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a) Perché valutare?

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Academic year: 2022

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(1)

Anna Rita De Luigi – Michela Verbale

(2)

a) Perché valutare?

b) Cosa valutare?

c) Quando valutare?

d) Con quali strumenti?

(3)

Perché valutare?

Sviluppare sistemi che facilitino la conoscenza dell’attività infermieristica

Omogeneizzare la comunicazione con altri professionisti della sanità

Per generare conoscenze occorre descrivere i fenomeni osservabili riportati senza interpretazioni

La gestione ed elaborazione dei dati conducono

all’interpretazione organizzata e strutturata di un fenomeno Diversi professionisti, utilizzando gli stessi criteri e lo stesso

strumento, possono più facilmente giungere alle medesime

conclusioni

(4)

Accertamento =>



raccolta sistematica di dati oggettivi e soggettivi



consente di raccogliere informazioni per

individuare i problemi delle persone e le relative motivazioni che vi sono alla base

raccolta dati

analisi dati

(5)

RACCOLTA DATI

Necessità di finalizzare la raccolta dati per

a)

Garantire che si ottengano dati utili ad

individuare i problemi reali o potenziali della persona

b)

Evitare di raccogliere dati inutili

(6)

Quando valutare?

a)

All’inizio del PDTA della persona

b)

Auspicabile valutazione di alcuni aspetti precedentemente alla visita CAS

c)

Comunque alla prima visita CAS

d)

Rivalutazioni in itinere per monitorare o se

variano le condizioni

(7)

Cosa valutare?

Attenzione posta su:

a)

Gestione del dolore

b)

Scelta dell’accesso venoso più appropriato

c)

Aspetti psico sociali

d)

Presenza di eventuali elementi di fragilità famigliare

e)

Variazione vs percorso onco geriatrico

(8)

Obiettivo Obiettivo

Costruire strumenti di valutazione

infermieristica relativi agli aspetti considerati Metodi

Metodi

Elaborazione degli strumenti a partire da quelli già esistenti

Confronto multiprofessionale

Revisione della letteratura

(9)

Con quali strumenti?

Con quali strumenti?

Cinque strumenti di valutazione infermieristica:

a)

Scheda di valutazione del patrimonio venoso

b)

Scheda di valutazione per l’invio allo psicologo o all’assistente sociale

c)

Scheda di valutazione del dolore

d)

Scheda di valutazione delle fragilità

e)

Strumento di screening per la valutazione

geriatrica

(10)

L’uso di un algoritmo per la pianificazione dell’accesso

vascolare riduce le complicanze, il tempo impiegato per l’assistenza e le gg di degenza (Barton, 2008;

Galloway, 2002)

L’individuazione di un accesso venoso adeguato è una delle attenzioni principali nella cura del paziente e l’Infermiere è il professionista maggiormente coinvolto, per

stimare i fattori che precedono la selezione del

dispositivo vascolare, come la durata e il tipo di terapia, le condizioni delle vene periferiche del paziente

(Winslow, 1995)

(11)

Alcuni dati dalla letteratura

Uno studio di Hamilton (2000) individua due aspetti

fondamentali per la selezione dei cateteri venosi: il tipo di terapia da somministrare e le caratteristiche cliniche del paziente

Nello studio di Washington (2012) emerge una correlazione statisticamente significativa tra incidenza di flebiti e la durata del posizionamento del CVP (p<0.05) ed il numero di somministrazioni giornaliere (p<0.05).

(12)

Alcuni dati dalla letteratura

Uno studio di Malach (2006) analizza il rischio di flebite nei pazienti con CVP, individuando come fattori di rischio statisticamente significativi: la durata della terapia > 3 gg (p=0.05) e la pulizia della medicazione (p=0.01) Uno studio di Zavareh (2007) ha studiato 300 pazienti medici

e chirurgici con CVP, individuando come fattori di rischio per la flebite:

OR (IC 95%)

il sesso 1.50 (1.01-2.22)

il sito e il tipo di inserimento 3.25 (2.26-4.67) – 2.04 (1.36- 3.05)

il diabete mellito 7.78 (4.59-13.21)

le malattie infettive e le ustioni 6.21 (4.27-9.03) – 3.96 (3.26- 4.82)

(13)

Alcuni dati dalla letteratura

Uno studio di Uslusoy (2008) analizza in 568 pazienti con CVP, il rischio di flebite, individuando come fattori di rischio statisticamente significativi: il luogo dove si applica il CVP (p<0.001), la regione anatomica di inserzione (p<0.01), la frequenza di cateterizzazioni nello stesso posto (p<0.001), il tempo di rimozione del CVP > 24 ore (p<0.001), la somministrazione di fluidi ipertonici (p<0.001), la somministrazione di farmaci (p=0.002), la frequenza delle somministrazioni >4

(p=0.003), l’utilizzo della pompa infusionale (p=0.021).

(14)

Alcuni dati dalla letteratura

Uno studio di Lee (2010) ha focalizzato l’attenzione sulle

infezioni dei tessuti molli correlate alla cateterizzazione intravenosa, individuando come fattori di rischio: le

infusioni di liquidi > 4 ore (40%); inserimento del catetere negli arti inferiori (19%); l’uso di pompa infusionale (24%), ricovero per cause

neurologiche/neurochirurgiche (25%)

(15)

Alcuni dati dalla letteratura

Il Royal College of Nursing in “Standards for Infusion Therapy”

(third edition, 2010) raccomanda di includere nella scelta del sito per l’accesso venoso, la valutazione delle

condizioni cliniche del paziente, l’età e la diagnosi, le condizioni vascolari, precedenti dispositivi vascolari, il tipo e la durata della terapia, le potenziali

complicanze associate al dispositivo vascolare.

Inoltre sottolinea la necessità di formazione degli Infermieri per la scelta del presidio vascolare appropriato, in

particolare, conoscenze relative alla tecnica di inserzione ed alle complicanze potenziali.

La valutazione dovrebbe includere la durata della terapia, la tipologia di trattamento, le preferenze e le condizioni del paziente.

(16)

Alcuni dati dalla letteratura

L’Infusion Nursing Society in “Infusion Nursing – standards of practice” (revised 2011) indicano:

a) NON appropriato l’utilizzo di CVP per la

somministrazione di terapia vescicante, nutrizione parenterale, infusioni con ph <5 e >9, infusioni con osmolarità >600mOsm/l.

b) Indicato l’utilizzo di un Midline per terapie da 1 – 4

settimane; NON indicato in caso di terapia vescicante, nutrizione parenterale, infusioni con ph <5 e >9, infusioni con osmolarità >600mOsm/l.

c) Indicato l’utilizzo di un CVC (non tunnellizzati, PICC, tunnellizzati, PAC) per terapie vescicanti, nutrizione parenterale, infusioni con ph <5 e >9, infusioni con osmolarità >600mOsm/l.

(17)

Alcuni dati dalla letteratura

Le Nursing Best Practice Guideline “Assessment and device selection for vascular access” dell’RNAO, raccomandano:

a) tutti i clienti che necessitano di un accesso vascolare, indipendentemente dalla durata della terapia, richiedono l'uso di un approccio strutturato (algoritmo) per facilitare una valutazione globale del paziente e lo sviluppo di un piano assistenziale prima dell'inizio della terapia (level IIb) b) per determinare il dispositivo vascolare più appropriato,

l’infermiere deve considerare i seguenti fattori:

a) Terapia prescritta (level Ib) b) Durata della terapia (level Ib)

c) Valutazione delle condizioni fisiche del paziente (level IV) d) Storia clinica del paziente (level IV)

e) Risorse disponibili per la gestione (level IV) f) Disponibilità del dispositivo (level IV)

g) Preferenze del paziente (level IV)

(18)

Alcuni dati dalla letteratura

In letteratura è dimostrato che fluidi con elevata osmolarità (>500 mmol/l) o ph non fisiologico (<5 o >9) possono causare danni endoteliali con conseguenti flebiti e formazione di trombi (Stranz, 2002)

Inoltre tra il 27 e il 70% dei pazienti che ricevono terapia

infusionale, sviluppa flebiti; il rischio di flebite è di circa il 30% dopo 2 giorni di terapia e 40 – 50% dopo 3 giorni (Maki, 1991)

(19)

Farmaco irritante => se stravasato può causare calore e

infiammazione nel sito di infusione o lungo la vena; non provoca distruzione tessutale

Farmaco vescicante e necrotizzante => se stravasato, può determinare un danno cellulare, distruzione tessutale con dolore severo o prolungato

(20)

(tratto da RNAO. Assessment and device selection for vascular access. Ontario, 2004)

(21)
(22)
(23)
(24)
(25)
(26)

 La scheda fornisce unLa scheda fornisce un’’indicazione al tipo di accesso: indicazione al tipo di accesso:

periferico, periferico a medio termine, centrale.

periferico, periferico a medio termine, centrale.

 Per la scelta finale della tipologia di presidio occorre Per la scelta finale della tipologia di presidio occorre prendere in considerazione:

prendere in considerazione:



 le preferenze del paziente le preferenze del paziente

 le condizioni socio-le condizioni socio-famigliari famigliari

 l’l’intento del trattamentointento del trattamento

 le abilitle abilitàà del paziente e/o dei famigliari care givers per la gestione deidel paziente e/o dei famigliari care givers per la gestione dei presidi

presidi

(27)

La scheda

La scheda NON va compilataNON va compilata ai pazienti candidati a ai pazienti candidati a trattamento chemioterapico con

trattamento chemioterapico con farmaci vescicanti / farmaci vescicanti / necrotizzanti

necrotizzanti: il trattamento con questa tipologia di farmaci : il trattamento con questa tipologia di farmaci orienta prioritariamente al posizionamento di una accesso orienta prioritariamente al posizionamento di una accesso venoso centrale (le terapie NON appropriate per i cateteri venoso centrale (le terapie NON appropriate per i cateteri

venosi periferici includono: terapia con farmaci vescicanti / venosi periferici includono: terapia con farmaci vescicanti / necrotizzanti, NPT, infusioni con ph < 5 e > 9, infusioni con necrotizzanti, NPT, infusioni con ph < 5 e > 9, infusioni con

osmolarit

osmolaritàà > 600 mOsm/L. > 600 mOsm/L. –– Categoria IV Guideline INS, Categoria IV Guideline INS, 2011)

2011)

(28)

Conclusioni [1]

Conclusioni [1]

a)

Strumenti inviati con comunicazione della Rete a tutte le DG e Oncologie

b)

Avviato il loro utilizzo in molti CAS (non per tutte le schede)

c)

Lavoro di sensibilizzazione ed implementazione

degli strumenti anche attraverso la formazione

(29)

Conclusioni [2]

Conclusioni [2]

Per il 2014 => progetto per inserire gli item di valutazione all’interno della scheda sintetica

oncologica Vantaggi Vantaggi

a)

Dati informatizzati => analisi locale e centrale

b)

Maggiore facilità e fruibilità da parte dei professionisti

c)

Possibilità di ampliare le informazioni del paziente

per una visione olistica del PDTA

(30)

Conclusioni [3]

Conclusioni [3]

La cura del paziente oncologico deve

necessariamente prevedere l’intervento di diverse figure professionali le cui competenze concorrono ad assicurare un’assistenza globale, continua e

coerente

Un’accurata valutazione precoce garantisce una

personalizzazione del PDTA, delle possibili opzioni

terapeutiche e del loro rapporto rischio/beneficio

(31)

Conclusioni [4]

Conclusioni [4]

Gli strumenti di valutazione non sostituiscono il giudizio clinico e le preferenze del paziente

Il loro utilizzo può sviluppare un modello

interpretativo e giustificativo in grado di descrivere e predire l’assistenza infermieristica al paziente

candidato a trattamento chemioterapico

(32)

Grazie per l’attenzione

!

Anna Rita e Michela

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