34 Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Bologna, 30 Ottobre 1992 è, inoltre, lo stato dell’occupazione
che ha evidenziato un forte ricorso alla Cassa Integrazione guadagni:
da gennaio a giugno sono state ri-chieste per interventi ordinari circa 4 milioni 800 mila ore autorizzate, il 31,9% in più rispetto allo stesso pe-riodo del 1991. La dimensione me-diamente contenuta delle imprese emiliano-romagnole, in passato identificata come fattore di flessibili-tà e quindi di successo del sistema industriale regionale, costituisce, nella difficile e complessa situazione congiunturale attuale, un elemento di evidente debolezza. Ora le impre-se sono “condannate” a crescere e devono farlo avvantaggiandosi del fatto che la nostra competitività, in seguito alla svalutazione del cam-bio, è aumentata e costituisce un
punto di forza per noi ed un proble-ma per i concorrenti.
E’ quindi necessario intraprendere un processo di ristrutturazione e ri-collocazione del sistema produttivo regionale affrontando con urgenza i problemi di sempre: crescita quali-tativa e dimensionale, insufficiente patrimonializzazione, incertezza in-nescata dal ricambio generazionale, necessità di introdurre modelli ma-nageriali di gestione.
La debolezza economica, la debo-lezza finanziaria e la debodebo-lezza tec-nologica delle imprese regionali im-pediscono l’allineamento della no-stra struttura industriale rispetto a quella degli altri Paesi. In Emilia-Ro-magna, come nel resto d’Italia, operano infatti un numero ristrettis-simo di grandi protagonisti, uno
scarso numero di imprese medie e moltissime piccole imprese.
Occorre quindi trasformare e raffor-zare la nostra economia nella consi-derazione che il “modello tedesco”
di specializzazione industriale è molto simile a quello della nostra re-gione, pertanto si potrebbero otte-nere i medesimi risultati se il resto del sistema venisse adeguato. Que-sto vuol dire che oggi il vero prota-gonista è il sistema Paese: la crea-zione di un’economia di successo passa necessariamente attraverso l’apporto sinergico delle varie com-ponenti, non è un fatto di azione singola.
Siamo inoltre convinti che nel mer-cato unico europeo la dimensione regionale avrà una rilevanza assai maggiore di quella attuale: saranno le regioni le vere protagoniste del-l’integrazione europea.
E’ partendo da questa consapevo-lezza che le Camere di Commercio, con la preziosa collaborazione del Dipartimento di Scienze Economi-che dell’Università di Bologna, han-no voluto offrire un valido contribu-to che consentisse di indagare sui caratteri del sistema economico per definire alcune direttrici strategiche volte a potenziare e creare fattori di vantaggio competitivo.
Abbiamo quindi cercato di indivi-duare gli orientamenti che dovranno guidare lo sviluppo regionale, assu-mendo come prioritaria un’azione incisiva di correzione dei fattori di debolezza intrinseci del nostro si-stema economico. Questa ricerca, i cui risultati sono da noi pienamente
Seminario di presentazione della ricerca: “Emilia-Romagna regione d’Europa.
Risorse e politiche di sviluppo per l’ingresso nel mercato unico europeo”
Da destra: Dott. Cesare Gherri - Presidente CCIAA di Parma, Dott. Guidalberto Guidi, Prof. E. Veronesi, Prof. Romano Prodi.
Intervento del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini 35 Bologna, 30 Ottobre 1992
condivisi, fornisce un qualificato ed efficace contributo alla proposta di Piano Regionale di Sviluppo.
Lo studio, fra l’altro, individua quat-tro aree di debolezza sulle quali è necessario intervenire tempestiva-mente e sulle quali riteniamo deb-bano convergere le risorse della Re-gione al fine di passare la competi-zione fra imprese alla competicompeti-zione fra “sistemi”. Si tratta della capacità innovativa dell’apparato industriale, dell’esistenza di un sistema formati-vo flessibile, autonomo, dell’insuffi-cienza del sistema creditizio annua-le e della deboannua-lezza della rete infra-strutturale regionale.
La quota high tech delle produzioni mondiali riveste per i Paesi più avanzati un’importanza sempre maggiore. A questo riguardo alcuni celebri esempi, come il MITI giap-ponese, insegnano che è il coordi-namento, la cooperazione fra mon-do istituzionale, monmon-do della ricerca e sistema produttivo il vero fattore critico di successo nella realizzazio-ne di innovazioni. Occorre dunque sviluppare, o forse meglio creare, questi collegamenti e questa capa-cità di sfruttare gli effetti sinergici anche in Emilia-Romagna.
La riforma dell’autonomia della scuola è fondamentale in questo processo di allineamento con gli al-tri Paesi comunitari dal momento che è oggi indispensabile strumen-to di progresso e di creazione di vantaggi comparati fra nazioni.
La ristrutturazione del sistema fi-nanziario passa attraverso alcune azioni fondamentali: da un lato la
creazione di nuovi strumenti quali i fondi pensione, i fondi chiusi, ormai invocati da anni e dall’altro la priva-tizzazione delle banche e quindi, grazie alla nuova legge bancaria, la diffusione della proprietà di parteci-pazioni di imprese da parte delle banche sull’esempio di quanto ac-cade in Germania. Carente e quindi da potenziare è anche la dotazione infrastrutturale non solo di tipo fisi-co, cioè per il trasporto di beni e persone, ma anche delle reti di tele-comunicazione per la trasmissione delle informazioni.
In conclusione, come Camere di Commercio, riteniamo obiettivo prio-ritario definire le linee di crescita del sistema economico da un lato e dal-l’altro le linee di intervento per il si-stema istituzionale. Da quest’ultimo ci si attende l’introduzione di un ap-proccio nuovo: esso dovrà garantire innanzitutto l’esistenza di un libero gioco della concorrenza sul mercato e non più soltanto interventi mirati alla protezione dell’esistente.
In questo senso le Camere di Com-mercio hanno da tempo offerto la massima disponibilità dell’Ente Re-gione per definire accordi strategici ed operativi di carattere globale. Co-gliamo dunque l’occasione per solle-citare la Regione affinchè questa no-stra disponibilità venga accolta.
In ogni caso le Camere di Commer-cio, in stretto collegamento con le associazioni imprenditoriali, sono pronte a “fare la loro parte”.
Seminario di presentazione della ricerca: “Emilia-Romagna regione d’Europa.
Risorse e politiche di sviluppo per l’ingresso nel mercato unico europeo”
36 Rapporto sull’andamento economico regionale, tenutosi a Bologna nel dicembre 1993 Relazione del Presidente di Unioncamere Pietro Baccarini Le valutazioni sull’andamento del
pro-dotto interno lordo risentono inevitabil-mente della parzialità dei vari indicato-ri che si rendono disponibili e vanno sempre considerate con la dovuta cautela. In sede di preconsuntivo 1992 avevamo ipotizzato una crescita reale del Pil emiliano-romagnolo pari all’1,5%, lievemente più ampia dell’au-mento nazionale dell’1,2% previsto in sede di relazione previsionale e pro-grammatica. I primi dati di consuntivo redatti dall’Istituto Guglielmo Tagliacar-ne hanno poi stimato una crescita rea-le per l’Emilia-Romagna nel 1992 pari al 3,2% di due punti percentuali supe-riore alla corrispondente evoluzione italiana. Le nostre stime sono risultate sostanzialmente esatte in termini ten-denziali, ma più contenute di quanto avevamo ipotizzato, complice l’indi-sponibilità di diversi dati di produzione, una crescita reale del valore aggiunto dell’agricoltura pari al 18,3%.
Nel 1993 la relazione previsionale e programmatica per il 1994 prevede, per il Paese, una crescita reale del reddito pari allo 0,4%, che sembra tra-dire un certo ottimismo se rapportata alle stime di segno prevalentemente negativo redatte dalla grande maggio-ranza dei centri econometrici. Per l’E-milia-Romagna riteniamo che il pro-dotto interno lordo del 1993 subirà un decremento reale pari allo 0,4%. Que-sta lieve diminuzione, più da conside-rare come linea di tendenza che non come dato assoluto, sconta principal-mente le difficoltà accusate dall’indu-stria manifatturiera e delle costruzioni-installazioni impianti, oltre al prevedibi-le calo della produzione agricola nel
suo complesso, che ha visto diminuire i raccolti di importanti colture quali i ce-reali, le barbabietole da zucchero e la frutta. Nell’ambito dei servizi è stata re-gistrata una sostanziale tenuta del set-tore turistico, tuttavia bilanciata dal ca-lo delle vendite del settore commercia-le. I trasporti aerei e ferroviari sono ri-sultati in espansione a fronte della di-minuzione dell’attività portuale regi-strata nello scalo ravennate. Per le at-tività creditizie si stima una crescita moderata, anche alla luce del rallenta-mento registrato per gli impieghi.
Se le nostre valutazioni saranno con-fermate dall’Istituto Tagliacarne in se-de di consuntivo si dovrà parlare con-seguentemente di anno all’insegna della recessione. I segnali negativi a questo proposito non sono certamen-te mancati. L’erosione della base oc-cupazionale c’è stata, anche se è dif-ficile dire in quali termini precisi a cau-sa delle continue modifiche che han-no interessato le rilevazioni sulle forze del lavoro. L’impiego degli “ammortiz-zatori” sociali è risultato ampio: la cas-sa integrazione guadagni nei primi dieci mesi del 1993 per quanto con-cerne gli interventi anticongiunturali è salita del 33,2%; i contratti di solida-rietà rilevati nei primi nove mesi sono arrivati a coinvolgere quasi 2.000 di-pendenti rispetto ai circa 90 del 1992;
le liste di mobilità hanno visto cresce-re le iscrizioni di mese in mese, fino a sfiorare, nello scorso mese di ottobre, le 9.200 unità; le domande di indenni-tà di disoccupazione sono aumentate, da gennaio a settembre, a 83.712 ri-spetto alle 70.683 dello stesso perio-do del 1992; infine gli avviamenti al
la-voro, scesi dai 378.853 dei primi nove mesi del 1992 ai 335.087 dell’analogo periodo del 1993 per una variazione negativa pari all’11,6%. Clima difficile dunque al quale bisogna aggiungere l’aumento del tasso di disoccupazio-ne salito al 6%, nonostante l’accezio-ne più restrittiva Eurostat, nonché la forte crescita degli iscritti nelle liste di collocamento della prima classe saliti, nella media dei primi nove mesi del-l’anno, da 128.071 a 165.027.
La propensione agli investimenti non poteva che risentire del generale clima d’incertezza: le domande di finanzia-mento pervenute al Bimer sono calate da gennaio a settembre del 26,6% e la stessa tendenza è stata osservata per quanto concerne le richieste inol-trate all’Artigiancassa nel primo seme-stre. Segnali negativi sono venuti an-che dal Registro ditte an-che ha visto scendere il numero delle imprese atti-ve a causa soprattutto della flessione accusata dalle ditte individuali. Ai pro-blemi produttivi e occupazionali si so-no associate le difficoltà finanziarie, come testimoniato dal forte aumento delle somme protestate, cui si è ac-compagnata la crescita dei fallimenti.
Da queste note traspare certamente un quadro negativo, ma bisogna tut-tavia sottolineare che la situazione emiliano-romagnola si è allineata al generale andamento e che alcuni indi-catori importanti quali il tasso di attivi-tà, di occupazione e di disoccupazio-ne hanno continuato ad apparire fra i migliori delle regioni italiane mentre l’assetto produttivo manifatturiero è ri-sultato meno colpito che altrove se si considera che in realtà industrializzate