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Documento Unico di Programmazione 2016-2018

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CONTROLLO DI GESTIONE COMUNE DI TREVIGLIO 2016-2018

Documento Unico di

Programmazione

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Indice

INTRODUZIONE ... 3

SEZIONE STRATEGICA ... 4

1 QUADRO DELLE CONDIZIONI ESTERNE ... 4

1.1 Situazione finanziaria ed economica dell’Ente alla luce dello scenario economico generale ... 4

1.2 Situazione socio-economica del territorio: valutazione corrente e prospettica ... 13

1.2.1 Popolazione ... 13

1.2.2 Contesto socio - economico ... 17

2 QUADRO DELLE CONDIZIONI INTERNE DELL’ENTE ... 19

2.1 Organizzazione e gestione dei Servizi pubblici locali ... 19

2.2 La gestione delle risorse correnti ... 25

2.2.1 Le entrate correnti ... 25

2.2.1.1 I tributi ... 25

2.2.1.2 Fondo di solidarietà e trasferimenti ... 30

2.2.1.3 Le entrate extra-tributarie ... 30

2.2.2 Spesa corrente ... 31

2.3 La gestione delle risorse in conto capitale ... 35

2.3.1 Le entrate straordinarie ... 35

2.3.1.1 Le entrate per accensioni di prestiti (indebitamento) ... 36

2.3.2 Le spese di parte straordinaria... 37

2.3.1.1 Gli investimenti ... 37

2.3.1.2 Nuovi Investimenti ... 37

2.3.1.3 Realizzazioni in corso ... 39

2.3.1.4 Altri interventi di parte straordinaria ... 43

2.4 Linee strategiche sul patrimonio ... 44

2.5 Struttura organizzativa dell’Ente ... 46

2.5.1 Organizzazione ... 47

2.5.2 Risorse umane disponibili ... 48

2.6 Enti strumentali e società controllate e partecipate ... 49

2.6.1 Situazione economico finanziaria ... 49

2.6.2 Procedure di controllo ... 51

2.6.3 Obiettivi strategici società controllate ... 51

2.6.4 Programmazione consolidata Gruppo Amministrazione Pubblica ... 51

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2.7 Pareggio di bilancio e coerenza - compatibilità del bilancio con i vincoli di finanza

pubblica ... 51

2.8 Equilibri di bilancio ... 54

3 OBIETTIVI STRATEGICI PER MISSIONE ... 55

Gli indirizzi strategici del mandato dell’ente ... 55

Missione 1 – Servizi istituzionali, generali e di gestione ... 56

Missione 3 – Ordine pubblico e sicurezza ... 58

Missione 4 – Istruzione e diritto allo studio ... 59

Missione 5 – Tutela e valorizzazione dei beni e delle attività culturali ... 60

Missione 6 – Politiche giovanili, sport e tempo libero ... 60

Missione 8 – Assetto del territorio ed edilizia abitativa... 61

Missione 9 – Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente ... 62

Missione 10 – Trasporti e diritto alla mobilità ... 63

Missione 12 – Diritti sociali, politiche sociali e famiglia ... 63

Missione 14 – Sviluppo economico e competitività ... 64

4 STRUMENTI DI RENDICONTAZIONE ... 65

SEZIONE OPERATIVA ... 65

5 PARTE PRIMA ... 65

5.1 Programmi, obiettivi operativi e risorse finanziarie, umane e strumentali ... 65

5.2 Valutazione generale sui mezzi finanziari ... 80

5.2.1 La gestione del fondo pluriennale vincolato ... 80

5.3 Programmazione atti e attività ... 82

5.4 Piano degli indicatori ... 83

6 PARTE SECONDA ... 83

6.1 Programmazione del fabbisogno di personale ... 83

6.2 Programma triennale delle opere pubbliche ed elenco annuale ... 89

6.3 Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari ... 92

6.4 Programma triennale di razionalizzazione ... 93

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INTRODUZIONE

A seguito del decreto legislativo 23 giugno 2011 n. 118 recante “Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi”, i documenti di programmazione dell’Ente locale devono essere redatti in coerenza con il Principio contabile applicato concernente la programmazione di bilancio (Allegato n. 12 al DPCM 28/12/2011 relativo alle Modalità di sperimentazione).

Il documento di programmazione dell’Ente Locale che costituisce presupposto di tutti gli altri è il Documento Unico di Programmazione (DUP) che sostituisce la precedente Relazione Previsionale e Programmatica di cui art. 170 del T.U. n. 267 del 2000. Il D.U.P. è lo strumento che permette l’attività di guida strategica ed operativa degli enti locali e consente di fronteggiare in modo permanente, sistemico e unitario le discontinuità ambientali e organizzative.

Il D.U.P è articolato in due sezioni: la sezione strategica (SeS) e la sezione operativa (SeO).

La SeS sviluppa e concretizza le linee programmatiche di mandato e individua gli indirizzi strategici dell’ente in coerenza con la programmazione regionale e i relativi ambiti nazionali e comunitari.

Sono quindi definiti, per missione, gli obiettivi strategici da perseguire al termine di un processo conoscitivo di analisi strategica relativo alle condizioni esterne e interne all’Ente.

Tra le condizioni esterne viene considerato il contesto economico internazionale e nazionale, gli indirizzi contenuti nei documenti di programmazione comunitari, nazionali e regionali e la valutazione corrente e prospettica della situazione socio-economica del territorio dell’Ente.

Tra le condizioni interne viene considerata l’organizzazione e gestione dei Servizi pubblici locali e gli indirizzi generali delle risorse correnti e delle risorse in conto capitale.

Ulteriori contenuti sono relativi a:

- gestione del patrimonio;

- struttura dell’Ente;

- enti strumentali e società controllate e partecipate;

- patto di Stabilità;

- strumenti di rendicontazione ai cittadini.

La SeO costituisce lo strumento a supporto del processo di previsione definito sulla base degli indirizzi generali e degli obiettivi strategici fissati nella SeS. Contiene la programmazione operativa dell’Ente con un arco temporale corrispondente a quello del Bilancio di Previsione ed è strutturata in due parti.

Parte 1: sono illustrati, per ogni missione e coerentemente agli indirizzi strategici contenuti nella SeS, i programmi che l’Ente intende realizzare.

Per ogni programma sono individuati gli obiettivi operativi che discendono dagli obiettivi strategici indicati nella precedente SeS.

È inoltre presente l’analisi dei seguenti contenuti:

- risorse umane finanziarie e strumentali per missione;

- mezzi finanziari e fonti di finanziamento con analisi delle risorse;

- impegni pluriennali già assunti;

- fondo pluriennale vincolato.

Parte 2: contiene la programmazione in materia di personale, lavori pubblici e patrimonio, così esplicitata:

- la programmazione del fabbisogno di personale;

- il programma triennale delle opere pubbliche 2016/2018 e l’elenco annuale 2016;

- il piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari.

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SEZIONE STRATEGICA

1 QUADRO DELLE CONDIZIONI ESTERNE

1.1 Situazione finanziaria ed economica dell’Ente alla luce dello scenario economico generale

Il contesto nazionale (Fonte Relazione Annuale 2014 - Banca d’Italia)

In Italia, nel corso del 2014 la prolungata flessione del PIL si è attenuata, annullandosi nell’ultimo trimestre grazie alla timida ripresa della domanda interna; l’attività economica è cresciuta all’inizio del 2015. Il programma di acquisto di titoli dell’Eurosistema potrà imprimere un impulso alla crescita dell’economia italiana nel biennio 2015-16.

Nell’anno appena trascorso il principale freno alla crescita è derivato dal calo degli investimenti, che sono tuttavia tornati ad aumentare, seppur lievemente, nel quarto trimestre. La spesa delle famiglie ha proseguito il lento recupero in atto dalla metà del 2013. Le esportazioni hanno registrato un deciso rialzo, sospinte dalla crescita della domanda potenziale e dai guadagni di competitività di prezzo, di cui però hanno beneficiato solo le imprese più produttive e innovative. Nel complesso dell’economia pesano la proporzione elevata di microimprese, la presenza di assetti organizzativi e manageriali inadeguati e una struttura finanziaria con un limitato apporto di capitale di rischio: ne risulta ostacolata l’attività innovativa, fattore cruciale per la crescita, che in Italia è meno intensa rispetto ai principali paesi avanzati.

Ha continuato ad ampliarsi il divario di crescita tra Mezzogiorno e Centro Nord, dove la presenza di imprese in grado di trarre vantaggio dall’incremento della domanda estera è più alta.

Il superamento duraturo della prolungata crisi dell’economia italiana richiede la rimozione degli ostacoli che hanno a lungo frenato i piani di investimento, in modo da realizzare appieno le opportunità offerte dal contesto ciclico più favorevole.

La flessione degli investimenti si è attenuata nel corso dell’anno, segnando una lieve ripresa nel quarto trimestre. L’accumulazione di capitale da parte delle imprese è stata rallentata dalle prospettive incerte della domanda e dal permanere di ampi margini di capacità produttiva inutilizzata. Le condizioni di offerta del credito sono gradualmente migliorate, soprattutto per effetto della riduzione dei tassi di interesse.

Secondo il sondaggio della Banca d’Italia presso le imprese dell’industria e dei servizi, l’accumulazione tornerebbe a crescere nel 2015, soprattutto tra quelle di maggiore dimensione.

La variabilità tra le imprese, già elevata nel confronto internazionale, continua ad ampliarsi. I risultati si confermano migliori per le aziende esportatrici, per quelle più innovative e meno indebitate, tipicamente di dimensione medio-grande. La struttura produttiva italiana è caratterizzata da un peso elevato di imprese di piccola dimensione, con minore attività innovativa ed elevati livelli di indebitamento; tali caratteristiche possono ridurre la capacità di competere delle aziende e limitarne le scelte finanziarie.

La prolungata recessione ha indotto mutamenti nel sistema produttivo, con la chiusura delle imprese meno redditizie e con scarso potenziale di crescita e la riallocazione degli input produttivi verso quelle più efficienti. L’elevata selettività degli intermediari si è riflessa nella riduzione dell’indebitamento bancario e nel riequilibrio della struttura finanziaria in direzione di una maggiore patrimonializzazione. L’intensità dell’aggiustamento continua tuttavia a essere frenata da un contesto istituzionale poco favorevole all’attività imprenditoriale.

Nella media dell’anno scorso la spesa per consumi delle famiglie è aumentata, per la prima volta dal 2010, ma rimane inferiore ai livelli del 2007 di circa l’8 per cento. Sono cresciuti soprattutto gli acquisti di beni durevoli, che più avevano risentito della crisi finanziaria globale e della successiva crisi del debito sovrano. La propensione al risparmio è lievemente scesa e il clima di fiducia delle famiglie è migliorato.

La flessione del potere di acquisto si è interrotta, grazie al modesto aumento dell’occupazione, al calo dell’inflazione e ai trasferimenti del Governo a favore dei redditi da lavoro dipendente medio bassi. Il valore della ricchezza in rapporto al reddito disponibile si è stabilizzato, soprattutto per la rivalutazione delle attività finanziarie. L’indagine sui bilanci delle famiglie condotta dalla Banca d’Italia indica che il 90

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per cento circa del bonus fiscale sarebbe stato speso e che, nei primi mesi del 2015, la quota delle famiglie che segnala di arrivare con difficoltà alla fine del mese si sarebbe lievemente ridotta rispetto a un anno prima. Secondo le indagini dell’Istat, la popolazione al di sotto della soglia di povertà assoluta è però più che raddoppiata rispetto al 2007, raggiungendo il 10 per cento nel 2013.

Sebbene continuino a prevalere condizioni di debolezza, sul mercato immobiliare sono emersi i primi segnali di ripresa delle transazioni, che si sono riflessi in un aumento dei nuovi mutui, dopo un triennio di marcata diminuzione.

Dopo due anni di flessione, nel 2014 il numero di occupati ha smesso di diminuire, ma la disoccupazione è rimasta assai elevata. L’occupazione è stata sostenuta prevalentemente dalla ripresa della componente alle dipendenze a tempo determinato, trainata dalla domanda di lavoro delle imprese che beneficiano in misura maggiore dell’espansione degli scambi con l’estero. A fronte di una dinamica comunque modesta dell’occupazione, il tasso di disoccupazione ha raggiunto un massimo storico, sospinto dall’espansione dell’offerta di lavoro indotta dall’allungamento della vita lavorativa e dalla persistente debolezza delle condizioni economiche delle famiglie.

L’elevata disoccupazione ha continuato a ripercuotersi sulla dinamica delle retribuzioni contrattuali. Gli incrementi previsti dagli accordi nazionali conclusi nella prima parte del 2014 sono stati in linea con l’inflazione attesa al momento del rinnovo, più alta di quella poi effettivamente osservata; i contratti siglati dalla seconda metà dell’anno invece incorporano dinamiche retributive assai più contenute, soprattutto nei comparti in maggiore difficoltà.

La legge delega per la riforma del mercato del lavoro (Jobs Act) è stata approvata alla fine del 2014.

Rafforzando alcuni degli indirizzi sottostanti agli interventi realizzati nel 2012, i primi due decreti attuativi, in vigore da marzo di quest’anno, intervengono sugli ammortizzatori sociali, ampliandone ulteriormente le platee di beneficiari potenziali, e sulla disciplina del licenziamento, rendendone gli esiti meno incerti. Le assunzioni a tempo indeterminato sono aumentate in misura cospicua nel primo trimestre dell’anno in corso, sospinte anche dagli sgravi contributivi temporaneamente concessi. Nel complesso, queste misure possono agevolare la ricomposizione delle assunzioni verso forme contrattutali più stabili.

Le pressioni al ribasso sulla dinamica dei prezzi, comuni a tutta l’area dell’euro, hanno interessato anche l’economia italiana. L’inflazione è diventata negativa in estate, risentendo non solo dell’andamento dei prezzi dei beni energetici e di quelli alimentari, ma anche della debolezza della domanda, che si è riflessa in misura maggiore che in passato sulle componenti di fondo. Il calo dell’inflazione ha influito sulle aspettative, che sono diminuite e hanno mostrato segnali di lieve risalita solo dopo l’avvio del programma di acquisto di titoli dell’Eurosistema all’inizio del 2015.

La competitività di prezzo dell’Italia, come quella degli altri maggiori paesi dell’area, è migliorata nei mesi più recenti, soprattutto per effetto del deprezzamento del cambio dell’euro. Rispetto all’inizio dell’Unione monetaria la competitività di prezzo dell’Italia è rimasta invariata, mentre è migliorata in Germania e in Francia.

A fronte della debolezza della domanda interna, nel 2014 le esportazioni hanno accelerato e il saldo corrente della bilancia dei pagamenti ha continuato a migliorare, anche correggendo per gli effetti del ciclo. L’aggiustamento complessivo rispetto al minimo toccato nel 2010, pari a oltre cinque punti di PIL, è dovuto per circa la metà a fattori strutturali; vi ha contribuito l’andamento favorevole delle esportazioni di beni, cresciute più della domanda sui mercati di sbocco. La dimensione di impresa, minore in Italia rispetto ad altri paesi europei, rimane però un ostacolo a una maggiore presenza commerciale sui mercati esteri.

Si sono rafforzati gli afflussi di capitali. Gli acquisti dall’estero di titoli di portafoglio italiani, inclusi quelli pubblici, confermano la fiducia degli investitori nei confronti del nostro paese. Di conseguenza è proseguito il miglioramento del saldo passivo della Banca d’Italia sul sistema dei pagamenti TARGET2, sia pur con oscillazioni legate alla politica di emissioni da parte del Tesoro e al ricorso delle banche al rifinanziamento della BCE.

In un contesto macroeconomico difficile, la politica di bilancio è stata sostanzialmente neutrale.

Nell’ambito dei vincoli previsti dalle regole europee, il Governo ha adottato misure di ricomposizione del bilancio pubblico al fine di sostenere l’economia. È stato in particolare ridotto il cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente medio bassi. Nonostante il protrarsi della recessione, il disavanzo delle Amministrazioni pubbliche si è mantenuto stabile al 3 per cento del prodotto. Il rapporto tra il debito e il PIL è aumentato,

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risentendo del ristagno del prodotto nominale; circa un terzo dell’incremento è dovuto agli oneri relativi al pagamento di debiti pregressi delle Amministrazioni pubbliche e al sostegno finanziario ad altri paesi dell’area dell’euro.

Nell’anno in corso, secondo il Documento di economia e finanza, l’orientamento della politica di bilancio rimarrà pressoché neutrale: la riduzione della spesa per interessi consentirà comunque un lieve miglioramento del saldo strutturale.

Nel 2014 è proseguito il processo di riforma: sono stati modificati diversi istituti del diritto societario per favorire il ricorso delle imprese ai mercati finanziari; si è intervenuto sulla giustizia civile per ridurre il contenzioso e i tempi delle procedure; è stato potenziato il ruolo dell’Autorità nazionale anticorruzione per rafforzarne l’efficacia dell’azione. Infine, con la presentazione del disegno di legge annuale sulla concorrenza nel febbraio di quest’anno, la regolamentazione dei mercati del prodotto, già interessata da rilevanti interventi nel triennio precedente, è stata nuovamente oggetto di attenzione.

Il processo di riforma ha già dato risultati: è diminuito il numero di procedimenti pendenti negli uffici giudiziari; è aumentato il grado di apertura alla concorrenza. Gli effetti sull’attività economica sono stati attutiti, oltre che dal permanere di ritardi nei processi di attuazione di molte norme, dalla debolezza della fase ciclica e dalla bassa inflazione. Resta critico il funzionamento del diritto fallimentare, con riferimento sia alla liquidazione delle imprese insolventi sia alla risoluzione delle crisi reversibili.

L’attività delle imprese rimane condizionata in Italia dalle debolezze del quadro regolatorio e del contesto istituzionale. I processi di riallocazione delle risorse, decisivi per uscire dalla prolungata recessione, risentono di una scarsa efficacia dell’azione amministrativa e dei tempi della giustizia civile, della percezione di una diffusa corruzione, nonché dell’elevato grado di regolamentazione di alcuni mercati e delle disfunzioni degli istituti di gestione delle crisi d’impresa.

Nel 2014 e nei primi mesi dell’anno in corso, l’attività di raccolta degli intermediari creditizi e degli investitori istituzionali ha risentito dell’abbondante liquidità sui mercati e dei bassi tassi di interesse. Il costo molto contenuto della provvista, sia all’ingrosso sia al dettaglio, ha consentito alle banche, la cui raccolta è nel complesso scesa, di ridurre significativamente il rifinanziamento presso l’Eurosistema. Gli investitori istituzionali hanno invece raccolto fondi per 110 miliardi, l’ammontare più elevato degli ultimi quindici anni, traendo vantaggio dalla sostituzione operata dai risparmiatori a favore di attività finanziarie con rendimenti più elevati.

I rischi connessi a uno scenario di prolungati bassi tassi d’interesse restano contenuti sia per gli intermediari sia per gli investitori istituzionali italiani, grazie al sostanziale bilanciamento della durata finanziaria e dei rendimenti di attività e passività.

La mancata ripresa dell’economia ha continuato a penalizzare gli intermediari creditizi. I prestiti sono diminuiti e la qualità del credito è peggiorata anche se in misura inferiore al 2013. Emergono tuttavia segnali di miglioramento: ancora deboli sulla qualità del credito, più marcati sull’andamento dei prestiti. Il progressivo allentamento delle condizioni di offerta, rilevato dalle indagini qualitative sul credito, è proseguito nei primi mesi dell’anno in corso. Indicazioni di una graduale ripresa del credito provengono dalle nuove erogazioni di prestiti, in aumento per le famiglie e, dall’inizio del 2015, anche per le imprese.

La dinamica del credito è stata molto più favorevole per le imprese che non hanno debiti deteriorati. Nel 2014 nell’industria manifatturiera i finanziamenti a queste imprese sono cresciuti. L’indagine trimestrale sul credito bancario ha rilevato un progressivo allentamento delle condizioni di offerta nel corso del 2014, soprattutto per le imprese meno rischiose.

Gli utili netti delle banche sono rimasti negativi, ma la patrimonializzazione degli intermediari si è rafforzata grazie agli aumenti di capitale realizzati nella prima parte dell’anno. La redditività è stata negativa anche per gli altri intermediari creditizi. È proseguita la riduzione del numero delle banche e degli sportelli volta a conseguire guadagni di efficienza. I costi, sia amministrativi sia del lavoro, sono tuttavia lievemente cresciuti; vi hanno contribuito gli oneri sostenuti per incentivare uscite anticipate di personale.

Sono allo studio misure volte a incentivare la riduzione dei crediti in sofferenza. Il limitato sviluppo di un mercato privato dei crediti in sofferenza costituisce un ostacolo al riassorbimento degli effetti della crisi.

Sono aumentati in misura considerevole gli utili di tutte le categorie di investitori istituzionali, sospinti dall’andamento positivo della raccolta.

Nel 2014 si è svolto l’esercizio di valutazione approfondita dei bilanci dei maggiori intermediari creditizi dell’area dell’euro (comprehensive assessment). Tale esercizio, propedeutico all’avvio del Meccanismo di

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vigilanza unico, ha contribuito ad accrescere la trasparenza dei bilanci e a rafforzare la fiducia del mercato. I risultati per le banche italiane sono stati nel complesso positivi. Le banche che presentavano carenze di capitale hanno presentato piani di rafforzamento patrimoniale; la Banca d’Italia ne sta seguendo l’attuazione nell’ambito del Consiglio di vigilanza.

È proseguito il miglioramento delle condizioni dei mercati finanziari italiani che si era avviato nella metà del 2012, dopo la fase più acuta della crisi del debito sovrano. Il prevalere di condizioni via via più distese ha riflesso, oltre al venire meno dei timori circa la solidità dell’Unione monetaria, l’orientamento progressivamente più espansivo della politica monetaria e, da ultimo, l’avvio degli acquisti di titoli pubblici da parte dell’Eurosistema. Gli investitori esteri hanno mostrato rinnovato interesse per i titoli di Stato italiani. I premi per il rischio di credito sulle obbligazioni emesse dalle imprese e dalle banche italiane si sono ridotti in misura marcata. Nel complesso del 2014 i corsi azionari sono rimasti pressoché invariati, ma hanno registrato una forte crescita dall’inizio di quest’anno.

Con l’avvio degli acquisti di titoli pubblici da parte dell’Eurosistema, i tassi di interesse sui titoli di Stato italiani e i differenziali con la Germania sono scesi sensibilmente su tutte le scadenze. Successivamente, un parziale rialzo dei tassi a lungo termine, che ha riguardato in misura analoga i titoli italiani e quelli tedeschi, ha riflesso un primo, moderato innalzamento delle aspettative di inflazione e la chiusura di alcune posizioni speculative. Con l'avvio del programma di acquisto non si sono ridotte né la disponibilità di titoli di Stato italiani né la liquidità complessiva del loro mercato secondario.

Ha continuato a diminuire la frammentazione dei mercati finanziari dell’area dell’euro lungo i confini nazionali. Tra la fine del 2014 e l’inizio del 2015 la dispersione tra i paesi dell’area degli spread sulle obbligazioni private si è drasticamente ridotta. L’avvio degli acquisti di titoli pubblici da parte dell’Eurosistema, rilanciando le prospettive di crescita, ha migliorato, nella percezione degli investitori, il grado di affidabilità creditizia di banche e imprese, ha confermato la coesione dell’Unione monetaria e ha accresciuto la propensione ad assumere posizioni rischiose.

Rimane tuttavia elevato il rischio di disordinate ricomposizioni dei portafogli, come evidenziato dalle fluttuazioni dei prezzi delle attività finanziarie osservate in seguito alla crisi tra Russia e Ucraina, all’incertezza legata alla situazione in Grecia e ai conflitti in Medio Oriente.

L’innalzamento della qualità dell’azione amministrativa può fornire un contributo importante all’attività economica: l’esperienza recente in Italia mostra che iniziative volte a ridurre gli oneri burocratici per le imprese possono avere effetti positivi.

L’azione delle Amministrazioni pubbliche italiane, sulla base degli indicatori della Banca Mondiale, rimane meno efficace nel confronto con le principali economie. Vi è però un’elevata eterogeneità nel Paese. Ad esempio, secondo una misura connessa con il rilascio di autorizzazioni per lo svolgimento di attività produttive da parte dei Comuni, il Mezzogiorno, pur facendo registrare prestazioni in media peggiori rispetto al Centro Nord, comprende una quota non trascurabile di amministrazioni virtuose. L’evidenza indica che è cresciuta nel tempo la disorganicità con cui le norme vengono modificate; la loro attuazione è ancora lenta, causando incertezza, ma sono stati compiuti significativi progressi.

Alcuni aspetti del funzionamento delle Pubbliche amministrazioni italiane limitano l’efficacia della loro azione. Tra questi: il decentramento legislativo e amministrativo in cui non è sempre chiara l’attribuzione delle responsabilità; la ridotta attrattività dell’impiego pubblico, che risente sia di percorsi di carriera che non compensano adeguatamente competenze e merito, sia di modalità di reclutamento non sempre sufficientemente selettive e che accrescono l’incertezza circa la stabilità del rapporto; l’inefficacia dei sistemi di valutazione delle performance organizzative e individuali; le tecnologie dell’informazione, ancora poco diffuse e scarsamente impiegate nell’erogazione di servizi all’utenza.

Il contesto nazionale (fonte DEF 2015 – Governo)

Nella seconda metà del 2014, sono emersi segnali di stabilizzazione del quadro economico e nel quarto trimestre dell’anno si è arrestata la caduta dei livelli generali d’attività dopo tre flessioni trimestrali consecutive. I dati disponibili sui primi mesi del 2015, confermano il superamento del punto di minimo del ciclo economico e l’avvio di una fase ciclica moderatamente espansiva.

Nel 2014 il PIL è diminuito dello 0,4 per cento, segnando una variazione sostanzialmente in linea con le stime ufficiali di preconsuntivo diffuse ad ottobre nel Documento Programmatico di Bilancio (-0,3 per cento). Le variazioni congiunturali relative al terzo ed al quarto trimestre dell’anno sono state in linea con

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le previsioni del Governo contenute nella Nota di Aggiornamento del DEF 2014, formulate quando erano disponibili soltanto i dati relativi ai primi due trimestri.

La diminuzione del PIL è da ricondurre alla caduta degli investimenti fissi lordi (-0,6 per cento in termini di contributo alla variazione) ed alle scorte (-0,2 per cento); tali dinamiche sono state solo parzialmente compensate dal contributo positivo alla crescita della domanda estera netta (0,3 per cento).

I consumi privati hanno registrato un graduale recupero in corso d’anno, sostenuti dall’aumento della propensione al consumo, a fronte di una stabilità del reddito disponibile in termini reali. In media, nel 2014 la propensione al risparmio si è attestata all’8,6 per cento, in lieve flessione sull’anno precedente (8,9 per cento nel 2013). Su base annua si è determinata, conseguentemente, una crescita dei consumi privati dello 0,3 per cento.

Diversamente, le politiche di contenimento della spesa per redditi e per consumi intermedi nelle Pubbliche Amministrazioni, hanno comportato una significativa flessione dei consumi pubblici (-0,9 per cento in termini reali).

Nel quarto trimestre 2014, si è arrestata la caduta degli investimenti in macchinari, mentre è proseguita la contrazione degli investimenti in costruzioni. Sulla dinamica degli investimenti in beni strumentali hanno pesato, in particolare, la fragilità del quadro economico e l’incertezza nelle prospettive. Inoltre, parte del fabbisogno aggiuntivo di capitale è stato fronteggiato da un aumento nel grado di utilizzo degli impianti, che nel 2014 si è attestato in media al 72,4 per cento, in crescita di un punto percentuale sul 2013.

Dal lato dell’offerta, la caduta del PIL è riconducibile a flessioni del valore aggiunto nell’agricoltura (-2,2 per cento), nell’industria in senso stretto (-1,1 per cento) e nelle costruzioni (-3,8 per cento), a fronte di un marginale recupero dei livelli d’attività nel terziario (0,1 per cento).

Con riferimento all’industria in senso stretto, nel quarto trimestre del 2014 si è arrestata la caduta della produzione e si sono registrati segnali di lieve recupero. Diversamente, nel settore delle costruzioni il quadro resta particolarmente difficile, come segnalato dal trend negativo registrato nella produzione settoriale. Inoltre, si rilevano tendenze negative nei prezzi delle abitazioni; primi segnali di inversione di tendenza si registrano nelle compravendite di case, in graduale risalita rispetto ai recenti livelli storicamente molto bassi.

Le esportazioni hanno beneficiato della favorevole dinamica della domanda mondiale e del miglioramento di competitività indotto, a fine 2014, dal deprezzamento dell’euro.

L’avanzo commerciale che si è prodotto (+2,8 per cento del PIL) ha determinato un surplus del saldo corrente della bilancia dei pagamenti (+1,8 per cento del PIL) che non si verificava dalla fine degli anni novanta.

Con riferimento al mercato del lavoro, nella seconda metà dell’anno, si è registrato un aumento del fabbisogno di ore lavorate presso le imprese industriali e di servizi. Nel 2014, l’occupazione complessiva misurata in termini di unità di lavoro (ULA) è aumentata dello 0,2 per cento grazie ai favorevoli andamenti registrati nei servizi e nel manifatturiero. Secondo le rilevazioni sulle forze di lavoro, l’occupazione è aumentata ad un ritmo lievemente superiore (0,3 per cento), ma il tasso di disoccupazione è aumentato al 12,7 per cento della forza lavoro (da 12,2 per cento nel 2013), in conseguenza di una maggiore partecipazione al mercato del lavoro.

La dinamica reddituale si è attestata su ritmi moderati. I redditi unitari da lavoro dipendente sono cresciuti in media annua di appena lo 0,6 per cento, mentre la produttività del lavoro è diminuita dello 0,6 per cento; conseguentemente, il costo del lavoro per unità prodotta (CLUP) ha segnato una variazione dell’1,2 per cento per l’economia nel suo complesso. Se si limita l’analisi alle attività manifatturiere che sono più direttamente esposte alla concorrenza internazionale, si rileva una flessione del CLUP dell’1,1 per cento.

La dinamica dei prezzi è stata frenata oltre che dalla moderazione salariale, anche dalla debolezza della domanda aggregata e dalla consistente diminuzione del prezzo del petrolio. Su base annua l’inflazione armonizzata al consumo è scesa allo 0,2 per cento (da 1,3 per cento nel 2013); a tassazione costante si è misurata un’inflazione lievemente negativa (-0,1 per cento, da 1,1 per cento nel 2013).

I dati disponibili per il primo trimestre del 2015 indicano tendenze moderatamente favorevoli nel quadro economico, che sta beneficiando di diversi fattori quali il deprezzamento dell’euro e l’ampia flessione del prezzo del petrolio. A gennaio si è registrata una battuta d’arresto nella produzione e negli ordinativi industriali, ma su questi dati hanno probabilmente inciso fattori legati al calendario. Le principali indagini

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congiunturali delineano un deciso miglioramento: in marzo il clima di fiducia dei consumatori è aumentato per il terzo mese consecutivo, mentre l’indicatore composito sulla fiducia delle imprese è salito al livello massimo dal 2008, con miglioramenti diffusi a tutti i principali settori d’attività. Segnali favorevoli provengono anche dai dati di commercio estero, che a febbraio hanno registrato un forte dinamismo delle esportazioni verso i paesi extra-UE. Con riferimento al settore finanziario, il QE ha favorito la discesa dei tassi a lunga scadenza ed una crescita del comparto azionario; nel medio termine il complesso delle misure espansive implementate dalla BCE dovrebbe favorire una ripartenza del credito al settore privato e, conseguentemente, la crescita di consumi e investimenti ed una graduale risalita dell’inflazione al consumo verso l’obiettivo di medio termine.

A partire dal 2015 l’economia italiana è entrata in una fase di ripresa. Nei primi due trimestri dell’anno la variazione congiunturale del PIL è stata rispettivamente pari a 0,4 per cento e a 0,3 per cento. Le previsioni ufficiali formulate in occasione della stesura del DEF si sono rivelate corrette. Anche l’evoluzione delle principali variabili macroeconomiche è stata sostanzialmente conforme alle attese del Governo. La domanda interna al netto delle scorte ha fornito un contributo positivo alla crescita e le esportazioni sono molto vicine ai valori previsti. Maggiore delle attese sono risultati la variazione delle importazioni e il processo di ricostituzione delle scorte.

Relativamente alla domanda interna, nel dettaglio, i dati relativi ai primi due trimestri dell’anno hanno fatto emergere indicazioni favorevoli per i consumi privati, che hanno beneficiato della ripresa della domanda di beni durevoli. A partire dal secondo trimestre anche la variazione congiunturale dei consumi dei beni non durevoli e dei servizi è diventata positiva; inoltre le vendite al dettaglio segnalano una ripresa dei consumi dei beni alimentari. Per contro, gli investimenti fissi lordi hanno mostrato un andamento più volatile legato alla componente dei mezzi di trasporto. Il settore delle costruzioni è rimasto debole, ad eccezione del dato del primo trimestre sul quale hanno influito favorevolmente i lavori legati all’Expo.

Nel primo semestre, l’avanzo commerciale è salito a 18,4 miliardi; al netto dell’energia, il surplus commerciale è circa 36 miliardi (pari a 40,3 miliardi nella prima metà del 2014). Nello stesso periodo, le partite correnti della bilancia dei pagamenti hanno mostrato un andamento favorevole (12,3 miliardi negli ultimi sei mesi, pari al doppio rispetto all’avanzo della prima metà del 2014), grazie alla componente delle merci (25,5 miliardi negli ultimi sei mesi).

Le tendenze espansive dell’economia si sono riflesse nel miglioramento del mercato del lavoro.

L’occupazione è cresciuta nei primi due trimestri dell’anno e secondo le stime preliminari l’incremento è proseguito anche nel mese di luglio. Nello stesso mese, il tasso di disoccupazione è sceso al 12,0 per cento (12,4 per cento nel secondo trimestre).

La crescita dei prezzi ha toccato un minimo nei primi mesi dell’anno per poi registrare un lieve recupero a partire dai mesi primaverili. A luglio e agosto, i prezzi dei prodotti energetici e alimentari freschi hanno ricominciato a scendere. Nel mese di agosto, l’inflazione al consumo si è stabilizzata allo 0,2 per cento su base annua; l’inflazione di fondo, che ha mostrato una maggiore tendenza al rialzo, ha lievemente decelerato (0,7 per cento su base annua).

Nel corso degli ultimi mesi si sono consolidati i segnali di rafforzamento del ciclo economico. I dati più recenti confermano l’espansione del settore manifatturiero. La produzione industriale di luglio ha segnato l’aumento più consistente degli ultimi tredici mesi. Gli indicatori qualitativi permangono su livelli elevati nel settore manifatturiero e le prospettive sono particolarmente favorevoli anche per il settore dei servizi.

Le indagini congiunturali delineano un miglioramento anche per le prospettive dei consumi: in agosto il clima di fiducia delle famiglie è tornato a crescere, con incrementi più significativi per la componente economica e per la componente legata alle aspettative; si sono ridotte lievemente le attese di disoccupazione. La domanda interna è supportata anche da condizioni finanziarie più favorevoli dal lato dell’offerta. Inoltre, secondo la più recente indagine sul credito bancario relativa al secondo trimestre, si rileva un miglioramento anche dal lato della domanda di prestiti da parte delle famiglie e delle imprese, con prospettive di aumento nel terzo trimestre. In sintesi le informazioni più recenti disponibili suggeriscono che la ripresa dovrebbe consolidarsi e la crescita congiunturale proseguire ai ritmi attuali.

Linee programmatiche nazionali

La riforma delle istituzioni: la riforma della legge elettorale e la riforma costituzionale Le nostre risorse: la revisione della spesa

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La delega fiscale: imprimere un’accelerazione nelle riforme strutturali per la semplificazione, la crescita e l’equità

La revisione del prelievo locale: verso un assetto stabile e semplificato La pubblica amministrazione per la crescita inclusiva

La strategia: rafforzare le leve per la competitività delle imprese Solidità e trasparenza delle banche

Le riforme del mercato del lavoro e del welfare Privatizzazioni e dismissioni immobiliari Il settore sanitario

Le infrastrutture

Difesa: un moderno strumento militare

Economia verde e uso efficiente delle risorse: opportunità di crescita e di sviluppo La strategia: politica di coesione, mezzogiorno e competitività dei territori

La giustizia

Istruzione e ricerca: il Paese riparte dalla conoscenza Cultura e turismo

Il contesto regionale (Fonte DEFR 2016-2018 Regione Lombardia)

In Lombardia, la ripresa appare più robusta rispetto a quanto evidenziato dalle dinamiche nazionali (+0,2% la crescita lombarda del 2014). In particolare, per l’anno in corso l’aumento del Pil atteso è dell’ordine dell’1,2%, contro lo +0,7% previsto per l’Italia. Tale discrepanza sembra destinata a protrarsi, in base alle previsioni, anche nel 2016, anno in cui il Pil lombardo dovrebbe aumentare dell’1,8% (+1,3%

il dato nazionale). La domanda interna, ancora in lieve contrazione durante il 2014 (-0,3% al netto delle scorte), dovrebbe ora riprendere ad aumentare (+1,3% le attese per il 2015). I consumi delle famiglie (+0,8% nel 2014) dovrebbero aumentare dell’1,4% nell’anno in corso, anche grazie all’aumento del reddito disponibile (+1,7% nel 2015), agli effetti dell’Expo e al miglioramento delle condizioni nel mercato del lavoro (+1,3% l’aumento atteso per il 2015 delle unità di lavoro, dopo il +0,2% dell’anno precedente). Il tasso di disoccupazione, che era all’8,2% nel 2014, dovrebbe portarsi all’8,0% nell’anno in corso per poi calare ulteriormente nel biennio successivo fino a raggiungere nel 2017 un valore prossimo al 6,6%(al 11,3% le attese per il dato italiano). Gli investimenti fissi lordi, nel 2014 ancora in calo (- 2,9%), dovrebbero finalmente riprendere ad aumentare nel 2015 (+2,0%) per poi rafforzarsi ulteriormente nel 2016 (+3,2%). Per quanto riguarda, infine, le esportazioni, le attese per l’anno in corso sono meno positive rispetto alle previsioni della scorsa primavera: l’aumento atteso è dell’ordine dello 0,9% nel 2015, dunque inferiore alla crescita registrata dal dato nazionale (+4,0%). Nel biennio successivo le esportazioni lombarde dovrebbero tuttavia tornare a crescere ad un ritmo sostenuto (prossimo al 4,8 - 5,0%).

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Nel complesso, nel 2014 la produzione industriale è aumentata in Lombardia dell’1,5% (variazione media annua) e gli indicatori congiunturali mostrano segnali molto migliori rispetto ad un anno fa. Sempre in media annua, nel 2014 gli ordini interni lombardi sono aumentati dello 0,8%, gli ordini esteri del 3,1%, il fatturato totale del 3,1%. Le ultime analisi relative al secondo trimestre 2015 mostrano un sostanziale miglioramento in tutte le variabili.

Comuni e forme associative

Nel 2015, i Comuni della Lombardia sono 1.530, ridotti di una unità rispetto all’anno precedente per un processo di fusione di Comuni concluso nel mese di gennaio 20154.

Sono in corso le procedure di fusione di ulteriori quattro comuni per la formazione di due comuni. In merito agli obblighi di gestione associata, che riguardano il 66% del totale dei Comuni lombardi, dopo aver constatato a livello nazionale le difficoltà attuative, la scadenza del completamento del riordino è stata nuovamente prorogata al 1° gennaio 2016 (d.l. 142/2014, convertito in legge n. 11/2015).

Anche in Lombardia l’attività di monitoraggio, svolta in collaborazione con le Prefetture, ha evidenziato criticità territoriali che hanno portato Regione Lombardia a proseguire i percorsi di ascolto e di affiancamento dei territori e ad una serie di interventi, tra i quali:

- la revisione, in corso, del regolamento regionale 2/2009 sui criteri di incentivazione delle Unioni di Comuni;

- la riduzione della seconda rata del contributo di funzionamento alle Comunità montane che non svolgono gestioni associate per conto dei propri Comuni (DGR n. X/1361 del 14 febbraio 2014);

- l’ampliamento del novero delle condizioni ammissibili per la richiesta di deroga alla Gestione Associata Obbligatoria (GAO) da parte del singolo Comune, per mancato raggiungimento dei limiti demografici regionali (l.r. 24/2014). Con DGR 3304/2015 è stato istituito il registro delle unioni di comuni lombarde a cui sono attualmente iscritte 54 unioni. É in corso l’istruttoria per l’iscrizione di ulteriori due richieste.

Linee strategiche regionali

le politiche per l’impresa, con la promozione delle start-up di giovani imprenditori, il sostegno all'innovazione non solo tecnologica, la creazione di nuove forme di agevolazione del credito, l’internazionalizzazione, il sostegno alla ricerca;

un mercato del lavoro più aperto ed inclusivo, rimuovendo gli ostacoli che separano la formazione dal lavoro e che impediscono un ingresso adeguato dei giovani e delle donne, oltre che sostenendo e promuovendo la riqualificazione dei lavoratori e il reinserimento lavorativo;

un nuovo welfare lombardo che significa:

- evoluzione del sistema sociosanitario per rispondere alle nuove sfide e individuare nuove modalità di soddisfacimento dei bisogni sociali emergenti, in attuazione della lr 23/15;

- reddito di autonomia per una risposta integrata alle persone e famiglie a rischio di povertà con interventi di sostegno al reddito per i figli, la casa, l’accrescimento dell’occupabilità, la disabilità e non autosufficienza e accesso equo per il diritto alla salute anche in riferimento al reddito;

una Pubblica Amministrazione più efficiente e meno costosa, che completi la rivoluzione digitale, e renda servizi più trasparenti, rapidi ed efficaci ai cittadini e alle imprese;

una scuola e un’università che valorizzino il merito per una sempre maggiore garanzia di libertà di scelta e di autonomia degli istituti;

la valorizzazione del ruolo del volontariato e del non profit;

la tutela del territorio e dell’ambiente, a partire dall’attenzione alla qualità delle aree urbane, dal buon uso e il non consumo di suolo, dal riuso e recupero delle aree dismesse, dalla bonifica dei siti inquinati, dalla tutela del paesaggio, fino alla sicurezza idrogeologica, alla qualità delle acque e dell’aria;

politiche per la Montagna, quale risorsa strategica per l’intera Regione Lombardia;

la valorizzazione del patrimonio culturale materiale ed immateriale per garantirne l’accessibilità, la fruibilità e la promozione attraverso l’Abbonamento Musei Lombardia Milano, progetti integrati di messa in rete di istituti e luoghi della cultura, iniziative di promozione dei siti UNESCO, nuovi

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allestimenti, realizzazione di percorsi turistico culturali ed eventi in grado di intercettare nuovi flussi di visitatori;

l’edilizia residenziale pubblica e lo sviluppo urbano sostenibile, con la riforma del sistema di edilizia residenziale pubblica e una nuova programmazione di settore, l’attuazione di programmi di intervento che integrino politiche di inclusione sociale e abitare sociale, lo sviluppo dell’offerta in risposta alle esigenze abitative temporanee di particolari tipologie di cittadini e lavoratori;

il sostegno all’attrattività del territorio e delle sue componenti economiche, sia dal punto di vista dell’attrazione degli investimenti che da quello della valorizzazione delle risorse e della vocazione turistica, nonché del sistema della ricettività della Lombardia anche attraverso azioni volte al consolidamento del posizionamento turistico del territorio lombardo e dei flussi turistici nella fase post Expo;

il commercio, con il consolidamento del modello distributivo lombardo;

la moda e il design come quali settori d’eccellenza del Made in Lombardy per il rilancio dell’economia lombarda e dell’occupazione in termini di indotto trasversale;

lo sviluppo del settore agricolo e del sistema agroalimentare, anche attraverso il presidio dei negoziati della nuova PAC;

la tutela delle produzioni delle nostre imprese, in particolare nel contrasto alla contraffazione alimentare, Italian Sounding e Look Alike;

le infrastrutture per favorire sempre più la competitività e la mobilità nella Regione;

lo sport, anche come strumento di educazione e formazione, di tutela della salute, di trasferimento valoriale;

l’ordine pubblico e la sicurezza, anche attraverso la promozione del coordinamento sovraregionale.

Il contesto locale

Il Comune di Treviglio è situato nella pianura meridionale bergamasca, fra i fiumi Adda e Serio ed i relativi parchi fluviali, e si estende per 31 Kmq e ha un’altitudine di 125 metri s.l.m. È collegato al capoluogo regionale dalla linea ferroviaria Milano - Venezia e dalla strada statale n. 11 ed a quello provinciale dalla linea ferroviaria e dalla strada statale n. 42. Da luglio 2014 Treviglio è divenuto inoltre importante snodo sulla direttrice Brescia-Bergamo-Milano.

La popolazione è concentrata nel nucleo urbano di Treviglio e nelle frazioni di Geromina e Castel Cerreto, Battaglie e Pezzoli. Treviglio, che è il

secondo comune per popolazione nella bergamasca, ha una densità di popolazione per chilometro quadrato pari a 915 (popolazione 1/1/15 fonte ISTAT).

Il territorio è attraversato da una fitta rete di rogge e canali derivanti dal fiume Brembo ed è caratterizzato da ambiti a più densa connotazione rurale e da ambiti a maggior connotazione insediativa.

Treviglio costituisce polo di attrazione per i comuni limitrofi per quanto riguarda in particolare i servizi sociosanitari (ospita infatti l’ospedale, il distretto socio-sanitario,

una residenza sanitaria per anziani), per l’istruzione superiore (ospita una decina di istituti scolastici superiori), per le attrezzature per lo spettacolo e la cultura (teatro e cinema multisala) e per i servizi di trasporto pubblico su ferro.

Per quanto riguarda la destinazione d’uso del territorio, Treviglio conferma la sua vocazione prevalentemente agricola.

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1.2 Situazione socio-economica del territorio: valutazione corrente e prospettica 1.2.1 Popolazione

La popolazione residente, al 31 dicembre 2015, nel Comune di Treviglio è composta da 29.924 cittadini, di cui 14.628 (48,88%) maschi e 15.296 (51,12%) femmine. La distribuzione tra maschi e femmine è sostanzialmente stabile dal 2002.

La prima tabella illustra l’andamento demografico della popolazione residente nel comune di Treviglio dal 2001 al 2014 (Grafici e statistiche su dati ISTAT al 31 dicembre di ogni anno – Fonte TUTTITALIA.IT).

L’andamento è coerente con quello della provincia di Bergamo, in particolare dal 2011 al 2014 (dati al 31/12/2015 non ancora disponibili) con un incremento della popolazione di oltre il 14%.

La tabella in basso riporta il dettaglio della variazione della popolazione residente al 31 dicembre di ogni anno. Vengono riportate ulteriori due righe con i dati rilevati il giorno dell'ultimo censimento della popolazione e quelli registrati in anagrafe il giorno precedente.

Anno Data

rilevamento

Popolazione residente

Variazione assoluta

Variazione percentuale

Numero Famiglie

Media componenti

per famiglia

2001 31 dicembre 25.771 - - - -

2002 31 dicembre 26.233 +462 +1,79% - -

2003 31 dicembre 26.773 +540 +2,06% 11.465 2,31

2004 31 dicembre 27.162 +389 +1,45% 11.411 2,36

2005 31 dicembre 27.450 +288 +1,06% 11.607 2,34

2006 31 dicembre 27.756 +306 +1,11% 11.863 2,32

2007 31 dicembre 28.019 +263 +0,95% 12.088 2,30

2008 31 dicembre 28.430 +411 +1,47% 12.290 2,29

2009 31 dicembre 28.769 +339 +1,19% 12.422 2,30

2010 31 dicembre 29.034 +265 +0,92% 12.586 2,29

2011 (¹) 8 ottobre 29.249 +215 +0,74% 12.718 2,28

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2011 (²) 9 ottobre 28.410 -839 -2,87% - -

2011 (³) 31 dicembre 28.496 -538 -1,85% 12.748 2,22

2012 31 dicembre 28.765 +269 +0,94% 12.815 2,23

2013 31 dicembre 29.129 +364 +1,27% 12.715 2,28

2014 31 dicembre 29.494 +365 +1,25% 13.202 2,22 (¹) popolazione anagrafica al 8 ottobre 2011, giorno prima del censimento 2011.

(²) popolazione censita il 9 ottobre 2011, data di riferimento del censimento 2011.

(³) la variazione assoluta e percentuale si riferiscono al confronto con i dati del 31 dicembre 2010.

La popolazione residente a Treviglio al Censimento 2011, rilevata il giorno 9 ottobre 2011, è risultata composta da 28.410 individui, mentre alle Anagrafi comunali ne risultavano registrati 29.249. Si è, dunque, verificata una differenza negativa fra popolazione censita e popolazione anagrafica pari a 839 unità (-2,87%).

Per eliminare la discontinuità che si è venuta a creare fra la serie storica della popolazione del decennio intercensuario 2001-2011 con i dati registrati in Anagrafe negli anni successivi, si ricorre ad operazioni di ricostruzione intercensuaria della popolazione.

I grafici e le tabelle di questa pagina riportano i dati effettivamente registrati in Anagrafe.

Variazione percentuale della popolazione

Le variazioni annuali della popolazione di Treviglio espresse in percentuale a confronto con le variazioni della popolazione della provincia di Bergamo e della regione Lombardia.

Flusso migratorio della popolazione

Il grafico in basso visualizza il numero dei trasferimenti di residenza da e verso il comune di Treviglio negli ultimi anni. I trasferimenti di residenza sono riportati come iscritti e cancellati dall'Anagrafe del comune.

Fra gli iscritti, sono evidenziati con colore diverso i trasferimenti di residenza da altri comuni, quelli dall'estero e quelli dovuti per altri motivi (ad esempio per rettifiche amministrative).

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Movimento naturale della popolazione

Il movimento naturale di una popolazione in un anno è determinato dalla differenza fra le nascite ed i decessi ed è detto anche saldo naturale. Le due linee del grafico in basso riportano l'andamento delle nascite e dei decessi negli ultimi anni. L'andamento del saldo naturale è visualizzato dall'area compresa fra le due linee.

I due indicatori collegati a questo tipo di andamento sono i seguenti:

Indice di natalità - Rappresenta il numero medio di nascite in un anno ogni mille abitanti.

Il Comune di Treviglio è passato da 9,8 del 2002 a 9,3 del 2014 (9,0 nella bergamasca, 8,3 a livello nazionale).

Indice di mortalità - Rappresenta il numero medio di decessi in un anno ogni mille abitanti.

Il Comune di Treviglio è passato da 9,5 del 2002 a 9,3 del 2014 (8,3 nella bergamasca, 9,8 a livello nazionale).

Il grafico in basso, detto Piramide delle Età, rappresenta la distribuzione della popolazione residente a Treviglio per età, sesso e stato civile al 1° gennaio 2015 (sinistra) e, per raffronto, l’anno 2002 (destra).

Questo l’andamento per età:

La provincia di Bergamo mostra, nel complesso, le seguenti percentuali:

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L’età media è passata da 42,6 a 43,9 (42,5 nella bergamasca, 43,9 a livello nazionale).

La distribuzione della popolazione di Treviglio per classi di età da 0 a 18 anni al 1° gennaio 2015 è rappresentato dal grafico seguente che riporta la potenziale utenza per l'anno scolastico 2015/2016 le scuole di Treviglio, evidenziando con colori diversi i differenti cicli scolastici (asilo nido, scuola dell'infanzia, scuola primaria, scuola secondaria di I e II grado).

Per quanto riguarda lo stato civile l’andamento è stato il seguente:

in % rispetto alla popolazione

Celibi/nubili Coniugati Vedovi/e Divorziati

Anno 2002 40,11% 51,03% 8,82% 0,04%

Anno 2014 42,32% 47,65% 7,60% 2,43%

Il grafico seguente illustra l’andamento della popolazione straniera residente a Treviglio sino al 1°

gennaio 2015. Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza non italiana aventi dimora abituale in Italia.

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Gli stranieri residenti a Treviglio al 1° gennaio 2015 sono 3.924 e rappresentano il 13,3% della popolazione residente.

La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dall'Albania con il 21,7% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dall'Egitto (18,4%) e dal Marocco (14,3%).

Il territorio della provincia di Bergamo ospita, complessivamente, una popolazione straniera pari a 127.809 unità; nel Comune di Treviglio risiede quindi il 3% della popolazione straniera residente nella bergamasca.

Indicatori demografici

Si riportano alcuni indicatori demografici:

Indice di vecchiaia

Rappresenta il grado di invecchiamento di una popolazione. È il rapporto percentuale tra il numero degli ultrasessantacinquenni ed il numero dei giovani fino ai 14 anni.

Il Comune di Treviglio è passato da 153,7 dell’anno 2002 a 152 al 1° gennaio 2015 (cioè 152 anziani ogni 100 giovani fino a 14 anni).

Indice di dipendenza strutturale

Rappresenta il carico sociale ed economico della popolazione non attiva (0-14 anni e 65 anni ed oltre) su quella attiva (15-64 anni).

Il Comune di Treviglio è passato da 47,4 dell’anno 2002 a 57,4 al 1° gennaio 2015 (cioè 57,4 cittadini a carico, ogni 100 che lavorano).

Indice di ricambio della popolazione attiva

Rappresenta il rapporto percentuale tra la fascia di popolazione che sta per andare in pensione (55-64 anni) e quella che sta per entrare nel mondo del lavoro (15-24 anni). La popolazione attiva è tanto più giovane quanto più l'indicatore è minore di 100.

Il Comune di Treviglio è passato da 146,4 dell’anno 2002 a 129,3 al 1° gennaio 2015 (cioè la popolazione lavorativa è molto anziana).

Carico di figli per donna feconda

È il rapporto percentuale tra il numero dei bambini fino a 4 anni ed il numero di donne in età feconda (15-49 anni). Stima il carico dei figli in età prescolare per le mamme lavoratrici.

Il Comune di Treviglio è passato da 19,1 dell’anno 2002 a 21,1 al 1° gennaio 2015.

1.2.2 Contesto socio - economico

La presenza di imprese attive sul territorio trevigliese è contraddistinta, nell’ultimo quinquennio, dai seguenti settori di attività:

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N. % N. % N. % N. % N. % N. % N. %

Agricoltura, caccia e silvicoltura 145 5,53% 149 5,69% 147 5,47% 152 5,62% 148 5,47% 143 5,28% 143 5,28%

Estrazione di minerali 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04% 1 0,04%

Attività manifatturiere 337 12,86% 331 13,86% 333 12,39% 336 12,42% 333 12,30% 330 12,18% 327 12,08%

Produzione e distribuzione energia elettrica, gas, acqua 6 0,23% 8 0,33% 7 0,26% 7 0,26% 8 0,30% 7 0,26% 7 0,26%

Costruzioni 492 18,77% 484 20,26% 500 18,61% 488 18,04% 468 17,28% 477 17,61% 464 17,14%

Commercio ingrosso e dettaglio - Beni personali e per la casa 580 22,13% 584 24,45% 592 22,03% 605 22,37% 609 22,49% 622 22,96% 630 23,27%

Trasporti, magazzinaggio e comunicazione 98 3,74% 100 4,19% 107 3,98% 114 4,21% 116 4,28% 114 4,21% 112 4,14%

Alberghi e ristoranti 164 6,26% 166 6,95% 179 6,66% 184 6,80% 188 6,94% 195 7,20% 194 7,17%

Servizi di informazione comunicazione 73 2,79% 74 3,10% 81 3,01% 81 2,99% 80 2,95% 81 2,99% 79 2,92%

Intermediazione monetaria e finanziaria 83 3,17% 87 3,64% 88 3,28% 84 3,11% 86 3,18% 85 3,14% 87 3,21%

Attività immobiliari 216 8,24% 213 8,92% 219 8,15% 216 7,99% 220 8,12% 225 8,31% 222 8,20%

Attività professionali, schientifiche e tecniche 116 4,43% 121 5,06% 116 4,32% 121 4,47% 127 4,69% 123 4,54% 120 4,43%

Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese 100 3,82% 100 4,19% 107 3,98% 106 3,92% 114 4,21% 102 3,77% 113 4,17%

Istruzione 16 0,61% 17 0,71% 18 0,67% 19 0,70% 17 0,63% 17 0,63% 17 0,63%

Sanità e altri servizi sociali 22 0,84% 20 0,84% 24 0,89% 24 0,89% 27 1,00% 31 1,14% 31 1,15%

Attività artistiche, sportive, intrattenimento e divertimento 27 1,03% 32 1,34% 33 1,23% 33 1,22% 35 1,29% 32 1,18% 31 1,15%

Altri servizi pubblici, sociali e personali 127 4,85% 126 5,27% 127 4,73% 129 4,77% 131 4,84% 122 4,50% 127 4,69%

Imprese non classificate 18 0,69% 7 0,29% 8 0,30% 5 0,18% 0 0,00% 2 0,07% 2 0,07%

Totale 2621 100,00% 2620 109,12% 2687 100,00% 2705 100,00% 2708 100,00% 2709 100,00% 2707 100,00%

2015 2010

IMPRESE ATTIVE SUL TERRITORIO SUDDIVISE PER 2009 SETTORE DI ATTIVITÀ

2013 2014

2012 2011

Dal 2006 al 2015 il numero complessivo di imprese attive sul territorio è incrementato del 13%, con il seguente andamento:

I settori prevalenti di attività sono il commercio, l’edilizia, le attività manifatturiere e quelle immobiliari che, da sole, rappresentano il 61% delle attività, anche se le attività manifatturiere hanno subito una contrazione del 3% rispetto al 2006. Incrementi superiori al 2% si sono registrati invece per il settore edile, il settore dell’accoglienza (alberghi e ristoranti) e nei servizi di informazione e comunicazione.

L’andamento finanziario del Comune è rappresentato, storicamente, dalla tabella seguente che riporta i principali indicatori di monitoraggio dei risultati a rendiconto di gestione per l’ultimo quinquennio.

Indicatori economico-finanziari (Fonte Rendiconto 2014)

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19

2 QUADRO DELLE CONDIZIONI INTERNE DELL’ENTE

2.1 Organizzazione e gestione dei Servizi pubblici locali

Il panorama normativo in materia di servizi pubblici locali a rilevanza economica è improntato all’ordinamento europeo. Infatti, la Corte Costituzionale con sentenza n. 199/2012 ha soppresso l’art. 4 del decreto legge n. 138 del 13/08/2011 che aveva riproposto la disciplina previgente, abrogata dal referendum del 12 giugno 2011.

I servizi pubblici locali di rilevanza economica restano ora regolati, oltre che dalla normativa nazionale specifica per servizio, anche dalla normativa e dai principi generali dell’ordinamento europeo, nonché dai principi giurisprudenziali della Corte di Giustizia Europea e degli Organi di giustizia nazionale.

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