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Senofonte sembra fornirci nei Memorabili (II,2,1) una discussione che Socrate

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Academic year: 2021

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1. Triangolo amoroso: Socrate, Santippe e Nietzsche.

Abbiamo mai pensato al prototipo di donna che meglio sarebbe stata al fianco di Nietzsche? A cosa sarebbe simile? Ora, ricordando lo “spirito libero” di Nietzsche ci può venire in mente la stessa Santippe.

Santippe, moglie di Socrate, è stata considerata come prototipo di donna, moglie bisbetica e fastidiosa, difficile da sopportare e da amare. Contro questa tradizione risalente alle testimonianze di Senofonte e di Diogene Laerzio, sta la rappresentazione un po’ più benevola che di lei dà Platone nel Fedone: già allo spuntar del sole, Santippe va a fare visita a Socrate in carcere, con il figlioletto in braccio, piangendo e singhiozzando. (Plat. Phaed. 60 a - b).

Eppur vero che il cruccio della donna non era di certo d’aiuto a Socrate, rischiando di turbare l’austera compostezza del filosofo che stava per morire, tanto che fu chiesto ai familiari dell’amico Critone di accompagnare Santippe a casa.

Senofonte sembra fornirci nei Memorabili (II,2,1) una discussione che Socrate

avrebbe avuto con il figlio maggiore Lamprocle, adirato con la madre, definito da

Socrate come un ingrato perché nonostante i modi violenti della madre, tanti

erano stati i sacrifici e le sofferenze per allevarlo: Socrate perciò lo invita ad

apprezzare i rimproveri materni perché dettati da amore e non di certo da

malevolenza. Emerge qui che Santippe era anche una laboriosa donna di casa,

che allevava i suoi figli addossandosi il peso della famiglia, mentre Socrate

passava le giornate per i ginnasi a discutere. Socrate avrà dunque sposato

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Santippe per le sue qualità e sopportare Santippe può aver significato per Socrate, doversi adattare alla vita quotidiana in una sorta di palestra, un esercizio di sopportazione del prossimo. Antistene il Cinico chiede a Socrate (Xenoph. Symp.

II, 10) perché non ha educato Santippe, vista la sua intrattabilità, ma ciò non è una novità per Socrate, che è consapevole che Santippe non sia una donna raffinata o tagliata per la filosofia, ma nonostante ciò ne esalta le qualità di donna di casa e di madre. Dice Socrate che coloro che vogliono imparare ad addestrare cavalli non acquistano quelli più docili ma quelli più animosi perché, tenendo a freno questi, sarà più facile trattare gli altri cavalli. Allo stesso modo, volendo acquistare pratica degli uomini, ha scelto Santippe con la convinzione che se fosse riuscito a tollerarla gli sarebbe stato facile sopportare tutti gli altri uomini. L’episodio più legato alla cattiva fama di Santippe è comunque riferito da Diogene Laerzio: una volta mentre Santippe si trovava al piano di sopra intenta a pulire, scorse il marito che se ne ritornava comodamente a casa.

Santippe prima lo ingiuriò, poi gli versò addosso l’acqua; egli commentò: “Non dicevo che il tuono di Santippe sarebbe finito in pioggia?”

1 . (Diogene, II, 36).

Neanche tuoni e pioggia servono a far adirare Socrate, che ha temprato l’animo ai più duri cimenti della vita. In certi casi la funzione di Santippe è quella di provocare una reazione di Socrate.

In età moderna Nietzsche ha ripreso il rapporto Socrate - Santippe, su cui molto si è discusso sopra, nella Genealogia della morale, affermando che il filosofo

1 Diogene Laerzio, Vite dei filosofi, a cura di M. Gigante, Laterza, Bari, 1962.

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non deve sposarsi mai e che Socrate ha sposato Santippe per dimostrare, con la sua solita ironia, ciò che il filosofo non deve proprio fare:

(…) Fino ai giorni nostri fra i grandi filosofi quale era sposato? Sposati non erano Eraclito, Platone, Descartes, Spinoza, Leibniz, Kant, Schopenhauer; ma anzi non li possiamo nemmeno immaginare sposati. Un filosofo sposato è un personaggio da commedia, questo è il mio principio: e Socrate, unica eccezione, il malizioso Socrate si è sposato, si direbbe, ironice, proprio per dimostrare la verità di questa tesi.

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Nietzsche asserisce che la donna è un grande pericolo per il filosofo in quanto questi è uno spirito libero, un uomo politico, un grande artista, un genio.

Tenendo conto il passo sopracitato, si può dedurre che Nietzsche potesse avere un’opinione negativa del matrimonio e della donne in quanto moglie e come spiega in Umano troppo umano (VII, 433):

«Santippe - Socrate trovò la moglie che gli serviva – ma non l’avrebbe cercata se l’avesse conosciuta bene: neppure l’eroismo di quello spirito libero si sarebbe spinto tanto lontano. In effetti Santippe lo spinse sempre più nella professione che gli era propria, rendendogli inabitabile e sgradevole il focolare domestico: gli insegnò a vivere per le strade e in qualsiasi luogo si potesse chiacchierare e oziare, e fece così di lui il maggior dialettico ateniese di strada:

il quale, alla fine, dovette paragonarsi alla briglia molesta posta da un dio sul collo del bel cavallo Atene, per non farlo star quieto.

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Perché Santippe sarebbe stata una moglie ideale per Nietzsche? Perché, a

2 F. Nietzsche, La Genealogia della morale, in Opere, trad. di A. Romagnoli, Casini Editore, Roma, 1955,

§ 7.

3 F. Nietzsche, Umano troppo umano. Un libro per spiriti liberi, trad. di M. Ulivieri, Newton, Roma, 2010.

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differenza di altre donne, non ha intralciato il filosofare del marito, anzi, Socrate ha tratto vantaggio da questa unione coniugale.

L’incontro con una donna come Santippe che non avrebbe spezzato le ali del suo filosofare, forse avrebbe fatto cambiare idea a Nietzsche sulla vita coniugale.

Chissà se Nietzsche sperava in un rapporto come quello Socrate - Santippe. Così

pare che anche per le donne, Socrate era per Nietzsche un educatore, un modello,

un vero padre.

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Conclusione.

Ho iniziato questo lavoro di tesi presentando Socrate e la “questione”

creatasi intorno a questo personaggio. La seconda parte ha visto invece lo sviluppo del rapporto Nietzsche - Socrate, che ho scelto, al di là del mio amore per il filosofo tedesco, per la sua complessità e le sue interessanti implicazioni.

Credo che nessuno dei pensatori moderni abbia colto meglio di Nietzsche, la personalità storica di Socrate, sia per l’intensità ironica con cui ne traccia il ritratto a volte caricaturale, sia per l’alta considerazione nell’importanza di Socrate, indicato come punto di svolta nel destino della civiltà occidentale. Benché Nietzsche si mostri favorevole per un’interpretazione alla luce delle testimonianze senofontee, è il Socrate dei dialoghi platonici che il filosofo tedesco prende di mira. Il Socrate di Senofonte sarebbe stato inadatto a compiere la rivoluzione epocale che Nietzsche attribuisce a Socrate, nel momento in cui gli addebita la morte della tragedia e l’avverarsi di una nuova era di razionalismo ottimistico. Quello di Nietzsche per Socrate è un odio violento che non ammette alcuna riserva:

ma cosa si nasconde dietro questo giudizio incisivo di Nietzsche? A Socrate

attribuisce i mali dell’Occidente, il decadentismo, il pessimismo e ancora la

distruzione dell’unità originaria dello spirito dionisiaco, che ha dato vita

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alla metafisica, fondata sulla distinzione tra sensibile e trascendente. Infine insiste sulla bruttezza fisica di Socrate caratterizzandolo come monstrum in fronte, monstrum in animo. (Il problema di Socrate, § 3).

Ma lo stesso Nietzsche riserva parole bellissime al Socrate morente: di fronte alla morte Socrate dimostra di non essere soggetto alla legge della physis né tanto meno a quella della polis ma solo al logos. Socrate affronta

la morte con dignità e serenità, dirigendosi verso quella vita non mortale che il filosofare stesso gli manifesta. Per l’ultima volta Socrate insegna ai suoi discepoli che la filosofia è desiderio anticipato di morte, testimoniando come davanti ai giudici del tribunale ateniese, la sua vocazione divina.

(Plat. Phaed. 64 a, 67 e, 81 a). Socrate come vincitore di Dioniso: questa è la sua più grande colpa agli occhi di Nietzsche.

Si è soliti ritenere che il Socrate in punto di morte sia la chiave di volta di questo caso: qui il filosofo testimonia di non essere soggetto ad alcuna legge di natura e che la sua anima sta per dirigersi, già preparata a questo, in un altro mondo. Le sue frasi sono rivelatrici:

la morte soltanto è il medico che può liberarci dalla terribile malattia di vivere. Qui Socrate e Nietzsche si tengono per mano: entrambi accusati di empietà ed empi, per poter rispondere al dio a cui erano devoti; entrambi educatori imputati di essere corruttori e nichilisti.

Socrate è dunque una figura popolare e misteriosa della storia della

filosofia. Nacque ad Atene nel 469 a. C., ebbe una moglie, Santippe, donna

bisbetica e prepotente, e tre figli. Fu accusato di non credere agli dei della

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città e di corrompere i giovani, per questo nel 399 a. C., fu condannato a bere la cicuta, condanna a cui non si sottrasse nemmeno davanti all’

eventualità di una fuga (Plat. Crit., 44 b – d), morendo così con grande nobiltà. Questo a grandi linee fu il Socrate storico; per rispondere alla domanda posta ad inizio tesi “ chi era Socrate?”, ho analizzato le quattro fonti a nostra disposizione: Aristofane, Senofonte, Platone, Aristotele e l’immagine ricavata dall’insieme di queste fonti risulta spesso contraddittoria, ognuno ci mostra un Socrate diverso a seconda dell’ambientazione in cui viene narrato, ma sempre come fautore del dialogo. Nel caso Socrate, per parafrasare Nietzsche, di primaria importanza è la morte del filosofo greco che, molti studiosi hanno rappresentato in parallelo con la morte di Gesù Cristo. Ma è importante rilevare che la dottrina di Socrate non avrebbe avuto questa influenza nei secoli, paragonabile a quella di Gesù, se non fosse stato per la sua morte.

Sono stati, infatti, il carcere e la cicuta ad innalzare il senso della filosofia socratica, che va al di là dell’importanza del metodo dialettico. Dunque è stato il Socrate in procinto di morte e non il maestro Socrate a lasciare un’impronta epocale.

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Nietzsche stesso rimase affascinato dal Socrate morente, ma per lui, Socrate rimane ai suoi occhi quel Greco che scelse egli stesso di morire perché cosciente che la vita era una malattia e solo così si sarebbe potuto liberare della tirannia della ragione.

4 Cfr., M. M. Sassi, La morte di Socrate, estratto da I Greci, a cura di S. Settis, Torino, Einaudi, 1997, p.

1325.

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Tuttavia il metodo dialettico di Socrate e il accompagnare nella ricerca della

verità attraverso il procedimento maieutico, è rimasto vivo nei secoli fino

alla possibilità di identificare in Socrate il padre della moderna consulenza

filosofica, come ho cercato di dimostrare in un’appendice, dedicata al

dialogo socratico messo “in pratica”.

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