Capitolo 5 Conclusioni
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Capitolo 5
Conclusioni
Attraverso la presente tesi è stata studiata la possibilità di ridurre il rischio idraulico da esondazione sul fiume Serchio, tramite la progettazione di alcuni interventi di tipo attivo quali sono le casse di espansione.
Per l’analisi idraulica si è partiti dai dati forniti dall’Autorità di Bacino del fiume Serchio, che ha realizzato uno studio idrologico a scala di bacino, tramite il quale sono state definite le portate di massima piena con un tempo di ritorno duecentennale, e gli idrogrammi di piena utilizzati nella presente tesi.
Acquisiti questi valori, si è passati alla elaborazione di un modello idraulico tramite l’utilizzo del software HEC_RAS, ricostruendo attraverso i dati geometrici e di portata la situazione attuale del tratto d’alveo in esame. Più precisamente è stato focalizzato lo studio sul tratto compreso tra le località Campia e Calavorno, rispettivamente nei comuni di Barga e Coreglia, corrispondente ad una lunghezza longitudinale di circa 15 Km, poiché questa zona è individuata dal Piano di Bacino come area da riservare alla realizzazione di casse di espansione.
Quindi, definito il modello, si è passati alla progettazione di sei casse di laminazione in linea, studiate a moto vario utilizzando l’equazione di continuità in forma discretizzata, ed al dimensionamento idraulico e statico del manufatto trasversale di restringimento e le relative arginature di contenimento alla chiusura di valle. Infine sono stati individuati alcuni interventi necessari per la difesa spondale.
Alla luce dei risultati ottenuti, lo scolmamento dell’onda di piena a seguito degli interventi proposti, è relativamente modesto e questo induce a fare diverse constatazioni.
La situazione topografica del fiume Serchio, nel particolare tratto oggetto di studio, non consente di rilevare grandi aree per l’accumulo temporaneo di volumi d’acqua, se non quelle zone che il fiume tende naturalmente ad inondare.
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Ad aggravare ciò, pesa il fatto che il bacino del Serchio è uno dei più piovosi d’Italia perché stretto tra gli Appennini e la Alpi Apuane, e questa particolare conformazione provoca grandi portate che in linea di massima riescono a defluire in tranquillità, ad eccezione di quei territori in cui si è avuto un forte incremento edilizio a ridosso delle zone golenali e di rispetto fluviale, oppure nella parte terminale del corso d’acqua, che ha subito interventi di rettifica del tracciato, e quindi, in seguito a piene rilevanti tende per sua natura a riappropriarsi del letto originario.
Tornando all’asta esaminata, l’analisi effettuata dimostra che i miglioramenti possibili saranno limitati. Ma, poiché il tratto in questione non è tra i più fortemente antropizzati, non è da considerarsi tra i più critici del corso d’acqua, e di conseguenza gli interventi previsti non saranno prioritari.