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PROPOSTA DI RISOLUZIONE

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Academic year: 2022

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RE\1253627IT.docx PE719.483v01-00

IT

Unita nella diversità

IT

Parlamento europeo

2019-2024

Documento di seduta

B9-0198/2022 5.4.2022

PROPOSTA DI RISOLUZIONE

presentata a seguito di una dichiarazione del vicepresidente della

Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza

presentata a norma dell'articolo 132, paragrafo 2, del regolamento

sulla situazione in Afghanistan, in particolare la situazione dei diritti delle donne

(2022/2571(RSP))

Mick Wallace, Clare Daly a nome del gruppo The Left

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B9-0198/2022

Risoluzione del Parlamento europeo sulla situazione in Afghanistan, in particolare la situazione dei diritti delle donne

(2022/2571(RSP)) Il Parlamento europeo,

− vista la Carta delle Nazioni Unite,

− vista la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo,

− visto il Patto internazionale relativo ai diritti civili e politici,

− visto il Patto internazionale relativo ai diritti economici, sociali e culturali,

− vista la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti del fanciullo,

− vista la Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, disumani o degradanti,

− vista la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui difensori dei diritti umani del 1998,

− vista la relazione del Segretario generale del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, del 29 marzo 2021, sulla violenza sessuale connessa ai conflitti,

− vista la dichiarazione di Michelle Bachelet, Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, alla 31a sessione speciale del Consiglio dei diritti umani,

− vista la risoluzione n. 2593(2021) del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

− vista la risoluzione 2131 (xx) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite recante la dichiarazione sull'inammissibilità dell'intervento negli affari interni degli Stati e sulla protezione della loro indipendenza e sovranità,

− vista la risoluzione 1514 (xv) dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite recante la dichiarazione sulla concessione dell'indipendenza ai paesi e ai popoli coloniali,

− vista la relazione 2020 sull'oppio in Afghanistan, pubblicata congiuntamente nell'aprile 2021 dall'ente nazionale di statistica e informazione dell'Afghanistan e dall'Ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro la droga e la criminalità,

− vista la riunione informale dei ministri degli Affari esteri dell'UE (Gymnich) del 2-3 settembre 2021,

− visto l'articolo 132, paragrafo 2, del suo regolamento,

A. considerando che le violazioni dei diritti umani perpetrate dal regime talebano vengono segnalate quotidianamente in Afghanistan e comprendono arresti, detenzioni, sequestri, torture, minacce, estorsioni, uccisioni e attacchi contro i difensori dei diritti umani e i loro familiari; che persiste una totale mancanza di assunzione di responsabilità per le

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violazioni contro i difensori dei diritti umani, tra cui il rapimento, la detenzione in isolamento, le incursioni e le uccisioni; che questo è stato un elemento problematico ancor prima della presa di Kabul da parte dei talebani;

B. considerando che le perquisizioni e le incursioni generalizzate casa per casa avvengono nell'ambito dell'attività delle autorità de facto volta a catturare i loro oppositori politici, i membri delle ex forze di difesa e gli attivisti per i diritti umani1;

C. considerando che vi è un senso di impunità per le autorità di Kabul rispetto agli attacchi contro i difensori dei diritti umani, molti dei quali non sono segnalati pubblicamente; che difensori dei diritti umani, tra cui le donne impegnate nella difesa dei diritti umani e le manifestanti e i loro familiari, sono stati rapiti e che non sono state condivise informazioni sul luogo in cui si trovano nonostante i ripetuti appelli per il loro rilascio provenienti da gruppi per i diritti nazionali e internazionali; che si è poi scoperto che le donne detenute/rapite si trovavano sotto la custodia dei talebani e che alcune donne sono state costrette a rilasciare video pubblici e/o "confessioni" sotto coercizione in merito al loro lavoro e al loro attivismo in materia di diritti umani; che i difensori dei diritti umani che sono rilasciati dalla detenzione e le loro famiglie continuano a temere per la loro vita e la loro sicurezza; che occorre esercitare pressione sui talebani affinché mantengano gli impegni in materia di violazioni e di assunzione di responsabilità in relazione a rappresaglie e crimini;

D. considerando che vi è un'assoluta mancanza di giustizia o di qualsiasi forma di giustizia correttiva per le persone colpite dalla violenza commessa dallo Stato e che il senso generale di impunità è disastroso per la società;

E. considerando che i difensori dei diritti umani sono stati sottoposti a sorveglianza fisica, a ripetute incursioni nelle loro case e nei loro uffici e sono stati costretti a consegnare ai talebani dispositivi tra cui telefoni cellulari e computer; che tali incursioni e l'invasione della loro vita privata e dei loro dati hanno gravemente compromesso la sicurezza dei difensori nel paese e la loro capacità di lavorare e vivere con dignità e sicurezza; che le incursioni dei talebani e le perquisizioni "porta a porta" sono aumentate dal 23 febbraio 2022 o all’incirca intorno a tale data e servono a terrorizzare ulteriormente i difensori dei diritti umani vulnerabili;

F. considerando che un percorso aereo o terrestre sicuro è assolutamente indispensabile per permettere a tutti i difensori dei diritti umani di lasciare l'Afghanistan, garantendo nel contempo che i talebani mantengano il loro impegno inteso a consentire alle persone, compresi i difensori dei diritti umani, di andarsene senza rischi; che percorsi sicuri di uscita sono fondamentali per gli afghani, compresi i difensori dei diritti umani, in quanto tali visti umanitari rappresentano un'ancora di salvezza per coloro che cercano di lasciare il paese; che non è stata fatta attualmente chiarezza su chi avrebbe diritto a tali visti e su quale sia il processo; che per coloro che sono in grado di accedere a un visto, i documenti di viaggio, i visti verso i paesi terzi di transito e un percorso sicuro in uscita dal paese rappresentano una sfida, e che per coloro che non dispongono di passaporti, l'ottenimento sicuro di un documento di viaggio in Afghanistan richiede un intervento diplomatico;

G. considerando che è molto preoccupante che le autorità de facto abbiano annunciato che

1 https://www.voanews.com/a/6462043.html

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le donne senza un tutore di sesso maschile possano ora viaggiare solo fino a 72 km dalla loro casa; che ciò inciderà ancora di più sulle donne impegnate nella difesa dei diritti umani e sulle attiviste in fuga verso la sicurezza;

H. considerando che il portavoce dei talebani, Zabihullah Mujahid, ha annunciato che le donne che non hanno compagni di sesso maschile non possono viaggiare all'estero senza avere una valida motivazione giuridica; che ciò limiterebbe qualsiasi via sicura per le attiviste che cercano di lasciare il paese;

I. considerando che vi è l'urgente necessità di registrare e conservare le prove degli atti di violenza commessi nei confronti delle donne e delle ragazze afghane;

J. considerando che le donne e le ragazze afghane necessitano di assistenza urgente per le loro esigenze di base, quali cibo, riparo e accesso all'istruzione e ai fornitori di assistenza sanitaria;

K. considerando che i talebani hanno presentato il loro governo come un governo

“provvisorio”, ma non hanno indicato fino a quando; che tale governo consiste di soli uomini e non rappresenta le numerose etnie dei paesi;

L. considerando che non è chiaro con chi e su cosa l'Unione europea abbia dialogato durante i colloqui diplomatici sul futuro dell'Afghanistan a Doha e altrove;

M. considerando che il Parlamento europeo non è stato invitato a partecipare all'Afghan Women Leaders del 10 marzo 2021, che ha avviato un dialogo strutturato sul ruolo delle donne nelle discussioni in corso sull'Afghanistan;

N. considerando che ai gruppi vulnerabili, come le persone appartenenti alla comunità LGBT, non viene data priorità nell'evacuazione e nei percorsi sicuri; che è ben nota la reputazione dei talebani circa la lapidazione e l'uccisione di uomini omosessuali e di persone transgender;

O. considerando che le donne impegnate nella difesa dei diritti umani sono state particolarmente colpite e sono in pericolo sulla base di politiche che prendono di mira e limitano le donne e della minaccia di rappresaglie violente contro di esse e le loro famiglie come punizione per essersi espresse contro politiche regressive e violazioni; che le donne impegnate nella difesa dei diritti umani e le attiviste sociali devono avere la priorità e essere ascoltate in tutte le risposte alla crisi umanitaria e dei diritti umani cui è confrontato l'Afghanistan;

P. considerando che la strategia dichiarata degli Stati Uniti e dei loro alleati, consistente nel

"combattere il terrorismo" e imporre il loro concetto di "costruzione della nazione" in Afghanistan, è fallita; che i decenni di conflitto e guerra hanno causato ingenti perdite di vite umane, massicci spostamenti, enormi sofferenze umane e gravi danni allo sviluppo economico e sociale del paese; che 20 anni di occupazione USA/NATO hanno portato alla diffusione del traffico di droga, al rafforzamento dei signori della guerra e delle milizie armate e a una generale militarizzazione della società; che nel Global Peace Index 2020, l'Afghanistan è stato classificato come il paese meno sicuro al mondo; che nel 2019 l'Afghanistan è stato identificato come il paese che ha subito il maggior numero di bombardamenti con droni nel mondo; che l'interferenza e l'intervento militare stranieri

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hanno contribuito al ritorno dei talebani e al loro sostegno da parte di alcune fasce della popolazione;

Q. considerando che 20 anni dopo l'intervento illegale USA/NATO e nonostante i presunti sforzi di costruzione dello Stato, l'Afghanistan rimane uno dei paesi più poveri del mondo e che gli aiuti allo sviluppo rappresentano circa il 40 % del suo prodotto interno lordo;

che oltre la metà degli afghani vive in stato di povertà e che il 39 % della popolazione vive in condizioni di estrema povertà; che, durante i 20 anni di occupazione USA/NATO, la produzione e il commercio illecito di oppio sono riemersi e si sono moltiplicati;

R. considerando che l'occupazione dell'Afghanistan è stata utilizzata come efficace operazione di riciclaggio di denaro, facilitando il massiccio trasferimento di ricchezza dai contribuenti dei paesi partecipanti verso contraenti militari privati e fabbricanti di armi;

che, secondo le stime del progetto Cost of war della Brown University, nel periodo 2002- 2021, l'esternalizzazione militare ha portato la spesa presso il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti a 14 miliardi di EUR, di cui tra un terzo e la metà è andato a contraenti, con 2,1 miliardi di USD destinati alle cinque principali imprese del settore della difesa:

Raytheon, Lockheed Martin, General Dynamics, Boeing e Northrop Grumman;

S. considerando che vi è stata una totale mancanza di giustizia di transizione e di qualsiasi altra misura attuata per porre rimedio ai lasciti degli ultimi vent'anni di violazioni dei diritti umani;

T. considerando che, l’11 febbraio 2022, l'amministrazione statunitense ha emesso un decreto esecutivo invocando poteri di emergenza per consolidare e congelare tutti i 7 miliardi di dollari delle attività totali detenute dalla banca centrale afghana a New York;

che metà di questi fondi è stata trasferita verso fondi per le vittime degli attentati del 9/11;

che tale decisione unilaterale è stata oggetto di ampie critiche da parte della comunità politica e giuridica;

U. considerando che, man mano che i talebani consolidano il loro dominio, talune fasce della popolazione afghana rimangono a rischio di ulteriori rappresaglie; che, secondo la missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) e l'Ufficio dell'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani (OHCHR), tra il 1º gennaio e il 30 giugno 2021 si sono registrate 5183 vittime civili (1659 morti e 3524 feriti); che il numero totale di civili uccisi e feriti è aumentato del 47 % rispetto al primo semestre del 2020;

che, stando alle segnalazioni, i civili nelle zone controllate dai talebani hanno subito esecuzioni sommarie, saccheggi, incendi di case e sparizioni forzate; che gravi violazioni dei diritti umani contro donne e ragazze, compresi matrimoni forzati e rigide restrizioni alla libertà di movimento, sono all'ordine del giorno;

V. considerando che anche prima della presa di potere da parte dei talebani, secondo le stime l'87% delle donne afghane ha subito violenze di genere; che l'Afghanistan si colloca al 153° posto sui 189 paesi dell'Indice di disuguaglianza di genere 2019 delle Nazioni Unite;

che, stando ai dati, il 62% delle donne afgane ha subito forme multiple di violenza, il che è quasi tre volte la media globale, già considerata eccezionalmente alta; che persiste l'impunità per gli autori delle violenze di genere; che, secondo quanto riferito dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA), persino i casi di omicidio e stupro spesso non arrivano in tribunale;

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W. considerando che, in un contesto di intensificazione del conflitto e di crescente insicurezza, sono i bambini, i soggetti meno responsabili della crisi in Afghanistan, ad aver pagato il prezzo più alto: considerando che molti sono stati costretti ad abbandonare le loro case, allontanati dalle loro scuole e dai loro amici, privati dei servizi di base associati a un governo funzionante e ai requisiti minimi di qualità della vita;

X. considerando che le donne e le ragazze in Afghanistan sono colpite in modo sproporzionato dall'eredità del conflitto, oltre che dalla siccità e dal crollo dell'economia, che in Afghanistan ha fatto precipitare milioni di persone in una situazione di indebitamento e bisogno umanitario;

Y. considerando che una partecipazione e una rappresentanza piene ed eque delle donne e delle ragazze afghane in tutti gli ambiti della vita pubblica è fondamentale per il futuro dell'Afghanistan;

Z. considerando che, oltre alla crisi politica e della sicurezza, l'Afghanistan sta affrontando una grave siccità, la Covid-19, la prospettiva di un altro cattivo raccolto quest'anno, una crisi bancaria e finanziaria così grave da aver fatto indebitare oltre l’80 % della popolazione e un aumento dei prezzi dei prodotti alimentari e dei carburanti;

AA. considerando che, secondo le Nazioni Unite, al 31 dicembre si registravano 3 milioni di sfollati interni in Afghanistan a causa del conflitto; che in Afghanistan vi sono 24 milioni di persone che necessitano di un'assistenza umanitaria vitale; che 5,7 milioni di afghani sono ospitati in cinque paesi vicini che necessitano di sostegno; che, secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, tra il 1° gennaio e il 31 luglio oltre 546 000 afghani sono stati nuovamente sfollati, l'80 % dei quali sono donne e bambini; che molte di queste persone vivono in situazioni di insicurezza alimentare, inadeguatezza degli alloggi, accesso insufficiente alle strutture igienico-sanitarie e assenza di protezione, e che molti sono bambini considerati particolarmente esposti al rischio di lavoro minorile, abusi sessuali o possibile reclutamento da parte di gruppi criminali e terroristici; che, dalla presa di Kabul, migliaia di civili afghani hanno tentato di fuggire dal paese per paura delle conseguenze del dominio talebano;

AB. considerando che gli afghani contano la più ampia popolazione di rifugiati di lungo periodo in Asia e la seconda più grande popolazione di rifugiati al mondo; che i paesi vicini, in particolare l'Iran e il Pakistan, ospitano la maggior parte dei rifugiati afghani e necessitano di assistenza per far fronte a questa sfida; considerando che le sanzioni unilaterali nei confronti dell'Iran impediscono a questo paese di fornire un adeguato rifugio ai profughi afghani; che, nell'ottobre 2021, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi, ha dichiarato, al forum di alto livello dell'UE sulla protezione degli afghani a rischio, che 85 000 afghani presenti nei paesi terzi avranno bisogno di protezione nei prossimi cinque anni e che l'UE dovrebbe farsi carico della metà di essi;

AC. considerando che molti richiedenti asilo afghani nell'UE si trovano in una situazione di limbo giuridico che continua a non essere affrontata dagli Stati membri, nonostante la situazione critica in Afghanistan; che la sistematica inosservanza da parte della Grecia della direttiva sulle procedure di asilo per quanto riguarda il concetto di paese terzo sicuro ha portato cittadini afghani a vedersi respinte le loro domande in quanto inammissibili e

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a essere costretti a ritornare in Turchia, senza alcuna prospettiva di tale riammissione; che ciò significa che ai cittadini afghani non è mai concesso l'accesso a un esame nel merito delle loro domande, contrariamente allo scopo della Convenzione di Ginevra e della direttiva sulle procedure di asilo, che ha portato all'esclusione di molti cittadini afghani dalle condizioni di accoglienza, con la conseguente impossibilità di avere accesso a condizioni di vita dignitose e di soddisfare le loro esigenze di sussistenza di base, comprese l'assistenza sanitaria e il cibo;

AD. considerando che l'Afghanistan ha un'economia debole e poco diversificata che dipende dalle importazioni anche per i beni di base, e dai fondi esteri; che la presa del potere da parte dei talebani il 15 agosto ha interrotto le relazioni dell'Afghanistan con alcuni dei suoi donatori internazionali, mettendo ulteriormente sotto pressione la sua fragile economia e compromettendo numerosi servizi pubblici finanziati attraverso gli aiuti allo sviluppo;

AE. considerando che l'economia afghana è al collasso; che i prezzi dei generi alimentari e di altri beni di prima necessità sono aumentati, mentre la maggior parte delle banche rimane chiusa; che, secondo l'UNAMA, un impressionante 95 % degli afghani non ha abbastanza da mangiare, con un numero che sale a quasi il 100 % nelle famiglie con capofamiglia di sesso femminile; che la sicurezza alimentare e la malnutrizione rimangono ai massimi storici; che nel dicembre 2020, il Fondo delle Nazioni Unite per l'infanzia (UNICEF), ha dichiarato che, in Afghanistan, dei quasi 7 milioni di bambini sotto i 5 anni, si stima che 3,1 milioni siano gravemente malnutriti; che, secondo le stime, si prevedeva che 3,2 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni avrebbero sofferto di malnutrizione acuta entro la fine del 2021; che, secondo le stime dell'UNICEF, un bambino al di sotto dei cinque anni su 2 sarà gravemente malnutrito nel 2022 a causa della crisi alimentare e dello scarso accesso all'acqua e ai servizi igienico-sanitari;

AF. dal gennaio 2022, circa 13 000 neonati sono morti per malnutrizione e malattie legate alla fame, il 95 % della popolazione non ha abbastanza da mangiare e 3,5 milioni di bambini hanno bisogno di sostegno nutrizionale. considerando che le Nazioni Unite hanno definito la situazione "un'insicurezza alimentare e una crisi della malnutrizione di proporzioni senza precedenti";

AG. considerando che poco prima e subito dopo la presa di potere da parte dei talebani, i donatori hanno interrotto la maggior parte degli aiuti internazionali alle agenzie e alle istituzioni governative dell'Afghanistan; che la Banca centrale dell'Afghanistan, ora sotto il controllo dei talebani, è stata tagliata fuori dal sistema bancario internazionale e non ha accesso alle riserve di valuta estera del paese; che il Fondo monetario internazionale, a quanto risulta su richiesta degli Stati Uniti, ha impedito all'Afghanistan di accedere a crediti e beni, tra cui circa 440 milioni di dollari statunitensi in diritti speciali di prelievo, che la banca ha assegnato in risposta alla pandemia di Covid-19; che precedenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che impongono sanzioni e altre restrizioni ai talebani per azioni legate al terrorismo, impediscono alla Banca centrale dell'Afghanistan di ricevere nuova valuta afghana cartacea, stampata in Europa;

AH. considerando che le deboli infrastrutture sanitarie dell'Afghanistan sono state sopraffatte quando la COVID-19 si è propagata in tutto il paese; che nella maggior parte delle province afghane non vi era la possibilità di sottoporsi a test per la COVID-19 e che i

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campioni dovevano essere inviati alla capitale;

AI. considerando che sono stati segnalati numerosi casi di distruzione del patrimonio culturale;

AJ. considerando che, sebbene le violenze sessuali su minori siano ben documentate e la pratica abusiva del "bacha bazi" (in cui i minori di sesso maschile sono vittime di violenze sessuali da parte di uomini più anziani) si sia configurata come reato nel 2018, le autorità hanno compiuto pochi sforzi per porre fine all'impunità e assicurare che i responsabili rispondano delle loro azioni;

AK. considerando che i bambini continuano a essere reclutati per combattere, in particolare dai gruppi armati e dalle forze di sicurezza afghane (milizie filogovernative e forze di polizia locali), e sono soggetti a numerose violenze, anche di natura sessuale;

AL. considerando che, secondo l'UNAMA, l'Afghanistan continua a essere uno dei paesi più letali al mondo per l'infanzia e le forze filogovernative e antigovernative sono responsabili della morte di oltre 700 minori ciascuna;

AM. considerando che, secondo l'UNICEF, oltre due milioni di ragazze non frequentano la scuola e, in base ai dati del governo, circa 7 000 scuole nel paese non hanno edifici; che il lavoro minorile è molto diffuso;

AN. considerando che le condizioni di lavoro dei giornalisti, degli operatori dei mezzi di informazione e degli attivisti stanno diventando sempre più difficili a causa della crescente insicurezza e delle uccisioni mirate di attivisti e giornalisti; che il governo ha presentato un progetto di legge sui mezzi di comunicazione di massa che imporrebbe ulteriori restrizioni al diritto alla libertà di espressione;

1. deplora profondamente la completa presa di potere da parte dei talebani nel paese, con tutto ciò che ne consegue in termini di diritti umani, in particolare per le donne;

2. condanna il grave regresso dei diritti delle donne in Afghanistan; esprime la sua ammirazione per il coraggio dimostrato dalle donne che chiedono pubblicamente l'accesso all'istruzione, il diritto di tornare al lavoro e un ruolo nel governo nel paese, e si dichiara solidale nei loro confronti;

3. condanna l'eredità disastrosa dei decenni di intervento internazionale e occupazione illegale, anche da parte della NATO, che sono sfociati nell'attuale situazione del paese;

4. condanna fermamente la decisione delle autorità de facto di prorogare il divieto dell'istruzione femminile a partire dalla sesta classe; sottolinea che la fine di tale divieto è stata promessa al popolo afghano e soprattutto alle ragazze afghane;

5. osserva che gli Stati Uniti hanno interrotto i colloqui diplomatici con i talebani a seguito della decisione di prorogare il divieto dell'istruzione femminile;

6. ritiene che l'UE debba fare quanto in suo potere per porre fine all'enorme crisi umanitaria, anche attraverso iniziative diplomatiche, coinvolgendo tutte le parti e le autorità interessate;

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7. sottolinea che l'accesso all'istruzione per tutti è l'unica via per conseguire l'indipendenza sociale ed economica;

8. esprime profonda preoccupazione per la privazione dei diritti politici delle donne afghane nel contesto attuale; evidenzia che qualsiasi dialogo con le autorità de facto deve incentrarsi su tali diritti ed esorta l'UE a includere nei colloqui le donne che occupano posizioni dirigenziali;

9. condanna i combattimenti in corso tra le forze talebane e le milizie nel paese; esorta tutte le parti a deporre armi e ad avviare colloqui di pace al fine di evitare ulteriori spargimenti di sangue e di aprire la strada alla riconciliazione e alla pace nel paese;

10. sottolinea che il gabinetto presentato dai talebani non è né democratico né rappresentativo; che non rispecchia la diversità politica, etica, sociale e di genere della società afgana né le prospettive di una pace duratura nel paese;

11. pone in evidenza che la popolazione afghana desidera la pace; sottolinea che un nuovo ordine costituzionale che comprenda la democrazia, le libertà personali, la libertà dei mezzi di comunicazione e i diritti delle donne non può che essere il risultato di un dibattito nazionale, inclusivo e privo di ingerenze straniere;

12. sostiene tutti i difensori dei diritti umani in Afghanistan che continuano a svolgere il loro lavoro legittimo e pacifico nell'ambito dei diritti umani, pur operando in uno degli ambienti più pericolosi al mondo;

13. sottolinea che una fine duratura dei conflitti in Afghanistan può essere raggiunta solo attraverso un processo di pace e di riconciliazione inclusivo, giusto e duraturo, a guida e titolarità afghane, con la piena e significativa partecipazione di tutti gli afghani, in particolare le donne, le persone appartenenti a comunità etniche e religiose, l'intero spettro della società civile e tutte le parti coinvolte nel conflitto; riconosce il ruolo svolto dalle Nazioni Unite e dai partner regionali e gli sforzi profusi dagli stessi per facilitare un processo di pace e di riconciliazione inclusivo nel paese; invita l'UE e i suoi Stati membri a sostenere tale processo;

14. esprime preoccupazione per la situazione dei giornalisti e per le segnalazioni relative alla detenzione di giornalisti in Afghanistan e al ricorso alla violenza nei loro confronti;

ricorda che i talebani avevano promesso di consentire ai mezzi di comunicazione indipendenti del paese di continuare a operare liberamente e in condizioni di sicurezza;

esorta i talebani a tenere fede a tali promesse, a smettere di aggredire e arrestare i giornalisti che fanno il loro lavoro e a consentire ai mezzi di comunicazione di lavorare liberamente senza timore di rappresaglie;

15. esorta le autorità de facto a indagare con urgenza sul rapimento di Alia Azizi, alta funzionaria penitenziaria scomparsa da oltre tre mesi;

16. condanna l'arresto del professor Faizullah Jalal, docente dell'Università di Kabul detenuto per aver esercitato il suo diritto alla libertà di espressione criticando i talebani su un canale di informazione, e ne chiede il rilascio immediato e incondizionato;

17. accoglie con favore la decisione della CPI di autorizzare l'ufficio della sua procuratrice

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Fatou Bensouda ad avviare un'indagine sui presunti crimini commessi sul territorio afghano a partire dal 1º maggio 2003; condanna le minacce rivolte dagli Stati Uniti a coloro che collaborano con le indagini della CPI; denuncia, a tal proposito, la decisione dei giudici della CPI di respingere la richiesta della procuratrice di avviare un'indagine sui crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani commessi in Afghanistan, asserendo come motivazioni la mancanza di una piena cooperazione statale e i vincoli di bilancio;

deplora che tale decisione possa indebolire ulteriormente la sua credibilità;

18. esorta i talebani ad astenersi dal distruggere siti del patrimonio culturale che hanno profonde ripercussioni sulla cultura afghana e la sua società multietnica;

19. ritiene che sia opportuno condurre un'indagine indipendente sotto l'egida delle Nazioni Unite, in particolare sulle uccisioni extragiudiziali compiute mediante droni, con l'obiettivo di porre fine alla cultura dell'impunità quale elemento fondamentale nel processo di stabilizzazione in Afghanistan nonché di conquistare la fiducia della popolazione;

20. chiede che sia avviata un'indagine sulla corruzione, il riciclaggio di denaro, i crimini di guerra e i crimini contro l'umanità commessi dai membri della NATO, dall'Australia e dalle istituzioni che hanno condotto e perpetuato l'invasione e l'occupazione illegali del paese; insiste sul fatto che dovrebbero essere oggetto di un'indagine adeguata ed efficace da parte di un organismo indipendente e, se del caso, di un'azione penale; chiede che tutte le persone coinvolte siano chiamate a rispondere delle proprie azioni, compresi tutti i membri della catena di comando diretta e indiretta, come gli alti ufficiali e i ministri responsabili delle forze armate;

21. esprime profonda preoccupazione e rammarico per la decisione dell'amministrazione statunitense di consolidare e congelare i fondi della Da Afghanistan Bank, la banca centrale afghana, per un importo di 7 miliardi di USD, detenuti presso la Federal Reserve Bank di New York; condanna inoltre l'appropriazione illegale della metà di tale somma, che è stata trasferita in un fondo destinato alla compensazione finanziaria dei ricorrenti che hanno presentato domanda di risarcimento presso i tribunali statunitensi per gli attentati dell'11 settembre 2001; sottolinea che tali fondi appartengono al popolo afghano, che non è responsabile di tali attentati; avverte che tali azioni compromettono il diritto internazionale e avranno conseguenze di ampia portata; chiede la restituzione urgente alla Da Afghanistan Bank di tutti i fondi che appartengono di diritto al popolo afghano, sotto la supervisione delle Nazioni Unite;

22. invita l'UE e i suoi Stati membri a porre fine alle loro politiche di intervento militare, di ingerenza straniera e di cambio di regime, e a dialogare invece con i paesi terzi in uno spirito di rispetto reciproco e di rispetto del diritto internazionale;

23. ricorda il ruolo degli Stati Uniti e dei loro alleati nel creare, promuovere e sostenere gruppi noti per la loro attività terroristica, anche in Afghanistan, nonché il cinico pretesto della cosiddetta "guerra al terrorismo" utilizzato per giustificare ed attuare la loro strategia di dominazione;

24. respinge fermamente l'idea, avanzata inizialmente dall'alto rappresentante Josep Borrell, di sviluppare capacità militari supplementari dell'UE per gli interventi militari; sottolinea che l'ulteriore militarizzazione della politica estera dell'Unione è l'insegnamento sbagliato

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da trarre dal fallimento della politica afghana;

25. esprime profonda preoccupazione per le numerose segnalazioni di violazioni e abusi dei diritti umani e di violazioni del diritto internazionale nel paese;

26. sottolinea che gli organismi competenti possono svolgere un ruolo importante e utile mettendo in luce le violazioni del diritto internazionale umanitario nonché le violazioni e gli abusi dei diritti umani in Afghanistan, contribuendo in tal modo alla difesa del popolo afghano; chiede l'adozione di un meccanismo internazionale di monitoraggio e responsabilità per affrontare le violazioni in corso;

27. esorta l'Unione europea a fornire assistenza umanitaria al popolo afghano in considerazione delle difficoltà umanitarie ed economiche, della crisi della COVID-19 e dei cattivi raccolti incombenti, che si aggiungono alla già grave povertà, all'insicurezza alimentare e alla vulnerabilità climatica in un sistema economico e sociale già fragile;

28. sottolinea che l'UE deve adempiere agli impegni assunti in materia di azione per il clima, prestando particolare attenzione ai principi della giustizia climatica e del debito climatico;

29. si compiace che le Nazioni Unite si stiano preparando a coordinare e attuare gli sforzi umanitari e di sviluppo di concerto con le organizzazioni non governative (ONG); invita i talebani e tutti gli altri attori interessati a fornire un accesso pieno, sicuro e privo di restrizioni alle Nazioni Unite, alle sue agenzie specializzate e ai suoi partner esecutivi, nonché a tutti gli attori umanitari impegnati in attività di soccorso umanitario, e a garantire che l'assistenza umanitaria raggiunga tutti coloro che ne hanno bisogno;

30. riconosce che le misure coercitive unilaterali, che hanno effetti negativi sui diritti umani di intere popolazioni, vengono utilizzate con frequenza sempre maggiore; chiede che si ponga fine all'uso di misure coercitive unilaterali che le agenzie delle Nazioni Unite ritengono avere tali effetti;

31. invita l'UE a fornire assistenza umanitaria ai principali paesi che accolgono rifugiati afghani e sottolinea che tutte le parti devono rispettare i loro obblighi a norma del diritto internazionale umanitario, compresi quelli relativi alla protezione dei civili, in tutte le circostanze;

32. pone in evidenza che l'Unione europea e i suoi Stati membri hanno il dovere di sostenere e proteggere i cittadini afghani in fuga dai talebani; sottolinea che l'UE e i suoi Stati membri dovrebbero accogliere in qualità di rifugiati tutti gli afghani che hanno lavorato per le ONG, gli Stati membri e le organizzazioni internazionali, così come quelli i cui diritti e le cui vite sono a rischio, quali le persone LGBTI e le donne, e dovrebbero garantire loro l'accesso alla protezione internazionale e uno status prevedibile e sicuro al loro arrivo;

33. invita gli Stati membri dell'UE a fornire visti umanitari ai cittadini afghani a rischio e in cerca di protezione internazionale in Europa; si rammarica che, in tale contesto, siano stati rilasciati così pochi visti umanitari; osserva che i visti umanitari rappresentano una possibile via di ingresso legale nell'Unione e invita la Commissione, in cooperazione con l'UNHCR e gli Stati membri, a valutare la possibilità di creare e promuovere vie legali alternative per consentire ai rifugiati afghani di viaggiare in sicurezza e per accelerare le

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procedure di ricongiungimento familiare; considera necessario che gli Stati membri dell'UE compiano preparativi immediati e accurati per accogliere le persone che dovrebbero arrivare sia nell'immediato futuro che in un futuro più lontano, conformemente al diritto internazionale;

34. invita gli Stati membri dell'UE a concordare un meccanismo europeo di distribuzione equa, proporzionale e obbligatoria, che ponga fine al principio di responsabilità dello Stato membro di primo ingresso;

35. invita ad accelerare il processo di reinsediamento dei rifugiati afghani vulnerabili che si trovano in paesi limitrofi; insiste affinché gli Stati membri dell'UE si impegnino ad assegnare ulteriori posti di reinsediamento per gli afghani provenienti da paesi terzi di primo arrivo e di transito, in numero commisurato alla portata della crisi e in linea con i precedenti programmi di reinsediamento di emergenza; osserva che tali impegni di reinsediamento non dovrebbe sostituire, bensì integrare il sostegno ad altre situazioni di crisi e di sfollamento in corso, in linea con le situazioni prioritarie individuate dall'UNHCR;

36. invita gli Stati membri dell'UE a porre fine ai rimpatri forzati di cittadini afghani verso paesi terzi, in particolare chiedendo alla Grecia di rivedere la propria normativa che designa la Turchia come paese terzo sicuro per i richiedenti asilo afghani e, nel contempo, garantendo la ricollocazione dei cittadini afghani dalla Grecia in altri Stati membri dell'UE; esorta la Commissione europea ad adottare tempestivamente le misure necessarie per assicurare che la Grecia rispetti effettivamente l'articolo 38, paragrafo 4, della direttiva sulle procedure di asilo, in modo da garantire che le domande dei cittadini afghani a cui è stato applicato il concetto di paese terzo sicuro siano prontamente esaminate nel merito e siano accordati loro il rispettivo status giuridico e condizioni di accoglienza adeguate;

37. deplora alcuni aspetti delle normative contro il traffico di esseri umani introdotte negli Stati membri dell'Unione, ad esempio la Grecia, che in molti casi hanno avuto l'effetto opposto e hanno fatto sì che persone in cerca di protezione internazionale nell'UE siano state perseguite penalmente per "favoreggiamento dell'ingresso illegale" e abbiano ricevuto severe pene pecuniarie e lunghe pene detentive; deplora altresì la criminalizzazione degli operatori umanitari coinvolti in operazioni di soccorso umanitario nonché l'avvio di azioni penali nei loro confronti;

38. invita gli Stati membri dell'UE a interrompere le espulsioni verso l'Afghanistan, a rivedere tutti i dinieghi di asilo concernenti cittadini afghani e a concedere agli stessi uno status giuridico permanente o temporaneo, conformemente al diritto nazionale e unionale; è preoccupato per l'intenzione di alcuni Stati membri di riavviare le loro procedure di rimpatrio concernenti cittadini afghani in cerca di protezione internazionale; invita ad agevolare e accelerare il ricongiungimento familiare dei cittadini afghani con parenti già residenti nei paesi europei;

39. sottolinea la necessità di garantire che tutti gli afghani che arrivano in modo irregolare negli Stati membri dell'UE possano presentare domanda di asilo, come previsto dal diritto dell'Unione, e chiedere il ricongiungimento familiare se hanno parenti in un altro Stato membro dell'UE; condanna il respingimento di richiedenti asilo, compresi molti cittadini

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afghani, da parte di molti Stati membri alle frontiere esterne dell'UE ed esorta la Commissione a porre fine a tale impunità; si compiace dell'impegno dell'UE e degli Stati membri ad accogliere e ospitare gli ucraini in fuga dalla guerra, e in particolare dell'applicazione della direttiva 2011/55/CE sulla protezione temporanea; deplora che altre popolazioni migranti che si trovano ad affrontare crisi analoghe non abbiano suscitato lo stesso livello di impegno; invita gli Stati membri dell'UE a manifestare, in seno al Consiglio, il loro sostegno all'attuazione della direttiva sulla protezione temporanea anche per quanto riguarda i rifugiati afghani;

40. sottolinea la necessità di una cooperazione regionale inclusiva tesa a promuovere una pace, una stabilità e una sicurezza a lungo termine nell'intera regione; sostiene lo sviluppo di un nuovo approccio alla situazione in Afghanistan e nei paesi limitrofi, sotto forma di un forum multilaterale di dialogo e negoziazione tra i paesi e le regioni interessati, in cui vengano affrontati gli impegni in campo politico, sociale, economico, ambientale nonché in materia di sicurezza e di diritti umani; sottolinea che tale forum potrebbe segnare l'adozione di un approccio nuovo e costruttivo basato sulla titolarità, l'autodeterminazione e le responsabilità degli Stati nei confronti dei loro cittadini e nonché gli uni verso gli altri; evidenzia che tale forum dovrebbe essere avviato in collaborazione con l'Organizzazione per la cooperazione islamica e le Nazioni Unite;

41. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, al vicepresidente della Commissione/alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, ai governi e ai parlamenti degli Stati membri, al governo e al parlamento dell'Afghanistan, al Consiglio d'Europa, all'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, alle Nazioni Unite e alla NATO.

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