CAPITOLO 3: LA FUNZIONE PathUp
3.1 Introduzione
Sia S una superficie compatta affine non singolare e sia f ( x , y , z )=0 un’equazione polinomiale per S a coefficienti in ; supponiamo che la funzione p : S → che associa a un punto M =(xM ,yM ,zM)∈S la sua terza coordinata affine, i.e. p( M )=zM, sia una funzione di Morse e che le immagini di distinti punti critici per p siano distinti valori critici di p (si rimanda ai paragrafi 2.1 e 2.2 per le definizioni di funzione di Morse, di punto critico per p e di valore critico di p). In questo capitolo affrontere- mo il seguente problema (si veda pag. 30):
Costruzione di PathUp ( bP, ) Dato un punto P nel piano δ1 di equazione
−
z a =0 e appartenente a una componente connessa di {(x,y, z )∈ 3 | a≤z ≤ b}\S che interseca il piano δ2 di equazione z−b=0, determinare il punto finale di un cammino di connessione in tra i livelli a e b, di punto iniziale P e punto finale in , nel caso in cui [a,b] non contenga valori critici di p oppure ne contenga uno solo di indice 0 o 1 non sulla frontiera.
Come anticipato nella prefazione, descriveremo due soluzioni del sud- detto problema: nella prima (paragrafo 3.2), PathUp( P ,b) è il punto finale di un cammino di connessione in lineare a tratti, unione di un numero fi-
nito di segmenti verticali e orizzontali; nella seconda (paragrafo 3.3), ve- dremo come calcolare PathUp( P ,b) utilizzando tecniche numeriche per l’integrazione di equazioni differenziali algebriche. Quest’ultima strategia costituisce la proposta originale del presente lavoro.
Per approfondimenti sui cammini di connessione, si consulti [7], [9], [22] e [23].
Nei prossimi paragrafi, indicheremo con gu la derivata rispetto alla va- riabile u di una funzione g e con (xM ,yM ,zM) le coordinate affini di un punto M ∈ 3. Prima di proseguire, ricordiamo la seguente:
Definizione 3.1.1 Se una retta r′ interseca S in un punto M e non appar- tiene al piano tangente a S in M , diciamo che r′ è “trasversale a S”.
Osservazione 3.1.1 Se un punto M ∈S non è critico per p, allora la retta r′ di equazione parametrica M + r ( fx( M ), fy( M ),0), r∈ , ben defini- ta perché fx( M )≠0 oppure fy( M )≠0, è trasversale a S. Infatti, poiché
M non è critico per p, il piano tangente a S in M non è orizzontale e la retta u′ di {(x,y, z )∈ 3 | z = zM} tangente a CzM in M , di equazione parametrica M + u( fy( M ),− fx( M ),0), è perpendicolare a r′.
3.2 Costruzione di un cammino di connessione lineare a tratti
In questo paragrafo, nel caso in cui [a,b] non contenga valori critici di p oppure ne contenga uno solo di indice 0 o 1 non sulla frontiera, mostre-
remo come individuare una successione finita di punti in 3, ={ P =P1, Q1,…,Pi,Qi,…,Xm = PathUp( P ,b)}, dotata delle seguenti proprietà:
1) Pi∈ ; 2) Qi∈S;
3) i segmenti chiusi [Pi,Qi] (verticali) e [Qi,Pi+1] (orizzontali) appar- tengono a ;
4) se il punto che precede Xm è Qm−1, il segmento [Qm−1,Xm] appartie- ne a ed è orizzontale; se il punto che precede Xm è Pm, il seg- mento [Pm,Xm] appartiene a ed è verticale.
La strategia che descriveremo è essenzialmente la stessa esposta in [15].
Osservazione 3.2.1 Determinare permette di calcolare PathUp( P ,b) come punto finale di un cammino di connessione in lineare a tratti, di punto iniziale P e punto finale in , nel caso in cui [a,b] non contenga valori critici di p oppure ne contenga uno solo di indice 0 o 1 non sulla frontiera.
Cominceremo la nostra analisi dal caso, più semplice, in cui [a,b] non contiene valori critici di p e è limitata. In queste ipotesi, possiamo defi- nire una funzione Findnext: → nel seguente modo:
1) se M è un punto in , consideriamo la semiretta verticale t′ di e- quazione parametrica M + t(0,0,1), t ≥0, e calcoliamo il minimo t,
t, in cui t′ interseca la frontiera di . Se f (xM ,yM ,zM + t)=0 ha soluzioni in [0,b−zM ], t è la più piccola di esse, altrimenti t = −b
zM. Poniamo Findnext( M )=M + t (0,0,1);
2) se invece M è un punto in \ , sia n( M )=( fx( M ), fy( M ),0) se
f ( P )>0, n( M )=−( fx( M ), fy( M ),0) se f ( P )<0. Consideriamo la retta orizzontale l′ di equazione parametrica M + l n( M ), l∈ ; notiamo che M ∈S e che l′ è trasversale a S. Calcoliamo il minimo l >0, l, in cui l′ interseca la frontiera di . l esiste in virtù della li- mitatezza di e della scelta del segno di n( M ), ed è la più piccola soluzione positiva dell’equazione f ( M + l n( M ))=0. Se l è un punto di massimo per la funzione | f ( M + l n( M ))| nell’intervallo (0,l), poniamo Findnext( M )=M + l n( M ), ben definita in quan- to, per come è stato costruito, il segmento aperto ( M , M + l n( M )) appartiene a .
Osservazione 3.2.2 Sia M un punto in . Si ha:
1) Findnext( M )=M se e solo se M ∈ δ2;
2) se M ∈ , allora Findnext( M ) appartiene a \ (e quindi a S) oppure a δ2;
3) se M ∈ \ , allora Findnext( M )∈ ;
4) se M ∉ δ2, allora il segmento aperto ( M ,Findnext( M )) (verti- cale se M ∈ , orizzontale se M ∈ \ ) appartiene a .
Indichiamo con ′ la successione {Findnext( j)( P )}j≥0, con P′i l’i-esi- mo termine dispari di ′ e con Q′i l’i-esimo termine pari di ′. Per l’osser- vazione 3.2.2, si ha:
1) ′ è costante per j ≥ j se e solo se Findnext( j)( P )∈ δ2; 2) Q′i appartiene a S oppure a δ2;
3) P′i ∈ ;
4) se P′i ∉δ2, allora il segmento (P′i ,Q′i) è verticale (zQi′ >zPi′) e appar-
tiene a . Se Q′i ∉ δ2, allora il segmento (Q′i ,Pi′+1) è orizzontale (zPi′+1 = zQi′) e appartiene a .
Per raggiungere il nostro scopo, ci è sufficiente dimostrare che esiste j∈ tale che Findnext( j)( P )∈ δ2. In tal caso, infatti, se ~ è il mi-j nimo indice da cui ′ è costante, possiamo porre, in virtù delle proprietà di
′ sopraelencate, ={Findnext( j)( P )}0≤j ~≤j. In parole povere, ci siamo ridotti a dover verificare che i segmenti (P′i ,Q′i ), Q′i ∉ δ2, siano “lun- ghi abbastanza” da garantire il raggiungimento di δ2 componendo un nu- mero finito di volte la funzione Findnext. Per farlo, ci occorre una stima di
i
i P
Q z
z ′ − ′.
Osservazione 3.2.3 Siano p1: S → e p2: S → le funzioni che asso- ciano a un punto di S rispettivamente la sua prima e la sua seconda coordi- nata affine e sia N∈ tale che l’intervallo (−N ,N) contenga tutti i valo- ri critici di p, p1 e p2. Allora S ⊂ (−N ,N )3.
Poniamo K =[−N ,N ]3e fz K =
K
maxM
∈ | fz( M )|. Poiché è limitata, si ha ⊂ K . Osserviamo che | f (Q′i )− f (P′i )|≤ fz K(zQi′ −zPi′), da cui si ottiene, se Q′i ∉ δ2, zQi′ −zPi′≥| f (P′i )|/ fz K.
Proposizione 3.2.1 Se [a,b] non contiene valori critici di p e è limita- to, esiste ε0 >0 tale che | f (Pi′+1)|≥ε0 se Q′i ∉ δ2.
Dim. Sia Sa,b= S {(x,y, z )∈ 3 | a≤ z ≤ b} e indichiamo con Q un generico punto in Sa,b. La funzione φ: Sa,b× →{(x,y, z )∈ 3 | a≤
z≤ b} definita da φ(Q,t)= Q + t n(Q) è un diffeomorfismo in un intorno
aperto di Sa,b×{0} perché le rette di equazioni parametriche Q + t n(Q), t∈ , sono trasversali a Sa,b (per maggiori dettagli, si rimanda a [24]). Per la compattezza di Sa,b, esiste δ >0 tale che φ(Sa,b×(−δ ,δ )) è un intorno aperto U di Sa,b in {(x,y, z )∈ 3 | a≤ z ≤ b} diffeomorfo a Sa,b×(−δ , δ ) tramite φ. In particolare, esiste ε0 >0 tale che {(x,y, z )∈ 3 | a≤ z≤ b e | f (x,y, z )|=ε }⊂U per ogni ε , 0≤ε <ε0. Si deduce che | f ( X )|≥ ε0 per X ∈ \U. Per come U è stato definito, per ogni punto M ∈ \ si ha Findnext( M )∈ \U, e quindi | f (Pi′+1)|=| f (Findnext(Q′i))|≥ε0 perché Q′i ∈ \ . qed
Combinando la disuguaglianza zQi′ −zPi′≥| f (P′i )|/ fz K (valida se Q′i∉ δ2) con la proposizione 3.2.1, si può concludere che, se poniamo j = [b/(ε0/ fz K)]+2, allora Q′j∈ δ2.
Osservazione 3.2.4 Per realizzare la funzione PathUp non abbiamo alcun bisogno di calcolare ε0 e fz K: questi elementi, infatti, sono stati introdotti nella nostra discussione solo per dimostrare che la successione ′ si stabi- lizza in un numero finito di passi.
Se non è limitato e [a,b] non contiene valori critici di p, occorre definire in modo opportuno Findnext( M ), M ∈ , nell’unico caso “sco- perto”, i.e. nel caso in cui M ∈ \ e l’equazione f ( M + l n( M ))=0,
l∈ , non abbia soluzioni positive. Per un siffatto M , se M ′∈ è l’uni- co punto di intersezione tra la frontiera di K e la semiretta di equazione parametrica M + l n( M ), l >0, poniamo Findnext( M )= M ′. Deduciamo che:
1) se i termini Q′i ∈ \ sono tali che l’equazione f (Q′i + l n(Q′i ))= 0, l∈ , abbia soluzioni positive, allora valgono le considerazioni del caso limitato, e quindi ′ è definitivamente costante;
2) se invece esiste j∈ tale che Q′j∈ \ e tale che l’equazione f (Q′j + l n(Q′j))=0, l∈ , non abbia soluzioni positive, allora, per come K è stato costruito, si ha Q′j+1=Findnext(2)(Q′j)∈ δ2.
Osservazione 3.2.5 La strategia descritta per risolvere il caso non limi- tato e [a,b] non contenente valori critici di p ci risparmia la difficoltà di determinare a priori se è limitato o meno.
Osservazione 3.2.6 La proposizione 3.2.1 vale in una forma più forte: sup- poniamo che [a,b] contenga un valore critico di p non sulla frontiera e sia
P′ il relativo punto critico; se nessun termine di ′ (costruibile se, per j ≥ 0, Findnext( j)( P )≠ P′) appartiene a un fissato intorno aperto di P′ e è limitato, esiste ε0 >0 tale che | f (Pi′+1)|≥ε0 se Q′i ∉ δ2 (in particolare, esiste j∈ tale che Findnext( j)( P )∈ δ2). Deduciamo che, indipen- dentemente dalla limitatezza di e dalla presenza di punti critici in [a,b], se nessun termine di ′ appartiene a un fissato intorno aperto di P′ o se un termine di ′ ha la terza coordinata affine maggiore di zP′, allora esiste
j∈ tale che Findnext( j)( P )∈ δ2.
Supponiamo ora che [a,b] contenga un valore critico di p di indice 0 non sulla frontiera; sia P′ il relativo punto critico e S′ la componente con- nessa di Sa,b a cui P′ appartiene. In virtù dell’osservazione 3.2.6, ci è suffi- ciente analizzare solo il caso in cui P′∈ \ . In questa ipotesi, la funzio-
ne Findnext è ben definita in \P′ e il nostro obiettivo è quello di esten- derla in modo opportuno anche in P′. Se l’equazione f (P′+ l(1,0,0))=0 ha soluzioni positive, indichiamo con l la più piccola di esse, altrimenti de- terminiamo l in maniera che P′+ l (1,0,0) appartenga alla frontiera di K .
Notiamo che, poiché P′ è l’unico punto di minimo assoluto per p in S′, il segmento aperto (P′,P′+ l (1,0,0)) è contenuto in . Possiamo allo- ra porre Findnext(P′)= P′ + 21 l(1,0,0) se P′+ l (1,0,0) non appartiene al- la frontiera di K ; Findnext(P′)= P′ + l(1,0,0), altrimenti.
Se K′ è un cubo aperto centrato in P′, con gli spigoli paralleli agli assi coordinati e tale che Findnext( M )∈S′ per ogni M ∈ K′, si conclude che:
1) se nessun termine di ′ appartiene a K′, allora, per l’osservazione 3.2.6, esiste j∈ tale che Findnext( j)( P )∈ δ2;
2) se invece esiste j∈ tale che Findnext( j)( P )∈K′, allora, per co- me K′ è stato definito, la terza coordinata affine di Findnext(j+3)( P ) è maggiore di zP′; quindi, per l’osservazione 3.2.6, si raggiunge δ2 componendo un numero finito di volte la funzione Findnext.
Osservazione 3.2.7 Come già ε0 e fz K, anche K′ è un artificio teorico u- tilizzato per dimostrare che ′ è definitivamente costante, e dunque non deve essere determinato esplicitamente.
La situazione è più delicata se [a,b] contiene un valore critico di p di indice 1 non sulla frontiera. Infatti, se indichiamo con P′ il relativo punto critico e supponiamo P′∈ \ , la funzione Findnext (definita in \P′) non ci garantisce che esista j∈ tale che la terza coordinata affine di
)
Findnext( j ( P ) sia maggiore di zP′ o uguale a zP′, quindi la strategia di e- stendere la funzione Findnext in P′ in maniera opportuna (utilizzata con successo nel caso indice 0) non è applicabile nel caso indice 1. L’idea vin- cente consiste nel sostituire ′ con la successione ~ ={Bj}j≥0 costruita ri- corsivamente nel seguente modo (con P~i e Q~i indichiamo rispettivamente l’i-esimo termine dispari e l’i-esimo termine pari di ~):
1) P~1 =P;
2) dato P~i, individuiamo il punto E′= P~i + t (0,0,1) di massima terza coordinata affine nell’insieme dei punti che sono estremi di segmenti chiusi verticali contenuti in e aventi un estremo in P~i (se il poli- nomio f (
Pi
x~,
Pi
y~,
Pi
z~ +t ) ha zeri positivi in [0,b
Pi
z~
− ] in cui cambia segno, t è il più piccolo di essi, altrimenti si ha t = b
Pi
z~
− ). Poniamo
Q~i = E′;
3) se Q~i∈
δ2, poniamo ~ 1
+
Pi = Findnext (Q~i);
4) se Q~i∈ S \
δ2, Q~i ≠ P′ e l’equazione f (Q~i + l n (
Q~i))=0 non ha so- luzioni positive, poniamo ~ 1
+
Pi = Findnext (Q~i);
5) se Q~i∈ S \
δ2, Q~i ≠ P′ e l’equazione f (Q~i + l n (
Q~i))=0 ha soluzio- ni positive, sia l la più piccola di esse e sia E l’insieme dei segmen- ti chiusi verticali contenuti in e aventi un estremo (quello con la terza coordinata affine minore) nel segmento [Q~i,
Q~i + l n (
Q~i)]. In-
dividuato l ∈[0,l ] tale che un segmento dell’insieme E con un e- stremo in Q~i + l n (
Q~i) abbia lunghezza massima tra i segmenti di E, poniamo ~ 1
+
Pi =Q~i + l n (
Q~i) (alla fine di questo paragrafo mo-
streremo come calcolare l );
6) se Q~i = P′, sia n ( P′) un autovettore di H ( P′ ) di autovalore positi-p vo. Se l’equazione f ( P′ + q n ( P′))=0 ha soluzioni positive, indi- chiamo con q la più piccola di esse, altrimenti determiniamo q in maniera che P′+ q n ( P′) appartenga alla frontiera di K . Notiamo che il segmento aperto ( P′ , P′+ q n ( P′)) è contenuto in . Ponia- mo ~ 1
+
Pi = P′ + 21 q n ( P′ ) se P′+ q n ( P′) non appartiene alla fron- tiera di K , ~ 1
+
Pi = P′ + q n ( P′), altrimenti.
Per come ~ è stata definita, si ha:
1) ~ è costante per j ≥ j se e solo se Bj∈ δ2; 2) Q~i appartiene a S oppure a δ2;
3) P~i∈ ; 4) se P~i∉
δ2, allora il segmento [P~i,
Q~i] è verticale (
Qi
z~ >
Pi
z~) e appar- tiene a . Se Q~i∉
δ2, allora il segmento [Q~i,
~ 1 +
P ] è orizzontale i
( ~ 1 +
Pi
z =
Qi
z~ ) e appartiene a .
Per raggiungere il nostro scopo, ci è sufficiente dimostrare che esiste j∈ tale che Bj∈ δ2. In tal caso, infatti, se j~ è il minimo indice da cui ~ è costante, possiamo porre ={Bj}0≤j ~≤j in virtù delle proprietà di
~ sopraelencate. Una stima di
Qi
z~
Pi
z~
− , i.e. della lunghezza del segmento [P~i,
Q~i], è ancora una volta ciò che ci occorre.
Osservazione 3.2.8 Se Q~i ≠ P′, la lunghezza del segmento [ Findnext (Q~i),
) 2
Findnext (( Q~i)] non supera la lunghezza del segmento [ ~ 1
+
P ,i ~ 1
+
Q ]. Com-i
binando la proposizione 3.2.1 con l’osservazione 3.2.6, deduciamo che, se nessun termine di ~ appartiene a un fissato intorno aperto di P′ o se un termine di ~ ha la terza coordinata affine maggiore di zP′, allora esiste j∈
tale che Bj∈ δ2.
Osservazione 3.2.9 Poiché f ( P′ )z ≠ 0, si possono utilizzare le variabili x e y come coordinate locali di S in un intorno aperto U di P′ sufficiente- mente piccolo. A meno di una trasformazione affine delle coordinate, pos- siamo supporre P′=(0,0,0) e p ( x , y , z ) = x2 − y2 +o (x2 + y ) in U . 2
Grazie all’osservazione 3.2.9, non è difficile dimostrare l’esistenza di un intorno aperto di P′, U'⊂ U , tale che la terza coordinata affine di B sia j+5 maggiore di 0, e quindi di zP′, se Bj∈U per qualche j' ∈ . Invocando l’osservazione 3.2.8, si può concludere che ~ è definitivamente costante.
Dedichiamo l’ultima parte del paragrafo all’unica questione rimasta in sospeso, i.e. la determinazione di l ∈[0,l ] tale che un segmento dell’insie- me E con un estremo in Q~ +i l n (Q~i) abbia lunghezza massima tra i seg- menti di E . Il problema del calcolo di un punto di “massima altezza” può essere riformulato come segue:
Problema della massima altezza Sia C una curva affine e sia g (t , s )=0 un’equazione polinomiale per C . Supponiamo che esista t >0 tale che g (0,0)=g (t ,0)=0 e tale che g (t ,0)>0 per t ∈(0,t ). Dato s >0, indichia- mo con l (t ), t∈[0,t ], la massima lunghezza di un segmento verticale I che ha un vertice in (t ,0), giace in {(t , s )∈ 2 | 0≤s ≤s} e tale che g|I sia non negativa. Si chiede allora di individuare un punto t ∈[0,t ] tale che
l (t )=
] , 0 [ t tmax
∈ l (t ).
Una soluzione del problema della massima altezza è la seguente:
1) considerando g , g e s g come polinomi nella variabile s a coeffi-t cienti in [t ], determiniamo la lista [t ,…,1 t ] dei numeri reali in m (0,t ), indicizzati in ordine crescente, che sono radice di R ( g ,g ) s oppure di R ( g ,g ). Ponendo t t0=0 e tm+1=t , osserviamo che, per 0≤i ≤m , C {(t , s )∈ 2 | ti < t <t } è un insieme vuoto oppure è i+1 l’unione di un numero finito di archi che sono grafici di funzioni mo- notone da (t ,i t ) in . Deduciamo che possiamo limitare la ricerca i+1 di un punto di massima altezza ai punti t ,…,0 tm+1;
2) per 0< i < m +1, se il polinomio g (t , s ) ha zeri in (0, s ] in cui cam-i bia segno, l (t ) è il più piccolo di essi, altrimenti l (i t )i =s;
3) per i =0 oppure i =m +1, se il polinomio g (t , s ) ha zeri in (0, s ] in i cui cambia segno, indichiamo con k (t ) il più piccolo di essi e con i j (t ) il più piccolo zero di g (i t , s ) in (0, s ], altrimenti poniamo i k (t )i = j (t )i =s. Se g (t ,i 21 j (t ))i >0, si ha l (t )i =k (t ), altrimenti i l (t )i =0;
4) se i∈{0,…,m +1} è tale che l (t )i =
1
0≤ mmaxi≤ + l (t ), poniamo ti =t . i
3.3 Calcolo di PathUp (P ,b) tramite integrazione di un sistema di equazioni differenziali algebriche
La strategia per determinare PathUp ( P ,b ) che descriveremo in questo
paragrafo è concettualmente semplice, ma numericamente molto interes- sante. Consideriamo la funzione τ : S× → 3 così definita: dato M ∈ S e t∈ , τ( M ,t )=( x ( M ,t ), y ( M ,t ), z ( M ,t )) è la proiezione ortogona- le di M + t (0,0,1) sul piano π( M ) tangente a S in M . Vediamo come calcolare esplicitamente τ( M ,t ).
Osservazione 3.3.1 Un’equazione polinomiale per π( M ) è f ( M )(x x − x )M + f ( M )(y y− y )M + f ( M )(z z− z )M =0, ben definita perché il vettore
∇f ( M )=( f ( M ),x f ( M ),y f ( M )) non è nullo. z
Notiamo che τ( M ,t ) è l’unico punto di minimo assoluto per la funzio- ne d ( x , y , z )M =( x −xM )2+( y − yM )2+( z−( zM +t ))2 con vincolo ( x ,
y , z )∈π( M ). Utilizzando il metodo dei moltiplicatori di Lagrange (si ve- da [20]), otteniamo:
1) x ( M ,t )= xM −t 2 )) ( (
) ( ) (
M f
M f M
fx z
∇ ;
2) y ( M ,t )= yM −t 2 )) ( (
) ( ) (
M f
M f M
fy z
∇ ;
3) z ( M ,t )=zM −t −
∇ 1
)) ( (
)) ( (
2 2
M f
M
fz .
In particolare, si ha τ( S ,0)= S e:
1) x ( M ,0) t =− 2 )) ( (
) ( ) (
M f
M f M
fx z
∇ ;
2) y ( M ,0) t =− 2 )) ( (
) ( ) (
M f
M f M
fy z
∇ ;
3) z ( M ,0) t = −1 22 )) ( (
)) ( (
M f
M fz
∇ .
Poniamo g1= 2 ) ( f
f fx z
− ∇ , g2 = 2
) ( f
f fy z
− ∇ e g3= 22 ) (
) 1 (
f fz
− ∇ .
Osservazione 3.3.2 Poiché l’operatore ( f∇ ) è non nullo in S e S è com-2 patta, esistono un intorno aperto limitato U di S e un numero reale ε0 >0 tali che ( f∇ ) è una funzione definita in U a valori in e ( f2 ∇ )|2U >ε0. Deduciamo che g , 1 g e 2 g sono funzioni lipschitziane a valori in defi-3 nite in un intorno aperto di U e ivi infinitamente differenziabili.
Ricordiamo il seguente risultato classico (per la dimostrazione, si con- sulti [20]):
Teorema 3.3.1 Indichiamo con (t ,Y ) un generico punto in × n. Se g è una funzione continua a valori in n definita in un intorno aperto D ⊂
+1
n del punto (t ,0 Y ) e ivi lipschitziana nella variabile Y , allora esiste un 0 intorno aperto I di t tale che il sistema di equazioni differenziali: 0
(1) Y (t )t = g (t ,Y (t )), Y (t )0 =Y , 0 ha un’unica soluzione in I .
In virtù dell’osservazione 3.3.2 e del teorema 3.3.1, se poniamo Y (t )= ( x (t ), y (t ), z (t )) e g (t ,Y (t ))=(g (Y (t )),1 g (Y (t )),2 g (Y (t ))), per ogni 3 punto Q∈U il sistema di equazioni differenziali:
(2) Y (t )t = g (t ,Y (t )), Y (0)= Q ,
ha un’unica soluzione in un intorno aperto di 0 dipendente da Q . In parti- colare, esiste t >0, dipendente da Q , tale che il sistema di equazioni diffe- renziali:
(3) Y (t )t = g (t ,Y (t )), Y (0)= Q , t ≥0,
ha un’unica soluzione in [0,t ).
Definizione 3.3.1 Siano Y (t ) e 1 Y (t ) soluzioni di (1) rispettivamente negli 2 intervalli aperti I e 1 I . Diciamo che 2 Y (t ) è un “prolungamento” di 2 Y (t ) 1 se:
1) I1⊂ I ; 2
2) Y (t )2 =Y (t ) per t1 ∈I . 1
Una soluzione di (1) si dice “massimale” se non ammette prolungamen- ti.
Osservazione 3.3.3 Si può dimostrare (si veda di nuovo [20]) che una solu- zione massimale di (1) esiste.
Definizione 3.3.2 Chiamiamo “curva integrale di (3) in U ”, e la indichia- mo con Y (t ), la soluzione massimale di (3) in U . Q
Osservazione 3.3.4 L’intervallo di definizione di Y (t ) è della forma [0, Q t ), Q tQ >0. Notiamo che può essere tQ = + ∞ .
Osservazione 3.3.5 Sia S ={( x , y , z )∈U | f ( x , y , z ) =ε }. Se Q∈ S , allora Y (t ) giace in S . Per convincersi di questo fatto, è sufficiente nota-Q re che si ha f (x Y (t ))Q x (t )t + f (y Y (t ))Q y (t )t + f (z Y (t ))Q z (t )t =0 per t ∈ [0,t ), da cui, integrando rispetto alla variabile t , si ottiene che f (Q Y (t )) è Q costante per t∈[0,t ). Q
Definizione 3.3.3 Sia J ⊂ un intervallo e α : J → n una curva diffe- renziabile. Chiamiamo “velocità di α nel punto t∈ J ” la norma euclidea di α (t ), che indichiamo con α (t) . Si dice che α è “regolare” se la sua