• Non ci sono risultati.

Concorrenza internazionale e strategie difensive del latte Ue

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "Concorrenza internazionale e strategie difensive del latte Ue"

Copied!
5
0
0

Testo completo

(1)

«Produrre latte nel 2015 – Cosa debbono aspettarsi oggi gli allevato- ri?» è stato il titolo della terza confe- renza internazionale sul mercato del latte svoltasi lo scorso novembre ad Hannover nell’ambito di Eurotier, una delle più importanti manifestazioni fi eristiche europee dedicate alle pro- duzioni zootecniche. La conferenza è stata organizzata dalla Dlg (la Società tedesca di agricoltura) in collabora- zione con l’Edf l’Associazione euro- pea produttori latte.

Ai relatori inter venuti era stato chiesto di fare una panoramica del- le prospettive sul mercato del latte, in particolare a livello mondiale ed europeo.

Tra i relatori, Torsten Hemme, re-

sponsabile dell’Ifcn (International farm comparison network), ha par- lato del mercato del latte a livello in- ternazionale. L’Ifcn associa più di 31 istituti di ricerca che annualmente confrontano gli elementi essenziali della produzione e del mercato del latte nelle diverse aree del globo. An- che l’Italia, fino a questo momento non rappresentata, entrerà a far parte nel 2005 di questo network, in seguito alla decisione del Crpa (Centro ricer- che produzioni animali)di partecipare all’iniziativa.

Nello specifi co Hemme ha affron- tato quattro punti essenziali: il prezzo del latte, le dimensioni aziendali, la produttività delle bovine da latte, i costi di produzione.

Lo scenario internazionale

Il prezzo del latte

Nonostante il prezzo di un prodotto venga in linea di principio determinato da domanda e offerta, e si parli spesso di mercato globalizzato, la realtà è che esistono forti differenze di prezzo del latte nelle diverse aree del pianeta.

L’elevata variabilità di prezzo esistente nel mondo dimostra come le politiche nazionali abbiano un forte effetto sul mercato mondiale del latte. Solamen- te con una maggiore liberalizzazione dei mercati decisa nell’ambito degli accordi Wto si potranno attendere dei signifi cativi cambiamenti nel settore e una maggiore omogeneizzazione dei prezzi. I livelli di prezzo rilevati dall’Ifcn nel 2002 possono essere rag- gruppati come segue.

Prezzi Ue e Usa. Il prezzo del latte varia in media in queste aree tra 27 e 35 dollari/100 kg; gli stessi livelli di prezzo si rilevano in alcuni Paesi dell’Est, in Israele e in alcune regioni della Cina.

SITUAZIONE ATTUALE E PROSPETTIVE FINO AL 2011

Concorrenza internazionale

e strategie difensive del latte Ue

I Paesi esportatori di latte e derivati con prezzi più bassi di quelli Ue sono Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Argentina, Perù e Cile. I produttori Ue e italiani in partico- lare devono puntare su latte e derivati da consumo fresco e formaggi tipici e certifi cati

Alberto Menghi, Kees de Roest

Allevamento di vacche da latte di razza Frisona in stalla aperta degli Stati Uniti

(2)

Prezzo del mercato mondiale. Si tratta di un livello di prezzo che nel- l’anno di riferimento era compreso tra 15 e 20 dollari/100 kg. Questo prezzo si ritrovava in Estonia, Polonia, Slovacchia, Turchia, Venezuela, Sud Africa, Etiopia, India, alcune regioni della Cina e Oceania.

Prezzi inferiori a quello mondiale.

Si registrano in molti Paesi sudameri- cani, in alcuni Paesi dell’Europa del- l’Est e in Pakistan. Questo signifi ca che il prezzo del latte del mercato mondiale non si determina in modo automatico sulla base dei prezzi del burro e del latte in polvere sul mer- cato mondiale depurati dei costi di trasformazione, ma esistono appunto dei prezzi ancora più bassi.

Prezzi superiori a quelli Ue e Usa.

I più alti livelli di prezzo del latte nel 2002 si notano in mercati protetti co- me Svizzera, Norvegia, Islanda, Cana- da, Giappone, Corea del Sud, Malesia, Mauritania e Senegal.

La struttura aziendale

Il confronto dei prezzi del latte a livello mondiale da solo non è suf- ficiente per avere indicazioni sulla competitività di questo settore nelle varie aree del mondo e capire quali saranno i cambiamenti nelle quote di mercato in futuro. Per questo occorre analizzare le diverse strutture produt- tive e i relativi costi di produzione, riferiti al 2003.

Le strutture aziendali analizzate dal- l’Ifcn vengono identifi cate mediante il metodo dell’azienda tipo, che è la ti- pologia di azienda più rappresentativa di una determinata zona. Nei 31 Paesi coinvolti nell’indagine del network la dimensione delle aziende tipo varia da 1 a 2.400 vacche. Ovviamente vi sono grosse differenze tra i vari Paesi, ma ancora più interessante è verificare che queste esistono anche all’interno dello stesso Paese e in aree geografi - che caratterizzate da accordi di libero scambio, come accade nell’Ue oppure in America (Nord e Sud). Per questi motivi in queste aree è possibile pre- vedere in futuro una forte ristruttura- zione del settore.

I principali gruppi di aziende in ter- mini di dimensioni a livello mondiale si possono raggruppare come segue.

1-50 vacche. In questo gruppo tro- viamo le aziende svizzere, austriache e nor vegesi. Nel range più basso si collocano le piccole aziende familiari polacche e asiatiche (bisogna ricor- dare che in India quelle con 1-2 vac- che sono circa 80 milioni di aziende e la maggiore cooperativa del Paese raccoglie 11 milioni di conferenti).

In questo gruppo rientrano anche le medie nazionali di molti Paesi dell’Ue,

dell’Estonia e della Turchia.

50-100 vacche. In questa categoria rientrano buona parte delle aziende olandesi e canadesi, le aziende più piccole di Regno Unito, Danimarca, Repubblica Ceca, Ungheria, Israele e Brasile e le grandi aziende di molti Paesi dell’Ue.

100-300 vacche. Questo gr uppo comprende le aziende di grosse di- mensioni di molti Paesi Ue, di Brasile e Tailandia e la media delle aziende di Usa, Argentina, Cile, Cina, Australia e Nuova Zelanda.

Oltre 300 vacche. Rientrano in que- sto gruppo le grandi aziende dell’ex Germania dell’Est, delle ex Repubbli- che sovietiche, di Usa, Argentina, Ci-

le, Cina, Australia e Nuova Zelanda.

La produttività delle bovine da latte

Un altro elemento importante pri- ma di analizzare i costi di produzione è il livello di produzione delle azien- de da latte che può variare da 190 a 10.500 kg/vacca/anno. Anche in base a questo parametro è possibile raggruppare i diversi Paesi, tenendo presente che in generale le aziende di dimensioni maggiori hanno anche le produttività migliori, ma vi sono delle eccezioni interessanti.

Produttività bassa e molto bassa (190-2.000 kg). È il livello di produ- zione tipico delle aziende familiari di India, Pakistan e Bangladesh, ma si può ritrovare anche nelle grandi aziende brasiliane, dove le razze bo- vine locali vengono incrociate con bovine di razza Frisona.

P r o d u t t i v i t à m e d i a ( 2 . 0 0 0 - 6.000 kg). In questa categoria r i e n t r a n o d i v e r s i s o t t o g r u p p i :

allevamenti al pascolo di Irlanda, Regno Unito, Argentina, Australia, Nuova Zelanda. In queste aziende la produzione si basa sull’uso di erba o di fi eno o di insilati, con uno scarso o nullo apporto di concentrati;

allevamenti di Polonia ed Estonia, Tabella 1 - Le aziende più compe-

titive a livello mondiale Paese

Dimensione aziendale (nu- mero di vacche)

Costo totale (dollari/100 kg

di latte)

Argentina 350 10

Pakistan 10 11

Vietnam 4 12

Australia 605 12

Polonia (nord-est) 50 14

Nuova Zelanda 254 19

Regno Unito 183 28

Usa 1.710 28

Frisone al pascolo nella sterminata pianura polacca

Frisone in fase di ruminazione nei pascoli della Gran Bretagna

(3)

dove lo scarso livello della genetica e le diffi coltà economiche non permet- tono produzioni unitarie maggiori;

Tailandia, Vietnam e le aziende più grandi di India e Pakistan, che riescono a produrre di più rispet- to alle aziende degli stessi Paesi già menzionate nel primo gruppo;

vacche a duplice attitudine, tipiche ad esempio dell’Austria e di piccole azien- de familiari tedesche della Baviera.

aziende norvegesi, dove gli elevati prezzi dei cereali e le politiche agri- cole del Paese limitano la produttività delle bovine.

Alta produttività (6.000-8.000 kg).

Si ritrova nelle aziende di molti Paesi dell’Ue, in Repubblica Ceca, Turchia, Cina e Australia Ovest, nelle grandi aziende estoni, polacche e cilene, e nelle piccole aziende ungheresi, cana- desi e brasiliane.

Altissima produttività (8.000- 10.500 kg). È tipica delle aziende molto intensive di diversi Paesi del- l’Ue, di Israele, Usa, Canada e di alcu- ne aziende australiane.

Ovviamente non è possibile indica- re tutti i parametri produttivi in cui le aziende si trovano a operare; per una disamina completa e per approfondire gli aspetti metodologici utilizzati nello studio si consiglia di consultare l’Ifcn Dairy Report, che può essere richie- sto all’indirizzo www.ifcndairy.org Costi di produzione del latte

Sulla base dei parametri indicati e di molti altri (politiche di supporto, costo dei fattori di produzione, prezzi delle materie prime, sistemi fiscali, ecc.) è possibile individuare a livello globale 5 categorie di costi di produ- zione espresse in dollari/100 kg di latte. Dal punto di vista metodologi- co si tratta del costo totale di queste aziende al lordo della produzione di carne e dei contributi. I dati sono con- frontabili in quanto la metodologia utilizzata è identica per tutti i Paesi che partecipano al network.

Costo inferiore a 18 dollari. Polo- nia, Argentina, Pakistan, Vietnam, Nuova Zelanda, Australia Ovest, gran-

di aziende di India e Brasile e piccole aziende di Cina, Cile e Australia.

Costo tra 18 e 28 dollari. Estonia, Repubblica Ceca, Bangladesh, Cina, Tailandia, piccole aziende di Brasile e India, aziende da 180 capi del Regno Unito e aziende da 1.700-2.400 capi degli Usa.

Costo tra 28 e 35 dollari. Maggior parte delle aziende dei Paesi Ue, di Usa, Ungheria e grandi aziende tede- sche, olandesi e israeliane.

Costo tra 35 e 45 dollari. Molte aziende dei Paesi dell’Ue e piccole aziende olandesi e israeliane.

Costo oltre 45 dollari. Aziende che producono in condizioni svantaggiate o montane come le aziende svizzere, norvegesi, fi nlandesi, canadesi e mol- te piccole aziende dei Paesi Ue.

Dall’analisi dei costi di produzione è stato possibile individuare le tipologie di aziende maggiormente competitive a livello mondiale e la loro dislocazio- ne (tabella 1), ovviamente tralascian- do tutte le implicazioni di carattere politico e sociale a cui tali produzioni sono legate (remunerazione del lavo- ro, orari di lavoro, sicurezza, ecc.).

Sull’entità dei costi di produzione e del prezzo del latte pesano in modo determinante le variazioni dei tassi di cambio delle diverse monete a livello internazionale, per cui la competitività di ogni singola azienda può cambiare radicalmente in funzione delle fl uttua- zioni dei tassi di cambio.

Prospettive del mercato Ue al 2011

La situazione fotografata fi nora è ri- ferita al 2003, ma si potrebbero azzar- dare delle previsioni per il futuro. Pur ipotizzando una completa liberalizza- zione del mercato del latte e dei suoi derivati continueranno a persistere delle differenze di prezzo legate prin- cipalmente ai costi di trasporto del latte da una zona eccedentaria a una defi citaria. In base a questa conside- razione due gruppi di produttori po- tranno trovarsi in una situazione più favorevole: chi produrrà latte fresco per i consumatori entro un raggio di azione di circa 500 km, che risentirà meno della competizione sul mercato internazionale e potrà puntare su un prezzo del latte superiore a quello mondiale; i produttori di latte destina- to a formaggi a denominazione d’ori- gine protetta. Si sottolinea che questi due gruppi di produttori non sono as- solutamente protetti dalle oscillazioni del mercato mondiale, in quanto pur esistendo una forte correlazione tra le quotazioni dei formaggi generici e di quelli dop, questi ultimi ne risentono in modo indiretto. Per tutti gli altri Tabella 2 - Produzione di latte, consegne e numero di capi nell’Ue

a 25 al 2011 (1)

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Produzione totale (milioni di t) 143,3 143,4 143,3 143,6 144,1 144,5 144,8 144,7 144,6 144,6

Ue 15 121,3 121,6 121,5 121,8 122,2 122,6 122,9 122,9 122,9 122,9

Ue N 10 (2) 22,0 21,8 21,8 21,8 21,9 21,9 21,9 21,8 21,8 21,8

Consegne (milioni di t) 130 130,3 130,6 131,3 132 132,6 133,3 133,8 134,2 134,4

Ue 15 114,6 114,8 114,8 115,2 115,7 116,1 116,5 116,5 116,5 116,6

Ue N 10 (1) 15,5 15,5 15,8 16,1 16,3 16,5 16,8 17,4 17,7 17,9

Consegne (%) 90,8 90,9 91,1 91,5 91,6 91,8 92,1 92,5 92,8 93,0

Ue 15 94,5 94,4 94,5 94,6 94,6 94,7 94,8 94,8 94,8 94,9

Ue N 10 (2) 70,3 71,1 72,3 73,9 74,6 75,5 77,0 79,7 81,1 82,2

Produzione (kg/vacca) 5.797 5.934 6.077 6.193 6.294 6.409 6.509 6.586 6.666 6.747 Ue 15 6.129 6.275 6.404 6.522 6.656 6.787 6.880 6.945 7.013 7.081 Ue N 10 (2) 4.461 4.553 4.768 4.844 4.826 4.887 4.992 5.101 5.212 5.329 Tenore in grasso (%) 4,06 4,06 4,06 4,07 4,07 4,08 4,08 4,08 4,08 4,09 Tenore in proteine (%) 3,35 3,35 3,35 3,35 3,36 3,36 3,36 3,36 3,36 3,37 Vacche da latte (milioni di capi) 24,5 23,8 23,3 23,1 22,7 22,4 22,1 21,8 21,6 21,3

Ue 15 19,6 19,2 18,8 18,6 18,2 18 17,8 17,6 17,4 17,3

Ue N 10 (2) 4,9 4,7 4,5 4,5 4,5 4,4 4,3 4,2 4,1 4

(1) I dati dal 2004 al 2011 sono previsioni. (2) Dieci nuovi Stati membri.

Fonte: Commissione europea.

Tabella 3 - Mercato dei formaggi nell’Ue a 25 al 2011 (.000 t) (1) 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Produzione totale 8.143 8.325 8.478 8.617 8.779 8.868 8.986 9.041 9.116 9.175 Ue 15 7.228 7.306 7.448 7.579 7.738 7.823 7.938 7.982 8.046 8.094 Ue N 10 (2) 916 1.019 1.030 1.038 1.042 1.045 1.048 1.059 1.070 1.081

Importazioni 128 138 141 143 146 149 152 155 158 162

Esportazioni 543 573 576 581 594 597 604 606 608 609

Variazione delle scorte –13 –26 0 0 0 0 0 0 0 0

Consumi totali 7.742 7.916 8.042 8.178 8.332 8.419 8.534 8.590 8.665 8.729 Ue 15 6.900 6.981 7.099 7.198 7.329 7.384 7.469 7.491 7.533 7.559 Ue N 10 (2) 842 935 943 981 1.003 1.035 1.065 1.099 1.132 1.169

Consumi procapite 17,0 17,3 17,6 17,8 18,1 18,2 18,5 18,5 18,6 18,7

Ue 15 18,1 18,3 18,5 18,7 19 19,1 19,3 19,3 19,3 19,3

Ue N 10 (2) 11,3 12,5 12,6 13,1 13,4 13,9 14,3 14,7 15,2 15,7

(1) I dati dal 2004 al 2011 sono previsioni. (2) Dieci nuovi Stati membri.

Fonte: Commissione europea.

(4)

produttori il prezzo del loro latte sarà direttamente infl uenzato dal mercato mondiale, dalle capacità commerciali e dalla forma societaria dell’industria di trasformazione a cui viene ceduto il latte (spa, cooperativa, ecc.).

Sulla base delle informazioni emerse nel corso della terza conferenza inter- nazionale sul mercato del latte ci si ren- de conto come il futuro del settore lat- tiero-caseario europeo sia fortemente legato alle politiche internazionali e allo sviluppo economico degli altri Paesi.

Restringendo il campo all’Unione Europea le maggiori preoccupazioni dei produttori di latte dei Paesi membri derivano principalmente da due fattori:

l’applicazione della riforma della pac;

l’allargamento dell’Unione Europea.

A questo proposito la Commissione europea negli ultimi mesi ha prodotto alcuni documenti previsionali riguar- danti singoli settori, compreso quello del latte, con proiezioni fi no al 2011.

Particolarmente interessante il fatto che tutti i dati vengono presentati di- stinguendo quelli relativi all’Ue a 15 da quelli dei nuovi 10 Paesi entrati.

Il latte e il numero di capi La produzione di latte nei 25 Paesi dell’Ue supererà, secondo le previ- sioni, i 144 milioni di tonnellate già a partire dal 2006 rispetto agli attuali 143,3 milioni di tonnellate. Mentre nei 15 Paesi la produzione sarà strettamen- te legata alla quota e l’utilizzo aziendale del latte non sarà così rilevante, la di- namica della produzione del latte sarà piuttosto diversa nei nuovi Stati mem- bri. In questi ultimi, infatti, l’utilizzo di latte in azienda e le vendite dirette riguardano una fetta consistente del mercato tanto che il latte consegnato alle latterie è solamente il 72% della produzione rispetto al 94,4% dell’Ue a 15. Quindi si prevede un aumento delle consegne, che nel 2011 potrebbero in- teressare oltre l’80% del latte prodotto, con una consistente riduzione dell’au- toconsumo dovuta al miglioramento delle condizioni economiche e quindi alla disponibilità di occupazioni alter- native a quella agricola di sussistenza.

Questo tipo di sviluppo porterà alla riduzione del numero di piccole azien- de e permetterà di compensare il pre- visto incremento della produzione nei nuovi Stati membri. Ciò signifi ca che la produzione totale di latte in questi Stati rimarrà relativamente stabile attestandosi intorno a 22 milioni di tonnellate fi no al 2011.

Nelle previsioni quindi la produzio- ne commercializzata aumenterà por- tandosi ai livelli previsti dal sistema di quote introdotto anche nei nuovi Paesi membri. Con un tasso di aumen- to della produttività delle bovine pari

all’1,6% all’anno, per evitare un eccesso di produzione, il numero di capi do- vrà contrarsi nel periodo considerato, passando dai 19,2 milioni di capi del dicembre 2003 ai 17,3 milioni nel 2011 (–11%). L’incremento della produttività

Tabella 4 - Mercato del burro nell’Ue a 25 al 2011 (.000 t) (1)

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Produzione totale 2.168 2.148 2.127 2.031 1.961 1.930 1.900 1.881 1.873 1.846 Ue 15 1.880 1.867 1.816 1.738 1.668 1.642 1.617 1.601 1.595 1.571 Ue N 10 (2) 288 281 312 293 292 288 283 280 278 275

Importazioni 93 93 112 114 115 115 115 115 115 115

Esportazioni 232 322 351 282 261 245 236 228 222 202

Consumi totali 1.930 1.898 1.890 1.884 1.880 1.863 1.833 1.819 1.795 1.767 Ue 15 1.681 1.651 1.654 1.648 1.648 1.635 1.609 1.598 1.573 1.549 Ue N 10 (2) 249 247 237 236 232 228 224 221 222 218

Consumi procapite 4,24 4,16 4,13 4,1 4,08 4,04 3,96 3,92 3,86 3,79

Ue 15 4,42 4,33 4,32 4,29 4,27 4,23 4,15 4,11 4,03 3,96

Ue N 10 (2) 3,33 3,3 3,17 3,16 3,11 3,05 3 2,97 2,97 2,92

Scorte all’intervento

Scorte iniziali 130 234 290 287 267 202 139 86 35 6

Scorte fi nali 237 290 287 267 202 139 86 35 6 0

Variazione delle scorte 107 57 –3 –21 –65 –63 –53 –51 –29 –7

(1) I dati dal 2004 al 2011 sono previsioni. (2) Dieci nuovi Stati membri.

Fonte: Commissione europea.

per animale nei vecchi Paesi Ue porte- rà a oltre 7.000 kg la produzione/ca- po/anno rispetto agli attuali 6.400 kg (+11%), mentre nei nuovi Paesi si rag- giungerà quota 5.300 kg/capo/anno rispetto agli attuali 4.460 (+12%).

Tabella 5 - Mercato del latte in polvere nell’Ue a 25 al 2011 (.000 t) (1) 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Produzione totale 1.347 1.369 1.257 1.186 1.110 1.089 1.034 1.017 961 903 Ue 15 1.140 1.110 1.002 926 867 852 799 784 736 691 Ue N 10 (2) 234 259 255 260 242 237 235 233 225 212

Importazioni 41 58 61 61 63 63 63 63 63 63

Esportazioni 264 342 293 249 231 229 208 206 201 200 Consumi totali 1.040 1.031 1.038 1.029 1.004 975 927 873 823 765

Ue 15 945 935 942 932 907 880 836 787 738 685

Ue N 10 (2) 95 96 96 97 97 95 90 86 85 80

Scorte all’intervento

Scorte iniziali 0 141 195 182 151 89 37 0 0 0

Scorte fi nali 141 195 182 151 89 37 0 0 0 0

Variazione delle scorte 141 54 –13 –31 –62 –52 –37 0 0 0

(1) I dati dal 2004 al 2011 sono previsioni. (2) Dieci nuovi Stati membri.

Fonte: Commissione europea.

6F

õ

õ

õ

õ

õ

õ

ö

4VSQMVTJONJMJPOJEJUPOOFMMBUF MBUUFFRVJWBMFOUF

%FmDJUJOJONJMJPOJEJUPOOFMMBUF MBUUFFRVJWBMFOUF

/;

Figura 1 - Grado di autosuffi cienza nella produzione di lat- te nel mondo nel 2001

Fonte: elaborazione Ifen su dati Fao.

(5)

I formaggi

Interessanti sono le previsioni rela- tive ai formaggi: resta positivo infatti il trend di crescita della produzione per la riduzione del sostegno di mercato al burro e al latte scremato in polve- re. Si prevede anche un incremento dei consumi nei nuovi Paesi Ue che nel periodo 2004-2011 aumenteranno del 24% contro il 4% del resto dell’Ue.

Questo aumento permetterà di as- sorbire l’incremento di produzione, limitando le quantità da destinare al- l’esportazione.

La crescita del consumo pro capite di formaggi nei nuovi Stati dell’Ue grazie a un aumento del potere di acquisto apre scenari interessanti per Paesi come l’Italia che producono for- maggi di alta qualità e hanno pertanto buone possibilità di sviluppo.

Nonostante un elevato tasso di cre- scita dell’importazione di formaggi (+15%)e il più lento aumento delle esportazioni, che però in quantità so- no più consistenti, si manterrà il saldo netto delle esportazioni Ue di formag- gi positivo con un incremento del 3%

in quantità nel 2011.

Il burro

Per quanto riguarda il burro, la deci- sione di ridurre il prezzo di intervento e la quantità massima soggetta a in- ter vento porterà a una diminuzione delle produzioni. Anche il consumo pro capite del burro tende ad abbas- sarsi. Questo andamento permetterà di far calare il burro destinato allo stoccaggio.

Latte in polvere

Nel 2004 si prevede anche che con- tinui la discesa della produzione e del consumo di latte in polvere.

Si stima che la riduzione della pro- duzione sarà dell’ordine del 28% nei 25 Paesi dell’Ue e che già alla fi ne del 2007 le scor te per questo prodotto risulteranno pari a zero.

Conclusioni

Gli scenari internazionali e le di- namiche a essi legati sono sempre molto difficili da decifrare perché i modelli teorici generali troppo spesso impattano con realtà locali talmente specifi che da sovvertire le più attente previsioni. Del resto, il numero di va- riabili coinvolte in modelli previsionali settoriali, in particolare in ambito agri- colo, è così alto da rendere diffi coltoso prevedere cosa potrà accadere in una determinata area in tempi medio-lun- ghi. Sicuramente, però, esistono dei trend generali che possono servire a indirizzare le politiche di determinati settori nel breve periodo.

Indipendentemente dal fatto che le politiche di liberalizzazione in atto riescano a «raddoppiare» in tempi brevi il livello di reddito di circa la metà della popolazione mondiale che vive con 1 o 2 dollari al giorno, in mo- do da aumentare signifi cativamente la domanda di prodotti alimentari, nel settore latte è in atto una crescita della produzione che negli ultimi 10 anni nel mondo è stato del 14%, in particolare in alcune aree del globo:

India (+50%), Cina (+133%), Brasile (+45%), Nuova Zelanda (+59%) e Au- stralia (+40%) (dati Fao).

Se si confronta però la capacità pro- duttiva con i consumi e utilizzando le elaborazioni effettuate dall’Ifcn a livello mondiale, vi sono solo poche regioni in grado di produrre più di quanto riescano a consumare e so- no: Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Argentina, Perù, Cile e Unione Europea. In tutti gli altri Paesi vi è una carenza di latte o al massimo si raggiunge l’autosuffi cienza.

Nel caso dell’Ue si stima un grado di autosuffi cienza del 110%; ciò non toglie che al suo interno vi siano Na- zioni fortemente defi citarie, come nel caso del nostro Paese che raggiunge in termini di latte equivalente solo il 55% di autosuffi cienza.

A livello globale vi è pertanto una forte carenza di prodotto, soprattutto nelle aree povere del mondo dove la maggioranza della popolazione non riesce ad acquistare latte o derivati a prezzi elevati dai Paesi ricchi ecce- dentari. In realtà, le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo non riescono a comprare prodotti lattiero-caseari nemmeno dai Paesi dell’Oceania, do- ve si produce a costi molto bassi (< 18 dollari/100 kg), ma che incidono sulla produzione mondiale per il 4%, anche se riescono a esportare solo la metà delle loro produzioni.

Considerando poi che il latte tal quale è un prodotto diffi cilmente tra- sportabile a lunghe distanze, è chiaro che la maggior parte degli incrementi di produzione registrati negli ultimi anni è destinata a rifornire i mercati

interni, soprattutto le aree densamen- te popolate come la Cina e l’India.

Basti pensare che la Cina nel 2003 produceva 1/7 di quanto prodotto dal- l’Ue a 15, nonostante una popolazione di almeno 4 volte superiore. Anche l’India, che è il secondo produttore mondiale dopo l’Ue, ha una popola- zione notevolmente superiore e solo una parte del latte entra in circuiti di commercializzazione.

In queste aree, quindi, l’aumento della produzione viene trainato da un aumento del benessere in alcune fasce della popolazione, che tendono a soddi- sfare in primo luogo le esigenze prima- rie allargando il paniere dei consumi, e includendovi anche latte e derivati.

Escludendo perciò nel breve pe- riodo dallo scenario internazionale i Paesi asiatici defi citari, le grandi po- tenzialità di crescita e di rifornimento del mercato mondiale a prezzi bassi rimangono nelle mani dei Paesi del Sud America, in particolare Argentina e Brasile, che dal punto di vista della disponibilità dei fattori di produzione hanno delle enormi potenzialità. Ma anche in quest’ultimo caso si tratta di processi piuttosto lenti e che richiedo- no grossi investimenti. Sulla base di queste indicazioni, il settore latte nel- l’Unione Europea come previsto dalla Commissione potrà tranquillamente continuare a produrre senza che vi siano grossi stravolgimenti a livello mondiale, seguendo quel processo di ristrutturazione e modernizzazione previsto in seguito all’adozione della nuova riforma della pac e favorendo la produzione dei trasformati e l’aumen- to del consumo di questi prodotti da parte dei nuovi cittadini europei.

Le nostre produzioni potranno, inol- tre, contare sull’aumento di fasce di popolazione con redditi elevati nei Paesi asiatici, che potrebbe portare a una crescita della domanda di pro- dotti trasformati con elevato valore aggiunto mancando in quelle zone tradizione ed esperienza nella trasfor- mazione del latte. Ovviamente questo potrà avvenire solo se si riusciranno a creare canali di commercializzazio- ne idonei in grado di promuovere e far conoscere i prodotti che per que- ste popolazioni possono risultare del tutto nuovi. L’Italia dovrà sfruttare soprattutto queste opportunità, veico- lando le sue produzioni casearie nella scia della sua gastronomia che già ha avuto molto successo in tante parti del mondo.

Alberto Menghi Kees de Roest Crpa - Centro ricerche produzioni animali Reggio Emilia

info@crpa.it Pascoli e prati neozelandesi

Riferimenti

Documenti correlati

( 1 ) Comunicazione della Commissione — Orientamenti sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese non finanziarie in difficoltà (GU C

I piedi delle bovine non sono sempre umidi e quindi viene scoraggiata la propagazione della dermatite digitale; questo tipo di compost si asciuga per evaporazione, in virtù del

Prendere l’acido folico anche prima della gravidanza Pensate al vostro bambino ancora prima di concepirlo: l’acido folico è una vitamina che assunta prima del concepimento e durante

A SKP1 CUL1 N βTrCP WD40 repeats DSGXX(X)S F-box Ub Ub Ub Ub Ub Ub Ub E1 Ub Ub P P FLAG HA βTrCP WT E2 Ub RBX1 SKP1 CUL1 N βTrCP WD40 repeats DSGXX(X)S F-box E1 Ub Ub FLAG HA P P

Gli altri strumenti d’indagine riconosciuti al difensore sono il diritto d’accesso ai documenti della pubblica amministrazione, disciplinato dall’art. 391 quater c.p.p., l’accesso

Dopo aver escluso una perdita proteica di origine renale (stix urine negativo per proteinuria, funzionalità renale nella norma), l’ipotesi principale è stata quella di

Partendo da queste considerazioni, da qualche anno, per iniziativa dell’Anfosc (Associazione Nazionale Formaggi Sotto il Cielo) Onlus, una associazione nata

[r]