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“È difficile spiegare il prana come è difficile spiegare Dio” (B.K.S. Iyengar)

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Academic year: 2021

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Il termine prana ha diverse sfumature di significato: come ‘soffio vitale’

rappresenta il flusso energetico sottile attraverso il respiro in fase di inspirazione (puraka) ed espirazione (recaka) che si accompagna al flusso dell’aria.

Anche qui possiamo già suddividere il termine in prana (energia pulita in ingresso) ed apana (energia utilizzata in uscita).

Apana è comunque energia, anche se

‘esausta’ e come il prana è un dono ricevuto, questo è un dono da fare.

L’uomo non conserva energia ma è costantemente nel flusso fra Prana e Apana, manca di energia quando si chiude alla ricezione oppure quando crea blocchi o strozzature nei propri canali energetici (nadi). Uno scopo dello yoga è proprio sciogliere questi blocchi e permettere al prana di scorrere efficacemente.

“È difficile spiegare il prana come è difficile spiegare Dio” (B.K.S. Iyengar)

PRANA dal sanscrito ‘soffio –energia vitale’

(2)

Il termine descrive anche in modo più generale l’energia veicolata all’interno del corpo attraverso le nadi e qui prende nomi diversi in base alla propria funzione specifica.

Abbiamo quindi :

PRANA - legata all’attività mentale attraverso la respirazione (Swara yoga) (6,7)

UDANA - ‘soffio vitale ascendente’ , dalla gola verso la testa, (5,6)

VYANA - ‘respiro pervasivo’ attivo in tutto il corpo sottile attraverso le nadi (4)

SAMANA - ‘soffio equilibrato’, dal cuore al plesso solare, energia legata soprattutto alla corretta distribuzione/assimilazione dell’energia derivante dal cibo. (3) APANA - E’ l’energia che sovraintende alle attività legate alla parte bassa del

corpo, sia in ingresso sia in uscita (feci, mestruo, eiaculazione, parto) (1,2)

Prana è quindi ogni forma di energia che possiamo assimilare. Ad Esempio l’aria porta prana di tipo ‘chimico’ (ossigeno), ma anche di tipo elettromagnetico (anione

= ione ossigeno con + elettroni, catione con - lettroni), profumi e ricordi.

Anche il cibo fa la stessa cosa con energia chimica ma anche elettrica, acido/basica, con sapori ed emozioni.

Sempre a livello fisico anche mani e piedi sono grandi recettori di energie fisiche difficili da definire in modo scientifico ma estremamente efficaci.

Infine ha un valore l’energia—prana che nasce da un contesto eminentemente psicologico come l’entusiasmo e l’eccitazione o al contrario la depressione e l’indifferenza.

Lo yoga è anche sperimentare e cercare di massimizzare questo flusso.

(3)

Il termine PRANA coincide in senso ancora più universale all’energia - azione (del Purusha -coscienza) nel campo della materia (Prakriti) assimilabile ad esempio all’elettromagnetismo ed alla gravità.

In questo significato può coincidere con concetti espressi in altre culture come il nostro etere, il pneuma, il Chi o ki, ecc.

Infine è l’energia che collega il Jiva (anima individuale) ai corpi, quello che noi chiamiamo ’vita’.

Nello yoga il controllo e l’ampliamento del campo pranico è uno degli strumenti ed al contempo degli obiettivi. Assume qui una grande rilevanza la pratica del pranayama. Il termine significa sia ‘controllo del prana’ ma anche ‘espansione del campo del prana’.

Il pranayama si basa su pratiche respiratorie antiche molto diverse fra loro ma sempre strutturate secondo l’uso delle diverse componenti in cui può essere suddiviso il respiro:

Inspirazione (puraka), Espirazione (recaka) e Ritenzione (kumbaka), divisa a sua volta in ritenzione a polmoni pieni (antarkumbaka o ritenzione interna) e ritenzione a polmoni vuoti (bahirkumbaka o bahyakumbaka o ritenzione esterna).

Fondamentale nella gestione strumentale del prana ed in abbinamento al pranayama è la pratica dei bandha (blocchi o sigilli), ovvero attivazioni muscolari che chiudono le uscite del corpo al prana stesso, all’altezza dell’ano (mula bandha), dell’ombelico (uddyana bandha) e della gola (jalandara bandha).

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