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Paura dell’ipoglicemia e sue implicazioni nella gestione ed educazione del paziente

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D. Bruttomesso, E. Cipponeri

UOC di Malattie del Metabolismo, Dipartimento di Medicina DIMED, Padova

Corrispondenza: dott.ssa Daniela Bruttomesso, UOC di Malattie del Metabolismo, Dipartimento di Medicina DIMED, via Giustiniani 2, 35128 Padova G It Diabetol Metab 2015;35:213-217

Pervenuto in Redazione il 05-07-2015 Accettato per la pubblicazione il 09-07-2015 Parole chiave: ipoglicemia, paura, diabete, gestione del diabete, educazione del paziente

Key words: hypoglycemia, fear, diabetes, diabetes management, patient education

Rassegna

Paura dell’ipoglicemia

e sue implicazioni nella gestione ed educazione del paziente

RIASSUNTO

L’ipoglicemia è un evento che si accompagna a sintomi fisici e psicologici spiacevoli, e a possibili conseguenze negative, so- prattutto se non riconosciuta e trattata ai primi sintomi. Per que- sto motivo molte persone con diabete sviluppano ansia e paura per l’ipoglicemia.

I fattori che sembrano correlare maggiormente con lo sviluppo di paura dell’ipoglicemia sembrano essere: un’elevata variabilità gli- cemica, una lunga durata di terapia insulinica, esperienza di epi- sodi ipoglicemici severi. Alcuni autori hanno suggerito un possibile collegamento con particolari tratti della personalità, anche se que- sta relazione risulta piuttosto complessa.

La paura per l’ipoglicemia può avere un impatto significativo sulla gestione del diabete, sul controllo metabolico e sulla qualità della vita. Per tale motivo questo aspetto deve essere specificamente affrontato nei programmi di educazione del paziente.

L’uso di tecniche cognitivo-comportamentali appropriate può ridurre i livelli di paura e migliorare quindi la gestione della ma- lattia.

SUMMARY

Fear of hypoglycemia and its implications in educating and managing patients

Fear of hypoglycemia can cause unpleasant symptoms, both phy- sical and psychological, and if it is not tackled promptly it can be quite damaging. Many patients with diabetes dread hypoglyce- mia. Fear of hypoglycemia is most likely to develop in a patient whose blood glucose tends to vary widely, who has been using in- sulin for a long time, and who has suffered numerous severe hy- poglycemic events. Some authors have suggested a link between a patient’s personality and the risk of developing the fear of hypo- glycemia, but this relationship, if it exists, is presumably complex.

Fear of hypoglycemia can have adverse effects on the manage- ment of diabetes, metabolic control and quality of life. It there- fore deserves to be specifically included in the educational plans offered to patients. Recent evidence indicates that psychologi- cal-cognitive techniques may reduce the fear of hypoglycemia, making it easier to improve diabetes control.

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Introduzione

L’ipoglicemia è considerata il fattore che più di ogni altro li- mita il raggiungimento del buon controllo glicemico nelle per- sone con diabete.

È caratterizzata da sintomi fisici e psicologici spiacevoli, che possono variare di volta in volta e da persona a persona.

I primi sintomi a comparire sono solitamente di tipo autono- mico e includono sudorazione, palpitazioni, tremori, senso di fame, stanchezza e difficoltà di concentrazione. Se l’episodio ipoglicemico non viene trattato in questa fase, compaiono i sintomi neuroglicopenici che comprendono disfunzioni co- gnitive quali confusione, anomalie del comportamento, diffi- coltà di parola, mancanza di coordinamento e visione offuscata, ma anche ansia, sonnolenza, debolezza, convul- sioni e perdita di coscienza. Altri sintomi comuni sono cefalea e nausea. L’ipoglicemia influenza anche l’umore dei pazienti che nella maggior parte dei casi si sentono depressi, meno in forza e più in tensione. Alcune persone riferiscono inoltre una sensazione di rabbia e irritazione.

Molti autori sottolineano che alcuni pazienti hanno difficoltà a di- stinguere i sintomi dovuti all’ipoglicemia da quelli dovuti all’an- sia. L’errore di interpretazione può portare il paziente a non trattare un episodio di ipoglicemia lieve, aumentando così il ri- schio di andare incontro a un episodio severo o a trattare l’an- sia come se fosse un’ipoglicemia, con conseguente inutile aumento dei livelli glicemici(1). Peraltro, mentre alcuni dei sin- tomi d’ansia rispecchiano quelli di ipoglicemia, come agitazione, sudorazione, nausea e confusione mentale, ci sono molti sin- tomi che restano distinti. Per esempio, l’ipoglicemia non induce diarrea, secchezza delle fauci, senso di oppressione o dolore retrosternale, tensione muscolare o minzione frequente.

Una ipoglicemia non trattata può portare al coma e alla morte.

In due recenti studi(2,3), la mortalità a causa di sospetta ipogli- cemia variava tra il 6 e il 10% della mortalità totale nella po- polazione con diabete di tipo 1. La mortalità può essere dovuta a morte cerebrale o ad aritmia cardiaca, ma poiché è difficile dimostrare che la causa della morte può essere l’ipo- glicemia, il reale tasso di mortalità resta incerto.

Negli adulti giovani e di mezza età con diabete di tipo 1, ripe- tute ipoglicemie non sembrano associarsi a deterioramento cognitivo(4). Vi è, tuttavia, la preoccupazione che ripetute, frequenti ipoglicemie possano causare deterioramento co- gnitivo permanente nei bambini, anche se uno studio longi- tudinale in cui oltre 1000 pazienti con diabete sono stati seguiti per più di 18 anni non ha trovato un’associazione tra ipoglicemia e deterioramento cognitivo(4).

A sostegno del concetto che frequenti episodi ipoglicemici pos- sono incidere sulla funzione cognitiva, due studi dimostrano uno specifico deterioramento cognitivo in bambini < 5 an- ni di età esposti a ripetuti episodi di ipoglicemia severa. Il primo studio ha trovato un’associazione con la compromissione delle prestazioni della memoria spaziale a lungo termine(5)e il se- condo studio ha rilevato un’associazione con un minore vo- lume della materia grigia della regione temporale superiore sinistra(6). Per gli adulti, non ci sono prove sufficienti che l’ipo- glicemia ripetuta influisca sul funzionamento cognitivo.

Accanto a problemi sul piano cognitivo, l’ipoglicemia può

avere altre conseguenze gravi, come per esempio un au- mento degli incidenti automobilistici(7), e può causare imba- razzo sociale e problemi sul luogo di lavoro.

Infatti, l’ipoglicemia può avere effetti sull’autogestione e la pro- duttività. In uno studio di Brod et al.(8)il 25% dei pazienti ha ri- dotto il dosaggio insulinico dopo un episodio di ipoglicemia non grave. In uno studio di Leiter et al.(9)è stato riportato che il 25-32% dei pazienti è dovuto tornare a casa da scuola o dal lavoro dopo un’ipoglicemia severa e che il 20-26% è ri- masto a casa il giorno dopo l’episodio. Nello stesso studio era riportato che anche episodi di ipoglicemia lieve possono causare perdita del lavoro. Inoltre, l’ipoglicemia riduce la pro- duttività e aumenta i costi sanitari. In una review di Fidler et al., la spesa sanitaria variava da € 63 per un’ipoglicemia lieve a

€ 3917 per un’ipoglicemia severa(10).

Paura dell’ipoglicemia

Dati gli effetti negativi che l’ipoglicemia può avere sulla salute di una persona, è facile comprendere il motivo per cui i pa- zienti sviluppano paura dell’ipoglicemia. Di tutte le compli- canze e gli eventi avversi correlati al diabete, l’ipoglicemia, insieme alle complicanze vascolari, è la complicanza più te- muta tra le persone con diabete di tipo 1(11). In un recente stu- dio condotto da Anarte Ortiz et al.(12)è stata riscontrata una prevalenza di paura per l’ipoglicemia del 45%. La paura per l’ipoglicemia è stata ampiamente studiata, ma, fatta ecce- zione per lo studio di Anarte Ortiz, difficilmente in letteratura sono riportate le prevalenze della paura per l’ipoglicemia.

Questo potrebbe dipendere dal fatto che la paura per l’ipo- glicemia è un problema così complesso che, anche se misu- rabile, è difficile stabilire una definizione clinica di ciò che costituisce una paura eccessiva o patologica.

Misura della paura dell’ipoglicemia

Lo strumento più utilizzato per quantificare la paura dell’ipogli- cemia, sia dal punto di vista clinico sia a fini di ricerca, è il que- stionario hypoglycemic fear scale (HFS), sviluppato da Cox et al.(13)nel 1987. È costituito da 2 sottoscale: la behaviour sub- scale (HFS-B) che misura il comportamento tenuto per evitare l’ipoglicemia e le sue conseguenze negative, e la worry sub- scale (HFS-W), che misura lo stato d’ansia che le persone con diabete sviluppano riguardo agli episodi ipoglicemici.

Inizialmente rivolto a soggetti con diabete di tipo 1 cronica- mente scompensati a causa della paura per l’ipoglicemia, il questionario è stato successivamente più volte revisionato e validato (HFS-II) per l’uso in bambini, adolescenti, genitori di bambini con diabete di tipo 1 e mogli o mariti di adulti con diabete di tipo 1(14).

Misure alternative della paura dell’ipoglicemia

Oltre alla HFS sono disponibili altri strumenti come il problem areas in diabetes (PAID), l’ATT39 e il fear of complications

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questionnaire (FCQ) che, pur sviluppati per misurare lo stress correlato al diabete, includono anche domande che diretta- mente o indirettamente valutano la paura per l’ipoglicemia.

Tuttavia, questi strumenti coprono aspetti diversi e ben più ampi del questionario HFS(1).

Al contrario, recentemente sono stati sviluppati dei questionari specifici per misurare la paura dell’ipoglicemia sia nei bam- bini (children’s hypoglycemia index, CHI)(15)sia negli adulti (fear of hypoglycemia, FH-15) che hanno dimostrato di essere af- fidabili e appropriati(12).

Predittori della paura di ipoglicemia

La paura dell’ipoglicemia si manifesta in alcuni pazienti e non in altri. Perché?

Numerosi studi hanno dimostrato una relazione tra paura del- l’ipoglicemia e controllo metabolico rigoroso, elevata variabi- lità glicemica, durata della terapia insulinica, esperienza di episodi ipoglicemici specie se gravi, numero di ricoveri per emergenze ipoglicemiche e numero di episodi di ipoglicemia sul posto di lavoro(16-18).

Esiste tuttavia il dubbio se le esperienze precedenti siano suf- ficienti a spiegare la paura dell’ipoglicemia osservata in taluni pazienti o se non partecipi anche il substrato psicologico del paziente. Tale compartecipazione è tuttavia difficile da dimo- strare. Infatti, l’ansia è ritenuta uno dei sintomi neurogeni del- l’ipoglicemia(19). Inoltre alcuni pazienti faticano a distinguere tra stato d’ansia e ipoglicemia incombente(16). Infine è noto che livelli elevati d’ansia possono compromettere la perce- zione dell’ipoglicemia con rischio di arrivare a stati di grave glicopenia(1).

Ciononostante alcuni studi hanno dimostrato sia nell’adulto(16) sia nell’adolescente(20), sia nel diabete di tipo 1 che di tipo 2(16) una relazione tra paura dell’ipoglicemia e trait di ansia misu- rati con scale validate quali state trait anxiety inventory scale (STAY) e fear survey schedule(1).

Impatto della paura dell’ipoglicemia

La paura per l’ipoglicemia può avere un forte impatto su co- loro che ne sono colpiti, causando un peggioramento della qualità di vita, della gestione del diabete, del controllo meta- bolico e un maggiore stato d’ansia(1).

La preoccupazione di avere un episodio di ipoglicemia o le sue conseguenze può influenzare la capacità di rimanere at- tenti alle attività quotidiane inerenti sia il lavoro sia gli impegni sociali, e quindi può influenzare la qualità di vita di una per- sona. Per paura dell’ipoglicemia alcuni pazienti sviluppano at- tacchi di panico e agorafobia(21), che possono portare a uno stato d’ansia generalizzata verso altri stimoli e alla propen- sione a evitare gli stessi. Un esempio è la rinuncia all’attività fi- sica, l’astensione dall’uso di mezzi pubblici o l’evitare di trovarsi soli in particolari situazioni.

Anche la frequenza delle misurazioni glicemiche spesso ne ri- sente. Alcuni pazienti misurano la glicemia in modo ecces-

sivo, mentre altri per niente e in caso di sospetto di ipoglice- mia si affidano completamente alla propria percezione sinto- matologica con conseguente ipercorrezione dell’evento.

La paura dell’ipoglicemia non solo aumenta il distress psico- logico legato al diabete, ma rischia di influire negativamente sul controllo del diabete. Esiste infatti la possibilità che, per evi- tare di incorrere in episodi ipoglicemici, il paziente corregga bassi valori di glicemia in modo eccessivo o accetti valori ab- normemente elevati. È questa un’area difficile da esplorare che probabilmente non ha ancora ricevuto l’attenzione che merita da parte dei ricercatori. Cox et al.(21)hanno infatti descritto un paziente che, in seguito a episodi ipoglicemici di gravità tale da richiedere il ricovero, aveva intenzionalmente tenuto livelli glicemici basali elevati ed era tornato al suo equilibrio abituale solo con l’attenuarsi della paura dell’ipoglicemia. Shiu e Wong hanno trovato che il 19% dei loro pazienti teneva livelli glicemici elevati per paura dell’ipoglicemia(22). Ciononostante, raggrup- pando i pazienti secondo la qualità del controllo glicemico, emergeva che i pazienti con il controllo glicemico migliore ave- vano il più alto grado di paura dell’ipoglicemia a dimostrazione che, talvolta, il buon controllo si raggiunge a spese di problemi non risolti sul piano emozionale. Alcuni, come Clarke et al.(23) hanno trovato una relazione diretta tra livelli di emoglobina gli- cata e paura dell’ipoglicemia. Altri, però, come Irvine et al.(24) non hanno confermato tale relazione. Chiaramente questa è un’area complessa che richiede indagini ulteriori.

La paura dell’ipoglicemia non riguarda soltanto la persona con diabete, ma anche i genitori, i coniugi e i parenti più prossimi del paziente. I parenti dei pazienti con ipoglicemia severa ri- corrente possono avere problemi di sonno o manifestare pre- occupazione eccessiva per il rischio di ipoglicemia. La paura dell’ipoglicemia può anche portare a conflitti all’interno di un rapporto di coppia(1,25,26).

Interventi per ridurre la paura dell’ipoglicemia

L’istituzione di tecniche per ridurre la paura delle ipoglicemie è ancora all’inizio. Tecniche cognitivo-comportamentali sono state introdotte per prevenire o alleviare attacchi di panico col- legati alla paura dell’ipoglicemia. In un caso, in cui la paura delle ipoglicemie era associata al timore che questi episodi portassero a una sensazione di imbarazzo o umiliazione, se- dute di training al rilassamento e la correzione di elementi co- gnitivi catastrofico/negativi ha ridotto significativamente lo stato d’ansia, la depressione e la paura delle ipoglicemie(27). Sono anche stati escogitati interventi volti da un lato a mi- gliorare la coscienza soggettiva di essere in presenza di va- riazioni critiche della glicemia e dall’altra a migliorare la conoscenza dei fattori che possono condurre all’ipoglicemia (blood glucose awareness training, BGAT). Si è così potuta ottenere una riduzione degli episodi ipoglicemici e del senso di incertezza associato con l’ipoglicemia e un aumento della convinzione da parte del paziente di essere in grado di rico- noscere e anticipare situazioni e sintomi premonitori di ipo- glicemia(1). Usando il BGAT Cox et al., in uno studio che

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coinvolgeva 73 pazienti, riuscirono a migliorare il riconosci- mento dei sintomi di ipoglicemia incipiente, a ridurre l’inci- denza di episodi di chetoacidosi, a ridurre il numero di episodi di ipoglicemia, a ridurre il numero di violazione delle regole del traffico e anche a ridurre la paura dell’ipoglicemia(28). Una ri- duzione di tale paura usando il BGAT è stata riportata anche da Weinger e Jacobson(29). Questi risultati nel loro complesso indicano che interventi educativi mirati possono portare a un migliore e più precoce riconoscimento degli episodi ipoglice- mici, a una riduzione delle ipoglicemie gravi, a un migliora- mento del controllo metabolico e, di conseguenza, a una riduzione della paura delle ipoglicemie.

Conclusioni e implicazioni pratiche

La paura dell’ipoglicemia ha un forte impatto sulla gestione del diabete, almeno in alcuni pazienti. Per tale motivo questo aspetto va affrontato durante l’educazione del paziente. Poi- ché i pazienti sono spesso riluttanti a discutere dei problemi relativi all’ipoglicemia specie se severa, è opportuno che sia il team di cura ad approfondire la ricerca di tali episodi, chie- dendo ai pazienti durante le periodiche visite ambulatoriali se si sono recentemente verificati episodi di ipoglicemia e con quali conseguenze, incluso l’impatto sulla loro paura dell’ipo- glicemia e sulla loro gestione del diabete. Il report dei pazienti relativo a episodi ipoglicemici non è sempre attendibile, per cui è bene interrogare anche i partner/genitori.

È importante identificare i pazienti per i quali la paura del- l’ipoglicemia è un problema clinico serio. Si tratta solitamente di pazienti che hanno avuto episodi ipoglicemici traumatiz- zanti, che posseggono uno spiccato trait d’ansia o pregressi episodi di stato d’ansia, adulti che vivono da soli, pazienti con ipoglicemia asintomatica e genitori di bimbi che hanno avuto convulsioni da ipoglicemia. A queste persone va fornita un’educazione intensiva sull’ipoglicemia e su come prevenirla tenendo a disposizione carboidrati a rapido assorbimento, trattando subito i sintomi e monitorando frequentemente la glicemia. Vanno anche discussi eventuali comportamenti di prevenzione errati come quello di mantenere volutamente alti i valori glicemici. A tale proposito va discusso il rischio di com- plicanze a lungo termine. Lo scopo è quello di aumentare nel paziente il senso di avere un pieno controllo dei propri valori glicemici riducendo così l’ansia e la paura dell’ipoglicemia.

Conflitto di interessi

Nessuno.

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