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Perugia,Italia RIFIUTI (I) RIFIUTI (I)

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Perugia,Italia…

PERIODICO DI INFORMAZIONE CITTADINA E DELL’UMBRIA

Direttore, Amministratore, Editore, Redattore, Postino e addetto alle Pulizie: Luigi Fressoia.

Direzione, Redazione, Amministrazione, via del Castellano, 7 -06121 Perugia [email protected]

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n. 49 del 26 gennaio 2008 RIFIUTI (I)

Questo numero inviato a 4.125 indirizzi.

--- RIFIUTI (I)

Si profila anche in Umbria la questione rifiuti, dopo l’onesto annuncio della presidente

Lorenzetti circa il fatto che su questa materia essa non dispone della necessaria maggioranza in consiglio regionale. Infatti l’estrema sinistra è già schierata a priori contro qualsiasi ipotesi di bruciatura (combustione) dei rifiuti, mentre invece in tutto il mondo avanzato le complesse soluzioni a questo problema contemplano –insieme ad altre- la combustione.

Non entriamo adesso -lo faremo in un prossimo numero- dentro le differenze tra incenerimento (semplice combustione con successivo stoccaggio delle ceneri) e termovalorizzazione (una tecnologia che sfrutta bene -valorizza- il calore prodotto nella combustione). Non diciamo adesso chi ha ragione (secondo noi) e chi torto.

Ci preme solo -per oggi- fare una premessa importante, così importante che merita un numero a parte, questo.

Intorno ai rifiuti girano un sacco di quattrini e fin qui nulla di male, anche intorno all’industria del pane o del vino girano un sacco di soldi.

Mentre però i nostri rapporti col fornaio o col vinaio sono limpidi e condivisi, il giro dei soldi sui rifiuti è un tantino oscuro.

Questo scuro deve essere messo in chiaro, come premessa a qualsiasi discorso, premessa di qualsiasi soluzione.

* * *

Ci sono tre soggetti: gli utenti del servizio (famiglie e imprese che producono rifiuti), il potere che fissa le regole (comuni e regioni, cioè i partiti) e le aziende impegnate nella lavorazione di smaltimento/trattamento dei rifiuti.

A differenza del fornaio e del vinaio noi non scegliamo le aziende che meglio ci servono, bensì è il potere politico che le sceglie e poi ce le impone.

Dunque a differenza del pane e del vino ove i soggetti sono solo due (noi e i negozi che più ci aggradano), sui rifiuti i soggetti diventano tre.

Più precisamente l’utente paga il servizio (di raccolta e smaltimento) corrispondendo dei soldi (tasse di nettezza urbana) al comune; il comune li gira a delle aziende, incaricate di fare bene le varie operazioni di pubblico interesse (igiene pubblica e ambientale).

Qui si formano due inghippi.

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Il primo: a differenza del fornaio e del vinaio (che devono per forza soddisfarci ogni giorno, sennò cambiamo negozio), noi non abbiamo alcuna certezza che l’azienda di smaltimento fa davvero il suo dovere. Nessuno ci garantisce che i due altri soggetti (il potere e l’azienda) non brighino in nostro danno, ovvero nessuno può realmente assicuraci che siano rispettate le

procedure ottimali di lavorazione, dal momento che il controllo è sì demandato ad altri organismi autonomi, però sottoposti allo stesso potere politico. Qui l’asino casca una prima volta.

Il secondo: l’utente in verità, mentre paga per un servizio ricevuto (liberarsi dei rifiuti da se stesso prodotti), fa pure una seconda cosa assai importate ma che nessuno vede e dice: conferisce all’azienda di nettezza urbana un materiale (i propri rifiuti) che vale molto.

Se infatti dai rifiuti si produce energia (termovalorizzazione), oppure si alimentano i forni delle cementerie, oppure riciclandoli si riforniscono le industrie di materie prime (carta, stoffe, vetro, plastica, metalli, etc.), oppure carpendo l’umido si ottengono prodotti per l’agricoltura e simili (compost), noi utenti coi nostri rifiuti di fatto regaliamo tali materie prime o fonti d’energia anzidette. Peggio che regalarle, in realtà ci paghiamo su. Mi pare che l’asino (noi) sia caduto un’altra volta.

A queste osservazioni oggettive possono sommarsi (in talune regioni e zone disgraziate) le intemperanze delle imprese mailintenzionate: mentre le famiglie pagano tanto al metro quadrato (se pagano), tra l’utenza campeggia la presenza importantissima di quelle lavorazioni industriali e artigiane che generano rifiuti ingombranti, speciali, pericolosi e tossici, il cui smaltimento costa progressivamente di più. Qui nasce la tentazione di disperdere abusivamente e clandestinamente tali rifiuti ove capita. Ciò può avvenire o totalmente di nascosto, o con la complicità delle aziende di trattamento, oppure con la complicità anche del potere politico. Di certo sempre in danno della comunità.

* * *

Guardiamo un po’ più da vicino. Un’azienda che gestisca il termovalorizzatore, riceve dal

comune il denaro che noi abbiamo pagato per liberarci dai rifiuti, e fin qui tutto bene. Però quella stessa azienda si ritrova con dei prodotti in mano (il compost, l’acqua calda del

teleriscaldamento, l’energia elettrica prodotta con la combustione, le ceneri, etc), che rivende sui rispettivi mercati.

E’ evidente che almeno parte del profitto di questa rivendita spetterebbe all’utente, originario produttore di rifiuti. Un profitto analogo gode l’azienda nel gestire i rifiuti separati e riciclati: li rivende come materia prima alle rispettive industrie. Queste ultime pagano il materiale da riciclo pressappoco come la materia prima vergine, ma è l’azienda dei rifiuti a ricavare un profitto che in verità -almeno in una certa parte- spetta all’utente originario. Stessa considerazione per il guadagno ricavato dalla vendita delle ecoballe ai cementifici: quel guadagno in una qualche misura è del cittadino utente, colui che paga per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti.

Oppure l’illecito guadagno è del cementificio che risparmiando su gas o gasolio, compra a sottocosto le ecoballe graziosamente offerte dalle aziende di smaltimento (va da sé col benestare della politica).

Possiamo allora dire che tutte le volte che i rifiuti sono trasformati in prodotti destinati al mercato, parte di tale profitto spetterebbe all’utente originario produttore di rifiuti, poiché l’azienda di raccolta e trattamento dei rifiuti è già stata compensata per mezzo della tassa di nettezza urbana.

Possiamo meglio dire questo: il vecchio schema (tassa di smaltimento destinata all’azienda di raccolta e trattamento rifiuti) è equo fino a che i rifiuti sono solamente materiale passivo da smaltire in discariche; ma appena il rifiuto diventa un nuovo prodotto di mercato, l’azienda di

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trattamento dei rifiuti comincia a godere di un profitto illecito perché non propriamente suo, bensì conferitole per intero in virtù della mera forza coercitiva dello stato (tasse e appalti).

Possiamo osservare pure una terza cosa: ulteriori grandi profitti illegittimi sono possibili con l’illegalità, ad esempio quando lo smaltimento o stoccaggio avviene in modi contrari a quanto stabilito nei contratti di appalto, come accennato sopra (è il caso delle discariche o società in mano alla cosidetta camorra). Chi ci assicura che siffatta illecita massimizzazione dei profitti non torni in piccola o grande parte nelle tasche dei politici?

* * *

Come si vede sui rifiuti sono possibili grandi profitti immeritati (noi abbiamo la massima considerazione per i profitti leciti –grandi o piccoli che siano).

Sono possibili sui rifiuti superprofitti e denaro facile. Che non a caso attirano moltissimo l’interesse del politicume e delle mafie, gente che –politicanti e mafiosi- in genere non si interessa un gran che dei fornai e dei vinai. E sarà un caso che tutti strillano alla camorra ma ci fosse un cane che spieghi come e qualmente (quali meccanismi amministrativi, quali percorsi fa il denaro pubblico), la camorra concretamente lucra i suoi guadagni!

Ma anche senza camorre sta il fatto che mentre il mero stoccaggio/smaltimento in discarica è destinato a ridursi progressivamente (nonostante Napoli ci faccia supporre il contrario), il domani vedrà i rifiuti sempre più diventare nuovi prodotti inseriti nel ciclo economico, o come energia o come materia prima.

Insomma, tutto questo bel dire serve a perorare una cosa: è ora di invertire il ciclo finanziario dei rifiuti, non può più essere che il cittadino rimane pagatore inerte e passivo della grande macchina dei rifiuti, apparecchiata da interessi economici e politici; è ora che ai cittadini produttori di rifiuti venga corrisposto il giusto valore del loro prodotto. E’ tempo che i cittadini non siano più solo tartassati con le tariffe della nettezza urbana, ma viceversa siano compensati tanto al chilo per la materia prima che sapranno conferire alle aziende. O quanto meno si faccia una

compensazione tra il valore del servizio di smaltimento, e il valore dei prodotti da rifiuti. E’ una questione di equo mercato, cioè di democrazia.

Se a questa compensazione si arriva sbaglierò, ma di mafiosi che ronzano intorno ai rifiuti ne vedremo assai meno.

Questa è la lieta novella da cui partire nelle polemiche che sui rifiuti ci accompagneranno in Umbria nei prossimi mesi.

Luigi Fressoia, pg

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Perugia, Italia…

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20- Zone industriali, dell’ 8 dic. 2003 21- Cos’è l’Urbanistica, del 25 aprile 2004 22- Perugia che vota, del 27 giugno 2004 23- Perugia e i treni, del 15 diecembre 2004 24- Occasioni perdute, del 28 dicembre 2004 25- Basta verde, del 28 dicembre 2004 26- Due record, del 10 febbraio 2005 27- Traghe alterne, del 14 marzo 2005

28- Barriere architettoniche, del 13 luglio 2005 29- Ancora Treni, del 31 ottobre 2005

30- Eurochocolate, del 05 novembre 2005 31- Il senatore deraglia, del 27.12.2005 32- Quadrilatero, del 05 Marzo 2006

33- Mercato Coperto 1, del 25 maggio 2006

34- Mercato Coperto 2, del 12 giungo 2006 35- Mercato Coperto 3, del 20 settembre 2006 36- Semafori rossi, del 12 novembre 2006

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39- Bandiere Arancioni, del 27 Aprile 2007 40- Silvestrini, del 05 Giugno 2007

41- Gae a Gubbio, del 05 Giungo 2007

42- Perugia quale futuro I, del 10 Giugno 2007 43- Perugia quale futuro II, del 10 Giugno 2007 44- Perugia quale futuro III, del 10 Giugno 2007 45- Tre piccole cose, del 6 settembre 2007 46- Villa Fidelia, del 23 settembre 2007 47- Ghino di Tacco, del 14 dicembre 2007 48- Novità grosse dui treni, del 14 gennaio 2008.

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