1b. Esercitazione guidata di Geometria 2
Esercizi teorici
Prof. Matteo Penegini Prof. Arvid Perego
Esercizio 1. Siano X uno spazio topologico T2 e A ⊆ X. Dimostrare che se A
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e retratto di X, allora A `e un chiuso di X.
Esercizio 2. Una propriet`a P di spazi topologici `e detta omotopica se presi due spazi topologici X e Y omotopicamente equivalenti, la propriet`a P vale per X se e solo se vale per Y . Determinare quali tra le seguenti propriet`a sono omotopiche:
compattezza; Hausdorff; connessione; connessione per archi.
Esercizio 3. Dimostrare che se f : R2 −→ Rn`e un omeomorfismo, allora n = 2.
Esercizio 4. Mostrare che l’applicazione antipodale di S2n−1`e omotopa a idS2n−1. Esercizio 5. Sia X uno spazio topologico.
(1) Se f : S1 −→ X `e una funzione continua, dimostrare che f `e omotopa ad una funzione costante se e solo se esiste una funzione continua g : D2 −→
X tale che g|S1 = f .
(2) Se f : X −→ Sn `e una funzione continua e non suriettiva, allora f `e omotopa ad una funzione costante.
Esercizio 6. Vogliamo dimostrare che se f : S1 −→ S1 `e continua e tale che f (−x) = −f (x), allora f non `e omotopa ad una funzione costante.
(1) Su S1 si consideri la relazione di equivalenza definita da x ∼ y se e solo se y = ±x. Dimostrare che S1/ ∼ `e omeomorfo a S1, e che la mappa quoziente p : S1 −→ S1 `e un rivestimento di grado 2.
(2) Dimostrare che esiste una funzione g : S1 −→ S1 tale che g ◦ p = p ◦ f . (3) Sia γ un cammino chiuso in S1 avente come punto base x0 ∈ S1, e la cui
classe di coomologia genera π1(S1, x0). Dimostrare che π1(p ◦ f )([γ]) 6= 1 in π1(S1, g(x0)), e dedurne che g ◦ p non `e omotopa ad una funzione costante.
(4) Dimostrare che se X, Y, Z sono spazi topologici e f : X −→ Y e g : Y −→
Z sono continue, se f (risp. g) `e omotopa alla funzione costante, allora g ◦ f `e omotopa alla funzione costante. Concludere la dimostrazione.
Esercizio 7. Teorema di Borsuk-Ulam. L’enunciato `e il seguente: se f : Sn −→ Rn `e continua, allora esiste z ∈ Sn tale che f (z) = f (−z). Lo vogliamo dimostrare per n ≤ 2.
(1) Dimostrare l’enunciato per n = 1.
(2) Usando l’Esercizio precedente, dimostrare che non esistono funzioni con- tinue f : S2 −→ S1 tali che g(−x) = −g(x) per ogni x ∈ S2.
(3) Concludere per contraddizione l’enunciato per n = 2.
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Esercizio 8. Teorema di Lyusternik-Shnirelman. L’enunciato del teorema
`
e il seguente: Siano A, B, C ⊆ S2 tre sottoinsiemi chiusi tali che A ∪ B ∪ C = S2. Dimostrare che esiste x ∈ S2 tale che x e −x appartengono entrambi ad uno dei tre chiusi A, B, C.
(1) Sia (X, d) uno spazio metrico e A ⊆ X. Per ogni x ∈ X definiamo dA: X −→ R, dA(x) := inf{d(x, a) | a ∈ A}.
Dimostrare che dA`e una funzione positiva e continua su X, e che dA(x) = 0 se e solo se x ∈ A.
(2) Siano A, B ⊆ S2 chiusi. Dimostrare che la funzione fA,B : S2 −→ R2, fA,B(z) := (dA(z), dB(z))
`e continua.
(3) Dedurre l’enunciato dal punto precedente e dal Teorema di Borsuk-Ulam.
Esercizio 9. Siano X e Y due spazi topologici e ∼X, ∼Y due relazioni di equi- valenza su X e su Y rispettivamente. Poniamo eX := X/ ∼X, eY := Y / ∼Y, e indichiamo πX : X −→ eX e πY : Y −→ eY i morfismi quoziente. Sia ∼X×I la relazione d’equivalenza su X × I definita ponendo (x, t) ∼X×I (x0, t0) se e solo se t = t0 e x ∼X x0, ed osserviamo che X × I/ ∼X×I' eX × I.
(1) Dimostrare che se f : X −→ Y `e continua e equivariante (cio`e se x ∼X x0 allora f (x) ∼Y f (x0), allora esiste un’applicazione continua ef : eX −→ eY tale che ef ◦ πX = πY ◦ f .
(2) Due funzioni f, g : X −→ Y continue sono omotope in modo equivariante se sono equivarianti e se esiste F : X × I −→ Y equivariante che `e un’omotopia tra f e g. Mostrare che se f e g sono omotope in modo equivariante, allora ef e eg sono omotope.
(3) Una funzione continua f : X −→ Y `e detta equivalenza omotopica equi- variante se `e equivariante ed esiste g : Y −→ X continua ed equivariante tale che g ◦ f `e omotopa in modo equivariante a idX, e f ◦ g `e omotopa in modo equivariante a idY. Mostrare che se f : X −→ Y `e un’equivalenza omotopica equivariante, allora ef : eX −→ eY `e un’equivalenza omotopica.
(4) Un sottoinsieme A ⊆ X `e detto chiuso rispetto a ∼X se per ogni a ∈ A si ha che se a ∼X x, allora x ∈ A. Mostrare che se A `e chiuso rispetto a
∼X, allora ∼X induce una relazione di equivalenza ∼Asu A di modo che l’inclusione A −→ X `e equivariante, e eA := A/ ∼A' πX(A).
(5) Diremo che A ⊆ X `e retratto equivariante di X se A `e chiuso rispetto a
∼X ed esiste f : X −→ A continua, equivariante e tale che f|A = idA (il morfismo f `e detto retrazione equivariante). Mostrare che se A `e retratto equivariante di X, allora eA `e retratto di eX.
(6) Diremo che A ⊆ X `e retratto equivariante per deformazione di X se A `e retratto equivariante si X con morfismo di retrazione equivariante omoto- po in modo equivariante a idX. Mostrare che se A `e retratto equivariante per deformazione di X, allora eA `e retratto per deformazione di eX.
Soluzione esercizio 1. Il fatto che A sia retratto di X significa che esiste una funzione continua f : X −→ A che ristretta ad A `e l’identit`a. Per mostrare che A `e chiuso, mostriamo che X \ A `e aperto. Sia quindi x ∈ X \ A, e osserviamo che f (x) ∈ A, quindi x 6= f (x).
Dato che X `e T2, esistono quindi un intorno aperto U di x e un intorno aperto V di f (x) (aperti di X) tali che U ∩ V = ∅. Dato che A ⊆ X, si ha dunque V ∩ A intorno aperto di f (x) in A, e dato che f `e continua si ha che f−1(V ∩ A) `e un aperto di X, e dato che f (x) ∈ V ∩ A si ha che x ∈ f−1(V ∩ A).
Si ha dunque che U0 := U ∩f−1(V ∩A) `e un intorno aperto di x in X. Mostriamo che U0 ∩ A = ∅, il che concluder`a la dimostrazione. Sia dunque y ∈ U0. Se avessimo y ∈ A, allora dovremmo avere f (y) = y, dato che f|A = idA. Ma dato che y ∈ f−1(V ∩ A), si ha che y = f (y) ∈ V ∩ A, quindi y ∈ V . Inoltre si ha anche y ∈ U , dato che y ∈ U0 e U0 ⊆ U . Ma quindi y ∈ V ∩U , il che `e impossibile dato che V ∩ U = ∅.
Soluzione esercizio 2. Tra le quattro propriet`a elencate (compattezza, Haus- dorff, connessione e connessione per archi), solo la connessione e la connessione per archi sono omotopiche.
(1) La compattezza non `e omotopica: sappiamo che R con la topologia euclidea
`e contraibile, quindi R `e omotopicamente equivalente a un punto. Ma R non `e compatto, mentre lo spazio topologico costituito da un solo punto `e compatto.
(2) La propriet`a T2 non `e omotopica. Per fornirne un esempio, si consideri X = (R, τ ), dove τ `e la topologia degli intervalli aperti centrati in 0 (cio`e un sottoinsieme di R `e aperto se `e solo `e vuoto, `e R o `e un intervallo del tipo (−a, a) per a > 0). Sappiamo allora che X non `e T2, e mostriamo che `e contraibile. In effetti, consideriamo la funzione
f : R −→ R, f (x) := 0,
la funzione costante di valore 0. Essendo una funzione costante, `e con- tinua; la sua immagine `e {0} e ovviamente f|{0} = id{0}, quindi {0} `e retratto di X. Rimane da dimostrare che `e retratto per deformazione, cio`e che esiste un’omotopia, cio`e una mappa F : R × I −→ R continua (rispetto alla topologia prodotto) tale che F0 = f e F1 = idR. Conside- riamo l’omotopia naturale (che funziona con la topologia euclidea su R), vale a dire
F (x, t) = tx,
quindi F0 = f e F1 = idR. La dimostrazione della continuit`a di questa mappa `e lasciata per esercizio (utilizzare il fatto che F−1(−a, a) `e aperto nella topologia euclidea e simmetrico rispetto all’asse y).
(3) La connessione `e una propriet`a omotopica. Per dimostrarlo, possiamo procedere come segue. Siano X e Y due spazi topologici omotopicamente equivalenti, e sia f : X −→ Y un’equivalenza omotopica. Supponiamo X e connesso, e sia g : Y −→ X una funzione continua tale che g ◦ f ∼ idX e f ◦ g ∼ idY. Dato che X `e connesso e f `e continua, si ha
che f (X) ⊆ Y `e connesso. Supponiamo che Y non sia connesso: esiste quindi una componente connessa Y0 di Y che contiene f (X), ed esiste y0 ∈ Y \ Y0. Ora, dato che f ◦ g `e omotopa a idY, esiste una funzione continua F : Y × I −→ Y tale che F0 = f ◦ g e F1 = idY. Consideriamo allora la mappa
γ : I −→ Y, γ(t) := F (y0, t),
che `e continua. Osserviamo che γ(0) = F (y0, 0) = f (g(y0)) ∈ f (X), men- tre γ(1) = F (y0, 1) = y0, quindi γ `e un cammino continuo che congiunge y0 ad un punto di f (X). Dato che f (X) ⊆ Y0, che Y0 `e una componente connessa di Y e che y0 ∈ Y/ 0, questo `e impossibile. In conclusione si deve avere Y connesso.
(4) La connessione per archi `e una propriet`a omotopica. Questo si pu`o di- mostrare come nel punto precedente, oppure usando π0.Pi`u precisamente, siano X e Y due spazi topologici e f : X −→ Y un’equivalenza omotopi- ca. Abbiamo dimostrato in un’esercitazione (Esercizio 3 del foglio 2) che allora π0(f ) fornisce una corrispondenza biunivoca tra π0(X) e π0(Y ).
Dato che uno spazio topologico `e connesso per archi se e solo il suo π0 `e costituito da un solo elemento, si ha che X `e connesso per archi se e solo se Y lo `e.
Soluzione esercizio 3. Se f : R2 −→ Rn `e un omeomorfismo, allora per ogni punto P ∈ R2 si ha che f induce un omeomorfismo tra R2\ {P } e Rn\ {f (P )}.
Se n = 1, allora Rn \ {f (P )} `e disconnesso, laddove R2 \ {P } `e connesso: ne consegue che n ≥ 2. Se n ≥ 3, allora Rn \ {f (P )} `e semplicemente connesso (vedi Esercizio 2 del foglio 2), laddove R2 \ {P } `e omotopicamente equivalente ad una circonferenza, e quindi non `e semplicemente connesso: ne consegue che n ≤ 2. In totale, si trova che allora n = 2.
Soluzione esercizio 4. Dato che S2n−1 ⊆ R2n = Cn, possiamo descrivere tale ipersfera nel modo seguente:
S2n−1 =
(z1, · · · , zn) ∈ Cn|
n
X
i=1
|zi|2 = 1
. La mappa antipodale `e allora la mappa
a : S2n−1 −→ S2n−1, a(z1, · · · , zn) := (−z1, · · · , −zn).
Costruiamo ora l’omotopia, e poniamo
F : S2n−1× I −→ S2n−1, F ((z1, · · · , zn), t) := (eitπz1, · · · , eitπzn).
Osserviamo che
n
X
j=1
|eitπzj|2 =
n
X
j=1
|eitπ|2|zi|2 =
n
X
j=1
|zi|2 = 1,
quindi F (z, t) ∈ S2n−1 se z ∈ S2n−1. Inoltre tale mappa `e ovviamente continua e si ha che
F0(z1, · · · , zn) = F ((z1, · · · , zn), 0) = (z1, · · · , zn),
quindi F0 = idS2n−1, mentre
F1(z1, · · · , zn) = F ((z1, · · · , zn), 1) = (eiπz1, · · · , eiπzn) = (−z1, · · · , −zn), quindi F1 = a.
Soluzione esercizio 5. Sia X uno spazio topologico.
(1) Sia f : S1 −→ X e supponiamo che f sia omotopa ad una funzione costante. Esiste quindi x0 ∈ X ed una funzione continua F : S1×I −→ X tale che F1 = f e F0 = x0. Poniamo ora D2 il disco il cui bordo `e S1, cio`e
D2 = {(x, y) ∈ R2| x2+ y2 ≤ 1},
e osserviamo che se w = (x, y) ∈ D2\ {0}, allora esiste un unico z ∈ S1 ed un unico t ∈ (0, 1] tale che w = tz. Poniamo allora
g : D2 −→ X, g(w) := F (z, t), w 6= 0 x0, w = 0
che si verifica facilmente essere una funzione continua. Inoltre, si ha che se w ∈ S1, allora g(w) = F (w, 1) = f (w), quindi g|S1 = f .
Viceversa, supponiamo che g : D2 −→ X sia una funzione continua tale che g|S1 = f . Costruiamo allora l’omotopia
F : S1 × I −→ X, F (z, t) := g(tz).
Questa `e una mappa continua e si ha che F0(z) = F (z, 0) = g(0),
che `e quindi la funzione costante di valore g(0), mentre F1(z) = F (z, 1) = g(z) = f (z),
quindi F `e un’omotopia tra f e la funzione costante di valore g(0).
(2) Sia f : X −→ Sn una funzione continua non suriettiva. Esiste quindi P ∈ Sn che non sta nell’immagine di f . Per ogni x ∈ X si ha allora che f (x) 6= P , e quindi possiamo considerare la funzione
F : X × I −→ Sn, F (x, t) := tf (x) + (1 − t)P
||tf (x) + (1 − t)P ||. Questa funzione prende valori in Sn, `e continua, e si ha che
F0(x) = F (x, 0) = P
||P || = P,
dato che P ∈ Sn, quindi F0 `e la funzione costante di valore P , mentre F1(x) = F (x, 1) = f (x)
||f (x)|| = f (x),
dato che f (x) ∈ Sn, quindi F1 = f . Abbiamo quindi un’omotopia tra f e la funzione costante di valore P .
Soluzione esercizio 6. Consideriamo una funzione f : S1 −→ S1 continua tale che f (−x) = −f (x).
(1) Consideriamo
S1 = {z ∈ C | |z| = 1},
quindi z ∈ S1`e della forma z = eiθ con θ ∈ [0, 2π). Cosnsideriamo inoltre la mappa
r : S1 −→ S1, r(eiθ) := e2iθ. Osserviamo che
r(z) = r(eiθ = e2iθ = e2iθ+2iπ = e2i(θ+π) = r(ei(θ+π)) = r(−z).
La mappa r passa quindi al quoziente rispetto a ∼, inducendo quindi una mappa continua
r : Se 1/ ∼−→ S1.
Dato che la mappa r `e suriettiva, si ha che er `e suriettiva; inoltre `e facile osservare che r(z) = r(z0) se e solo se z0 = ±z, quindir `ee anche iniettiva.
Dato che S1 `e T2 e compatto, si ha anche che er `e chiusa, e quindi che er
`e un omeomorfismo.
Il fatto che la mappa p sia un rivestimento di grado 2 `e semplice: su S1 agisce in modo propriamente discontinuo il gruppo Z/2Z (l’azione dell’unico elemento non banale di questo gruppo `e quella che manda z in
−z), e la mappa quoziente `e quindi un rivestimento di grado 2.
(2) Questa `e una conseguenza della propriet`a universale del quoziente: si ha che f : S1 −→ S1 `e continua e dato che f (−x) = −f (x) per ogni x ∈ S1, si ha che
p(f (−x)) = p(−f (x)) = p(f (x)).
Ma quindi esiste un’unica mappa continua g : S1/ ∼−→ S1/ ∼ tale che g ◦ p = p ◦ f . Dato che S1/ ∼ `e omeomorfo a S1, si ha che g : S1 −→ S1. (3) Consideriamo γ : [0, 1] −→ S1 il cammino chiuso dell’enunciato, e sia
eγ : [0, 1] −→ S1
un sollevamento di γ rispetto alla mappa p e tale che eγ(0) = x0 e eγ(1) =
−x0 (che esiste dato che x0 e −x0 sono le due fibre su x0 rispetto a p), cio`e tale che p ◦eγ = γ. Osserviamo che
g ◦ γ = g ◦ p ◦eγ = p ◦ f ◦eγ.
Dato che
f ( ^gamma(0)) = f (x0) 6= −f (x0) = f (−x0) = f (eγ(1)),
si ha che π1(p ◦ f )([γ]) 6= 1, e quindi p ◦ f non pu`o essere omotopa ad una funzione costante. Ma dato che p ◦ f = g ◦ p, da questo segue che g ◦ p non pu`o essere omotopa ad una funzione costante.
(4) Supponiamo che g sia omotopa ad una funzione costante di valore z0. Esiste quindi G : Y × I −→ Z continua tale che G0 = g e G1 = z0. Consideriamo allora
F := G ◦ (f × idI) : X × I −→ Z,
che `e continua e tale che
F0(x) = F (x, 0) = G(f (x), 0) = g(f (x)), F1(x) = F (x, 1) = G(f (x), 1) = z0,
quindi F `e un’omotopia tra g ◦ f e una funzione costante.
Analogamente, se supponiamo che f sia omotopa ad una funzione co- stante di valore y0, esiste una funzione continua F : X × I −→ Y tale che F0 = f e F1 = y0. Poniamo
G := g ◦ F : X × I −→ Z, che `e continua e si ha
G0(x) = G(x, 0) = g(F (x, 0)) = g(f (x)), G1(x) = G(x, 1) = g(F (x, 1)) = g(y0)
quindi G `e un’omotopia tra g ◦ f e la funzione costante di valore g(y0).
Concludiamo ora la dimostrazione del teorema. Sia dunque f : S1 −→
S1 una funzione continua tale che f (−x) = −f (x) per ogni x ∈ S1. Come abbiamo gi`a visto precedentemente, posta p : S1 −→ S1 la mappa quoziente per la relazione d’equivalenza x ' ±x, e posta g : S1 −→ S1 tale che g ◦ p = p ◦ f , sappiamo che g ◦ p non `e omotopa ad una funzione costante. Se ora f fosse omotopa ad una funzione costante, si avrebbe che p ◦ f , e quindi g ◦ p dovrebbe essere omotopa ad una funzione costante, il che non `e possibile.
Soluzione esercizio 7. Consideriamo f : Sn −→ Rn continua.
(1) Se n = 1, abbiamo a che fare con una funzione f : S1 −→ R continua.
Consideriamo la funzione
g : S1 −→ R, g(z) := f (z) − f (−z), che `e a sua volta continua, e osserviamo che
g(−z) = f (−z) − f (z) = −g(z).
Se per ogni z ∈ S1 si ha che g(z) = 0, allora f (z) = f (−z) per ogni z ∈ S1, il che conclude la dimostrazione. Se esiste z0 ∈ S1 tale che g(z0) 6= 0, allora g(z0) e g(−z0) hanno segno opposto. Se γ : [0, 1] −→ S1
`e un cammino continuo tale che γ(0) = z0 e γ(1) = −z0, allora g ◦ γ `e una funzione continua su [0, 1] che assume valori di segno opposto in 0 e in 1, quindi per il teorema del valore intermedio deve esistere t ∈ [0, 1]
tale che g(γ(t)) = 0, e quindi deve esistere z ∈ S1 tale che g(z) = 0, cio`e f (z) = f (−z).
(2) Se n = 2, supponiamo che esista f : S2 −→ S1 continua tale che f (−x) =
−f (x) per ogni x ∈ S2. Sia i : S1 −→ S2 la mappa che include S1 in S2 come un equatore, e consideriamo la funzione g := f ◦ f : S1 −→ S1. Osserviamo che g `e continua e
g(−z) = f (i(−z)) = f (−z) = −f (z) = −f (i(z)) = −g(z),
quindi per l’esercizio precedente si ha che g non `e omotopa ad una mappa costante. Ma dato che i : S1 −→ S2 prende valori in uno spazio sempli- cemente connesso, si ha che i `e omotopa alla mappa costante (possiamo pensare a i : S1 −→ S2 come ad un cammino chiuso in S2, che `e quindi omotopo al cammino costante, cio`e ad una mappa costante da S1 a S2).
Per l’ultimo punto dell’esercizio precedente si ha allora che f ◦i `e omotopa alla mappa costante, il che non `e possibile.
(3) Sia ora f : S2 −→ R2 una funzione continua, e supponiamo che per ogni x ∈ S2 si abbia f (−x) 6= f (x). Consideriamo allora la mappa
g : S2 −→ S1, g(x) := f (x) − f (−x)
||f (x) − f (−x)||, che `e ben definita e continua. Osserviamo che
g(−x) = f (−x) − f (x)
||f (−x) − f (x)|| = −g(x)
per ogni x ∈ S2, il che non `e possibile dato il punto precedente.
Soluzione esercizio 8. Consideriamo un sottoinsieme A di uno spazio topolo- gico X.
(1) Il fatto che dAsia una funzione positiva `e ovvio, dato che d `e una distanza su X. Per la continuit`a, dobbiamo dimostrare che dA `e continua in ogni x0 ∈ X, e quindi che per ogni > 0 esiste δ > 0 tale che se d(x0, y) < δ, allora
|dA(x0) − dA(y)| < .
Ora, osserviamo che preso un qualunque y ∈ X e un qualunque a ∈ A, per la disuguaglianza triangolare si ha
d(x0, a) ≤ d(y, a) + d(x0, y), d(y, a) ≤ d(x0, a) + d(x0, y).
Prendendo l’estremo inferiore al variare di a ∈ A si ha dunque dA(x0) ≤ dA(y) + d(x, y), dA(y) ≤ dA(x0) + d(x, y), cio`e
|dA(x0) − dA(y)| ≤ d(x0, y).
Dunque, scegliamo δ = , e la continuit`a `e dimostrata.
Rimane da dimostrare che dA(x) = 0 se e solo se x ∈ A. Supponiamo anzitutto che x ∈ A. Allora per ogni n ∈ N esiste an ∈ A tale che d(x, an) < 1/n. Questo implica quindi che dA(x) = 0. Se invece x /∈ A, allora esiste > 0 tale che B(x, d) ∩ A = ∅, cio`e per ogni a ∈ A si ha d(x, a) ≥ , il che implica che dA(x) ≥ , e quindi dA(x) 6= 0.
(2) Una funzione da S2 a R2 `e continua se e solo se le sue due componenti lo sono. Nel caso di fA,B le due componenti sono dAe dB, che sono continue per il punto precedente.
(3) Siano ora A, B, C tre chiusi di S2 la cui unione sia tutta S2. La funzio- ne fA,B : S2 −→ R2 `e continua per il punto precedente. Per il teorema di Borsuk-Ulam allora sappiamo che esiste x ∈ S2 tale che fA,B(x) = fA,B(−x). Questo ci dice che se x ∈ A, allora dA(x) = 0, quindi fA,B(x) = (0, dB(x)). Ma quindi fA,B(−x) = (0, dB(x)), il che implica che dA(−x) = 0, e quindi −x ∈ A dato che A `e chiuso. Se x ∈ B, si conclude analoga- mente che −x ∈ B. Il caso in cui x ∈ C si concude usando la funzione fA,C.
Soluzione esercizio 9. Utilizziamo le notazioni dell’enunciato dell’esercizio. In particolare con [x] indicheremo la classe di equivalenza di x.
(1) Definiamo la funzione
f : ee X −→ eY , f ([x]) := [f (x)].e
Questa funzione `e ben definita: se x0 ∼X x, allora f (x) ∼Y f (x0) dato che f `e equivariante. Osserviamo che
f (πe X(x)) = ef ([x]) = [f (x)] = πY(f (x)),
quindi ef ◦ πX = πY ◦ f . La continuit`a di questa funzione `e conseguenza della definizione di topologia quoziente: se U ⊆ Y `e un aperto, allora π−1Y (U ) `e aperto, e quindi f−1(π−1Y (U )) `e aperto dato che f `e continua.
Ma allora
f−1(πY−1(U )) = (πY ◦ f )−1(U ) = ( ef ◦ πX)−1(U ) = πX−1( ef−1(U )), quindi πX−1( ef−1(U )) `e aperto, e quindi ef−1(U ) `e aperto.
(2) Se f e g sono omotope in modo equivariante, allors esiste F : X × I −→
Y continua e equivariante tale che F0 = f e F1 = g. Dato che tutte queste funzioni sono equivarianti, per il punto precedente si ottengono f ,eeg : eX −→ eY tali che πY ◦ f = ef ◦ πX e πY ◦ g =eg ◦ πX, ed una funzione continua
F : ^e X × I −→ eY
tale che πY◦F = eF ◦πX×I. Dato che ^X × I = eX ×I e che πX×I = πX×idI, otteniamo
Fe0([x]) = eF ([x], 0) = eF (πX(x), 0) = eF (πX×I(x, 0)) =
= πY(F (x, 0)) = πY(f (x)) = ef (πX(x)) = ef ([x]), e analogamente si ha eF1 =eg.
(3) Se f : X −→ Y `e un’equivalenza omotopica equivariante, lei `e equivari- ante ed esiste g : Y −→ X equivariante tale che g ◦ f `e omotopa in modo equivariante a idX e f ◦ g `e omotopa in modo equivariante a idY. Per il punto precedente allora si ha che ]g ◦ f = eg ◦ ef `e omotopa a idXe e che f ◦ g = e] f ◦eg `e omotopa a idYe, e quindi ef `e un’equivalenza omotopica.
(4) Questo segue semplicemente dalle definizioni.
(5) Dato che A `e retratto equivariante di X, esiste f : X −→ A continua, equivariante e ristretta ad A `e l’identit`a. Allora la mappa indotta ef : X −→ ee A `e continua e se [a] ∈ eA, cio`e se a ∈ A, si ha che ef ([a]) = [f (a)] ∈ eA, dato che f (a) ∈ A. Quindi eA `e retratto di eX.
(6) Sappiamo per il punto precedente che se A `e retratto equivariante per deformazione di X, allora `e retratto equivariante di X e quindi eA `e re- tratto di eX. Se f : X −→ X `e la retrazione equivariante, esiste quindi un’omotopia equivariante F : X × I −→ X tra f e idX. Ma per quanto gi`a dimostrato precedentemente questa omotopia induce un’omotopia tra f e ide
Xe, il che conclude la dimostrazione.