- vivors/

pag. 68 (alto):

https://www.allure.com/story/drinking-water-for-clear-skin pag. 68 (basso):

https://theconversation.com/pure-fruit-juice-healthy-or-not-122962

– Per consultazione: www.medibio.it

La Medicina Biologica, dal 2013/2.

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