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INTERVISTA A MASSIMO BATTARA PREPARATORE DEI PORTIERI DELLA 1^ SQUADRA DEL MANCHESTER CITY

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Academic year: 2022

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APPORT

ASSOCIAZIONE ITALIANA PREPARATORI PORTIERI

INTERVISTA A MASSIMO BATTARA

PREPARATORE DEI PORTIERI

DELLA 1^ SQUADRA DEL MANCHESTER CITY

Intervista a Massimo Battara preparatore dei portieri della prima squadra del Manchester City allenato da Roberto Mancini.

Massimo e’ figlio di Pietro Battara indimenticabile portiere della Sampdoria e del Bologna degli anni 60-70, ma soprattutto uno dei primi che ha capito quanto sia importante per il

portiere essere allenato da un tecnico specifico.

Massimo e’ stato un ottimo portiere che ha militato in serie B nelle file di Lecce, Spal, Salernitana e Casertana

Appesi i guanti al chiodo, ha continuato la tradizione di famiglia ed ha iniziato ad allenare anch’esso i portieri nel settore giovanile del Modena per poi passare alla prima squadra.

Successivamente e’ stato al Brescello allora in serie C, poi alla Reggiana.

Terminata l’esperienza con la società granata e’ emigrato in Arabia Saudita al It-Hadd.

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APPORT

Al rientro in Italia ha allenato i portieri della prima squadra di Spezia ed ha svolto il ruolo di allenatore in seconda con Mr. Soda a Benevento.

Dallo scorso anno è entrato a far parte dello staff di Mr. Mancini e lo ha seguito in terra anglosassone.

Massimo e’ stato anche nostro relatore alla prima edizione di Apportgarda nel 2008.

Iniziamo l’intervista con un confronto tra il calcio inglese e quello italiano.

Innanzi tutto il campionato inglese e’ un campionato molto piu’ equilibrato rispetto alla nostra serie A.

Tutte le partite sono battaglie giocate a viso aperto, con ritmi elevatissimi e pochissimi tempi morti e tantissima fisicità in ogni fase di gioco.

La differenza di valori tecnici esiste anche qui ma e’ molto meno accentuata rispetto al nostro paese.

Questo vuole dire che ha grande importanza il fattore campo?

E’ uno spettacolo unico e emozionante giocare negli stadi inglesi, senza barriere, colmi di pubblico fino a pochi metri dal terreno di gioco che ti incoraggia fino alla fine.

Le squadre giocano a viso aperto sia in casa che fuori, senza curarsi troppo degli avversari ma cercando di imporre il loro gioco, ciò comporta un decremento dell’importanza del fattore campo.

Certo qui ci sono squadre con una storia molto importante alle spalle che quando ti ospitano spesso fanno sentire il peso del loro blasone non solo agli avversari.

Calcio fisico ma corretto allora

?

Sicuramente, la componente fisica la fa da padrone, struttura e doti atletiche sono le caratteristiche maggiormente ricercate nei calciatori e di conseguenza anche nei portieri.

Considera anche che per ragioni storiche prima ed ora legate alla globalizzazione quasi la metà dei giocatori della Premiere League sono di colore, che hanno strutture fisiche importanti e qualità muscolari incredibili.

La mentalità dei giocatori e’ molto diversa rispetto a noi ed il pubblico non vuole vedere un gioco spezzettato.

Non c’e’ il fair play che c’e’ da noi, se butti fuori un pallone perchè c’e’ un compagno a terra il pubblico ti fischia pesantemente.

Non esiste il fallo tattico, i giocatori invece che cadere appena sfiorati, cercano di rimanere in piedi ad ogni costo per proseguire l’azione. Il loro pensiero è che se un avversario cerca di fermarti fallosamente significa che e’ in difficoltà perciò il rimanere in piedi e continuare l’azione acuisce il suo stato di pericolo.

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Allora il modello di calcio inglese dove si corre all’impazzata per 90 minuti e si cerca l’area da tutte le zone del campo e’ ancora attuale?

Certo che si, la cosa che più colpisce e’ la velocità con sui si passa dalla fase difensiva a quella offensiva.

Non esistono tempi morti e appena persa la palla le squadre devono essere rapidissime a riposizionarsi per fronteggiare le ripartenze avversarie.

I campi, per ragioni meteorologiche, sono perfetti e sempre molto veloci, la palla scorre a velocità impressionanti.

La fisicità dei calciatori porta poi ad una grande ricerca della palla “in the box” ovvero in area, con la quale si cercano soluzioni offensive con palle veloci indirizzate verso l’area.

Pero’ non tutte le squadre giocano cosi’?

Quello che ho descritto e’ il loro DNA, ma le squadre con valori tecnici importanti cercano maggiormente il gioco con fraseggi e con tagli con palle basse.

Le squadre di seconda fascia, dove i valori tecnici sono inferiori giocano prevalentemente cercando l’area da ogni posizione.

Il livello nelle categorie inferiori com’e’?

Tra la Premiere League e le categorie inferiori c’e’ un divario molto ampio con un gap molto più marcato rispetto al nostro paese.

E i portieri ?

Per poter competere in Premiere League devono

ovviamente possedere fisici importanti in grado di poter fare a “sportellate”, almeno 15-20, a gara con avversari alti non meno di 190 cm. E dotati di oltre 90 kg. di muscoli.

Inoltre in Inghilterra il fallo sul portiere piu’ di 30 fa non era sanzionato, e cosi’ abbiamo un il portiere che non e’

tutelato dagli arbitri come da noi negli scontri fisici,

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APPORT

capita spesso che se perde palla dopo uno impatto con un avversario non gli venga assegnato il fallo.

15-20 “sportellate” a partita e’ un numero impressionante !

Guarda questo e’ un valore medio ottenuto dall’analisi di tutte la gare della Premiere Lague.

In Inghilterra esiste un database unico dove tute le squadre possono trovare informazioni e nel quale tutte le partite sono analizzate e sia come valori numerici che come immagini Per valori numeri intendiamo, km percorsi, scatti, spostamenti, consumi energetici ecc.

ome funziona questo fantastico servizio?

E’ un progetto comune condiviso da tutte le squadre gestito dalla federazione e realizzato da una società esterna.

Ci permette di avere un sacco di informazioni sia prima della gara sugli avversari che andremo ad affrontare, sia post partita dove possiamo trovare riscontri o

analizzare le immagini delle diverse fasi della gara.

E’ una fonte inesauribile di informazioni dalle quali anch’io pesco per valutare le gare dei miei portieri e per pianificare eventuali esercitazioni situazionali relativamente alle giocate maggiormente ricercate dagli avversari che si andranno ad affrontare.

Fai tu il lavoro di videoanalisi?

No, noi abbiamo 5 video analisti che realizzano il lavoro sia delle gare sia filmando gli allenamenti

E’ un lavoro molto meticoloso, oscuro spesso sottovalutato ma molto importante.

Che differenze ci sono tra i portieri inglesi e quelli italiani?

Di portieri inglesi nel senso stretto della parola sinceramente non ce ne sono molti. La

maggioranza dei portieri della Premiere League provengono da altri paesi.

Poi come del resto avviene anche da noi dove li italianizziamo con i nostri metodi di

allenamento e con il nostro modo di giocare, qui vengono inglesizzati e “educati” a giocare nel loro modo.

I portieri di scuola italiana hanno una base tecnica maggiore e gestiscono meglio la porta.

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Anche se in Italia la ricerca del gioco aereo non e’ così assillante penso che un portiere italiano potrebbe comunque destreggiarsi bene.

Qui tutti i portieri staccano a piedi pari mentre noi lo stacco lo eseguiamo con una sola gamba. Questo permette di ottimizzare la forza si stacco, di essere più rapidi nella ripartenza e scendendo di spostarsi dal punto di stacco e ovviamente di contatto con un avversario che cerca palla.

Apprezzo invece parecchio il modo che hanno qui di

affrontare gli 1vs 1 soprattutto da posizione centrale dove sono molto efficaci e tempestivi nelle chiusure dello specchio.

Questo concetto però lo applicano anche in situazione diagonale dove spesso abbandonano troppo la porta per andare a ridurre ulteriormente un angolo di tiro già non eccessivo, con il risultato di subire spesso gol dovuti alla mancanza di tempo per intervento .

Come mai ci sono cosi’ pochi portieri inglesi in Premiere League?

Qui il discorso da fare e’ molto lungo e parte dal modo di intendere il ruolo dell’allenatore e dei collaboratori.

Come ben sai in Inghilterra l’allenatore e’ il manager. Il Manager è colui che gestisce la squadra, compra, vende sul mercato, ma sul campo non interviene in prima persona.

Il lavoro sul terreno di gioco viene svolto dai collaboratori ai quali il mister da delle direttive prima dell’allenamento.

Tutto gira intorno a lui, i collaboratori non sono mai menzionati hanno solo doveri, gli onori sono solo del manager.

Pensa che le prime volte che Mancini da classico allenatore italiano si metteva in mezzo al campo a dirigere e a fare l’allenamento era guardato come se fosse un extraterrestre.

Questo modo di vedere il corpo tecnico comporta una ridotta valorizzazione dell’importanza delle figure dei collaboratori.

Lo stesso discorso vale anche per il settore giovanile, dove in quasi tutti i club esiste un solo preparatore dei portieri per tutte le squadre.

Perciò come pensi possa essere il risultato di un lavoro fatto da una sola persona con 15-20 portieri e di età diversa?

Aggiungiamo anche che la qualità dei giovani e’ altissima la maggior parte di loro viene da altre Nazioni e quindi “materiale per fare bene” c’e’ ne, personalmente ho 4 nazionali juniores, questo e dovuto alla grande possibilità economica dei club e al lavoro degli Scout che e’ una componente essenziale di tutte le società soprattutto le più piccole.

Per giunta poi qui non esiste la cultura di allenare contemporaneamente i portieri. Uno si allena gli altri guardano ed attendono il loro turno.

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APPORT

Qualche volta mi e’ capitato di allenare insieme ai miei anche quelli della seconda squadra trovandomi così con 6 portieri.

Ebbene tutti mi guardavano esterefatti mentre proponevo esercitazioni a giro, a terne o che prevedevano la partecipazione di tutti

Questo conferma quanto si diceva prima del mondiale in Sudafrica, anche se poi i fatti hanno evidenziato ben altre lacune, che il punto debole della nazionale dei leoni inglese fosse il portiere ?

Certo, ma poi qui c’e’ anche una cultura dell’allenamento del numero 1 che rifiuta il confronto e le nuove proposte.

Ho parlato con Franco Tancredi, preparatore dei portieri della nazionale e mi ha detto che ha contattato i preparatori dei portieri che vestono la maglia delle nazionali maggiori e giovanili cercando di far capire loro come la strada che hanno percorso fino ad ora non abbia portato ad alcun risultato ed invitandoli a confrontarsi e a cambiare l’organizzazione e la metodologia di lavoro.

Il risultato e’ stato che tutti hanno proseguito cocciutamente sulla loro strada.

Per me un progetto ambizioso sarebbe di iniziare a “selezionare e produrre” giovani Keeper inglesi

Ma allora anche in futuro sarà difficile vedere ancora un inglese nella classifica dei migliori numeri 1 al mondo?

Alcune squadre hanno buoni tecnici a livello giovanile e devo dire che alcuni portieri giovani che ho visto sono sicuramente di buon livello.

E’ chiaro che se però poi non riescono ad avere la stessa continuità nella qualità dell’allenamento rischiano di buttare al vento il lavoro fatto in passato.

Fondamentale a mio modesto parere sarebbe di

incrementare la presenza del Goalkeeper Coach nelle

“Academy” (Settori Giovanili) dei Clubs

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Come è stato l’impatto con il calcio inglese ?

Noi siamo arrivati lo scorso anno con l’obiettivo di dare

continuità alla loro cultura di calcio e di cambiare il meno possibile per non mandare in confusione i giocatori.

Ho analizzato il contesto di gioco in cui dovevo calarmi e ho adattato il mio modo di allenare a questa realtà, in poche parole mi sono un po’

“inglesizzato”.

Sicuramente all’inizio non e’ stato semplice ma in breve tempo ho trovato il giusto feeling con i portieri che mi stanno regalando grandi soddisfazioni.

A tal proposito vorrei fare un ringraziamento a Roberto Mancini che con la sua chiamata mi ha dato la grande occasione di poter lavorare al Top di tutto, grandi atleti, grandi capacità organizzative, grandi mezzi e attrezzature per sviluppare al meglio ogni sessione di allenamento e preparazione alle partite, oltre al privilegio di collaborare con un grande tecnico.

In che senso hai ”inglesizzato” il tuo modo di allenare ?

Come dicevo prima ho analizzato i dati delle partite e ho visto come qui la ricerca del cross sia una delle soluzioni più ricercate.

Io lavoro a percentuali per stabilire i contenuti degli allenamenti e rispetto a quanto facevo in Italia ho innalzato la quantità di esercitazioni tecniche e situazionali su questo

fondamentale.

Normalmente però nel classico allenamento inglese la cura dell’uscita non e’ molto presente, soprattutto con l’utilizzo di sagome poste all’interno dell’area. Anzi spesso la presenza di questi ostacoli anche se gonfiabili viene vista in modo condizionate e negativo.

Poi lavoro molto sulle situazioni di difesa della porta, magari dopo aver effettuato uno spostamento e un successivo

riposionamento.

Descrivici un classico allenamento di un portiere inglese

L’abitudine e’ quella di fare una prima fase di attivazione a secco di circa 10 minuti, poi qualche presa alla figura calciata in modo violento poi cominciano con una serie interminabile di tiri dal limite prevalentemente dalla zona centrale.

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Lavoro con i piedi se ne fa?

Certo, qui e’ una cultura il saper calciare bene, spesso i portieri vengono valutati più per come calciano piuttosto per come parano.

Almeno 2-3 volte alla settimana i portieri effettuano già di loro iniziativa una serie di calci sia con palla a terra che con palla in mano e curano con grande attenzione la velocità e la parabola della palla.

Si complimentano e si incoraggiano uno con l’altro durante questa fase, e’ veramente molto bello vederli all’opera.

Spesso anche gli allenatori utilizzano questi portieri che calciano con facilità da area a area per soluzioni offensive

Da quanto mi hai descritto ne esce un quadro abbastanza chiaro del modello di riferimento del portiere inglese che non e’ sicuramente quello attuale italiano.

Certamente, da noi si sta affermando un ruolo di portiere molto più partecipativo alla fase difensiva, bravo nella difesa dello spazio in ogni situazione sia con palla alta o bassa.

Il modello inglese vede maggiormente affermarsi un portiere forte sulle palle alte ma più passivo e meno partecipativo.

In Inghilterra esiste un'associazione dei preparatori dei portieri?

Sono nate tante scuole private da ex portieri e la Federazione Inglese organizza da anni corsi di formazione rilasciando un attestato chiamato “Goalkeepers’

Coaching Licence”. Non esiste una associazione come la nostra, quando arrivai a Manchester cercai in modo approfondito di documentarmi, ma alla fine cercai di avere notizie proprio dalla nostra associazione. Ci sono tante persone che mi chiedono di poter assistere ai nostri allenamenti ma purtroppo tutte le sedute sono a porte chiuse sia da noi sia nelle altre società.

In Inghilterra il discorso

dell’aggiornamento per un appassionato inglese e’ davvero difficilissimo, riteniamoci fortunati ad avere un posto di confronto e di crescita come l’Apport.

Apport per anni ha aiutato la curiosità e le necessità di tutti con i suoi meeting. Nel mondo esistono i corsi organizzati dalle federazioni Europee e d’oltre Europa, persino in Arabia con l’Aufa (Arabian Union Football Association) e penso che ora con l’avviamento dei corsi per Preparatori di portieri della nostra Federazione si sia arrivato ad un completamento formativo dei preparatori fondamentale, grazie anche al contributo pionieristico nato tanti anni fa dagli appassionati che hanno avuto la passione e la costanza di riunirsi per

confrontarsi e proporre metodiche d’allenamento come l’Apport.

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