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CHEMIOPROFILASSI “CAUSALE” E CHEMIOPROFILASSI “CLINICA” DELLA FILARIOSI CARDIOPOLMONARE DEL CANE

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Veterinaria, Anno 13, n. 1, Febbraio 1999 95

CHEMIOPROFILASSI “CAUSALE” E CHEMIOPROFILASSI “CLINICA”

DELLA FILARIOSI CARDIOPOLMONARE DEL CANE

CLAUDIO GENCHI

Cattedra di Malattie Parassitarie - Università degli Studi di Milano

LUIGI VENCO

Medico Veterinario - Clinica veterinaria “Città di Pavia” - Pavia

La filariosi cardiopolmonare del cane (Dirofilaria immitis) è ca- ratterizzata da un lungo ciclo di sviluppo che consente alle larve infestanti (L3) trasmesse dal dittero ospite intermedio (Culicidae) di maturare a partire dalle larve di 3a e 4a età, localizzate nel sot- tocute, fino alle larve di 5aetà (giovani adulti sessualmente imma- turi), localizzate a partire dal quarto mese nel letto vascolare del polmone, e quindi in femmine e maschi maturi.

Fin dai primi studi a partire dalla metà degli anni ’80 (vedi Campbell, 1989) l’ivermectina, e più tardi la milbemicina ossi- ma, hanno dimostrato una elevata attività chemioprofilattica, es- sendo in grado di impedire lo sviluppo precoce (L3 e L4) del parassita, bloccandone di fatto lo sviluppo a parassita adulto.

Sulla base di questi studi è stato possibile attuare un protocollo di trattamento idoneo a proteggere efficacemente il cane duran- te la stagione a rischio di infestazione (somministrazione mensi- le di una dose efficace di farmaco a partire da un mese dopo l’i- nizio della stagione di attività dei culicidi, mantenuto fino a 30 giorni dopo la fine del periodo a rischio). Tale protocollo di trattamento, la cui efficacia aveva inizialmente sollevato alcune preoccupazioni rispetto a possibili effetti dovuti ad errori di somministrazione per tempi superiori ai 30 giorni o a dosi non somministrate per dimenticanza o trascuratezza dei proprietari, si è rilevato “recuperabile” grazie alla efficacia “retroattiva” di questi farmaci. Infatti continuando la somministrazione per tempi più o meno prolungati è possibile recuperare la completa attività o raggiungere livelli di efficacia molto elevati, soprattut- to utilizzando l’ivermectina, anche quando la prima sommini- strazione di farmaco è effettuata 3-4 mesi dopo l’infestazione (per una rassegna vedi McCall et al., 1996). Si veniva così piano piano prospettando l’ipotesi che l’ivermectina e la milbemicina fossero dotate di un’azione molto più potente di quella fino ad allora riconosciuta, tale da interferire anche con i processi vitali dei parassiti preadulti e adulti. In altre parole questi farmaci si prospettavano come validi presidi non solo per la “classica”

chemioprofilassi “causale” ma anche per la chemioprofilassi

“clinica”, intendendo per chemioprofilassi causale quella rivolta verso gli stadi larvali precoci (L3 e L4) e quella clinica la pre- venzione delle manifestazioni cliniche ottenuta tramite l’elimi-

nazione dei parassiti immaturi in sede polmonare (L5 e adulti sessualmente immaturi) (vedi la traduzione dell’articolo di McCall et al. qui di seguito pubblicato).

La logica conseguenza di questi studi era la valutazione del- l’attività di questi macrolidi nei confronti dei parassiti adulti.

Recentemente McCall et al. (1998) hanno presentato i risultati di una prova condotta su cani con trapianto di maschi e fem- mine adulte di D. immitis dove si dimostra una elevata effica- cia, soprattutto dell’ivermectina, anche contro questo stadio di sviluppo del parassita.

Lo studio è stato presentato all’Heartworm Symposium, ap- puntamento triennale dell’American Heartworm Society, tenuto- si a Tampa (FL) nel maggio 1998. I cani erano stati infestati spe- rimentalmente tramite trapianto nella vena giugulare di 8 maschi e 8 femmine adulte di Dirofilaria immitis. I soggetti sono stati quindi trattati per 16 mesi, con cadenza mensile, con Cardotek 30 Plus alle stesse dosi consigliate per la profilassi. I risultati di- mostrano che la somministrazione mensile protratta di ivermec- tina è in grado di ridurre significativamente il numero di parassi- ti adulti in sede cardiopolmonare rispetto al gruppo di controllo non trattato. I restanti parassiti presenti in sede cardiopolmonare mostravano evidenti segni di degenerazione macro e microscopi- ca tali da fare supporre uno stato pre-mortale.

Lo stesso protocollo di trattamento, utilizzando la milbemi- cina ossima (500 mcg/kg/mese), ha portato a riduzioni non si- gnificative del numero di parassiti adulti. Nessun segno di in- tolleranza ai trattamenti o effetto collaterale è stato osservato nel corso delle prove.

I risultati di questo studio, per il loro carattere preliminare e per il fatto che derivano comunque da animali infestati sperimen- talmente non possono costituire una indicazione di terapia adulti- cida alternativa ai normali protocolli di trattamento adulticida te- nuto conto dei diversi aspetti della malattia e del suo manifestarsi nel singolo paziente (età, entità delle infestazioni, compromissio- ne dello stato organico). Anche se ulteriori studi sono necessari per una più precisa determinazione dell’efficacia della ivermecti- na e della milbemicina nei confronti delle filarie adulte, la sommi- nistrazione protratta può rappresentare un valido strumento per il veterinario in quei casi dove, pur sospettando la presenza del parassita, non esistano sufficienti dati anamnestici o evidenze dia- gnostiche (microfilaremia assente, test per gli antigeni negativi a causa di un numero ridotto di macrofilarie in sede cardiopolmo- nare o di infestazioni sostenute da pre-adulti) tali da confermare con certezza la necessità di un trattamento macrofilaricida.

Bibliografia

Campbell WC: Use of ivermectin in dogs and cats, in WC Campbell (Ed.) Ivermectin and abamectin, Springer-Verlag 1989 pp 363

McCall JW, Ryan WG, Roberts RE, Dzimianski MT: Heartworm adulticidal ac- tivity of monthly prophylactic doses of ivermectin (6 µg/kg) and py- rantel given to dogs. Abstracts of Heartworm Symposium ’98, May 1- 3, Tampa FL pp. 45

Mc Call JW, McTier TL, Rayan WG, Gross SJ, Soll MD. Evaluation of iver- mectin and milbemycin oxyme efficacy against Dirofilaria immitis in- fections of three and four months’ duration in dogs.Am. Journal Vet Res, 1996, 57: 1189-1192.

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