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(1)

Prof. Monica Raiteri

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Le teorie

sociologiche della devianza

Corso di Sociologia e politiche del

controllo sociale a.a. 2011-2012

(2)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

2

Anomia

o Carenza o assenza di norme atte a regolare il comportamento sociale di individui o collettività (stato oggettivo di carenza normativa)

o Senofonte: situazioni di illegalità o elusione della legge

o Inizio del ‘600: infrazione della legge divina (stato soggettivo) o Durkheim: La divisione del lavoro sociale (1893)

Il suicidio (1897)

mancanza di norme sociali atte a mantenere entro limiti appropriati il comportamento dell’individuo

Si tratta di una caratteristica oggettiva del sistema culturale, e non di reazioni individuali

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

3

Talcott Parsons (1951)

Ordine normativo

Completa istituzionalizzazione

Anomia

Anomia

adattamentoTipi di

Comportamento deviante

crollo dell’ordine normativo

A differenza di Durkheim Parsons sostiene che le norme esistono, ma non sono osservate

(4)

Teorie della tensione

Prospettiva

strutturalistica

(5)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

5

Anomia

o R.K. Merton, Teoria e struttura sociale (v.)

o Mc Iver e Riesman: impostazione psicologica l’anomia è una caratteristica soggettiva dell’individuo non adattato, ossia una condizione mentale e non sociale o Idea di

crisi strutturale

(sociale o culturale):

è riscontrabile un grado eccessivamente basso di conformità alle norme a causa della dissoluzione o del crollo del consenso nei confronti dell’adesione collettiva ai valori su cui si fonda l’organizzazione di una collettività. Non mancano le norme, ma difetta il consenso nei confronti di queste ultime: ossia è compromessa l’efficacia delle norme

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

6

Nel capitolo di Teoria e struttura sociale intitolato Struttura sociale ed anomia Merton osserva come la concezione della devianza come esito di impulsi biologici sia inidonea a spiegare:

sia la diversa frequenza dei comportamenti devianti nelle diverse strutture sociali;

sia le diverse forme e modelli con cui si manifestano le deviazioni nelle diverse strutture sociali.

Occorre pertanto analizzare le fonti sociali e culturali del comportamento deviante al fine di individuare i modi in cui alcune strutture sociali esercitano una particolare pressione su alcuni membri della società inducendoli ad adottare una condotta non conformista.

Secondo questo approccio il grado elevato di comportamenti devianti costituirebbe una reazione normale al contesto sociale in cui gli individui (devianti) si collocano

R o b e rt K . M e rt o n

(7)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

7

R o b e rt K . M e rt o n

Obiettivi culturali

Struttura sociale

La mancata integrazione tra struttura culturale e struttura sociale determina tensione e quindi violazione o assenza di norme

(8)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

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R o b e rt K . M e rt o n

Obiettivi culturalmente definiti del gruppo sociale

e

Regolamentazione dei procedimenti – leciti – diretti al conseguimento di tali obiettivi (costume, istituzioni)

Le norme regolative devono essere accettabili secondo criteri di valore (e non di efficienza tecnica), istituzionalizzate e non necessariamente efficienti

Vi sono poi i procedimenti efficienti ma non leciti, es. uso ella frode, del potere, ecc.) che sono respinti dalla sfera istituzionale della condotta lecita.

Tuttavia se questi ultimi vengono preferiti alla condotta lecita istituzionalmente prescritta si determina una

INSTABILITA’ della STRUTTURA SOCIALE che conduce all’ANOMIA

es. vincere il gioco utilizzando mosse sleali anziché vincere secondo le regole del gioco, conosciute da coloro che le violano

(9)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

9

Teoria dell’anomia

Anomia

Diversi modelli di adattamento

sociale indotti dalla

struttura sociale

Comportamenti devianti:

Conformità Innovazione Ritualismo Rinuncia (*) Ribellione

(*)=studiata anche dalla Scuola di Chicago (approccio dell’interazionismo simbolico) ricerca di Anderson sugli hobos (1923): meccanismi di riconoscimento, forme di solidarietà, regole interne, codici di comportamento, moralità

R o b e rt K . M e rt o n

(10)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

Modi di adattamento Mete culturali Mezzi istituzionalizzati

I. Conformità

+ +

II. Innovazione

+

-

III. Ritualismo

- +

IV. Rinuncia

- -

V. Ribellione

±

±

±

rifiuto dei valori dominanti e sostituzione con nuovi valori

10

R o b e rt K . M e rt o n

Tipologia dei modi di adattamento individuale

Le categorie non si riferiscono alla personalità, ma al comportamento di ruolo in situazioni specifiche, quindi si tratta di tipi di reazione persistenti

(11)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

11

R o b e rt K . M e rt o n

I. Conformità

E’ il comportamento modale che garantisce la stabilità e la continuità della società ordine sociale

Il comportamento adottato è conforme a modelli culturali prestabiliti che nel lungo periodo possono essere soggetti alla sedimentazione di modificazioni

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

12

R o b e rt K . M e rt o n

II. Innovazione

I mezzi prescelti sono istituzionalmente vietati ma spesso efficaci

Il rifiuto dei mezzi istituzionalizzati deriva da una socializzazione imperfetta assunzione di rischi

individuazione degli elementi della struttura sociale che predispongono al comportamento innovativo producendo una maggiore quantità di comportamenti devianti in uno strato sociale anziché in un altro

concorrenza commerciale/truffe (limite tra “imprenditorialità” e profili penali dell’attività commerciale

grandi fortune dell’epopea americana criminalità dei colletti bianchi

stigmatizzazione del lavoro manuale, non qualificato, che produce un basso reddito che rende sensibili alle lusinghe che provengono dall’attività criminosa

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

13 II. Innovazione

(segue)

R o b e rt K . M e rt o n

Il comportamento deviante si sviluppa quando un sistema di valori esalta mete di successo comuni a tutte le fasce della popolazione, mentre la struttura sociale riduce o blocca per una parte considerevole della stessa popolazione l’accesso a tali mete

Variabilità del rapporto tra delitto e povertà

Di per sé povertà e limitazione delle opportunità non sono sufficienti a determinare comportamenti devianti: occorre contestualizzare tali fenomeni e considerarli insieme ad altre variabili interdipendenti culturali e sociali

Se, viceversa, la società è anomica si attribuisce importanza al misticismo:

ruolo della fortuna, del caso, della sorte

Il successo è indipendente dalla struttura sociale quindi è possibile conservare l’autostima anche in caso di fallimento

Espansione delle politiche di pari opportunità

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

14 II. Innovazione

(segue)

R o b e rt K . M e rt o n

Dottrina della sorte esposta da persone che hanno avuto successo:

spiega la discrepanza tra meriti e ricompense;

preserva da critiche la struttura sociale

Dottrina della sorte esposta da persone che non hanno avuto successo:

svolge la funzione di conservare l’autostima;

disfunzione: diminuita motivazione allo sforzo Gioco d’azzardo, lotterie, ecc.

(15)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

15 II. Innovazione

(segue) cap. 7 Ulteriori sviluppi della

teoria della struttura sociale e dell’anomia

R o b e rt K . M e rt o n

I concetti di «crimine» e di «delinquenza» sono omnicomprensivi ed eterogenei: un assalto al gruppo rivale e il furto di oggetti da baseball sono entrambi episodi di delinquenza minorile

Pertanto una sola teoria della delinquenza minorile sarebbe sufficiente a spiegare tutti i possibili comportamenti

Alcuni individui subiscono più di altri le tensioni derivanti dalla discrepanza tra mete culturali e strumenti istituzionalizzati al punto da adottare comportamenti devianti che comunque consentono il raggiungimento di tali mete.

(16)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

16 II. Innovazione

(segue)

R o b e rt K . M e rt o n

La diffusione dei comportamenti devianti determina l’espansione dell’anomia entro il sistema sociale

Un modello di comportamento che si allontana dalle norme dominanti del gruppo può essere al contempo

FUNZIONALE DISFUNZIONALE

Eroi Rivoluzionari

Eretici Rinnegati

L’esistenza di mete culturali alternative fornisce una base di stabilizzazione per i sistemi sociali e culturali

nessun riferimento a postulati etici

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

17 II. Innovazione

(segue)

R o b e rt K . M e rt o n

Il successo è un esempio paradigmatico di meta culturale, tipico della società americana, ma ve ne sono altri:

Es. i mezzi di

comunicazione di massa:

la televisione come

strumento di evasione dai conflitti e dalle tensioni che caratterizzano il

sistema sociale

(18)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

18 II. Innovazione

(segue)

R o b e rt K . M e rt o n

Il successo è un esempio paradigmatico di meta culturale, tipico della società americana, ma ve ne sono altri:

es. la

deviazione

dall’ortodossia

religiosa

(19)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

19 II. Innovazione

(segue)

R o b e rt K . M e rt o n

L’esistenza di mete culturali alternative fornisce una base di stabilizzazione per i sistemi sociali e culturali

Meccanismi sociali controbilancianti

es. la moda

«L’infiltrazione nei ceti inferiori degli stili e delle mode ha la funzione latente di rendere accetto il sistema di stratificazione sociale

anche a coloro che non

riescono a salire dentro di

esso» (mobilità sociale)

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

20

R o b e rt K . M e rt o n

III. Ritualismo

“Non faccio il passo più lungo della gamba”

“Gioco sul sicuro”

“Mi accontento di quello che ho”

Rappresenta una deviazione da un modello culturale ma si ritiene che non costituisca un problema di carattere sociale

Implica un approccio estremamente vincolante alle norme istituzionali che consente di tenere sotto controllo l’ansia derivante dalla competizione mediante azioni routinizzate che al contempo comporta un abbassamento del livello di aspirazioni

Si tratta di una reazione ad una situazione che appare minacciosa e che provoca sfiducia

Il burocrate zelante sicurezza della routine e delle norme istituzionali

(21)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

21 III. Ritualismo

(segue)

L’adesione ritualistica alle procedure non deriva né dall’abitudine né

dall’identificazione con le regole, ma da una mancanza di sicurezza nelle relazioni sociali entro l’organizzazione a cui gli

individui reagiscono con un eccesso di acquiescenza (ultralegalità,

ultraconformismo)

Peter Blau descrive così il comportamento burocratico:

(22)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

22

R o b e rt K . M e rt o n

IV. Rinuncia

E’ un modo di adattamento privato e quindi non collettivo benché i rinunciatari (c.d. «disadattati») possano far parte di subculture di gruppi devianti e in tal caso gravitino intorno a centri in cui vengono a contatto con altri individui devianti.

Il disadattato è improduttivo: non riceve ricompense da parte della società ma non ha neppure le frustrazioni tipiche che derivano dalla ricerca di tali ricompense.

Dal punto di vista sociologico il disadattato (mendicante, vagabondo, visionario, psicotico, ecc.) non fa parte della società, benché non si tratti necessariamente di un rifiuto, ma spesso di una esclusione dai mezzi istituzionalizzati che consentono di raggiungere le mete (il successo), a cui si accompagna l’incapacità di intraprendere percorsi illeciti in quanto le mete culturali sono state fortemente interiorizzate

Evasione dalle imposizioni della società e rigetto sia delle mete che dei mezzi istituzionalizzati

(23)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

23

R o b e rt K . M e rt o n

IV. Rinuncia

Le famiglie difficili sono quelle che non si mostrano all’altezza delle aspettative normative dominanti nel loro ambiente sociale

La rinuncia è frequente nell’anomia acuta, determinata da un improvviso crollo del sistema normativo conosciuto ed accettato e delle relazioni sociali costituite, soprattutto se l’individuo che vi è soggetto ha l’impressione che tale condizione durerà all’infinito.

Anomia da prosperità

Anomia da depressione la fortuna sembra aver voltato le spalle per sempre

Anomia nelle situazioni caratterizzate da una subitaneità del cambiamento di status e di ruolo, es. pensionamento e vedovanza

(24)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

24

R o b e rt K . M e rt o n

IV. Rinuncia

La rinuncia è una possibile “risposta” a tale crollo: apatia del presente, riluttanza ad allacciare nuove relazioni sociali

(25)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

25

R o b e rt K . M e rt o n

IV. Rinuncia

L’accidia è uno dei sette vizi capitali

Bruegel

D u h re r

“le fonti dello spirito si inaridiscono”

Apatia

Melanconia Indifferenza Cinismo

Disincantamento

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Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

26 V. Ribellione

Modalità di adattamento che ha lo scopo di istituzionalizzare nuove mete e nuovi procedimenti condivisi comportando la rappresentazione di una struttura sociale alternativa

Formazione di sottogruppi alienati dal resto della società ma solidali tra loro

Gangs

Movimenti giovanili

Rivoluzione

Quando la ribellione diviene endemica in una parte rilevante della società tale modalità di adattamento si propone di modificare la struttura sociale e culturale e non semplicemente di tentare un adattamento interno alla struttura sociale esistente

(27)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

27 V. Ribellione

Sequenza etnica dei modi di acquisto illecito della ricchezza

Il mutamento della struttura delle opportunità e il welfare state hanno sostanzialmente sostituito il modello organizzativo della criminalità urbana Irlandesi

Ebrei

Italiani

Acquisizione dell’infuenzapolitca

Il crimine era un sistema di ascesa sociale e professionale

I rackets e i relativi apparati politici svolsero una funzione sociale in favore di “clientele” costituite dalle fasce più deboli della popolazione in un sistema in cui le fonti di finanziamento degli apparati politici locali derivava dalla ricchezza illegalmente acquisita.

(28)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

28 Elaborazioni della teoria di Merton

Subculture e bande giovanili in America:

Teorie di

Cohen (1963)

Cloward e Ohlin (1968)

La devianza non è un

comportamento individuale ma collettivo che si registra quando l’impossibilità di raggiungere mete socialmente condivise (*) è

comune a più soggetti

(*) secondo i canoni di comportamento e di successo caratteristici dell’ideologia dominante della classe media americana e diffusi dalle istituzioni scolastiche

(29)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

29 Cloward e Ohlin

Struttura diseguale delle opportunità illegittime

Subcultura

criminale

Ingresso nelle organizzazioni criminali

Subcultura della

rinuncia

Rinuncia alle ambizioni Consumo di sostanze stupefacenti Subcultura del

conflitto

Atti di vandalismo su beni pubblici e privati Stima e considerazione da parte del gruppo dei pari

(30)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

30 Cloward e Ohlin

Perché un individuo assume un certo tipo di adattamento non conformistico piuttosto di un altro?

L’azione deviante dipende dall’influenza delle persone con cui si è in contatto

Cohen

Critica la distinzione tra struttura delle opportunità legittime (Merton) e struttura delle opportunità illegittime (Cloward e Ohlin) perché la stessa situazione può presentare contemporaneamente entrambe le possibilità. Es.

la discrezionalità che spesso appare sinonimo di prevaricazione e di discriminazione.

Ciascun sistema di autorità è contemporaneamente anche un sistema di opportunità illegittime

(31)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

31

Critiche alla teoria mertoniana

1.

La teoria anomica è individualistica

Esamina gli adattamenti dell’individuo alla situazione trascurando l’interazione con il gruppo di riferimento

2.

L’atto deviante è concepito come un passaggio improvviso da uno stato di tensione anomica ad uno stato di devianza trascurando la successione temporale degli avvenimenti

3.

La teoria mertoniana si adatta solo al caso di sistemi culturali caratterizzati da una perfetta integrazione

4.

La teoria mertoniana è di difficile applicazione nell’analisi di società caratterizzate da status ascrit anziché da status acquisit

MAX Integrazione MAX Destrutturazione Sistemi culturali

(32)

Teorie della

disorganizzazion

e sociale

(33)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

33

Violazione delle norme sociali

Comportamenti antisociali o inciviltà

Teoria della disorganizzazion

e sociale

Teoria della broken window

Agenzie di controllo sociale “informale”

(scuola, chiesa, ecc.) influenzano i processi di

socializzazione

secondaria

(34)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

34

Disordine di comunità

Fattori “protettivi”

mediano gli effetti del disordine di comunità

Fattori “protettivi”

mediano gli effetti del disordine di comunità Istituzioni di

controllo sociale informale

Reti relazionali di sostegno sociale

Variazione (-) tassi di criminalità e devianza

Famiglia Scuola

Istituzioni

religiose

ecc.

(35)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

35

Scuola di Chicago

Robert E. Park e Ernest W. Burgess

Analisi delle conseguenze sociali di tre grandi processi:

industrializzazione urbanizzazione

immigrazione

Antesignano: A. Quételét distribuzione geografica dei reati in Francia

(36)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

36

(37)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

37 Shaw e McKay

Il modello delle zone concentriche fu applicato da altri due sociologi di Chicago, Clifford R. Shaw e Henry D. McKay, allo studio della criminalità. Calcolando il tasso di delinquenza, cioè il rapporto fra il numero degli autori di reato residenti in un'area e il totale della popolazione di quell'area, esso raggiungeva il punto più alto nella zona di transizione e diminuiva man mano che si passava alle zone esterne. Le differenze nel tasso di delinquenza fra le varie zone erano rimaste praticamente immutate nell'ultimo quarantennio, nonostante la popolazione si fosse in quel periodo rinnovata e la sua composizione per gruppi etnici fosse profondamente cambiata. Analizzando la distribuzione degli altri «mali sociali» (povertà, abitazioni inadeguate, salute mentale, alcolismo, tubercolosi, mobilità ed eterogeneità della popolazione) notarono lo stesso andamento, cioè che la loro frequenza diminuiva passando dalla zona di transizione a quella esterna della città.

Tutto ciò faceva pensare che il tasso di delinquenza delle varie zone fosse dovuto non alle caratteristiche individuali di coloro che vi abitavano ma alla struttura sociale di queste ed in particolare al grado di integrazione e di organizzazione sociale.

(38)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

38 Shaw e McKay

La criminalità era maggiore nelle aree più povere, più eterogenee dal punto di vista della composizione etnica e con una popolazione più mobile ed instabile.

Ma gli studiosi ritenevano fra queste variabili non vi fosse una relazione

diretta. La povertà, l'eterogeneità e l'instabilità residenziale non erano le

cause immediate della criminalità. Fra le prime tre e la quarta vi era una

variabile intermedia: la disorganizzazione sociale. Con questa espressione si

indicava l'incapacità, da parte dei residenti in un quartiere, di convivere, di

associarsi, di cooperare, l'assenza di forti legami formali ed informali. Questa

mancanza di relazioni solide era provocata dall'eterogeneità etnica, che

ostacolava il formarsi di un sistema di valori comuni, e dalla povertà e

dall'instabilità residenziale, che scoraggiava l'identificazione con il quartiere,

nel quale si cercava di vivere meno a lungo possibile. A sua volta, la mancanza

di relazioni rendeva più difficile il controllo sociale informale e quindi favoriva

la criminalità.

(39)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

39

(40)

Inciviltà

Teoria della

broken window

The Spreading of

Disorder

(41)

Teoria della broken window

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2010- 2011

Le teorie sociologiche della devianza

Premessa della teoria è che il disordine sociale nell’ambiente determina un incremento della criminalità (Wilson & Kelling, 1982)

Disordine sociale  reati di scarsa importanza  reati contro la proprietà  reati violenti

Le comunità inviano messaggi ai potenziali autori delle inciviltà riguardo alla tolleranza nei confronti della violazione delle norme giuridiche

L’intervento nell’ambito di questo processo può prevenire l’escalation della criminalità

41

Teoria della broken window

(42)

Teoria della broken window

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2010- 2011

Le teorie sociologiche della devianza

Problemi relativi alla teoria:

Il disordine sociale determina una maggiore gravità dei reati o viene attenuato dalla struttura sociale?

Se la relazione è causale vi sono modalità di individuazione di situazioni di disordine sociale indipendenti dalla discrezionalità degli organi di polizia?

Il livello di disordine tollerato prima del raggiungimento di un punto critico varia al variare delle caratteristiche del vicinato (Gladwell, 2000)

42

Teoria della broken window

(43)

Teoria della broken window

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2010- 2011

Le teorie sociologiche della devianza

Per stabilire che si tratta di una relazione causale occorre dimostrare che il disordine sociale (variabile indipendente o predittiva) precede l’incremento della criminalità (variabile dipendente):

Incremento della criminalità Incremento

della criminalità Disordine

elevato

Disordine contenuto

Diminuzione della criminalità Diminuzione

della criminalità

43

Teoria della broken window

(44)

Teoria della broken window

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2010- 2011

Le teorie sociologiche della devianza

Le ricerche empiriche hanno viceversa dimostrato che l’effetto prodotto dal disordine sociale è opposto a quello atteso:

il disordine è associato a piccole, ma statisticamente significative,

diminuzioni della probabilità che un’area geografica risulti

caratterizzata dalla commissione di un maggior numero di reati violenti

44

Teoria della broken window

(45)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

45

Kees Keizer, et al., “The Spreading of Disorder”, Science, 322, 1681 (2008)

L’inclinazione a trasgredire aumenta

quando

sperimentiam o

ripetutamente l’infrazione di divieti

(giustificazion e delle

politiche di

tolleranza zero

verso la micro-

criminalità)

(46)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

46

The spread of disorder

Secondo la teoria della broken

window la rimozione dei segni

di disordine determina la

riduzione delle inciviltà e dei

tassi di microcriminalità

(47)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

47

The spread of disorder

La teoria della broken window è molto

popolare, ma estremamente

controversa a causa della insufficienza

dell’evidenza empirica.

La ricerca sulla broken window theory

(BWT) individua correlazioni, ma le

conclusioni relative alla causalità sono

oscillanti.

(48)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

48

1. Violazione norme sociali, es. gettare a terra la pubblicità lasciata sotto il tergicristallo della propria vettura

2. Violazione di una ordinanza di polizia locale

3. Violazione di una norma stabilita da una azienda privata (es. supermercato) non accompagnata da una corrispondente sanzione, es. “I signori clienti sono pregati di riporre i carrelli”

Il disordine è connesso solo ad esempi che danno visibilità alla violazione delle norme?

The spread of disorder (2008)

(49)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

49 The spread of disorder (2008)

Reazione alla pubblicità sul parabrezza

Gettare la carta a

terra

NON gettare la carta a

terra

Condizione di disordine nell'ambien-

te

Carrelli

abbandonati nel parcheggio del

supermercato

35 25 60

Carrelli NON abbandonati nel

parcheggio del supermercato

18 42 60

53 67 120

(50)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

50 The spread of disorder (2008)

Reazione alla pubblicità sul parabrezza Gettare la

carta a terra

NON gettare la carta a

terra

Condizione di disordine nell'ambiente

Carrelli abbandonati nel

parcheggio del supermercato

26,50 33,50

Carrelli NON abbandonati nel

parcheggio del supermercato

26,50 33,50

probabilità di commettere un errore del primo tipo, ossia di accettare l'ipotesi alternativa quando invece la distribuzione è dovuta al caso (p deve essere minore o uguale a 0,05)

0,001777 434

TEST.CHI restituisce la probabilità che un valore del dato statistico χ2 equivalente al valore calcolato mediante la formula venga casualmente ottenuto in base al presupposto di indipendenza. Nel calcolo di tale

probabilità, TEST.CHI utilizza la distribuzione χ2 con il numero adeguato di gradi di libertà, gdl.

(51)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

51 The spread of disorder (2008)

Our conclusion is that, as a certain norm violating

behavior becomes more common, it will negatively

influence conformity to other norms and rules. The

effect was not limited to social norms but also

applied to police ordinances and even to legitimate

requests established by private companies. The

mere presence of graffiti more than doubled the

number of people littering and stealing.

(52)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

52

(53)

Teorie del conflitto di

culture

(54)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011- 2012

54 Thorsten Sellin

Conflitti

primari

tra culture diverse

Conflitti

secondari

all’interno di una stessa cultura

1.

Codici diversi entrano in collisione alla frontiera di zone di culture contigue

2.

Imposizione di norme a seguito di una conquista e del colonialismo (circolazione dei modelli giuridici)

3.

Emigrazione in un gruppo dotato di norme di condotta diverse

Situazione di conflitto tra norme sociali e di tensione tra struttura sociale e culturale

Spiegazione utilizzata per la devianza degli

immigrati

(55)

Teorie

dell’etichettame nto

(labelling approach)

Prospettiva

interazionistica

(56)

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56

I neo-chicagoans: Goffman, Howard Becker, Lemert

Dal comportamento deviante all’identità deviante:

il controllo sociale determina la devianza

Deviazione primaria

L’atto deviante non è ancora socialmente riconosciuto come tale

Reazione sociale

Deviazione secondaria

Lemert

indignazione morale

azione diretta al controllo

Disapprovazione Degradazione Isolamento

(57)

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57 Deviazione secondaria

Non è necessaria una definizione “subculturale”, ossia non è sempre necessaria la partecipazione ad un gruppo deviante:

Il “lupo solitario”

L’alcoolista si esprime all’interno di qualsiasi contesto sociale

“normale”

Per esercitare la prostituzione e il gioco d’azzardo è invece necessaria una organizzazione

Assunzione di ruoli sociali come mezzo di difesa, attacco e adattamento ai problemi manifesti o latenti determinati dalla reazione societaria alla deviazione primaria

(58)

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58

Il soggetto si adegua ai meccanismi imposti dalla reazione sociale:

Costruzione dell’identità

deviante

Carriera deviante (Becker)

assunzione di un ruolo che si impone all’identità del soggetto:

Stigma (Goffman)

Convalida di uno status permanente + diritto all’assistenza entitlement/eligibility

Repressione

(proibizionismo)  DIPENDENZA

creazione di mercati illegali

Evoluzione moderna del taboo (Mead) Discriminazione

(59)

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59

La devianza non è una qualità dell’atto, ma la conseguenza dell’applicazione al trasgressore (outsider) di regole e di sanzioni da parte degli altri appartenenti al gruppo, che operano in tal modo una classificazione degli atti devianti nel momento in cui le regole sono prodotte. Il deviante è colui che viene etichettato come tale.

Howard S. Becker

Deviante secondo chi?

Le audiences e il processo di etichettamento 3 pubblici:

a) La società nel suo complesso: l’80% degli italiani condanna l’adulterio….

b) Persone significative con cui il deviante interagisce con maggiore frequenza

c) Agenti del controllo sociale formale

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60

Howard S. Becker

Modi di percezione da parte degli altri

Tipi di comportamento

Ligio alle regole Contrario alle regole

Percepito come

deviante Falsamente accusato

Deviante puro

Non percepito

come deviante Conformista Deviante segreto

Outsiders. Studies in the Sociology of Deviance

(61)

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61

Becker ritiene inadeguato il modello interpretativo simultaneo, che stima il peso di ciascuna variabile indipendente (classe sociale, genere, situazione familiare, contesto ambientale, ecc.) sulla produzione dei comportamenti devianti e privilegia un modello interpretativo sequenziale o processo di interazione che determina un modello stabilizzato di comportamento, ossia uno

STILE DI VITA CARRIERA DEVIANTE

Howard S. Becker

Successo del modello

Fallimento del modello

Forte identità deviante

Riassunzione di modelli di comportamento convenzionali

Non sono sufficienti atti devianti ripetuti

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62

Howard

Becker Edwin Lemert

Non si occupa dei meccanismi sociali che inducono

l’individuo ad assumere un atteggiamento conformistico

La devianza è il processo

mediante il quale gli individui si distaccano dai

comportamenti convenzionali (e dalle relative istituzioni) es. ragazzo che studia

controvoglia: l’atto deviante è una possibile soluzione

A differenza di Becker si

occupa dei meccanismi sociali che inducono l’individuo ad assumere un atteggiamento conformistico

La devianza è funzione del controllo sociale

benché Lemert esamini solo le forme di reazione organizzate nell’ambito delle agenzie

formali del controllo

(63)

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63

Lemert critica l’applicazione del concetto di «carriera» alla devianza:

Alla luce di una disamina più attenta, appare consigliabile una certa prudenza nell'applicare alla devianza il concetto di carriera. A me pare, ad esempio, che la nozione di «reclutamento» delle persone non sia più che una generica analogia, se riferita alla gran parte dei tipi di devianza. L'apprendimento di conoscenze specialistiche da altri devianti è proprio di certe forme di devianza, ma non di tutte, e l'affermazione che i devianti compiono un «tirocinio» va intesa in senso figurato più che letterale, quando pure è possibile applicarla alla realtà. Parlando di carriera, si fa riferimento ad un iter da seguire, ma il tentativo di delineare delle sequenze fisse di stadi che le persone attraversano, nel passaggio da una devianza minore ad una più progredita, non è facilmente conciliabile cori una teoria interazionista.

Inoltre, non è stata ancora portata alcuna prova certa che avvalori l'idea che esistano segni premonitori della devianza, sotto forma di sindromi di comportamento o di personalità, come nel caso dei cosiddetti «predelinquenti»,

«prepsicotici» o «predisposti alla tossicodipendenza». All'interno di una società pluralistica e in continuo mutamento, i concetti di deriva, eventualità e rischio appaiono molto più significativi in rapporto alla devianza, che non quello di un processo lineare e ineluttabile.

(64)

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64

Stigma

Etichetta Marchio Bollatura

Pubblica diffusione di informazioni Rituali di degradazione

Esercito

Voto di povertà

Malattia contagiosa: il lazzaretto Condanna dell’imputato

La prostituzione in Inghilterra nel XIX secolo: uno status irrevocabile derivante dalla degradazione delle donne impudiche

La censura dell’opinione pubblica nei confronti delle più piccole debolezze umane accresceva il numero delle prostitute abituali e la pratica dell’infanticidio

L’esclusione delle donne incinte nella società vittoriana

Semplice

etichetta

o

prodotto di processi sociali

?

La questione sociologica è: come emergono le categorie culturali e come vengono mantenute?

(65)

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65

Stigma

Tattooing had several functions in antiquity. One is self-decoration, which is now almost its only use but in antiquity was a practice associated with the less advanced barbarians.

A second, not easily distinguished from the first, was religious, and this was associated with eastern nations such as the Egyptians and the Syrians. The most important use was for punitive purposes; this came to the Greeks from the Persians, and was transmitted by the Greeks to the Romans; among these in turn it came to be used not only for criminals, but in late antiquity also for soldiers and military workers. The branding of animals was a universal practice, but that of humans was almost unknown to the Greeks, and even among the Romans was comparatively rare.

(66)

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66

Stigma

(67)

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67

Stigma

Attributo che produce un profondo discredito (Goffman) Stereotipo

Rifiuto (presuppone una scala di distanza sociale)

Comportamento anticonformista (contrario a una norma di una unità sociale, ossia la credenza condivisa che una persona dovrebbe adottare un

comportamento di un certo tipo o in un determinato momento

Relazione tra attributo (“marchio”) e stereotipo (caratteristiche indesiderate) L’attributo collega la persona allo stereotipo e ciò produce discriminazione

La discriminazione concentra l’attenzione su chi produce rifiuto ed esclusione e non sui destinatari di tali comportamenti (ossia i soggetti stigmatizzati)

(68)

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68

Stigma

Individuazione delle differenze socialmente rilevanti (variabili nel tempo, nello spazio e nelle diverse culture)

le credenze e gli atteggiamenti culturali collegano le persone etichettate a caratteristiche indesiderate, ossia a stereotipi negativi

Es. lo stabismo come carattere socialmente rilevante nell’antica cultura Maya

Gli albini

L’iperattività come indicatore di disordine

categorizzazione delle persone etichettate e separazione tra “noi” e

“loro” (es. ondate immigratorie) diverso grado di stigmatizzazione

le persone etichettate sperimentano la perdita di status e la

discriminazione che conduce a esiti diseguali

(69)

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69

Stigma

la stigmatizzazione è completamente dipendente dal potere economico, sociale e politico che consente di identificare le differenze, di costruire gli stereotipi, di categorizzare le persone “etichettate” e realizza pienamente la disapprovazione, il rifiuto, l’esclusione e la discriminazione

Il potere è essenziale per la

produzione sociale dello stigma

Spesso il ruolo del potere nei processi di stigmatizzazione è trascurato perché i

differenziali di potere

sono dati per scontati e non ritenuti problematici:

quando si parla di malattia mentale, di obesità, di sordità, ecc. c’è la tendenza a focalizzare l’attenzione sugli attributi associati a tali condizioni anziché sul differenziale di potere tra gli individui dotati di tali attributi ed individui che ne sono privi.

Es.: la stigmatizzazione degli Olandesi e degli Irlandesi da parte dei coloni inglesi nel XVIII e nel XIX secolo derivava dalla posizione di potere allora esercitata su questi gruppi etnici

(70)

Le teorie sociologiche della devianza

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70

Insieme di pratiche istituzionali che hanno l’effetto di creare svantaggi nei confronti di minoranze (etniche, ecc.) anche in assenza di pregiudizi o discriminazioni individuali

Il problema dell’“ambiente disabilitante” barriere architettoniche

DISCRIMINAZIONE

individuale

strutturale

Razzismo istituzionale

A applica uno stereotipo a B e lo discrimina es. gli nega il lavoro, rifiuta di affittargli un appartamento, ecc.

(71)

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La perdita di status come fonte di discriminazione

Non è necessario rivisitare le ragioni connesse all’etichettamento e alla costruzione delle stereotipo che hanno condotto alla perdita di status, perché quest’ultimo costituisce autonomamente la base della discriminazione.

Il ridimensionamento della posizione dell’individuo nella gerarchia dello status produce una serie di effetti negativi “a cascata” che incide sulle opportunità disponibili.

Nella misura in cui i gruppi stigmatizzati accetteranno la visione dominante della loro diminuzione di status avranno una minore probabilità di

“sfidare” le forme strutturali di discriminazione che ostacolano le

opportunità a cui essi aspirano. La discriminazione diretta rinforza la loro

aspettativa di essere trattati secondo gli stereotipi e quindi rinforza i

processi descritti nel contesto della teoria dell’etichettamento.

(72)

Le teorie sociologiche della devianza

Sociologia e politiche del controllo sociale a.a. 2011-

2012 72

Drawing on field work and interviews from South India (Kerala), the author analyzes married women's experiences of stigma when they are childless and their everyday resistance practices. As stigma theory predicts, childless women deviate from the "ordinary and natural" life course and are deeply discredited, but contrary to Goffman's theory, South Indian women cannot "pass" or selectively disclose the "invisible"

attribute, and they make serious attempts to destigmatize themselves.

Social class and age mediate stigma and resistance processes: Poor village women of childbearing age are devalued in ways affluent and professional women avoid; differently situated women challenge dominant definition sand ideologies of family in distinctive ways. South Indian women are creating spaces for childless marriages within the gendered margins of families and culturally prevalent definitions of womanhood. The findings contribute to rethinking Western assumptions in Goffman's theory and suggest new directions for research on power and everyday resistance.

(73)

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Recent research has done on the economics of prostitution focussing on the role of stigma in shaping the interaction between demand and supply and the resulting sub-markets in which this activity is typically organised.

We extend the framework to consider the role of reputation and stigma in determining policy decisions regarding the regulation of prostitution and show how sub-optimal outcomes (from the point of view of the welfare of sex workers) may prevail.

Simulating the impact of

regulation changes on the market for prostitution services

Marina Della Giusta

Eur J Law Econ (2010) 29:1–14

(74)

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La convalida di uno status permanente genera il diritto all’assistenza

La combinazione di riprovazione e giustificazione da luogo alla c.d.

ideologia della doppia morale :

Il rifiuto combinato con gli interventi riabilitativi finalizzati al reinserimento sociale attenua le reazioni pubbliche nei confronti di

alcoolisti

tossicodipendenti criminali

handicappati indigenti

Come lo stgma associato alle misure di welfare conduce a perpetuare l’uso del welfare

(R.M. Page, Stigma, London, Routledge &

Keegan Paul, 1984)

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Stigmatizzazione

Processi che creano, mantengono o intensificano lo stigma (Mead, Pound, ecc.)

La coerente applicazione delle sanzioni (Mead)

Un atteggiamento fermo nei confronti dei cosiddetti

“avanzi di galera” genera un antagonismo reattivo, ostilità e intransigenza e favorisce le recidive

A tale atteggiamento si contrappone un modello di giustizia individualizzata (es. Tribunale per i minorenni, anche se Matza ritiene che tale modello comporti l’incoerenza delle sanzioni)

La incoerente applicazione delle sanzioni (Pound) indagini sulla criminalità nelle città americane negli anni ‘20

Genera senso di ingiustizia, confusione di giurisdizioni e di procedure ed è il fattore principale che determina l’avviamento alla carriera deviante

Le pene che non assicurano il

reinserimento sociale del condannato generano ostilità e quindi assicurano il mantenimento di una

“classe criminale”

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Gli elementi motvazionali che

inducono un individuo a compiere

atti devianti non sono sempre

congruenti con i comportament

manifest

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Blacke e Davis (1964)

Desideri o motivi Comportamento

Conformistico Deviante

Conformistico A (++)

B (+ –)

incertezza sulle regole del sistema sociale

Difetti nelle procedure di apprendimento delle norme

Deviante

C (– +)

interiorizzazione delle norme (Parsons)

Perdita dell’approvazione da parte degli altri membri del gruppo Sistema delle sanzioni formali Mancanza di concrete opportunità

D (– –)

Norms, Values and Sanctions

Riferimenti

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