• Non ci sono risultati.

Pubblicazione quadrimestrale anno XXVII n.2 Dicembre 2019 Poste italiane: spedizione in a.p. 70% - d.c. - d.c.i.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Pubblicazione quadrimestrale anno XXVII n.2 Dicembre 2019 Poste italiane: spedizione in a.p. 70% - d.c. - d.c.i."

Copied!
39
0
0

Testo completo

(1)

1 xxxxxxxxxxxxxxxxxxx

(2)

SOMMARIO

Pag. 1 Echi di guerra Pag. 14

A spasso sulla luna Pag. 19

La Thuile nelle guide turistiche:

La Valle d’Aosta in tasca Pag. 23

Lega Italiana Fibrosi Cistica Valle d’Aosta

Pag. 28

Lo Gnalei. L’esèila di Rèi l’é-téi fran éjistaye Pag. 30

Un viaggio speciale in Kenya Pag. 34

Comuni fioriti: La Thuile ottiene il marchio di Qualità “Ambiente di Vita”

Pag. 36

Premi agli studenti meritevoli 2019

...et voilà La Thuile

Notiziario della biblioteca n. 50 Pubblicazione quadrimestrale Anno XXVII n. 2 - Dicembre 2019 Aut. del Tribunale di Aosta n. 5/91 Hanno collaborato in questo numero:

• Andrea Bernagozzi

• Paolo Calcidese

• Martina Caso

• Alessandro Celi

• Sara Demattei

• Barbara Frigo

• Monica Granier

• Le Guichet Linguistique

• Adelina Roulet

• Luca Zorzi Altri crediti fotografici:

• Federica Boscardin

• RAVA

• NASA Direttore responsabile:

Cristiano Florio Direzione e Redazione:

Biblioteca Comunale La Thuile Grafiche ITLA – Aosta

...et voilà La Thuile

è aperto alla collaborazione di chiunque, con lettere ed interventi di ogni tipo: la direzione si riserva la decisione circa la loro

pubblicazione. Gli articoli inviati, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

Testi e fotografie contenuti in questo numero possono essere riprodotti con

l’autorizzazione dell’autore.

Foto di copertina:

Cupola osservatorio del centro di fuoco n. 4 del Piccolo San Bernardo.

(3)

La Valle d’Aosta, come il restante arco alpino italiano, vide nel corso degli ultimi centocinquant’anni, la costruzione di una rete di fortificazioni che avrebbero dovuto proteggere i confini dell’Italia da possibili invasioni da parte di Francia, Svizzera, Impero asburgico e, dopo la Grande Guerra, da Germania e Jugoslavia.

Nel 1931 fu progettato un nuovo sistema difensivo permanente di fortificazioni in montagna, denominato Vallo Alpino del Littorio.

Ispirato alla “Maginot des Alpes” costruita sul versante francese, ma ideato in base a una diversa concezione strategica, il progetto del Vallo non fu mai completato, prima per la mancanza di finanziamenti,

poi perché superato dalle nuove armi e tecniche di combattimento messe in campo dall’esercito tedesco durante il primo anno della Seconda Guerra mondiale.

Alcuni anni or sono, la Fondation Emile Chanoux fornì la propria consulenza al fotografo Luca Zorzi, per un progetto patrocinato dall’Associazione Nazionale Alpini, dedicato alla memoria degli uomini che prestarono servizio in queste strutture.

Le pagine che seguono offrono ai lettori i risultati di tale ricerca.

La guarnigione del Vallo del Littorio fu assicurata, in un primo momento, dalle Penne Nere, che gli strateghi italiani volevano, però, destinare alle operazioni di movimento in ambiente montano.

ECHI DI GUERRA

IL VALLO ALPINO DEL LITTORIO E LA GUARDIA ALLA FRONTIERA

Nato dall'incontro tra l'esperienza e la passione del fotografo Luca Zorzi e le conoscenze storiche e culturali di Alessandro Celi (Fondation Émile Chanoux), il progetto “Echi di Guerra” si pone lo scopo di appassionare e portare agli occhi di tutti una parte di storia valdostana attualmente immersa tra boschi e vallate alpine.

"Fotografare fortificazioni vuol dire immergersi completamente in quel mondo, studiare le strategie e respirare l'aria di un passato burrascoso ormai quasi dimenticato.

Visitare luoghi inabitati in cui ora regna un senso di pace e tranquillità, lasciandosi trasportare dalle emozioni e dalla curiosità.” (cit. Luca Z.)

La mostra “Echi di guerra” è stata ospitata presso la sala espositiva dell’ex Hotel Nazionale lo scorso mese di luglio ed è stata molto apprezzata anche grazie agli evidenti legami con il nostro territorio.

(4)

Pertanto, fu creato un nuovo Corpo, la Guardia alla Frontiera, istituito formalmente col Regio Decreto n. 833 del 17 luglio 1937, e scomparso dai ranghi dell’Esercito italiano dopo l’8 settembre.

In realtà, le operazioni di costituzione della GaF iniziarono già nel dicembre 1934, data di entrata in vigore (retroattivo) del Regio Decreto.

Essa ebbe un rapido sviluppo, che pro­

vocò una certa rivalità con gli Alpini, e rappresentò, durante la Seconda Guerra mondiale, il Corpo con il maggior numero di reparti sul territorio valdostano.

Rivelano questa preponderanza le foto delle bande partigiane, dove appaiono spesso uomini col cappello alpino senza la penna.

Si tratta proprio del copricapo d’ordinanza per i reparti della GaF in servizio in ambiente

montano, prova che furono molto numerosi i soldati della GaF che scelsero di salire in montagna piuttosto che servire i nazifascisti.

Oggi di loro, così come delle loro fortifica­

zioni, si è quasi perso il ricordo. La GaF ebbe, infatti, un periodo di esistenza troppo breve e non fu protagonista di azioni importanti, entrate nella memoria collettiva, mentre le fortificazioni del Vallo Alpino occidentale furono rese inutilizzabili in seguito al trattato di pace di Parigi, che nel 1947 prescrisse lo smantellamento delle opere militari entro una fascia di 20 chilometri dalla frontiera francese.

Per questo motivo, l’ANA intende ricordarli, insieme alle opere che occuparono, i cui resti ancora visibili sul territorio della Valle d’Aosta meriterebbero una valorizzazione turistica, come già avvenuto in altre zone dell’arco alpino.

Geografia e lessico

I lavori di fortificazione della Valle d’Aosta iniziarono nel 1933, seguendo le direttive delle successive circolari (dalla 200 del 06/01/1931 alla 13500 della 14/08/1941) emanate dal Ministero della Guerra.

Le opere del Vallo Alpino del Littorio, identificate dal numero della circolare che ne regola la costruzione, sono ancora visibili nelle zona tra Villeneuve e il Monte Bianco, nonché lungo la valle del Gran San Bernardo, dove si trova la struttura più recente, edificata durante la guerra in base ai nuovi criteri costruttivi, richiesti dai cambiamenti delle armi sviluppate durante il conflitto.

Blocco attivo

La parte della fortificazione nella quale è collocata un’arma, che spara attraverso una o più feritoie.

Caposaldo

È un elemento fortificato di ampiezza e consistenza varia costituito da una o più opere difensive, aventi funzione tattica unitaria, e dove si concentrano la massima azione di fuoco e in parte anche la reazione attiva del sistema difensivo.

I caposaldi, disposti possibilmente a scacchie­

ra, sbarrano le principali vie di facilitazione

(5)

e costituiscono l’ossatura del sistema difensivo; sono intervallati da cortine, più o meno estese, generalmente battute dal fuoco con maggiore o minore intensità a seconda delle difficoltà che il terreno oppone alla progressione avversaria.

I caposaldi debbono:

­ assicurare il possesso delle posizioni di maggiore importanza;

­ svolgere nelle principali direzioni, la più potente azione di fuoco possibile;

­ essere forniti di autonomia tattica e logistica che consenta loro, anche se accerchiati, prolungata capacità di resistenza;

­ costituire basi di partenza per contrassalti.

I caposaldi constano di centri o appostamenti protetti armati di mitragliatrici e pezzi anticarro (“centri di fuoco”), postazioni per armi allo scoperto a integrazione degli elementi difensivi predetti, casermette ricovero per il presidio di sicurezza e caverne ricovero per nuclei di contrassalto.

Malloppo

Elemento di un’opera in caverna o in calcestruzzo dove si trovano le postazioni d’arma, gli osservatori o gli ingressi del sistema difensivo.

È sinonimo di blocco Opera 7000

Si tratta di casamatte isolate costituite dal solo locale delle armi, da un ingresso a baionetta e di un piccolo ricovero, il tutto ricavato nel blocco di calcestruzzo.

Prendono questo nome dal numero della circolare edita dallo Stato Maggiore in data

3 ottobre 1938, nella quale si descriveva le modalità di costruzione dei bunker per rinforzare la protezione in profondità del sistema difensivo.

Opera grossa 15000

Prevista da una circolare del 31 dicembre 1939, dedicata alla “Fortificazione permanente alla frontiera alpina”, è munita di 5 o piu postazioni (per mitragliatrice, pezzi anticarro – eventualmente mortai, lanciafiamme – pezzi di artiglieria di piccolo calibro fino eventualmente a un’intera batteria), collegate fra loro e con i locali di servizio generale a mezzo di cunicoli in caverna o protetti. Il suo comando è sempre retto da un ufficiale.

L’opera è completa di tutti gli allestimenti interni tali da consentire la vita e l’azione del presidio anche sotto i tiri prolungati o in caso di accerchiamento.

Opera complessa 13500

Prevista da una circolare del 14 agosto 1941, con oggetto la “Fortificazione permanente”, prevedeva le modifiche rese necessarie dalle nuove tattiche di guerra e dallo sviluppo delle nuove armi, che avevano permesso all’esercito tedesco di superare agevolmente le fortificazioni belghe e francesi, nel maggio 1940.

Osservatorio

Costruzione destinata a controllare il terreno battuto dalle armi del caposaldo.

Sua caratteristica fondamentale è quella di avere una visuale di 360°. La definizione

“osservatorio attivo” significa che da esso si può fare fuoco per la difesa ravvicinata.

(6)

Cupola osservatorio del centro di fuoco n. 4 del Piccolo San Bernardo.

Questo tipo di fortificazione era realizzato in acciaio dal- la Fiat o dalla Falck.

Concepito per zone prive di rocce in grado di ospitare opere in caverne, prevedeva la posa di torrette in grado di sopportare i colpi di artiglieria.

Piccolo San Bernardo

Il Piccolo San Bernardo costituisce da sempre la principale via di invasione verso l’Italia per chi proviene dall’Europa nord­

occidentale.

Testimoniano questo ruolo le fortificazioni che, a partire dalla fine del Cinquecento, si sono stratificate tra il col San Carlo e il Piccolo San Bernardo, con trincee, terrapieni, muri a secco e bivacchi ancora oggi visibili sul terreno, come la famosa Trincea del Principe Tommaso al col San Carlo.

Le opere del Vallo Alpino del Littorio intorno al Piccolo San Bernardo iniziarono ad essere costruite nel 1936 e i lavori si protrassero fino al 1943.

Esse comprendevano, inizialmente, due

centri di fuoco, sette appostamenti per mitragliatrici, due ricoveri per truppe e un fossato anticarro nella conca del passo, una batteria in caverna e una casermetta a Chaz Dura e due batterie in barbetta sul monte Leityre.

Nell’aprile 1940, il Comandante del Corpo d’Armata di Torino chiese di costruire altre 34 opere nella zona: nessuna di esse fu completata prima dell’inizio del conflitto, cosicché “oggi rimangono centinaia di metri di gallerie che sprofondano nella montagna, in gran parte non rivestite con il cemento, per cui è meglio non avventurarsi in esplorazioni pericolosissime” (M. Boglione, Festung Enci- clopedia multimediale del Vallo Alpino).

Dettaglio interno bocca di fuoco creata al fine di tenere sotto controllo la situazione esterna.

(7)

In questa immagine una panoramica dell’attuale posto di frontiera del Piccolo S. Bernardo, dai resti del malloppo di un’opera “tipo Circolare 7000”, distrutta in seguito al trattato di Parigi del 1947, che comportò anche la modifica della linea di frontiera. L’immagine permette di cogliere la prospettiva che si apriva ai soldati della GaF all’interno dell’opera, destinata a controllare la strada carrozzabile che univa Italia e Francia.

(8)

I resti della caserma XXVI della GaF a quota 2.050, con le finestre aperte sul vallone di Pont Serrand.

La caserma fu costruita a 3.550 metri dal colle, in posizione defilata, per proteggerla dal tiro delle artiglierie nemiche.

Interno opera con componenti interne di acciaio Fiat. Corridoio interno, con canale di scorrimento acqua nel terreno, per resistere a situazioni climatiche sfavorevoli.

(9)

Pré Saint Didier

Pré­Saint­Didier rappresentava la seconda linea difensiva del Vallo, dopo quella immediatamente a ridosso della frontiera.

Le fortificazioni della zona dovevano bloccare le direttrici di invasione provenienti tanto dal Piccolo San Bernardo quanto dal Col du Mont, sopra Courmayeur.

Il “Caposaldo San Desiderio Terme”

comprendeva undici opere, che battevano sia la strada verso Courmayeur sia la gola che portava a La Thuile, e un fossato anticarro, destinato ad impedire il passaggio dei carri armati.

L’opera grossa tipo 15000, n. 5 defilata dietro il terrapieno.

(10)

Opera grossa tipo 15000. n. 5. - Particolare dell’interno.

(11)

Opera grossa tipo 15000, n. 5. - Particolare dell’interno

I resti dell’opera grossa n. 5, costruita in base ai parametri della circolare 15000 del 31 gennaio 1939.

(12)

Opera n. 2, tipo 7000, costruita nel 1939 e mascherata con muri a secco, per sembrare una normale abitazione.

Gran San Bernardo

La zona del Gran San Bernardo presenta la singolare caratteristica di avere ospitato la prima e l’ultima opera fortificata costruite in Valle d’Aosta nel Novecento.

Durante la Prima Guerra mondiale in località Plan Puitz, cima rocciosa che sovrasta St­Rhémy sulla sinistra orografica, fu scavata un’opera in caverna, destinata ad accogliere tre cannoni puntati sulla strada del Colle.

Fu l’estrema opera occidentale della Linea Cadorna, un sistema difensivo voluto dal comandante in capo dell’esercito italiano, Luigi Cadorna, nel timore di un attacco austro­tedesco attraverso il Vallese.

Nel 1943, sulla destra orografica sopra St­

Rhémy si iniziò la costruzione dell’opera complessa n. 4, dalle caratteristiche dell’opera grossa tipo 15000 modificata secondo la circolare 13500. Fu l’ultima costruzione dell’intero Vallo Alpino del Littorio.

Suo scopo era bloccare la strada del Grande, nel timore di un’invasione alleata attraverso la Svizzera.

Benché non terminata, l’opera comprende il blocco in calcestruzzo degli ingressi, del blocco osservatorio e di un blocco attivo.

Nella zona sono presenti anche casematte precedenti la guerra, costruite secondo le caratteristiche della circolare 7000.

(13)

Casamatta tipo 7000, lungo la strada che porta al Colle del Gran San Bernardo.

Il blocco attivo dell’opera n. 4, privo di spigoli per attenuare i danni dei colpi di cannone

(14)

Panoramica sul blocco attivo dell’opera n. 4

Il blocco di entrata dell’opera n. 4, costruito solo in parte.

(15)

La Fondation Émile Chanoux

La Fondation Émile Chanoux è un istituto di ricerca sui temi del federalismo, del regionalismo e delle questioni minoritarie, fondato ad Aosta nel 1994.

In venticinque anni di attività ha affrontato alcuni dei nodi principali della realtà valdostana con la pubblicazione di una ricerca economica sui costi e benefici dell’autonomia valdostana e dell’ultimo sondaggio linguistico realizzato in Valle d’Aosta.

Recentemente si è dedicata alla ricerca storica, avviando la ricostruzione del clima sociale e culturale nel quale nasce, si forma e agisce Émile Chanoux e una ricerca sull’impatto del fattore militare nella storia della Valle d’Aosta.

Dal 2012 ha pubblicato 9 volumi dei Quaderni di storia, politica ed economia/

Cahiers d’histoire, politique, économie, la prima collana scientifica prodotta in Valle d’Aosta e pubblicata presso una casa editrice di livello nazionale, la Rubbettino di Soveria Mannelli.

La Fondation Chanoux è attiva sul territorio attraverso l’organizzazione di convegni, corsi di formazione e l’animazione di trasmissioni radiofoniche tematiche.

L’attualità della Fondation Chanoux si trova agli indirizzi Internet:

www.fondchanoux.org

e www.facebook.com/fondationchanoux Fotografie di Luca Zorzi

Testo di Alessandro Celi

(16)

A SPASSO SULLA LUNA

Dal 1° al 30 luglio 2019 l’Area megalitica di Aosta è diventata un portale per viaggia­

re nello spazio e nel tempo. In questa sede prestigiosa, infatti, l’Assessorato regionale al Turismo, Sport, Commercio, Agricoltu­

ra e Beni culturali, in collaborazione con l’Osservatorio Astronomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta e ASIMOF­Associa­

zione Italiana Modelli Fedeli, ha organizzato l’iniziativa “Dalla terra alla Luna: un viaggio

nello spazio e nel tempo”, una serie di even­

ti di divulgazione scientifica che celebravano uno straordinario doppio 50° anniversario.

Il 20 luglio 1969 gli astronauti della missio­

ne Apollo 11 raggiungevano la Luna e, per la prima volta, degli esseri umani toccava­

no la superficie di un corpo celeste diverso dalla Terra. Qualche settimana prima, il 10 giugno 1969, veniva scoperto il sito archeo­

logico di Saint­Martin­de­Corléans, in Aosta,

(17)

ricco di testimonianze rimaste sepolte per millenni sotto il terreno (la terra del titolo, per questo motivo con l’iniziale minuscola) e oggi rese visibili a tutti grazie all’innovativa struttura del museo e parco archeologico.

I ricercatori dell’Osservatorio Astronomico, insieme agli archeologi della Soprintenden­

za per i Beni e le Attività culturali e allo staff dell’Area megalitica, hanno accompagnato il pubblico attraverso percorsi di visita paralle­

li in cui la particolare atmosfera del sito si è arricchita delle suggestioni di un’esposizione di modelli aerospaziali realizzati da ASIMOF.

I visitatori hanno così potuto vedere la ripro­

duzione del colossale razzo Saturno V in scala

1:10, del modulo di comando Columbia in di­

mensioni reali che ospitò l’equipaggio dell’A­

pollo 11, un frammento di meteorite prove­

niente dalla Luna. Allo stesso tempo hanno scoperto le antiche tracce di rituali misteriosi, le imponenti stele e i tanti preziosi reperti ar­

cheologici risalenti fino a quasi 6.000 anni fa.

La manifestazione ha previsto anche la pro­

iezione di film a tema spaziale, conferen­

ze divulgative e una serie di eventi satellite, chiamati “A spasso sulla Luna”. Proprio una di questi appuntamenti si è tenuto venerdì 5 luglio 2019 a La Thuile, nel Salone delle Manifestazioni di Arly, grazie all’intrapren­

denza della Biblioteca comunale della citta­

dina valdostana. Guidati dal ricercatore Paolo Calcidese, responsabile delle attività di didat­

tica e divulgazione della Fondazione Clément Fillietroz­ONLUS, i circa 60 partecipanti alla serata sono rimasti a bocca aperta di fronte alla proiezione di meravigliosi panorami del nostro satellite ripresi dagli astronauti della NASA, dalle sonde spaziali e con i telescopi del centro di ricerca e cultura scientifica a Saint­Barthélemy. Grazie all’alta risoluzione delle immagini, era possibile notare i detta­

gli della superficie lunare in modo da aver quasi l’impressione di orbitare intorno al no­

stro satellite o addirittura camminare lassù, insieme agli astronauti!

Ecco, gli astronauti. Di sicuro tutti conosco­

no (dovrebbero...) Neil Armstrong, Edwin

“Buzz” Aldrin e Michael Collins, l’equipag­

gio della missione spaziale Apollo 11, pri­

mi uomini a compiere la storica impresa.

(credit: RAVA)

(18)

Ma Paolo Calcidese, autore del libro Moon.

La Grande Avventura – da cui sono tratte molte delle informazioni di questo articolo – e Stars. In viaggio tra le stelle pubbli­

cati nel 2019 dalla casa editrice torinese espress (anch’essa con la minuscola!), ha ricordato durante la serata anche Charles Conrad, Richard Gordon, Alan Bean, Jim Lovell, Jack Swigert, Fred Haise, Alan She­

pard, Stuart Roosa, Edgar Mitchell, David Scott, Alfred Worden, James Irwin, John Watts Young, Ken Mattingly, Charles Duke, Eugene Cernan, Ron Evans e Harrison Sch­

mitt: tutti gli astronauti che hanno parteci­

pato alle missioni spaziali del programma Apollo successive all’undicesima e che sono arrivati in orbita attorno al nostro satellite o hanno camminato sulla sua superficie.

Anche loro però rappresentano la punta di un iceberg. Lo sbarco sulla Luna, con tutto ciò che ha comportato questa grande

avventura scientifica e tecnologica, ha coin­

volto tantissime persone per anni. Si stima che dal 1961 al 1969 circa 400.000 perso­

ne abbiano lavorato al Programma Apollo.

In primis va citato l’ingegnere aerospaziale Wernher von Braun, tedesco poi divenuto cittadino statunitense. Figura controversa per la sua adesione al Nazismo, grazie alla quale godette di benefici e privilegi anche a costo della vita di altre persone, dopo la se­

conda guerra mondiale si arrese alle truppe nordamericane. Negli USA progettò il razzo Saturno V, vettore di grande potenza e affi­

dabilità che risultò decisivo per la vittoria a stelle e strisce della corsa alla Luna con i rivali sovietici, che dalla fine degli anni ’50 alla prima metà degli anni ’60 del XX se­

colo inanellarono una serie impressionante di successi spaziali (il primo satellite artifi­

ciale in orbita intorno alla Terra nel 1957, il primo essere umano in orbita nel 1961,

Riproduzione del modulo di comando Columbia esposto all'Area Megalitica (credit: RAVA).

(19)

la prima passeggiata spaziale nel 1965...).

Andrebbero però citate tutte e 400.000, per gli sforzi incredibili sostenuti, intellettuali e materiali, che non solo hanno permesso l’impresa, ma hanno arricchito la nostra co­

noscenza dando risposte a domande che ci ponevamo fin da prima dei tempi di Galileo Galilei. Il numero di questi “unsung hero- es”, per quanto una stima arrotondata per difetto, è ricco di suggestioni: sono infatti poco più di 400.000 i chilometri che sepa­

rano la Luna dalla Terra. Possiamo immagi­

nare che ogni singolo chilometro del tragitto cosmico compiuto dagli astronauti possieda una pietra miliare con il nome di una delle persone che contribuì al Programma Apollo!

Gli astronauti hanno rischiato la vita in pri­

ma persona per riuscire a vincere questa sfi­

da tecnologica, a realizzare un sogno antico.

Tre l’hanno persa tragicamente, sulla Ter­

ra: Virgil “Gus” Grissom, Ed White, Roger

Chaffee, equipaggio di Apollo 1. Altrettanti sono andati pericolosamente vicini a per­

derla nello spazio: Jim Lovell, Jack Swigert, Fred Haise, equipaggio di Apollo 13, quello del famoso “Houstoun, we’ve had a pro- blem”. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli, l’essere umano da sempre è esploratore di terre lontane. In questo modo abbiamo sco­

perto e abitato il nostro mondo, navigando per mari e oceani, ancor prima migrando per deserti e savane. Le missioni Apollo ci hanno portato a scoprire un nuovo mondo.

Il programma di esplorazione spaziale è stato gestito e condotto dall’agenzia spaziale statunitense NASA (National Aeronautics and Space Administration) in tre fasi: il programma Mercury (1958­1963), per im­

parare a portare un astronauta nello spazio;

il programma Gemini (1963­1966), per portare una capsula con due astronauti e provare manovre come i rendez-vous tra

Astronaut on moon with flag (credit: NASA).

(20)

due veicoli; il programma Apollo (1961­

1975) con un equipaggio di tre astronauti e il volo oltre l’orbita terrestre fino a quella lunare e poi l’allunaggio. Le missioni con equipaggio umano in totale furono 12:

Apollo 1 (prova a terra), 7 (orbita terre­

stre), 8 (orbita lunare), 9 (orbita terrestre), 10 (orbita lunare), 11 (allunaggio), 12 (al­

lunaggio), 13 (orbita lunare, mancato allu­

naggio a causa di un’avaria del modulo di servizio), 14 (allunaggio), 15 (allunaggio), 16 (allunaggio) e 17 (allunaggio), l’ultima nel 1972. Da allora l’esplorazione lunare è continuata solo con sonde automatiche e rover robotici, da parte della NASA, ma anche delle agenzia spaziali sovietica e poi russa, cinese, indiana. Quest’anno c’è stato un tentativo fallito di mandare una sonda da parte di enti israeliani, pubblici e privati.

Paolo Calcidese ha concluso il suo inter­

vento ricordando che l’Osservatorio Astro­

nomico della Regione Autonoma Valle d’Aosta (www.oavda.it, www.facebook.com/

osservatorioastronomicovalledaosta) orga­

nizza visite guidate diurne e notturne per l’osservazione degli astri con i telescopi in dotazione del centro di ricerca e cultura a Saint­Barthélemy. La fase migliore per l’osservazione della Luna al telescopio è at­

torno al primo quarto, perché i raggi solari giungono radenti sulla zona che separa la parte della Luna illuminata da quella in ombra. Vicino a questo confine, detto ter­

minatore, crateri e monti lunari stagliano lunghe ombre che esaltano la tridimensio­

nalità della superficie del nostro satellite.

La serata di La Thuile è stata una bellissima occasione per rendere un ulteriore omaggio alle persone che hanno portato l’umanità per la prima volta su un altro corpo del Sistema Solare. Sì, l’umanità e non solo la NASA. In­

fatti sulla targa lasciata sulla Luna da ogni missione scesa sulla sua superficie si legge che gli astronauti sono andati sulla Luna “for all mankind”. Perché speranza, perseveran­

za, visione, progettualità, consapevolezza e coraggio sono tra i tratti migliori di ogni esse­

re umano, che cinquant’anni fa hanno per­

messo a pochi di compiere un piccolo passo, capace però di fare grandi tutti noi.

Paolo Calcidese, Andrea Bernagozzi Ricercatori all’Osservatorio Astronomico

della Regione Autonoma Valle d’Aosta (www.oavda.it)

Apollo 11 Moon Plaque (credit: NASA).

(21)

Fra le diverse guide turistiche che si trovano fra gli scaffali della biblioteca alcune hanno ormai una valenza storica e sono tenute non certo per le informazioni da dare ai turisti o a chi vuole a vario titolo visitare le nostre località ma per chi vuole fare un tuffo nel passato e vedere, secondo le guide dell’epoca, come erano presentati i diversi paesi e quali erano, nei diversi periodi, le loro peculiarità.

Il salto che viene proposto oggi è di 40 anni. La Guida è di Musumeci, editore valdostano, e si intitola

“Valle d’Aosta in tasca”. La datazione è del 1977 ma l’edizione è successiva, infatti per l’aggiornamento degli alberghi, locande e pensioni l’autore segnala di essersi avvalso dell’annuario alberghiero 1980 edito

dall’Assessorato regionale al Turismo.

A voi di “giocare alle differenze”, vedere cosa è cambiato, cosa c’è in più, cosa c’è in meno, con che occhi veniva letta e presentata La Thuile quarant’anni fa quando il turismo era in piena crescita.

La Thuile Pittoresco centro adagiato tra ampie praterie sovrastate da boschi di secolari larici ed abeti, è punto di transito lungo la comoda carrozzabile che, agibile nella parte superiore solo d’estate, conduce al valico del Piccolo San Bernardo e alla Francia.

Il turismo si è sviluppato nel volgere di pochi anni, operando una trasformazione che non ha intaccato, con le sue strutture, l’ambiente.

Da La Thuile si accede su strade asfaltate

al Colle San Carlo e di qui a Morgex ed al villaggio di La Joux, punto di partenza per facili escursioni ed ascensioni al Rutor ed alla Grande Assaly.

Percorrendo la comoda mulattiera che da La Joux sale verso il Rutor, s’incontrano le quattro cascate “rutorine” che, con stupendi salti d’acqua, fanno vibrare musicalmente l’aria, e, più oltre, il rifugio Deffeyes, da dove ci s’affaccia, come da un belvedere, LA THUILE NELLE GUIDE TURISTICHE:

LA VALLE D’AOSTA IN TASCA

(22)

sull’immenso ghiacciaio del Rutor e sui suoi laghi tinti di un azzurro verdognolo in cui si riflette la Grande Assaly. Tra questi laghi, due, scaturiti dal ghiacciaio di Usellettes, hanno le acque di color rosso sangue per la presenza di microrganismi ancora ignoti.

Dal rifugio Deffeyes, ora ampliato, si può facilmente raggiungere Valgrisenche.

Dal Colle San Carlo si accede agevolmente al lago di Arpy, sul versante di Morgex, incastonato come una gemma in una natura selvaggia.

Al valico del Piccolo San Bernardo vi è l’ampio lago Verney, luogo d’incontro per pescatori italiani e francesi che nella riserva ittica effettuano buone catture di trote, e più oltre, a circa 150 metri dalla linea di confine, il ricostituendo giardino alpino “Chanousia”.

L’incremento turistico ha contribuito a far conoscere una nuova zona, quella degli

alpeggi di Les Suches che si affacciano sul Rutor. La località è raggiungibile d’estate seguendo la strada carrozzabile che si stacca dalla statale nei pressi di una casermetta diroccata e d’inverno con la funivia che sale direttamente da la Thuile. Essa va assumendo aspetti residenziali ed è frequentata d’inverno da migliaia di sciatori che si spingono più in alto, sino a Chaz Dura, utilizzando una serie di sciovie; d’estate offre la possibilità di comode passeggiate. A piedi o con gli sci, a seconda della stagione, si può raggiungere il valico del Piccolo San Bernardo, passando per il Colle della Forclaz.

Chi vuole praticare lo sci di primavera in un ambiente assolutamente nuovo ha la possibilità di raggiungere in aereo o in elicottero decollando da Aosta, i campi di neve del ghiacciaio del Rutor.

Altitudine m 1441 – abitanti 708 – a km 41,8 da Aosta.

Cenni storici

Antica “Ariolica” dei Romani, nel medioevo La Thuile appartenne, con la Valdigna, al dominio diretto dei Savoia. Assoggettata alle invasioni dei francesi nei secoli XVII e XVIII, subì numerose distruzioni. La chiesa, intitolata a San Nicola, è già menzionata in un documento del 1113.

Notevole importanza ebbe, sin dall’antichità, il Colle del Piccolo San Bernardo, dove transitarono le legioni romane, le truppe dei Duchi di Savoia e quelle della Rivoluzione francese. Grande è la sua rilevanza turistica

(23)

sia per il collegamento con la Tarentaise, che per la bellezza dell’itinerario. La strada attraversa il cosiddetto “Cromlech”, recinto megalitico dell’età del ferro.

A lato della strada vi sono pure i resti di due

“mansiones” romane. L’antico Ospizio già retto dai Monaci del Grand San Bernardo e poi dall’Ordine Mauriziano, non è più stato ripristinato dopo le devastazioni subite durante la 2a Guerra Mondiale. Dal colle la strada scende a Bourg­St­Maurice.

Monumenti ed antichità

I trinceramenti del principe Tommaso, lungo la strada che conduce al Colle San

Carlo, costruiti nel 1630, per far fronte al pericolo di un’invasione francese guidata da Luigi XIII. L’armata piemontese vi resistette ai francesi tra il 1782 ed il 1796.

(24)

Al colle del Piccolo San Bernardo la “colom­

ne Joux” dedicata anticamente a Giove e il cerchio druidico.

Gite ed escursioni

In auto: al valico del Piccolo San Bernardo, al lago Verney, a Les Suches, a La Joux, al Colle San Carlo e discesa su Morgex.

In funivia: a Les Suches.

A piedi: Da Les Suches a Chaz Dura (m 2581) – colle della Forclaz – valico del Piccolo San Bernardo; al Monte Valaisan (m 2891); da La Joux alle cascate del Rutor – rifugio Deffeyes – laghi e ghiacciaio del Rutor; dal rifugio Deffeyes – passo di Planaval (m 3016) e discesa a Planaval costeggiando il ghiacciaio Chateau Blanc;

dal Colle San Carlo al rifugio Deffeyes; al colle Chavannes (m 2603) e discesa in Val

1 Nell’edizione in francese del 1978 (aggiornamento all’annuario dell’assessorato del 1977) non c’era il Planibel (con i servizi annessi es. il pattinaggio), mentre c’era ancora l’albergo Antares nella II categoria. Fra i ristoranti venivano citati solamente il Du Lac, il Columbus, la Maison Blanche, il Grand-Assaly, il Pino Verde e La Bricole.

Veni­Courmayeur; dal vallone di Orgère al Monte Berio Blanc (m 3252); dalla frazione La Balme – vallone di Youla – colle d’Arp – cresta d’Arp e discesa in funivia a Courmayeur; al monte Belleface (m 2889).

Per ascensioni al Rutor consultare le locali guide alpine.

Altre notizie

Scuola di sci – Pesca sportiva ai laghi del Rutor e nella riserva turistica del lago Verney – Funivia La Thuile­Les Suches e sciovie in servizio solo nella stagione invernale – pista di pattinaggio invernale – pista di fondo (5 km) – caravanning – discoteca – ospedaletto – farmacia.

Alberghi – I cat.: Planibel; II cat.: Kristal;

III cat.: Miravidi; IV cat.: Edelweiss, Dora, Genzianella

Locande: Belvedere, Entrèves, Sapiniera Rifugi alpini: Alberto Deffeyes al Rutor (m 2494), con custode.

Ristoranti: Du Lac, Columbus, Maison Blanche, Grande Assaly, Pino Verde, La Bricole (Discoteca – Night), Lo Creton, La Clotze, Delle Cascate, Le Foyer, La Lisse, Des Glaciers, Riondet1.

Stazione Ferroviaria: Pré­Saint­Didier Km 10 – Autoservizio da Pré­Saint­Didier per Milano e Torino.

A cura di Monica Granier

(25)

La nostra storia

La Lega Italiana Fibrosi Cistica Valle d’Aosta è stata istituita nel dicembre del 2008 per iniziativa di un paziente (Claudio Erisi e dei suoi familiari ed amici), ad oggi unica rappresentativa valdostana a livello nazionale.

Da gennaio 2009 l’Associazione fa parte della Lega Italiana Fibrosi Cistica Onlus e collabora stabilmente sia con LIFC a livello nazionale sia con le varie Associazioni Regionali.

Dal mese di aprile 2009 è iscritta al Registro Regionale delle Organizzazioni di Volontariato e al Coordinamento Solidarietà Valle d’Aosta (CSV), con cui collabora regolarmente.

Fin dalla propria costituzione, LIFC Valle d’Aosta ha contattato anonimamente i pazienti presenti sul territorio, tramite lettere di presentazione recapitate con l’aiuto della Farmacia Ospedaliera, al fine di rispondere ai bisogni dei pazienti e dei loro familiari. Nella nostra regione lo screening neonatale è stato introdotto nel luglio del 2000 e l’incidenza di nuove diagnosi è sovrapponibile alla media nazionale.

Claudio Erisi, fondatore e primo Presidente

LEGA ITALIANA FIBROSI CISTICA

VALLE D'AOSTA

(26)

Nel corso della vita associativa la nostra Associazione si è occupata di:

1. realizzare progetti ed iniziative aventi carattere informativo, quali progetti di sensibilizzazione nelle scuole medie e superiori (Accordo LIFC­MIUR), coinvolgendo più di 2000 studenti;

2. organizzare iniziative annuali in collaborazione con Associazioni del territorio (AIDO, ANED, FIDAS, ADMO), quali la Giornata Nazionale della Donazione degli organi ed altre iniziative locali;

3. stipulare protocolli d’intesa con Associazioni aventi finalità comuni (AIDO, ANED, FIDAS, ACTI Torino e TPA­Associazione Trapiantati di Polmone di Torino);

4. organizzare numerosi eventi di sensibilizzazione e raccolta fondi (piecès teatrali, concerti, rassegne corali, eventi sportivi, degustazioni e cene, ecc.);

5. fornire sostegno ai pazienti, in tutti gli aspetti della loro vita;

6. sostenere i centri di riferimento per la Fibrosi Cistica che, per la nostra piccola realtà sono situati fuori regione, a Torino presso l’Ospedale Regina Margherita per i pazienti pediatrici e ad Orbassano, presso l’Ospedale San Luigi Gonzaga per i pazienti adulti;

7. lavorare in collaborazione con il Coordinamento Regionale Prelievi e Trapianti Piemonte e Valle d’Aosta;

8. supportare il Centro Trapianti di Polmone di Torino (in particolare, di recente è stato acquistato un cicloergometro da destinare alla palestra di Riabilitazione Respiratoria, in collaborazione con TPA),

9. finanziare un Master di Fisioterapia Respiratoria, effettuato da un Fisioterapista in servizio presso l’Ospedale Parini di Aosta;

10. organizzare convegni accreditati ECM nel 2010 e 2015, destinati al personale sanitario valdostano e corsi di aggiornamento in fisioterapia respiratoria;

11. realizzare sette edizioni del progetto di screening ARIA, coinvolgendo più di 1800 valdostani adulti;

12. finanziare la ricerca scientifica per l’individuazione di una cura per la Fibrosi cistica, attraverso la campagna ciclamini della Fondazione per la Fibrosi Cistica;

13. finanziare la ricerca scientifica attraverso l’adozione parziale di un progetto IERFC;

14. instaurare una sistematica collaborazione con l’Associazione Nazionale Deficit di Alfa1­antitripsina e con la FIMARP.

(27)
(28)

Il 4 aprile 2014 l’Associazione Fibrosi Cistica Valle d’Aosta ha rinnovato lo statuto e cambia­

to la denominazione in Lega Italiana Fibrosi Cistica Valle d’Aosta (LIFC VdA), rinnovando l’adesione alla LIFC. In questo percorso di trasformazione si evidenzia il doppio vinco-

lo associativo dell’art. 5 dello Statuto (Tut- ti gli associati della LIFC Valle d’Aosta sono soci di LIFC) e la volontà di estendere le finalità associative anche ai pazienti affetti da altre malattie genetiche polmonari (Defi­

cit di Alfa1­antitripsina e discinesia ciliare).

(29)

Mission

LIFC Valle d’Aosta si occupa di tutti gli aspetti legati alla malattia (sostegno ai pazienti, cure, ricerca scientifica e qualità di vita) e aderisce alla Lega Italiana Fibrosi Cistica.

Supporta il paziente e i suoi familiari nella gestione della malattia, cercando di superare gli ostacoli medici, burocratici, culturali e sociali che si presentano nel corso della vita.

Sostiene programmi di ricerca orientata al paziente e percorsi di cura innovativi, volti alla diagnosi, alla cura della malattia e alla riabilitazione.

Vision

L’intero operato della nostra Associazione è mirato a rendere la società attuale consapevole del fatto che i diritti e la qualità della vita del paziente siano centrali e prevalenti su ogni dinamica e obiettivo, la ricerca e le cure siano orientate alla più rilevante efficacia sulla vita dei pazienti stessi, tutti gli attori presenti nel mondo Fibrosi Cistica siano coordinati e funzionali alle necessità dei pazienti e dei loro familiari.

Tutti i membri del Direttivo e i volontari desiderano ringraziare la Biblioteca di La Thuile, l’Amministrazione Comunale e tutta la popolazione per il supporto ricevuto e le iniziative organizzate nel corso del 2019, dalla festa “Festa delle Regioni” a “Un libro per... la LIFC Valle d’Aosta”, iniziative che ci hanno consentito di raccogliere fondi per le nostre attività. In particolare un grande ringraziamento è d’obbligo alla nostra Lara Peters, che ha dato un impulso notevole alla presenza della nostra Associazione anche in Alta Valle.

I miei saluti più cordiali.

La Presidente Sara Dematteis 334/8598164

(30)

L’adorachón di Rèi que Giotto l’a peuntà den la sapalla de Scrovegni (a Padova) ou comenchemèn dou XIVo siéclle l’é lo proumì cadre ioou on vèi inr’esèila avouéi la cuya.

Chelón l’Évanjile de chen Matieu inr’esèila bièn briillenta ooutre pe l’Oriàn, l’arrì guedà le Rèi canque i barméi de Bétéléèm.

On mouéi de splecachón chon issaye baillaye pe comprendre la vrèi nateura de chi fénomène astronomme : détaille fondamental péqué lo zor de l’apparichón de l’esèila si fran den la méima data de la nechanche de l’Anfàn Jézù. Carque étudiàn antichipon l’évènemàn entre l’an chat é l’an chouéi devàn Jézù Criste. En chi momàn léi le plarette de Jupiter é Saturne ch’irron tellamente approtchaye que chémblavon inr’esèila choletta. Lo méimo alegnemèn ch’é tornà préjentéi pi tar, entre l’an on é l’an tri devan J.­C. chi coou entre Jupiter é Venere. D’atre diavon que l’esèila de l’Évanjile l’é éira supernova, de vioù papì tchinèiche prèdjoun de inr’« esèila nouvva » que l’an iù ver lo seunquiéimo siéclle devan Jézù Criste. Inr atro coou, torzó d’accór avouéi la tradichón de l’iconografì (langazo di dechèn) charì issaye inr’esèila avouéi la

L’esèila di Rèi l’é-téi fran éjistaye

LO GNALEI

S torie nel noStro patoiS

(31)

cuya que l’avve écllerchì lo siel dou Mouayèn Oriàn : l’an doje devàn J.­C., la briillenta esèila de Halley pachave den noousro emisfére. En fichèn la data de la nèchanche de Jézù Cri chi en léi, la conta é la veretà astronomma ch’accordon. La méima esèila avouéi la cuya l’é issaye chignalaye itô l’an 1301, l’apparichón l’a empréchonà l’imajinachón de Giotto que l’a beuttà den lo cadre de l’Adorachón di Rèi (pe lo proumì cou den l’istouére de l’ar) inr’esèila avouéi la cuya, que no pouchèn amiréi den la sapalla de Scrovegni a Padova.

Projet financé par la Loi 482/99 portant sauvegarde et soutien des

langues minoritaires historiques Collaborateur de La Thuile pour les

traductions : Adelina Roulet Transcription : Guichet linguistique

Crédits photographiques : Région autonome Vallée d’Aoste - Assessorat de

l’éducation et de la culture - Archives BREL © Tous droits réservés

« Lo gnalèi » se propose de publier des textes en patois afin de stimuler tous les lecteurs à entrer en contact

avec ses collaborateurs : souhaitez-vous contribuer au travail du guichet pour que votre

patois reste toujours vivant ? Nous sommes à votre disposition pour suggestions, conseils, docu-

mentation !

Assessorat de l’éducation et de la culture

Lo Gnalèi - Guetset Leungueusteucco : 16/18, rue Croix-de-Ville - 11100 Aoste Tél. 0165 32413 - Fax 0165 44491

Usager Skype : gnalei g-linguistique@regione.vda.it Site Internet : www.patoisvda.org

(32)

UN VIAGGIO SPECIALE IN KENYA

“Chi viaggia senza incontrare l'altro non viaggia, si sposta”.

(Alexandra David­Néel)

All'inizio di ottobre io e il mio fidanzato Luca ci siamo recati in agenzia viaggi per pianifi­

care la nostra consueta vacanza al termine della faticosa estate lavorativa passata. L'i­

dea, come sempre, è una sola: caldo, mare, relax e luoghi nuovi da visitare. Le propo­

ste erano tante, ma, dopo vari confronti, il fascino del Kenya e del safari nella savana hanno vinto su tutto. Una scelta che, incon­

sapevoli, ci ha stravolto positivamente!

Infatti dopo qualche ora ho realizzato che è proprio in Kenya che opera l'Associazione Karibuni Onlus che abbiamo aiutato tanti anni durante l'evento di “Sorrisi sulla neve dedicati a Francesca”. Ho deciso quindi che la nostra vacanza non doveva rimane­

re fine a se stessa, ma doveva sbocciare in un aiuto concreto alle popolazioni keniote.

Ho contattato immediatamente Antonella Cappellini che gentilmente mi ha inviato il numero del presidente dell'Associazione Gianfranco Ranieri. Karibuni Onlus opera in alcune zone povere vicino alla costa e alla città di Malindi. Il loro obiettivo è quello di

aiutare la popolazione locale attraverso vari progetti concreti a livello scolastico, sanita­

rio ed agricolo. Al momento l'Associazione gestisce 7 fattorie, un centro di assistenza medico­sanitaria, con all'interno un reparto di maternità, e numerose scuole (principal­

mente infanzia e primaria).

Abbiamo chiamato Gianfranco che ci ha raccontato delle emergenze a cui dovevano far fronte in quel momento: il dispensario di medicine del Centro della Salute di Baola­

la vuoto, la carenza di animali nella fattoria centrale e la scuola di Mikodoni nella quale i bambini svenivano a causa di giorni interi senza cibo. Questa scuola non è gestita da Karibuni Onlus, l'Associazione però non è potuta rimanere indifferente alla chiamata disperata del preside che vedeva tanti dei suoi 600 studenti star male per la fame.

Nonostante avessimo deciso di partire una settimana per l'altra, ci siamo attivati subito con una raccolta fondi tra Parrocchia e co­

noscenti, tramite il passaparola ed una sca­

tola lasciata gentilmente in custodia presso

(33)

la farmacia di La Thuile. Abbiamo raccolto indumenti e, grazie alla scuola dell'infanzia di Cogne e alcune mamme di La Thuile, ab­

biamo ricevuto anche materiale scolastico.

In una sola settimana sono stati raccolti tra La Thuile e Cogne la bellezza di euro 1.975, una gioia!

Il momento di partire è poi arrivato, le no­

stre valigie piene di vestiti e matite per i bambini con qualche felice sacrificio alle nostre cose personali!

Una volta arrivati in Kenya abbiamo incon­

trato subito Gianfranco che, davanti ad un buon gelato nel centro di Watamu, ci ha il­

lustrato la giornata successiva, ovvero quel­

la della nostra visita a tante opere gestite da Karibuni e la distribuzione di ciò che aveva­

mo portato con noi.

Come da programma, il giorno successivo ci siamo recati presso il “Baolala Health Cen­

ter” che riversa in condizioni critiche a cau­

sa della quasi totale mancanza di medicine.

Questo centro è anche dotato di un reparto di maternità e un'ambulanza, ovvero un carro da attaccare ad una moto.

Ci siamo recati successivamente nella scuo­

la “Maasai Nursery School” ubicata vicino ad un villaggio Maasai, posizione strategi­

ca per cercare di integrare i Maasai (tribù antica di guerrieri sparsi per tutto lo Stato) con il resto dei villaggi. I bambini ci han­

no accolti festanti, cantando la tradizionale canzone di benvenuto keniota e correndoci incontro. Distribuiti i pennarelli, le matite e le biro abbiamo lasciato i bimbi alla loro giornata scolastica e all'imminente pranzo in arrivo. La seconda scuola visitata accoglie bambini della scuola primaria ed è sorta dalle ceneri di una vecchia scuola costruita anni addietro, ma poi abbandonata.

Al termine di queste visite ci siamo recati all'interno di un polo scolastico dove si tro­

vava la fattoria di Francesca. Gianfranco ci ha spiegato che, a malincuore, hanno do­

vuto smantellarla perché non riuscivano più a trovare acqua sufficiente per mandare avanti l'attività. Ci ha però detto che tutto il materiale che era stato usato per la sua co­

struzione e la sua attività è stato convogliato su un nuovo progetto di fattoria in un'altra zona con maggiore presenza di acqua.

La giornata è proseguita con la visita al

Prima... ... e dopo.

(34)

quartier generale di Karibuni dove si trova la fattoria centrale con pulcini, polli e capre da allevamento, oltre che frutta e verdura da

coltivare. Qui il lavoro procede a pieno re­

gime, nonostante le difficoltà, per sostenere autonomamente i pasti delle scuole e poter

(35)

ricavare profitto dalla vendita delle uova e del pollame. Abbiamo pranzato insieme allo staff Karibuni e abbiamo conosciuto Kanai, il fidato braccio destro di Gianfranco.

In accordo con lui, alla luce di quello che ab­

biamo visitato e delle criticità del momento, abbiamo deciso di gestire così la somma rac­

colta: euro 900 per l'acquisto delle medicine che serviranno a curare la popolazione di Bao­

lala e villaggi vicini (circa 12 mila persone) per due mesi (presso l'Health Center); euro 500 per l'acquisto di 500 pulcini che servi­

ranno, una volta cresciuti, per la produzione di uova da vendere; euro 375 per l'acquisto di una quindicina di capre per la produzione di latte da vendere; euro 200 per far fronte all'emergenza della scuola di Mikodoni. Que­

sti bimbi hanno così ricevuto pasti caldi fino

alla fine della scuola a novembre. Nell'ultima settimana, quella degli esami, è stato fatto un regalo in più ed è stata consegnata loro anche della carne per sostenere al meglio l'ultimo step dell'anno (una famiglia in media man­

gia carne una / due volte l'anno cibandosi di topi o scimmie).

Quello che abbiamo visitato e visto è difficile da raccontare a parole o con le foto. Il Kenya è un luogo stupendo, fatto di terra rossa, strade infinite, capanne di fango e una sa­

vana che ci ha lasciati senza parole. I ke­

nioti vivono pole pole, ovvero “piano piano, con calma”, la loro vita è scandita dal sole e dal ritmo delle stagioni. Dopo una giornata passata ad incontrare tanti di loro ogni cosa al nostro ritorno in albergo ci è sembrata superflua. L'acqua che noi consideriamo come scontata aprendo il rubinetto, per loro è un bene prezioso e possono anche impiegarci ore per raggiungere il primo pozzo di acqua potabile.

Un sentito grazie di cuore da parte mia e di Luca, di Gianfranco e di tutta l'Associazione Karibuni Onlus. Il nostro viaggio non è stato fine a se stesso. Abbiamo portato sorrisi ai bambini con il loro nuovo materiale, aiuto sanitario con tante medicine e un dispensa­

rio finalmente rifornito, pulcini e capre per continuare la fondamentale attività delle fattorie e pasti caldi ai bimbi di quella scuo­

la tanto lontana da noi, ma che è entrata su­

bito nei nostri cuori. Asante sana (grazie) La Thuile e Cogne!

Martina Caso

(36)

Da quest’anno, il consueto concorso “Comu­

ni fioriti” cambia e si trasforma in un “Mar­

chio nazionale di Qualità – Comune Fiorito”.

Dopo 15 anni, il Premio si trasforma in una Certificazione dell’Ambiente di Vita, che, ol­

tre al criterio centrale sulla qualità del ver­

de e delle fioriture, ha anche la valutazione dell’ambiente sostenibile, la pulizia e l’ordine del proprio territorio. Insieme ad altri 62 co­

muni italiani, anche La Thuile ha presentato la sua candidatura sottoponendosi alla veri­

fica della Commissione Nazionale nell’estate 2019 e domenica 10 novembre, nel Comu­

ne di Pomaretto (To), ha partecipato, nella persona del suo Vice­Sindaco, al Meeting Nazionale del Marchio di Qualità Ambiente di Vita ­ Comune Fiorito. Nell’occasione, la Commissione nazionale ha conferito a La Thuile il “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita”, insieme ad altri 47 Comuni italia­

ni, tra cui i valdostani di Arvier, Ayas, Pré­

Saint­Didier, e i premi speciali al Comune di Rhêmes­Saint­Georges (Monumento Storico Fiorito), all’Hotel La Rouja di Ayas (1° posto per l’albergo fiorito) ed a Gabriella Ollier di Pré­Saint­Didier (1° posto per la casa fiorita).

In Figura potete leggere la sintesi delle motiva­

zioni che hanno portato la Commissione Na­

zionale, composta da professionisti selezionati tra i principali esponenti del settore florovivai­

stico e convalidate dalla commissione scien­

tifica rappresentata dai Presidenti di: A.N.V.E., A.I.C.G., VIVAIFIORI, CONFAGRICOLTURA setto­

re florovivaistico, a conferire a La Thuile que­

sto Marchio assegnato alle amministrazioni che hanno fatto della qualità dell’ambiente di vita per i loro cittadini e i turisti ospiti un obiet­

tivo amministrativo, segno di sensibilità sociale e di lungimiranza economica e ambientale.

Perché …viviamo in un posto bellissimo !!!

GRAZIE LA THUILE !!!!

Barbara Frigo

Targa “Marchio di Qualità dell’Ambiente di Vita”

COMUNI FIORITI:

LA THUILE OTTIENE IL MARCHIO DI

QUALITÀ “AMBIENTE DI VITA”

(37)

Sintesi delle motivazioni per l’assegnazione del Marchio

Ingresso al Meeting Nazionale di Pomaretto il 10 novembre 2019

(38)

PREMI AGLI STUDENTI MERITEVOLI 2019

Nella prestigiosa cornice della Maison Musée Berton, sabato 14 dicembre, si è svolta la seconda “Giornata dello Studente”

durante la quale sono stati assegnati i premi agli Studenti Meritevoli 2019 di La Thuile.

Dall’anno scorso, il Sindaco e la Giunta hanno nuovamente voluto premiare l’impegno dei nostri ragazzi nello studio per sottolineare l’importanza della Cultura in un momento storico in cui essa è messa fortemente in dubbio, purtroppo accompagnata dalla Meritocrazia, valorizzandone l’eccellente percorso d’istruzione.

Quest’anno sono stati premiati:

per la categoria “Diplomati meritevoli”, la Sig.na Alessia Musetti diplomata con votazione 92/100 all’Istituto Tecnico Professionale Regionale C. Gex di Aosta, e il Sig. Christopher Mezzomo diplomato con votazione 97/100 all’Istituto Tecnico I.

Manzetti di Aosta;

per la categoria “Laurea magistrale di Studenti meritevoli residenti”, il Dott.

Carlo Alberto Tarea laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Torino con votazione 106/110, con tesi in lingua inglese dal titolo – tradotto ed abbreviato – “Analisi a clustering dei pazienti affetti da sindrome da anticorpi

antifosfolipìdi”. La copia della tesi sarà a disposizione presso la nostra Biblioteca per chi volesse consultarla.

Ricordiamo che Christopher è già stato premiato lo scorso anno con un premio speciale riservato agli Studenti vincitori nelle competizioni legate alle discipline dello studio. Nel suo caso, Christopher ha ottenuto la Medaglia di Bronzo ai Campionati Nazionali di Informatica svolti a Campobasso nel settembre 2018.

Un GRAZIE a questi ragazzi per i loro sacrifici, il loro impegno nello studio e un immenso “IN BOCCA AL LUPO !!” per le loro future formazioni e competenze !!

Congratulazioni !!! a queste eccellenze della nostra comunità !!

Barbara Frigo

(39)

La Thuile incontra Lusiana:

17 novembre 2019.

Riferimenti

Documenti correlati

Non tutti sanno che san Carlo, negli anni del proprio epi- scopato nella Chiesa ambrosiana (1564-1584), fu grande estimato- re dei Barnabiti: coltivò una gran- de amicizia con

iii. La presenza al XIV Congresso della Federazione Nazionale dei Collegi IPASVI, tenutosi a Roma nei giorni 20, 21 e 22 ottobre 2005, ha rappresentato un momento

mento sul sito FNOMCeO può accedere ai corsi; chi si fosse registrato direttamente sulla piattaforma FadInMed dovrà invece prima farsi accreditare nel sito della

• i medici che abbiano acquisito il diploma di formazione specifica in medicina generale successivamente alla data di scadenza della presentazione della domanda di inclusione

Fra i progetti compresi nel settore ovest c’è l’edificio di Baumschlager Eberle Architekten e Scape (con Francesco Marinelli, Paolo Mezzala- ma e Alessandro Cambi), nel lotto 09,

vuto rifoggiarsi anche un *hiameva. Nell’arpinate, come nel casalese, 1’ a ebbe forse in origine esito diverso, secondo che si trovava in sillaba chiusa od aperta, ie nel primo

97 Sempre più trendy i nomi dei cani ispirati alla musica a cura della Redazione?. 98 Impromune ATI PETS a cura

Le Petit Massif è l’ideale per una seconda casa, un luogo dove trovare relax e svago a Courmayeur, ai piedi di un vero e proprio spettacolo della natura, il Monte Bianco.. Le