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GRUPPO 2: Analisi del sistema di offerta e analisi indicazioni regionali in materia di strutture semiresidenziali e residenziali per minori.

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Academic year: 2022

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Equipe SPP n. 1 Settore Servizi Sociali Servizio Sociale Territoriale

Monza, 22 dicembre 2010

GRUPPO 2:” Analisi del sistema di offerta e analisi indicazioni regionali in materia di strutture semiresidenziali e residenziali per minori”.

Incontri effettuati: 4 giugno 2010 , 29 giugno 2010 , 17 settembre, 26 novembre.

Partecipanti: Suor Cati Bonalda, Piergiorgio Gaggianese, Andrea Colciago, Daniela Riboldi (non presente a tutti gli incontri), Sorella …, Paola Erba del comune di Brugherio (un incontro)

Obiettivo: sistematizzare e valorizzare le unità di offerta presenti sul territorio distrettuale riconoscendo le specificità di ogni singola struttura.

La conduttrice ha proposto l’utilizzo del seguente uno “strumento”:

utilizzo schema di analisi strutturato in 4 parti: punti di forza, punti di debolezza,opportunità e minacce.

Come posso trasformare i punti di debolezza in punti di forza? Quali i correttivi?

Come trasformare le minacce in opportunità?

Analisi Punti di Forza

Innanzitutto i partecipanti condividono il fatto che i Servizi Sociali e le strutture educative fanno parte di un unico sistema. Non percepiscono uno dei due entità esterne al sistema.

-il servizio sociale avvia un percorso di presa in carico complessiva delle situazioni,sia dal punto di vista sociale che valutativo e diagnostico (NIS). I progetti complessivi partono spesso da un’analisi complessiva del funzionamento del sistema familiare.

- i progetti di inserimento in strutture comunitarie sono più incisivi e precisi.

- Il servizio sociale ha adottato uno strumento per la rilevazione precoce del rischio (scheda rilevazione del rischio). Il ricorso alla Comunità avviene in situazioni che necessitano una tutela a cui non si è in grado di rispondere attraverso le altre soluzioni educative presenti sul territorio.

- L’inserimento di minori in situazioni “non limite” permette alle strutture comunitarie di essere maggiormente incisive dal punto di vista educativo e di avviare percorsi educativi più significativi anche con le famiglie (laddove presenti).

- Presenza di comunità sul territorio distrettuale che complessivamente rispondono ai target e alle diverse tipologie di utenza ( mamma-bambino, minori 0-6, minori 6-13, adolescenti maschi e adolescenti femmine, prosiegui amministrativi)

- Buona professionalità degli operatori sociali, educativi,dei responsabili, e discreta disponibilità ad avviare confronti anche sulle criticità.

- Condivisione dell’opportunità di avviare un lavoro di rete e di confronto sia sulle singole progettualità che sulle modalità di intervento più di tipo strutturale - Presenza del gruppo CEM (Comunità Educative Monzesi)

- Attivazione di interventi di psicoterapia sui minori

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Analisi Punti di Debolezza

- L’esito delle valutazioni diagnostiche (inteso come funzionamento del minore e della sua famiglia) non viene sempre trasmesso alle comunità educative. Le informazioni in possesso degli operatori delle comunità quindi risultano frammentate e parziali.

- Il ricorso alle comunità avviene in situazioni limite e soprattutto dopo fallimenti di altri progetti (es. affidi).

- Inserimenti a carattere d’urgenza a volte anche in situazioni già prevedibili e sulle quali si potrebbe avviare un inserimento “accompagnato”.

- Mancanza di comunicazioni preventive alle comunità (fase preparatoria).

- Inserimento di minori in situazioni di gravità e/o molto grandi (adolescenti alla soglia della maggior età).

- Minore tenuta degli educatori che a volte si trovano a dover “contenere” e non a costruire con e per il minore un progetto educativo significativo;

- Fragilità delle figure educative.

- Mancanza di un Pronto Intervento sul territorio.

- Tribunale Ordinario e per i Minorenni:lungaggini nelle risposte sia rispetto all’avvio che alla modifica di un progetto sia alla chiusura(es. rientro del minore al domicilio).

- Utilizzo, soprattutto in presenza di patologie comportamentali gravi, di strutture educative (sia diurne che residenziali) in alternativa a quelle terapeutiche (“proviamo con l’educativa”).

- Difficoltà delle strutture esterne al nostro sistema di entrare nel sistema di rete(esempio strutture specialistiche, scuole…)delegando la responsabilità e la gestione del “caso” ad altri o ancor peggio delegando ad altri servizi la

responsabilità dei loro fallimenti;

- Avvio di percorsi psicoterapici intesi come “elaborazione dei vissuti” ma spesso avulsi dalla situazione e dall’esperienza che sta vivendo il minore all’atto della presa in carico: ridare o trovare un significato al percorso in atto.

- Lungaggini nell’avvio della psicoterapia anche su situazioni che necessitano l’attivazione immediata.

- Mancanza da parte dei servizi sociali invianti di un progetto che preveda obiettivi chiari a volte anche in termini temporali.

- Mancanza di relazioni scritte sia da parte dei servizi ma anche soprattutto da parte delle strutture in merito all’andamento del progetto.

- Mancanza di strutture territoriali sul “dopo comunità”: pensionati protetti? Bad and breakfast ?

- Mancanza di comunità -famiglia

Ogni punto sopra riportato è stato oggetto di discussione di riflessione. Abbiamo avuto conferma che tutto il nostro sistema si sta posizionando sempre di più sulla forte complessità e gravità (gravità è intesa in termini di forte complessità e multiproblematicità sociale e relazionale): Questo aspetto merita un

approfondimento significativo. Ci poniamo alcune domande Cosa si intende per

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rispondere e ad intervenire per modificare positivamente le situazioni complesse?

Quali strategie adottare? Come si posiziona il sistema sociale, politico, giuridico ?

Perchè ci arriva una complessità sempre più maggiore?( lettura più incisiva dei servizi, per mancanza di servizi “cuscinetto “, soft, più consulenziali , mancanza di servizi preventivi?) Ma la realtà è veramente più complessa? Cosa è la prevenzione? Mancanza di risorse? Quali le linee politiche e amministrative? Gravità corrisponde a emergenza?

Ci troviamo quindi su due fronti:

1 rispondere alla gravità: cosa si intende, come attrezzare e formare gli operatori , quali risorse attivare, quali scelte compiere...

2 prevenzione: mancano servizi preventivi. Cosa si intende per prevenzione oggi?

Dove collocare la prevenzione(fascia d'età, tipologia di problema..)

Si richiede ai servizi sempre di più una reale integrazione e una reale corresponsabilità sulla gestione delle situazioni.

CARATTERISTICHE DELLA GRAVITA'

- forte aggressività verbale e violenza fisica sia tra pari che verso l'adulto

-valore della scuola sempre più basso. La scuola non è finalizzata a garantire un futuro ma a volte è l'istituzione verso cui riversare le proprie frustrazioni. Scuola poco preparata a far fronte a situazioni di fragilità e non pronta a mettersi in gioco.

- tecnologie comunicative non controllabili e non gestibili( elemento portato soprattutto dagli educatori): computer, cellulari..(senso delle telefonate protette?)

Questo genera soprattutto nelle figure educative situazioni di stress altissimo e spesso si assiste ad una caduta dell'intevento educativo.

- precocità dei minori

- mancanza di limiti sociali limita i percorsi progettuali e di autonomia (quello che viene vietato all'interno delle strutture(o delle famiglie) viene “concesso” al di fuori (es. vendita di bevande alcooliche);

- necessità di definire e condividere tra servizi le aspettative e i risultati reali - mancanza di servizi complementari alle comunità(oratori,società sportive, gruppi aggregativi..).

- l'invio da parte dei servizi di minori alle Comunità riguarda sempre di più situazioni estreme.

Esiste e quale è la differenza di “gravità” tra i ragazzi inseriti nelle comunità e quelli inseriti nelle semiresidenzialità? Quali le caratteristiche dei minori in percorsi di ADM?

Pur trovandosi a volte in situazioni di ragazzi molto complessi, i minori inseriti in progetti semiresidenziali pur presentando una significativa complessità, presentano risorse

personali e familiari maggiori (in comunità si riscontrano situazioni in cui è spesso richiesto l'intervento della forza pubblica, ricoveri..).

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Il gruppo pur consapevole di non aver risposto in modo completo all’obiettivo iniziale ha ritenuto importante portare una riflessione rispetto alla complessità su cui i servizi si trovano a dover quotidianamente rispondere al fine di individuare dei posizionamenti più consoni per rispondere al mandato istituzionale.

Concludendo :

- si pone la necessità di fare delle scelte , di essere aiutati a comprendere la complessità e quindi ad operare delle scelte di contenuto;

- importante creare una immagine di COMUNITA’ LOCALE, di condivisione di un percorso di presa in carico reale (interessante la differenziazione che viene compiuta in alcuni contesti socio sanitari tra la presa in carico e la presa in cura…); i servizi si sono

“specializzati” nella valutazione , nell’analisi del problema ma a volte non corrisponde una reale presa in carico.

- Interessante creare anche a livello sperimentale e in un piccolo contesto sociale luoghi

“comuni”di aggregazione nei quali ognuno può sperimentare e sperimentarsi (bar, locali…)

- Quale futuro per le strutture residenziali?

Il gruppo ritiene di poter proporre una continuità del percorso con la possibilità di confrontarsi rispetto alle unità di offerta (indubbiamente già significative sul territorio distrettuale) anche con altre realtà

territoriali. Non ultimo, anche grazie ad un confronto con la responsabile servizi amministrativi del comune di Monza , sembra interessante poter avviare un confronto anche con la Regione rispetto al

“riconoscimento” di servizi diurni presenti sul territorio e alla necessità di implementare alcune strutture educative con interventi a carattere sanitario (es.” semiresidenzialità terapeutiche”?).

Monica Pagani

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