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FRANCESCO SFOTTA
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t^temoMécTJ-3-8M,
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NOTIZIE ISTORICHE
RELATIVE
A FRANCESCO SFORZA
CHE FU IL PRIMO FONDÀTORE-
DEI,
GRANDE OSPITALE DI MILANO
CON ALTRE
inforno te vicende 3t ól inlezeóóanle £11000 010
MILANO
DALLA TIPOGRAFIA DI GIACOMO PÌROLA
MDGCCXXIX
Il presente è posto sotto la tutela delle Leggi
33
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AL SIGNOR DOTTOR FISICO
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MILANO
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o t/canore, coù/iùudenudo
vidfeeóioduo cóóeqii'wMóóimo àevelluimo ócivo
G. C.
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2012
withfundìng from
University of Illinois
Urbana-Champaign
http://archive.org/details/notizieistoricheOOcava
L'
ESTENSORE
AI CORTESI LEGGITORI
1 V
eli7anno
1827 ricorrendo nella Cappella del-l'Ospitale Civico lafesta della Santissima Annunciata coirIndulgenza Plenaria a tutti i divoti concorrenti a visitarla.
U
amministratore di dettoLuogo
Pio,Cavaliere sig. Carlo JBellani, le di cui vaste
cognU
zioni sono superiori
ad
ogni encomio; concepì il lo- devole pensiero di far ristaurare
una
quantità di ri- tratti de'Pii benefattori resi laceri, o quasi consunti dal tempo, per tutti esporli allapubblica vista, onde sempre pia animare la pietà de"*fedeli a maggior vantaggio di esso Pio Stabilimento, frolleper laprima
voltafar esporre anche i due antichissimi quadri, che rimanevano inosservati nella Cappella del detto Ospi- tale, i quali rimontano air epoca del 14^6.
V uno
rappresentante Francesco I. Sforza, e
IV
fra iDuchi
di Milano, colla rispettiva moglie la Duchessa Bianca, che
fanno
voti , mediante V esibizione diun
gran mucchiod
oro > oltre la donazione diun
loro Ca-stello, perchè se ne edificasse di slancio il
Grande
8
Ospedale; e Valtro che li rappresenta in atto di ri- cevere il beneplacito dal
Sommo
Pontefice PioIL Ho
dovuto accorgermi
; che
formavano
l attenzione diuna
granfolla di popolo ansioso di sapere il significato.Ben
pochi però colpivano nel segno;ond
io conce- piva il pensieronon
essere per avventura inutil cosa V esibire su ciò qualche esatta notizia.Ma
perman-
canza di temponon me
ne occupai, ed il pensiero svanì.Cambiatesi le vicende dell' Ospedale e
Luoghi
Pii uniti coiressere recentemente subentrato in Direttore di esso il sig. Dottor Fisico Giovanni BattistaDuca,
esclusivamente incaricato dell' interna ed economica gestione, mostrò desiderio di ben impossessarsi delle notizie e dell' andamento degli stabilimenti a lui af- fidati. Si e già infatti procurato dall' accurato vete-rano Archivista in capo del detto Ospedale F esatta Storia del
Luogo
Pio di Santa Corona, edha
giàcommessa
quella delLuogo
Pio degli Esposti. Queste sue ottime vistemi
ridestarono il pensiero dicom-
pilare il già ideato piccolo Opuscolo intitolato:
No-
tizie Storiche relative a Francesco Sforza
;
e Bianca Visconti
;
non
che alle vicende più rimarchevoli del-l' Ospedale dalla fondazione nei 1
456
a questa parte.Trassi le Storiche Notizie toccanti i personaggi da varj antichi e recenti patrii Scrittori, e princi- palmente dal Corio,
Decembrio
, Simonetta, l'orri,Muratori, hàttuàda e Verri.
9
E
sulle notizie e vicende poi influenti VOspedalenon
debbo essere ignaro dopo quarantaquattro armi dache trovomi in esso impiegato.Trattandosi di parte di Storia Patria ? ed in- sieme relativa
ad uno
stabilimento, che generalmente interessa la pubblica aspettativa,mi
ha dato maggior coraggioad
intraprendere tale lavoro: protestando però dinon
essermi curato di esporre le cose senon
colla massima ingenuità, che fu
mai
semprefondo
al mio carattere, con
uno
stile famigliare e piano, senza pretesa di voler oltrepassare i Confini delle li- mitate mie intellettuali potenze.Se non mi
fosse mancato il tempo eramio
pen-siero difar disporre i due rami da unirsi al pre- sente Opuscolo dei sopra nominati due quadri; cioc- che si potrà supplire pel venturo
anno
i83i in oc- casione della stessafestività , se il Cielomi
accordi vita , coli' aggiunta delle novità che potessero succe- dere in talefrattempo. Nella lusinga di potermi oc- cupare più intensamente, massime qualora fossi per ottenere i benigni riguardi della superioritàperun
o- norato mio riposo ai già prestati miei lunghi servigi.Siami benigno il cortese Lettore del compatimento che imploro!
NOTIZIE ISTORICI!»
Leialice
a $tycmcedco
bf/orzacm
fu limhm
touòalote dei ataiiòe
Oómtmc
di xJÌLiiano, cou otite notizie vatbicciatiinfamo
le vicendedi él inieteéóante
Xuoao
ciò.»*-£52>^$>*325->-
JLia vera origine di questo Personaggio che tanto illustrò la patria colle sue belliche imprese
7
e per magnifiche
3 pie elargizioni
; viene ad essere tratta da
un
rustico coltivatore di campagne.E
ciònon
deve recar maraviglia} giacche noi
abbiamo
moltissime famiglie cheun
secolo fa si tro- vavano nella classe del volgoy ed ora
3 mercè o le azioni militari,
od
imprese civili, e più di tutto pel- inaspettate ricchezzej sono contemplate nel primo rango delle distinte Nobiltà Araldiche , ciò che sarà noto a chi abbia osservato la genealogia delle fa- miglie Milanesi.Tale appunto si fu Francesco Sforza
; il quale
12 sollevato
; per così esprimermi
; dalla natura sopra tutti gli altri esseri suoi simili
; formossi
una
fama immortale nella patria suanon
solo;
ma ben
anche in tutto ilRegno
Italico.Il padre di Francesco chiamavasi
Giacomo
degli Attendoli; nato in Cotignola della
Romagna
nell'an-no 1369
a* I0 di Giugno. Molti Autori sostengono essere stata un'antica nobiltà quella degli Àttendoli;
onde
uscì il suddettoGiacomo
padre di Francesco.Non
poco sospetto peròpuò
restare sull' asser- zione de' soprannomati Scrittori• poiché col valore militare salìGiacomo
a tanto auge di fortuna, e tanto più crebbe la sorte col grido che rese alla fa- miglia il figlio Francesco, il quale arrivò in seguitoa conseguire il Ducato di Milano.
Antica tradizione si è che
Giacomo
y mentre tro- vavasi intento a zappar la terrajvenne
da alcuni suoi amici invitato a lasciare quel villico strumento?
ed a seguire la carriera militare.
Dopo un
qualche riflessoGiacomo
disse agli ami-ci: Lasciatemi
prima
fareuna
sperienza, e poi ri- solverò: voglio gittare lamia
zappa suruna
fron- dosa quercia; se casca, eun
preludio di seguitareil
mio
antico esercizio ; se resta sulla pianta, vengo con voi alla milizia. Così fece; ed essendosi la zappa intralciata nelle spesse frondi
; restò quindi sulla quercia
; ed egli abbracciò tosto il partito della milizia.
i.3
Il valore da lui mostrato in varie imprese militari gli avea procacciato dal Conte Alberico di Zagonara
il
soprannome
di Sforza; il quale passò nel suo figlio
Francesco, e diventò poscia
nome
di Casato.Maggior prova dell1 ignobile condizione di Gia-
como
degli Attendoli si è: die nei i/[i2 ai 19 diGiugno
il suddetto lasciò il servizio ecclesiastico colle sue genti d' armi? ove militava
; sotto il
Papa
Gio- vanni XXIII. jdopo
di aver avuta indono
dallo stesso Pontefice la terra di Cotignola, essendo lo Sforza passato sotto le bandiere delRe
Ladislao; se-
dotto da questo Sovrano con danari e promesse di avanzamenti. Del che
; sdegnato il Pontefice
; lo ac-
cusò
come
traditore dei vessilli ecclesiastici?
massime
per essere passato al servizio di una potenzanemica
della Santa Sede3 e si
chiamò
il Papa tanto offeso di quest' azione3 che fece in varj luoghi dipingere
Giacomo
Sforza impiccato pel piede destro? con sotto
un
cartello; in cui tra gli altri rozzi versi
; che lo
accusavano reo ci' alto tradimento
? eravi questo per
il primo: Io sono Sforza villano della Cotìgnola.
Ho
voluto diffondermi nel padre di Francesco .onde dimostrare con prove legali la verità del fatto addotto in principio di queste mie
Memorie;
cosa che j anche al dir di Giovio;
i posteri degli Sforza
Duchi
di Milanonon
credevano falsa;
benché
la oc- cultassero;
come
succede di tutti quelli che dal basso salgono all' alto3 ed erano gli stessi credi persuasi;
>4
che
un tempo venne
daiRomani
chiamato il loro Capo-Stipite colnome
di prillano da Cotignola.Ora
passerò a descrivere in succinto le azioni del figlio diGiacomo
degli Attendoli Sforza? tenuto ai
sacro fonte col
nome
di Francesco Sforza; che fu
poi in seguito
? per via di matrimonio
;
il quarto
Duca
di Milano
; e nello stesso
tempo
il più grand'uomo
ed il più
magnanimo
Principe de' suoi tempi.Nacque
Francesco Sforza nel castello di San Mi- niato in Etruria il giorno 28 Luglio dell7anno
iZfOi da Lucia Trizania, tenuta daGiacomo
Sforza per moglie di coscienza,ma
poi ripudiata, servendomi delle precise parole dell' illustre annalista e padre della Letteratura italiana Lodovico Antonio Muratori.Tale nascita successe mentre 1' Attendolo trova- vasi al servizio militare dei Firentini con centocin- quanta
uomini
nel presidio di dettoSan
Miniato.Francesco fu anch'egli decorato del
nome
eredi- tario di Sforza dalla Maestà diGiovanna
II. Regina in allora di Napoli.Il Corio
; nel principio della nascita di questoEroe; riporta i seguenti versi:
allegrasi i Cieli, la Terra e quella etade,
Per
lo avvento di Francesco Sforza,CK
à illustrato ogni posteritade.Nella prima sua giovinezza spiegò Francesco
una
gran propensione per le armi; a ciò anche istigato dall'esempio delle luminose gesta di suo padre.
Ed
*5 è cosa naturalissima che nello sviluppo delle pas- sioni in
un
cuore giovanile tendono sempre ad imi- tare quello che ravvisano nella professione del ge- nitore.Non mancò
però il padre di farlo istruire nelle Belle Lettere, e dargli que' principj di sana educa- zione j onde lo rendessero capace di attirarsi lo sguardo benefico de'Principi di queltempo
; e pro-
cacciarsi in seguito qualche carica illustre.
Annegatosi il padre dello Sforza mentre Voleva ajutare
un
perielitante ragazzo; nel giorno 3 di
Gennajo
dell'anno
i424 nell'età d'anni54
, rimase Francesco unico e desolatissimo per tale avverso de- stino riservato al prode guerriero ed autore de'suoi giorni; che
dopo
di avermilitato nei piò burrascosifatti d'armi perde la vita per
un
tratto di naturale istinto d'amore
verso i suoi simili.Presentassi il superstite figlio all'esercito del pa- dre j e
dopo un
ragionamento di condoglianza perla seguita di lui morte
; chiese la grazia a que'sol- dati che lo eleggessero alla carica del defunto ge- nitore.
Con
acclamazioni universali fu da tutti ripu- tato capace a succedere alle funzioni diGiacomo
degli Àttendoli
; e
venne
nominato a questa illustre carica ad unanimità di voti; sebbene
non
contasse in allora che la sola fresca età di anni 23 e qual- che mese. In tal guisa Francesco SforzaVenne
eletto capitano generale dell'esercito sotto i vessilli delRe
i6 di Napoli
; e andava a poco a poco formandosi quella gloria che rese finalmente immortale il suo nome.
Mentre
Tarmata
di Filippo MariaDuca
di Mi- lano trovavasi all' assedio di Napoli; sotto gli or- dini del generale
Guido
Torello? seppe Francesco
sì egregiamente cattivarsi la benevolenza di esso Torello j che questi ne fece vantaggioso rapporto al
Duca
suo Signore;
il quale lo tenne poscia in buo- nissima vista e stima.
Sdegnato il conte Francesco Carmagnola per al-
cune ingiustizie ed ingratitudini contro lui
commesse
dal
Duca
Filippo"Maria; rinunziò al servizio di
Ge-
nerale nelle sue armate; e nell'anno 1/^26 ricevette solennemente dalle
mani
delDoge
di Venezia lo stendardo di S.Marco
,venendo
dalla Repubblicaeletto Capitano Generale dell' armata terrestre
; col-
P
assegno cospicuo a' que'tempi di dodici mila annuifiorini j o sieno ducati d'oro.
Filippo Maria
j per rimpiazzare la carica lasciata dal Carmagnola
? avea eletto il soprannominato
Guido
Torello ,uomo
3
i di cui talenti
non
pareggiavano quelli del Conte suo predecessore.Frattanto il
nome
dello Sforza;
benché
in età così fresca? cominciava a risuonare per tutta l'Ita- lia j tanto pel suo valore e perizia nell'arte della guerra
;
come
per le molte vittorie da esso ripor- tate in alcuni fatti d'armi; che di
quando
inquando
gli venivano commessi.
17 Egli aveva ventiquattro anni compiti
? alior
quando
>er la fama acquistatasi nelle guerre sul
Regno
di Napoli ilDuca
Filippo Maria lo invitò al suo sti- )endio, al quale dibuon
grado aderì Francesco; e
enne dal
Duca
nelmese
d'Agosto deli^S
accolto on grandi onori e feste; oltre moltissimi doni che ennero a lui fatti
; onde dimostrargli l'affezione che utriva il
Duca
di Milano per sì prode generale giàtanta fama salito.
Una
delle prime imprese che Francesco Sforza :bbe in commissione dalDuca
; fu quella di soc-orrere
Genova
attaccata dai nemici;
ma
ne riuscìon poca fortuna
, poiché inoltratosi imprudente- lente e con inconsiderato impeto
7 fu finalmente attuto e posto in fuga.
Non
fu vantaggiosa a Fran- esco questa sua prima intrapresa sotto ilDuca
; e
) stesso Filippo Maria sdegnato lo rilegò per due uni a Mortara
? privo affatto di stipendio.
Terminato il castigo
3 i cortigiani del
Duca
?
non
iprei per quale motivo ; ricorsero a tutti i mezzi
ossibili onde far entrare
nuovamente
lo Sforza in razia delDuca
• ed infatti essi riuscirono in que-;a loro ideata intrapresa
; che fu poi il principio ella smisurata fortuna dello Sforza.
Ma
quinon
siarmarono i tentativi degli amici intrinseci del
Duca
ilippo a favore del nostro
Eroe
5 perocché seppero
ssi talmente operare e perorare
? che misero in attiva vista
Guido
Torello primo Generale del Vi-ra
i8 è
scontij il cui impiego fu in seguilo affidalo a Fran- cesco Sforza.
Ma
poiché questi venne innalzato aduna
tal carica; la di lui
ombra
dispiaceva a quegli stessi che prima perorarono in suo favoref
temendo
forse per essi
un
sinistro avvenire ;ma
la cosa era già fatta j e a tal segno consolidata; che difficil-
mente
si sarebbe potuto annientarla.Per tale motivo questi cortigiani
; che il conte Verri chiama col
nome
di raggiratori? si posero colle consuete loro arti a seminare il veléno del penti-
mento
e della diffidenza sul cuore del Principe loro schiavo) a segno che questi pose perfino; e tramò delle insidie al suo Generale già tanto favorito.
Prima
però di proseguire la descrizione dei fatti del nostro Personaggio? giova il sapere
? che
dopo
qualche
anno
che Francesco trovavasi al servizio Ducale? per il grande
amore
che si era egli catti- vato e colle sue azioni; e colie dolci maniere
; Fi-
lippo lo avea di già destinato a maggiori luminose fortune.
In effetto
? nel i/pS alli ultimi di
Marzo
? nel
luogo di Settimo sul Pavese
; essendo nata a Filippo Maria da Agnese Del
Majno
; colla quale vivea
come
se fosse sua moglie ,
come
dice il Verri;
una
figliaper
nome
Bianca Maria 3 credette quindi ilDuca
suo padre di stabilire nelF
anno
1^02 ai i3Feb-
brajo anticipatamente
un
contratto di nozze tra Fran- cesco Sforza e la detla 'sua figlia Bianca) la quale;19 per essere V unico rampollo dei Visconti
? fu quella che tramandò il Ducalo nella famiglia Sforzesca.
Considerava ili quel
momento
ilDuca
di farsi per adozioneun
figlioy al quale passare il suo stato\ e quindi interessarlo a difendere la patria dai potenti invasori.E
questa bisogna tanto più gli riesciva ne- cessariaj quanto che il suo
animo
era vile e con- tinuamente lacerato dai timori} che Zanino Riccio e i suoi pari facevano nascere contro dei Generali
?
i quali
non
andavano del punto uniti coi Cortigiani che circondavano questo scimunito Principe.Dopo
di avere così operato a favore del novello suo genero, e futuro sposo dell'unica di lui figlia?
voltò faccia il
Duca
; ed istigato
?
come
dissi; dai
Ministri si indusse a tramare insidie alla vita di quel prode guerriero.
Ma
la faccenda anelò tutto diversamente5 e seppe tanto operare lo Sforza; che
dopo molti contrasti
; effettuò alla fine il concertato matrimonio
;
come
si dirà in seguito.Vedendosi Francesco Sforza odiato dal
Duca
sene uscì dalle sue
mani,
e ricoveratosi presso ì Fio- rentini; nemici del Visconti
? si pose al loro stipen- dio. Si collegarono i Fiorentini e i Veneziani a
danno
del
Duca
di Milano ; e il generalecomandante
learmi degli alleati fu lo stesso Francesco Sforza.
An-
che ilPapa
si era accostato alla lega3 ed eccocome
con tali vicende gli affari di Filippo Maria s'incam-minavano
precipitosamente adun
cattivo fine.Il
Duca
era giunto all'età di cinquantanni. Egli era mostruosamente pingue?
e la sanità sua diven- tava di giorno in giorno inferma.
La
vita inerte chemenava
; e i continui sospetti fra i quali era tenuto dagli officiosi nemici che avea d' intorno; affretta-
vano la di lui morte ; egli stesso s' accorgeva della propria fisica decadenza
?
ma non
era capace di ri-mediarvi. I suoi generali
medesimi
tendevano a le- vargli ilcomando.
Ridotto a queste angustie
; Filippo Maria
ben
s' avvide
? che il solo capace a liberarlo dai prepo-
tenti suoi ministri sarebbe stato lo Sforza da lui prima beneficato j indi odiato a morte.
Rivolse per ciò a lui le preghiere più umilianti
;
e
ben vedendo
che troppo instabile appoggio sarebbe stato l'offerire al futuro genero il suo pentimento^
gli offrì la sovranità del
Cremonese
sino da quelmomento
; pronto a dichiararlo conte e sovrano di esso j e a celebrare lo sposalizio già concertato con Bianca Maria? ultimo rampollo della famiglia Viscon-
ti
'
9
come
si è veduto.Accettò la proposizione Francesco Sforza
;
ma non
si fidò di venire a Milano: e alior
quando
gli venne consegnata la sovranità diCremona
? e che vi si
trovò sicuro
? pensò ai preparativi
onde
conchiudereil matrimonio con Bianca Maria.
In fatti nel 1
44
1 a* 2^ d'Ottobre inCremona
stessa celebrò Francesco le nozze colla figlia di Fi-
Il lippo alle quali intervennero gli ambasciatori delle
prime potenze d'
Europa
, oltre F intiera nobiltà del Ducato di Milano.La
sposa avea allora diciassette anni, e lo sposo ne contava quaranta.Il
Duca
Filippo sempre lacerato dai sospetti , esignoreggiato dall'astrologia in cui prestava tutta la sua fede , tornò a
nuovamente
detestare lo Sforzaj
a segno che fece uccidere dai suoi sicarj Eusebio
Caimo
che avea maneggiate le nozze di BiancaMa-
ria; e queir infelice cavaliere venne scannato in
Duomo
mentre pregava avanti l'altare di S. Giuditta nel giorno 8 di Aprile dell'anno 1444*Tentò
poi ilDuca
di rapire colle armiCremona,
quantunque l'avesse data in dote a sua figlia • ebuona
parte di quel contado era già in poi ere delle sue armi.11 Conte Sforza fu costretto d'impetrare t ajuto dei Veneziani
; i quali
mandarono
forze tali, chenon
solamente liberarono ilCremonese
, e lo restituirono al suo legittimonuovo
Signore ,ma
tolsero altresì alDuca
Treviglio , Caravaggio , Cassano ed altre terre circonvicine , e si presentarono persino sotto lemura
eli Milano l'anno 144^-Il
Duca
Filippo Maria , sempre diffidente di sé stesso, se ne stava intanato nel castello, e tremava, invocando persino con vili sommissioni la pietà del genero, lusingandolo dell'eredità dello Stato. Il Conte Francesco si mosse ^ lo difese }ma
perdette Casal-22
maggiore . Solicino\
Romanengo
ed altre terre? che
i Veneziani tolsero al suddetto Conte
; il quale
non
era loro stato fedele.
Tale era lo stato delle cose in allora
?
e
mi
si scuserà se troppomi
estendo in questa vita? peroc- ché ogni minuta circostanza è interessante nel Conte Sforza che fu poi il quarto
Duca
di Milano?
non
per testamento di Filippo Maria
?
ma
per altrecom-
binazioni jcome vedremo
più avanti? e divenne in tal guisa lo stipite della seconda dinastia de'
Duchi
di Milano.
Dopo un
regno di trentacinque anni quasi sem- pre in guerra? il
Duca
Filippo Maria cessò di vi-vere il giorno i3 d'Agosto dell'anno 1
447
lle^ ca~stello di Milano , da dove
mai non
usciva? avendo
fatta
una
malattia diuna
settimana in circay du-
rante la quale
non
permise mai che alcunmedico
gli toccasse il polso
;
e ricusò ogni soccorso del-
l' arte
; elicendo
; che 1' astrologia gli avea destinata così la fine de'suoi giorni. Egli morì con molta in- differenza : corpulento sino alla deformità
; già da
alcuni anni sentivasi opprimere dal proprio peso.
Contava il
Duca quando
rese lo spirito a Dio 1' età d' anni 55 e fu sepolto nelDuomo
di Milano.Dacché
questo Principe avea disgustato il Car- magnola?
di cui altrettanto è conosciuto il valore militare
; quanto il deplorabile suo fine
;
la fortuna eragli sempre stata avversa ; e a questi mali si ag-
1 3 giungeva anche la cecità
; che da più mesi lo affli-
geva | abbenchè simulasse di vedere
?
ed
ilDecem-
brio così lasciò scritto a tal proposito:
Che
tanto ar- rossì della sua cecità; che fingeva di vedere chiaro
,
avvertendolo segretamente i suoi camerieri; onde
y
sebbene
non
avesse che il cinquantesimo anno di sua età? era nulladimeno ridotto
come un
vecchio decrepito.Io
non ho
accennatominutamente
le stravaganze ed i fatti deiDuca
Filippo Maria;
non
essendomio
scopo di tessere la di lui vita;
ma
bensì quella del suo genero Francesco Sforza. Basti sapere che quel Principe;
dopo
di avere contratto matrimonio con Beatrice daTenda
\ vedova di FacinoCane
signore diVerona
la quale gli portò in dote quattro città?
cioè Novara
? Vercelli, Alessandria e Tortona oltre altre ricchezze
} e che fu
come
il sostegno delDu-
cato di Milano
? ebbe il coraggio di accusarla rea
d
1 adulterio conun
giovane della sua corte, chia-mato
Michele Orombello? e dopo alcuni tratti di corda fattile soffrire
? onde palesasse ciò che
non
era vero j la fece finalmente decapitare nel castello di Binasco? assieme ali
1 Orombello
? nell' infausta notte del i3 Settembre dell'anno 1418.
Tale fu la
mercede
che il crudele Filippo Maria seppe rendere ai beneficj renduti da quella sventu- rata principessa.Trema
lamano
nello scrivere taliabbonii nazioni !
A
Egli visse sempre colla supposta moglie Agnese Del
Ma
jno; da cui ebbe l'unica figlia Bianca Maria,
come
si è già narrato.Dopo
la morte spietata dell'infelice Beatrice daTenda
, ilDuca
incontrò seconde nozze colla Prin- cipessa Maria di Savoja •ma
questanon
ebbe senon
se il titolo di Ducbessa , e l'amica fida delDuca
fu sempre Agnese Del Majno.
Da
ciò si potrà rilevare j di qualanimo
fosse fornito ilDuca
Filippo Maria', per arrivare a farbarbaramente uccidere chi gli avea sostenuto il
Du-
cato
; contro ogni diritto di legge
5 e senza alcun fondato motivo\ se
non
appoggiato a false supposi- zioni ,onde
disfarsi di quel!'infelice Duchessa.Tanto
basti per dare un' idea della condotta di Filippo Maria;
edora
passerò a ripigliare il filo delle vicende successe a Francesco Sforza dopo la morte del soprannominato Duca.Terminata la sovranità della casa Visconti in Fi- lippo Maria e la discendenza di Matteo
; la quale ebbe senza interruzione la signoria di Milano pel corso di j
36
anni; ed erano già
34
anni dachè grandeggiava per averla*ma
estintasi la lineama-
scolina di essa casa Visconti colf ultimo
Duca
Fi- lippo Maria, rimaneva lo stato di Milano? o devo- luto per legittima eredità a Bianca Maria, o pure, considerandolo
come
feudo imperiale concesso dal-l'Imperatore Venceslao nel i38o al
Duca
Giovanni2'J
Galeazzo, era devoluto ancora all'Imperatore. Molte questioni insorsero a tale proposito] ed ogni Regnante pretendeva diritti sul Ducato di Milano (i).
In tale stato trovavasi la città di Milano
dopo
la morte dei
Duca
Filippo Maria. e durante le con- tese insorte per la successione al Ducatonon
ancora decise; la citta di Milano intraprese a governarsi da
se
medesima
amodo
di repubblica.E
in fatti cominciarono a comparire nuove leggi e regolamenti sotto ilnome
di Capitani e Difensori della libertà di Milano.Il primo proclama ? col quale annunziarono la loro dignità e titolo
; fu nel giorno i4 Agosto i447 j cioè il primo
dopo
la morte del Duca. In esso questi Capitani e Difensori della libertà diMi-
lano , confermarono per sei mesi prossimi avve- nire il generoso Manfredo da Rivarolo de' Conti di S. Martino nella carica di Podestà della Città eDu-
cato. Questi nuovi Magistrati però
non
pretesero di assorbire in se stessi tutta 1' amministrazione della Città ) anzi lasciarono che i Maestri delle entrate(1) Alcuni tengono
5 che non nel testamento,
ma
in uncodicillo il Re Alfonso d' Arragona fosse stato lasciato erede5
ma
morto Filippo senza che il codicillo fosse stato sottoscritto da testimonj, fu stracciato:, e in questomodo
Alfonso fu escluso da quella eredità fcà Giouio, Vita di Filippo Maria Visconti26
dirigessero le finanze
5 e le possessioni che erano di spettanza al defunto
Duca;
e lasciarono pure che ilTribunale di provvisione regolasse la panizzazione
le adunanze civiche
; V
annona
e gli altri oggetti di sua pertinenza.I Capitani
? e Difensori considerandosi investiti dell' autorità Sovrana
; riserbate al loro arbitrio le
cose veramente di Stato
7 col dare
;
quando
occorre- va; ordini al Podestà
; al Capitano di Giustizia
; al
Tribunale di Provvisione pei casi straordinarj 5 lascia-
rono a ciascun Magistrato la cura di provvedere
,
secondo i metodi consueti e regolari a quanto soleva appartenere alla loro giurisdizione.
In tal maniera questi Capitani e Difensori della libertà del popolo dirigevano i loro affari
7 sebbene in generale regnasse nella plebe qualche malconten- to
; che poscia causò grandi variazioni.
Molti partiti eransi formati anche nello stato di
repubblicanismo in cui giaceva Milano. Sole due città dichiararonsi fedeli alla nostra, e furono Alessandria e
Novara
? le altre tutte vollero abbracciare F indi-
pendenza
: chi pretendeva governarsi da sola; chi
voleva
un Duca,
chiun Re
,insomma
tra queste perplessità e dubbiezze erano continuamente mole-stati i Capi-Popolo Milanesi.
A
tanti dispareri aggiungevansi pure rjtri mali peggiori: il furore della rapina erasi dilatato inmo-
do, che nessuno era più sicuro di possedere qualche
27 cosa del proprio. Il più forte cimentava il debole
;
le prepotenze dei tempi barbari del feudalismo parca che si rinnovassero . e le
donne
stessenon
erano sicure al fianco dei loro mariti. Tali erano i disastri dai quali era molestata la Repubblica Milanese.11 Conte Francesco Sforza
? appena ebbe V an- nunzio della morte del
Duca
; s
1
incamminò
con grande precauzione verso Milano}
abbandonando
laRomagna
ove prima trovavasi.Lo
Sforza vedeva chei Veneziani erano i più potenti ad invadere e con- quistare questo Ducato
; eh' egli avea in
mente
di far suoj sebbene? dice il Verri^ le circostanze
non
gli fossero per anco favorevoli a segno di palesarlo.
Le
forze de' Veneti trovavansi già sul nostro terri- torio prima che morisse ilDuca;
e siccome nella devastazione fatta delMonte
di Brianza, eransi essi presentati sotto lemura
di Milano? così eravi gran ragione a supporre che i nostri cittadini molto te-
messero le armi de'Veneziani
; avendone già provati
i tristi effetti nelle passate scorrerie sotto i Visconti.
Erano
appena trascorsi venti giornidopo
la morte di Filippo Maria , che la Repubblica Milanese do- vette eleggereun Comandante
capace di opporsi alle forze Venete}
e salvarla: e questa scelta cadde sul
Conte Francesco Sforza dichiarato Capitano delle nostre armate.
Le
finanze di Milano erano più che sufficienti a mantenereun
corpo di armati, ed ai Milanesi era28
necessario
un
Capitano la di cuimente
e valore opportunamente dirigendo la forza? li preservassero
dall' invasione straniera.
Pubblicossi
adunque
nel giorno 3 delmese
diSettembre del 1
447 im
ordine\onde
ogni Cittadino atto a servire nella Milizia si presentasse diretta-mente
ai Capitani e Difensori della libertà} per indi
essere consegnato sotto il
supremo comando
del Conte Francesco Sforza eletto in Capitano Generale del-l' armata.
Tosto cbe egli fu creato Generale della
Repub-
blica Milanese
; e cbe la sua armata fu allo stipendio di essa Repubblica
? ei si trovò alla testa di forze valevoli a preservare lo stato
; e dai Veneziani
: e
da ogni altro pretendente. Il Conte conosceva i tem- piy gli uomini e gli affari. Egli era venerato
come
il più gran Generale del suo tempo. Sapeva farsi adorare da' suoi soldati
; cbe egli per
una
prodigiosamemoria
soleva quasi tutti cbiamare col loronome.
Nelle azioni marziali si esponeva con mirabile ki&ife ferenza e intrepidezza
? e con voce militare animava in
mezzo
alla mischia i combattenti.Padrone
assoluto di se stesso; sapeva
5 con mirabile superiorità d' ani-
mo
, celare quelle cose che gli dispiacevano. Accor- tissimo conoscitore de' pensieri altrui, antivedeva le risoluzioni de' nemiciy che a tutto lo trovavano pre- parato
y mentre s'
immaginavano
di sorprenderlo.La
reputazione dello Sforza era tale? che
venendo
dai29 Veneziani attaccato
un
drappello de' suoi , eh' egliavea postati a Montebarroj vi giunse il Conte Fran- cesco nel punto , in cui i nemici vincevano piena-
mente
: al solo avviso della inaspettata sua presenzasi posero in fuga i vincitori, anzi, inoltrandosi egli
incautamente ad inseguirli, si trovò
come
attorniato e preso da essi ;ma
in vece di farlo prigioniero , inemici deposero le armi, e scopertisi il capo rive- rentemente lo salutarono, così esprimendosi il Corio a questo proposito :
E
qualunque poteva con ogni reverenda li tocchava lamano
perche lo reputavano patre della militici, ed ornamento di quella.Sino dalla sua gioventù egli ispirava rispetto per
la nobile e dignitosa figura, e più per la saviezza e prudenza , costumatezza ed eleganza nel parlare
,
onde
lo stesso Filippo Maria giornalmente sempre piùammirava
tanto la di lui prudenza, la fecondici,
e gli egregi costumi
, quanto la bellezza della perso- na , e la maestà del volto e del portamento ; così dice il Simonetta al libro secondo, colonna
202
nelRerum
Italicarum del Muratori,tomo XXI.
Di già ebe bo descritte le qualità personali del Conte Francesco,
non
è qui da tacersiun
fallo rac- contatoci dallo stesso storico Giovanni Simonetta ebe vivea a que1 tempi , il quale mostra V indole gene- rosa di questo personaggio , e la singolare di luiprudenza nel fiore de' suoi anni.
Sforza suo padre, mentre guerreggiava nell'Ab-
3o
brìizzo
? avea affidalo a Francesco
un
corpo. Ivi guer- reggiavano i due partiti Francese e Spagnuolo. o sia gli Àngiojni contro gli Àrragonesi.Si formò
una
trama segreta fra i soldati sotto- posti a Francesco Sforza, e improvvisamenteun
grannumero
di essi tradì la fede; e
;
abbandonando
il gio- vine loro Generale; passò sotto i vessilli del nemico.
Francesco , coi pocbi rimastigli fedeli
; si ritirò in luogo munito.
Appena
ottenuto dal padrenuovo
soc- corso si scagliò contro i nemici?
e fece prigionieri tutti i traditori.
Ne
spedì la novella alio Sforza di lui genitore? chiedendone i
comandi
sul trattamento da farsi a questi prigionieri : Sforza gli spedì Yor- dine di farli tutti quanti impiccare. Al ricevereun
tale riscontro rimase pensieroso il giovine Francesco
?
e;
dopo
qualchemomento
di silenzio?
interpellò il
inessaggiero :
Dimmi
; con quale aspetto parlò
mio
padre che £incaricò di quest'ordine? Il messo gli ri-spose che egli era assai incollerito:
Non
locomanda adunque
mio padre, riprese Francesco, questo e V im- peto di
un uomo
sdegnato e ilmio
genitore a quest'ora e pentito di averdetto così; indi \ fatti condurre allasua presenza i detenuti: Poiché mio padre, disse egli, vi perdona > io pure vi perdono ; siate liberi;
se volete restare al nostro stipendio, vi accetto
come prima
, se volete partire; fatelo.
La
sorpresa di que' soldati che si aspettavano ilsupplizio fu tale
; che lagrimando e singhiozzando giù-
$1 faremo fede alle insegne Sforzesche
} e in ogni incon- tro poi se gli mostrarono affezionatissimi e valorosi.
Quando Giacomo
Sforza intese il fatto; confessò che
il suo figlio Francesco era stato più prudente di se stesso (i).
Un
altro fatto ci convince sempre più della fer-mezza
d'animo
del Conte Francesco.Mentre nel
Regno
di Napoli il Conte Sforza era allemani
coi nemici, vennegli 1! infausto annunzio,
che poco discosto
;
Giacomo
suo padre; volendo soc- correre
un
suo paggio; erasi miseramente affogato nei fiume. Questa era la
massima
prova che Francesco potesse dare della padronanza di semedesimo
j sof-focando l'immenso dolore
; e dirigendo la battaglia con
mente
e volto sereno. Il Simonetta dice a questo proposito: Del qual avviso gravemente afflittoFran-
cesco j consomma
costanza Vimmenso
dolorecom-
prime} e dalle lagrime e dai singhiozzi si rattiene.Ma
i suoi soldati, il che era la cosapia importante, respinti essendo i nemici, dallapugna
richiama (2).Questi fatti riportati bastano anche di troppo per darci un' idea di questo illustre Italiano, che diventò poi nostro Principe
come vedremo
in seguito.(i) Vedi Simonetta
3 Vita di Francesco Sforza: Collodio
Rerum
Italicarum.Tom. XXI.
Uh. I.(2) Vedi Vita di Francesco Sforza 1. e.