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CAPITOLO 1

Introduzione

1.1 - Quadro Normativo e Teoria

Economica

In questo capitolo verrà illustrato il quadro normativo Egiziano, assieme a quello Europeo e a quello Italiano (nonché cenni sulla normativa degli Stati Uniti d’America) che regolano l’attività di Valutazione di Impatto Ambientale per le opere a mare.

Purtroppo non esiste una normativa specifica per un progetto di questo tipo, quindi verrà illustrata la procedura di Valutazione di Impatto Ambientale che riguarda la costruzione di porti, marinas, oleodotti/gasdotti ed in generale le modificazioni di zone interne a parchi marini e terrestri.

Lo studio contiene anche cenni di teoria economica ambientale per una valutazione in merito ai costi ambientali.

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1.1.1 - Quadro Normativo della

Valutazione di Impatto Ambientale

La Normativa in Europa

Nel giugno 1985 viene redatta la Direttiva CEE n. 85/337 dalla Commissione Europea, concernente la “Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) di determinati progetti pubblici e privati”. Questa direttiva nasce dalla sempre più sentita esigenza di raggiungere una sorta di compatibilità tra sviluppo antropico e ambiente naturale. La VIA si ispira ai principi comunitari della prevenzione e della precauzione. In particolare afferma che la migliore e più efficiente politica in materia ambientale consiste nell’evitare fin dall’inizio inquinamenti ed altre perturbazioni anziché combatterne successivamente gli effetti. L’autorizzazione per i progetti che richiedono la VIA, viene concessa “solo previa valutazione delle loro probabili rilevanti ripercussioni sull’ambiente”.

La VIA individua, descrive e valuta, in modo appropriato, per ciascun caso particolare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sulle componenti naturalistiche ed antropiche interessate, nonché le integrazioni tra queste ed il sistema ambientale preso nella sua globalità.

La Direttiva 85/337/CEE introduce alcune definizioni riguardanti la Valutazione di Impatto Ambientale (art.1.2), le linee di indirizzo che devono essere seguite e specificate dai singoli Stati Membri. Afferma che l’ambiente deve essere tutelato e protetto in un’ottica di

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prevenzione attiva e non solo di mitigazione degli impatti e dà la facoltà di scelta dell’autorità competente, preposta alla revisione dello studio di VIA agli Stati Membri (con l’esclusione delle opere a scopi di difesa nazionale) (Art. 1).

9 Nell’Art. 3 viene sancito che la VIA individua, descrive e valuta gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui seguenti fattori:

• L’uomo, la fauna, la flora

• Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima, il paesaggio • L’interazione tra i fattori sopraddetti

• I beni materiali e il patrimonio culturale 9 L’Art. 4 rinvia ai due allegati della direttiva:

• Allegato I: opere per cui la procedura di VIA è obbligatoria

• Allegato II: opere per cui l’obbligo di VIA è a discrezione degli Stati Membri 9 Art. 6: gli Stati membri devono:

• Decidere quali siano le autorità da consultare da parte del proponente dell’opera in ogni passo della procedura.

• Definire le modalità di consultazione e garantire al pubblico la possibilità di esprimere il proprio parere prima dell’avvio del progetto.

9 Art. 12: Gli Stati membri sono tenuti a provvedere a recepire la Direttiva entro tre anni.

Da questa prima direttiva, dopo una revisione critica dei primi anni di applicazione presentata nel 1993, la legislazione si è evoluta con l’approvazione della Direttiva 97/11/CE.

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coinvolgimento del pubblico, mentre si rende necessario informare preventivamente il pubblico in modo da dare la possibilità di esprimere la propria opinione prima che venga dato il parere nonché garantire che lo stesso sia informato circa il parere espresso. Lo Scoping è il processo attraverso il quale viene garantito che il committente fornisca, nella forma opportuna, le informazioni specificate nell'allegato IV, ovvero vengono determinati i contenuti e il grado di approfondimento delle analisi ambientali contenute negli studi sottoposti VIA. Lo scoping focalizza l’identificazione degli impatti principali, ma può servire anche per definire le alternative da considerare, le analisi ritenute necessarie per caratterizzare lo stato di fatto delle componenti ambientali, ogni particolare richiesta specifica per le analisi di base relativamente a estensione geografica presa in considerazione, o tempistica eventualmente legata a significative variazioni stagionali della flora e della fauna. Inoltre, dal punto di vista tecnico, può essere utile per indicare i metodi da utilizzare per caratterizzare l’intensità degli impatti, i criteri in base ai quali valutare la significatività degli impatti e il tipo di mitigazioni da considerare.

Le componenti ed i fattori ambientali sono così intesi:

1. atmosfera: qualità dell'aria e caratterizzazione meteoclimatica;

2. ambiente idrico: acque sotterranee e acque superficiali (dolci, salmastre e marine), considerate come componenti, come ambienti e come risorse; 3. suolo e sottosuolo: intesi sotto il profilo geologico, geomorfologico e

pedologico, nel quadro dell'ambiente in esame, ed anche come risorse non rinnovabili;

4. vegetazione, flora, fauna: formazioni vegetali ed associazioni animali, emergenze più significative, specie protette ed equilibri naturali;

5. ecosistemi: complessi di componenti e fattori fisici, chimici e biologici tra loro interagenti ed interdipendenti, che formano un sistema unitario e

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identificabile (quali un lago, un bosco, un fiume, il mare) per propria struttura, funzionamento ed evoluzione temporale;

6. salute pubblica: come individui e comunità;

7. rumore e vibrazioni: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale che umano;

8. radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: considerati in rapporto all'ambiente sia naturale, che umano;

9. paesaggio: aspetti morfologici e culturali del paesaggio, identità delle comunità umane interessate e relativi beni culturali

La VIA si applica ai progetti pubblici e privati che possono avere un impatto ambientale importante. Si intende per Progetto la realizzazione di lavori di costruzione o di altri impianti ed opere e/o altri interventi sull'ambiente naturale o sul paesaggio, compresi quelli destinati allo sfruttamento delle risorse del suolo.

Si intende per Committente il richiedente dell'autorizzazione relativa al progetto privato o la Pubblica Autorità che prende l'iniziativa relativa al progetto.

Si intende per Autorizzazione la decisione dell'Autorità Competente, o delle Autorità competenti, che conferisce al Committente il diritto di realizzare il progetto stesso.

Si intende per Autorità Competente la struttura o l'organismo che gli Stati membri designano per assolvere i compiti derivanti dalla direttiva

Con l’Art. 5 si descrivono le linee guida dello Studio di Impatto Ambientale (SIA), il documento tecnico-scientifico che riporta l’analisi e le motivazioni degli impatti sull’ambiente.

Un SIA deve fornire:

1. almeno una descrizione del progetto con informazioni relative alla sua ubicazione, concezione e dimensioni,

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2. una descrizione delle misure previste per evitare, ridurre e possibilmente compensare rilevanti effetti negativi,

3. i dati necessari per individuare e valutare i principali effetti che il progetto può avere sull’ambiente,

4. una descrizione sommaria delle principali alternative prese in esame dal committente, con l’indicazione delle principali ragioni della scelta sotto il profilo dell’impatto ambientale,

5. una sintesi non tecnica delle informazioni indicate nei precedenti punti.

La Normativa in Italia

La Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) è lo strumento tecnico amministrativo attraverso il quale si determina la compatibilità di un’opera con la salvaguardia ambientale. La normativa italiana in materia di valutazione dell’impatto ambientale fa riferimento ad alcune leggi che individuano campi di intervento, organi competenti e procedure da seguire per l’identificazione di interventi in materia di impatto ambientale.

Tale procedura di determinazione dell’impatto ambientale è precisata essenzialmente nelle seguenti leggi:

1. Legge 8 Luglio 1986, n. 349 (Istituzione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela

del Territorio)

2. D.P.C.M. n.377 del 10/08/1988 (Regolamentazione delle pronunce di

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- modificato dal DPR 11/02/1998 (Regolamentazione per impianti di produzione di energia elettrica).

3. D.P.C.M. del 27/12/1988 (Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità),

- modificato dal DPR 02/09/1999 n.348 (Regolamento recante norme tecniche

concernenti gli studi di impatto ambientale per opere nei settori chimico ed energetico).

4. Legge 22 Febbraio 1994 n. 146 (Disposizioni per l’adeguamento di obblighi

derivanti dall’appartenenza dell’Italia alla CEE - Legge Comunitaria)

5. Legge 3 Novembre 1994, n. 640 (Ratifica della Convenzione sulla VIA. in un

contesto Transfrontaliero firmato ad Espoo il 25 febbraio 1991)

6. DPR del 12/04/1996 (Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art.

40, comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale (VIA Regionale) - modificato da

- DPCM del 3/09/1999 (Regolamento riguardante i settori energetico e chimico) - DPCM 1 Settembre 2000 (Regolamento riguardante il settore degli

idrocarburi)

La VIA e’ una procedura amministrativa finalizzata a valutare la compatibilità ambientale di un progetto (pubblico o privato) sulla base di un’analisi degli effetti che il progetto stesso esercita sulle componenti ambientali e socio-economiche interessate, sia nel breve che nel lungo tempo.

Le Autorita’ competenti in materia di VIA “Ordinaria” sono:

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L’Organo tecnico competente per le procedure di valutazione di impatto ambientale e’ la Commissione VIA

La Fase di Istruttoria (Scoping) non e’ specificamente disciplinata. Si può far riferimento all’Art. 6, comma 6 del DPCM del 27/12/1988, nel quale si citano verifiche e controlli da parte del Ministero dell’Ambiente e della Commissione di VIA.

La procedura di VIA deve essere espletata in 90 giorni. Esiste la possibilità di sospensione di esecuzione delle opere, da parte del Ministero dell’Ambiente, per comportamenti contrastanti con il parere di compatibilità. È prevista la partecipazione dei cittadini e la presentazione di osservazioni e pareri sull’opera da parte degli stessi, da sottoporsi entro 30 giorni dall’inizio della procedura a seguito di avviso sugli organi di stampa. Infatti è attesa la pubblicazione su due quotidiani nazionali e locali dell’informativa a cura del committente.

Schema sintetico della VIA:

1. Realizzazione e pubblicizzazione dello Studio di Impatto Ambientale (SIA); 2. Entro 30 giorni gli interessati possono presentare istanze e osservazioni; 3. La Commissione VIA rilascia un parere motivato;

4. Il Ministero dell’Ambiente, di concerto con il Ministero dei Beni Culturali, sentita la Regione interessata, previa valutazione delle osservazioni/opposizioni, si pronuncia definitivamente sulla compatibilità ambientale dell’opera ed emana un decreto che viene pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale con parere ed eventuali prescrizioni..

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1. D.P.C.M. n.377 del 10/08/1988 (Regolamentazione delle pronunce di compatibilità

ambientale), modificato dal DPR 11/02/1998 (Regolamentazione per impianti di produzione di energia elettrica).

Esso individua le categorie di opere a livello nazionale.

Per quanto riguarda le modifiche ad impianti già esistenti introduce l’obbligatorietà della VIA per progetti non rientranti nelle categorie, e qualora ne derivi una categoria compresa nell’elenco, e rientranti nelle categorie, qualora ne derivi un’opera con caratteristiche sostanzialmente diverse.

Contiene inoltre norme tecniche sulla procedura di V.I.A, specifica i contenuti della comunicazione, introduce lo Studio di Impatto Ambientale (SIA) e la pubblicità e definisce le finalità dell’istruttoria.

2. D.P.C.M. del 27/12/1988 (Norme tecniche per la redazione degli studi di impatto ambientale e la formulazione del giudizio di compatibilità), modificato dal DPR

02/09/1999 n.348 (Regolamento recante norme tecniche concernenti gli studi di

impatto ambientale per opere nei settori chimico ed energetico).

In sintesi:

a) - fissa la documentazione dello Studio d’Impatto Ambientale (SIA): Elaborati di Progetto, Sintesi Non Tecnica, Documentazione attestante l’avvenuta pubblicazione sui quotidiani,

b) determina l’articolazione dello Studio d’Impatto Ambientale (Quadro di riferimento Programmatico, Quadro di riferimento Progettuale, Quadro di riferimento Ambientale)

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• in Allegato I – elenca le componenti ambientali

• in Allegato II – definisce gli obiettivi della caratterizzazione e dell’analisi delle singole componenti

• in Allegato III – elenca per singola categoria di opere alcune specifiche integrazioni per la redazione dei singoli quadri di riferimento

• in Allegato IV – introduce un procedura particolare per i progetti di centrali termoelettriche e turbogas. (sospeso dall’art. 1 del D.L. 7 febbraio 2002, n.7)

3. Legge 22 Febbraio 1994 n. 146 (Disposizioni per l’adeguamento di obblighi derivanti

dall’appartenenza dell’Italia alla Cee - Legge Comunitaria)

In esso il Governo si impegna a definire entro 60 giorni, con un atto di indirizzo e coordinamento, le condizioni, i criteri e le norme tecniche per l’applicazione della procedura riguardante i progetti inclusi nell’allegato II della Direttiva del Consiglio 85/337/CE (Valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati) e ad introdurre strumenti per unificare ed integrare i procedimenti qualora per un medesimo progetto oltre alla VIA sia necessario anche il rilascio di altri provvedimenti autorizzativi.

4. Legge 3 Novembre 1994, n. 640 (Ratifica della Convenzione sulla VIA in un contesto

Transfrontaliero firmato ad Espoo il 25 febbraio 1991)

Questa legge definisce l'espressione "impatto transfrontaliero" ogni impatto, e non esclusivamente un impatto di natura mondiale, in un’area sottoposta ad una giurisdizione di una Parte o Stato, impatto causato da un’attività la cui origine fisica si trovi interamente o parzialmente entro un’area sottoposta alla giurisdizione di un’altra Parte o Stato.

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Essa contiene i regolamenti riguardanti le procedure da seguire nel caso in cui un progetto possa avere un impatto negativo al di là delle frontiere dello Stato nel cui territorio si intende realizzare la struttura, assieme alle modalità di informazione e partecipazione del pubblico del paese suscettibile di subire un impatto negativo a causa del progetto, con possibilità di formulare osservazioni ed obiezioni in proposito.

Vengono elencate le attività sottoposte alla procedura di impatto ambientale transfrontaliero. Tuttavia le Parti possono concordare che anche altre attività possono avere analogo impatto ed essere soggette alla stessa procedura. L'appendice III specifica i criteri per determinare l‘impatto delle opere: ampiezza, localizzazione, effetti.

5. DPR del 12/04/1996 (Atto di indirizzo e coordinamento per l'attuazione dell'art. 40,

comma 1, della legge 22 febbraio 1994, n. 146, concernente disposizioni in materia di valutazione di impatto ambientale (VIA Regionale), modificato dal DPCM del

3/09/1999 (Regolamento riguardante i settori energetico e chimico), e dal DPCM 1 Settembre 2000 (Regolamento riguardante il settore degli idrocarburi)

Si tratta di un atto di indirizzo e coordinamento relativo a condizioni, criteri e norme tecniche per l’applicazione della procedura di impatto ambientale ai progetti riguardanti tutti i settori (es. agricoltura, industria energetica, ecc.) elencati nell’Allegato II della direttiva 85/337/CEE (Valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati).

In particolare l’Art. 1 del Decreto individua l’ambito di applicazione della norma: le Regioni, nonché le province autonome di Trento e di Bolzano, assicurano che l'attuazione della procedura di VIA per le tipologie progettuali elencate negli allegati A e B (es. recupero di suoli dal mare, produzione di pesticidi, industria petrolchimica,

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valutazione dell'impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati) e provvedono a disciplinare i contenuti e le procedure di VIA ovvero ad armonizzare le disposizioni vigenti con quelle contenute nell’atto.

Sono assoggettati alla procedura di VIA i progetti elencati nell’All, A.(es. recupero di suoli dal mare, produzione di pesticidi, industria petrolchimica, ecc.) nonché quelli di cui all'All. B (agricoltura, settore energetico, ecc.) che ricadano, anche parzialmente, all'interno di aree naturali protette. Per i progetti di opere o di impianti ricadenti all'interno di aree naturali protette, le soglie dimensionali sono ridotte del 50%.

Per i progetti elencati nell'All. B (agricoltura, settore energetico, ecc.), che non ricadano in aree naturali protette, l'Autorità competente verifica se le caratteristiche del progetto richiedano lo svolgimento della procedura di valutazione d'impatto ambientale. Le Regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano possono definire, per determinate tipologie progettuali e/o aree predeterminate, un incremento o decremento delle soglie di cui all'allegato B (agricoltura, settore energetico, ecc.) nella misura massima del 30%.

L’Autorita’ competente. cura la tenuta di un registro nel quale e' riportato l'elenco dei progetti per i quali e' stata richiesta la verifica (screening).

Nell’Art. 6 si precisa che lo Studio di Impatto Ambientale:

a) è predisposto a cura e spese del Committente o dell'Autorita' proponente;

b) è facoltà del Committente o dell'Autorita' proponente richiedere all'Autorita' competente l'avvio di una fase preliminare volta alla definizione delle informazioni che devono essere fornite (Scoping);

c) deve contenere informazioni coerenti con il grado di approfondimento progettuale necessario e strettamente attinenti alle caratteristiche specifiche di un determinato

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tipo di progetto e delle componenti dell'ambiente che possono subire un pregiudizio, anche in relazione alla localizzazione, tenuto conto delle conoscenze e dei metodi di valutazione disponibili;

d) deve contenere almeno la seguente documentazione:

- descrizione del progetto, con indicazione dei parametri ubicativi, dimensionali e strutturali, e le finalità dello stesso;

- descrizione dei potenziali effetti sull'ambiente, anche con riferimento a parametri e standard previsti dalla normativa ambientale, nonché ai piani di utilizzazione del territorio;

- una rassegna delle relazioni esistenti fra l'opera proposta e le norme in materia ambientale, nonché i piani di utilizzazione del territorio;

- descrizione delle misure previste per eliminare o ridurre gli effetti sfavorevoli sull'ambiente.

e) ai fini della predisposizione dello studio, il soggetto pubblico o privato interessato alla realizzazione delle opere e/o degli impianti ha diritto di accesso alle informazioni e ai dati disponibili presso gli uffici delle amministrazioni pubbliche.

È in questi giorni in corso di approvazione in Parlamento la cosiddetta “Legge sulla Delega Ambientale” che ha consentito al Governo di riscrivere tutte le norme ambientali in un Testo Unico detto “Codice dell’Ambiente”. Anche la normativa sulla VIA sarà profondamente alterata e se supererà il controllo sulla costituzionalità, le norme saranno variate.

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La Normativa in Egitto

La Legge 4/1994 ricopre un ruolo fondamentale nella normativa egiziana. E’ stata definita come il più alto corpo legislativo di coordinamento in campo ambientale in grado di formulare la politica generale e preparare i piani necessari per la protezione e il ripristino dell’ambiente. Segue inoltre l’attuazione dei piani in collaborazione con le Autorità amministrative competenti.

La Legge per la Protezione dell’Ambiente ha definito le responsabilità dell’Agenzia Egiaziana degli Affari Ambientali (EEAA) in termini di:

• preparazione di legislazione e decreti in materia di gestione ambientale;

• raccolta di dati nazionali ed internazionale sullo stato dell’ambiente;

• preparazione di periodici report e studi ambientali sullo stato dell’ambiente;

• formulazione di un piano nazionale e dei suoi progetti;

• preparazione di profili ambientali per nuove aree urbane (e non) e standardizzazione di parametri da usare per pianificare lo sviluppo di suddette aree; • preparazione di un report annuale sullo stato dell’ambiente.

Nel giugno 1997, con Decreto Presidenziale n° 275/1997, è stata creata la carica di Ministro per le Politiche Ambientali. La politica del nuovo Ministero è focalizzata sullo sviluppo ambientale in stretta collaborazione con partner nazionali ed internazionali.

In accordo con la Legge 4/1994 per la Protezione dell’Ambiente, L’Agenzia Egiziana per le Politiche Ambientali (EEAA) è stata riorganizzata con un nuovo mandato, in

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sostituzione dell’istituzione originaria del 1982. La EEAA rappresenta il braccio esecutivo del Ministero.

Le principali funzioni dell’EEAA sono:

• la formulazione di politiche ambientali;

• la preparazione dei piani necessari per la protezione dell’ambiente e dei progetti di sviluppo ambientale e loro implementazione;

• intraprendere progetti pilota.

Inoltre l’EEAA è l’Autorità Nazionale responsabile della promozione di relazioni ambientali tra Egitto e altri Stati, così come le Organizzazioni Regionali ed Internazionali; Per realizzare i suoi scopi, l’Agenzia ha i seguenti compiti:

• preparare una bozza di legislazione e decreti correlati all’adempimento dei suoi obiettivi;

• preparare studi sullo stato dell’ambiente e formulare piani nazionali per la protezione dell’ambiente e relativi progetti;

• sviluppare standard e condizioni alle quali i committenti per progetti di costruzione devono adeguarsi prima di cominciare i lavori sul sito;

• imporre i limiti possibili per gli inquinanti;

• raccogliere periodicamente dati nazionali e internazionali sullo stato dell’ambiente e registrare i possibili cambiamenti;

• regolare i principi e le procedure per la VIA sui progetti;

• preparare Piani di Contingenza Ambientale e supervisionare la loro implementazione;

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• partecipare alla preparazione e implementazione dei Programmi di Monitoraggio Ambientale nazionali ed internazionali ed utilizzare i dati da essi scaturiti;

• istituire Programmi Pubblici di Educazione Ambientale ed assistere alla loro implementazione;

• coordinare insieme ad altre Autorità con analoghi poteri la gestione di sostanze pericolose;

• gestire e supervisionare le riserve naturali per le Aree Protette Speciali;

• seguire l’andamento dell’implementazione nelle Convention Internazionali di carattere ambientale;

• suggerire un meccanismo economico che incoraggi l’osservanza delle procedure di prevenzione dell’inquinamento;

• realizzare progetti pilota per la preservazione delle risorse naturali e la protezione dell’ambiente dall’inquinamento;

• creare delle liste di Organismi e Istituzioni nazionali così come di Esperti qualificati per partecipare alla preparazione e realizzazione di programmi di protezione ambientale, anche in collaborazione con i Ministri esteri per il coordinamento di misure affinché si accerti che i progetti finanziati da Stati e Organizzazioni donatrici siano compatibili con la tutela ambientale;

• partecipare alla preparazione di piani nazionali integrati per la gestione delle aree costiere del Mediterraneo e del Mar Rosso;

• partecipare alla preparazione di piani per prevenire ingressi illegali di sostanze e di rifiuti pericolosi ed inquinanti nel Paese;

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• preparare un Rapporto Annuale sullo Stato dell’Ambiente da sottoporre al Presidente e al Gabinetto dei Ministri.

La proposta di VIA serve ad assicurare la protezione e la tutela dell’ambiente e delle risorse naturali incluse la salute umana e contro lo sviluppo incontrollato. L’obiettivo a lungo termine è di assicurare uno sviluppo economico sostenibile che concili i bisogni di oggi senza compromettere la possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni.

La VIA è un importante strumento nell’approccio alla gestione ambientale integrata.

Deve essere applicata per le nuove strutture e progetti e per l’espansione o il rinnovo di strutture già esistenti in accordo con la Legge 4/1994.

La legge 4/1994 stabilisce che l’impatto ambientale di certe strutture o progetti deve essere valutato prima che qualsiasi lavoro di costruzione inizi e prima che sia rilasciata una licenza da parte delle Autorità amministrative competenti.

Le Regolamentazioni Esecutive correlate alla Legge 4/1994 identificano opere e progetti per i quali è necessaria la procedura di VIA basata sui seguenti principi:

1. Tipi di attività svolte nella struttura

2. Entità dello sfruttamento delle risorse naturali 3. Sito di interesse

4. Tipo di energia utilizzato per l’operatività della struttura

Il numero di progetti soggetti a questo tipo di previsione è alto col rischio di congestionare le procedure amministrative delle Autorità e dell’EEAA. Di conseguenza è stato sviluppato

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un sistema più flessibile nella gestione della VIA in modo da consentire un uso migliore delle limitate risorse economiche e tecniche.

Il sistema introduce uno screening flessibile con progetti classificati in tre categorie o classi che riflettono i differenti livelli di valutazione di impatto ambientale in relazione alla gravità dei rischi.

• LISTA BIANCA: per progetti/strutture per impatti ambientali minori;

• LISTA GRIGIA: per strutture/progetti con impatti sostanziali;

• LISTA NERA: per strutture/progetti che richiedono una VIA completa a causa dei loro potenziali impatti.

La classificazione può essere modificata dall’EEAA in relazione alle esperienze acquisite. Se un progetto non può essere classificato in nessuna delle tre categorie, il committente dovrà far riferimento direttamente all’EEAA stessa.

La Normativa negli USA

A mero titolo informativo e di confronto con le norme precedentemente trattate, si danno cenni sulla VIA negli USA. Le prime linee guida della valutazione di impatto ambientale furono stabilite nel 1969 negli Stati Uniti con il NEPA (National Environmental Policy Act).

Con il NEPA venne definito l’EIA (Environmental Impact Assessment ossia Valutazione di Impatto Ambientale) e gli obiettivi principali sono:

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• assicurare che ogni generazione sia garante delle generazioni future;

• assicurare a tutti i cittadini un ambiente sicuro, sano, produttivo, esteticamente e culturalmente confortevole;

• ottenere il massimo beneficio dall’ambiente senza provocarne il degrado né temporaneo né tanto meno permanente;

• preservare gli aspetti storici, culturali e naturali del patrimonio nazionale e salvaguardare, per quanto possibile, la diversità delle scelte individuali;

• realizzare un equilibrio fra popolazione e uso delle risorse che permetta elevate condizioni di vita e ampia redistribuzione delle condizioni di benessere;

• favorire un crescente ricorso alle risorse rinnovabili per il riciclo delle risorse esauribili.

Il NEPA delega le Agenzie Federali dei singoli Stati ad eseguire la valutazione di impatto ambientale per quelle attività che possono arrecare danno all’ambiente. Per attività si intendono, oltre a specifiche opere, anche piani, programmi, politiche, formulazioni di leggi e regolamenti.

Sono le Agenzie Federali a decidere se predisporre o meno uno Studio di Impatto Ambientale (EIS). A tale scopo è necessario effettuare un esame preliminare riguardante la rilevanza dell’impatto dell’opera progettata sull’ambiente (Enviromental Assessment), in grado di valutarne le prevedibili conseguenze ambientali, proporre le possibili alternative, presentare le motivazioni e concludere con l’individuazione di una soluzione che contemperi da un lato le esigenze del progresso tecnologico e dall’altro la conservazione ambientale..

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Nel caso in cui l’Agenzia non ritenga necessario redigere uno Studio di impatto dovrà predisporre un documento, che viene reso pubblico, in cui si dà conto dell’esecuzione del progetto per l’inesistenza di impatti rilevanti.

Negli Stati Uniti, l’applicazione della procedura di EIS è prevista per “oggetti” molto diversi tra loro, quali:

• Atti normativi (proposte di legge, direttive, regolamenti).

• Atti pianificatori (piani regolatori, energetici, del traffico).

• Grandi opere pubbliche e private.

• Nuovi prodotti e tecnologie.

1.1.2 – V.I.A. per strutture costiere in

Egitto

Non esistendo una normativa in materia di Valutazione di Impatto Ambientale per strutture sommerse a scopo turistico e di ricerca, in questo studio verranno riportati i casi di progetti di costruzione di opere costiere quali Strutture Portuali, Marine e Pontili, Oleodotti e Gasdotti (di cui dovranno essere trascurati gli elementi di impatto dovuti a riversamento di sostanze inquinanti), ma che danno spunti di ragionevole confronto.

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Strutture Portuali e Marinas

Di seguito vengono individuati i fattori da considerare quando si prepara una valutazione di impatto ambientale per porti, scali marittimi, moli e aree costiere a scopo ricreativo (marinas).

E’ prevista una consultazione tecnica preventiva con le Agenzie Governative competenti che precede l’esito della VIA.

Dovrebbe essere data priorità a:

1) Importanza dei fattori ambientali nel sito. 2) Valutazione dei siti alternativi.

3) Accertamento della idoneità del sito.

Dovrebbe essere altresì presa in considerazione una possibile alternativa di sito e di prospetto (Screening e Scoping). Tale progetto, nonché il processo e la sua gestione dovrebbero tenere in considerazione ogni eventuale implicazione ambientale.

La scelta delle opzioni dovrebbe tenere in considerazione sia i fattori biofisici, sia quelli sociali ed economici, sia l’esistenza dei principi di idoneità ecologica.

Il processo di valutazione dovrebbe pertanto focalizzarsi sul tema ambientale.

Questi problemi dovrebbero essere affrontati nel corso di un processo di VIA preventivo, di solito attraverso una riunione di pianificazione oppure con delle consultazioni con la comunità.

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Il processo di valutazione dovrebbe identificare chiaramente i costi ambientali e i benefici derivanti della proposta.

Il livello dell’analisi dovrebbe riflettere il livello di significatività dell’impatto, e la documentazione informativa utilizzata dovrebbe essere accurata e presentata in forma molto chiara. Inoltre si dovrebbe dare più importanza alla qualità della valutazione che non alla quantità di dati forniti.

Gli argomenti chiave per porti, scali marittimi, moli e marinas sono:

1. Cambiamenti costieri.

2. Problema del traffico marittimo. 3. Problemi di flora e fauna marina.

4. Questioni di modificazioni idrodinamiche e di qualità dell’acqua. 5. Problemi di rumore e di impatto visivo.

6. Eventi accidentali (sversamenti ecc…)

Per ognuno degli impatti identificati, la VIA dovrebbe presentare una misura di mitigazione atta a ridurre la significatività dell’impatto ad un livello accettabile.

La VIA dovrebbe inoltre avviare un processo di gestione ambientale dello sviluppo, nella forma di un EMP (Environmental Management Plan). L’EMP dovrebbe incorporare una strategia di gestione che dimostri che è stata seguita una valida pratica ambientale.

PORTI, SCALI MARITTIMI, MOLI E MARINAS

Porti e scali marittimi possono avere grandezze che variano da piccoli approdi per piccole barche da pesca, fino a profondi porti capaci di accogliere e gestire grandi navi mercantili. Le marinas sono identificate come spiagge con servizi per imbarcazioni da

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diporto, servizi e accoglienza e per gli utilizzatori di barche con strutture costruite sia sulla terra che sull’acqua.

Comunque sia la grandezza che la configurazione di un porto, o di uno scalo marittimo o di una marina, avranno comunque caratteristiche comuni.

Il loro primario scopo è la previsione di una area riparata per l’attracco delle barche o per le attività navali correlate. La loro funzione basilare include la presenza di una accesso al mare, della generazione di benefici economici e della presenza di attività ricreative. Gli obiettivi sono di provvedere alla sicurezza , pesca, rotte commerciali e trasporti.

Per quanto riguarda la selezione del sito, bisogna considerare i seguenti fattori: 1) Uso del terreno.

2) Evitare le aree sensibili dal punto di vista ambientale.

3) Che l’uso sia compatibile con le caratteristiche del territorio circostante. 4) Cercare un sito adeguato per un porto.

La selezione del sito è un importante strumento per assicurare che si operi in una maniera accettabile dal punto di vista ambientale. Mentre le considerazioni operative e di mercato sono fattori importanti nella selezione del sito, le caratteristiche ambientali e sociali del luogo dovrebbero avere la priorità. Una scelta accurata del sito dovrà:

1) Ridurre i potenziali impatti ambientali e conseguentemente la necessità di misure di unificazione degli impatti.

2) Ridurre il livello della controversia pubblica.

3) Evitare potenziali ritardi nel processo di approvazione.

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proposta non ha possibilità di essere accettata in una determinata zona, allora il problema dovrà essere gestito dalle Autorità competenti che dovranno cercare una più appropriata area o sito alternativo.

VALUTAZIONE INIZIALE DEL SITO

Essa permette che vengano paragonati un numero di differenti siti l’uno con l’altro. In questo modo si potranno identificare e scartare già in un primo stadio di analisi i siti che sono ovviamente non idonei. Ciò può inoltre produrre un’informativa che aiuterà ad assicurare che l’opera sia messa in posa in maniera accettabile dal punto di vista ambientale.

La valutazione preventiva del sito può includere un percorso di ispezione del sito, la raccolta di informazioni chiave e una modellistica matematica e computerizzata del sito. Essa deve includere anche, oltre a quelle del sito stesso, tutte le caratteristiche dell’ambiente circostante.

Esiste il rischio che possano insorgere dei problemi se la comunità ritiene che il processo di modificazione territoriale - come ad esempio una modificazione della morfologia costiera, danni alla florifauna marina e terrestre, aumento del traffico e del rumore, oltre che a impatti sulla qualità dell’aria e dell’acqua - possa rappresentare una minaccia per l’ambiente. Qualsiasi conflitto andrebbe risolto al più presto possibile, nel modo più partecipato e nell’interesse collettivo.

Quando un sito proposto viene riconosciuto idoneo, bisogna fare considerazioni sulla sua compatibilità con l’ambiente circostante e sui suoi usi.

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La VIA deve contenere nello Studio di Impatto: 1) Sommario esecutivo.

2) Quadro legislativo

a) analisi della normativa (nazionale, regionale ed internazionale); b) lista delle approvazioni e delle licenze;

3) Descrizione dello sviluppo proposto

a) contesto di locazione e di pianificazione; b) descrizione del sito e informazioni locali;

c) obiettivi della proposta;

d) Descrizione e pianta del porto e delle facilitazioni associate;

e) Preparazione e costruzione del sito; f) Considerazioni sulle infrastrutture; g) Altre strutture simili nelle vicinanze;

h) Considerazioni sulle alternative e descrizioni delle stesse; 4) Descrizione dei dati ambientali esistenti

a) superficie terrestre; b) cambiamenti costieri; c) idrologia;

d) qualità dell’acqua e gestione dei rifiuti; e) qualità dell’aria;

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g) impatti visivi; h) flora e fauna; i) sociale;

j) trasporti terrestri e parcheggi; k) approvvigionamento d’acqua dolce;

l) patrimonio;

m) materiali pericolosi; n) economia e benefici;

5) Previsioni di impatti e valutazione di impatti ambientali significativi a) panoramica sull’ambiente colpito;

b) panoramica sulla metodologia usata per identificare e dare priorità ai problemi;

c) rapporto sulla priorità dei processi;

d) valutazione di impatto;

6) Misure di mitigazione e piani di monitoraggio a) misure di mitigazione e piani di monitoraggio; b) Stesura delle misure di mitigazione;

7) Piano di gestione ambientale

a) strategia di gestione ambientale; b) programma di monitoraggio;

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Oleodotti e Gasdotti

Date le caratteristiche tecniche del progetto, può essere utile conoscere le norme che disciplinano la posa di strutture tubiformi sul fondo marino (strutture simili a oleodotti e gasdotti). Logicamente non sono da considerare i fattori di rischio per quanto riguarda il trasporto di sostanze all’interno delle strutture, né tanto meno la presenza sul sito di sostanze inquinanti, pericolose e combustibili (se non nella fase di cantiere).

I fattori che maggiormente interessano questo tipo di valutazione sono gli oggetti del possibile impatto meccanico della struttura e le conseguenze (dirette e indirette) di tale impatto.

Per quanto riguarda la posa di oleodotti e gasdotti, la descrizione del progetto proposto deve contenere gli obiettivi del progetto, la descrizione della locazione e del sito (mappe, comunità animali e vegetali, infrastrutture, strade, edifici, strutture di pubblica utilità, ecc.), e la descrizione delle strutture associate al progetto, cioè:

• Massimali dell’areale di suolo/acqua che verrà interessato dal progetto.

• Identificazione delle sorgenti d’acqua e quantità/qualità d’acqua da usare.

• Identificazione della fornitura di energia elettrica e tasso di consumo previsto.

• Tipo e quantità di agenti chimici o altri materiali pericolosi che verranno utilizzati e saranno presenti durante le fasi di cantiere e

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• Specifiche riguardo al trattamento dei rifiuti.

• Strade di accesso.

E’ richiesta logicamente una descrizione dettagliata dell’ambiente esistente, in particolare:: • Caratteristiche fisiche della zona emersa e sommersa: topografia,

aspetti particolari, descrizione della geologia locale (mappe geologiche), batimetria, caratteristiche del fondo marino, campioni di sedimento, caratteristiche delle correnti superficiali e profonde, caratteristiche del regime di moto ondoso (periodo, lunghezza e altezza delle onde);

• Clima: cambiamenti climatici stagionali, (temperatura, umidità, vento, pioggia, ecc.);

• Qualità dell’acqua: disponibilità di acqua (di superficie o di falda) e scopi di utilizzo dell’acqua presente;

• Qualità dell’aria;

• Flora e Fauna: identificazione delle specie marine e terrestri presenti, degli habitat, delle comunità. Particolare attenzione va posta alle specie che sono potenzialmente, direttamente o indirettamente, a rischio a causa del progetto, identificando quelle in riferimento alla legge 102/1983 e redigendo una lista di tali specie presentandone il significato economico dei potenziali impatti su di esse;

• Uso del territorio: sia del sito stesso che delle aree circostanti, tipo e dimensione degli insediamenti, attività socio economiche, siti di valore storico, paesaggistico, naturalistico, culturale;

• Questioni socio economiche: salute e sicurezza, posti di lavoro, cambiamento del territorio;

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• Traffico: studi sul traffico costiero, previsione della pressione di transito veicolare (leggero e pesante);

• Impatti ambientali del progetto: sorgente di scarichi, stima della quantità, tipo di sostanze, destinazione, valutazione dei rischi di contaminazione degli acquiferi e delle acque superficiali, valutazione delle possibili accumulazioni biologiche rischiose per la salute umana; • Rifiuti solidi: composizione e classificazione dei rifiuti solidi, sistemi di

gestione e trattamento, stima della quantità di rifiuti prodotti e destinazione;

• Emissioni gassose: sorgenti e tipo, stima dei livelli di emissione, metodi di controllo, ecc.;

• Rumore: dati sull’attuale livello, stima del rumore previsto e degli impatti dello stesso;

• Materiali pericolosi: identificare tutti i materiali pericolosi e potenziali pericoli in seguito a gestione e stoccaggio degli stessi;

• Valutazione di impatto ambientale: uso del territorio, qualità dell’acqua, qualità dell’aria, rumore, impatto su flora e fauna, impatto socioeconomico, traffico, materiale pericoloso;

• Misure di mitigazione degli impatti;

• Gestione dei rifiuti liquidi e qualità dell’acqua;

• Alternative: tecnologia, luogo, progetto, alternativa zero;

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• Piano di gestione ambientale - EMP (Environmental Management Plan);

1.1.3 - Fondamenti di Teoria Economica

Al fine di fare alcune valutazioni anche sui costi ambientali dell’opera, si riportano alcuni fondamenti di teoria dell’Economia dell’Ambiente

L’istituzione delle aree protette ha assunto ormai da lungo tempo una pluralità di funzioni che vanno ben oltre la necessità di conservare la natura. Il parco, nella sua concezione moderna, svolge anche importanti imprescindibili funzioni di carattere sociale. Per esempio si possono richiamare il ruolo educativo-culturale, quello scientifico, quello ricreativo, ecc. Quest’ultimo è stato oggetto di particolare attenzione poiché si è osservato che l’istituzione di un’area protetta può avere una forte capacità attrattiva nei confronti di flussi turistici.

Lo sviluppo di un parco e di strutture di accoglienza può essere interpretato come un fattore in grado di attrarre un maggior numero di persone rispetto a quante ne possa trarre un’area protetta e di conservazione.

Il campo di operatività di un Ente, o Autorità, che gestisce un’area protetta è molto esteso, includendo svariate attività, tali da rendere necessarie sempre maggiori capacità manageriali e gestionali, comprese quelle di carattere economico.

La protezione del territorio e dell’ambiente mediante l’istituzione di aree protette e mediante lo sviluppo delle stesse in un’ottica ambientale incentrata sul turismo, è vista

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dalla teoria economica come un caso particolare di una offerta di un bene pubblico che il mercato non garantisce: il soggetto pubblico può intervenire per correggere questa distorsione imponendo autoritativamente sia i vincoli che gli obiettivi.

Con riferimento ai parchi e alle aree protette, i principali costi e benefici si possono così sintetizzare:

• Costi

9 Diretti: esborsi per il funzionamento del parco, realizzazione di progetti, ecc…;

9 Indiretti o costi di opportunità: minori utili e benefici per i privati connessi all’imposizione di vincoli nell’uso delle risorse;

• Benefici

9 Conservazione delle risorse ambientali; 9 Ricreativi e culturali a favore dei visitatori;

9 Economici a favore delle comunità locali (spesa turistica, spesa pubblica, aumento degli utili nella produzione di beni e servizi a seguito di azioni di valorizzazione;

9 Introiti per il parco;

La quantificazione di costi e benefici (non necessariamente monetaria) è uno strumento indispensabile per poter valutare correttamente l’operato dei parchi nonché l’opportunità di intraprendere azioni di valorizzazione della funzione turistica e ricreativa del territorio. La teoria economica afferma che quando si offre un bene pubblico, quale ad esempio un’area naturale protetta, non è corretto discriminare nessuno: quindi, non si dovrebbe far pagare l’ingresso per i servizi forniti. In questo contesto un parco dovrebbe funzionare

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esclusivamente tramite contributi statali derivanti dall’imposizione fiscale e non dovrebbero essere previste forme di prelievo a carico di visitatori. Il beneficio massimo è quando non ci sono barriere all’entrata (ossia accesso gratuito). Questa affermazione di principio perde di validità quando vi sono fenomeni di congestione (sovrautilizzo della risorsa), quando gli importi ricavati dall’introduzione di barriere economiche vengono reinvestiti nella valorizzazione dell’ambiente, quando i fruitori determinano un indotto economico di un certo rilievo che ha importanti effetti redistributivi a favore di zone marginali, ossia vi è una redistribuzione del reddito a favore di persone che e aree meno ricche e sviluppate.

Ovviamente affinché si possano sviluppare forme di turismo sostenibile è necessario conoscere sia gli impatti generati dal turismo sia i benefici economici e sociali che ne conseguono. Seguendo l’approccio proposto nella letteratura anglosassone, si può affermare che per gestire in modo coerente e programmato le problematiche connesse alla presenza di rilevanti flussi di visitatori in un determinato territorio, è necessario rispondere alle cosiddette quattro W (Who is, Where, When, doing What?). nonché conoscere l’entità dei flussi di visitatori e le loro caratteristiche: ciò consentirà di gestire correttamente il territorio naturale per massimizzare i benefici e minimizzare gli impatti.

È chiaro quindi che l’idea del turismo come motore dello sviluppo dei parchi deve essere attentamente rimeditata e ponderata tenendo nel debito conto le caratteristiche di visitatori. Al riguardo si può ipotizzare che gli obiettivi da perseguire possano essere: massimizzazione del beneficio sociale netto, massimizzazione degli utili dell’Ente gestore, massimizzazione dei benefici per l’economia locale, pareggio di bilancio nella gestione.

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Analisi Costi-Benefici

Il primo problema da affrontare è la mancanza di un valore di mercato dei beni ambientali ai quali, nelle normali valutazioni economiche, viene attribuito un valore equivalente a zero, nonostante essi contribuiscano al benessere sociale. È quindi necessario innanzitutto attribuirne un valore in modo da poter valutare una loro eventuale perdita e, nel caso in questione, per una gestione pubblica coerente con gli obiettivi di bontà sociale. Originariamente si è partiti dalla scelta delle preferenze individuali per stimare una disponibilità a pagare o ad accettare una compensazione per ogni variazione nella qualità ambientale e per poter determinare misure di tipo monetario alle perdite e/o ai guadagni ambientali.

Per risalire alle preferenze degli individui si sono utilizzate nuove metodologie di valutazione che hanno permesso di valutare la disponibilità a pagare per un bene ambientale. Tali metodologie si distinguono in:

• dirette;

• indirette.

La metodologia di tipo diretto è quella della valutazione contingente, che consiste nel sottoporre al consumatore un questionario. Oggetto dell’indagine sono le valutazioni soggettive degli individui i quali nel rispondere fanno riferimento ad un mercato ipotetico.

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Il primo ricerca una relazione fra comportamenti reali del consumatore e le sue preferenze, mentre il secondo si riferisce ad un mercato in grado di rispecchiare le preferenze (quello immobiliare).

La peculiarità di tali tecniche è la possibilità di stimare un valore monetario per i beni ambientali. Dato che tale metro di misurazione non è direttamente riferibile al fenomeno descritto (l’ambiente) è stata quindi considerata la possibilità di accostare la valutazione di tipo monetario ad una più aderente e immediata rispetto al fenomeno osservato. Si tratta delle metodologie classiche di valutazione (VIA, overlay mapping) che valutano l’area tramite indicatori fisici e socio-economici. L’integrazione di tali metodi (monetari e non) permette di prendere in considerazione i diversi aspetti che caratterizzano un’area naturale: l’aspetto di tipo economico e quello ambientale e sociale.

La gestione di un’area naturale non può, infatti, prescindere dalla sua multifunzionalità. Essa può essere destinata a scopi di tipo ricreativo con conseguente sviluppo delle infrastrutture turistiche oppure, date determinate caratteristiche ambientali, può rientrare in una politica di preservazione.

Gli obiettivi che concorrono alla sua gestione sono diversi. È quindi preferibile un’analisi con multicriteri che permette la ponderazione degli obiettivi in base alle preferenze del decisore.

Per quanto riguarda il progetto di ripristinare l’area di accoglienza e di costruire un osservatorio subacqueo, i criteri di valutazione da considerare sono:

• Valore della funzione ricreativa;

• Valore del bene ambientale;

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• Impatti locali della funzione ricreativa (valore florifaunistico, disturbo antropico).

Le alternative di gestione sono: • Alternativa Zero;

• Alternativa di conservazione;

• Alternativa di sviluppo;

1.2 - Caratterizzazione Ambientale

Di seguito vengono descritti la geomorfologia locale, la caratterizzazione del fondo marino e la caratterizzazione biologica ed i regimi di corrente e sedimentazione che caratterizzano l’area di studio.

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1.2.1 – Caratterizzazione Geomorfologica

di Ras Mohammed

Il sito di installazione della struttura si trova in Egitto (Penisola del Sinai) all’interno del Parco Nazionale di Ras Mohammed, protettorato ambientale istituito con la legge 102/1983.

L’area costiera di Ras Mohammed rappresenta un ambiente unico: è caratterizzata da una grande varietà di

caratteristiche geomorfologiche, oltre che dalla presenza di un inestimabile patrimonio di naturalistico.

Figura 1 - Ingresso del Parco di Ras Mohammed (foto Cinelli, 2005)

Eccezion fatta per alcune indagini in aree adiacenti al Parco Nazionale, in generale per la penisola del Sinai non si trovano molti studi di tipo geomorfologico particolarmente approfonditi. L’unica spedizione per una mappatura e caratterizzazione del sito in

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esame è stata eseguita dall’Università di Mansoura ed Università di Alessandria (Nasr S. et al., 1997).

La caratterizzazione geomorfologica dell’area risulta utile per la pianificazione e lo sviluppo del sito oltre che per la protezione dell’area costiera di Ras Mohammed. Omara

(Omara, 1959) ha eseguito uno studio della scarpata di Gebel El-Safra e dei terrazzi del

Figura 3 - Promontorio di Ras Mohammed (Nasr et al., 1997)

Pleistocene di Sharm El-Sheikh, documentati anche da Youssef (Youssef, 1988). Secondo lo stesso Youssef, il terrazzo più basso, e più giovane, è una struttura piatta fino a due metri sopra il livello del mare, il secondo terrazzo è costituito da una serie di terrapieni connessi di circa 5 metri di spessore. Il più alto e più antico è formato da circa 8 metri di calcare di origine biogenica (coral reef) mal disposto e poco coerente.

I terrazzi sono strutture morfologiche molto particolari: la loro origine risale ad ere geologiche in cui il livello del mare era più alto (se il terrazzo è emerso) o più basso (nel caso di terrazzi sommersi). I terrazzi di quest’area sono di origine biogenica, il che

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di antichi reef corallini. Data la loro origine e composizione, sono molto sensibili all’erosione (sia subacquea che subaerea soprattutto in ambiente arido) ed il loro disfacimento ha come risultato il rilascio di sedimento fine, oltre che alla mera erosione costiera.

L’area interessata da questo studio si estende lungo la costa Est di Ras Mohammed. La zona è caratterizzata da una stretta piana costiera coperta da depositi e residui alluvionali. Le principali caratteristiche geomorfologiche di quest’area sono:

1. Uadi, coni alluvionali e conoidi alluvionali di deiezione: queste tre morfostrutture sono il risultato di un azione fluviale o comunque di scorrimento di acque superficiali passate e presenti. Esistono molti uadi in questa fascia costiera, come el-Khashabi, Ardemia, El-Kharita e Awaga.

Dalle osservazioni sul campo e dalle fotografie aeree, risulta che questi uadi siano attivi e svolgano un ruolo importante nello sviluppo e configurazione di quest’area costiera. Il modello di drenaggio in quest’area è dendridico ed è modificato localmente da strutture lineari a formare altri modelli come quello rettangolare. I numerosi coni alluvionali sono concentrati tutti alla base delle scarpate dei rilievi. Questa zona è caratterizzata anche dalla presenza di conoidi alluvionali distribuiti di norma alle foci dei uadi sulla costa.

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2. Terrazzi marini: dallo studio di queste forme geologiche, risulta la presenza di quattro diversi terrazzamenti stratificati. Secondo Youssef (1988), il terrazzamento più basso è il più giovane e il più alto il più vecchio. In effetti anche recenti studi hanno confermato questa sequenza. Esistono quattro terrazzamenti a Est di Sharm el-Moiya Bay, i primi tre sono rappresentati dal promontorio di Sharm El-Sheikh. Il primo ed il terzo appaiono a Sud-Est di Sharm El-Sheikh Bay e sono connessi a Gebel Safra. Il primo terrazzamento è stretto, allungato e parallelo alla linea di

costa, mentre il terzo è più piccolo.

Intorno alla baia di Ardemia (o Marsa Ghoslani) ci sono tre terrazzamenti a Nord ed uno a Sud. A Nord, il primo, quello più giovane, manca, mentre nella costa Sud della baia è presente solo il quarto terrazzamento e mancano gli altri tre.

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Le caratteristiche strutturali intorno a quest’area potrebbero giocare un ruolo nell’assenza di alcuni terrazzamenti in località differenti. Secondo Omara (1959) e Gvirtzman et al. (1977), i terrazzamenti marini della costa Est di Ras Mohammed sono legati al Pleistocene.

3. Baie e promontori: la linea di costa è caratterizzata dalla presenza di numerose baie (Sharm o Marsa in arabo). A Nord ci sono Sharm El-Sheikh e Sharm El-Moiya Bay. Ras Mohammed Bay è la più grande a Sud di questo settore. Ci sono anche alcune baie come Wadi El-Kharita, Marsa Ghoslani (o Ardemia), Mersa Bareika e Mersa Khashabi. Si nota che tutte queste baie sono associate alle foci de uadi principali. La loro origine potrebbe essere correlata a movimenti tettonici, erosione fluviale ed erosione del basso livello del mare dell’ultima glaciazione. La linea di costa è inoltre caratterizzata dalla presenza di promontori (Ras in arabo): Ras Umm Sid, Sharm El-Sheikh, N-Ardemia, S-Ardemia e Ghoslany. L’esistenza di questi promontori può confermare l’esitenza di processi erosivi su quest’area.

4. Spiagge sabbiose: lungo l’area costiera di questo settore, le spiagge sabbiose sono piuttosto limitate e per lo più confinate alle baie. La principale spiaggia sabbiosa è quella del promontorio di Marsa Ghoslani.

5. Scogliere, Solchi di battente e Talus: sono tre morfologie tipiche dell’interfaccia mare-terra; la scogliera è ciò che ha resistito più a lungo del resto all’azione delle onde; i solchi di battente sono delle scanalature presenti ai piedi di una falesia o di una scogliera, scavate dall’azione del mare; i talus sono gli accumuli del materiale eroso dalla costa (dai solchi di battente stessi) che si depositano ai piedi di falesie e scarpate costiere e che svolgono il ruolo di “ammortizzatori” del moto ondoso.

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Lungo la costa di questo settore, le scogliere sono la caratteristica predominante da Nord a Sud, dove diventano più scoscese andando verso nord.

È comune nelle aree costiere del Mar Rosso che le scogliere fossili verticali siano intagliate alla base da

solchi di battente, dovuti oltre che dal moto ondoso, anche dal pascolo di molluschi e dall’azione chimica dell’acqua di mare. Le recenti osservazioni sul campo hanno dimostrato che i solchi di battente sono comuni alla base delle scogliere della costa Est. Di solito presentano un rivestimento scuro che può

essere attribuito a materia organica di alghe morte, azione di biota o anche da inquinamento dovuto a sversamenti di greggio in aree adiacenti. L’erosione delle scogliere, il weathering e i crolli portano alla formazione dei talus alla base della parete rocciosa e ad accumuli che sono notevoli alla base delle ripide scogliere più a nord. A causa dell’azione del moto ondoso, i depositi alla base delle scogliere sono spesso rimossi e danno il via ad un altro ciclo di erosione della scogliera.

Figura 5 - Fotografia satellitare del promontorio di Ras Mohammed (foto Google Earth)

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6. Reef Corallini: la piattaforma di reef corallino in questa zona, così come a Est e a Sud della penisola di Ras Mohammed, è stretta e crea una forma allungata che frangia la linea di costa. Gvirtzman et al. (1977) descrissero che i reef a frangia del Golfo di Aqaba come generalmente caratterizzati da un reef piatto e livellato (reef flat) e da una parete molto scoscesa (reef drop).

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1.2.2 – Caratterizzazione del Fondale

Marino

Area di Studio

L’area proposta per la realizzazione dell’osservatorio subacqueo si trova sul versante Nord di Marsa Ghoslani, lungo la costa adiacente al Centro visitatori gestito dall’EEAA all’interno del parco di Ras Mohammed..

L’area copre una superficie di circa 8000 metri quadrati di fondo marino e si sviluppa per 100 metri di linea di costa.

Metodi di Rilevamento

La mappatura è stata realizzata tramite rilevamento subacqueo con A.R.A. eseguito lungo 15 transetti stesi ortogonalmente alla linea di costa. I transetti erano lunghi 50 metri e distanziati di 6 metri l’uno

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Lungo ciascun transetto due operatori subacquei procedevano al rilevamento topografico e bionomico del fondo lungo due corridoi larghi 3 metri posti ai due lati del transetto secondo la tecnica del belt transect. I dati rilevati sono stati usati per elaborare una mappa a scala 1:100.

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Descrizione della Mappa

Sulla mappa è stata riportata la presenza dei seguenti elementi: sabbia, cittoli, rocce (coralli morti), coralli vivi, roccia mista a corallo. L’area in esame è caratterizzata da un reef flat il cui margine scende fino ad una profondità di circa 5 metri; da qui il fondo risulta lievemente

scosceso fino a raggiungere una profondità di 16-17 metri. Oltre questa profondità il fondale scende molto ripidamente. Il reef flat è costituito da una piattaforma profonda meno di un metro e colonizzata da coralli duri vivi. La parte centrale dell’area mappata presenta un’interruzione del reef flat, qui il fondo è quasi piatto ed è caratterizzato da sabbia, ciottoli, rocce e una piccola percentuale di coralli vivi. Più in profondità si osserva

la presenza di alcuni pinnacoli che si alzano verticali dal fondo. Questi pinnacoli sono colonizzati da coralli molli e duri e rappresentano le strutture più interessanti dell’area dal punto di vista ecologico.

Figura 9 - Transetto per la caratterizzazione del fondo (foto Cinelli, 2005)

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Descrizione specifica del Sito

Il sito proposto per l’istallazione della struttura subacquea è compreso tra i 7 e i 13 metri di profondità. L’inclinazione media è del 20% ed il fondale è costituito essenzialmente da sabbia, rocce e coralli morti; solo una piccola percentuale di fondo è ricoperta da coralli vivi.

Sono presenti due pinnacoli verticali, colonizzati da coralli molli e duri, uno a ovest del disegno di progetto e uno al centro dello stesso. Il percorso subacqueo dovrà girare intorno al pinnacolo centrale del “Profilo 1” in figura 11.

Figura 11 - Profili del sito di installazione: il profilo 1 evidenzia il pinnacolo attorno al quale dovrà passare il percorso subacqueo (Cinelli et al., 2005)

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Figura 12 - Ricostruzione del sito: la freccia indica il pinnacolo (Cinelli et al., 2005)

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Rilevamento Dati di Abbondanza

Al fine di meglio caratterizzare l’area e per poter identificare eventuali impatti futuri provocati dalla costruzione dell’osservatorio, sono stati ricavati dati di abbondanza relativa al popolamento bentonico. Il disegno di campionamento prevedeva tre siti, uno presso il sito scelto per la realizzazione dell’opera (sito disturbato) e due siti di controllo.

In ogni sito sono state campionate tre aree e per ogni area sono state eseguite 20 repliche, dove ogni replica corrispondeva ad un quadrato di 1 metro di lato.

Sito di Trattamento

Siti di Controllo

Sito 2

Figura 14 – Disegno di campionamento (Cinelli et al., 2005)

È stato eseguito un campionamento fotografico realizzato da operatori subacquei che utilizzavano una macchina fotografica digitale. Alle immagini è stata sovrapposta una griglia di 100 sub-quadrati per il rilevamento del ricoprimento percentuale che risultava pari al numero di sub-quadrati riempiti nella griglia da ciascun taxon considerato. Un valore arbitrario di 0,5% è stato attribuito agli organismi con ricoprimento totale inferiore all’1%.

Sito 3

15 Repliche 15 Repliche

Area Area

Area Area Area Area Area Area Area

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Per il rilevamento dei ricoprimenti dei coralli ermatipici si è fatto ricorso ad una suddivisione in gruppi morfologici:

- coralli incorstanti (Montipora);

- coralli massivi (Porites, Favia, Goniastrea);

- coralli ramificati (Acropora, Pocillopora, Stylophora, Seriatopora); - coralli foliosi (Turbinaria, Echinopora, Pachyseris);

- coralli colonniformi (Goniopora, Dendrogyra);

- coralli solitari (Fungia). -

Sono stati inoltre considerati i coralli molli, gorgoniacee, idrozoi, spugne, ascidie, policheti, briozoi, molluschi, alghe erette, alghe incrostanti e turf (figura 15).

L’elaborazione dei risultati ottenuti è ancora in fase di svolgimento ad opera dei ricercatori dell’Università di Pisa coinvolti nel progetto. Tuttavia i risultati preliminari riportano la presenza di tutti i principali organismi tipici dell’area oggetto di studio anche se con valori di abbondanza piuttosto bassi tra 8 e 15% mediamente. Le biocenosi dei tre siti di studio mostrano una composizione e struttura simile anche se, su piccola scala, la variabilità differisce tra il sito disturbato e gli altri di controllo (con una maggiore eterogeneità in questi ultimi) (Cinelli et al., 2005).

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Alghe Incrostanti

Coralli Massivi

Alghe Erette Coralli

Incorstanti Turf Coralli Ramificati Spugne Coralli Colonnari

Idrozoi Coralli Foliosi

Briozoi

Coralli Solitari

Policheti Coralli Molli

Molluschi Gorgoniacei

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Reclutamento delle Biocostruzioni

La fase di costruzione della struttura fissa dell’osservatorio potrebbe causare moderati danni al reef corallino, danni dovuti alla distruzione meccanica dovuta alle operazioni di assemblaggio della struttura e all’aumento di

sedimentazione dovuta all’aumento della sospensione solida nella colonna d’acqua. Gli impatti saranno più

insistenti sulla porzione orizzontale rispetto a quella verticale del reef. Il reclutamento naturale rappresenta il meccanismo più importante per una ripresa delle porzioni danneggiate. Al fine di valutare le capacità di reclutamento dei coralli nell’area interessata dal progetto, sono state posizionate, nel giugno 2005, 4 gabbie a profondità comprese tra i 10 e i 15 metri. Su ognuna sono state

collocate 6 mattonelle di argilla e 6 di ceramica sia sul lato orizzontale che verticale delle gabbie. Lo scopo sarà quello di stimare l’abbondanza degli organismi che si insediano su superfici di caratteristiche fisiche differenti e con orientamenti

Figura 15 - Gabbie per la stima di reclutamento (foto Cinelli, 2005)

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differenti. Lo studio è attualmente ancora in fase di completamento ad opera del gruppo di ricerca dell’Università di Pisa (Cinelli et al. 2005).

Ittiofauna

La caratterizzazione dell’ittiofauna di Marsa Ghoslani è stata oggetto di un monitoraggio condotto dall’Università dell’Essex col contributo dello staff dell’EEAA. Da questo survey risulta che nell’area sono presenti circa 90 specie con un’abbondanza media di 1414,7 individui per 1000 m2. I valori di

abbondanza sono inferiori se comparati con quelli di aree adiacenti (Shark

Observatory, South Marsa Bereika, Old Quay).

Le specie più comuni risultano essere Chromis dimidiatus, Pseudoanthias squamipinnis e

Figura 17 - Pterois miles (foto Balata, 2005)

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preliminare sull’abbondanza di ittiofauna tramite la tecnica del visual census, tramite la quale è possibile ottenere informazioni sulla composizione e l’abbondanza di comunità attraverso un tipo di campionamento non distruttivo.

Dati qualitativi di presenza di specie è stata ottenuta da operatori che seguivano percorsi di campionamento liberi.

Un’analisi quantitativa è stata eseguita

invece tramite il campionamento video su 15 transetti. Sono state identificate ben 111 specie e le famiglie più abbondanti risultano essere Chaetodontidae, Serranidae, Labridae,

Pomacentridae, Scaridae, Cesionidae e Acanthuridae.

Figura 19 - Pomacanthus imperator (foto Cinelli, 2005)

Percentuale di abbondanza di famiglie di

pesci lungo i transetti di Marsa Ghoslani

27%

1%

4%

10%

7%

2%

21%

5%

23%

Serranidae

Mullidae

Lethrinidae

Acanthuridae

Scaridae

Chetodontidae

Pomacentridae

Labridae

Cesionidae

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1.2.3 – Indagine relativa al Regime di

Corrente

Le correnti nearshore sono la somma di movimenti a diverse scale dovuti a distinti processi idrodinamici. Generalmente le coste sono caratterizzate da correnti lungo costa generate dal frangimento obliquo delle onde.

Nel caso in esame, la disposizione geografica dell’area risulta essere tale da potersi considerare una zona a basso regime di corrente. Le correnti lungo costa nell’area adiacente a Marsa Ghoslani non sono comunque forti. L’area circostante il promontorio di Ras Mohammed è piuttosto una zona di dispersione delle forti correnti, presenti invece alla bocca del Golfo di Aqaba, in prossimità dell’isola di Tyran.

Anche i dati correntometrici, seppur relativi ad un lasso di tempo piuttosto ristretto, indicano che Marsa Ghoslani è un’area a regime di corrente medio-basso. Il campionamento è stato eseguito ad opera del personale dell’area protetta di Ras Mohammed (EEAA) con un totale di 347 record, uno ogni 16

minuti circa, posizionando il correntometro nei pressi della punta nord di Marsa Ghoslani (dov’è prevista l’esecuzione dell’opera).

Questo tipo di campionamento risulta essere solamente indicativo in quanto ulteriori rilevamenti sono necessari per coprire un lasso di tempo maggiore. I rilevamenti sono stati effettuati con un correntometro “ANDERAA RCM9 MKII” che, oltre ai dati di corrente, rileva temperatura, conduttività, torbidità e ossigeno

Figura 21 - Correntometro RCM9

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disciolto. Il grafico in figura 23 rappresenta la velocità della corrente di tutti i record, con linea di tendenza lineare compresa tra i 4 e i 5,2 cm/s, il che fa pensare ad un regime di corrente piuttosto basso (fonte EEAA, 2005).

Corrente 0 2 4 6 8 10 12 14 16 1 12 23 34 45 56 67 78 89 100 111 122 133 144 155 166 177 188 199 210 221 232 243 254 265 276 287 298 309 320 331 342 Re cord Ve lo c it à c m /s

Figura 22 - Rappresentazione del regime di corrente in base ai record registrati nelle fasi preliminari del progetto

Concentrandoci particolarmente sul sito di progetto, dai dati emerge che le correnti dominanti nell’area di studio sono quelle provenienti da nord-nord-est.

Il grafico seguente è la schematizzazione percentuale dei record di corrente in base alla loro direzione (fonte EEAA, 2005).

Direzione delle Correnti

1° - 90° 54% 91° - 180° 21% 181 - 270° 9% 271° - 360 16% 1° - 90° 91° - 180° 181 - 270° 271° - 360

Riferimenti

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