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Quante ore posso lavorare alla settimana?

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Quante ore posso lavorare alla settimana?

written by Noemi Secci | 03/08/2021

Orario settimanale, multiperiodale, turni, riposi obbligatori: qual è l’impegno massimo che si può richiedere al dipendente?

L’impegno richiesto al lavoratore dipendente non può essere illimitato: il datore di lavoro è tenuto a concedere dei riposi obbligatori, sia giornalieri che settimanali, nonché le ferie annuali.

Inoltre, il decreto sull’orario di lavoro [1] prevede un numero massimo di ore di attività che il dipendente può svolgere settimanalmente: «Quante ore posso lavorare alla settimana?».

Il normale orario settimanale, fissato dal decreto sull’orario di lavoro, è pari a 40 ore, o al minor valore individuato dal contratto collettivo applicato dal datore di lavoro. Lavorare oltre 40 ore alla settimana, comunque, non è vietato: il dipendente può infatti svolgere lavoro straordinario, entro determinati limiti.

Regole particolari in merito alle ore di attività ed ai riposi settimanali valgono per i

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lavoratori con orario multiperiodale e per i turnisti.

I limiti relativi all’orario settimanale non valgono per i dipendenti la cui durata dell’attività non può essere misurata o predeterminata o può essere determinata dai lavoratori stessi, come i dirigenti, i lavoratori a domicilio, i telelavoratori, la manodopera familiare ed i lavoratori nel settore liturgico delle chiese e delle comunità religiose.

Inoltre, bisogna ricordare che il decreto sull’orario di lavoro non si applica alla gente di mare, al personale di volo, ai lavoratori mobili, al personale della scuola, agli appartenenti al Comparto Difesa, sicurezza e soccorso ed ai lavoratori con funzioni assimilate. Ma procediamo con ordine.

Quante ore posso lavorare al giorno?

Per determinare quante ore alla settimana è possibile lavorare, bisogna innanzitutto partire dal presupposto che per la generalità dei lavoratori sia obbligatorio un riposo giornaliero minimo pari a 11 ore.

Nel dettaglio, ferma restando la durata del normale orario settimanale, pari a 40 ore, il lavoratore ha diritto a 11 ore di riposo consecutive ogni 24 ore [2], calcolate dall’ora di inizio della prestazione lavorativa.

Il periodo di riposo di 11 ore è un periodo minimo, salvi i particolarissimi casi in cui le deroghe sono consentite, pertanto l’eventuale accordo che prevede un numero inferiore di ore di riposo è nullo e deve essere sostituito di diritto dalla disposizione di legge.

Nel periodo di riposo di 11 ore, non devono essere considerati:

le soste e i riposi intermedi, come la pausa di lavoro obbligatoria per orario giornaliero superiore alle 6 ore;

l’interruzione dell’attività per i pasti;

le pause di lavoro di durata inferiore a 10 minuti;

le pause di lavoro di durata non inferiore a 10 minuti e complessivamente non superiore a 2 ore, comprese tra l’inizio e la fine di ogni periodo della giornata di lavoro, durante le quali non sia richiesto alcun tipo di prestazione lavorativa.

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Le interruzioni elencate, difatti, pur non rientrando nell’orario di lavoro, non rientrano neppure nel periodo di riposo giornaliero obbligatorio.

Quanto dura il riposo settimanale obbligatorio per il lavoratore dipendente?

La generalità dei lavoratori dipendenti ha diritto ad un periodo di riposo settimanale, da fruire consecutivamente al riposo giornaliero, di regola nella giornata di domenica.

Nello specifico, il riposo settimanale deve essere fruito:

ogni 7 giorni (da computare come media nell’arco di 14 giorni);

in misura almeno pari a 24 ore consecutive, da cumulare con le 11 ore di riposo giornaliero;

di regola, in coincidenza con la domenica.

In pratica, l’ammontare totale delle ore di riposo consecutive settimanali è pari a 35: queste ore di riposo devono essere considerate come media da fruire nell’arco di 14 giorni.

Il calcolo della media parte dall’ultimo giorno di riposo settimanale fruito dal lavoratore, procedendo a ritroso nei 13 giorni precedenti: in questo arco di tempo, il dipendente deve aver goduto di almeno un altro giorno di riposo [3]. Pertanto, la periodicità del riposo stabilita dalla normativa è rispettata se nell’arco temporale di 14 giorni vengono concessi due riposi.

Le eccezioni alle regole esposte sono numerose: è il caso, ad esempio, dei lavoratori a turni, di coloro che sono impiegati in attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati durante la giornata, del personale del settore dei trasporti.

Quante sono le ore di straordinario che possono essere svolte alla settimana?

Il limite orario di 40 ore settimanali può essere superato, qualora il dipendente svolga lavoro straordinario: il ricorso al lavoro straordinario è tuttavia limitato dalla normativa. Difatti:

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la durata media dell’orario di lavoro settimanale, straordinari compresi, non può superare 48 ore (più precisamente, non si possono superare 48 ore di lavoro ogni 7 giorni); questa durata media deve essere calcolata con riferimento a un periodo non superiore a 4 mesi, anche se eccezionalmente il periodo può essere ampliato a 6 o a 12 mesi (ad esempio, a fronte di ragioni obiettive, tecniche o inerenti all’organizzazione del lavoro, specificate dall’accordo collettivo);

l’orario settimanale, considerando i riposi obbligatori, non può comunque eccedere le 77 ore: la durata della settimana è pari a 168 ore (24 ore per 7 giorni), dalle quali vanno sottratte le 24 ore di riposo settimanale, le 66 ore di riposi giornalieri (11 ore per 6 giorni) e un’ora pari alla somma delle pause minime giornaliere (10 minuti per 6 giorni);

se non sussiste una differente disciplina da parte del contratto collettivo, lo straordinario annuo non può comunque superare 250 ore.

Le disposizioni sono differenti per le particolari categorie di lavoratori i cui tempi di attività non sono disciplinati dal decreto sull’orario di lavoro.

Come funziona l’orario multiperiodale settimanale?

I contratti collettivi siglati dalle organizzazioni sindacali comparativamente più rappresentative possono riferire l’orario normale non alla settimana, ma a un arco temporale diverso, non superiore all’anno: in questi casi, l’orario normale è determinato come valore medio degli orari svolti all’interno dell’arco temporale considerato.

Nell’introduzione dell’orario multiperiodale l’azienda deve, in ogni caso, rispettare il limite massimo settimanale di orario medio, pari a 48 ore medie nel periodo di riferimento considerato.

Se l’azienda adotta l’orario multiperiodale, sono considerate ore di lavoro straordinario quelle che eccedono l’orario settimanale programmato.

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Qual è l’orario settimanale per i lavoratori a turni?

Il lavoro a turni consiste in qualsiasi metodo di organizzazione dell’attività, in base al quale diversi lavoratori si avvicendano nelle stesse posizioni di lavoro, seguendo un determinato ritmo.

Attraverso l’avvicendamento di diversi gruppi di lavoratori, l’orario operativo dell’azienda può arrivare a coprire l’intero arco delle 24 ore.

Per il lavoro a turni, nella generalità dei casi, devono essere rispettate le disposizioni del decreto sull’orario di lavoro in materia di riposi giornalieri e settimanali, salvo specifiche eccezioni.

Nel dettaglio, in merito ai riposi settimanali, anche il lavoratore turnista ha diritto, come la generalità dei lavoratori dipendenti e come media in un periodo non superiore a 14 giorni, a un riposo di 24 ore ogni 7 giorni, di regola coincidente con la domenica, da cumulare con le ore di riposo giornaliero.

Fanno eccezione a questa previsione:

le ipotesi in cui il lavoratore cambi squadra e non possa usufruire, tra la fine del servizio di una squadra e l’inizio di quello della squadra successiva, di periodi di riposo giornaliero;

le attività caratterizzate da periodi di lavoro frazionati durante la giornata;

le attività discontinue, nell’ambito del trasporto ferroviario;

ulteriori ipotesi previste dai contratti collettivi.

Qual è l’orario settimanale per i lavoratori part time?

L’orario di lavoro, per i dipendenti a tempo parziale, è inferiore all’orario normale contrattuale ed è ordinariamente indicato in misura percentuale: ad esempio, se un lavoratore è in regime di part time al 50% ed il contratto collettivo prevede un orario settimanale pari a 40 ore, deve svolgere 20 ore di attività alla settimana. Se l’orario settimanale stabilito dal contratto collettivo, invece, è pari a 36 ore, è tenuto a svolgere 18 ore alla settimana.

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L’orario settimanale può variare per i lavoratori in regime di part time verticale o misto: questi dipendenti, difatti, non prestano servizio durante tutte le giornate lavorative, ma possono prestare servizio solo per determinate giornate, o settimane, o mesi.

Al lavoratore dipendente può essere richiesto di svolgere delle ore extra rispetto all’orario contrattuale a tempo parziale, ma non eccedenti l’orario normale full time: in questo caso, si parla di lavoro supplementare.

In generale, il lavoro supplementare non può eccedere il 25% delle ore di lavoro settimanali concordate.

Cinzia ha un contratto in regime di part time al 50%, è tenuta a lavorare per 20 ore settimanali. Il datore di lavoro non può richiedere prestazioni di lavoro supplementare superiori a 5 ore alla settimana.

Condizioni diverse possono essere disposte dalla contrattazione collettiva

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