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CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA XI LEGISLATURA. III COMMISSIONE Sanità e politiche sociali. Audizione n. 50 del 22 settembre 2021

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XI LEGISLATURA

III COMMISSIONE

“Sanità e politiche sociali”

Audizione n. 50 del 22 settembre 2021

Il giorno 22 settembre alle ore 10.30, presso la sede del Consiglio regionale, la III Commissione consiliare procede all’audizione con alcuni rappresentati dell’ASST Santi Paolo e Carlo dell’ASST Fatebenefratelli Sacco – dell’Associazione AIFA onlus e Casa della carità in merito al tema della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza.

Sono presenti per la Commissione III i Consiglieri:

Presidente MONTI Emanuele (Lega – Lega Lombarda Salvini) Consigliere segretario Gregorio MAMMI’ (Movimento 5 Stelle)

ASTUTI Samuele (Partito Democratico della Lombardia)

BAFFI Patrizia (Fratelli d’Italia)

BORGHETTI Strada (Partito Democratico della Lombardia)

CAPPELLARI Alessandra (Lega-Lega Lombarda per Salvini)

GHIROLDI Francesco (Lega-Lega Lombarda per Salvini)

GIRELLI Gian Antonio (Partito Democratico della Lombardia)

MARIANI Marco (Lega-Lega Lombarda per Salvini)

MAZZOLENI Monica (Lega-Lega Lombarda per Salvini)

STRADA Elisabetta (Lombardi civici europeisti)

Partecipa altresì all’audizione il Consigliere Straniero (Partito Democratico).

Assistono all’audizione la Responsabile di posizione organizzativa Germana RENCRICCA, il funzionario Nicolò Ottavio MASCHERPA, i tirocinanti Nicola CAMPIONE ed Elena GUCCIARDO.

Sono presenti:

Dott. Alessandro ALBIZZATI Direttore UOMPIA 2 ASST Santi

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Paolo e Carlo

Prof.ssa Maria Paola CANEVINI Direttore UO NPI-CRE ASST Santi Paolo e Carlo

Dott. Angelo BERTANI Dirigente medico ASST Santi Paolo e Carlo - Centro Giovani Ponti

Prof.ssa Antonella COSTANTINO Direttore UONPIA Policlinico Milano Dott.ssa Orsola GAMBINI Direttrice S.C. Psichiatria ASST Santi Paolo

e Carlo

Dott.ssa Astrid GOLLNER Presidente Associazione AIFA onlus Lombardia

Dott.ssa Cristina ARDIGÒ Presidente Associazione Aiutiamoli Don Virginio COLMEGNA Presidente Casa della Carità

Alle ore 10.35 il Presidente MONTI dà inizio all’audizione, che termina alle ore 11.15.

PRESIDENTE (Emanuele MONTI)

LA RESPONSABILE DI POSIZIONE ORGANIZZATIVA (Germana RENCRICCA)

Segue la trascrizione degli interventi.

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Presidente MONTI

Buongiorno a tutti. Passiamo alla seconda audizione in programma oggi. Santi Paolo e Carlo, Fatebenefratelli Sacco, AIFA e Casa della carità, audiamo queste quattro realtà.

Abbiamo otto persone iscritte a parlare, non so se intervengono tutti per queste quattro realtà o vi siete divisi e parla uno per ogni realtà, vi chiedo p erò cinque, sei minuti per ognuno dei rappresentanti auditi.

Ho chiesto alla Presidente Mazzali un quarto d’ora di ritardo, per iniziare alle undici e un quarto la seduta congiunta con il Comitato paritetico. Vedo delle slide, lascio subito la parola per la ASST Santi Paolo e Carlo, al dottor Alessandro Albizzati. È collegato?

Dottor ALBIZZATI Sì, buongiorno.

Presidente MONTI

Buongiorno. Le cedo subito la parola.

Dottor BERTANI

Sono Bertani, del centro giovanile.

Presidente MONTI

Partiamo da Bertani, visto che ha già le slide. Per capirci, parla Bertani o Albizzati, sempre per Santi Paolo e Carlo? Vi lascio subito la parola, vi chiedo solo degli interventi brevi e ben focalizzati perché abbiamo quaranta/quarantacinque minuti. Prego Bertani, a lei la parola.

Dottor BERTANI

Il Centro Giovani Ponti è una realtà dove aderiscono, partecipano ragazzi tra i 14 ed i 24 anni. Come si vede da questa diapositiva, l’accesso può essere diretto, quindi un ragazzo direttamente può chiamare il nostro centro, o delle volte ci può essere indic ato da altri servizi a cui è collegato. Il tipo di indicazione per venire al nostro centro è un disagio psichico a qualsiasi livello, quindi che vanno dalle difficoltà scolastiche a problem atiche più complesse. L’obiettivo è quello di incontrare un ragazzo in difficoltà per cambiare, appunto, la loro traiettoria.

Il nostro centro ha diversi tipi di interventi. Una prima fase di valutazione, dal punto di vista diagnostico per poi passare, invece, alla parte di trattamento terapeutica. È un nucleo fatto principalmente da interventi di carattere psicoterapico e lavoriamo molto anche con l’ambito delle famiglie. La mission del nostro centro è quello di intervenire, il più precocemente possibile, per attivare e aiutare le risorse del ragazzo e la famiglia per re cuperare.

Nel nostro centro c’è sia il neuropsichiatra infantile, che lo psichiatra – come lo sono io – degli psicoterapeuti, degli educatori e un’infermiera, quindi un’equipe con molte competenze.

Le diapositive stanno scorrendo piuttosto lentamente ris petto a quello che sto dicendo.

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Queste sono le figure che ci lavorano, gli obiettivi sono della prevenzione primaria, quindi diffusione delle informazioni rispetto alla salute mentale. Questa diapositiva può rimanere un attimo ferma. Quello che facciamo anche è la parte di transizione, nel senso che una delle difficoltà che c’erano nell’area dei ragazzi nel passaggio dei diciotto e in parte in questo ambito, noi ci possiamo muovere avendo la possibilità di accogliere il ragazzo prima, rispetto ai servizi pubblici per gli adulti. Avere un riferimento, che è lo psicologo, che può accompagnare poi nel servizio adulti, per cui spesso ci interfacciamo tra neuropsichiatria infantile e la psichiatria per poi accompagnare il ragazzo, delle volte nello stato di salute, delle volte alla dismissione.

Possiamo precedere con le diapositive. Qui sono i diversi tipi di interventi, si vedono le valutazioni che facciamo. Possiamo andare oltre. I tipi di interventi, da quelli individuali a quelli di gruppo e c’è la possibilità di avere una consulenza con il servizio del Sert per le diagnosi precoci. I ragazzi, che in questo periodo stanno molto male, nel senso che c’è un forte malessere, spesso una delle soluzioni che trovano è quello dell’uso delle sostanze, quindi lavoriamo con i colleghi del Serd che vengono a fare una consulenza con noi e con i ragazzi per facilitare l’accesso ed abbassare lo stimma associato al Ser d.

Questo è il terzo livello di intervento, adesso lavoriamo anche con ragazzi con patologia complessa, chiaramente non da soli ma con l’aiuto dei servizi territoriali che possono essere il CPS o l’UONPIA, quindi è un lavoro integrato dentro la nostra equipe.

Possiamo andare oltre con le diapositive. Credo di aver detto un po’ tutto. Questa è la percentuale dei disturbi, quindi i disturbi viaggiano da disturbi di ansia a disturbi di personalità a forme psicotiche, in diverse condizioni diagnostiche.

Poi c’è una parte importante sulla famiglia. Questo è il tipo di intervento che facciamo, poi le diapositive possono essere utilizzate anche da altri. L’anno scorso abbiamo visto 568 ragazzi, quindi diciamo che cerchiamo di intercettare il più possibile e lavoriamo molto anche con il Terzo Settore per facilitare i contatti con i ragazzi, con le famiglie e la fase di recupero. Questo è l’intervento familiare, molto importante, sono ragazzi molto giovani e quindi è importante lavorare anche con la famiglia.

Andiamo avanti con le diapositive. Qua è data la consulenza a sostegno familiare , un vero e proprio intervento di terapia familiare. Direi che posso chiudere qua.

Questa è una diapositiva su come funziona l’intervento familiare.

Presidente MONTI

Grazie, li metteremo agli atti della Commissione se ci può inviare, cortesemente, queste slide.

Dottor BERTANI

Le ho già inviate alla Segreteria.

Presidente MONTI

Grazie, dottor Bertani, così le carichiamo sulla Intranet.

Passo la parola al dottor Albizzati, prego.

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Dottor ALBIZZATI

Buongiorno a voi. In continuità, l’unità operativa Santi Paolo e Carlo si occupa storicamente del segmento di adolescenza, ovviamente c’è tutta la rete territoriale, sono 500 i territoriali e a questo aggiungo che c’è il rapporto con il reparto di neuropsichiatria infantile, che si occupa negli 11/18 di situazione di tipo psichiatrico acute, con il reparto dentro l’ospedale San Paolo e poi c’è un centro dei disturbi del comportamento alimentare che ha capacità e competenza di intervenire, questo da parecchi anni su livelli di gravità differenziata, dalla presa in carico ambulatoriale al ricovero in day hospital. In più abbiamo una collaborazione sempre per disturbi nel comportamento alimentare, una collaborazione importa nte, una sinergia con la pediatria, dove ricoveriamo pazienti in grave stato di denutrizione che devono essere sondinate.

La situazione, che immagino voi conosciate bene, è quella di una costante sollecitazione da una parte per il ricovero in reparto. Il reparto è stato aperto avendo la necessità di rispondere alle richieste di tutta l’Agenzia di Tutela della Salute della Città metropolitana, quindi non solo della città ma anche dell’area che la definisce. Ovviamente i numeri di ricovero rimangono costantemente alti, il reparto è sempre pieno, con richieste che vengono sollecitate in continuazione, visto il periodo post Covid che stiamo attraversando, speriamo che le scuole non chiudano di nuovo, perché sennò la situazione diventa realmente ingovernabile.

Dall’altra parte i rapporti con tutti i pronto soccorso della città, che tentano, in qualche modo, di poter accedere a questo tipo di reparto, però con le condizioni che voi conoscete bene. Dall’altra parte ci tengo a sottolineare che il centro di disturbi alimentari ha avuto un’impennata importantissima, infatti parlano di quasi un raddoppio delle richieste di intervento in questo ambito psicopatologico, al quale tentiamo di rispondere, però anche in questo momento siamo decisamente molto, molto sotto pressione, perché questo tipo di ambito psicopatologico è stato, dopo il Covid, fortemente sollecitato. Il rapporto con il Centro a tre punti, come ha detto Angelo, è costantemente attivo, perché il rapporto è con le unità operative che lavorano in sinergia con il Centro di Angelo in modo da poter mettere in campo progetti terapeutici quindi partendo dall’unità territoriale , che poi si riferisce a questo Centro che sta lavorando in modo molto competente . Però anche qua i numeri sono diventati più alti, non sto certo a risottolinearli.

Per quanto riguarda l’attività di ricovero, questa è la situazione. Questo lo riassumo per cercare di tenere attivo la questione del fatto che rispondendo a tutta l’area metropolitana, ovviamente la nostra possibilità limita perché tentiamo di intervenire immediatamente sui ricoveri non opportuni di ambito psichiatrico. Sapete che le psichiatrie ci aiutano decisamente, in particolare quelli del San Paolo e del San Carlo , nella fascia di età 16/17 anni, in modo che poi noi li si possa recuperare quando possibile e tentiamo di intervenire anche sulle pediatrie. Però rimane questo un compito decisamente arduo perché i numeri del ricovero sono quelli e a tutt’oggi non riusciamo a stabilizzare la situazione, visto la pressione che viene esercitata in continuazione.

Permangono delle aree di grave difficoltà, per cui i pazienti stazionano in pronto socco rso nostro e fanno i ricoveri che effettivamente non considero opportuni, però la situazione è questa.

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Presidente MONTI

Chiedo ad Albizzati di andare in conclusione.

Dottor ALBIZZATI

Questa è la conclusione, del servizio con il reparto sostanzialment e molto esposto. Grazie dell’attenzione.

Presidente MONTI

Grazie a lei. Passiamo alla professoressa Canevini.

Dottoressa CANEVINI

Buongiorno a tutti. Volevo solo riprendere e sottolineare un aspetto che viene un po’ lasciato da parte in questo momento, dove sicuramente l’emergenza psichiatrica è quella che salta all’occhio, ma le risorse che abbiamo sono le stesse per gestire neuropsichiatria che vuol dire la parte psichiatrica e tutta la parte neurologica, le disabilità e tutto quello che sia territorio che ospedale, le risorse sono sempre quelle. Quindi se noi mettiamo in campo risorse aggiuntive, che sono necessarie in questa situazione emergenziale, che già erano limitate prima, dobbiamo tenere presente quello che tendenzialmente possiamo limitare, come assistenza, anche per tanti altri aspetti della neuropsichiatria infantile.

Abbiamo da poco sollevato anche in Regione il problema delle liste d’attesa per gli aspetti, per fare un esempio, delle epilessie. Qui il centro epilessia, di nuovo, hanno una parte adulti, ma hanno una parte bambini che come sappiamo è quella più rilevante e più importante. Le persone che ci lavorano sono sempre le stesse che si trovano a fare la guardia, ad essere impegnate sugli altri fronti. Un problema di operatori , sicuramente l’aumento degli specializzanti è stato un aumento molto importante ma che ci darà qualche risultato tra almeno quattro anni. Non dimentichiamo che mancano anche tanti altri operatori sia sul territorio che in ospedale, dal punto di vista dell ’assistenza, cioè non servono solo i medici.

Spero che il messaggio sia chiaro, quello ci tenevo a dare. Lo vedo nella nostra realtà, ma ci tengo a sottolineare che è un problema che impatta su tutta la realtà cittadina sicuramente, anche regionale.

Presidente MONTI

Grazie, mille. Grazie professoressa del vostro intervento.

Passiamo alla professoressa Costantino, direttore UONPIA, Policlinico di Milano.

Dottoressa COSTANTINO

Grazie mille, cerco di essere il più rapida possibile. Non vi parlerò del P oliclinico di Milano e delle molte iniziative che lì ci sono e che comunque hanno aperto alcune strade di soluzioni possibili, anche rispetto al sovraccarico dei ricoveri, eccetera. Invece cercherò di fare un veloce scenario regionale, perché credo che sia fondamentale avere alcuni elementi. Sapete già che in ambito ambulatoriale dal 2008 al 2017 abbiamo avuto un raddoppio di tutti gli utenti in ambito neuropsichiatrico infantile, però dal 2017 in avanti siamo andati verso un plateau perché cominciavamo a finire le capacità di accoglienza dei servizi. Nel 2019 siamo arrivati a 115 mila 700 ragazzini seguiti in Lombardia solo dalle UONPIA, senza contare i

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ventimila della prestazione accreditata ma il numero medio di prestazione per utente è sceso da 13 a 10,8 e nel 2020, nonostante la Lombardia, abbiamo appena fatto un focus group con neuropsichiatri infantili di tutta Italia e la situazione durante il Covid, nelle altre regioni, è stato che la neuropsichiatria infantile è stata considerata territorio e chiusa per mesi, cosa che non è successo in Lombardia, dove sempre è stata aperta in telemedicina o come poteva, nonostante le malattie degli operatori e degli utenti stessi. Abbiamo perso 17 mil a 414 utenti, come minimo, considerando fissi i 115 mila del 2019, quindi un meno 15 per cento, in buona parte prime visite e meno 200 mila prestazioni. Non mi preoccupano tanto le prestazioni, c’è stata anche fatica, a volte, nel riuscire a rendicontarle ovviamente in un anno così difficile, quanto gli utenti che vuol dire che arrivano in ritardo e più gravi ed in questo momento noi stiamo sentendo che la quantità di acqua potrebbe non essere aumentata, ma quando lo tsunami fa retrocedere l’acqua e crea il vuoto e poi arriva tutta insieme, la botta da reggere è veramente difficile, lo stesso è sul ricovero. Per cui, da sempre, negli ultimi anni c’è stato un trend in aumento per gli psichiatrici e una lieve diminuzione per i neurologici, con però un’inversione, che Maria Paola Camerini ha ben descritto, tra psichiatrici e neurologici, da 40 a 60 per cento, 40 psichiatrici e 60 neurologici, al contrario.

Quindi i neurologici anche molto gravi e complessi sono sempre più buttati fuori dal sistema, dal punto di vista del ricovero.

Con l’apertura finalmente dei due nuovi reparti di neuropsichiatrica infantile abbiamo assistito a una lieve flessione dei ricoveri in psichiatria che non sono tanti, cioè non è la psichiatria che copre la maggior parte dei ricoveri che non vanno in neuropsichiatria infantile, è la pediatria e su questo dobbiamo lavorare. Sta di fatto, però, che da un trend in aumento per anni, che stata sfiorando i 400 ragazzini, siamo scesi intorno ai 200. Ma nel 2020, pure con una flessione in neuropsichiatria infantile, nei reparti nostri, molto minore che negli altri che ci supportano, abbiamo avuto mille ricoveri in meno psichiatrici che nel 2020 e questa è esattamente lo tsunami di ritorno che ci sta arrivando addosso adesso per non dire, ovviamente, dell’aumento di difficoltà e di criticità che in parte è legato al Covid, in parte è legato al fatto che adesso è possibile dire che c’è un malessere, perché lo possiamo attribuire al Covid e nessuno è colpevole. Questo probabilmente, anch e legittimato per gli arrivi maggiori oltre che c’è un impatto di quello che è successo, impatto che però si somma a un andamento che era già presente e che soprattutto fa vedere, in modo molto, molto netto , che la maggior parte delle persone che arrivano sono persone che stavano già male prima e che erano comunque dal lato sbagliato, come dire, della …(parola non chiara)… cioè chi aveva delle risorse di qualunque tipo, ha anche trovato resilienze, ha retto, ha trovato nuove strategia, eccetera. Chi era già povero di risorse e ha avuto l’impatto del lockdown in due stanze, della povertà, del lavoro perso, dei lutti e di tutta una serie di altre cose, delle criticità dell’impatto della cattiva scuola più che dalla DAD, sta manifestando una esplosione di difficoltà.

Un altro problema molto rilevante che ci tengo a sollevare è quello della residenzialità terapeutica, ma non solo, anche educativa, che già era critica prima per l’insufficienza di posti rispetto ai bisogni e l’insufficienza soprattutto, e qui sì un pezzo del nostro lavoro rilevante per evitare di dover ricorrere alla residenzialità, garantendo interventi intensivi che invece nel sistema tendenzialmente sono poco presenti. La sperimentazione di Percival ha dato dei risultati ottimi e questa, ai centri diurni, sono quello che deve essere esteso il

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prima possibile, però sta succedendo che le regole che valgono per la residenzialità degli anziani, valgono anche per la residenzialità di ragazzini con gli studi psichiatrici e con situazioni sociali e familiari fragili, per cui, per esempio, i rientri a domicilio in molte strutture ancora non sono consentiti, rendendo difficilissimo il percorso di accompagnamento alla dimissione. Questo è sicuramente un tema molto importante.

Ritorno a Percival, perché uno dei temi importanti è certamente il fatto che anche mettendo in campo interventi mirati, precisi, efficaci, eccetera, il passaggio poi nel tornare verso i servizi territoriali ai minori intensità di cura, in assenza di risorse drammatic he, ormai, senza speranza, è difficilissimo.

Presidente MONTI

Le chiedo, dottoressa, di andare in conclusione.

Dottoressa COSTANTINO

Ho finito. Ho finito nel senso che rende impossibile le dimissioni dai reparti, i passaggi tra servizi e maggiore intensità di cura o mirati, verso altre risposte che non ce la fanno a reggere. Grazie.

Presidente MONTI

Grazie a lei. Passiamo alla dottoressa Orsola Gambini, direttore psichiatria Santi Paolo e Carlo.

Dottoressa GAMBINI

Buongiorno, sarò rapidissima perché la parte importante o pe r lo meno la parte più rilevante per questa audizione l’ha già presentata Angelo Bertani.

Volevo soltanto aggiungere che per quello che riguarda l’adolescenza e i giovani adulti noi abbiamo il nostro servizio per i disturbi dell’alimentazione che accoglie già ragazze e ragazzi, prevalentemente ragazze dai 16 anni in poi, collabora strettamente con la neuropsichiatria infantile del San Paolo e le prestazioni che sono state svolte l’anno scorso, per la fascia di età dai 16 ai 24 anni sono state comunque significative. Sono state fatte 161 prime visite, 82 colloqui psichiatrici, 649 colloqui psicologici ed è stata anche svolta un’attività di MAC che è quella ex Day Hospital, assolutamente molto, molto fitta. Questa è un'altra realtà dell’ospedale San Paolo, che si occupa ben volentieri di questa fascia di adolescenti dai 16 anni in poi.

Mi fermerei qui e lascerei la parola agli altri partecipanti.

Presidente MONTI

Grazie mille, dottoressa. Il professor Mencacci non può partecipare, ma dovrebbe esserci il professor Veggiotti Dell’Osso. È collegato? Non lo vediamo. Passiamo alla dottoressa Gollner dell’AIFA.

Dottoressa GOLLNER Buongiorno.

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Presidente MONTI

Buongiorno, le lascio subito la parola.

Dottoressa GOLLNER

Mi presente brevemente, per chi non mi conosce, sono la Presidente di AIFA Lombardia Aps, che è la sede regionale dell’associazione AIFA Onlus. In questo caso, chiaramente, AIFA sta per Associazione Italiana Famiglie ADHD. Sono qui per portare un po’ la voce delle famiglie che molto spesso non vengono ascoltate.

Cerco di essere molto breve, mi aggancio a quello che ha detto Antonella Costantino, devo portare un po’ una panoramica regionale delle situazioni che ci vengono riferite. Nonostante l’ADHD fosse stato introdotto, riconosciuto come patologia neuropsichiatrica ufficialmente, già nel 2007, sia nell’età infantile poi più avanti nell’età adulta, noi riscontriamo tuttora, in tutte le zone, lunghissimi tempi di attesa per una prima diagnosi, per una prima accoglienza, lunghissimi tempi di attesa per un’eventuale presa in carico terapeutica e molto spesso questa non avviene proprio, per cui le famiglie vengono un po’ lasciate o abbandonate a sé stessi. Si sa bene che l’ADHD non curato oppure non adeguatamente curato, non riconosciuto, può portare a tantissimi problemi comportamentali nel crescere, disturbi del comportamento, della condotta, disturbi o comportamenti criminali o aggressivi, abuso di sostanze.

Non ci risultano essere, a parte rarissimi casi, servizi che accolgono questi ragazzi, che possono fare un lavoro di riabilitazione o di rieducazione prima che arrivano alla maggiore età dove entrano in contatto con il sistema giuridico dell’adulto. Un sistema che non tutela né loro né le loro famiglie.

Molto spesso e molto problematico, ci viene sempre riferito, è una grande mancanza, non voglio dire totale, perché in alcuni casi, lo abbiamo sentito anche oggi, esiste una forte mancanza dell’accompagnamento adeguato dai servizi di neuropsichiatria ai servizi dell’adulto.

L’ADHD è ancora poco conosciuto nei servizi dell’adulto, per cui veng ono dirottati nei vari Sert o CPS dove molto spesso l’approccio terapeutico non è quello di cui avevano bisogno, manca poi una continuità terapeutica che vanifica un gran lavoro che magari è già stato fatto in precedenza in neuropsichiatria, anche una grand e dispersione economica sia nei servizi sia da parte delle famiglie.

Se mi lasciate entrare, anche un attimo, nel tema dell’adulto, il problema si ripete, gli adulti che in infanzia o adolescenza non sono stati diagnosticati come ADHD ma vorrebbero arrivare ad una diagnosi più avanti negli anni, fanno molta fatica, perché a parte pochissimi servizi di diagnosi e terapia dell’adulto, qui in Lombardia, non ci sono speranze per queste persone, non esistono servizi, non esiste conoscenza. Molti psichiatri non hanno una profonda conoscenza di questo disturbo e molto spesso abbiamo anche il problema che chi lo conosce, non conosce le modalità di prescrivibilità del farmaco o dei farmaci consigliati per la terapia di queste persone.

Arrivo anche io alla conclusione. Fondamentalmente le persone con ADHD e anche le loro famiglie sono tuttora molto stigmatizzate, manca una grande cultura, cioè manca proprio la conoscenza del disturbo, per cui il desiderio nostro, della nostra associazione o delle famiglie dei nostri utenti è quello di avere un percorso lineare, magari nazionale, sia di

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diffusione di queste conoscenze o di diffondere la cultura su questo disturbo, ma anche di trovare magari un percorso unificato che possa definire bene sia la diagnosi che tutto l’approccio terapeutico e riabilitazione e quant’altro possa seguire, ecco, una linea guida.

Concludo così. grazie.

Presidente MONTI

Grazie dottoressa Gollner. Passiamo alla dottoressa Cristina Ardigò, dell’associazione Aiutiamoli. Prego.

Dottoressa ARDIGÒ

Intanto grazie mille per questa opportunità. Anche io, brevemente dico chi sono, per chi non mi conosce sono Cristina Ardigò, Presidente dell’associazione Aiutiamoli, che è un’associazione di familiari di volontariato presente sul territorio dal 1989.

Come chi mi ha preceduto, diciamo che porto soprattutto il vissuto dei familiari che incontriamo e anche degli utenti. Oltre a tutto quello come accennato dalla dottoressa Costantino, direi che la difficoltà maggiore per i familiari parte proprio dall’orient arsi, dall’essere accolti in un percorso di alleanza e di cura con i servizi e direi che questa è un’attenzione che invece va data, perché ormai, come dire, è assodato che laddove c’è una persona che ha una sofferenza, la famiglia è anche quella che deve e ssere coinvolta e che si deve mettere nelle condizioni di poter fare un cammino insieme. Rispetto alle carenze che vogliamo sottolineare e che sono un po’ sotto gli occhi di tutti, è sicuramente … non so se mi sentite ancora, perché io vedo delle immagini strane.

Presidente MONTI La sentiamo.

Dottoressa ARDIGÒ

Perché io vedo invece “connessione scadente”.

Presidente MONTI

Il problema è la sua connessione. Provi a togliere la fotocamera, così sentiamo solo l’audio.

Non la sentiamo più.

Dottoressa Ardigò? Niente, non riusciamo più sentirla.

Passiamo al prossimo e ultimo incontro, abbiamo il Presidente della Casa della cari tà, Don Virgilio Colmegna. È collegato?

Don COLMEGNA Sì, sono collegato.

Presidente MONTI

Bene, buongiorno Don Virgilio. Ci siamo visti anche ieri, ci vediamo tutti i giorni, spero sia di buon auspicio. Le lascio la parola.

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Don COLMEGNA

Grazie. Sottolineo solo gli aspetti dell’urgenza e dell’emergenza complessa che è arrivata , di presa in carico dei servizi dal territorio. Colgo lo spicchio semplicemente nell’intervento , l’emergenza e nelle sottolineature dei cosiddetti minori stranieri non accomp agnati, che sono sempre di più. Arrivano accoglienze spesso vicine alla maggiore età, è evidente come se per i giovani italiani è difficile una presa in cura dei servizi in fascia di età dai 16 ai 18 anni, tanto più lo può essere per il ragazzo straniero della stessa età.

Potenzialmente per la fatica della storia migratoria, sono adolescenti, propriamente fragili, che hanno perso il riferimento di una figura adulta genitoriale di confronto. Aumenta sempre più questa pressione che metterà in crisi anche i servizi del territo rio, con preoccupazione.

La difficoltà dei ragazzi di comprendere il senso e gli obiettivi dei percorsi terapeutici emerge, questo lo avvertiamo, una sorta di stigma nei confronti delle questioni legate alla salute mentale, che riduce le possibilità di ac cesso dei minori stranieri non accompagnati ai servizi sanitari.

Vivono, oltretutto, una condizione spesso di vergogna, di fatica ad accettare le proprie fragilità psichiche. La dipendenza, spesso è anche da alcool, da droga, un elemento che spesso emerge come esito delle sofferenze o come elemento di emersione di una presenza psichica. Rispetto agli Enti locali, al rapporto con gli Enti locali e alla necessità di sguardi competenti. Quello che emerge anche nel lavoro delle comunità è la scarsezza di presa in carico, la difficolta che poi preme sui servizi di neuropsichiatria, la ri levazione delle fragilità e dei rischi relativi alla salute mentale avviene in base alle sensibilità ed all’esperienza dell’equipe. C’è un problema formativo molto importante. Un po’ meglio nelle strutture, probabilmente perché i progetti prevedono equipe multidisciplinari, l’importanza e quindi l’aumento del personale diventa determinante. L’allarme arriva anche a questo.

Diffidenza dei ragazzi per questioni di stigma, la salute mentale porta a dare priorità a percorsi che svolgono al di fuori delle strutture ospedaliere. Necessità di una formazione specifica di progetti formativi. Per concludere c’è il problema del tema dell’accesso ai servizi, vi si accede in base alla residenza. Questa organizzazione causa la difficoltà di rintracciare ogni unità competente per territorio e la possibilità che l’accesso sia rifiutato laddove non si abbiano i requisiti di residenza.

Quest’anno sul territorio anche tutta la riflessione che abbiamo fatto con altri, diceva, il Presidente, ieri sera sulle Case della comunità, premerà. La presa in carico da parte dei servizi tende ad avvenire in casi di problematiche gravi, conseguenza pos sibile che i tempi lunghi di attesa determinano un rischio di acutizzazione delle problematiche. A cavallo della maggiore età si perde il diritto di accesso ai servizi per minori. Questo quando i ragazzi arrivano a 17 anni, si investe, poi a 18 anni si per dono sul territorio autonomamente.

Il tema delle competenze diventa fondamentale, la formazione in neuropsichiatria è poco diffusa, così come la conoscenza dei contesti. I minori stranieri non accompagnati provengono da dove provengono. Questo genera una d ifficoltà nell’identificazione, nella comprensione della fragilità dei ragazzi. Gli spunti trasversali, l’importanza del ruolo chiave delle mediatrici e mediatori culturali, vengono usati a chiamate e non in servizi, non inseriti come servizio competente. La valorizzazione poi della rete informali come strumento di supporto di presa in carico condivisa, è ovvio, sono spesso abituati a lavorare con contesti

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tradizionali. Qui invece manca la parte osservativa e relativa alla famiglia e agli altri servizi, scuole, eccetera. Credo che ci sia un’urgenza, ci sarà una pressione su tutto, quello che poi ho sentito anche come campagna, buttiamo l’allarme, perché la centralità della questione della neuropsichiatria diventa fondamentale in termini di personale, di aumento di personale, di collegamento con le reti formali e informali che stanno sul territori o. Grazie.

Presidente MONTI

Grazie, don Virginio, che saluto. Abbiamo terminato le audizioni, do la parola alla Consigliera Strada, che si è prenotata. Ci sono altri interventi? Non ce ne sono. Lascio la parola alla Consigliera Strada, poi andiamo in co nclusione e passiamo alla Commissione congiunta. Prego.

Consigliera STRADA

Grazie. Ho visto che si è ricollegata la Presidente Ardigò, non so se adesso riesce a fare l’intervento o meno.

Presidente MONTI

La dottoressa aveva una connessione scarsa, non so se vuole provare.

Consigliera STRADA Adesso la vedo, è collegata.

Presidente MONTI

Dottoressa, Ardigò, se vuole provare a concludere l’intervento che ha fatto precedentemente, magari togliendo il video. Ci sente? Non ci sente. Prego, Strada.

Consigliera STRADA

Va bene. Grazie mille, innanzitutto a tutti voi, della presenza. Credo che sia importante questo incontro oggi, perché sono emersi delle forti problematicità e cri ticità e anche un campanello d’allarme che tutti noi sappiamo, ma che sta esplodendo. Il primo è quello delle risorse personale ed economiche, che credo non riusciamo a risolvere, bisognerebbe risolverle in fretta, non possiamo, come diceva la professoressa Canevini, aspettare quattro anni che tutti i nuovi neospecializzanti si specializzano, bisogna intervenire subito, oggi, ora.

Abbiamo sentito che le problematiche sono raddoppiate, tante acuzie e quindi assolutamente dobbiamo

La seconda tematicità è il raccordo tra l’età giovanile e l’età adulta che questi ragazzi, neo- adulti, sono lasciati soli. È un’altra urgenza.

La terza urgenza che grida vendetta sono le liste d’attesa, stiamo parlando di minori, è ovvio che per un minore ogni mese che passa è un mese in cui diventa adulto, in cui l’acuzie rischia di peggiorare. L’ultimo passaggio che volevo sottolineare è proprio l’accompagnamento post ospedalizzazione, quanto tutto quello che non è acuzie, spesso e volentieri le famiglie e gli utenti si sentono soli.

Cedo che questi, la sintesi veloce che ho fatto, però la domanda che mi piacerebbe porre è :

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secondo voi, la riforma della 23, perché questa audizione serve in un percorso, per noi, di studio e di approfondimento, proprio per arrivare a fare, in teoria, una riforma ideale che riesca a risolvere tutte le problematiche che il Covid ha solo evidenziato, ma che sappiamo noi esserci da anni. Con la riforma attuale della 23, se riescono a fare questi interventi e queste migliorie o aspettiamo emendamenti da parte vostra, perché ci sono tutta una serie di temi, dal mio punto di vista, che non sono assolutamente risolte. Così anche come il tema della prevenzione, dove rimane allocato chi fa capo, eccetera, secondo me non siamo ancora arrivati a risolvere le vostre esigenze, quello che voi ci state chiedendo. Grazie. Qui mi fermo, perché potrei parlare per anni.

Presidente MONTI

Grazie, Strada. Colgo benevolmente il suo intervento sulla 23, però ricordo che le audizioni sulla 23 si sono esaurite qualche settimana fa, abbiamo terminato con il percorso, quindi lascio la sua domanda come domanda aperta, poi ovviamente tutti i contributi che possono arrivare dagli stakeholder ai Consiglieri regionali sono ben accetti. Però per rispetto istituzionale ai lavori d’aula, non possiamo aprire adesso una discussione sulla 23, visto che abbiamo ben definito un termine anche per rispetto di tutti.

Tutti quanti avrebbero voluto eventualmente portare altri temi o spunti lungo il percorso che abbiamo fatto.

Ringrazio per l’audizione, abbiamo preso il quarto d’ora che avevo chiesto alla Presidente Mazzali, che ringrazio.

Dobbiamo staccarci da questo link e ricollegarci al link della Commissione.

Grazie.

L’audizione termina alle ore 11.15.

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