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ASPETTI MEDICO-LEGALI, RESPONSABILITÀ E CONTENZIOSO L’ESPERIENZA PADOVANA

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II SESSIONE: Aspetti Medico-Legali, Responsabilità e Contenzioso

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TAGETE 3-2005 Anno XI

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ASPETTI MEDICO-LEGALI, RESPONSABILITÀ E CONTENZIOSO L’ESPERIENZA PADOVANA

Dario Betti*

Con l’eccezione – ancora contenuta sul piano quantitativo – di perverse situazioni ad impronta sostanzialmente fraudolenta, il contenzioso in odontoiatria origina da aspettative disattese dall’operatore o ritenute tali dal paziente.

La premessa è motivata dalla constatazione che non sempre ad un contenzioso corrisponde un’oggettiva responsabilità in capo al professionista; va per altro ricordato che tale responsabilità non è quella di esclusiva natura giuridica, ma quella etica - di più ampio respiro – che attiene all’aspetto gestionale del rapporto medico-paziente.

Quest’ottica interpretativa riconduce alla responsabilità professionale anche il contenzioso che origina da equivoci, ermetismo espositivo o mera disattenzione all’autonomia del paziente, con produzione di un consenso di fatto non valido.

È necessario stabilire quali siano o possano ragionevolmente essere le aspettative del paziente nel caso delle urgenze o delle emergenze odontoiatriche; pertanto è prioritario distinguere le due evenienze. Definiamo urgenza ogni condizione che richieda priorità programmabile; laddove emergenza è ogni situazione o contesto che richieda immediata attivazione da parte dell’operatore.

Le aspettative del paziente sono a loro volta, pertanto, diversificate.

Nelle urgenze, la giustificata pretesa è che si provveda nel modo più efficiente e celere (un’attesa è quindi inevitabile, ma il paziente deve essere reso edotto - in

*Università degli Studi di Padova Sede di Medicina legale, Dipartimento di Medicina ambientale e Sanità pubblica - Direttore Prof. Paolo Benciolini

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2 maniera per lui soddisfacente - delle motivazioni dell’attesa, per evitare la sofferenza psico-emotiva derivante dall’incertezza).

Nelle emergenze, le aspettative possono essere articolate in una “prioritaria”: che si abbia a tener salva la vita, con il minor danno possibile ed in una di carattere generale: che – ove prevedibili – esse siano efficacemente prevenute.

È inevitabile che la gratitudine del paziente, che il professionista abbia salvato da un evento mortale, si trasformi in astiosa rivendicazione nel momento della riflessione sulla vera o presunta colpa per non aver previsto ed evitato il fatto.

È relativamente raro che il contenzioso assuma connotazioni rivendicative di profilo penalistico, ma è opportuno ricordare – in tali evenienze - che una condizione identificabile come pericolo per la vita, rappresenta una circostanza aggravante del delitto di lesioni personali.

L’esperienza del nostro gruppo di lavoro, attivato a Padova dal prof. Paolo Cortivo più di venti anni or sono, con i primi lavori sul consenso alle cure odontoiatriche (1), annovera un accidente cerebro-vascolare che, pur collocandosi secondo le classiche “scale” di riferimento (2), tra gli eventi ad incidenza rara (68 casi su 13.755) ha portato all’instaurarsi di un procedimento penale, risoltosi con l’esclusione della responsabilità del professionista.

Altri casi di minore rilievo, comunicati dai colleghi ed al momento non ancora sistematizzati ai fini statistici, non hanno dato luogo a contenzioso, nemmeno sul piano civilistico. La loro presenza, che a prima vista appare confermare l’incidenza riferita su base nazionale (3) di un caso ogni 200 prestazioni odontoiatriche, ha accentrato l’attenzione sulle possibilità di prevenzione, considerando che la relativa lievità delle conseguenze è stata riferita alla assenza di condizioni patologiche di base che avrebbero potuto rappresentare delle pericolose concause.

Si profila quindi la necessità di attuare una profilassi delle emergenze secondo i due maggiori argomenti: della completezza dell’anamnesi patologica del paziente (da non limitare alle notizie odontoiatriche, ma da estendere e – possibilmente –

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Sul primo punto non sussistono opinioni divergenti riguardo alla necessità di conoscere approfonditamente eventuali stati patologici che potrebbero affiorare in maniera drammatica in concomitanza anche meramente temporale con la seduta odontoiatrica.

Riguardo al problema del controllo dell’ansia va segnalato che –pur trattandosi di nozione consolidata da tempo (4), solo da poco si è affermata una concezione etica del rapporto con il paziente, in funzione del dolore dentario e delle problematiche correlate alla gestione degli stati di ansia. Il risultato – quanto meno con riferimento all’esperienza padovana – si è concretizzato in protocolli di gestione del paziente (5) che hanno permesso di ridurre significativamente i parametri cardio-circolatori dei soggetti di studio, permettendo di contenere situazioni altrimenti potenzialmente critiche.

Va infine ricordato – in questa specifica dimensione - che la gestione del paziente da parte dell’odontoiatra, come da parte di qualsiasi altro esercente una professione sanitaria, va considerata nell’ottica della tutela globale del malato, come risposta al di lui investimento sfiduciale. Si tratta di un atteggiamento relativamente moderno (6), che non può non ricondurre – sul piano dell’etica dell’alleanza terapeutica – a rivisitare la figura del curante, vista nel senso più positivo della assunzione di responsabilità ed in una dimensione “paternalistica”, termine che ha purtroppo conosciuto una interpretazione negativa negli ultimi decenni.

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4 Bibliografia

1) Betti D, Favero GA, Cordioli GP. e Miotti A.: “Il consenso alle cure in Odontoiatria”

in Giornale di Stomatologia e di Ortognatodonzia 1983, 4:119.

2) Malamed S.F.: “Managing medical emergencies” in J Am Dent Assoc. 1993 Aug;124(8):40-53.

3) Montagna F., DeLeo D. e Carli O.: “La responsabilità nella professione odontoiatrica” Promoass Ed. Roma - 1998 pag.442 e segg.

4) Malamed S.F.: “Pain and anxiety control in dentistry” in J Calif Dent Assoc. 1993 Oct;21(10):35-8, 40-1. Review.

5) Manani G.: “Anestesia in Odontostomatologia” Idelson Gnocchi Ed. – Napoli, 2003 pag. 114 e segg.

6) Cass. III Sez. Civile 22 gennaio 1999 n°589 (a conferma Appello Roma 14 novembre 1995 e stessa Sezione 02.12.1998 n°12233).

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Riferimenti

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