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Michele Carlo METODOLOGIE SCIENTIFICHE DI RICERCA DEL BIAS SEMANTICO NELLA LINGUISTICA COGNITIVA DELL INGLESE BRITANNICO CONTEMPORANEO

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Michele Carlo

METODOLOGIE SCIENTIFICHE DI RICERCA DEL BIAS SEMANTICO NELLA LINGUISTICA COGNITIVA DELL’INGLESE BRITANNICO

CONTEMPORANEO

SCIENTIFIC RESEARCH METHODOLOGY FOR SEMANTIC BIAS IN CONTEMPORARY BRITISH ENGLISH COGNITIVE LINGUISTICS

ABSTRACT. Lo scopo di questa ricerca è quello di fornire, nell’ottica finale della didattica della lingua inglese a tutti i livelli, una metodologia che dia una risposta quanto più imparziale e scientifica possibile alla questione del bias semantico nella linguistica cognitiva dell’inglese britannico contemporaneo. Si rende quindi necessario un approccio che consideri la complessità della lingua derivante non solo dalle radici germaniche, ma anche dai numerosi apporti neo-latini, presenti già a partire dalla conquista normanna delle isole britanniche avvenuta nel 1066.

Primo ostacolo è quello dell’individuazione del corpus da utilizzare nella ricerca.

Attraverso l’utilizzo del British National Corpus (BNC), viene proposto un metodo di ricerca specifico che può permettere al docente di spiegare con esempi pratici il concetto di bias semantico, e al discente alle prese con lo studio di una lingua viva e parlata quotidianamente da un enorme numero di persone in tutto il mondo, di verificare e provare scientificamente le proprie teorie semantiche.

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In secondo luogo, l’articolo si occupa anche dell’individuazione, attraverso frasi di esempio provenienti dalla lingua latina, e quindi facilmente comparabili con altre lingue del continente europeo, di stringhe utili alla ricerca pratica delle co-occorrenze che possano indicare un determinato impiego del lemma, e di conseguenza un bias o, quantomeno, una asimmetricità semantica nell’utilizzo reale della lingua.

Infine, il testo esplora anche la possibilità che l’utilizzo esclusivo del dizionario nello studio di una lingua porti il discente a teorie semantiche errate o incomplete.

Vengono perciò proposte soluzioni che aiutino il docente nella spiegazione dei limiti del dizionario e dei benefici dell’uso di un corpus generale, completo e scientifico come il British National Corpus (BNC).

ABSTRACT. The aim of this research is to provide, on the final basis of English language didactics at all levels, a methodology which can give an answer as impartial and scientific as possible regarding the question of semantic bias in cognitive linguistics of contemporary British English. The needed approach must consider the complexity of the language deriving not only from its Germanic roots, but also from numerous Neo-Latin contributions, already present since the Norman Conquest of the British Isles of 1066 A.D.

The first obstacle is to identify a suitable corpus to be used in the research.

Through the usage of the British National Corpus (BNC), this paper proposes a

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scientific research method that can allow both the teacher to explain the concept of bias through the use of practical examples, and the student struggling with the study of a living language spoken every day by a massive numbers of people all around the globe, to verify and prove scientifically one’s semantic theories.

Secondly, this paper aims to identify, through example sentences having their roots in the Latin language, and therefore easily comparable to other languages of the European continent, strings that can be useful in the practical search for co- occurrences that may indicate a certain usage, and therefore a bias, or, at least, a semantical asymmetricity in the real-world use of the language.

Lastly, the paper explores the possibility that exclusive use of dictionaries when learning a language may lead the student to incomplete or false linguistic assumptions. Therefore, solutions are proposed to help the teacher explain the limits of dictionaries and the benefits of using a corpus which is as general, complete and scientific as the British National Corpus (BNC).

Keywords: Cognitive Semantics, Semantic bias, Practical use of the British National Corpus, Didactics of the English Language, Comparison of dictionary results with larger corpus

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Introduzione

La semantica cognitiva è, tra le aree di pertinenza del cognitivismo, una di quelle di più difficile interpretazione: le ragioni di ciò sono molteplici, non ultima tra queste la questione della validità di alcune asserzioni in certe lingue e non in altre. Si rende perciò necessario trovare un approccio metodologico quanto più scientificamente valido e linguisticamente corretto nel provare la fondatezza di affermazioni relative al bias semantico, tenendo naturalmente conto dell’uso corrente della lingua e delle

eventuali variazioni personali e topologiche in una lingua viva e in continua evoluzione come l’inglese. A complicare ulteriormente le cose è la struttura stessa della lingua, con un substrato germanico che, dopo l’invasione normanna delle isole britanniche avvenuta nel 1066, si è amalgamato con un sostrato francese, e di conseguenza latino-romanzo, il quale ha arricchito la lingua di termini nuovi che, spesso, sono andati a inserirsi a fianco di quelli preesistenti, integrandone e a volte stravolgendone il significato. Innegabile è quindi anche l'influenza dal continente che permane ancora oggi, sia nel lessico (si vedano le coppie di lemmi con significati simili, nel quale uno dei due termini abbia origini latine e l’altro germaniche, come

“put off” ed “extinguish”), che nell’utilizzo nei registri linguistici più diversi. A titolo di esempio, il motto del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera, derivato da una vicenda realmente accaduta alla corte di Edoardo III, è “Honi soit qui mal y pense”, quello del Sovrano del Regno Unito è “Dieu et mon droit”, ma anche espressioni di

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uso comune come “amuse-bouche”, “hors d'œuvre” e tutte quelle parole di origine franco-latina che ormai trovano piena cittadinanza nella lingua inglese moderna.

Già quindi da un’occhiata generale della situazione, il problema metodologico dell’individuazione del bias semantico, e di conseguenza della prova scientifica di ogni affermazione relativa a esso, appare complesso e di difficile soluzione. Lo scopo di questo studio è quello di fornire, attraverso strumenti scientifici e liberamente accessibili, una metodologia di ricerca del bias semantico-cognitivo che possa essere quanto più condivisa e oggettiva possibile. L’ostacolo più grande da superare è, di conseguenza, l’individuazione di un corpus di una consistenza tale che permetta, oltre ogni ragionevole dubbio, di sostanziare ogni affermazione relativa ai bias semantico- cognitivi, rappresentando dunque non un inglese specialistico e limitato ad ambiti accademici, ma una lingua viva e parlata da milioni di persone in tutto il mondo. Non bisogna dimenticare, inoltre, che la lingua non è omogenea, e di conseguenza, neanche i campi lessicali lo sono. Per esempio, l’utilizzo delle parole “alto” e “basso”

differisce, e “alto” sarebbe “non marcato” rispetto a “basso”, poiché in inglese si dice

“How tall are you?” e non “How short are you?”. 1 Anche la semantica, dunque, mostrerebbe gli effetti del prototipo (ossia “più” versus “meno”, invece di “sì” versus

“no”), e lo stesso si potrebbe dire di categorie concettuali e modelli cognitivi idealizzati (ICM). Lo stesso titolo dell’opera di Lakoff, “Women, Fire, and

1 G. Lakoff, Women, Fire, and Dangerous Things: What Categories Reveal about the Mind, Chicago 1987, p. 60

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Dangerous Things: What Categories Reveal about the Mind”, suggerisce, in maniera peraltro ironica, che le categorie non sono politically correct, presentando come esempio il fatto che in un idioma degli aborigeni australiani, la lingua dyirbal, la categoria “balan” dei sostantivi includa “cose pericolose” come “donne”, “violenza”,

“animali feroci”, “acqua” e “fuoco”.2

Individuazione del corpus, della tesi da provare e del lemma da analizzare

Come specificato nel paragrafo precedente, essendo l’inglese una lingua viva, ossia in costante evoluzione, e parlata in luoghi e situazioni spesso e volentieri distanti tra loro, per questa ricerca si rende necessaria una scelta geografica relativa al corpus da utilizzare. Per convenienza di presentazione, in questo studio ci si riferirà all’inglese britannico, ma le valutazioni presentate sono comunque valide, se pure con i dovuti distinguo già accennati precedentemente e con corpus di ricerca specifici, anche per le altre varianti geografiche della lingua.

Il corpus che meglio si sposa con le necessità e gli obiettivi di questa ricerca è il British National Corpus (BNC)3, poiché ha le caratteristiche di generalità, completezza e scientificità che, come specificato nell’introduzione, permettono un

2 Ibidem, p. 5

3BNC Consortium, British National Corpus, XML edition, Oxford 2007 http://hdl.handle.net/20.500.12024/2554, (consultato il 12 febbraio 2020) e

http://corpus.leeds.ac.uk/itweb/htdocs/Query.html, (consultato il 12 febbraio 2020)

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approccio scientifico e oggettivo alla questione dei bias nel campo della semantica cognitiva. Il British National Corpus è un corpus sincronico di testo formato da più di cento milioni di parole, ottenuto dalla sintesi di campioni scritti e parlati in lingua inglese riguardanti tematiche generali, quindi non specialistiche, raccolti e compilati nel tardo ventesimo secolo. Si può quindi affermare con un elevato livello di sicurezza che il BNC rappresenta con buona approssimazione la produzione linguistica britannica moderna. Per quanto riguarda la paternità del progetto, esso è frutto della collaborazione tra l’Università di Oxford, l’Università di Lancaster e la British Library, le quali hanno preso a campione quotidiani regionali e nazionali, periodici pubblicati e non, libri di fantasia, giornali di ricerca, trascrizioni di registrazioni di eventi e di conversazioni spontanee. Essendo stato finanziato con fondi pubblici, esso è liberamente consultabile su internet e, di conseguenza, è facilmente accessibile a ricercatori di tutto il mondo, rappresentando uno strumento di primaria importanza nella ricerca non solo cognitiva, ma più genericamente linguistica dell’idioma inglese. Inoltre, per quanto riguarda la scientificità dell’indagine, visto che si tratta di uno strumento informatico, l’analisi è veloce e riporta gli stessi risultati indipendentemente dai bias dei ricercatori stessi.

L’individuazione del lemma da sottoporre alla metodologia di analisi indicata sopra è altrettanto complessa. In questo articolo si è scelto di utilizzare il verbo

“cause” e l’espressione “the cause of”, volendone provare scientificamente la connotazione (bias semantico) negativa. I motivi di questa scelta sono molteplici.

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Prima di tutto, come affermato nell’introduzione, si è voluto provare che le asserzioni della semantica cognitiva spesso non sono valide per tutte le lingue: per esempio, in italiano, il verbo “causare” non ha sempre e comunque una connotazione negativa;

non è inoltre perfettamente simmetrico in espressioni italiane come “chi è causa del suo mal pianga sé stesso”, dato che non è naturale dire parimenti “chi è causa della propria felicità rida”. Un’altra ragione di questa scelta è da ricondursi al fatto che il verbo “cause” e l’espressione “the cause of” sono ampiamente utilizzati sia in situazioni formali che nelle conversazioni spontanee, e, di conseguenza, la quantità di dati disponibili è ragionevolmente ampia. Infine, si è voluto selezionare una parola di origine latina per potere verificarne l’evoluzione semantica in una lingua di base germanica come l’inglese.

La tesi che questo articolo intende provare è dunque, attraverso una metodologia che utilizzi il British National Corpus, quella di verificare un bias semantico negativo nell’utilizzo del verbo “cause” e dell’espressione “the cause of”, sottolineandone eventuali somiglianze.

Metodologia di ricerca e risultati

Il primo luogo dove cercare un eventuale bias può, a prima vista, essere individuato nel dizionario monolingua. Il lemma “cause” (verbo) in “The Oxford

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English Dictionary”4 include la seguente definizione: «make (something, especially something bad) happen», esplicitando quindi la connotazione negativa del termine.

Tuttavia, utilizzando il British National Corpus, è possibile avere una visione d’insieme della frequenza di utilizzo del termine e delle sue collocazioni o co- occorrenze. Si è quindi proceduto alla ricerca di {“cause” + oggetto}, ossia {“cause”

+ sostantivo}, attraverso la stringa di ricerca [word=”cause”] e come co-occorrenza

「N.*」, ovvero limitando la ricerca ai sostantivi. Ordinando i risultati per frequenza, le dieci espressioni più utilizzate sono le seguenti:

1) Cause problem (204 risultati) 2) Cause trouble (84 risultati) 3) Cause difficulty (66 risultati)

4) Cause damage (59 risultati)

5) Cause cancer (46 risultati) 6) Cause injury (44 risultati) 7) Cause death (33 risultati) 8) Cause confusion (31 risultati) 9) Cause concern (23 risultati) 10) Cause loss (23 risultati)

4 J. Simpson, E. Weiner, The Oxford English Dictionary, Oxford 1989

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D’altro canto, la ricerca della stringa “cause happiness”, esemplificativa di una eventuale connotazione positiva, non produce nessun risultato.

Si riprenda la stessa metodologia utilizzata per “cause” (verbo). Per quanto riguarda la struttura “the cause of”, “The Oxford English Dictionary” è meno esplicito: «a person or thing that gives rise to an action, phenomenon, or condition».

Non si nota, dunque, considerando solo questa definizione, una eventuale tendenza all’utilizzo della struttura in maniera negativa, ossia si potrebbe supporre, secondo l’ottica di una neutralità semantica, che un eventuale uso della stessa secondo un’accezione positiva sia naturale, specialmente tenendo a mente che, per “cause”

(verbo), il dizionario specificava in modo esplicito «especially something bad».

Procedendo alla seconda parte della ricerca, si è reso necessario, per questioni tecniche e per mettere sullo stesso piano, per quanto possibile, “the cause of” e

“cause”, modificare la stringa da “the cause of” a “the cause of the”, richiedendo quindi, in maniera implicita, un risultato che presupponesse la co-occorrenza di un sostantivo. Come sopra, i risultati sono ordinati per frequenza e le dieci espressioni di co-occorrenza più frequenti sono come segue:

1) The cause of the accident (35 risultati) 2) The cause of the problem (33 risultati) 3) The cause of the fire (14 risultati) 4) The cause of the crash (7 risultati)

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5) The cause of the disease (6 risultati) 6) The cause of the explosion (6 risultati) 7) The cause of the delay (5 risultati) 8) The cause of the illness (5 risultati) 9) The cause of the trouble (4 risultati) 10) The cause of the decline (4 risultati)

Analisi dei risultati

È utile, infine, analizzare i risultati della ricerca per verificare che tipo di co- occorrenza semantica si verifica e per trarne delle conclusioni utili sia al docente nell’atto dell’insegnamento, che al discente alle prese con lo studio della lingua.

Per quanto riguarda “cause” (verbo), si verifica, in ordine di frequenza, co- occorrenza con problem, trouble, difficulty, damage, cancer, injury, death, confusion, concern, loss (problema, guaio, difficoltà, danno, cancro, lesione, morte, confusione,

preoccupazione, perdita). Salta subito all’occhio che nessuno dei sostantivi ha significato positivo: è oggettivo che “cause” (verbo) abbia, come specificato nella definizione del dizionario, una accezione prettamente negativa.

Altro discorso è necessario per la struttura “the cause of”, per la quale, stando alla definizione del dizionario, ci si poteva aspettare una certa neutralità semantica. In questo caso, infatti, i dati riportano una co-occorrenza dei seguenti termini, riportati

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in ordine di frequenza: accident, problem, fire, crash, disease, explosion, delay, illness, trouble, decline (incidente, problema, incendio, scontro, morbo, esplosione,

ritardo, malattia, guaio, declino). Qui i dati coincidono in maniera sorprendente con quelli precedenti, smentendo la teoria di una neutralità della struttura “the cause of” e dimostrando ancora una volta che il dizionario non può sostituire, per le ragioni più varie, non ultima quella del limite di spazio a cui deve per forza sottostare una produzione di questo genere, l’utilizzo di un corpus ampio, ben strutturato e scientificamente valido come il British National Corpus.

Infine, è interessante notare come l’espressione “cause happiness” non abbia riscontro nella lingua viva: un’ulteriore prova della teoria della connotazione negativa avanzata in questo articolo.

Conclusioni

Si è iniziato questo articolo definendo la semantica cognitiva come un’area dai contorni sfocati del cognitivismo. Obiettivo di questa ricerca è stato quello di presentare una metodologia, utilizzabile facilmente anche in ambito didattico, che potesse fornire una visione di insieme particolareggiata e oggettiva della questione delle accezioni nell’utilizzo delle parole. È quindi proprio la didattica delle lingue straniere lo sbocco naturale di questa metodologia, giacché molto spesso il discente non ha modo di formare nella propria mente un corpus personale da cui attingere per

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riconoscere un’espressione naturale da una innaturale. Sia ben chiaro che, pur ribadendone l’importanza in un determinato tipo di studio e come strumento di supporto per l’apprendimento, il dizionario, come si è visto, offre un aiuto incompleto e spesso può portare fuori strada. L’utilizzo di dispositivi di supporto come il British National Corpus può dunque rivelarsi di inestimabile utilità dove sia necessario un approccio analitico all’utilizzo vivo e reale di una lingua.

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BIBLIOGRAFIA

BNC Consortium (2007), British National Corpus, XML edition, Oxford, Oxford University Press

http://hdl.handle.net/20.500.12024/2554, (consultato il 12 febbraio 2020) e http://corpus.leeds.ac.uk/itweb/htdocs/Query.html, (consultato il 12 febbraio 2020) Lakoff G. (1987), Women, Fire, and Dangerous Things: What Categories Reveal about the Mind, Chicago, University of Chicago Press

Simpson J., Weiner E. (1989), The Oxford English Dictionary, Oxford, Oxford University Press

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