FR. FELICE
CANTIMORRI
DELL'ORDINE DE'
CAPPUCCINI
PATRIZIO...
Felice Cantimorri
FR. FELICE CANTIMORRI
DELL' ORDINE
DE'CAPPUCCINI
PATRIZIO BAGNORESE
PRELATO IMWESW») DI SIA SANTITÀ ED ASSISTENTE AL SOLIU PONTIFICIO
PF.nlaGIUSUnidiokhellas. sedi',apostolica
VESCOVO DI PARMA E CONTE
KU ALLA MKUKSIMAS.SEDEIMJIEIHaTaMENTE SOGGETTO
E DEL S. A. I. ORDINE COSTANTINIANO DI S. (ÌIOKGIO
GRAN PRIORE
PARMA
DALLA TIPOGRAFIA ROSSl-URALDI.
AL VE\ER \B1LE CLERO E DILETTISSIMO POPOLO
ì3c taluno venisse a dirvi, che gli uomini del seco- lo nelT incessante
brama
di libertà che licommove,
nella viva smania di libertà che li agita, e nel borioso vanto chemenano
di essa nehanno
falsato il concetto, ne han- no smarrita la strada ed anzi lehanno
voltate le spalle;voi forse vi ridereste di quel colale e della sua semplicità;
e per avventura lo direste
uomo
de* secoli passati,non del presente.Che
se pur egli, insistendo, vi adducesseleprove del suo asserto, ed affermasse che Vuomo
non può esser libero fuor della verità, che la verità solo in Dio, e nella Chiesa si trova, giusta lasuprema
infallibile autorità del Verbodi Dioumanato
appo S.Giovanni(')=
Sesareteper- severanti nella mia dottrina conoscerete la verità, e laverità» liborat.itv.». ...Si Fiiiot vos liberaverilyen»liberierllùc.8.) (*) (Simanseiili > insermone
-4-
veriià ri renderà liberi. ...Se il Figlio viairà liberati sa- rete veramente liberi
=
voiglirispondereste,cheivisiparla di una libertà spirituale, di una libertà mistica, non «liquella libertà civile e politica che cerca il
mondo.
A
siffatta risposta però in prima si può replicare chela libertà di spirilo, onde parla il Vangelo, è la genuina libertà dell'uomo; eche colui che necerca un'altra, aliena o scompagnata da questa, non sa quel che cerchi; e che
si ha in ciò stesso una dimostrazione dell'asserto, che ab- bia I'
uomo
del secolo falsato il concetto della libertà e ne abbia smarrita la strada.Ma
colalo risposta potrebbe per avventura sembrare a taluni, chedevii dalla proposta que- stione, e che la scambj invece di scioglierla. Pertanto di- rettamente io rispondo, che ivi il Divin Redentore parla agli Ebrei, che vantavano la loro libertà naturale opposta alla schiavitù, siccome quelli che erano derivati da Abra-mo
libero, e che non erano mai stati schiavi=
Nomini servivimus unquatn=,
e cheildivin Redentore, preso quin- di appiglio,si continua nel parlare della spirituale libertà dal peccato:ma
che deir una e dell'altra libertà afferma, che la sola verità è quella, che rende Puomo
libero. In- fatti cotale dottrina, ivi insegnata da Cristo intorno alla libertà;chi ben consideri, risguarda la vera libertà natu- rale dell'uomo, la qualesi è fondamento di ogni vera li- bertà,e senza della quale non se nepuò
averealcun'altra.Ond'ò che da questa deviando P
uomo
smariscc la strada di ogni vera libertà: per guisa che allorquando avviserà d' esser giunto alla libertà si troverà in quella vece d'es- sere in effetto arrivalo alla schiavitù permezzo
del dispo- tismo e della tirannia.A
confermazione delmio
asserto potrei schierarvi in-Danzi agli occhi la sloria delle nazioni e de' popoli tulli sparsi sulla faccia della terra.
E
considerandonelesvariate vicende potrei invocare i fatti a testimoniare,come
qua- lunque popolo si allontanò dalla verità e dal diritto, (che è figlio primogeniuTdella verità) non altro ritrovò, che la schiavitù dellamassima
parte delpopolosottoildispotismo e la tirannia di uno, o di pochi più destri e più fortunati.Ma
siffatta trattazione troppomi
allontanerebbe dallo scopo, chemi
sonjprefisso nell'indirizzarvi questemie
pa- role. Lasciando pertantoa voi il farne l'applicazione,iomi limiterò a dimostrarvi il principio. Dico adunque, chefuori della veritànon
si può ritrovare quella libertà, di cui gliuomini si mostrano cotanto smaniosi.
E
qui sulle prime vi richiameròamente,cliclalibertà civileepolitica dell'uomo
non è libertà di fare quello, che meglio a ciascuno atta- lenta.E
direste voi libero quel popolo, appo il quale ogni cittadinopuò
a suo piacereammazzare
il concitadino; chi non ha è licenziato a rubare e spogliarechi ha;dove
Yuo-mo
ò fatto libero d'immergersi in qualsivoglia bruttura senza riguardo a giustizia, a parentela, a pudore a natu- rale onestà? Certo nò.Dunque
mi accorderete, che sicco-me
la licenza di fare ciò che è contro ragionenon
è li-bertà da
uomo, ma
cosa propria di bruto irrazionale; così la vera e genuina libertà dell'uomo non
può essere altro, che il potere di fare, senza che altri vi opponga impedi-mento
ingiusto e però irragionevole, quanto è conforme alla natura dell'uomo,
ossia alla ragione. La quale libertà sarà maggiore o minore a misura dei maggiori o minori impedimenti opposti all'esercizio diun
tale legittimo po- tere.E
siccome poi sifialti impedimenti ponno derivare parte dall'interno dell'uomo
stesso, cioè dalle passioni, e-6-
partc dall'esterne, cioè dalla violenza altrui (sia che essa venga dai particolari, sia dall'autorità sociale) eosì è
ma-
nifesto che siccome non è liberochi è costretto daesterna forza nell'esercizio del suo potere conformea ragione,cosi non è libero chi è trascinalo dalla forza interna, cioèdalle passioni.
E
siccome il peccato altronon
è che il prodotto della passione tiranneggiarne la ragione, così mostrasi evi- dente la verità eziandiofilosofica dell*asserzionedi Cristo*= qui fac.itpeccatimi servus estpeccati chi fa il peccato
ò schiavo del peccato: giacché dainterna violenza è impe- dito di operare conforme all'esigenza della propria natura, cioèdella ragione.
Che
se natura e proprietà dell'uomo
è la ragione, ne viene di conseguenza che natura e proprietàdell'uomo
sia altresì la verità. Perocché è ella altracosalaragione,fuor- ché la facoltà di conoscere la verità1U uomo
per questo appunto è ragionevole, perchè ha la potenza, ossia la fa- coltà, di conoscere la verità; ed il bruto per questo è ir- ragionevole,perchènon
valea conoscere laverità.La
ve- rità poi altra è speculativa ed altra è pratica.Ma
si 1'una
cheV
altra sono egualmente oggettonaturale ed essenziale dell'umana
ragione.A
quella guisa che 1'umana
ragione si sente irresistibilmente portala a respingere Yerrore,per atto d'esempio, che il lutto sia minoredellasuaparte, che ciò cheè possa non essere nello stesso tempo;cosìdel pariè
portala a respingere irresistibilmente 1'erroro opposto alle primitive generalissimo verità pratiche,come
per esem- pio, che sia lecito fare agli altri quello, chenon
si vuole fatto a se slesso; che non sia alcun male uccidere un' in.nocente; che sia lodevole l'involare 1'altrui.
Che
se la ve- lila è oggetto essenzialealla ragione dell'uomo,
se la ra--7-
gione è il costitutivo della natura dell'
uomo,
se la liberta è posta nel potere di agire, senza interna o esterna coa- zione, in conformità della propria natura, egli ne conse- guita,che tanto sarà più libero Yuomo
quanto più cono- sce la verità, e quantomeno
è impeditodal seguitarla.E
da questo poi si deduce
un
secondoevidentecorollario,edè, cbechi insegna e diffondela verità ajuta e
promuove
la libertà.
Ma
quale èilmezzo
dato all'uomo onde conoscere la verità?La
verità èfigliadi Dio,da
Dio solo ricevelasua origine, e Iddio solo lacommunica
airuomo.
Doppia però è la via,onde
Iddio compieuna
tale communicazione.La
prima è Yumana
ragionedonatadal Creatorea ciascun' uo-mo:
e questa viene riconosciuta da lutti gli uomini.La
se- conda è la rivelazione positiva fatta da Dio ai figlidell'uo- mo, e da Dio alla sua Chiesa,perchè1' insegni,affidata uni- tamente alla promessa diuna
indeficiente assistenza, per- chè essa la conservi pura ed immacolata, nonmeno
che alla missioneed alla forza di abbattere I'errore contrario.Questa via
non
viene riconosciutache dai Agli della catto- lica Chiesa, fifachiunque ècattolico è necessitalo a cono- scerla, enon può
esser cattolico chinon
la riconosce; e ciò per sentenza di Cristo=
Si Ecclesiamnon audierii sii Ubi sicut Ethnicus et publiemus (Math. 18.) *=».Quando adunque
la Chiesa per bocca del suo Capo Augusto, il Po-mano
Pontefice, manifesta la verità agli uomini,quando
condanna
gli errori opposti, siccome per1'unapartechiunque
è cattoliconon può non
riceverla con riverenza, ade- rendo ad essa col proprio intelletto; cosi per ft?alira parte egli deve persuadersi, che taleammaestramento,
etalecon-danna
valgono ad ojuiare il ben' essere dell'uomo
e della-8-
socictà col tutelarne i diritti e la libertà. Ilqualvantaggia e ben' essere dell'
uomo
e della società, cui dimostra ilra- gionamento a priori doversi derivare dalle verità manife- state dalla Chiesa, si troverà in effetto provenire agli uo- mini, chi si facciamaturamente
a ponderare in se stesse cotali peculiari verità.11 Santo Padre nel Sillabo degli errori proscritti, pu- blicato testé, al
numero
sessanta condanna Y asserzione «=che Vautorità altro
non
sia che lasomma
delnumero
e delle materiali forze=.
Se voi vi fate a considerare in se stessa siffatta condanna, e se Yapplicate ai casi particolari, voi troverete che mentre per Yunapartetutela la naturale e divina origine ed essenza dell'autorità, perl'altra tutela e difende i dirittidella minorità, ossia del più debole,e
li garantisce dalle soperchierie e dalla ingiusta oppressio- ne del
maggior
numero, ossia del più potente.Lo
stesso evidentemente apparisce della condanna fattanoli'Enciclica della pubblica opinione, presa pernorma
del giusto e del-l'onesto.
E
chinon
vedecome
siffatta publica opinione, creata dagiornalisti interessati ed irreligiosi, o da uomini bollenti di passioni politiche, voltabili ad ogni piacere di abili mestatori, sia inmano
di costoroun mezzo
potente di vessare ed opprimere l'innocenza, di calpestare idiritti di chi ha interessi contrarii alle loro voglie, e di spingerei popoli ed i governi, non di rado, alla ingiustizia ed alla ruina?
E
non altramente vuoisi dire di qualunque altra delle proclamate verità: chi conanimo
tranquillo e con rettamente
si faccia a ponderarle.Ma
d'ondeadunque
è avvenuto chesi è destata tanta ira di Scrittori contro siffatta proclamazione? Ciò è deri- vato, parte da precipitazione di giudizio, parte da opinioni-9-
pregiudicale, parte da ignoranza, parie da arroganza, parte da empietà, o da simili cagioni. Ei non porta il pregioche vi
adduca
in particolare le prove, d' altraparteassaifacili, diciascheduna parte della mia asserzione. Basti il notare che il Sillabo, attaccato con tanta furia al presente, altronon
è che la ripetizione di condanne, già fatte e publicate solennemente in isvariate circostanze nei diciannove anni diquesto glorioso Pontificato, inmezzo
al silenziopiù pro- fondo di chi ora sì alto schiamazza. Basta aggiugnere, chei primi e più audaci schiamazzatori controdel SillaboPon-
tifìcio sono stati i giornalisti di un* estera nazione, i quali si sono mostrati ignoranti per guisa,dafraintendereisensi più ovvii e più
communi. Ad
essi han fatto eco altri gior- nalisti di altre nazioni, Ebrei, Protestanti, Increduli, Atei.E
saranno tutti costoro giudici competenti in fatto dimo-
rale e di religione?E saremmo
noi cattolici scaduti atan- to, da riconoscere a maestri di religione e di morale igiornalisti? Quindi,senza più in ciò dimorarmi,passerò in- vece a soddisfare ad un'inchiesta chedanonpochi potreb- be venir fatta.
Le
proposizioni, e le rispettive condanne del Sillabo Pontificio, sono esse tantenuove
difGnizioni di fede, tanti dogmi, il contrario dei quali costituisca eresia? No, o di- lettissimi. Il S. Pontefice,Capo
della Chiesa, non ha pro- nunciato una formale definizione di fede,ma
ha annuncia- to la dottrina della Chiesa sopradiquei puntidimorale,ed ha segnalalo gli errori da cui vuoisi guardare. IlRomano
Pontefice, costituito da
Gesù
Cristo nella persona di Pietro Pastore della sua mistica greggia (Jo. 20), colla ingiun- zione di guidarla ai pascoli salutari, Egli ha adempito a cotesto dovere, indicando airuniverso gregge di Cristo,- 10-
sparso per tulio il
mondo,
quali sianoi pascoli delle salu- bri dottrine,equali quelli delle erbe ree e velenate, da cui vuoisi tener lontano. Certamentefra glierroriproscritti sonovieziandio delle eresie, intorno alla natura ed alla Provvidenza di Dio, intorno alle Divine Scritture, intorno alla Chiesa, edintorno alla morale;eresie già tante volte anteriormente condannate.Ma non
tutti gli errori nel Sil- labo proscritti sono eresie propriamente dette, ecome
tali condannate. Ciascuno di essi però èun
1errore,ilqualepiù omeno
si allontana dalla dottrinadellaChiesa.Ciascuno di essi èun
erba reae nociva, da cui il gregge dee tenersi lontano, pernon
incorrere gravepregiudizio.Ciascuno di quegli errori torce dalla verità e conduce per la strada della perdizione.Onde
è che chiunque appartiene alla mi- stica greggia di Cristo seguirà docilmente Y avviamento delSupremo
Pastore, riggettando quei pascoli dinequitose dottrine; e chiunque ècattolico riconoscerà nella voce delSommo
Ponteficela voce diPietro,anzi diCristo,delquale egli tiene il luogo eadempie
le veci Bulla terra.Non
vi lasciate adunque, o Dilettissimi, traviare da altrevoci,che non
son la voce del Pastore,per forti e clamoroseche
sia- no. Solamente in tal guisa sarete sicuri diseguire laveri- tà, e permezzo
della veritàconseguire il vero bene, vo- stro, e della società.Dopo
avere poi il Santo Padre dimostrata ai Fedeli col Sillabo proclamato la verità, e richiamatili dall'errore, egli viene altresìa richiamarli dal peccato e dal vaio al- l'amore
della virtù ed alla riconciliazione con Dio. Facen-do
uso di quella potestà, che a lui soloò data, appoggiato alla promessa fattagli da Cristo nella Persona di Pietro, che sarebbedisciolto in Cielo tutto ciò clic Egli avrebbe- u -
disciolto sulla terra (Maih. 16), Egli viene in
nome
di Dio ad annunciare a tulli i traviati cattolici il perdonodei traviamenti trascorsi edil ritorno allavirtù. Egli apre ilTesoro delle grazie celesti, ed offre la condonazione della pena a chi di cuore detesterà lacolpa. Egli per
mezzo
del Giubileo invita i Fedeli alla penitenza offrendo loro là ple- naria Indulgenza.E
perche gravezza di colpanon
ritenga alcuno dal giovarsi diun
tanto bene, Egli fa parte a tutti i Confessori di quelle facoltà di sciogliere,cheinaltri tem- pi riserbava solo ase slesso. Prescrive poi alcune leggere mortificazioni e pie opere, siccome condizione per 1'acqui- sto del perdono.Su
di che,parlandoai cattolici,non
fame-
stieri, cheio
rammenti
lorocome
Pessenziale edindispen- sabile condizioneper P Indulgenza del Giubileo sia ilcam-
biamento del cuore, la detestazione della colpa, Pabban-dono
delvizio, ed il proposito sincero di una vita novella e virtuosa. Senza di questo sono vani i digiuni, vane leelemosine ed ogni altra opera di pietà. Concepitoperòcolla grazia del Signore
un
tale proposito, quasi ajutoesostegno di essoil Santo Padre ingiunge:1.°
La
Confessione Sacramentale e laComunione
Euca- ristica.2.° Il digiuno del Mercoledì, Venerdì, e Sabbaio di una settimana.
3.°
Una
limosina ai poveri, secondo lapropria devozione.4.°
La
visitaadue
Chiese, odue
visite aduna
di esse,pregando
ivi qualche spazio ditempo
pei bisognidi S.Ma- dre Chiesa, interponendo Pintercessione dellaSsma
Vergi-ne
e dei SS. Apostoli Pietro e Paolo.Le quali opere tutte
denno
essere fatte entro lospazio di un mese,da designarsi dagli Ordinarii.- \2-
Pertanto per la Città noi designiamo ilMesedi
Maggio
dal giorno2$
fino al^
Giugno inclusive. Per la Diocesipoi assegneremo quel
tempo
che iMM.
RR. SS.VicariiFo- ranei, o Prefetti (inteso il parere dei Parrochi) ci indiche- ranno, siccome il più acconcio alla condizione dei luoghi e delle persone. Qualunque Diocesano però,ove
visiti le Chiese assegnate per la Città,può
valersi del tempo asse- gnato a questa.IlGiubileosi aprirà in dì festivo,espostoil
Ssmo
Sacra-mento
(in Città nella Basilica Cattedrale, ed in Diocesi in ciascuna Parrocchia) ecantate le Litanie dei Santicoli'ag- giunta delle solite preci,come
nel Rituale.E
saràpur con- veniente solennizzarne la chiusura in di festivo col canto deir inno di ringraziamento.Siccome poi la parola viva è il
mezzo
più potente per destare i cuori addormentati nella colpa, così esortoiPar- rochi dei rispettivi Vicariati a tenermodo
che almeno inuna
Chiesa del Vicariato si predichiun
corso di spirituali Escrcizii, durante iltempo
ivi assegnato pel Giubileo.Siffatti Escrcizii nella Nostra BasilicaCattedrale
comm-
ineranno la seradel 5 Giugno.Le Chiese poi da visitare, nella Diocesi sarà la rispet- tiva Chiesa Parrocchiale, edin Città oltre la Chiesa Par- rocchiale, la Basilica Cattedrale, o la Chiesa della Ssnìa Annunziata.
Approfittiamo, o Dilettissimi, di questa grande miseri- cordia del Signore. Per ciascuno di noi può essere Vulti-
mo mezzo
di salute che il Signorecipresenta.Ogni giorno che passa ci accosta al dì del rendiconto, ed ogni dì che sorgepuò
essere1' ultimo della nostra vita.E
finoaquan- do, o mortali, vi resterete voi nell'amore
della vanità e-13-
.e nella cura della
menzogna
? Ut quid diligitisvanitalem et quccritismendacium
(Ps. 4.)?Oh uomo
fatto pel cielo leva gli occhi dalla terraed innalzali al luogo destinato per la tua abitazione!Non
ti lasciar ingannare allaseduzione dei beni apparenti e transitorii! Passano per noi i beni terreni e la vita, siccomeun
sogno.E
colui, che non è sollecito del vero e solido bene dell'anima, si troverà al fine della vita d'avere soltanto raccolto il nulla e stretta 1'ombra.Vi resti fissa in cuore la sentenziosa esortazione dell'Ec- clesiaste (Cap. 12. v. 13.)
=
Tima Arante!mandataejtisser- va: hoc est enim omnishomo — Temi
Dioedosservaisuoicomandamenti:
perocché questo e tutto 1'uomo.
La benedizione del Divin Padre, la grazia del Divin Figlio, e la'communicazione del S. Spirito riempiaivostri cuori e li confortiad ogni ben operare.