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Matematica Discreta Lezione del giorno 10 novembre 2010 Operatori logici.

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(1)

Matematica Discreta

Lezione del giorno 10 novembre 2010 Operatori logici.

Introdurremo ora alcuni operatori logici fra i predicati: essi permettono, dati uno o più predicati (detti operandi), di costruire un nuovo predicato (detto risultato) i cui valori di verità o falsità dipendono da quelli dei predicati operandi.

1) Congiunzione logica

Dati due predicati P, Q, si chiama congiunzione logica di P, Q il predicato che:

- ha come nome PQ (si legge P and Q oppure P e Q)

- ha come testo i testi di P e Q separati dalla congiunzione “e” (di conseguenza ha come variabili le variabili di P e quelle di Q)

- è vero solo per i valori delle variabili che rendono veri sia P che Q, ed è falso per tutti gli altri valori delle variabili (quindi è falso per i valori delle variabili che rendono falso uno dei 2 predicati P, Q o che rendono falsi entrambi i predicati P, Q)

Esempio:

Dati i 2 predicati (con universo = numeri interi positivi) P(x,y) = “x>y”

Q(y,z) = “y<z

2

la loro congiunzione logica è il predicato [PQ](x,y,z)=”x>y e y<z

2

nelle 3 variabili x,y,z.

Tale nuovo predicato è vero solo per i valori di x,y che rendono vero P e i valori di y,z che rendono vero Q.

Per esempio

[PQ](5,3,2)=”5>3 e 3<2

2

” è una proposizione vera in quanto P(5,3)= “5>3”

Q(3,2) = “3<2

2

sono entrambe proposizioni vere.

Invece

[PQ](6,4,1)=”6>4 e 4<1

2

” è una proposizione falsa in quanto P(6,4)= “6>4”

é una proposizione vera, ma Q(4,1) = “4<1

2

é una proposizione falsa.

Analogamente [PQ](1,2,4) [PQ](2,4,2)

sono proposizioni false, la prima perché P(1,2) è falsa (pur essendo Q(2,4) vera), e la seconda perché entrambe P(2,4), Q(4,2) sono false.

Se conveniamo che il simbolo 1 rappresenti “vero”e il simbolo 0 rappresenti “falso”, i possibili valori di verità della congiunzione PQ, in funzione di quelli di P e Q, sono schematicamente rappresentati dalle seguenti eguaglianze:

11=1 10=0 01=0 00=0

e si possono raccogliere in modo sintetico in una tavola della verità come la seguente:

(2)

P Q PQ

1 1 1

1 0 0

0 1 0

0 0 0

oppure come la seguente (con la convenzione che alle righe si fanno corrispondere i valori di P, alle colonne i valori di Q, e nelle caselle all’incrocio fra righe e colonne i valori di PQ):

1 0 1

0

2) Disgiunzione logica

Dati due predicati P, Q, si chiama disgiunzione logica di P, Q il predicato che:

- ha come nome PvQ (si legge P or Q oppure P o Q)

- ha come testo i testi di P e Q separati dalla congiunzione “o” (di conseguenza ha come variabili le variabili di P e quelle di Q)

- è falso solo per i valori delle variabili che rendono falsi sia P che Q, ed è vero per tutti gli altri valori delle variabili (quindi è vero per i valori delle variabili che rendono vero uno dei 2 predicati P, Q o quelli che rendono veri entrambi i predicati P, Q)

Esempio:

Dati i 2 predicati (con universo = numeri interi positivi):

P(x) = “x>10”

Q(y) = “y è pari”

la loro congiunzione logica è il predicato [PvQ](x,y)=”x >10 o y è pari”.

Tale nuovo predicato è falso solo per i valori di x che rendono falso P e i valori di y che rendono falso Q.

Per esempio

[PvQ](11,3)=”11>10 o 3 è pari” è una proposizione vera in quanto P(11)= “11>10”

è una proposizione vera, pur essendo Q(3) = “3 è pari”

una proposizione falsa.

Invece

[PvQ](9,5)=”9>10 o 5 è pari” è una proposizione falsa in quanto entrambe le proposizioni P(9), Q(5) sono false.

I possibili valori di verità della disgiunzione PvQ, in funzione di quelli di P e Q, sono schematizzati come segue:

1v1=1 1v0=1 0v1=1 0v0=0

La tavola di verità della disgiunzione logica PvQ è la seguente:

1 0

0 0

(3)

P Q PvQ

1 1 1

1 0 1

0 1 1

0 0 0

oppure la seguente (sempre con la convenzione che alle righe si fanno corrispondere i valori di P, alle colonne i valori di Q, e nelle caselle all’incrocio fra righe e colonne i valori di PvQ):

1 0 1

0

Osservazione: si noti come la disgiunzione logica ora definita sia “non esclusiva” ossia è vera anche quando i 2 predicati sono entrambi veri e non solo quando uno solo dei 2 predicati è vero. Nel linguaggio comune il significato della congiunzione “o” può essere invece “esclusivo” e quindi diverso da quello da noi definito: per esempio se affermiamo che è vero che “x>5 o y<7”, nel linguaggio comune ciò potrebbe significare che x>5 oppure y<7 ma non simultaneamente x>5 e y<7.

3) Negazione logica

Dati un predicato P si chiama negazione logica di P il predicato che:

- ha come nome

P

(si legge not P oppure non P)

- ha un testo che è opposto di quello di P da un punto di vista logico (di conseguenza ha le stesse variabili di P)

- è vero per tutti i valori delle variabili per cui è falso P, ed è falso per tutti i valori delle variabili per cui è vero P

Per esempio dato il predicato:

P(x) = “x>6” (con campo di variabilità x=numero intero positivo) la sua negazione logica può essere

P

(x)=”non è vero che x>6”

oppure, più elegantemente:

P

(x)=”x≤6”.

I possibili valori di verità della negazione logica

P

, in funzione di quelli di P, sono i seguenti:

1

=0

0

=1

La tavola di verità della negazione logica

P

è la seguente:

P

P

1 0

0 1

Implicazione logica

1 1

1 0

(4)

Dati due predicati P, Q, nelle stesse variabili, diremo che P implica Q (oppure: da P segue Q, o ancora: se P allora Q) quando tutti i valori delle variabili che rendono vero P rendono vero anche Q.

In questo caso scriveremo il simbolo PQ

Per esempio se sono dati i seguenti predicati (con universo = numero interi positivi):

P(x) = “x<4”

Q(x) = “x+3<9”

allora è vero che P implica Q perché i valori della x che rendono vero P sono esattamente x=1,2,3 e si verifica facilmente che essi rendono vero anche Q.

Spesso però i valori delle variabili che rendono vero P sono in numero infinito, e in tal caso non è possibile, come nell’esempio precedente, verificare singolarmente che ciascuno di essi rende vero anche Q.

In tal caso si ricorre a una dimostrazione logico-deduttiva: si suppone di avere un valore generico (ma non precisato) delle variabili che rende vero P (ipotesi), e attraverso dei passaggi intermedi (giustificati da conoscenze acquisite in precedenza) si cerca di dimostrare che tale valore rende vero anche Q (tesi).

Per esempio se sono dati i seguenti predicati (con campo di variabilità x=numero intero positivo):

P(x) = “x>7”

Q(x) = “x+2>6”

per dimostrare che PQ si potrebbe procedere operando i seguenti passaggi:

1) supponiamo che x sia un valore che renda vero P (ipotesi) quindi che x sia un intero positivo tale che x>7 (senza specificare un valore esatto di x)

2) applicando una proprietà delle diseguaglianze (che permette di sommare ad ambo i membri lo stesso numero ottenendo una diseguaglianza ancora valida) si ha x+2>9 (sommando 2 ad ambo i membri della diseguaglianza x>7)

3) osservando che 9>6 (per la conoscenza dell’ordinamento dei numeri interi positivi) e ricordando che vale la proprietà transitiva dell’ordinamento dei numeri interi, da x+2>9 e 9>6 si ottiene x+6, quindi x rende vero anche Q (tesi)

E’ ovvio che se si vuole verificare invece che un predicato P non implica un predicato Q, allora non si deve procedere con una dimostrazione, ma bensì cercare almeno un valore delle variabili che renda vero P ma renda falso Q.

Nell’esempio precedente come visto si ha PQ, ma non è vero viceversa che QP, in quanto è possibile esibire valori di x che rendo vero Q ma falso P (per es. x=5).

Se sono dati due predicati P, Q, nelle stesse variabili, e se PQ ed anche QP, diremo che P, Q sono equivalenti (oppure che P se e solo se Q, o ancora P è condizione necessaria e sufficiente per Q): in tale caso scriveremo PQ.

In questo caso i valori delle variabili che rendono vero P coincidono esattamente con quelli che

rendono vero Q, quindi P, Q in pratica rappresentano la stessa affermazione da un punto di vista

logico.

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