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Presentazione PORTIAMO I POVERI IN CIMA ALLE AGENDE

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Academic year: 2022

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Rapporto annuale 2008 – www.caritasitaliana.it 3

Presentazione

PORTIAMO I POVERI IN CIMA ALLE AGENDE

2008, un anno importante dal punto di vista delle ricorrenze: il 60° anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani, il 60° anniversario della Costitu- zione della Repubblica italiana, l’Anno europeo del dialogo interculturale, l’Anno internazionale del pianeta terra.

Ma anche un anno ambiguo, tra sofferenza e speranza, emblematicamente riassunto nelle vicende degli Stati Uniti che, dilania- ti dalla crisi che ha travolto tutti i paesi, eleggono il loro nuovo presidente. Povertà, recessione, crisi finanziaria, economica e sociale, solidarietà, bene comune e sussi- diarietà in tutto il pianeta sono diventate parole-chiave su cui riflettere, mentre molti hanno dovuto stringere la cinghia, cercando di far quadrare i conti.

Questo scenario chiede di ridefinire a livello culturale e comunitario il nostro modo di intendere la realtà, il rapporto tra fede e vita, la capacità di districarci nella complessità delle interdipendenze dei fenomeni.

Non è indolore questa prospettiva.

Comporta rinunce a privilegi ingiustificati da parte di tutti – dei più garantiti e anche di quelli in disagio, ma meno sfortunati di altri –, la creazione di nuove scale di prio- rità, l’assunzione di nuovi stili di vita, coe- renti coi nostri valori.

La sfida è mantenere comunque un’atten- zione globale al tema povertà, portando i poveri da “ultimi della fila” – ai quali riser- vare solo attenzione e risorse residuali – ai primi posti nell’attenzione e nelle agende politiche e sociali, per realizzare così il

“bene comune”.

E la ricerca del bene comune coinvolge le politiche nazionali, europee e internazio- nali in modo sempre più unitario e integra- to. Non solo politiche economiche e produttive, ma un’attenta gestione delle risorse, ambientali, finanziarie e fiscali e dei flussi migratori.

Questo pone il problema di una politica sempre più partecipativa. Nella consape- volezza che la Chiesa e la società civile non solo danno voce a chi non ha voce a livello locale, ma sempre più agiscono in rete, con alleanze e progettazione comuni. «In un contesto che tende a incentivare sempre più l’individualismo, il primo servizio della Chiesa è educare al senso sociale, all’atten- zione per il prossimo, alla solidarietà e alla condivisione» (Benedetto XVI, omelia del 14 giugno 2008, Santa Maria di Leuca).

In particolare la presenza quotidiana di ascolto e prossimità che la Caritas, a tutti i livelli, ha nei “luoghi sensibili”, ci porta necessariamente a guardare all’impegno per il bene comune e alle opere che devono

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conseguirne mettendo al centro la persona e le sue relazioni. Gli stessi poveri che incontriamo ci sollecitano a guardare alla povertà con occhi nuovi e diversi, attenti ai segnali, anche deboli, dello spirito; ci impegnano a lavorare per contrastare tutta la povertà, anche quella culturale e antro- pologica, sia nella dimensione individuale che, soprattutto, in quella collettiva.

È nostro preciso compito e responsabilità animare dal basso simili processi, attraver- so i nostri servizi, che sono opere, ma

anche segni. È questo il nostro più autenti- co e responsabile contributo alla costruzio- ne del bene comune.

Sempre però nella consapevolezza che «Se il Signore non costruisce la casa, invano vi faticano i costruttori. Se il Signore non custodisce la città, invano veglia il custode»

(Salmo 127,1).

S.E. Mons. Giuseppe MERISI presidente di Caritas Italiana

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