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1. Gli esordi di Eduard Bernstein come esponente della socialdemocrazia tedesca………... 9

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Sommario

Introduzione……… 3

1. Gli esordi di Eduard Bernstein come esponente della socialdemocrazia tedesca………... 9

1.1. giovinezza e la formazione intellettuale……… 10

1.2. La formazione politica e l’avvicinamento al socialismo…………. 11

1.3. Origini della socialdemocrazia tedesca……… 14

1.4. Le leggi di Bismarck e gli anni dell’esilio: reminiscenze di un socialista 17 1.5. La Germania dopo Bismarck……… 21

2. Le origini del revisionismo bernsteiniano: corrispondenze da Londra……… 24

2.1. La “questione inglese” nel dibattito interno alla socialdemocrazia.. 26

2.2. La politica interna inglese: parlamentarismo e “socialismo municipale”……….. 29

2.3. Liberali e conservatori………. 33

2.4. I partiti socialisti inglesi……….. 37

2.5. La Fabian Society quale mezzo di diffusione del socialismo in Inghilterra: suggerimenti di revisionismo……… 40

2.6. Analisi e implicazioni delle elezioni politiche del 1895…………. 44

2.7. Tradizione democratica inglese e Probleme des Sozialismus……. 49

3. I presupposti del socialismo ed i compiti della socialdemocrazia….. 54

3.1. I presupposti del revisionismo: la teoria del crollo………... 55

3.2. Socialismo e scienza………. 59

3.3. Il materialismo storico………... 63

3.4. La teoria del valore……… 66

3.5. Il ruolo dello stato………. 71

(2)

3.6. Liberalismo e socialismo: il nucleo del progetto revisionista…….. 75

4. Il dibattito sul revisionismo……….. 78

4.1. Le reazioni della leadership socialdemocratica e della stampa borghese……… 80

4.2. La fine dell’esilio e l’elezione a membro del Reichstag………….. 84

4.3. La condanna del revisionismo………. 87

4.4. Eduard Bernstein e Karl Kautsky: il dissidio sul modello inglese... 89

4.5. Gli ultimi anni……….. 92

5. Conclusioni……… 94

5.1. Il partito laburista inglese e Tony Blair……… 96

5.2. Bad Godesberg e la socialdemocrazia tedesca………. 100

5.3. Giuseppe Saragat e la socialdemocrazia italiana………. 103

5.4. La Svezia di Tage Erlander e Olof Palme………... 106

Bibliografia……… 108

(3)

INTRODUZIONE

Questo lavoro ha lo scopo di analizzare l’evoluzione del pensiero di Eduard Bernstein, scrittore politico, esponente della socialdemocrazia tedesca e padre del revisionismo marxista, attraverso un’analisi delle sue opere principali.

Il punto di partenza per esaminare la teoria politica di Bernstein è l’analisi della teoria marxista e le critiche che ad essa rivolge: Bernstein rivela l’essenziale debolezza del marxismo e introduce allo stesso tempo gli elementi basilari del suo riformismo etico-sociale, rafforzando in tal modo la sua concezione di socialismo.

La riflessione bernsteiniana ha origine dall’affermazione dell’esistenza di un nesso imprescindibile tra il principio fondamentale della democrazia e il liberalismo, inteso come tutela delle libertà politiche e della persona: a partire dal riconoscimento dei diritti civili della società moderna, infatti, diviene centrale l’obiettivo dell’emancipazione politica del movimento operaio ma, come lo stesso autore si preoccupa di sottolineare, lo scopo non è quello di «distruggere questa società o proletarizzare l’intera massa dei suoi membri», bensì quello di operare per «elevare il lavoratore dalla condizione sociale di proletario a quella di cittadino»

1

.

E’ necessario chiedersi, al fine di una più ampia comprensione, come sia maturato nella mente del giovane scrittore un nuovo, radicale modo di concepire i principi fondamentali del marxismo, fino ad arrivare a negarne i principali assunti rivoluzionari in nome di un percorso graduale e pacifico verso il socialismo, coerentemente con quelle istituzioni liberaldemocratiche che lo stesso Marx si prefiggeva di rovesciare. In che modo Eduard Bernstein, convinto sostenitore della causa marxista-rivoluzionaria ed estensore, insieme all’amico e compagno di partito Karl Kautsky, del programma di Erfurt, arriva a pubblicare, nel 1899, la sua

1 E. Bernstein, I presupposti del socialismo ed i compiti della socialdemocrazia, 1899, trad. it., 1968, Laterza, p.

190.

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opera più famosa, I presupposti del socialismo ed i compiti della socialdemocrazia, basata sull’analisi critica del concetto marxiano di rivoluzione

2

? Innanzi tutto, preme sottolineare come una simile rottura sia stata frutto di un’attenta e ponderata riflessione riguardante l’evoluzione delle condizioni storiche, socioeconomiche e politiche rispetto all’epoca in cui Marx enunciò la propria teoria. Cercando di restare fedele al metodo della scienza, Bernstein sviluppa la sua critica al carattere scientifico del socialismo, in quanto la realtà oggettiva lo rendeva ormai una pura teoria, sganciata dalla prassi. Le implicazioni che ne derivano non sono di poca importanza, infatti «[…] mentre la socialdemocrazia come partito in lotta rappresenta determinati interessi e tendenze, si batte cioè per conseguire obiettivi autonomi, d’altra parte nel determinare questi obiettivi essa obbedisce, in ultima analisi, ad una teoria che può essere dimostrata obiettivamente, giacché trae le sue ragioni e le sue conferme esclusivamente dall’esperienza e dalla logica. Ciò che infatti non può essere dimostrato a questo modo non è più scienza, ma il frutto di suggestioni soggettive puramente volontaristiche o arbitrarie»

3

.

In secondo luogo, non è possibile non tener conto dell’esperienza da esule dello scrittore tedesco, prima in Svizzera e poi, a seguito delle pressioni tedesche sulle autorità svizzere, a Londra, dove si era trasferito con l’intera redazione del Sozialdemokrat, organo ufficiale del partito in esilio che dirigeva dal 1881; in tal senso è significativo notare come Bernstein facesse riferimento soprattutto alle vicende storiche dell’Inghilterra e alla tradizione radicale inglese, allo scopo di mettere in luce il modo in cui la socialdemocrazia discenda da quei movimenti popolari che si erano posti l’obiettivo di utilizzare gli strumenti della democrazia con lo scopo di realizzare la trasformazione socialista della società.

Esiliato a Londra dal 1888 al 1901, Bernstein si appropria gradualmente dei principi della tradizione politica inglese, sottolineando come l’evoluzione sociale e

2 Il primo punto di contrasto tra Bernstein e Marx riguarda il concetto di dittatura di classe, poiché Bernstein intendeva la democrazia principalmente come soppressione del dominio di classe e come strumento e, allo stesso tempo, fine per il raggiungimento dell’ordine socialista.

3 Eduard Bernstein, I presupposti del socialismo ed i compiti della socialdemocrazia, cit., p. 27.

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politica dell’Inghilterra della seconda metà dell’Ottocento avesse trasformato il paese da stato oligarchico a stato democratico

4

. Nella capitale inglese Bernstein svolse un’intensa attività giornalistica come corrispondente per diversi giornali tedeschi, non solo legati al partito socialdemocratico, riflettendo sugli aspetti politici, sociali e culturali dell’epoca e conquistandosi la fama di esperto della realtà inglese. Tuttavia, il rapporto tra l’evoluzione ideologica dal marxismo al revisionismo e l’esperienza dell’esilio londinese vengono messi in secondo piano dal punto di vista storiografico, a favore di un ruolo più significativo che viene attribuito alle influenze intellettuali provenienti dall’ambiente del socialismo locale, in particolar modo alla Fabian Society, con il quale Bernstein era venuto in contatto: questo tipo di approccio risulterà essere quello dominante anche negli anni successivi, nonostante lo stesso Bernstein, nelle sue memorie, avesse considerato una tale ipotesi del tutto infondata, riconoscendo quale peculiarità del modello fabiano il fatto di essere perfettamente adatto alla situazione inglese, ma assolutamente fallimentare se applicato in un contesto come quello dell’Europa continentale

5

.

Il modello inglese diviene dunque la colonna portante del revisionismo bernsteiniano, poiché proprio in Inghilterra la realtà storica dei fatti entrò in contrasto con la teoria su cui si reggeva l’intera ideologia della socialdemocrazia tedesca, ossia «di un necessario incontro tra socialismo e movimento operaio, creato automaticamente dallo sviluppo delle forze produttive» e in tale ambito Bernstein collocò «la conquista dell’autonomia ideale e politica della classe operaia, in contrapposizione all’impostazione dell’ortodossia, secondo cui la contraddizione degli interessi della borghesia e del proletariato doveva dare inevitabilmente luogo al distacco della classe operaia dai partiti borghesi»

6

.

4 Il riferimento di Eduard Bernstein all’esempio dell’Inghilterra investe una serie di argomenti di rilevanza politica e strategica: dal rapporto tra sistema rappresentativo e democrazia, al ruolo delle amministrazioni locali nel processo di transizione verso il socialismo, fino alla natura dei partiti politici e ai rapporti con la classe operaia.

5 N. D’Elia, Democrazia e modello inglese. Eduard Bernstein scrittore politico nell’esilio di Londra (1890-1901), Firenze, Centro Editoriale Toscano, 2005, pp.23-25.

6 Ivi, p. 28.

(6)

Alla luce dell’esperienza vissuta, avanzando la sua critica al socialismo scientifico di Marx e Engels, Bernstein dà inizio, negli ultimi anni del secolo, al cosiddetto Bernstein-Debatte, dibattito sul revisionismo all’interno del Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD), attirando su di sé le critiche di vari sostenitori dell’ortodossia e della purezza del messaggio di Marx, primi fra tutti Karl Kautsky

7

e Rosa Luxemburg: i principali teorici del partito giocarono infatti un ruolo di primo piano nel mettere in dubbio la fattibilità del “socialismo liberale”

bernsteiniano.

In verità, pochi altri personaggi della storia del pensiero socialista sono stati oggetto di critiche quanto l’esponente socialdemocratico tedesco: autodidatta, storico sociale, rappresentante eletto del Reichstag, intellettuale politico ed apparente erede di Friedrich Engels, Eduard Bernstein riuscì a mutare gradualmente la propria reputazione nei circoli socialdemocratici da raccomandato seguace del socialismo marxista fino ad essere considerato il “traditore della classe operaia” (Lenin) e “opportunistico filisteo” (Luxemburg).

Nel suo percorso intellettuale, l’esule socialdemocratico fornì molte argomentazioni riguardanti la necessità di una modernizzazione sia del pensiero liberale, sia della dottrina socialista.

In qualità di pensatore socialdemocratico tedesco, il suo obiettivo risultava essere ancora più difficile, poiché egli si indirizzava soprattutto ai socialisti suoi connazionali i quali, però, avevano appena sperimentato la repressione politica del cancelliere Bismarck e, di conseguenza, erano comprensibilmente scettici circa qualsiasi forma di cooperazione con la borghesia.

Ancora una volta, Eduard Bernstein insisteva sul fatto che l’unico percorso praticabile per il raggiungimento della democrazia consistesse nell’unire le ambizioni del ceto medio della Germania di fine secolo con i tradizionali obiettivi

7 In un primo momento i due esponenti socialdemocratici si trovarono d’accordo fintanto che la critica al partito era diretta a purificarlo dall’utopismo, al fine di superarne i limiti dell’ideologia ufficiale. La SPD aveva infatti sviluppato un atteggiamento di passività politica, nell’attesa di un imminente crollo del sistema sostenuto dalla crescita di consensi elettorali che faceva apparire superfluo l’obiettivo della conquista della repubblica democratica in Germania, necessaria come tappa intermedia verso il socialismo, e favoriva un atteggiamento di chiusura verso tutte le forze politiche diverse dal proletariato, considerate come un’unica massa reazionaria.

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della classe operaia per maggiori riforme amministrative, economiche e costituzionali: era dunque necessario che il nuovo secolo venisse inaugurato trovando il delicato punto di incontro tra liberalismo e socialismo marxista.

Partendo dalla critica del modello marxiano, dei suoi aspetti riconducibili all’utopismo e alla metafisica hegeliana, Bernstein giunse, in conclusione, al rifiuto della tradizionale dissociazione marxiana tra socialismo e liberalismo e alla priorità che la dottrina attribuiva all’economia rispetto alla politica, lodando, al contrario, gli ideali del liberalismo e denunciando l’inadeguatezza del metodo marxista: egli si rese conto di quanto il marxismo rivoluzionario fosse il mezzo inappropriato per colmare il deficit democratico del sistema semi feudale tedesco e per accelerarne la modernizzazione industriale.

Basandosi sulla realtà della società industriale del diciannovesimo secolo, l’intellettuale tedesco si rese conto di quanto stesse aumentando la differenziazione sociale tra il proletariato da un lato ed i white-collar ed i funzionari statali dall’altro; inoltre, partendo da un’attenta analisi politica, insisté sul fatto che la dottrina marxista non avrebbe mai potuto colmare pienamente l’eccezionale adattabilità del capitalismo liberale, né tanto meno avrebbe potuto fornire spiegazioni sensate sull’attitudine dei principali leader socialdemocratici europei a concentrarsi soprattutto sugli aspetti organizzativi e su buoni risultati elettorali piuttosto che sul rovesciamento rivoluzionario delle élites dominanti: al contrario delle minacciose predizioni de Il Manifesto, i lavoratori e la maggior parte dei loro rappresentanti politici preferivano accontentarsi delle briciole del sistema capitalista piuttosto che correre il rischio di una guerra di classe a tutto tondo.

Senza risparmiare il suo scetticismo circa l’operato della classe operaia, Eduard

Bernstein cercò di fornire un più preciso prospetto dell’ormai matura società

capitalistica che influenzò la ricerca condotta successivamente da Max Weber, il

quale condivise e ripropose molte idee sul revisionismo elaborate da Bernstein

vent’anni prima.

(8)

L’ultima parte di questo lavoro sarà dedicata agli sviluppi del modello

socialdemocratico in Europa e al modo in cui l’ortodossia del messaggio originario

di Marx e la convinzione che il sistema capitalista sarebbe inevitabilmente crollato

lasciano spazio alla convinzione che il socialismo non sia l’antitesi, bensì

l’integrazione del liberalismo, tanto da potersi configurare come liberalismo

organizzatore.

(9)

1. GLI ESORDI DI EDUARD BERNSTEIN COME ESPONENTE DELLA SOCIALDEMOCRAZIA TEDESCA

“Gli occhiali inglesi sono proprio il fondamento della dottrina ufficiale del partito, contro la quale io mi ribello. Sull’Inghilterra essa è basata, sull’Inghilterra ricevette finora le sue dimostrazioni e se voi la private di questo fondamento dovete dargliene uno nuovo”

Eduard Bernstein

Lo sfondo politico e culturale che caratterizzò la giovinezza e la formazione politica di Eduard Bernstein, quello della Germania nazionalista del Cancelliere Otto von Bismarck, è particolarmente importante per comprendere l’origine e lo sviluppo del pensiero intellettuale dell’esponente socialdemocratico.

In questo capitolo, di carattere introduttivo, verranno brevemente ripercorse le

tappe fondamentali della vita dell’esule tedesco, dalla sua formazione intellettuale,

alla nascita del partito socialdemocratico tedesco, a cui egli aderì divenendone uno

dei principali esponenti, fino agli anni dell’esilio politico in Svizzera e soprattutto

nella capitale britannica, dove egli trovò un particolare contesto grazie al quale

poté successivamente sviluppare la sua personale teoria sul revisionismo

dell’ortodossia marxista.

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1.1. La giovinezza e la formazione intellettuale

La maggior parte degli intellettuali tedeschi della seconda metà dell’Ottocento crebbe in contesti familiari privilegiati, grazie ai quali poterono sviluppare le proprie capacità. Il caso di Eduard Bernstein costituisce un’eccezione.

Settimo figlio del macchinista ebreo di origini polacche Jakob Bernstein, Eduard Bernstein nacque a Berlino il 6 gennaio 1850, dove visse e ricevette la propria educazione

8

. Entrambi i genitori simpatizzavano per una politica di stampo liberale e su queste posizioni vissero la rivoluzione del 1848, anche se le speranze per la creazione di una Germania unificata che riflettesse le loro aspettative politiche andarono presto deluse dopo che il Re di Prussia rifiutò di accettare la corona per non vedere i propri poteri drasticamente ridotti.

Durante gli anni della scuola Eduard Bernstein spiccò per le sue doti intellettuali, che subito catturarono l’attenzione del suo insegnante il quale fece pressioni sul padre affinché permettesse al figlio di proseguire gli studi oltre la scuola elementare

9

. I ripetuti successi scolastici convinsero i genitori a sottoporsi ad enormi sacrifici economici per far sì che Bernstein potesse frequentare il Gymnasium, la scuola secondaria di livello più elevato in Germania, che aveva il compito di preparare gli studenti alla carriera universitaria

10

. Tuttavia all’età di sedici anni Bernstein fu costretto, a causa dei problemi economici della famiglia, ad abbandonare gli studi e con essi il sogno di diventare un eloquente poeta. Il lavoro che ottenne come apprendista impiegato presso una banca di Berlino, oltre al fatto di potersi mantenere autonomamente e di poter aiutare la famiglia, gli permise di entrare in contatto con il complesso mondo dell’economia e del sistema bancario.

8 Già da due generazioni, la famiglia di Eduard Bernstein aveva abbandonato l’educazione basata sulla religione ebraica per abbracciare l’insegnamento laico.

9 Al giovane Bernstein fu anche offerta la possibilità di convertirsi al cristianesimo, ma egli rifiutò, facendo subito emergere il suo scetticismo riguardo ai dogmi religiosi. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1868, il suo ateismo diventò una convinzione che lo accompagnò per tutta la vita. M.B. Steger, The Quest for Evolutionary Socialism, Eduard Bernstein and Social Democracy, Cambridge, Cambridge University Press, 1997, p. 25.

10 Fin da giovane, Eduard Bernstein dimostrò di avere molte passioni, fra le tante, quella per i poeti tedeschi Goethe e Schiller. Sarà proprio l’ammirazione per quest’ultimo che successivamente rafforzerà la sua amicizia con Friedrich Engels, allora presidente della Schiller Association di Manchester. Ibidem.

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1.2. La formazione politica e l’avvicinamento al socialismo.

Senza dubbio, Bernstein si accosta alla politica in un contesto caratterizzato da un forte e diffuso nazionalismo

11

. Lo sforzo bellico del 1866 non lo lasciò indifferente al patriottismo; ben presto però iniziò a sviluppare uno spirito critico e di analisi oggettiva dei fatti, accrescendo poco a poco il suo caratteristico rigetto nei confronti di ogni forma estrema di nazionalismo in generale e nei confronti dell’intransigente militarismo di Bismarck in particolare. Gradualmente si orientò verso posizioni più distaccate, prestando attenzione agli eventi riguardanti la breve esperienza della Comune di Parigi del 1871, sviluppando però allo stesso tempo un interesse per la politica interna prussiana, in particolare per le vicende delle forze liberali

12

, fino al declino del liberalismo tedesco avvenuto nel 1867

13

. Identificandosi sempre di più con le idee del liberalismo democratico, Bernstein fondò un piccolo circolo intellettuale, chiamato Utopia

14

, la cui creazione coincise proprio con la nascita dell’impero tedesco sotto l’egemonia prussiana, nel 1871

15

. Fu durante una lezione riguardante la questione sociale e i diritti del proletariato tenuta da Friedrich Fritzsche, eloquente socialdemocratico, che si infiammò

11 «La crescita del sentimento nazionalista alla vigilia della guerra franco-piemontese contro l’Impero austroungarico del 1859 e dell’ascesa al trono di Guglielmo I in Prussia, facilitarono una rinascita del liberalismo e della sua visione nazionalista nelle elezioni statali e locali. La neo costituita Nationalverein riuniva democratici e liberali in un programma principalmente volto all’unificazione tedesca. Pochi anni dopo, nel 1866, la vittoria prussiana contro l’Impero austroungarico soffiò ancora una volta fiamme nazionalistiche e spronò un maggior sostegno popolare per un’unificazione tedesca sotto la guida prussiana». M. B. Steger, op. cit., p. 27.

12 «Durante gli anni sessanta dell’Ottocento, la camera bassa prussiana, dominata dal Deutsche Fortschrittspartei, era forte abbastanza per sfidare le caratteristiche autoritarie più evidenti della monarchia costituzionale. Per un attimo sembrò che la storia avesse offerto una seconda occasione alle forze rivoluzionarie del 1848; re Guglielmo I era pronto ad abdicare. Ma invece delle riforme costituzionali, arrivò la tattica “col sangue e col ferro” del principe Otto Von Bismarck [..] Il partito incontrò in Bismarck un grande oppositore che non esitò a rendere concreti alcuni rischi politici sospendendo la maggior parte dei diritti costituzionali e sciogliendo il Parlamento per un lungo periodo.». Ivi, p.29

13 A seguito della campagna contro la Danimarca, Otto Von Bismarck intimò alla maggioranza dei deputati liberali di accettare nel 1866, l’Indemnity Bill, che formalmente pose fine al conflitto costituzionale in favore di Bismarck.

Le diversità di voto all’interno dei liberali, provocarono una divisione interna al partito e l’ala destra, il partito nazional-liberale, proseguirà nella collaborazione con Bismarck per un decennio, rimanendo il partito liberale dominante in Germania fino al 1918. G. Roth, The Social Democrats in Imperial Germany, New York, The Bedminster Press, 1963, passim.

14 Il nome Utopia fu scelto da Eduard Bernstein in riferimento all’opera omonima del 1516 di Sir Thomas More, nella quale l’autore delineava il suo ideale politico che immaginava realizzato in un’isola chiamata proprio Utopia, ossia il luogo che non esiste, metafora per indicare ogni progetto socio-politico con valore esclusivamente ideale.

Per approfondimenti, si veda Thomas More, Utopia, 2010, Londra, Newton Compton Editore, Edizione Integrale.

15 Nonostante si trattasse formalmente di una monarchia costituzionale, il Kaiser aveva sostanzialmente molti più poteri rispetto al Reichstag. Bismarck, nominato Cancelliere dell’Impero, promosse la formazione di un forte partito conservatore, riportando nell’Impero un clima di illiberale conservatorismo.

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l’interesse di Bernstein per il proletariato industriale come agente del cambiamento sociale: in tal modo egli pose attenzione sulle organizzazioni dei lavoratori e si avvicinò in breve tempo agli scritti riguardanti il proletariato dei più importanti pensatori, tra cui Ferdinand Lasalle, Eugen Dühring, Karl Marx, colpito allo stesso tempo dalla vicenda che coinvolse August Bebel e Wilhelm Liebknecht, esponenti dell’ancora piccolo partito socialista, accusati di parteggiare per una rapida conclusione della guerra franco-prussiana al fine di opporsi all’annessione dell’Alsazia-Lorena

16

.

A seguito di questa sua nuova crescente passione, Bernstein decise di assistere ad alcune lezioni tenute da Bebel

17

, apertamente critiche sia nei confronti della politica conservatrice di Bismarck e del suo stato-oppressore, sia nei confronti di quei liberali che ritenevano che il modo più efficace per far progredire le condizioni del proletariato urbano fosse quello di incrementare la spesa nazionale per il settore sociale, timorosi che il rapido sviluppo industriale che stava interessando la Germania potesse ancor di più accentuare lo squilibrio sociale e la divisione tra classi, sfociando in pericolose rivoluzioni. Trovandosi d’accordo con le posizioni di Bebel, Bernstein decise di incontrarlo per unirsi al suo partito e fin da subito rimase impressionato per la convinzione che egli nutriva nel fatto che il capitalismo sarebbe inevitabilmente collassato al massimo entro venti anni

18

. Grazie ad un miglioramento della propria posizione lavorativa, Bernstein poté permettersi di dedicarsi ampiamente al partito ed in poco tempo riuscì a ritagliarsi un ruolo di rilievo al suo interno, diventando pupillo di Ignaz Auer, futuro segretario della SPD, dal quale imparò quell’arte oratoria che gli permise di tenere

16 I discorsi tenuti da Bebel e Liebknecht per scagionarsi dalle accuse che gli erano state rivolte evocarono in Bernstein quel senso di giustizia di cui da sempre era stato dotato, suscitando in lui una passione verso la causa portata avanti dai due intellettuali.

17 W.H. Mahel, August Bebel: Shadow Emperor of the German Workers, Philadelphia, American Philosophical Society, 1980.

18Appena un anno dopo l’ Europa venne colpita dalla grande depressione del 1873 che comportò conseguenze economiche disastrose per due decenni. Questo fatto contribuì a rafforzare l’idea di molti socialdemocratici e dello stesso Bebel riguardo il crollo della società borghese come previsto da Marx e Engels. Dall’altra parte, a fronte della crisi, i liberali chiedevano a Bismarck riforme sociali, il quale invece impose una stretta ancor più autoritaria all’impero. G. Roth, op. cit., pp. 15-23.

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numerosi discorsi pubblici e che poco a poco lo fece emergere come personaggio

di spicco di un movimento che stava conquistando sempre più consensi.

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1.3. Origini della socialdemocrazia tedesca

Il movimento a cui Bernstein aderì ebbe origine dall’unione di artigiani e operai nella forma di associazioni culturali; d’altro canto fu questo tipo di organizzazione sociale che permise alla borghesia liberale di coordinare la propria battaglia contro il centralizzato stato tedesco.

Il nuovo movimento socialista del 1860 si sviluppò grazie alle idee di liberali progressisti come Eugen Dühring, democratici rivoluzionari, idealisti socialisti come Ferdinand Lasalle e infine grazie alle idee di Karl Marx e Friedrich Engels

19

. In poco tempo le associazioni dei lavoratori divennero molto radicalizzate ed i loro leader insistevano sulla necessità di un’organizzazione indipendente dalle forze borghesi. Fu Ferdinand Lasalle che iniziò a sostenere l’idea che fosse necessario considerare tutte le classi non operaie come un’unica massa reazionaria. Nel 1863 Lasalle fondò l’Associazione Generale degli Operai Tedeschi; schierandosi allo stesso modo contro le forze liberali e conservatrici, sottolineava con vigore come le sue idee politiche gettassero le radici nel movimento operaio tedesco. Alla base delle sue teorie vi era il suffragio universale come mezzo per una completa emancipazione del proletariato, seguito dall’idea di un’organizzazione della produzione basata su cooperative produttive decentralizzate che, supportate dallo stato, potessero garantire la pacifica transizione dal capitalismo ad una nuova società basata su un modello produttivo socialista. La precoce morte di Lasalle nel 1864 costituì una battuta di arresto per il movimento: l’assenza di un capo carismatico e le incapacità organizzative dei nuovi leader portarono alla lenta dissoluzione dell’Associazione.

Nel 1869 i socialisti della fazione Eisenacher, ai quali Bernstein si unì nel 1872, emersero come ideologicamente e politicamente rivali dei seguaci di Lasalle; erano guidati da August Bebel e Wilhelm Liebknecht

20

, entrambi convinti sostenitori che

19 Poiché inseriti nel contesto socio-politico londinese, inizialmente le idee rivoluzionarie di Karl Marx e Friedrich Engels ebbero solo una limitata influenza sul movimento dei lavoratori tedesco, infatti per la maggior parte del diciannovesimo secolo i loro scritti rimasero poco conosciuti nella loro patria.

20 Bebel e Liebknecht unirono le loro forze e le loro idee e fondarono il partito socialista che ebbe il maggior successo in Europa. Sfruttando a loro vantaggio il vuoto di potere creato dall’improvvisa morte di Lasalle,

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i principi rivoluzionari del marxismo fossero in linea con la condizione socio- politica dell’impero tedesco, ma soprattutto entrambi pieni di sdegno nei confronti della classe borghese. Fu in particolar modo Bebel ad essere disposto a sacrificare parte della purezza della teoria marxista al fine di migliorarne l’efficacia politica;

nel fare ciò fu fortemente sostenuto da Eduard Bernstein, il quale lo incoraggiò costantemente a seguire quella determinata strategia politica, nonostante le critiche e la resistenza che manifestavano nei sui confronti Marx e Engels da Londra

21

. Nel 1875 al Congresso di Gotha, al quale Bernstein partecipò come delegato, le due correnti si unirono in un unico partito del proletariato, il Partito Socialdemocratico Tedesco (SPD)

22

. Fu Liebknecht ad occuparsi della stesura del programma del nuovo partito, tuttavia, nonostante il programma unificato di Gotha attingesse i propri principi dall’ideologia marxista, non incontrò l’approvazione dello stesso Marx e di Engels, il quale, in una lettera indirizzata ad August Bebel del marzo 1875 si espresse così:

« […] Mi chiedete qual è la mia opinione circa la questione dell'unità. Purtroppo ci siamo trovati nella stessa situazione di voi. Né Liebknecht né alcun altro ci ha fatto una comunicazione qualunque, e perciò anche noi conosciamo soltanto ciò che vi è sui giornali, e sui giornali non vi è stato niente; fino a che otto giorni fa non ci è giunto il progetto di programma. Esso ha destato in noi non poco stupore […]. Termino, benché quasi ogni parola sarebbe da criticare in questo programma, che inoltre è redatto in modo fiacco e scolorito. Esso è tale che, se verrà approvato, Marx od

io non potremmo mai considerarci aderenti al nuovo partito creato su questa base […]

un nuovo programma è sempre una bandiera innalzata pubblicamente, e il mondo esteriore da esso giudica il partito. Perciò esso non dovrebbe contenere in nessun caso un passo indietro, come il progetto in considerazione di fronte al programma di Eisenach. Si dovrebbe anche riflettere a ciò che diranno di questo programma gli operai degli altri paesi; quale impressione

riuscirono a realizzare in soli sei anni ciò che i teorici socialisti auspicavano da decenni, ossia l’unificazione ideologica e organizzativa del movimento operaio tedesco, facendo confluire in un’unica fazione le due correnti contrapposte del movimento.

21 Così si esprimeva Bernstein al riguardo: «Without indulging in delusions about the Lasalleans, it has become clear that we have to make concessions to them». F.L Carsten, Eduard Bernstein,1850-1932:a Political Biography, Munich, C.H. Beck, 1993, p.16.

22 Inizialmente il nuovo partito prese il nome di Partito Socialdemocratico dei Lavoratori Tedeschi (Sozialdemokratische Arbeiterpartei Deutschlands), successivamente fu mutato in Partito Socialdemocratico.

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farà questa capitolazione di tutto il proletariato socialista tedesco davanti al lassallianismo.Sono inoltre convinto che una unità su questa base non durerà un anno […]».23

Il dibattito ideologico intorno al Programma di Gotha non fu l’unico riguardante la teoria politica socialista. L’altro soggetto della disputa fu Eugen Dühring, economista e filosofo, il quale si dichiarava convinto sostenitore della necessità di una convergenza di interessi tra la classe operaia e la borghesia capitalista. Le idee di Dühring furono recepite positivamente da alcuni esponenti della socialdemocrazia e, tra questi, anche dallo stesso Bernstein: fu Liebknecht a rendersi conto del danno potenziale che una variante liberale del socialismo avrebbe potuto infliggere all’unificazione ideologica sotto l’egemonia marxista, perciò, desideroso di evitare pericolosi inconvenienti, pregò Friedrich Engels di schierarsi apertamente contro le eresie di Dühring

24

.

L’opera di Engels costituì una delle ragioni della velocissima consacrazione dell’ideologia marxista quale vangelo del movimento operaio tedesco. Gli anni ottanta dell’Ottocento fornirono, infine, ulteriori elementi per l’affermazione definitiva di tale dottrina: la rapida espansione del movimento operaio, l’egemonia dell’ideologia marxista come risultato involontario della persecuzione della socialdemocrazia da parte di Bismarck, la recessione economica che coincise con il declino del liberalismo.

23 K. Marx, Friedrich Engels, Critica del Programma di Gotha, a cura di G. Sgrò, Roma, Massari Editore,2008.

24 La risposta di Engels fu pressoché immediata e venne raccolta e pubblicata nel saggio noto come Anti- Dühring,del 1878, una semplice versione della concezione comunista del mondo, con lo scopo di dare al partito una solida base ideologica basata su pochi punti fermi: l’inevitabile collasso del capitalismo e la lotta di classe come mezzo di affermazione del proletariato.

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1.4. Le leggi di Bismarck e gli anni dell’esilio: reminiscenze di un socialista

25

. Nel 1878 il Cancelliere Bismarck prese come pretesto due attentati contro il Kaiser per creare un frenetico clima politico che gli permise di far approvare una serie di leggi, note come leggi anti socialiste, che proibivano gli incontri pubblici della SPD e imponevano la censura sulla maggior parte delle pubblicazioni del partito

26

. Ufficialmente i leader del movimento decisero di sciogliere il loro partito, di fatto continuarono la loro attività illegalmente e segretamente. Incoraggiata dalla mancanza di resistenza, la polizia intensificò la propria attività ed iniziò ad esiliare gli esponenti socialdemocratici dalle loro città; nei dodici mesi successivi la pressante attività poliziesca portò alla dissoluzione anche delle più piccole organizzazioni, centinaia di funzionari, membri e simpatizzanti del partito persero il proprio impiego

27

. Costretto a non poter reclutare nuovi membri, la leadership della SPD fondò segretamente l’organo centrale del partito, il giornale Der Sozialdemokrat, il cui scopo principale era quello di informare sulla situazione di repressione in Germania

28

.

Durante gli anni della persecuzione

29

vennero organizzati tre incontri della SPD in Svizzera e Danimarca per definire e sviluppare una coordinata strategia di resistenza, al fine di evitare una dissoluzione del partito: Bernstein vi partecipò come delegato, ed in quelle occasioni conobbe personalmente personaggi di spicco della socialdemocrazia tedesca e di tutta Europa.

25 Per un’analisi approfondita sugli anni dell’esilio di Eduard Bernstein si veda E. Bernstein, My Years of Exile.

Reminiscences of a Socialist, New York, Cornell University Library, Paperback Editions, 2009.

26 «Fedele al suo slogan preferito contro il 1848, le uniche armi efficaci contro i democratici sono i soldati, Bismarck utilizzò magistralmente i potenti simboli nazionalisti nella sua guerra totale contro i socialisti, compagni senza patria, i quali ordinariamente si rifiutavano di unirsi ai loro colleghi in Parlamento nel loro consueto omaggio alle insegne imperiali». M. B. Steger, op. cit., p. 41.

27 Nei dodici anni in cui le leggi anti socialiste restarono in vigore, circa 352 associazioni politiche vennero sciolte e 1229 pubblicazione, inclusi 104 giornali e periodici, furono banditi. Le poche attività permesse furono sottoposte a costanti interferenze da parte del governo e, nella maggior parte dei casi, a censura.

28 Per evitare le pressioni su editore e finanziatori, Bebel suggerì di dare il via alla stampa nella politicamente neutrale Svizzera. Schiere di volontari diffusero illegalmente centinaia di copie tra i membri della classe operaia tedesca e tra i loro simpatizzanti appartenenti alla borghesia.

29 Al fine di evitare che l’opinione pubblica considerasse i socialdemocratici come “martiri” a causa delle persecuzione, la strategia di Bismarck si sviluppò in una duplice direzione: da un lato, rimase costantemente informato sugli incontri segreti e sulle conferenze illegali, dall’altro introdusse alcuni elementi di legislazione sociale apparentemente in favore della classe operaia. In realtà, quest’ultimo aspetto era volto ad incrementare la polarizzazione, all’interno della SPD, tra l’ala moderata e l’ala radicale del partito.

(18)

Anche Eduard Bernstein nel 1878 abbandonò il suo lavoro in banca per accettare il ruolo di segretario del dottor Karl Höchberg, esponente della SPD, con il quale visse prima a Lugano, poi a Zurigo

30

; i due uomini dettero vita ad un’intensa attività intellettuale, ma poco dopo il loro arrivo in Svizzera la polizia prussiana aggiunse il nome di Eduard Bernstein alla lista dei violatori delle leggi anti socialiste, impedendo di fatto il suo ritorno a Berlino. Ebbero così inizio per lui i lunghi anni dell’esilio.

Soltanto un anno dopo, Bernstein fu coinvolto in una nuova controversia ideologica che suscitò il disappunto di Marx e Engels, ossia la comparsa dell’anonimo Three-Star Article sul giornale di Höchberg, presumibilmente scritto da Höchberg stesso e da alcuni suoi amici socialisti con lo scopo di criticare gli errori commessi dalla socialdemocrazia tedesca

31

. In realtà il coinvolgimento personale di Bernstein nella vicenda fu pressoché nullo, tuttavia si sospettò di una sua maggiore partecipazione fino ad arrivare a mettere in dubbio la sua lealtà nei confronti del socialismo marxista

32

. Per volontà di Bebel, il quale non nutriva alcun dubbio circa la fedeltà del giovane compagno alla causa socialdemocratica, Bernstein fu dapprima proposto come responsabile del Der Sozialdemokrat, a seguito delle dimissioni di Georg von Vollmar, e in seguito gli fu raccomandato di recarsi a Londra per incontrare direttamente i padri fondatori dell’ideologia socialista, al fine di persuaderli del fatto che il suo attaccamento al marxismo fosse forte abbastanza per ricoprire una così importante posizione

33

.

30 Höchberg era un intellettuale molto brillante che apprezzava la teoria marxista per la sua critica all’economia politica borghese tuttavia, in ultima istanza, egli preferiva l’approccio più liberale del socialismo. Non a caso Marx e Engels non nutrivano grande stima nei suoi confronti e l’unica ragione che avevano per riceverlo nelle loro residenze londinesi era il supporto economico che dava al partito. M. B.Steger, op cit., pp. 45-46.

31 Nello specifico, la critica era rivolta a tutti gli esponenti del movimento che avevano eccessivamente accentuato la divisione di classe suscitando così un risentimento nella borghesia che aveva condotto alla creazione delle leggi anti socialiste. In sostanza si colpevolizzò l’inclinazione del marxismo ad esaltare la classe operaia come principale causa dell’incapacità del movimento operaio di intrattenere alleanze con la borghesia liberale.

32Agli occhi di Marx e Engels, la reputazione di Bernstein era già stata guastata dall’ancora recente dibattito su Dühring al punto che si iniziò a pensare ad un affievolimento della carriera politica di Bernstein nella SPD.

33 Il viaggio a Londra di Bernstein risultò essere un successo: non solo fu ricevuto amichevolmente da Marx e Engels , gettando i semi per una duratura amicizia con quest’ultimo che avrà fine solo con la sua morte, nel 1895, ma consentì anche a Bernstein di entrare in contatto con i maggiori esponenti del movimento operaio inglese.

(19)

Negli stessi anni, il sodalizio tra Bernstein, Bebel e Engels fu allargato ad un nuovo giovane esponente del socialismo austriaco, Karl Kautsky

34

, il quale lavorò presso Höchberg al fianco di Bernstein

35

come suo collaboratore.

Bernstein e Kautsky emersero presto come leader intellettuali del partito socialdemocratico: tra i due, Kautsky divenne il tenace guardiano della purezza del messaggio di Marx, enfatizzando la distinzione tra le vere teorie socialiste, il marxismo scientifico, e le distorsioni ideologiche che la borghesia aveva introdotto, ossia il non-marxismo

36

. Dall’altro lato, Bernstein fu più orientato nel difficile compito di applicare la teoria socialista nella complessa realtà politica ed economica che stava vivendo.

A seguito del successo elettorale dei socialisti alle elezioni del Reichstag del 1887

37

, il Cancelliere Bismarck intensificò la sua azione diplomatica con le autorità svizzere per ottenere misure più stringenti contro gli esiliati tedeschi. Un anno dopo i suoi sforzi dettero i primi frutti: Bernstein e altri esponenti della SPD furono accusati di attività politica sovversiva e costretti a lasciare la Svizzera nel giro di poche settimane

38

. Su consiglio di Engels, Bernstein e altri suoi compagni si trasferirono a Londra, e con loro Der Sozialdemokrat; tuttavia, con l’inaspettata caduta delle leggi anti socialiste nel 1889

39

, venne meno il motivo primo

34 Karl Kautsky aderì al partito socialdemocratico austriaco nel 1875. Collaboratore dei maggiori giornali socialisti austriaci e tedeschi, egli cercò di mettere le scienze naturali e il darwinismo al servizio del socialismo. Su Karl Kautsky si veda G.P. Steenson, Karl Kautsky, 1854-1938: Marxism in the Classical Years, Pittsburgh, University of Pittsburgh Press, 1978.

35 Tra i due vi fu subito un forte spirito di collaborazione e di affinità ideologica, tanto da essere definiti i gemelli marxisti. Bernstein e Kautsky a partire dalle fonti primarie del marxismo, formularono la loro posizione comune, convinti difensori e sostenitori, insieme con August Bebel, della predizione di Marx sul collasso del capitalismo.

36 Kark Kautsky espresse i suoi pensieri riguardo la purezza del marxismo sulla Neue Zeit, il giornale che fondò nel 1883 con l’aiuto dell’editore socialdemocratico J. H. W. Dietz, con lo scopo di continuare la tradizione intellettuale del Neue Rheinische Zeitung di Marx. Tuttavia, Engels stesso si rifiutò di riconoscere il giornale di Kautsky come organo teorico ufficiale della socialdemocrazia tedesca.

37 Il partito socialista ottenne circa 800.000 voti, ossia il 10 % del totale.

38 «Al momento della partenza da Zurigo, gli esiliati rimasero piacevolmente sorpresi nel vedere centinaia di sostenitori proletari con cartelli e che gridavano “lunga vita alla socialdemocrazia” e “ci vedremo presto”». F.L Carsten, op. cit., p.43.

39Per una più approfondita analisi sul pensiero di Bernstein riguardo alle leggi di Bismark, si veda E. Bernstein, Socialism in the German Reichstag and on the German Throne, in “Time”, marzo 1890, pp. 276-283.

(20)

dell’esistenza del giornale, ossia la protesta contro le misure repressive di Bismarck, così Der Sozialdemokrat fu chiuso.

Bernstein collaborò con Karl Kautsky come corrispondente da Londra per il Neue Zeit; questa nuova attività gli lasciò molto tempo libero e gli permise di dedicare gran parte delle sue giornate alla lettura e alla raccolta di materiale per la stesura della sua principale opera storica, Cromwell and Communism

40

. La permanenza a Londra fu per Bernstein sicuramente benefica e gli permise di passare molto tempo con Engels, col quale sviluppò un’intensa relazione di amicizia e lavoro intellettuale, diventandone il confidente politico più fidato

41

.

40 E. Bernstein, Cromwell and Communism, Londra, George Allen and Unwin, 1930.

41 Engels offrì a Bernstein l’opportunità di essere il solo editore degli scritti di Marx che dovevano essere incorporati nel volume IV del Capitale. Bernstein declinò l’offerta e girò tutto il materiale a Karl Kautsky (il quale era stato escluso invece da Engels), nel timore di poter mettere a rischio il loro rapporto di amicizia. La rinuncia all’offerta di Engels lasciò a Bernstein il tempo necessario per realizzare un altro progetto, ossia una dettagliata biografia politica di Lasalle (E. Bernstein, Ferdinand Lasalle as a Social Reformer, New York, Charles Scribner’s Sons, 1993).

(21)

1.5. La Germania dopo Bismarck

Dopo due soli anni dall’arrivo di Bernstein a Londra, nel 1890 la situazione politica in Germania cambiò radicalmente. Il nuovo imperatore, Guglielmo II, fece dimettere Bismarck dalla carica di Cancelliere a causa delle loro differenti vedute sulla strategia di governo, ponendo così fine alle persecuzioni nei confronti degli esponenti socialdemocratici. Guglielmo II abrogò le leggi anti socialiste, inaugurando un’era di legislazione sociale in Germania: immediatamente i socialdemocratici più moderati apprezzarono il gesto e chiesero alla leadership del partito di abbassare i toni del messaggio rivoluzionario, ritenendo che una posizione meno radicale accompagnata ad una costante pressione sul governo in favore delle riforme avrebbe procurato benefici per tutta la società tedesca; essi propendevano per un modello riformista di trasformazioni sociali e auspicavano di mantenere una costante e costruttiva interazione con il governo ed i partiti borghesi

42

.

Bebel e Engels acconsentirono ad adottare una temporanea strategia più graduale:

la rapida crescita del partito operaio, a loro dire, sarebbe stata possibile da mantenere soltanto in un clima di legalità, senza lanciare sfide provocatorie contro il governo; niente infatti sarebbe stato più deleterio per la SPD di una nuova ondata repressiva prima che il partito fosse forte abbastanza per infliggere un’efficace risposta rivoluzionaria

43

.

Alle elezioni del 1890 la socialdemocrazia tedesca riuscì a fare il salto di qualità, ottenendo circa un milione e mezzo di suffragi su un totale di 9 milioni e mezzo,

42 Questa tendenza riformista incoraggiò numerosi radicali a sollevare la questione del rapporto tra l’ideologia marxista e la pratica volta al compromesso: autoproclamandosi marxisti rivoluzionari, attaccarono ferocemente Bebel e la leadership della SPD per il non essersi opposti a questa tendenza. Con il tempo Bebel si rese conto che era in gioco l’unità del partito e, dopo uno scambio di lettere con Engels, ammise la necessità di una nuova strategia, che però non implicasse la rinuncia ai principi fondamentali della dottrina. Entrambi rimanevano infatti fermamente convinti del fatto che i principi di democrazia rappresentativa fossero soltanto un passaggio intermedio verso il raggiungimento dell’obiettivo marxista.

43 Pur non ricoprendo incarichi formali all’interno della SPD, l’influenza che Engels aveva all’interno del partito era di notevole importanza tanto che, per preservarne l’unità ideologica, egli si adoperò affinché fosse presa ogni tipo di misura possibile, fino all’espulsione della componente anarchica. Tali accorgimenti non furono indirizzate soltanto all’ala più radicale, ma si rivolsero anche alla componente più moderata.

(22)

passando così da un piccolo movimento a un ben organizzato partito d massa, il secondo più forte dell’Impero.

D’accordo sulla necessità di una tattica di moderazione e certi entrambi di un futuro successo del proletariato, Bebel e Engels differivano sull’idea dell’avvento della rivoluzione socialista: il primo, combinando insieme fatalismo e radicalismo, si aspettava che la classe operaia avrebbe preso il potere dopo un collasso economico; in altre parole crollo del capitalismo e rivoluzione erano due facce dello stesso, inevitabile processo ed il ruolo del partito era quello di preparare ed organizzare il proletariato in vista di quel momento. Engels invece era convinto che la maggioranza della classe militare avrebbe votato entro il 1900 per la SPD, aprendo dunque la possibilità per una veloce e poco cruenta presa di potere da parte del proletariato

44

.

Nel 1890 queste divergenze di vedute avevano ancora uno scarso peso; il partito continuò sulla via delle riforme con lo scopo di immediati miglioramenti della condizione degli operai, che imponevano talvolta di giungere a compromessi con i partiti borghesi e con il governo autoritario del nuovo kaiser. Tuttavia la strategia delle riforme di Engels iniziò a suscitare qualche perplessità; seppur temporanea, questa divergenza tra aspetto teorico e aspetto pratico non risultava essere un metodo che sicuramente avrebbe garantito il raggiungimento dell’obiettivo finale della rivoluzione

45

.

L’anno seguente, la rottura tra teoria e pratica divenne evidente nel momento in cui i leader della SPD decisero di redigere a Erfurt il nuovo programma del partito. I fatti riguardanti l’adozione del nuovo programma cambiarono in modo significativo i rapporti di potere preesistenti: con lo scopo di epurare la socialdemocrazia dalle influenze lasalliane, Engels decise di pubblicare le ultime

44 La posizione di Liebknecht era ancora diversa e costituiva una vaga approssimazione di quella che poi sarà la posizione di Bernstein: egli identificava quale obiettivo della SPD una posizione di maggioranza assoluta in parlamento e la conseguente trasformazione della società in socialismo.

45 «Se la teoria marxista dipende dalla pratica e viceversa, e se la classe militare non arrivasse davvero a supportare la socialdemocrazia all’inizio del nuovo secolo,forse l’approvazione di Engels della legalità e le preoccupazioni elettorali non dovrebbero in ultima analisi trasformarsi in una revisione di tutta la teoria?». M. B. Steger, op. cit., p.

62.

(23)

note di Marx circa la critica del programma di Gotha del 1875. Il duplice obiettivo che Engels intendeva perseguire era da un lato, in linea con gli sforzi intellettuali di Bernstein, quello di porre fine al mito di Lasalle, nella speranza che la pubblicazione delle riflessioni private di Marx potessero rivelare l’antagonismo tra i due intellettuali, dall’altro era rivolto contro Liebknecht, teorico del programma di Gotha, nella speranza che egli venisse sostituito nel suo ruolo dai due più promettenti teorici marxisti, Eduard Bernstein e Karl Kautsky.

Ancora una volta le aspettative di Engels si realizzarono. La leadership della SPD commissionò a Liebknecht la stesura del nuovo programma, ma nel momento in cui questo doveva essere approvato dal resto della dirigenza socialdemocratica, le critiche furono moltissime, soprattutto da parte di Bebel e Kautsky. Lo stesso Kautsky, poi, assunse il ruolo di teorico ufficiale del partito.

Il programma di Erfurt, così come venne adottato nel 1891, era costituito da due parti principali: la prima, riguardante l’aspetto teorico marxista, si basava sui presupposti di Kautsky; la seconda, invece, rifletteva congiuntamente il pensiero di Bernstein e di Engels. La dottrina marxista della lotta di classe costituiva il principale presupposto teorico, insieme al suo inevitabile obiettivo primario, ossia il crollo del sistema capitalista, con il conseguente abbattimento della proprietà privata e la trasformazione del modo di produzione tipico del capitalismo in modello di produzione socialista. Il ruolo del partito era quello di illuminare il proletariato riguardo al suo ruolo storico nella rivoluzionaria lotta di classe.

La seconda parte del programma di Erfurt

46

rappresentava invece il programma d’azione della socialdemocrazia e consisteva in concrete richieste come la riforma della legge elettorale e altre riforme sociali.

Il programma di Erfurt fu sostanzialmente un rinnovamento del compromesso tra la componente radicale e quella riformista della SPD e rappresentò il punto di partenza per le successive riflessioni intellettuali di Eduard Bernstein e per la sua ricerca di un nuovo modo di concepire il socialismo.

46 Per un approfondimento dettagliato sull’argomento, si veda K. Kautsky, Il Programma di Erfurt, Roma, Samonà e Savelli, 1971.

(24)

CAPITOLO 2. LE ORIGINI DEL REVISIONISMO BERNSTENIANO: CORRISPONDENZE DA LONDRA

“Londra non mi era del tutto sconosciuta, ma avevo visto poco in essa che mi ricordasse casa, e avevo, dall’altro lato, maturato una sorta di idea poco favorevole rispetto al paese e alle persone. Di conseguenza, un lieve sgomento mi coglieva ogni volta che pensavo al cambiamento dall’allegra e familiare Zurigo alla vasta, sconosciuta e tetra capitale inglese”.

Eduard Bernstein, My Years in Exile

Gli anni dell’esilio londinese di Eduard Bernstein, dal 1888 al 1901, sono di fondamentale importanza per gli sviluppi del pensiero dell’intellettuale tedesco, infatti lo stretto contatto con la realtà politica inglese, caratterizzata a partire dalla metà del XVII secolo dall’acquisizione dei principali diritti e libertà politiche, tra cui l’estensione del suffragio, gli permise di operare un confronto tra il contesto anglosassone e quello dell’Europa continentale, in particolar modo tedesco, e di giungere alla conclusione che fosse necessario per la socialdemocrazia riconsiderare la sua intera strategia politica, abbandonando l’idea di un improvviso passaggio dalla società capitalistica al socialismo in nome di una trasformazione dello stato in senso democratico attraverso l’estensione dei diritti politici, sulla base del modello inglese.

Durante gli anni da esule in Inghilterra, Bernstein, costantemente a contatto con i

maggiori esponenti del socialismo europeo, tra cui Friedrich Engels, operò

regolarmente come corrispondente da Londra per la rivista settimanale diretta da

Karl Kautsky, il Neue Zeit; fu attraverso le pagine di questo e di altri giornali che,

con crescente ammirazione, egli analizzò una serie di aspetti di rilevanza politica

caratteristici della realtà inglese, come il legame tra sistema rappresentativo e

democrazia, la realtà delle amministrazioni locali e l’importanza specifica dei

(25)

partiti politici in relazione con il movimento operaio, maturando una visione sempre più favorevole alle basilari libertà civili e politiche, al parlamentarismo ed alle seppur frammentarie riforme sociali.

In questo capitolo cercherò dunque di mettere in luce il modo in cui l’esperienza

dell’esilio londinese sia stata per Eduard Bernstein indispensabile ai fini

dell’elaborazione delle sue idee, ossia della convinzione che le possibilità della

socialdemocrazia tedesca di conquistare ulteriori successi fossero date dalla sua

capacità di instaurare nuovi rapporti con altre forze politiche e sociali, mettendo in

crisi il rapporto tra teoria e pratica fissato dall’ideologia ufficiale del partito, fino

ad arrivare al processo di revisionismo dell’intera teoria marxista.

(26)

2.1. La “questione inglese” nel dibattito interno alla socialdemocrazia.

«Quanto più un paese si sviluppa nella medesima direzione, tanto più noterà nella situazione sociale dell’Inghilterra l’immagine delle condizioni verso cui esso stesso è spinto»

47

: con queste parole si esprimeva Eduard Bernstein in una delle sue prime corrispondenze da Londra.

Nell’ultima parte del XIX secolo i problemi legati allo sviluppo storico dell’Inghilterra furono al centro della riflessione dei socialdemocratici tedeschi:

essa era infatti vista come la nazione che per prima aveva messo in atto la rivoluzione borghese, permettendo al ceto medio di conquistare il potere politico.

Questa realtà, sulle basi delle concezioni marxiste, avrebbe dovuto costituire lo scenario di sconvolgimenti sociali; tuttavia, soltanto pochi decenni dopo, rappresentava l’incontro di un sorprendente equilibrio tra capitale e lavoro, che faceva sorgere non poche perplessità circa la predizione secondo cui il modo di produzione capitalistico conterrebbe in sé gli elementi destinati a rovesciarlo e poneva il problema della scarsa influenza che il socialismo aveva avuto sul movimento operaio inglese

48

.

Fu Engels che autorevolmente cercò di porre una soluzione ai dilemmi che si stavano presentando agli intellettuali tedeschi, attribuendo alla posizione di monopolio dell’economia britannica e alle possibilità offerte dallo sfruttamento coloniale la principale causa delle mancate insurrezioni sociali da parte del proletariato inglese, che, tra l’altro, aveva ottenuto anche importanti conquiste in tema di aumenti salariali e di miglioramento delle condizioni lavorative

49

.

47 E. Bernstein, Carlyle und die sozialpolitische Entwicklung Englands, in «Neue Zeit», 1890-91, 1, p. 666.

48 Su posizioni contrapposte si trovava Ludwing Joseph (Lujo) Brentano, economista e sociologo tedesco, il quale si richiamava all’esperienza politica dell’Inghilterra per dare al movimento operaio tedesco una prospettiva diversa da quella rivoluzionaria sostenuta dalla socialdemocrazia. Molti studi di Brentano si indirizzarono verso le organizzazioni sindacali inglesi, le Trade Unions, come soluzione ottimale per una pacificazione del conflitto sociale. J. Sheehan, The Career of Lujo Brentano. A Study of Liberalism and Social Reform in Imperial Germany, Chicago, Chicago University Press, 1966, pp. 26-94.

49Engels attribuiva alla forte influenza delle Trade Unions l’indifferenza che il movimento operaio inglese manifestava in merito all’obiettivo di creare un proprio partito politico indipendente. Era sua convinzione che l’indebolimento della leadership britannica in campo economico, dovuto alla concorrenza, avrebbe avuto come conseguenza un indebolimento dello stesso sindacato e, fiducioso nelle possibilità del movimento operaio, sosteneva la necessità di un maggiore impegno per la conquista del potere, possibile solo attraverso la costruzione di un partito politico autonomo. La riflessione di Engels è contenuta in una serie di articoli del 1881 pubblicati sul Labour Standard, si veda in merito S. Bünger, Friedrich Engels and the British Socialist Movement 1881-85, Berlino, 1962.

(27)

La classe proletaria inglese era divenuta, secondo Engels, «la coda del “grande partito liberale”»

50

, dal momento che la borghesia non aveva opposto resistenze nell’accettare una serie di richieste da parte del proletariato e le istanze dei cartisti

51

in materia di diritti politici erano state recepite; tuttavia Engels si dichiarava convinto che i successi della socialdemocrazia tedesca avrebbero indotto il proletariato inglese, mosso da «spirito di emulazione»

52

, a muoversi nella stessa direzione

53

.

Sulla base di queste constatazioni circa la condizione della classe operaia inglese ebbe origine la riflessione di Eduard Bernstein sull’Inghilterra, il cui iniziale sviluppo fu contemporaneo all’inizio della collaborazione con Karl Kautsky alla Neue Zeit

54

.

Nei suoi articoli, Bernstein poneva l’attenzione sugli sviluppi della società inglese negli anni precedenti, caratterizzata da una maggiore iniziativa del movimento operaio, che aveva riscosso notevole successo nell’opinione pubblica

55

: una tale

50 F. Engels, The Condition of the Working Class in England, London, Penguin Editions, 1987, p. 40.

51 Il Cartismo fu un movimento politico e sociale britannico che deriva il suo nome dalla People’s Charter, una petizione presentata nel 1838 presso la House of Commons del Parlamento inglese con lo scopo di ottenere alcuni diritti in materia politica e civile per la classe operaia. Il movimento, che faceva riferimento a Fergus O’Connor, mirava all’ottenimento del voto garantito ad ogni maschio di 21 anni di età, alla segretezza del voto, alla revisione delle circoscrizioni elettorali, all’introduzione di un’indennità parlamentare che consentisse a tutti i lavoratori di poter essere eletti senza essere penalizzati economicamente e all’eliminazione dell’obbligo di proprietà per diventare membri del Parlamento. Nel 1842 la petizione venne nuovamente presentata, ma fu respinta e ciò comportò numerose rivolte. A seguito delle riforme poste in essere tra il 1867 e il 1887, il movimento perse gradualmente forza, fino a scomparire del tutto. Sul cartismo si veda T. Carlyle, Chartism, Charleston, Nabu Press, 2012.

52 F. Engels, op.cit., p. 47.

53 Il giudizio di Engels sull’Inghilterra era condiviso dai dirigenti politici della socialdemocrazia tedesca e da esponenti come Karl Kautsky, il quale sottolineava come «la posizione particolarmente favorevole dell’Inghilterra sul mercato internazionale aveva dato impulso ad un processo di forte crescita economica di cui si erano avvantaggiati la borghesia e settori privilegiati della classe operaia. Grazie a tale situazione si era creato, negli anni Sessanta, un clima di intesa tra la borghesia e l’ “aristocrazia operaia”, che aveva reso possibile la conquista di alcune tradizionali rivendicazioni del proletariato, come l’estensione del suffragio (1867) e la piena libertà di coalizione (1868)». N. D’Elia, Democrazia e “Modello Inglese”. Eduard Bernstein scrittore politico nell’esilio di Londra (1890-1901), cit., p. 61.

54 A partire dal 1890, con la caduta delle leggi anti socialiste, il Sozialdemokrat cesserà la propria attività e Bernstein diventerà collaboratore, non più occasionale, della rivista di Karl Kautsky. I primi suoi articoli come corrispondente da Londra risentivano particolarmente del legame di amicizia che si era creato tra Bernstein e Engels e riflettevano alcuni punti di vista engelsiani circa la polemica con la scuola di Brentano: tali polemiche avrebbero contribuito in maniera significativa ad alimentare in lui quei dubbi circa i principi dottrinari del marxismo che si sarebbero rafforzati successivamente.

55 In modo particolare, Bernstein faceva riferimento alle mobilitazioni di «operai non qualificati» appartenenti a categorie particolari, come quelli del gas e i portuali, che fino a quel momento non si erano mai lasciati coinvolgere dalle organizzazioni sindacali; inoltre egli enfatizzava il successo socialista a Londra alle candidature per il consiglio scolastico del 1888 e al consiglio di Contea del 1889, che avevano fatto registrare una tendenza favorevole ai liberali, anche tra gli operai: «Nel consiglio scolastico, furono eletti la signora Annie Besant, militante della

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