a cura di
PIETRO BACCARINI
Emilia-Romagna Regione d’Europa
Interventi dell’Unioncamere Emilia-Romagna
per la sua modernizzazione e sviluppo
PIETRO BACCARINI
Emilia-Romagna Regione d’Europa
Interventi dell’Unioncamere Emilia-Romagna
per la sua modernizzazione e sviluppo
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Ringrazio per la collaborazione prestata nell’elaborazione di questo volume, l’Ufficio Studi di Unioncamere Emilia- Romagna nelle persone del dott. Giampaolo Montaletti, dott. Guido Caselli, dott. Mauro Guaitoli, dott. Fabrizio Casalini, dott. Giovanni Guidetti, geom. Federico Pasqualini per l’apporto fornito nei documenti e nelle relazioni pubbliciati; il dott.
Matteo Casadio per gli aggiornamenti relativi alle relazioni economiche e programmatiche; la sig.ra Lorenza Maccaferri per la raccolta dei testi.
P.B.
3 Sono sinceramente lieto di contri-
buire a questa pubblicazione che segna 10 anni di collaborazione fra la Regione Emilia-Romagna e l’U- nioncamere presieduta da Pietro Baccarini.
Quando, nel febbraio del 2000, si- glammo il Protocollo d’intesa, fu sancito il fondamentale ruolo di Unioncamere per il sostegno dello sviluppo del sistema imprenditoriale regionale. Fu la prima intesa del ge- nere in Italia, e ribadì come fosse necessario superare i precedenti li- miti della separatezza di azioni e ini- ziative per lo sviluppo. Fu un accor- do che pose nero su bianco la ne- cessità di un confronto e di una concertazione per una prospettiva di più efficaci supporti al sistema delle imprese. Era stata la carica profondamente innovativa espressa dalla riforma Bassanini, a mettere in moto un immediato e serrato con- fronto tra la Regione ed il sistema camerale emiliano-romagnolo, per la definizione di una collaborazione strutturale. Ma certamente, Regio- ne e Camere di Commercio veniva- no da anni di iniziative comuni, an- che se su temi delimitati. E non posso, a questo proposito, non ri- cordare con soddisfazione la costi- tuzione, nel 1998, di Apt Servizi, prezioso strumento operativo della legge sul Turismo, creato per gesti- re al meglio le azioni di promozione con un importante contributo di Unioncamere.
I rapporti tra la Regione e l’Unione si sono sempre più sviluppati, profi- cuamente ampliati, con iniziative
comuni per sostenere le imprese snellendo la burocrazia, per sup- portarle con il cofinanziamento di progetti per andare oltre i confini della regione e del Paese, solo per citarne alcune. Sostegni alle impre- se i cui effetti, peraltro, sono così ben documentati nei periodici e puntuali servizi di monitoraggio che la vostra associazione sviluppa sul ciclo economico e produttivo regio- nale.
Un’economia, quella dell’Emilia-Ro- magna, che anche e soprattutto in questo complesso momento deve puntare su una strategia di sviluppo che privilegi l’innovazione tecnolo- gica e organizzativa, la ricerca e la formazione. Sul versante delle im- prese, sono queste le priorità della Regione, e già da anni abbiamo co- minciato ad intervenire con forza in questa direzione.
La sfida che abbiamo di fronte è quella della qualità, dello sviluppo, dell’ambiente, del lavoro. Per conti- nuare a mantenere la competitività del “sistema Emilia-Romagna”, sia in Italia che all’estero, dobbiamo puntare su questi capisaldi, così come sulla qualità della vita, delle relazioni sociali. E con ciò mi riferi- sco sia alla sanità, alla scuola ed al welfare che alle infrastrutture, sia quelle stradali, ferroviarie e logisti- che che quelle tecnologiche, oggi non meno strategiche.
Non a caso, tra gli atti fondamenta- li già varati da questa legislatura c’è il piano Telematico, per far crescere in rete la ricerca industriale ed il tra- sferimento tecnologico, ma c’è an-
che l’importante riforma del Welfare, che universalizza l’assistenza e pro- muove più che mai la cittadinanza sociale, tra l’altro intervenendo sulla trasformazione delle Ipab. Non a caso abbiamo avviato migliaia di in- terventi per proteggere la nostra re- gione da frane e alluvioni, ma anche investimenti sulla casa. Perché noi siamo più che mai convinti, confor- tati anche da attente ed autorevoli analisi, che lo sviluppo economico sia strettamente correlato ad una giusta risposta alle esigenze di una società che domanda innovazioni e cambiamenti, ma che allo stesso tempo pretende giuste risposte a vecchi e nuovi bisogni, che vuole continuare a basarsi su una cultura della solidarietà. D’altra parte, gli stessi criteri di scelta delle imprese per un territorio su cui radicarsi si basano su fattori competitivi che non si chiamano più solo costo del lavoro e infrastrutture, ma anche servizi, ambiente, scuola e forma- zione professionale, tema, quest’ul- timo, che si è spesso giovato anche della vostra collaborazione.
Dunque è fondamentale che azioni come il sostegno economico alle imprese e l’innovazione, non più fi- nanziate a pioggia, si accompagni- no all’obiettivo di dare risposte di qualità, in tutti i campi. E non inten- do riferirmi solo alla qualità del pro- dotto, fattore indispensabile di competizione per l’impresa, ma alla qualità dell’intero sistema territoria- le che lo produce, e che per noi è indissolubile da una nuova idea di partecipazione, collaborazione, in-
Il Presidente della Regione Emilia-Romagna
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tegrazione. Anche e soprattutto a questi temi dovrà dare risposte il fu- turo nuovo Statuto della Regione, che aprirà la strada al riconosci- mento del ruolo attivo delle autono- mie funzionali nel processo federali- sta, come naturale evoluzione del percorso aperto con la riforma del Titolo V della Costituzione.
Auspico dunque che la rodata col- laborazione tra la Regione e l’U- nioncamere Emilia-Romagna, della quale il presidente Baccarini è stato protagonista, possa ancora più svi- lupparsi ed estendersi, con rapporti come sempre basati sulla concre- tezza e la costruttività, per il bene e nell’interesse del nostro territorio, per continuare a competere con le più importanti regioni di un’Europa.
Vasco Errani
Il Presidente della Regione Emilia-Romagna
5 Dal 1 gennaio 1983 al 31 dicembre
2002 ho assicurato la mia collaborazio- ne professionale ad Unioncamere Emi- lia - Romagna, dapprima come diretto- re dell’ufficio studi, quindi dal 1992 co- me Segretario Generale. Questa ricca esperienza professionale ha rappre- sentato per me una straordinaria occa- sione di crescita professionale, di stu- dio sui fatti dell’economia regionale pri- ma e di esperienza manageriale poi, in anni di grandi cambiamenti e trasfor- mazioni strutturali per le imprese ed i sistemi produttivi locali da un lato e per istituzioni ed amministrazioni pubbliche dall’altro.
In questi decenni il baricentro del pro- cesso produttivo dalle attività manifat- turiere si è spostato ai servizi ed alle at- tività terziarie, le piccole medie e picco- lissime imprese sono andate continua- mente riorganizzandosi in reti di inter- scambio e servizi, sia informali (distretti industriali, subfornitura) che formali (gruppi societari d’imprese), il mercato del lavoro è profondamente evoluto, rendendo sempre più frequente lo scambio e l’alternanza tra le diverse forme di lavoro dipendente e lavoro au- tonomo, il ruolo dello Stato e degli enti locali da protagonisti diretti dell’attività economica è andato progressivamente evolvendo in una funzione di stimolo e di regolazione del mercato.
Contemporaneamente gli assetti politi- ci ed istituzionali del Paese sono forte- mente mutati, con il processo di pro- gressivo trasferimento di competenze e funzioni dallo Stato a Regioni ed Enti locali, mentre la legge 580/93 ha rior- ganizzato assetti e funzioni delle Ca- mere di Commercio e dell’intero siste-
ma camerale, attribuendo alle associa- zioni imprenditoriali un nuovo ruolo da protagonista dei processi di sviluppo locale e facendo delle Camere le istitu- zioni di incontro e mediazione degli in- teressi delle categorie economiche, ati- pica cerniera istituzionale tra il merca- to e le istituzioni pubbliche.
Unioncamere Emilia - Romagna in questi vent’anni è molto cresciuta in di- mensioni, capacità operativa ed auto- revolezza. Pur rimanendo infatti una piccola struttura quanto a dimensioni, ha saputo evolvere in qualificata istitu- zione non solo nel sistema camerale regionale e nazionale, ma anche nel panorama istituzionale ed economico regionale. Questa crescita è stata ac- compagnata negli anni anche visiva- mente dal trasferimento dagli uffici di via Ugo Bassi n 7 ai locali della Came- ra di Commercio di Bologna in via Santo Stefano n. 1 nel 1983, quindi nel 1989 nei due piani della palazzina di via Montegrappa n. 4, infine negli eleganti uffici del palazzo a vetri di viale Aldo Moro n. 62 all’interno del Fiera district a fine 2001.
Il percorso seguito in questi anni per far crescere l’associazione e farla identifi- care all’interno ed all’esterno del siste- ma camerale come un importante e qualificato punto di riferimento nel pa- norama delle istituzioni economiche re- gionali è stato lineare e sufficientemen- te coerente nelle strategie e nelle scel- te gestionali ed organizzative.
In primo luogo è stata valorizzata l’atti- vità di studi e ricerca economica, il nu- cleo dell’attività dal quale ha preso il via l’esperienza dell’Unione regionale, nel- la consapevolezza che la produzione di
qualificate ed autorevoli analisi econo- mico territoriali faceva di questo picco- la struttura di ricerca un punto di riferi- mento obbligato per Camere di com- mercio, categorie economiche e deci- sori politico istituzionali. Nel corso degli anni Unioncamere ed il suo ufficio stu- di sono divenuti un punto d’eccellenza nel panorama regionale (in particolare in materia di congiuntura economica e più in generale di osservatori economi- ci settoriali) ed in quello nazionale (in- dagini sulla qualità della vita), generan- do quella cultura economica che è stata alla base di molte decisioni d’in- tervento e di politica economica sia da parte degli amministratori camerali che, sempre più spesso, degli amministra- tori regionali e locali.
Unioncamere è stata sempre conside- rata da noi come la casa comune delle categorie economiche, terreno neutra- le rispetto ai pur legittimi interessi di parte, luogo d’incontro e di confronto per analisi, progetti comuni d’interven- to, definizione di proposte di politiche economiche e di sviluppo economico territoriale da presentare sia all’istituzio- ne regionale che al governo nazionale.
La credibilità acquisita in questi anni deriva anche da questa indipendenza culturale e comportamentale, sempre ricercata, difesa e praticata, rispetto agli interessi di parte espressi anche dai cosiddetti poteri forti dell’economia.
Il convinto e pervicace sostegno all’e- sperienza dei confidi, nati all’interno del mondo delle Camere di commercio, ed in particolare all’affermazione, diffusio- ne e crescita operativa dei consorzi fidi regionali, fino al completamento del si- stema in tutti i principali settori d’attivi-
Un’istituzione in forte crescita
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tà economica, ha fatto di Unioncamere Emilia – Romagna il punto strategico di elaborazione e sviluppo dell’attività di erogazione di garanzie, un importante servizio a sostegno dei processi di cre- scita della piccola e media impresa del- la regione. Le performance ottenute dal sistema regionale dei confidi in questi vent’anni in termini di garanzie erogate, imprese coinvolte, contenuti tassi d’insolvenza sono straordinarie.
Oggi le prospettive di evoluzione per attività e nuovi servizi del sistema regio- nale dei confidi sono concrete e di par- ticolare rilevanza per le imprese ed il ruolo assunto da Unioncamere a so- stegno di questa esperienza, partico- larmente apprezzato, è pressoché uni- co nel panorama nazionale del sistema camerale.
Rispetto alle Camere di commercio, l’Unione regionale in questi anni ha cer- cato non solo di essere istituzione di raccordo e coordinamento delle attivi- tà, ma anche centro di stimolo cultura- le ed organizzativo nella definizione ed attuazione di progetti di sviluppo, con valenza interprovinciale o regionale.
Una funzione di servizio, di stimolo, ma anche di surroga in quelle situazioni che registravano difficoltà organizzative od operative per singole Camere. Que- sto ruolo è via via evoluto nel corso de- gli anni, fino all’attuazione dell’originale
“progetto network” tra Unione e Came- re, che ha teso a mettere in rete nume- rosi servizi camerali, col duplice obietti- vo di conseguire economie di scala in termini di costi ed organizzazione, ed economie di varietà per dotare tutte le Camere di servizi che sarebbe stato eccessivamente dispendioso per il sin-
golo ente avviare e gestire. Il contribu- to dato in questi anni dall’Unione regio- nale all’innovazione ed alla riorganizza- zione del sistema dei servizi nelle Ca- mere e tra le Camere stesse è innega- bile, ivi compresa negli ultimi anni la decisione difficile di considerare supe- rata l’esperienza del Centro regionale per il commercio estero, riattribuendo- ne le funzioni ed i servizi alle Camere e lasciando in capo agli uffici dell’Unione il compito di elaborare e supportare i progetti di internazionalizzazione del si- stema camerale e di gestire il rapporto strategico ed operativo con gli asses- sorati regionali.
L’attività di rappresentanza istituzionale degli interessi delle singole Camere e dell’intero sistema camerale è forte- mente evoluta e cresciuta per impor- tanza in particolare nel corso degli ulti- mi dieci anni. Grazie soprattutto alla quotidiana attività di relazioni istituzio- nali, alla capacità e credibilità dei suoi dirigenti e funzionari, oggi Unioncame- re ed il sistema camerale sono un part- ner riconosciuto e qualificato di Regio- ne ed enti locali su molti temi ed attivi- tà: dalle attività produttive al turismo, dal commercio all’agricoltura, dall’in- ternazionalizzazione al credito.
Gli straordinari risultati ottenuti in questi anni, unanimemente riconosciuti, non sarebbero stati raggiunti senza una vi- sione chiara e coerente delle strategie da parte di Presidenti ed amministra- tori camerali, e senza professionalità e grande disponibilità dei collaboratori dell’Unione regionale. L’interagire felice di entrambi questi fattori è alla base dei traguardi ottenuti. Non sono certo mancati in questi anni, né certo man-
cano oggi problemi, difficoltà relazio- nali, contrasti e tante contraddizioni nei rapporti tra enti ed istituzioni. Que- ste tensioni sono state tuttavia gestite, controllate, talvolta anche superate, senza distogliere quindi l’Unione regio- nale e le sue attività dal coerente sen- tiero di sviluppo succintamente deli- neato in precedenza.
Nel momento in cui professionalmen- te ho deciso di lasciare l’Unione regio- nale per occuparmi a tempo pieno a li- vello nazionale della rappresentanza del management del terziario, desidero ringraziare sinceramente Presidenti ed amministratori camerali tutti che si so- no succeduti in questi anni nel Consi- glio di Unioncamere Emilia – Romagna, per la fiducia sempre concessami e per avermi lasciato operare in grande auto- nomia operativa, e tutti i collaboratori dell’ente che in questi anni si sono av- vicendati, perché senza la loro dedizio- ne e competenza l’Unione non avreb- be mai raggiunto gli straordinari risulta- ti ottenuti in mole di attività, qualità del- la stessa e credibilità ed affidabilità isti- tuzionale.
Un ringraziamento particolare al Presi- dente di Unioncamere Emilia-Roma- gna, avv. Pietro Baccarini, col quale ho condiviso dieci anni di intenso e profi- cuo lavoro in comune, per far crescere e qualificare un’istituzione piccola, co- me l’Unione regionale, ma dalle grandi potenzialità e del quale ho avuto occa- sione di apprezzare competenza, visio- ne strategica ed umanità.
Claudio Pasini
Un’istituzione in forte crescita
7 Abbiamo voluto raccogliere dieci anni
di storia, di documenti, di accordi, di convenzioni, di relazioni, di interventi dell’Unioncamere Emilia-Romagna Associazione delle Camere di Com- mercio della Regione, punto impor- tante del sistema istituzionale e pro- mozionale dell’economia regionale.
Attraverso la lettura di questo volume si potranno conoscere i dati macroe- conomici dell’Emilia-Romagna, lo svi- luppo conseguito in questo decennio, le iniziative promozionali adottate per favorirne l’internazionalizzazione, la crescita e l’ammodernamento.
Sono stati anni di intenso lavoro, che hanno visto una profonda mutazione del sistema camerale con l’introduzio- ne della legge di riforma che ha sem- pre più legato le Camere all’economia del loro territorio. Sono anche gli anni del federalismo, del decentramento amministrativo dello Stato, del raffor- zamento dei poteri regionali e quindi della necessità di avere, a questo livel- lo, una struttura amministrativa effi- ciente e capace di cogliere questi pro- fondi mutamenti amministrativi ed economici. Da anni la forza del siste- ma camerale è stata quella di essere in rete, di essere informatizzata e di avere strutture fra loro collegate. Era evidente, e questa è stata una co- stante nella politica della nostra Unio- ne che, anche il nodo regionale, do- vesse essere efficiente e forte, tale, quindi, da dialogare con pari dignità con la Regione potendo da essa rice- verne deleghe e con essa stringere accordi e intese in materia di comune competenza.
Così la nostra Unione regionale ha via
via rafforzato la propria struttura buro- cratico-amministrativa, ha rimodellato gli uffici di promozione dell’internazio- nalizzazione delle imprese e della sua economia, divenendo un elemento fondamentale del sistema istituzionale regionale.
Oggi possiamo tranquillamente affer- mare che la conoscenza del sistema economico regionale passa attraverso le indagini e gli studi dell’ufficio ricer- che dell’Unioncamere.
Le politiche in molti settori economici trovano progettazione proprio nell’U- nioncamere e molte intese sono state raggiunte con la Regione e con altri enti.
Una legge sul turismo, fondamentale settore economico dell’Emilia-Roma- gna, ha istituito una partnership fra Regione e Unioncamere per la gestio- ne di attività promozionali e per il fi- nanziamento di progetti che riguarda- no gli operatori e le strutture del com- plesso sistema turistico regionale. Nel campo dell’agricoltura, dell’industria, della sub-fornitura, del finanziamento alle imprese, attraverso le cooperative di garanzia e i confidi, l’Unioncamere e la Regione sono oggi protagonisti importanti.
Recentemente il processo di moder- nizzazione dell’Unione ha avuto una sua simbolica rappresentazione con l’acquisto della nuova sede e il poten- ziamento degli uffici e della struttura operativa. La stessa collocazione del palazzo acquistato, a fianco della pre- sidenza regionale, nel distretto fieristi- co, vuole anche simbolicamente raffi- gurare la forza della struttura, la dis- ponibilità al partenariato, che si vuole
rafforzare, con l’ente Regione.
Il volume si divide in tre parti: la prima raccoglie dieci anni di programmi, di estratti della relazione annuale sull’an- damento dell’economia regionale, nonché le previsioni per l’anno suc- cessivo.
E’ una raccolta importante, di facile consultazione che consente di cono- scere l’andamento dell’economia re- gionale di anno in anno, i suoi punti di forza e quelli più deboli, i periodi di maggior sviluppo e quelli in declino, la forza lavoro, l’occupazione, il grado di formazione professionale, il sistema fi- nanziario e del credito. Lo sviluppo di una Regione, fra le più forti del nostro Paese, è anche contenuto negli inter- venti e nelle relazioni svolte dalla pre- sidenza in convegni nazionali ed inter- nazionali, oltre che in progetti elabora- ti insieme alle Camere nei più impor- tanti settori economici. Fra i tanti, ri- cordo quello relativo all’accorpamento di servizi presso l’Unione, di modo che ogni Camera potesse usufruire di attività specialistiche come ad esem- pio quelle dell’ufficio legale o l’altro re- lativo alla certificazione, tant’è che le Camere emiliano-romagnole sono state fra le prime in Italia ad avere la certificazione del registro delle impre- se, della ragioneria e dell’economato.
Importanti sono stati i progetti di inter- nazionalizzazione, attraverso la co- operazione delle Aziende Speciali, op- pure altri più specifici come quelli del- l’apertura di uffici a Shanghai o a Sa- rajevo o di missioni in varie parti del mondo.
Nel volume ha rilevanza l’acquisto del- la nuova sede, che testimonia da un
Prefazione
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lato il rinnovamento, l’efficienza della struttura, e dall’altro la volontà di co- operare con pari dignità con la Regio- ne. La nuova struttura, illustrata da fo- tografie, mostra ampi ed eleganti spa- zi, completamente automatizzati e in- formatizzati, arricchiti da opere d’arte che danno un tocco di esclusività ad ambienti degni di un mondo imprendi- toriale all’avanguardia, come appunto quello emiliano-romagnolo.
La seconda parte del volume è dedi- cata agli accordi, alle convenzioni, ai protocolli d’intesa che in questi ultimi dieci anni sono stati stipulati con la Regione. Questi documenti testimo- niano il lungo processo politico che Unioncamere ha sviluppato per avvici- nare una Istituzione che aveva ben scarsa dimestichezza e conoscenza delle Camere di Commercio, delle quali poco si fidava politicamente e, per altro verso, ne temeva la concor- renza nel rapporto con le associazioni di categoria e con il mondo imprendi- toriale.
Per lunghi anni le contrapposizioni po- litiche e ideologiche hanno tenuto di- stanti, anche se non contrapposti, si- stema camerale e Regione. Quest’ul- tima faceva riferimento esclusivo agli enti locali territoriali: Province, Comu- ni, Comunità Montane, come uniche istituzioni decentrate attraverso le quali sviluppare le politiche economi- che e promozionali della stessa regio- ne. Negli ultimi dieci anni, cadute le contrapposizioni ideologiche, riforma- to il sistema delle Camere di Com- mercio, acquista una maggiore com- prensione da parte della Regione del
ruolo camerale nelle politiche di svi- luppo e di promozione, conosciuta la professionalità ed efficienza dei servi- zi, è stata fatta finalmente giustizia di pregiudizi e chiusure che in altre parti d’Italia da tempo sono state abban- donate.
Così si sono cominciati a formulare protocolli d’intesa, accordi settoriali, impegni ad una reciproca consultazio- ne sui temi più importanti dello svilup- po regionale. La testimonianza di que- sto faticoso lavoro di sensibilizzazione che l’Unioncamere ha svolto, è ripor- tato dai documenti pubblicati.
Una terza parte, originale ed impor- tante, riguarda la pubblicazione di al- cune fra le tante ricerche elaborate dall’Ufficio Studi dell’Unioncamere, veri e propri “trattati” sulle politiche economiche della regione, sulle dina- miche dello sviluppo, sull’analisi dei fenomeni, sulla ricerca di indirizzi inno- vativi. Sono approfondimenti di gran- de qualità messi a disposizione di quanti vorranno approfondire temati- che così importanti come:
Regionalismo e Camere di Commercio Politiche di sviluppo del territorio Crescita della ricchezza
Demografia e Mercato del lavoro Globalizzazione e innovazione tecno- logica
Già abbiamo parlato del decentra- mento amministrativo, del ruolo e del- le funzioni delle nuove regioni e della necessità per le Camere di Commer- cio di avere un punto forte a livello re- gionale per confrontarsi con esse dia- logando e collaborando con pari di- gnità. Lo studio pubblicato sviluppa il
rapporto pubblico e privato, la qualità dei servizi alle imprese, le riforme isti- tuzionali, l’imprenditorialità diffusa e l’associazionismo, il mercato.
L’elaborato sulle Politiche di sviluppo del territorio analizza i distretti indu- striali, i settori chiave dell’economia, quelli trainanti e quelli in posizione in- termedia come gli alimentari e la mec- canica, il tessile, l’emergere di impre- se leader, la valutazione degli errori, dei vincoli e dei rallentamenti del mo- dello di sviluppo per poi passare alle politiche che aiutano la nascita di nuo- ve imprese, il ricorso allo spin-off, l’im- portanza delle infrastrutture.
Molto interessante in questo studio è l’analisi dello sviluppo illimitato, la crisi della politica, il progresso tecnologico e internet, le politiche regionali per lo sviluppo, la partnership nell’industria e nei servizi, il ruolo delle associazioni di categoria, le azioni della pubblica am- ministrazione, gli obiettivi strategici della regione , il potenziale contributo delle Camere di Commercio, sia come aiuto alla piccola e media impresa, sia come erogatrice di servizi che facilita- no l’e-commerce, infine come rete di istituzione e di impresa. La politica economica basata sulla conoscenza, l’Europa, la globalizzazione chiudono questo importante capitolo.
La Crescita della ricchezza è il terzo argomento affrontato nel nuovo sce- nario della competizione globale. Una serie di tabelle, grafici arricchiscono le analisi dell’ufficio studi di Unioncame- re, aggiornano sulla posizione dell’E- milia-Romagna in Europa.
In Demografia e mercato del lavoro vengono approfonditi i dati di Excel-
Prefazione
9 sior, banca dati europea di Unionca-
mere sul ristagno o addirittura sul ca- lo demografico della nostra regione, il più alto d’Italia e d’Europa, il mercato del lavoro, l’immigrazione, i processi di integrazione, la tendenza in atto a trasformare il lavoro dipendente in la- voro autonomo, i fenomeni di disoc- cupazione e la sua distribuzione pro- vinciale, i redditi da lavoro. Davvero in- teressanti sono le analisi circa le con- seguenze economiche dell’evoluzione demografica e qui vale veramente la pena lasciare allo studio ogni conside- razione perché da questo dipenderà gran parte dello sviluppo ma anche dell’assetto sociale e culturale dell’E- milia-Romagna.
Questa parte si chiude con un tema di grande attualità Globalizzazione e in- novazione tecnologica nel quale sono illustrati i servizi, le reti, le relazioni, per far crescere l’internazionalizzazione della nostra economia. Innovazione tecnologica; lavoro degli extra comu- nitari, necessità di aprirsi non solo al- l’Europa ma anche a paesi giovani in fase di robusta crescita, attraverso politiche industriali e servizi che con- sentono anche alle piccole imprese di portarsi sui mercati internazionali.
Il volume si chiude con una breve ap- pendice nella quale sono indicati am- ministratori, strutture del sistema e bi- bliografia di Unioncamere.
L’opera costituisce un’importante, seppur parziale, rappresentazione delle attività di Unioncamere regiona- le, frutto della professionalità, serietà, impegno dei collaboratori altamente consapevoli del ruolo che svolgono e della qualità del lavoro che a loro si
chiede. Ad essi va il mio ringraziamen- to più sincero per averli avuti al fianco in questi dieci anni così importanti e così significativi. Ho potuto usufruire della loro professionalità, del loro at- taccamento all’istituzione a comincia- re dal Segretario Generale che in tutto questo decennio ha guidato la struttu- ra con grande competenza e intelli- genza, il Dott. Claudio Pasini, artefice di quella spinta innovativa che ha col- locato l’Unione ad un livello istituzio- nale di grande prestigio e di grande ri- guardo. Vorrei ricordare tutti, cito gli uffici più significativi come quello studi e statistica, la segreteria generale, la ragioneria e l’economato, l’ufficio le- gale, il centro estero e poi l’ufficio per l’internazionalizzazione. Per terminare, ringrazio tutti i Presidenti delle Came- re di Commercio con i quali ho colla- borato e che hanno sempre condiviso il ruolo dell’Unione, difendendola a li- vello locale dove non sempre si ri- escono a comprendere i ruoli, le fun- zioni politiche, amministrative e pro- mozionali svolte.
Ad una Regione europea, che si collo- ca in un quadro di relazioni internazio- nali forti e qualificate, con 450.000 im- prese, di cui molte leader a livello mondiale, abbiamo dedicato ogni no- stra risorsa ed ogni nostro impegno per aiutarne lo sviluppo e la crescita.
Pietro Baccarini
Prefazione
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Programmi, attività,
analisi economiche e congiunturali, interventi e relazioni
Unioncamere Emilia-Romagna 1992-2002
Un impegno decennale
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Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1992 13 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini
Nel 1992 l’economia emiliano-roma- gnola è cresciuta ad un tasso piutto- sto contenuto, scontando innanzi- tutto la stagnazione delle attività in- dustriali, in linea con quanto avvenu- to nella quasi generalità delle regioni italiane. In questo 1992, che sta per concludersi, riteniamo che l’Emilia- Romagna possa crescere ad un tas- so lievemente più sostenuto rispetto al 1991, in ragione soprattutto del forte incremento della produzione agricola e della lieve ripresa dell’atti- vità manifatturiera. Si può quindi rite- nere che la crescita reale del Pil po- trà attestarsi attorno all’1,5%, lieve- mente al di sopra dell’aumento na- zionale dell’1,2% previsto dalla rela- zione previsionale e programmatica.
Il recupero del Pil non deve tuttavia far pensare ad un’annata spiccata- mente positiva. L’Emilia-Romagna, come altre realtà del resto, ha risen- tito delle tensioni valutarie della scorsa estate e del rincaro del costo del denaro conseguente ai ripetuti aumenti del tasso di sconto, decisi dalla Banca d’Italia allo scopo di di- fendere il cambio della lira. Le pic- cole imprese industriali, che costitui- scono il nerbo produttivo della re- gione, sono state tra le più colpite, con ripercussioni negative sull’attivi- tà produttiva e sull’occupazione.
I consumi privati e soprattutto gli in- vestimenti dell’industria manifatturiera sono risultati in rallentamento, mentre la domanda estera è salita a tassi no- minali insoddisfacenti. La forza lavoro è diminuita, scontando il concomitan- te calo degli occupati e delle persone in cerca di occupazione.
Il settore agricolo è stato contraddi- stinto da sovrapproduzione e da conseguenti crolli delle quotazioni.
Problemi non sono nemmeno man- cati dal turismo, che ha visto scen- dere in misura apprezzabile le pre- senze straniere.
Si è trattato in sostanza di uno sce- nario al chiaro scuro, non recessivo, ma nemmeno incoraggiante. Un an- no insomma di transizione verso una ripresa che non dovrebbe tuttavia manifestarsi prima del 1994.
Nel mercato del lavoro non sono mancate le difficoltà.
Le rilevazioni Istat sulle forze di lavo- ro hanno registrato, da gennaio a lu- glio, un calo dello 0,5% - equivalen- te in termini assoluti a circa 8.000 addetti - interamente dovuto alla di- minuizione dell’occupazione “di- chiarata”, la più numerosa e certa- mente più produttiva in termini di reddito rispetto all’altra condizione di occupato rappresentata dalle “al- tre persone con attività lavorativa”.
Tra i settori è continuato l’aumento del terziario (a luglio è stato supera- to per la prima volta il limite del mi- lione di addetti), mentre l’agricoltura e le costruzioni sono apparse so- stanzialmente stazionarie. Le note più negative, in linea con quanto emerso nelle indagini congiunturali, sono venute dall’industria in senso stretto che ha accusato una flessio- ne del 4% equivamente in termini assoluti a circa 19.000 addetti di cui 11.000 alle dipendenze.
Dal lato del sesso va sottolineato il nuovo aumento delle donne (+0,6%) che ha rafforzato il peso sul totale
dell’occupazione. Questa tendenza è in atto dal 1977 e non si è pratica- mente mai interrotta. In quell’anno le donne costituivano il 35,7% degli occupati. Nel 1991 arrivavano a sfiorara il 40% per poi superarlo nel- la media dei primi sette mesi del 1992.
Un ulteriore aspetto negativo è ve- nuto dalle liste di mobilità (qualcuno le considera come una sorta di anti- camera del licenziamento) che dal- l’entrata in vigore della normativa (Legge 223 dell’agosto 1991) a tut- to il 18 novembre scorso hanno contato 4.038 nuove iscrizioni a fronte del soli 965 avviamenti.
Al calo dell’occupazione si è coniu- gata la diminuzione delle persone in cerca di occupazione. Questo anda- mento, apparentemente paradossa- le, ha sottinteso flussi in uscita dal mondo del lavoro assai più ampi de- gli ingressi, senza trascurare il feno- meno dello “scoraggiamento” che può avere colpito diverse persone in cerca di occupazione a causa della sfavorevole congiuntura.
Dal lato della condizione i disoccu- pati “in senso stretto”, ovvero coloro che hanno perduto una precedente occupazione alle dipendenze per motivi prevalentemente economici, sono risultati in aumento del 5,8%, in linea con quanto emerso nelle li- ste di collocamento nei primi nove mesi del 1992.
Le persone in cerca di prima occu- pazione sono invece dimuinuite del 12,3% senza risentire apparente- mente del rallentemento intercorso nei contratti di formazione-lavoro.
L’economia regionale nel 1992
14 Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1992 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Resta da domandarsi quanto possa
avere influito su questo andamento, registrato anche dalle liste di collo- camento, lo “scoraggiamento” al quale prima accennavamo. Il feno- meno non è purtroppo quantificabi- le, ma resta il dato di fatto che le non forze di lavoro in età lavorativa si sono incrementate dell’1,2% per complessive 15.000 persone.
Il mercato del lavoro extracomunita- rio (le nazioni più rappresentate so- no Marocco, Tunisia e Senegal) è stato contraddistinto dalla flessione degli iscritti nelle liste di collocamen- to e del numero degli avviati. La ca- ratteristica principale degli iscritti è stata rappresentata dalla scarsa scolarità e dalle mansioni prevalen- temente generiche.
I contratti di formazione lavoro, pre- visti dalla Legge 863/ 84 sono risul- tati in rallentamento. Sono stati pre- sentati meno progetti, mentre gli av- viamenti sono scesi, nei primi nove mesi del 1992 a circa 12.000 contro i quasi 15.000 nello stesso periodo del 1991.
La diminuzione più pesante ha ri- guardato l’industria, mentre il terzia- rio è risultato sostanzialmente stabi- le. La percentuale dei contratti con- vertiti a tempo indeterminato si è mantenuta sopra il 50%, in linea con quanto emerso nel Paese.
Il part-time ha continuato a raffor- zarsi. Le trasformazioni di contratti da tempo pieno a tempo parziale hanno raggiunto la cifra record, da gennaio a settembre di 5.393 unità.
Le difficoltà vissute nel 1992 non hanno tuttavia compromesso la si-
tuazione di relativa solidità che con- traddistingue l’Emilia-Romagna nel panorama italiano, con i secondi mi- gliori tassi di attività e di occupazio- ne, oltre al quarto miglior tasso di disoccupazione.
L’annata agraria 1991/1992 è sta- ta influenzata positivamente da una soddisfacente evoluzione metereo- logica, le produzioni sono risultate abbondanti e, in generale, di buon livello qualitativo tuttavia la maggior parte dei prodotti regionali sono sta- ti penalizzati dalla forte flessione dei prezzi di mercato.
Il settore della pesca marittima e lagunare, nei primi sette mesi del 1992- l’unico periodo confrontabile in quanto non influenzato dal fermo di pesca- ha fatto registrare un calo della produzione sbarcata dal 4,5%
che si è riflesso sulle quantità intro- dotte nei mercati ittici delle province costiere. La perdita economica che ne è derivata è risultata ampia. Il va- lore del pescato introdotto nei mer- cati, pari a poco più di 27 miliardi e 751 milioni di lire, è infatti sceso del 13,5% rispetto ai primi sette mesi del 1991, a fronte di un’inflazione tendenziale del 5,5%.
L’industria energetica, per quanto riguarda la produzione di energia elettrica, ha fatto registrare nei primi otto mesi del 1992 una produzione netta pari a 9.438 milioni di kwh con un aumento del 20,9% (+3,4%) ri- spetto allo stesso periodo del 1991, sintesi della diminuzione dell’11,4%
della fonte idroelettrica e dell’incre- mento del 24,8% di quella termoe- lettrica. La forte crescita di quest’ul-
tima fonte, interamente attribuibile alle centrali controllate dall’Enel (aziende municipalizzate e autopro- duttori hanno subito decrementi pa- ri rispettivamente al 5,9% e 4,9%) è stata dovuta essenzialmente all’ac- cresciuto impiego di olio combusti- bile, che ha compensato il minore utilizzo di metano.
Questo andamento si è coniugato alla generale flessione dei consumi di metano.
Secondo i dati trasmessi dalla Snam, nel primo semestre del 1992 sono stati registrati in Emilia-Roma- gna consumi pari a circa 3 miliardi e 834 milioni di metri cubi, con un de- cremento del 2% rispetto allo stesso periodo del 1991.
La diminuzione più ampia ha riguar- dato gli usi industriali (-2,9%) segui- ti da quelli civili (-1,2%) e destinati all’autotrazione (-0,5%).
L’industria manifatturiera ha chiuso i primi nove mesi nel 1992 con un lieve recupero produttivo ri- spetto alla sostanziale stagnazione registrata nello stesso periodo del 1991. Si è trattato tuttavia di una crescita a due velocità. La piccola impresa, che costituisce il nerbo dell’assetto industriale emiliano-ro- magnolo, ha infatti mostrato un trend stagnante, aggravato da signi- ficative diminuzioni dell’occupazio- ne, a fronte degli apprezzabili risul- tati conseguiti dalle grandi imprese.
Tra i vari settori vanno sottolineati i positivi andamenti delle industrie ali- mentari ed il lento recupero delle in- dustrie meccaniche. Le difficoltà più ampie hanno riguardato i mezzi di
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Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1992 15 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini
trasporto e i mobili in legno. Il fattu- rato è praticamente cresciuto allo stesso ritmo dell’inflazione, sottin- tendendo, alla luce della crescita del 3,2%, dei prezzi alla produzione, un aumento reale del 2,2% rispetto al lieve calo dello 0,2% relativo ai primi nove mesi del 1991.
La domanda ha dato segni di ripre- sa proponendo incrementi del 2,5%
del mercato interno e del 3,7% da quello estero. La maggiore dinamica degli ordinativi esteri non si è tutta- via riflessa in misura significativa sul trend delle esportazioni se si consi- dera che nel primo semestre è stata registrata una crescita nominale dell’1,3% del tutto sproporzionata all’incremento quantitativo prossimo al 15%. Questo andamento ha sot- tinteso una secca diminuzione dei prezzi all’export che sottintende margini di profitto sempre più ridot- ti, in linea con un politica ormai in at- to da diversi trimestri e che proba- bilmente la svalutazione della lira contribuirà a cambiare.
La propensione all’export è stata rappresentata da una quota sul fat- turato pari al 32,7% lievemente su- periore al rapporto rilevato nei primi nove mesi del 1991.
Il periodo di produzione assicurato dal portafoglio ordini è apparso in lieve calo, pur mantenendosi sopra i tre mesi.
Le difficoltà di approvvigionamento dei materiali destinati alla produzio- ne sono risultate minime, mentre le giacenze di prodotti finiti sono ap- parse meno pesanti.
L’occupazione è risultata in calo del-
lo 0,2%. E’ la prima volta che nei primi nove mesi dell’anno- i più in- fluenzati dalle assunzioni stagionali- avviene un fatto del genere. A que- sto andamento si è coniugato l’au- mento al ricorso alla cassa integra- zione guadagni sia per interventi an- ticongiunturali (+ 17,3% nei primi dieci mesi dell’anno) che strutturali (+50,8%).
La propensione all’investimento, va- lutata sulla base delle domande per- venute al Bimer è apparsa in sensi- bile calo. Dalle 1.133 domande nei primi nove mesi del 1991, si è pas- sati a 937, mentre i finanziamenti sono scesi da 830 miliardi e 220 mi- lioni di lire a 723 miliardi e 241 milio- ni di lire.
Ulteriori elementi di incertezza sono venuti dai fallimenti dichiarati saliti da 169 a 171, mentre l’assetto im- prendoriale è stato caratterizzato da un tasso di sviluppo negativo. E’
proseguito il processo di riduzione delle imprese individuali a fronte del rafforzamento della forma societa- ria, fenomeno questo che, almeno in teoria, dovrebbe sottintendere aziende più solide e quindi meglio capaci di affrontare la concorrenza.
L’industria delle costruzioni, sulla base dei dati parziali relativi alla vo- lumetria dei fabbricati progettati, ha fatto registrare una tendenza in se- gno marcatamente negativo. Non sono tuttavia mancati i segnali posi- tivi rappresentati in primo luogo dal discreto andamento delle imprese artigiane e dalla sostanziale tenuta dell’occupazione. La cassa integra- zione guadagni sia ordinaria che
speciale è scesa, mentre lo sviluppo imprenditoriale ha proposto un tas- so di crescita positivo, in controten- denza con quanto avvenuto nella to- talità delle imprese iscritte al Regi- stro Ditte. Note positive anche per i fallimenti, scesi nel primo semestre da 41 a 27, mentre la domanda di investimento indirizzata al Bimer, si è cifrata in 98 miliardi e 694 milioni di lire rispetto ai 50 miliardi e 436 milioni dei primi nove mesi del 1991.
Le attività commerciali sono ap- parse in rallentamento. Le difficoltà economiche, coniugate ai prelievi fi- scali decisi dal Governo al fine di contenere il deficit pubblico, hanno frenato i consumi mentre la perdita di fiducia delle famiglie è risultata delle più ampie contribuendo a ren- dere sempre più incerto il quadro congiunturale. Dal lato strutturale è proseguita la corsa della grande dis- tribuzione alimentare, mentre è di- minuito il numero dei piccoli esercizi specie alimentari.
Il commercio estero. Tra le regioni export-oriented l’Emilia-Romagna è stata l’unica ad ottenere nel corso del primo semestre un tasso di cre- scita inferiore a quello nazionale con un modesto +1,7%, I risultati più fa- vorevoli sono stati ottenuti nei pro- dotti agricoli, ceramico ed alimenta- re. I dati provinciali indicano una crescita più consistente per l’export di Parma, Reggio Emilia e Ravenna, mentre stazionario è stato l’export di Modena e flessioni si sono avute a Ferrara e, soprattutto, a Bologna.
La stagione turistica è risultata deludente. Arrivi e prensenze sono
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16 Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1992 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini diminuiti nei primi nove mesi del
1992 dello 0,2% e 2,6% rispettiva- mente. I cali più accentuati hanno ri- guardato la clientela straniera. Le difficoltà economiche che hanno in- teressato molti paesi industrializzati hanno certamente influito, ma non va nemmeno trascurata la perdita di immagine subita dal nostro Paese a seguito dei tragici fatti di Palermo.
Il traffico portuale relativo al Porto di Ravenna è risultato nei primi otto mesi del 1992 in aumento del 28,7% rispetto allo stesso periodo del 1991. L’apporto più consistente è venuto dalle merci secche, cioè da quel comparto merceologico che meglio di ogni altro caratterizza l’as- setto commerciale di un porto. Per un’altra voce qualificante quale il movimento container, è stato regi- strato un apprezzabile aumento sia in termini di tonnellaggio che di Teu.
Il traffico aereo, dopo le tensioni provocate dalla Guerra del Golfo, è tornato alla normalità. Nel più im- portante aeroporto dell’Emilia-Ro- magna, il Guglielmo Marconi di Bo- logna, le aeromobili movimentate nei primi dieci mesi del 1992 sono risultate 10.000, superando del 13,3% il quantitativo dello stesso periodo del 1991. Uguali progressi, in termini di passeggeri movimenta- ti, sono stati rilevati anche nei con- fronti dei primi dieci mesi del 1990 non influenzati dal conflitto. Situa- zione negativa invece per Rimini, che ha probabilmente risentito del calo degli arrivi turistici stranieri, mentre Forlì ha fatto registrare un’apprezzabile ripresa del traffico
passeggeri.
I trasporti ferroviari, relativamente ai primi nove mesi del 1992, sono stati caratterizzati dal lieve aumento dei traffico passeggeri e dell’apprez- zabile crescita delle merci. Per il be- stiame è continuata la tendenza re- cessiva.
Nel settore del credito va sottoli- neata la forte crescita degli impieghi (+19,9% settembre) abbastanza anomala se si considera la sfavore- vole congiuntura.
Per i depositi l’incremento è stato pari al 7,5%; lievemente superiore al corrispondente aumento nazionale.
Il rapporto impieghi-depositi ha ol- trepassato il 97%, attestandosi su li- velli mai registrati nel recente.
L’assetto imprenditoriale dell’e-
conomia emiliano-romagnola in es- sere alla fine del mese di giugno è stato caratterizzato da un nuovo ca- lo del numero delle imprese cui è corrisposto un tasso di sviluppo ne- gativo, in controtendenza con quan- to avvenuto nel Paese e nella circo- scrizione centro-settentrionale. Il numero delle imprese individuali è apparso ancora in diminuzione a fronte della crescita della società soprattutto di capitale.
L’evoluzione dei diversi settori è sta- ta contraddistinta dalla flessione subita dall’industria manifatturiera che fra il giugno 1991 e il giugno 1992 ha ridotto il numero delle im- prese di circa 1.300 unità. Per quanto riguarda gli altri rami di attivi- tà va sottolineata la crescita delle
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Ingresso della sede di Via Monte Grappa
Nella foto da sinistra: Dott. Flavio Andrighetti, consulente commercio interno - Dott. Claudio Pasini - Dott. Giancarlo Lenzi, Presidente del Centro Estero
Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1992 17 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini
imprese edili e dei servizi legati al credito o al noleggio dei beni mobili.
Quest’ultimo settore, che rappre- senta parte del cosiddetto “terziario avanzato” è in continua ascesa an- che alla luce del notevole impulso venuto dagli ausiliari finanziari e dai servizi alle imprese.
L’artigianato ha subito una nuova contrazione del numero delle impre- se che ha consolidato la tendenza in atto da diversi anni. Dalle 137.195 imprese rilevate dal censimento del 1981 si è via via scesi alle 132.997 di fine giugno 1992. Le cause di questo ridimensionamento sono di- verse, ma le principali possono es- sere ricercate nel fenomeno di razio- nalizzazione in atto che vede sem- pre meno ditte individuali e più so- cietà, specie di capitale, e nelle diffi- coltà economiche che in questo 1992 sono state rappresentate dal rientro presso le grandi aziende di segmenti di produzione prima affi- dati all’esterno in subfornitura.
L’andamento economico registrato dalla CNA regionale nel primo seme- stre è apparso deludente. Produzio- ne e domanda sono risultati in netta decelerazione mentre l’occupazione ha accusato un calo dello 0,3%.
Il quadro finanziario è risultato me- glio intonato di quello congiunturale.
L’aspetto più positivo è stato rap- presentato dalla riduzione dei tempi di pagamento da parte dei clienti che ha contribuito a ridurre l’indebi- tamento bancario a breve.
L’Artigiancassa, nei primi sei mesi del 1992, ha ridotto notevolmente i finanziamenti in contributo in conto
interessi, risentendo delle restrizioni finanziarie imposte dal Governo.
Meglio il leasing, i cui contributi so- no aumentati del 29,3%.
Le imprese cooperative rilevate alla fine del 1991 sono apparse in aumento del 4,9% rispetto alla stes- sa data del 1990. L’associazionismo è aumentato del 2,8%, con una punta del 4,1% relativa alla Conf- cooperative che con 2.245 società si è confermata come la più rappre- sentata in Emilia-Romagna, seguita dalla Lega delle Cooperative con 2.041 società.
L’andamento congiunturale del 1992 è risultato in ulteriore rallenta- mento rispetto al 1991, in linea con l’andamento generale dell’economia emiliano-romagnola. Il settore agroindustriale ha fatto registrare modesti incrementi di fatturato, ri- sentendo della generale diminuzione dei prezzi commercializzati.
Nella produzione e lavoro i bilanci di fine anno traducono una difficile si- tuazione di mercato, con una parti- colare accentuazione per le costru- zioni.
Il settore dei consumi ha mostrato un andamento prevalentemente po- sitivo e lo stesso è avvenuto per i dettaglianti.
Le cooperative sociali, che operano nel campo dei servizi, dell’assisten- za agli anziani, ai portatori di handi- cap ecc. hanno evidenziato forti in- crementi sia in termini di fatturato che di occupazione. I problemi più rilevanti sono venuti dai ritardi nei pagamenti da parte delle ammini- strazioni pubbliche, che hanno or-
mai triplicato i termini previsti per legge.
La cassa integrazione guadagni, relativa ai primi dieci mesi del 1992, è apparsa in aumento. Le ore auto- rizzate per interventi anticongiuntu- rali sono risultate 7.865.078 con un incremento del 16,4% rispetto allo stesso periodo del 1991. Le indu- strie metalmeccaniche hanno co- perto circa il 58% del monte ore ri- spetto al 54% dei primi dieci mesi del 1991. Forti aumenti percentuali hanno riguardato inoltre le industrie del vestiario-abbigliamento-arreda- mento, alimentari e della carta e po- ligrafiche. Gli interventi straordinari sono ammontati a 5.661.493 ore autorizzate, vale a dire il 49,7% in più rispetto al 1991. Questo aumen- to va tuttavia considerato alla luce dell’ampio lasso di tempo che, a causa del lungo iter burocratico, in- tercorre fra la richiesta di Cig e la re- lativa autorizzazione. Con ogni pro- babilità, i primi dieci mesi del 1992 hanno ereditato situazioni pregres- se. Ciò non toglie che il fenomeno sia in ripresa, quasi a configurare una nuova fase di ristrutturazione dopo quella massiccia registrata nella prima metà degli anni ’80.
Interventi ordinari e straordinari so- no aumentati assieme ad oltre 13 milioni e mezzo di ore autorizzate.
Questo quantitativo che, va sottoli- neato, non sempre corrisponde alle ore effettivamente integrate in un secondo tempo, è certamente am- pio, ma va tuttavia rapportato all’u- niverso degli occupati. Sotto questo aspetto le ore di Cig sia ordinarie
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18 Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1992 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini che straordinarie sono corrisposte
all’inattività di circa 10.500 persone su di un’occupazione industriale pa- ri a circa 595.000 unità. Il confronto, anche se non strettamente omoge- neo, è tuttavia indicativo di un feno- meno non abnorme, ma nemmeno irrilevante, che si coniuga al calo dell’occupazione industriale rilevato sia nelle indagini congiunturali che in quelle sulle forze di lavoro.
La gestione speciale edilizia, la cui concessione è subordinata a situa- zioni di inattività dovute al maltem- po, si è cifrata in 2.567.671 ore au- torizzate, vale a dire il 34,9% in me- no rispetto allo stesso periodo.
Questo andamento, proprio per la specifica natura delle concessioni, può sottindere una situazione cli- matica meglio intonata, ma anche minori occasioni di utilizzo dovute alle diminuzioni di cantieri oppure a lavori svolti prevalentemente al chiuso.
I protesti levati nei primi sei mesi del 1992 sono risultati 100.429 con un calo dell’1% rispetto allo stesso pe- riodo del 1991. Non altrettanto è av- venuto per gli importi saliti dai circa 234 miliardi di lire del primo seme- stre 1991 ai 251 miliardi e 554 milio- ni del 1992. In crescita sono appar- se soprattutto le cambiali pagherò, mentre assegni e tratte non accetta- te sono lievemente diminuite.
I fallimenti dichiarati nel primo se- mestre sono risultati 490 rispetto ai 513 dello stesso periodo del 1991. Il miglioramento è stato dovuto un pò a tutti i rami di attività- industrie edi- li e trasporti e comunicazioni in te-
sta- fatta eccezione per l’industria manifatturiera i cui fallimenti sono lievemente aumentati da 169 a 171.
In rapporto al numero delle imprese iscritte nel Registro ditte è stata re- gistrata una quota dell’1,56 per mil- le rispetto all’1,62 per mille di fine giugno 1991.
La conflittualità del lavoro regi- strata nei primi otto mesi del 1992 è risultata in decremento, in linea con quanto avvenuto nel Paese. Le ore perdute sono risultate 1.375.000 contro i 2.843.000 dello stesso pe- riodo del 1991. I conflitti originati da rapporti di lavoro sono scesi a 681.000 ore perdute rispetto ai 2.835.000 del 1991. In forte ripresa sono invece apparsi gli scioperi “po- litici” che hanno coinvolto in Emilia- Romagna oltre 500.000 persone per un totale di 694.000 ore perdute.
Parte di queste astensioni è stata dovuta alle manifestazioni indette dai sindacati in occasione della tra- gica fine dei giudici Giovanni Falco- ne e Paolo Borsellino e di otto agen- ti di scorta.
La domanda di investimenti, valu- tata sulla base delle domande per- venute al Bimer nei primi nove mesi del 1992 è apparsa in aumento. In complesso sono stati richiesti finan- ziamenti per complessivi 1.483 mi- liardi di lire, il 9,2% in più rispetto ai primi nove mesi del 1991. Parte del- l’aumento è da imputare alla forte ascesa dei servizi alberghieri che hanno beneficiato del rifinanziamen- to della Legge 424 relativa all’eutro- fizzazione algale.
Note negative per l’industria mani-
fatturiera che ha visto scendere le domande al 17,3% e gli importi del 12,9%. Questo andamento si coniu- ga ad una situazione di generale in- certezza, come testimoniato dal modesto incremento reale dello 0,5% registrato, in termini di conta- bilità nazionale, per gli investimenti in attrezzature.
Le richieste pervenute all’Artigian- cassa nel primo semestre sono ri- sultate in calo, traducendo il clima d’incertezza che ha interessato an- che il mondo artigiano. Altri proble- mi hanno riguardato i finanziamenti erogati. La mancanza di fondi ha provocato autentici crolli delle do- mande ammesse al contributo inte- ressi. Non altrettanto è avvenuto per il leasing che ha visto crescere i re- lativi finaziamenti del 29,3%.
Per quanto concerne l’inflazione regionale, i dati più aggiornati relati- vi alla città di Bologna, che concor- re alla formazione dell’indice nazio- nale, hanno registrato fra gennaio e novembre un ampio rallentamento del ritmo di crescita dei prezzi di consumo.
Dall’incremento tendenziale del 6,6% registrato ad inizio 1992 si è via via passati al 4,9% di novembre, lo stesso registrato nel Paese. Da sottolineare il calo dello 0,1% regi- strato nello scorso settembre rispet- to ad agosto. Per trovare un’altra di- minuzione di questo genere, biso- gna risalire al luglio del 1986.
L’economia regionale nel 1992
19 Lo scenario internazionale
Al momento in cui scriviamo lo Sme è sottoposto a forti tensioni. La situazio- ne internazionale non è caratterizzata da segni univoci di ripresa e non con- sente di intravedere una prossima, seppur lenta, uscita dallo stato di crisi generalizzata che sta caratterizzando questo periodo.
La crescita del Prodotto interno lordo degli Stati Uniti prosegue molto lenta- mente. In Giappone i dati del Prodot- to nazionale lordo per il terzo trimestre del 1992 mostrano un calo dello 0,4%
rispetto al trimestre precedente e dell’1,6% su base annua. I consumi interni giapponesi sono in diminuzio- ne, mentre gli ordini dei macchinari in contrazione fanno intravedere una di- minuzione o un sensibile rallentamen- to anche degli investimenti.
In Germania il Pil è sceso dello 0,5%
nel terzo trimestre 1992, mentre la produzione industriale ad ottobre è segnalata in calo del 2,2%, mentre gli investimenti sono segnalati in calo, fra luglio e settembre, del 3,9% rispetto allo stesso periodo dell’anno prece- dente.
In Francia il secondo trimestre del 1992 ha evidenziato un’attenuazione della crescita economica: i consumi delle famiglie hanno fatto registrare una crescita molto lenta, così come pure gli investimenti sono in rallenta- mento. Ulteriori diminuzioni dell’attività economica sono da segnalarsi inoltre in Gran Bretagna.
Di fronte ad un simile scenario inter- nazionale non ci si può aspettare una ripresa a breve della domanda mon- diale rivolta alle produzioni italiane; le aspettative di ripresa della domanda internazionale sono quindi da sposta- re in avanti di almeno un anno, riman- dando una seppur lenta crescita alla fine del 1993.
La situazione italiana
Il panorama dell’economia italiana è caratterizzato da una forte incertezza.
La svalutazione nei confronti del Mar- co e delle altre monete potrà ridare in- fatti una possibilità alle imprese di re- cuperare competitività nei prossimi mesi. La svalutazione consentirà alle imprese di adeguare in parte i listini delle produzioni destinate al mercato
internazionale, consentendo un recu- pero sui margini di profitto senza per questo provocare aumenti di prezzo sensibili sui mercati internazionali.
D’altra parte c’è però da sottolineare che il permanere dei tassi di cambio su livelli elevati potrà ripercuotersi sui costi delle materie prime e dei prodot- ti in generale provenienti dall’estero.
Questa spinta inflativa avviene tuttavia in un contesto di deindicizzazione del- la nostra economia. Le spinte inflative possono essere quindi riassorbite dal sistema economico, generando una riduzione della domanda interna con ulteriori effetti di riduzione delle spinte inflative stesse.
In questo quadro si innesta la mano- vra del governo per la riduzione del debito pubblico, che pare destinata a colpire duramente i redditi sul finire del 1992 e nel 1993, con conseguenti ef- fetti sulla domanda interna che ap- paiono di difficile valutazione. Occorre infatti considerare che la percezione della riduzione del reddito può sì por- tare ad una riduzione della crescita nei consumi (molte decisioni di spesa, del tipo rinnovo dell’automobile o dei mo- bili di casa, vengono di fatto rimanda- te al futuro), ma è anche vero che molte delle voci di spesa che com- pongono i consumi delle famiglie (ali- mentazione, trasporti, vestiario, casa) sono difficilmente riducibili poiché di- pendono ancora prima che dal reddi- to dalle caratteristiche strutturali della famiglia e dalle abitudini di vita, con- nesse si al reddito ma modificabili len- tamente. E’ quindi difficile oggi quan- tificare gli effetti della manovra del go- verno sui consumi.
Le previsioni 1993 per l’Emilia-Romagna
Lo scenario di P.I.E.R.O. per il 1993
Produzione Industriale Emilia-Romagna
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Le conseguenze per l’industria emiliano-romagnola
Il 1992 sta per chiudersi con un anda- mento complessivo della produzione industriale in lieve recupero. Larghi comparti dell’industria stanno tuttavia ancora risentendo della crisi che li ha colpiti fra la fine del 1991 e l’inizio del 1992, come ad esempio il settore meccanico, ma nel complesso il 1992 potrebbe chiudersi con un incremento della produzione mediamente supe- riore al 2%.
Il 1993 potrebbe rivelarsi un anno diffi- cile, a seconda di come si comporte- ranno consumi ed investimenti. La do- manda interna si troverebbe pesante- mente penalizzata dalla manovra del Governo, così come pure in fase re- cessiva potrebbero trovarsi gli investi- menti. La sostanziale riduzione degli ordini interni sarebbe compensata dal- la domanda estera, sostanzialmente stabile, ma incentivata dagli effetti della svalutazione. Una dinamica lenta della domanda estera e la sostanziale cadu- ta nella crescita di quella interna, com- porterebbe una crescita produttiva me- dia nel 1993 del 2,4%. In termini occu- pazionali questo comporterebbe per il 1993 una riduzione del 2,7%, da som- marsi al calo del 3,5% per il 1992.
L’ipotesi di una ripresa a livello inter- nazionale a fine 1993 consentirebbe la ripresa degli ordini esteri con un rit- mo più elevato, consentendo al siste- ma industriale emiliano-romagnolo un anno di lenta crescita.
E’ tuttavia probabile che i comporta- menti dei consumatori, più prudenti in seguito alla manovra di rientro della fi- nanza pubblica, e degli investitori, dis-
incentivati dagli alti tassi di interesse, inducano una riduzione più forte della domanda interna. Gli effetti sarebbe- ro tali da indurre una fase di lieve re- cessione alla fine del 1993.
I settori industriali Industria meccanica
Il 1992 sta per chiudersi con una len- tissima uscita dal comparto della fase recessiva che ha contrassegnato il 1991. Tuttavia il rallentamento del ci- clo degli investimenti non consentirà al settore una ripresa netta per il 1993.
Solo gli ordini esteri consentiranno al comparto di non vivere una nuova re- cessione.
Ceramica
Per il settore il 1992 è stato un anno di ripresa, soprattutto negli ultimi scorci dell’anno. Tuttavia i rallentamenti se- gnalati negli investimenti in edilizia sul mercato interno comprometteranno lo slancio della ripresa, sostenuta preva- lentemente, per il 1993, dagli ordini esteri.
Elettronica
La produzione del settore potrà asse- starsi, per tutto il 1993, su tassi di cre- scita significativamente positivi (+4,7%). Il livello della produzione e degli ordini totali tuttavia non consen- tiranno al settore di far rallentare l’e- spulsione di manodopera, che faran- no rilevare segni negativi per il terzo anno consecutivo.
Alimentare
Il settore risentirà particolarmente del rallentamento dei consumi interni contenuto nell’ipotesi di base che sor- regge questa previsione. Il settore è poco esposto al mercato estero e ri-
sentirà quindi in misura minore della ripresa della domanda estera. I tassi di crescita della produzione si manter- ranno comunque positivi per tutto l’ar- co della previsione.
Tessile
Il 1992 è stato il secondo anno di cre- scita zero per il settore, dopo il 1991.
Le previsioni per il 1993 non si disco- stano significativamente da tali anda- menti. Il calo degli ordini totali potreb- be ripercuotersi sulla produzione che potrebbe presentare segni negativi di leggera entità.
Abbigliamento
Il calo degli ordini totali si ripercuoterà sul livello di produzione del settore, che subirà un forte rallentamento nei tassi di crescita (+ 1,9% nel 1993 contro il 5,5% del 1992). Si segnalano comunque forti riduzioni dell’occupa- zione nel settore.
Le previsioni 1993 per l’Emilia-Romagna
Estratto dalla Relazione del Presidente di Unioncamere al Consiglio di Amministrazione 21 Il contesto istituzionale
Nell’attuale fase di integrazione euro- pea, il sistema Italia sta incontrando molte più difficoltà rispetto ai partner europei ad adattare le regole stabilite dalla Comunità al proprio sistema politi- co ed economico. Ciò dipende anche dalle profonde diversità isituzionali che caratterizzano l’Italia rispetto agli altri paesi industrializzati. Nello scenario in- ternazionale si sono consolidate due li- nee di tendenza: da un lato, la limitata efficacia delle politiche di localizzazione delle imprese dettate dai governi nazio- nali e, dall’altro, l’influenza crescente delle azioni realizzate dai governi sub – nazionali e da altri soggetti emergenti quali nuovi attori della politica per lo svi- luppo economico, quali, ad esempio, le Camere di Commercio. Ciò comporta il cambiamento di ruoli e di metodologie dell’azione politica. I governi nazionali non sono destinati a scomparire, ma a svolgere soprattutto azioni di coordina- mento e di garanzia rispetto a quanto realizzato da altri soggetti su scala loca- le. L’assetto istituzionale tedesco, ca- ratterizzato dal forte potere dei Länder, rappresenta certamente il modello di ri- ferimento. In Italia, invece, persistono forti spinte all’unicità decisionale dei centri decisionali e difficoltà a realizzare azioni programmate e concertate fra centro e periferia e fra autorità di gover- no nazionale e locale, da un lato, ed al- tri attori della politica, dall’altro lato.
Le Camere di Commercio sono in- dubbiamente in grado di svolgere nel- la dimensione locale e, grazie alla struttura a rete che si sono date, an- che nella dimensione nazionale e so- vranazionale, la funzione di promozio-
ne e qualificazione dei processi di svi- luppo economico, per la capillare pre- senza sul territorio che consente loro di agire direttamente e interagire con imprese e Pubblica Amministrazione.
Pare comunque urgente procedere ad una riflessione puntuale su tutto il sistema istituzionale vigente ed al ri- conscimento del livello regionale della politica industriale.
Le Camere di Commercio in vista della legge di riordino In questo contesto il sistema camerale, sia a livello di regionale che a livello na- zionale, deve avere come obiettivo il consolidamento e l’ulteriore qualifica- zione degli assetti e del modello istitu- zionale costruito in questi anni e per far questo ritiene necessario il superamen- to dei precari assetti legislativi e norma- tivi. L’Assemblea dell’Unioncamere re- gionale ha approvato un documento di indirizzi per una nuova strategia di si- stema. Dovrà essere consolidato il ruo- lo delle strutture regionali come mo- mento di raccordo locale delle attività delle Camere di Commercio con una struttura centrale sburocratizzata. E’
necessario ridefinire ruolo e funzioni degli organismi collaterali e collegati al- le Camere di Commercio, quali agen- zie, società, centri, ecc. in particolare quelli di livello nazionale, anche me- diante l’adozione di adeguati strumenti normativi e legislativi. Deve essere ga- rantita l’effettiva partecipazione dell’in- tero sistema camerale al processo de- cisionale ed alle scelte di ricambio del- la classe dirigente camerale, con il co- involgimento anche delle associazioni di categoria, referenti fondamentali per le Camere di Commercio, e, attraverso
di esse, delle imprese, utenti primari dei servizi camerali: questo per strutturare un sempre più organico e sinergico si- stema di servizi utili alla operatività del- le imprese stesse e complementari alle politiche di sviluppo locale. Qundi è in- dilazionabile da parte del Parlamento l’approvazione della tanto attesa rifor- ma delle Camere di Commercio per svincolarle da logiche burocratiche ver- ticistiche e centralizzate, mettendole in condizione di operare in favore delle economie locali, in condizioni di auto- nomia e di più stretto raccordo con le imprese, al fine di un pieno inserimento nella rete dell’Europa delle regioni e nelle politiche concertate a livello euro- peo. L’Assemblea dell’Unione regiona- le sollecita anche l’urgenza di una revi- sione complessiva della natura giuridi- ca degli Enti, per uscire dal groviglio di norme e dall’indeterminatezza di molte situazioni che impediscono il loro pieno dispiegarsi operativo, nonché la ridefin- zione del sistema dei controlli che, se deve rimanere sulla legittimità degli atti, deve tuttavia garantire alle Camere la piena operatività. Allo stesso modo de- ve essere riconsiderato il problema del finanziamento delle Camere di Com- mercio, assicurando alle stesse risorse pubbliche per la gestione di pubbliche funzioni ad esse delegate dallo Stato, ma garantendo anche autonomia nel- le decisioni di spesa, essendo il loro fi- nanziamento derivante prevalentemen- te dalle imprese.
L’attività dell’Unione regionale Pur in una fase di profonda trasformazio- ne del sistema, l’Unione regionale ha sa- puto operare con efficacia e credibilità, ri- spondendo al meglio alle sollecitazioni