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BIBL. NAZIONALE CENTRALE-FIRENZE 640. Dìgitized by Google

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BIBL.

NAZIONALE CENTRALE-FIRENZE

640

7

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(4)

G. VERONESI

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DEM*’ ELOQUENZA

DEI MEZZI PER ACQUISTARLA

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(8)

DELL’ ELOQUENZA

£

DEI MEZZI PER ACQUISTARLA

FKB

G. VERONESI

Procuratore delRe

VOLTERRA

TIPOGRAFIA SBORGI 1870.

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(9)

.;..ergo fungnr vicecoti»,«cutum Reddere qnneferrumvalet,exsor»ipsa»ecandì.

Hoiat.

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mtV ELOQUENZA

B

DEI MEZZI PER ACQUISTARLA

DISCORSO

rtOKURCIATO DAI PROCURATORI! DCL RE AVV.6.VERONESI il

3 Gennaio 1870

nella solenne adunanza del Tribunale

DI

VOITEHBA

PBBL*INACGCRAZ10NB DEL NOVO ANNOGIGRIOtCO

lllmi.Signori!

Incaricaloperufficiod'inaugurarelevostresedute,ivostri lavoriperl'entrante

anno

giuridico,edidarviconto diquelli dell'anno-uroraspirato,ioavreidesideratounpo'più d’agio per presentarviun quadro che rispondesse meglioallavostraaspettatane e a quelladell'adunanzaqui congregata. L’angustiadeltempo che a taleuopomièstatoconceduto, non mi ha permessodifareciò cheavreibramato.Iomisforzeròperò di non ometternulladi quantodipiùessenzialedeefigurare inunresocontodell’ammini- strazione della giustizia.

I.

Signori!voiavetetenuto nell'annoorora decorso 176 udienze e assisteste alladiscussione diben 207 causetracivilie penali.Voi avete assistito a discussionicalde,animate,brillantitalvolta,appas-

sionate spesso, fredde e indifferentimai;elesentenzecheproferiste

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2

furonoingranpartel’efTetto delleimpressionilasciatevidatalidi»

scussioni.Oradiqueste impressionicosidiversedavoiprovatein tanteudienze,impressionidacuipur doveascaturireciòchesiap-

pellalaveritàgiudiziario,ossialagiuttixia,qualèstato, se cosi

mi

sipermette chiamarlo, l’organo generatore?

£

stata laParola.

La Parola quindi,èimpossibilenegarlo,ò

uno

degliordì»

gnipiù potentiche funzionano nell'amministrazionedella giustizia.

DellaParolapertanto, diquesta potenzacheesercitalautoinflusso nei giudizii, io

mi

permetto oggidi tenervi discorso

come

argomento certamente

non

estraneoa quell’amministrazionedellagiustiziadi cuiperlo spirato

anno

giuridicoiodebbo renderviconto.Ognivolta infattiche unaparola calda,animala,possente, arrivaallevostre orecchie, penetralavostr'anima,l’amministrazionedellagiustizia vi riesce mille voltepiùfacile,piùpronta, piùsicura.La parola

come mezzo

difartrionfareciòcheèsupremo scopodiognigiudìzio

la verità

laparola èuna potenza,èlapotenzadominatricedei giudizii;potenzadicuipurtropposipuò abusare, potenza che

può

tornare qualchevoltapericolosa,

ma

del'aquale è impossibilefar senza,edicui contestarquindil’immensa importanzasarebbe cecità.Perfarilnostro dovere, perfartrionfare cioèlaveritàeil diritto, tutti

abbiamo

bisognodella parola; e piùpotentesarà essa, piùfacile,piùlucida,piùcalda,piùanimata,vale a direpiùelo- quente,piùfacileriesciràsempreavoiedaivostricolleghi dico- gliere,di afferrareilvero,e proclamarlonei vostri giudicali.

Laparolaquindi èilmezzo, è l’ordignosupremonell'

ammi<

astrazionedellagiustizia.Dar pertantoallaparola tuttalaforzadi cui è suscettiva;daralla parolalasupremaenergia,ilsupremosplen- dore,mercèlostudio dell'eloquenza, è

un

fornir alla giustizial’arma piùformidabile, più preziosa,piùefficace,specialmentecollaforma attuale de’ nostri giudiziilacuicaratteristicasipotrebbedirel’im*

provvisazione.L'eloquenza regna sovranane'giudizii;elaparola destinata aportarnell'animode'giudicilaconvinzionedell’inno- cenza odellareità,deldirittoodeltorto,non puòesserepallida, fredda,incomposta,scoloralaimpunemente, senzacioè

un danno

per laverità elagiustizia.

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3

Or

bene

come

sipuò impararl’eloquenzaTdorèsipuòiropa*

rarla ?esi

può

essaimparare? dovesipuò prenderelaparolacalda, animata,possente,cheseduce,chetrascina,ches’impone, chefavio-

lenza ;per dir tutto,laparola eloquente?

II.

Signori/ chesipossaacquistarel’eloquenza o almeno una

grandefacilità di parolachelasomiglia,sarebbeimpossibileilne- garlo.Noi siamo testimoniluttiigiornidigiovanichealleprime vostreudienze comincian quasi balbettando,edopo pochi mesisi trovano franchi,disinvoltiparlatori.L’eloquenza

dunque

sipuò acquistare.Perlagrande maggioranzaanzil’eloquenzaèun acqui, sto,cioè èun prodottodello studio e dellosforzo: pochi,pochissimi nasconocoldono naturaledella parola, coldonodellafacondia.

L’eloquenzasipuòacquistare: Poetainaicuntur, oratore»fiunt, diceanogli antichi;

benintesoa condizione chevisial’ingegno, giacché senza ingegno nonvipuòesserveraeloquenza, nonvi

può

essere oratore.

Non

tuttigliuominid’ingegno sono o possonodi- ventaroratori.Vi son naturecosi ribelliall’eloquenza che malgrado

qualsiasi studio, qualsiasi sforzo, qualsiasiingegno,nonl’acquiste- ranno mai.

Ma

senzaingegno, senzagrande ingegno nonvipuò essereeloquenza. Senza ingegnoè possibileilreltorico,ilparolaio;

l’oratore,no.

L’eloquenza

dunque

sipuòacquistare.

Ma come

siacquista essa?inqualescuola,conquali studi,con qualiesercizi?

Or

non ha molto ungiornalefrancese

ilSiècle

applau- dendoallefeliciinnovazionidiquel ministrodellapubblicaIstru*

zione,Duruy.silagnava che nonavessepensalo adistituireuna scuola,

una

cattedra apposita dieloquenza;silagnava che questaabi- litàdellaparola,cosinecessariapertuttiinunsecolodilibero esame,didiscussione permanente,universale,fosseunaspecialità del ceto degli avvocati,mentrenell’ antichitànonviera magistrato, capitano,

uomo

politico,

uomo

pubblico,chenonavessefatto

uno

studio ostinato dell’arte della parola, inutile e proscritta neigoverni

dispotici,

ma anima

e vitadeigovernipopolari, deigoverniliberi.

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-

4

Iostesso,inun’occasione egualeallapresente,ricordandoleglorie del Modenese Luosi.

Gran

GiudiceMinistrodellagiustiziasottoil

primo

regnod’ Italia,ponevaagrande sualodeunacattedra di elo- quenzapratico legaledaIdiappositamenteistituitape’giovaniavvo- cali.

Ebbene

quella delLuosi erajnonaltrocheun’illusione,

come

quelladelgiorna'e or orada

me

rammentatovi,

come

seiprecettidi

un

professorequalunquepotessero crear oratori a nostra posta;

come

seilproblemadell’eloquenza nonfossechelaquistIone diapplicare poche o molteregoleabborracciate da

un

pedante;

come

sel’elo- quenzasipoiesse assoggettare,vincolarearegole e precetti,che ba- stasseimparare edapplicareperdiventaroratori.No, oSignori, la eloquenza

come

lafacoltàingeneredeldire,nonàsuscettivadi regole e di precetti, equindi

nonfpuò

essereilprodottodiprecetti oregolequalsiansi:l'eloquenzacioènonsi

può

insegnareconre- goleeconprecetti.e

mente

ed ingannachi finoraha avuto questa pretesa ehafattoqueste promesse. Conregolee precettisi

può

fare

un

pedante,sipuòfare

un

retlorico,sipuòfareunPadreCesario

un

Monsignordella Casa,

ma

non unoratore,un

uomo

eloquente,

un uomo

facondo.Secosinonfosse.se bastasseroiprecetti,l'elo- quenza correrebbelestrade,enonvisarebbeabbondanza che di oratori,mentre inveceilserooratoreè

un

avvenimentocosìraro, cosistraordinario;e noi

avremmo

per dipiù questofenomeno cbe taliprecettistiche sonolanegazionevisibile diogni eloquenza,sa- prebberoinsegnareaglialtriciòcheessistessinon sanfare.

Lavera,l’unicascuoladell’eloquenza,èl’eloquenzastessa;

levere,leunichelezionichesipossan averedieloquenza sonò,

come

diceva S.Agostino,diudire,diintendereaparlareuomini

eloquenti, nellegrandiqnistioni, nellegrandilottedelfóro e del parlamento.Levere, leunichescuolequindipossibili dieloquenza non sonosullacattedra diunpiùo

men dodo

precettista,

ma

sulla bigoncia deH’ avvocato,sullatribunadeldeputato,incorte di assise,

davantiaitribunali,davantialparlamento,nei nostricomiziipo- polari...,

ovunque

siagitano,sidiscutono grandiinteressi,grinte- rossidellanazione,lavita el'onoredelcittadino;

ovuuque

siagi- tano,sisviluppano,siproduconolegrandi ambizioni.Ivie non altrove è la scuola dell’eloquenza.

Non

diquellaeloquenzafucata

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deiPadreCesariodiMonsignordellaCasa,

ma

diquell’eloquenti chevuole imporsiallecoscienze,soggiogaricuori,incatenarle menti,trascinar seco (siapurnelmale)ilpopolo edisuoipiù

o meno

veri rappresentanti.Ivi,enonnelleaccademie,

non

nelle cat-

ledredei pedanti,èl'esempioviventedell'eloquenzaecoll'esempio

lascuola,lalezione: cercarla altrove èfollia.

Iprecettistiquindi,da QuintilianoalDe Colonia, sonocerre*

tani,sonoinutiliperditempo,ementono

quando

promettonodi far

un uomo

eloquente,

quando

hanlapretesadi volereinsegnarea far ciòchealpostuttonon saprebberofare essimedesimi, giacchése fos- serocapacidi far ciòche voglionoinsegnare,abbandonerebberoil loromiserabilemestiere.

L’eloquenza,

come

lapoesia,è

un

grido delC anima, o non é eloquenza,noni poesia.

Ora un

gridodell'animanon s’insegna»

ma

scoppia dasé stesso.

— Quando? quando

l'anima i dominata da potentisentimenti. L’eloquenza

come

lapoesia è taleperchè è

nn

grido dell'anima,el’anima grida

quando

èferita,

quando

èinpas- sione,

quando

è intempesta;nonabeneplacitodelleregolee dei precettidi

un

pedante.

Ricordatevidituttociòchedipiùeloquente, dipiùsublima ha trovatolaparoladell’uomoinqualche

momento

e vedrete che fa sempresottol’imperodiqualchefortepassione, o(ciòcheòlo stesso)di

un

sentimentoforte,profondo;sottol’impulsodello sdegno,della collera,dell’amore,dell’odio, del disprezzo,odi

nn

fu- rore di giustizia e di patriottismo.

La

parolaperaverefficacia,percolpire, dev’ esserazione;là paroladev’esserunaspada.LastoriadiTacitodev’esser

una

vendetta dell’umanità;il

poema

diVirgiliounadeificazione dellapietà:chi non

può

combatterecon una spadadiacciaio,combattacollaspada

dellaparola:ciòebefalaforza dellaprimafaanchelaforzadella seconda, ed è un animo generoso.

Quando

Cesare, alnocchiero spaven*

tato dalla tempesta, grida:chetemi7 tuportiCesaree lasuafortu- na!questo gridonon è sublimesenon perchèè

nn

atto di coraggio.

Pertrovar simili parolenonfaquindiuopodi arte:bastaavercuore.

PeriscriverlapaginadiTacito èlasuaanima che occorreenonil suo ingegno: l’animaèilsegreto dell'ingegno.Perchèla parolaabbia

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potenzabisogna chesiaazione,bisognacioècheilpoema,il

dramma,

lastoria,l’operad'artederivi dallo stessoimpulsodeinobilieco- raggiosifattienesiaun’appendice;bisognache Tacito abbiailco- raggiodiproclamarlaverità in faccia aNerone conaltrettantaforza conquantaimprimesulriso deltirannolostigmadellasuaparola.

Per cantare

come Omero

bisogna averl’animad’Achille;percom- prenderNapoleonefad'uopo un’anima grandeevasta

come

lasua, l’animadiManzoni.L’istessomovente cheispiraun’attodigran- dezzaispirapure l'innodell'entusiasmoper cèlebrarlo.Periscriver con fuocobisogna averdelfuoconell’anima;per iscriverdelicatai

Dente bisogna aver un'

anima

delicatae gentile; pertrovarun’e- nergica parolafad'uopoaver

un’anima

francaeindipendente.

La

scuoladellaparola non è quindinelgabinetto del pedante,

ma

alnel

campo,

nelfóro, allatribuna,sulla scenadel

mondo

vivente,

ovunque

bavvi unalotta, unabattaglia, dappertutto ov’ èil

campo

dinobilied elevatisentimenti. Lascuola non ènellostudiodi regolegrammaticali oin pedanteschiesercizii diprosodia,

ma

sinel culto de’generosisentimenti:i senti- mentielevatieleverannolo scrittore,produrrannolaparolaele-

vata.

Quando

l’ultimodegliOraziisiritiradavantiaitreavver- sarii,ed ilpadre chelo

rampogna,

interrogatochevolevach’ei facessecontrotre,risponde:Ch’eimorisse!questo gridosublime parte dallasuagrand’ anima,parteda quelsentimentoebe ispira

all’

uomo

dimorirepiuttostocheavvilirsi

;enessunaregola di rette- ricogliel’avrebbemaisuggerito.Laparolaproruppedasè stessacon tutta la forza delnobilesentimentoeh’ essatraduceva,e chilapro- ferìnonlacercò:ellastessa corse sullabbroinquell’ attocheilsen- timentochela informavainvestiI’

anima

perrespingere ciòche volevacontaminarla.L'energiadellafrasedi Tacilo

non

èche l'energia delsentimento chelo ispira.Cheilsentimento cheinveste l’animasianobileegeneroso, sia forte, elaparola proromperà da sè stessapertradurloinazione,ilsentimentotraboccheràdasè medesimoinardentiparolesenzabisognodi cercarle, elaforza della parola saràquella stessa delsentimenlodicuièl’esplosione,

come

la forza della palla è quella delloscoppio chela slancia. Perlaparola quindinonviharegola:1’unicaregola è di sentirefortemente,

Lo

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- 7 —

stile,laparola,nons’impara nnèsuitrecentistinèsullegramma' tiche,

ma

siscaldandoil cuore anobili cgenerosi sentimenti, slanciandosinellavitaconintrepidezza ecoraggio.Sela parola

fallisceèsegno cheilsentimento é simulalo ofattizio,ossiacheil sentimentonon esiste.Laforzanonè dellaparola

ma

s)del senti*

mento

chelaispira:sequestosentimentononesiste,laparola

non

può avervita,dev’ essernecessariamentefredda,morta:ciòche

non

èvivamentesentito

non

puòesservivamenteespresso,olaparola sarebbenna menzogna.

Laparoladev’essereazione:

campo

di essa èquindiil

mondo,

eprimo esemplare questolibrovivente.Bisognavedergli

uomini

inazione,trovarsiconJessiacontatto, mescolarsiallelorogioie, ailorotimori, alle lorosperanze; bisogna amare,soffrire,benedire, imprecare,essereattoresul teatrodella vita eaver lottatoper trovarlaparolachepassal’animaenon muore,laparoladell’elo*

quenza. Lo studiodei libri scrininon deve cheaiutarequestostudio del libro del

mondo,

non mai surrogarlo:Iostudio det bello vivente, lostudiopratico della vita vai ciòchenon varran maituttiglieser*

ciziiscolastici,eilibriche non aiutanotalestudio presentandocigli uomini grandiin azione sonospregevoliesercìziidapedantiche insultano

quando

assumonoil

nome

diopereletterarie.

Qualè

dunque

la sorgentedell’eloquenza

come

dellapoesia?

Un

cuore nobile edelevato:edessononsiacquistatremandosotto

lasferza di

un

pedante o studiandoleregole delDeColonia.Perri, sponder

come

ilpadredegliOrazii,per trovarque! grido sublime, abbisognaun cuor grandeegeneroso,e nonciòcheinsegnala rettorica.L’educazionemoraleèquindiilfondamentodell*educazione letterariaed artistica:bisognafardiscenderenell’animail

Bene

:

l’islessoimpulso checreòl'opera pietosa elatela,ilquadro che ne riproduceva l’immagine,fuilbisognodieffondersi diquestoBene;

acomporre una bell’odeèun sognarI’eroismo».«La medesima disposizionedell’anima,diceD’Atembert, checirendesuscettividi

un’emozione vivacee straordinariabasta perfarneuscirfuorila

immagine:

quindi,prosegue D'Alembert,nonvihaartechepossa apprenderciadessereloquenti

come

non ve n’ha cheinsegnia sentire fortemente».

Che

l’animasiconservipura edintatta da

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— 8 —

ognibassezza,daogni turpitudineeverginealleimpressionidel

Bello e del

Buono

;e poi neltrasportodellosdegno o dell’ammira-

«ionelaparolaproromperà spontaneaper esaltarneo stigmattizzarne l’oggetto, e quella parola sarà poesia.

«Ilgusto, diceVauvenargues, è un'attitudineagiudicaredelle cose disentimento;peraver gustofaquindi d'uopo aver anima.

igrandipensierivengondalcuore.

Quantecose insisemplicipa- role!sciama Villemain. Bisogna aver anima per aver gusto: quindi

il

buon

gustononèunateoria,

non

èun

dogma

prestabilitoan*

teriormente,non è una tradizione di

Roma,

di Firenzeodella Grecia:no;ilgustosiritroverà

ovunque

l’animasaràcapace di Vive emozioni.Che

un

popolosirialzi,diventi migliore;che

an

sentimentodimoraledignitàsidiffonda inesso:ilgustodeve appurarsi,rianimarsi. Difattiquantevolteèstatal’animache ha parlato,che harisposto,che èstalaeloquente,sitratta maidiuna quistioncdigusto?

Quando

quel predicatore racconta aduna

madre

ilsacrifizioordinatoad

Abramo

disuofiglio,equesta donna turbala glirisponde:

Ah

Dio non avrebbe

giammai

comandatotal tanrifizio

ad una madre

!

chisiaffannaa cercaresequestarispostaèbella secondoleregole delgusto? qualarte,qualtalentopuòsorpa ssarla?

nessunofatalricerca perchè quellarispostaviendall'anima,e l’animaha datalarispostacheilgustodituttiisecoliammireràe sentirà inegual maniera».

Quando

alcommissariodellarepubblica cheincoraggiaigiudicidelgenerale

Moreau

acondannarloalla morte perchèglifaràpoilagraziailprimoConsole,

uno

di essi risponde:Sì,

ma

chifarà poi grazia a noite locondanniamo?è forsenei precetti della rettoricacheeglitrovaquestomoltosublime?

No;

lotrova nellasuaanima,nelsuocuore.Pertrovarilgridodi Keplero bisogna sudardiciassetteannidietro a

un

sublimeproblema e

non

giàastudiarleregole delsublime.«Sialettoil

mio

libro da' mieicontemporaneioppurd;l'.aposterità,niente m’importa^,, esso

può

beneaspettare

un

lettoreduranteunsecoloseDio me- desimonon ha avutoper seimilaanni

un

contemplatorequal

mi

son io!»Eccoun grido cheviendall’animaenon da uncalcolo: per emetterlobisognasentireinsè stessouna granforza,laforzadi quel movente chelohafattodurardiciassetteannidietro a quella

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scoperta:quel grido è un'esplosionediquella stessa forzachepoco- prima hafattoafferrare aKeplero quel

mondo

sconosciuto, èlaco- scienzadelpropriogenioossiadellaforzacheloanima,cquesto sentimentodipotenzaglifadisdegnareilvoloileicontemporanei e de’posteriperchèbensentechenonglipuòsfuggire.

III.

Qualèquindiilsegreto dell'eloquenza?qualèilsegreto per Irò.

rare quelleparoleche scuotono, che peneiranotcanime, che avvincono, che trascinanoilcuore, precipitanlaconvinzione?

per trovar cioè l'eloquenza?

Poichéiprecettinonservono,non visaràproprio- alcun mezzo pertrovarlasorgente dell'eloquenza?

Signori,primadirisponderepemu-Melcmi cheioviracconti

un

aneddoto che qualcheannofaleggevonelle

memorie

diunaulirò go- vernatoredelle Floride.Questo governaloreaveni'.innieraavvocato

ed ammogliatoe nellasualunadimielenon aveva nè cause nède- nari. Derelitto,un giornosipresentaalle assisiealbancodegliavvocati pertrovarqualchedifesa,edinfattiinima causa numerosadiaccusali dopo chequestiaveantulli sceltoundifensore,unvecchierelloche erar ultimo,non sapendosu chi gittarsi di meglio,siattaccaalui.

Sentiliitestimoni,sicomincialadiscussione cdopo molle arringhe vienfinalmentelàvoltadel nostroesordiente.

E

confuso,incerto, tremante quasicome un reo, eglicominciaaparlare ebalbettando prosegue un pezzolasuaarringa,

ma

conun tonotaleche finalmente alrappresentantedelpubblico ministero sfugge unvisibilesorriso discherno.

Quello scherno dovevaesserlafortunadell'accusato e delsuo giovine avvocato.

Alla vista diquelsorrisoschernitorelacolleramontaallalesta deldifensoreeaduo tratto,

come

cavallochesciogliendosidalle pastoieritrovaluttoil natiovigoreesi(slanciaallacorsa,il

nostroesordientedimenticatutte le paure, tutteleesitazioni, tutte le incertezze e rovesciasulpubblicoministerouna fulminea arringa che strappaaigiuraliunverdctto|diassoluzioneemeglio ancora gliapplausifrenetici di tutta la sala.Labile diunsoltrattoloavea reso aratore.

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to

Dove areatrovalaquelgiovinettoi’eloquenzadellasua

nuova

arringa? L'aveatrovata nel desideriodivendicarsi diquelloscher-

no, cioè inunapassione:fedi iniignatio versum.Ot bene.che l’uomo siappassioni perloscopoch'eisiprefigge e!’eloquenzaverridasé stessa sulsuo labbro senzaeh’ eilacerchi,senzaeh’eivipensi,sen- zaalcunosforzo.

E

poichéinqualche

momento

dell’ esistenzatutti abbiamoilcuorein passione,ogni

uomo

insuavitaèstatooratoree poeta,olosarà.

L’esaltamentoèilsegreto dell'eloquenza

come

diqualsiasi ispi- razione^ poichénonvihaesaltamento senzapassione,lapassioneè la verasorgentedell'eloquenza

come

dellapoesia.Lepassioniposso- nodeplorarsi dalmoralista,

ma

essesolesonolasorgentedell’ rio*

quencae della poesia,sonolefonti ditutteleletterature,sono

una

ispirazione;sonolevere

muse

dell’umanità.

Questostato diesaltamentoèiafortunadell'oratore e dellecau-

seacui egli prestailsuopatrocinio.

Ogni

avvocatonelgiornodi

una

discussione dovrebbeaugurarsi qualcheprovocazione,qualche contrarietà, cioèqualche motivodi bile:nonviè

musa

cosìispira- trice

come

labile.' Lo sapeanocoloroche aveanoadiscutere col celebreBerryer:guaiachiglilanciavauna provocazione!illeone trovavanell’ira tutte lesueforze e l'avversariononeramaisìcerto di essereannientato.

Et

èappunto nell'esaltamento prodottodalla passionechesitrovalaspiegazionedelperchèinuna discussionela replica,sebbene pernecessitàsiimprovvisi, riescasemprepiùfacile dellaprima arringa che puringranpartesipotè preparare,fenome- no che provanluttiglioratori e aprimavistacontratdiltorio.La provocazionevidà undesiderio della vittoriachenonsipoteva aver prima,equestodesideriosalendoalgradodipassionevidecuplale

forze e vifatrovarquellaenergiadi parolache senzal'ardordella

lottanonavreste trovato.

L'esaltamentodellapassione èilsegretodell’eloquenza. Da-

temiun

uomo

senzapassioni,checioènon amienonodiinulla, equest'uomoresteràprivononsolodell'eloquenza,

ma

perfino della loquela.Datemi invece

un

fortebisognodi parlare edil

muto

ritro- veràlaparola.

È

notoil

muto

del

dramma

chealla vistadiun’arma chestaper colpiresuopadre,

manda

ungridoperavvertirlo, cioè

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11

-

ricu peralaparolache avea perdutodallapuerizia,finoloancora quelpersonaggiodella

commedia

chenato balbuziente,

quando

voloa trovarfranchezzanon avea che un mezzo, quellodiimbestia- lire,di mettersi abestemmiare,dimontarin collera, di porsi cioè in passione.*

Dategliuna passioneequalsiasi

uomo

sitrasformain oratore.

La passione esaltandotuttelenostrefacoltà, tuttelenostreforze, dovea produrre anche l’eloquenza cheinfinenon è che unaforza; la forzacioè dellaparolaportata alsuo apogeo.

E

poichésoltantole cosenobiliegeneroseponno appassionar davvero, l’educazionedel cuore, enon quelladellamente,èlabaseprincipale dell'eloquenza;

ex abundantia cordaotloquitur;

peclutestqnoddiserto»fac.it.

L’elemento moralecioè,ilcuore,èl'elementopredominantenel- l'oratore.

Educar

quindiilcuore, darglilapassionedelBello e del Giusto,eccol’unico

modo

didarl'eloquenza,realizzando cosila definizionechedell'oratore cidiedergliantichi:tirbonus, dicendi peritus.Tuttoilrestoèmera ginnastica chelapraticainsegnerà

sempre, edè inquestasolapartecheilibridiCiceroneediQuinti- liano sull'oratoriapossono tornarutili.Questilibriv’insegneranno

peresempionellosvolgerleragioni delvostroassuntoacominciar dallepiùdeboli emetterinultimolepiù forti;eperl’istesso

mo-

tivo visuggerirannodi tener perlareplica, se l'avete,

uno

diquegli argomentiperentori! o diquei bnns molsche chiudonlaboccaal-

l’avversario etroncanolaquislione,assicurandocosi a vostrofavore l’ultimaimpressionedeigiudici.Seilvostroavversarioprodusse qualche ragionea cui sia difficileilrispondere,v'insegnerannonella

vostrareplica a saltarlo,giaccheilvolerrispondere

quando

larispo- staè impossibile

non

servechea ritornaralla

memoria

de'giudici

un

argomentoinvostrodannoe amostrarne vieppiùlaforza:viinse- gneranno

insumma

ciòche

diremmo

latattica dell’arte, viinsegne-

ranno

delle accortezze,

ma

non v’insegneranno maiciòcbè è impos- sibileinsegnarconprecetti,l'eloquenza.

Io vidicevocheciòchepredomina nell’eloquenza è l’elemento morale. Di qui l'onnipotenzadell’accento, di cuinullapuòagircon piùforzasull’animodegliuditori.Laparolapersèsola èlametà dell’eloquenza:ciòche veramentelarende eloquente èl'accento

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(21)

19

«tracoiè proferita,con cui erompedalcuoreedallabbro.Diquila risposta delprincipedegli oratori greci,Demostene, cbe interrogato tre volte diseguitoqualifosscrledolipiùimportantidell’oratore, rispose tre volte diseguito:l'accento,1*accentoesemprel’accento,

cioèil

modo

dipronunciarleparole;

l'accinto,pelqaale,

come

nota Cicerone,molti oratorimediocririesconpiùsplendidi di altri

assaipiùvalenti. L’accentodiBerryer,notavanigiornali

un anno

fa, inoccasionedellamortediquesto sorprenderleoratore,eraciò cheviera dipiùstraordinario in lui di cuipur leggiamo contanta

meraviglialearringhe:chinonlobaudito(tuttisonoinciòcon- cordi]non può aver alcunaidea dellasuaeloquenza,pursimagica anche senzailprestigiodell'azione: l'attore erainluicentovolte superioreall’autore.

E

accentoe

anima

efoco e calore,luttotroverà chiarringa, chiparla, daidiscute, sevorràveramenteciòchecollasua arringa, colsuodiscorsosiprefisse, se anelerà aquellameta,aquelloscopo contuttelepotenzedell'

anima

;secioè loanimeràlapassione.

IV.

Signori!ioviho proclamalol'impossibilità di sottoporrel’elo- quenzaaregole, a precetti,equindil'impossibilitàd’impararla,di acquistarlastudiandotaliregole,taliprecetti, e l'inutilità dellecattedre

dieloquenzaistituiteedaistituirsiperquantodotti ebenpagati ne sienoititolari.La quistione peròsel'eloquenzasiaonoiin'drfe

e quindi possainsegnarsieoateoriche e precetti

cume

lamedicina o qualchecosadisimile,nonènuova.La quistione anzi èstala postaediscussaalunghiintervallida tre|>otenlissimi ingegni, grandiatletiessimedesimidellaparola,

ma

semprerisolutanell’

istessosenso.

L'eloquenzanonèun’arteequindi

non

si

può

insegnarea precetti: lohadettodiciannovesecoli failprincipedegli oratori ro- mani,Cicerone,pure autorediregole e di precetti.Quattroo cin- quesecolidopoloharipetuto

un

luminare dell'eloquenzacristiana, 8.Agostino,pure maestrodiretlorica a

Roma

eaMilano,

prima

di eiservescovod’Ippona. Lohadelloinfmesulprincipio diquesto

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(22)

13

secolouno de’più grandinostripoeti e scrittori,

Ugo

Foscolo, all’atta stessodiassumereunacattedra dieloquenza.

Existimei(fachiederCiceroneall'oratoreLicinio Crasso) exi- ttimeine arlem aliquotaettedicendi?Pensi tucheri siann’arte

cheinsegni a parlare,ad arringare?

Alche risponde Crassoo

non

esserci arte propriadeldire,oridursiessa a precettidipoco

mo-

mento. Ac

primum

illui.... respondeo,mihi dicendi autnullam artem, aut pertcnuemvideri.Imperciocché,aggiungeCrasso,o quella soladee chiamarsiartelaquale haregole riconosciute per ver* e infal-

libilied evidenti,indipendentidalcapricciodelleopinioni,e

mi

pareche

non

esistaun' arte oratoria:non mihi videlur artoratorie ette ulta. Infatti(prosegue) tuttoilnostroarringarenel fóro diqua- lunque genereegli siasi,non hanulla di stabile esiadattaSempra allecircostanzeedallavariadisposizione dell’ uditorio:tuntenitn variaet

ad

vulgarem pnpularemque tentum accomodata

omnia

ge- nera huius foremit nostraediclionit.Chesequalcuno osservandoat- tentamenteciòche fannoigrandioratori,riducalo a certi capi,a distinguendoloconnomispeciali lodividaingenerie inparti(come pureè statofallo)nonveggo, dice Crasso,perchèquesto

non

possa avereil

nome

di arte,almenonelsenso volgaredellaparola.

E

ciò, costituiscaun’arteo qualche cosachelesomigli,certamente

non

bisognatrascurarlo,sebbeneoccorraqualchecosa assai dimegli# per arrivareall’eloquenza.

CosiCiceronenelsuolibroVe Oratore.

Ma

S.Agostino vapiù avanti, eproclamacheiprecettisonoanzi

un danno

o un’inutilità,

a

diceche nessunodi coloroche sondotatidieloquenza pensamai

quando

parla alleregole delbendire,perquantoleabbiastudiale.

S.Agostino credechociò siaimpossibile,chesiaimpossibilecioè et dicere beneet

ad

hoc

faciendum

praeceptailladicendicogitare

rum

dicunt.

E

ciòuonostante nei discorsi degliuominieloquenti sitrovanoapplicatiquesti precettiancorchéalessisconosciuti:im- plentquippeitlaquiaeloquente*sunt;non adhibentut tint eloquente!.

Non

sono eloquenti perchèlimettonoin pratica,

ma

limettonoin pra-

ticaperchèsonoeloquenti.

E

(continuando)assicurache ha trovato eloquentipiù spesso coloroche

non

isludiaronoprecettidi sortache

non

quelliebelistudiarono:invecenontrovòeloquentenessuno che

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- li -

nonavesseudito olettodiscorsieloquenti.

E

conclude che purché siavil’ingegnosiarriveràall'eloquenzapiùfacilmente ascoltando o leggendooratoricheseguendoregole e precetti.

Nam

$ineptaeceptis rhetoricisnuvimus plurimo!eloquentioresplurimi

squi ipta didiet

runt:sinelectisveroetauiititeloquentium disputationibustei dictinnibusnetninem.

... Si

acutum

etfervens adsitingenium faciliusadhaeret eloquentialegenlibut etaudìentibuseloquentes

quam

eloquenliae praeceptaseclantibus.

CosiS.Agostinonel libro 4° delsuo trattatole Doctrinachristia- na, librochecostituisce

un

trattato dieloquenza pienodi vistenuove, originali, e altrettanto utile epreziosoquantosconosciuto. Inquella lottacorpoacorpocolpaganesimoe co’suoifilosofi,perpersua- derechinon cedeva,per trascinareleturbe,perfartrionfare le ve- rità dellanuovareligioneiSS.Padriavransentitoilbisognodi

una

eloquenzabendiversadaquellainsegnatadairetori,e S.Agostino attore eglipurein questoimponente

dramma,

inquestalottadel novocolvecchioched.»»eatrasformareil

mondo

ecangiarfaccia all’umanità,parlandodieloquenza,eglisidotto,sierudito,sìpo-

tenteingegno,eraimpossibileche

non

vedesse,chenonsentisseche l'eloquenzainsegnaladai precetti eraimpotentealloscopo, eche era

necessariaun'eloquenza chevenisseda benaltra sorgente,cioè dal cuore.Erantempigrandiosi,ipiù belli forse della Chiesa,

quando

questanon essendo ancorlapiò forteeracostretta a discutere,cioè adammettereimezzidellapersuasionee della parola. Alloraper-

tanto vi fuun'eloquenzacristianasplendidaquanto quelladiAtene ediRoma, eloquenza però checessòildichealladiscussione, alla per- suasione,sicredèsaviezza sostituireilmezzopiòspeditivo de'roghi che oggi qualcheimprudentezelantedesidererebbedivederrista-

bilito.

L’ArterettoricaperS.Agostino

come

per Ciceroneera

dun-

que un'impossibilitàedun assurdo, edanziuna nemica dell’elo- quenza.

E Ugo

Foscoloall’altostesso diassumerelacattedradi eloquenzainPavia(precisamente 61annofanellasuafamosaPro- lusione del

22

gennaio 1809)laproclamava

una

cattedraimpossi- bile,dichiarando che l'eloquenzanon potevaesserfrutto di verun' arte,escagliandosicontro que’tristicheall’eloquenzasostituiron

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(24)

15

Vartc.

..«

l’arte (eglidice)che,'moltiplicaiprecetti,chenella prima

educatone

snervalelibbrede’piùforti intelletti

;cheper

tanti secolifé’riccadiineziel’italiana letteratura ».

Voletesaperechecosaprodusse o almenodichefucontempora- nca questasostituzione dell’Arteallaveraeloquenza,sostituzione di

cuilaGrecia

andò

debitriceperprimo ad unSiciliano,ilLeoniino Gorgia?L’Arteagli oratori sostituìiretori, eirelori fecero perire prima Socrateepiù tardila lib-rtà.«

E

mori (diceFoscolo par- landòdiSocrate),eun retoreordìlacalunniae

un

riccofazioso pagòlospergiurode'testimonie de’giudici;eun poetad'inette tragedieperorò controSocrate, e

300

Ateniesi locondannarono,ela sapienzafuggi dalgoverno,e1’eloquenzaammutì,eAtenefuserva de’retori chefeceroesiliaretuttiifilosofi;eItaliapureglivide espulsi

quando

Domizianoinsignivaunretore del consolato, ilre- toreQuintiliano chenelleItlitusioni ov’ei predicalalealtàindispen- sabile agli oratori,parlandodiDomiziano,di quell’ingratoinsidia- toredi Tito, di quell’invido tiranno d’ognivirtù, diquelcarnefice

industrioso. Iochiama censoresantissimo de'costumie in lutto • nell'eloquenza eminentissimo. »

V.

Signori! l’eloquenza ha regnato sovranainGreciane’ suoi

momenti

più splendidi. Pericle solmercèI’eloquenza ha padroneg- giatoperveni’anniilpopolopiù volubileed impaziente qualeera PAteniese.Ilpiù terribilenemicodiFilippo il Macedone,ilpiù terribile avversariodi chivoleva soggiogarelaGrecia, è stalo

un

oratore

l'emostene. L’ Italiadopo

Roma

repubblicana,non ha più avuto eloquenza.Lalibertàpuòstaresenza eloquenza

quando

non siavi unacoltura letterariacorrispondente.

testimoni iprimi tempidi

Roma

dopoire,eFirenzeprimade’Medici

;

ma

l’elo- quenza

non

puòesisteresenzalalibertà.1/eloquenzaèricomparsa

inEuropadove primaè sortalalibertà, inInghilterra. InFrancia f

89

cioffreIospettacolo del sorgere della liberiàedell’eloquenza aduntempn,in

uno

de’suoipiùmaravigliosirappresentanti.

Mi

rabeau. L’eloquenzadopoun’ecclisse di diriotto secoliricomparisce

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(25)

16

fa«apranelsuo parlamentoe nelsuofóro:

quando

T

quando

nloroa la liberti.Lalibertiquindièlaconditone inseparabiledall’ elo- quenza;el’eloquenza èperitaosiè corrottanon perchèognicosa sia soggettaper suanaturaaperireo corrompersi

come

qualcuno1 'hasognalo,

ma

perchèle

mancò

ilprincipaleelementodi vita,perché sparìlalibertà.

É

peritainGreciacollaindipendenza, èperitaa

Roma

colla repubblica;perirebbe

domani

in Inghilterra, inFrancia,

ovnnque

havviunatribuna,unabigoncia,sesi sopprimesselali- bertidellaparola e delladiscussione, se9iperdesselalibertàpoli- tica.

L’eloquenzaè statalagloria deisoliduepopoli liberi della antichità: essa ritornerà anoicolla libertà.L’eloquenza èun

dono

della libertà.Senzal'89laFrancia sarebbe rimastaprivadel più grandede’modernioratori,edegli stessosarebbe mortosenzatorse neppursospettarelasuapotenzaoratoria.Senza1'89 Mirabeau sarebbestatoimpossibile.Perlagrande eloquenza occorre1'arena

politica,occorronolelotte dellatribunae delfóro.Lalibertà,dan- dociilbisogno dell'eloquenzalafarà nascere;

ma

oltreaquestoessa cidarà

un

altro benefìzio: l'estinzione dellapedanteriae dei pedanti.

Lalibertàcidaràl’eloquenza,eI'eloquenza (quellache ha bisogno davverodipersuadere)uccideràunasettafunestaall'Italia quantoildispotismoesua

compagna

pertanti secoli, quella dei pe- dantie (cheètuli’uno)dei puristi,all'ultimode'qualinonèmulto

un

belloingegno che ha avutoperqualchetempoilportafogli della lllruz:onepubblica,intuonava l'orazionfunebre.*Nei comizii popolari,alparlamento,alle assisie,davantiaigiurati,itlinguaggio

delPadreCesari e diMonsignordellaCasagraz'eatcielosaràim- possibile enessunoavràmaiilcoraggiodiservirsene.

L’eloquenzaoggigraziealla libertàhaun

campo

chenon avevane’l' antichità,ilgiornalismo.Igiornalistiche ogni mattina partanoallanazione,allecamere,alre,a tulli,sono oggiiveri ora-

toridel popolo e rimpiazzanoitribunidiRoma,glioratoridi Atene: sonoessiglicalori,itribunipermanenti,spessoanoni- mi,

ma

diun'azione incessante,quotidiana, che da

un

centro

*qnalsiasisiespandeesifa sentirealpiùremoto angolodel paese, dal palazzo allacapanna.

Eco

universale di tuttiipensieri, ditutte

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— n —

leidee,ditutte leopinioni, di tuttele ire,speranze,fant-isre,recla- mi,nessunolisottrae aquesta voceche da ognilatov'insegne e vi raggiungeconun'irresistibile attrattiva.Li s'ampa, mercèilgiorna- lismo,harealizzatoc;ò cheinvastiagglomeramcnli quaisonole nazionimoderne sarebbesta'» impossibile,cioèdifarsiintendere a milioni dipersoneinunsolgiorno; di fargiungereamilioni d'ina dividitiquasicontemporaneamentel'istessopensiero.Kistessaidea.

Questa conquistadellacivifràmodernahaperòdeiterribili compensinegliabusi chesenepossonofare.Ai tempidiDemostene eraqua'rheoratoreebesivendevaaFilippo:oggièungiornaleche vendeperqualche migliaiodiscudiunaquistionc.Tuttiricordano' laquistioneRutta vendutainFranciasottolamonarchiadiLuglio da

un

celebregiornale perquaranta milafranchi.

£

non per questo

ilsuodirettore e redattore cessòdiesserecorn'ètuttaviaun

uomo

onoratoedonorevole,

homme

dt eoeuretd'esprit,

come

lichia-

mano

inFrancia.

E quando muore

undi costoroconparerchimi-

lioni,tuttiisioiconfratelliin'giornalismo(gliavversarliprimo degli altri)venefannoun Fucione, unAristideo qualchecosa di simile.Dalfondodelsuo oscuro gabinetto questa potenzi chediriga un giornale puòcolpire la lestachevolete,puòannichilarequalun- que uomo, distruggernelariputszione, disonorarlo,fame scempio,uc- ciderlomoralmente:laquistionespessopurtroppo

non

èchedide- naro.Lareclame,questotristoprodottodel seco! nostro,questa

men-

zognapermanente, hapersuase-teprivilegiatalecolonnedelgior- nalismo. Purchésiscrivabene, purchélaparola sia franca,eloquente,

brillante,purchésif.tecia'conspirito,tutto èpermesso,lutto è pos-

sibile.Ilgiornalismo puòcreareestimarinun giorno

una

riputa- zione.

E

cosi ficeanogliora'ori inGrecia eda

Roma

epiùdiessii Retori.

Ma

chesignificaciò TSignificachenon vihacosabella, utile, preziosa,che non abbiaisuoipericoli,chocoll’abusarne

non

possa cangiarsi indanno.

Ma

perchèilfuoco

può

distruggerelavo- stra casa,lavostra famiglia,puòridurreinun mucchiodicenere decinedicittàinungiorno,nonperciò voi vorrete escludere eprò Scrivereilfuocoo regolamentarlo.

B

cosinonproscriverete la libertà dellastampa chepoihatanti nobili rappresentanti.

L'eloquenzapoliticaoggiseu.bra dovesseimperar*priucipal-

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(27)

-

18

mentene’parlamenti,

ma

iviiltuopotereèbenlimitalo.Ipartiti notisi

commovono

perarringhe.1partitivotanocompatti conri*

gorosadisciplinaalcennodiuncapo. Abili essistessiquasituttia parlare,irappresentanti dellanazionenonsi

commovono,

noncara*

bianpareresifacilmenteper l’influsso diqualchearringa: lo(celli*

cismouniversaled’oggial|>osluttoharesa illusorial’eloquenzanei

parlamenti.Dove l'eloquenzapoliticapuòè sullemoltitudini, sugli elettori.

Ma

lemoltitudinid’ogginon sonodicinqueoseimilain- dividui al più

come

quelle cuiparlavaDamoslene*.Oggilemolti- tudinisondi milioni, e parlar amilioninon èpossibileche conun giornale.Oggipertanlo’l’eloquenzasiesercita colmezzode’ giornali.

I giornalisti d’oggisonoglioratoriantichi,ecom’essisiagitano,

ai azzuffano,silacerano fra di loro, fanguerraaluttoeda tutti,fin- ché arrivanoalpotere,arrivanoalgoverno. La deputatane persé

soianon basterebbeaciò:ogni deputato chevogliagiungerealpo- teredeve anchefarsi giornalista;ogni ministro chevogliarimanervi, chevogliacioèconservareilportafoglio,deelottarenc’giornali quantoalmenoinParlamento.!tgiornalismoha rinnovatotuttociò chesivideneglioratoriantichi,diAlenespecialmente.Demoslene oggi sarebbe unaccanito giornalista,ed oggiilgiornalismo,piaccia o nonpiaccia, èilpadronedelmondo.

L'eloquenza,

come

dissi,regnaegovernane’nostriparlamenti

ma

solo inapparenza:iloro

membri

non subiscono questogiogo.

Dove

regnaintuttoilsuopotere è alleassisie,suiGiurati, fiivi

soloche l'eloquenzaorale,l’eloquenzadivivavoce,cheèI'unica vera,sitrova acontattoimmediato colpopoloper quisiioniche spessotoccanociòchevihadipiù vivonelcuoreumano, etalvolta piùpolitichechegiudiziarie,fiivicheessasitrovafacciaafaccia colpopolorappresentatodadodicicittadinielettia aorte,che oggi aonvostri giudici per tornar

domani

quelche eranoilgiorno avanti econfondersicolpopoloa cuiappartengono,edi cuipartecipanoa tutteleopinioni.

É

ividovel’eloquenzahaun

campo

vergine, prontoa riceverne tutte le impressioni, asubirnetutteleseduzioni,

tuttoilpotere.Ilvero

campo

dell’eloquenza, è impossibilenegarlo, sitrovasoloalleassisiaedèivicheteanimeeletteriporleran tempraitrionfipiùlusinghieriepiùsinceri.Nei Parlamenti

non

si

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(28)

— In-

volaper1"eloquenza,

ma

ilpurtroppopelpartilo a cuisiòlegati,

pel partitoch« ha mandatoallaCamerailvotante,che relomantiene edacui spera la rielezione.A1leassiaieinvecesivotaper impressione, el'eloquenzapuòstrappar tutto alatigiudici. Iviquindisarà. sena- preil

campo

piùseducenteperl’eloquenzae pe'suoi veraci cultori.

La sededella veraeloquenzaè

dunque

unaparte delFòro,là dovesiamministrail

ramo

piùgeloso dellagiustizia, la criminale.

E

rallegriamocene,benché oggi9siamofuoridiquelrecinto.

j

APPENDICE

L’eloquenza è unprodottospontaneo,inchisitrova in istato

di eccitazione*.Porsiquindiin tale statoèil

modo

piùsemplicedi sciogliereilproblemadell'eloquenza.Ora avvi

un

mezzo,avvi un'irta permetterci a nòstravolontàin istato dieccitazione?

lohovisto

un

taleche,afreddo,dopolaprima giovinezza

non

erapiùcapacedi fareunsolverso;

ma

seinqualche cena beveva

un

po'dichampagne,siaccendevalanto^da diventarimprovvisa-

toreedi versinon mediocri.

Un

verofurore loinvadevae gliamici

non

faceansipresto a darglirime com’egli acomporreversi.

Noinon

daremo

alcertoperricettadellafpoesiaedell’elo- quenza unabottigliadivino,

ma

aquestaesaltazionemateriale è certamentepossibile sostituire un’ esaltazionemorale;equestaesal-

tazionemoralelaprodurrà l’amoredellagiustizia elevalo algradodi passione,ildesiderio cioè divedertrionfarelaverità elagiustizia,

spinto fino alla passione.

Quando

ogniingiustiziasusciteràfiumidi indignazioneedi bilenell'animodi

un uomo

d'ingegno,egliaarà assaisfortunatosenontroveràparoleper riversarli sul

mondo

chelo circonda, percomunicara chi lo ascoltaquestabile equestaindi*

gnazione.Datemi

ud uomo

entusiasta perlagiustizia,per la verità, perla,causadi chi soffre;datemelofornito d'ingegnoedicoltura,•

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(29)

— 20 —

eoli’abitudinedi

adontar

ilpubblico, epoilo vedreteallaprima occasionetrovar accenti energici, sublimi; trovar l'eloquenza. Si

può

far altrettantoanchepercommedia,losappiamo;

ma

la

commedia

per quantoperfetta saràsempre

meno

vivace, c d’altrondenonsa far la

commedia

chechi eranatoa far quellapartedavvero,cioèper sentimento.Vi haun accentosipenetrantenellinguaggiodiun’ani*

ma

appassionata;vibaunataleimprontadiveritàchenessuna commediavarràmai

ai

(produrlo.

L’i:npressionnbilitàdelpoeta e dell’oratoredipendeappunto dalloJvqiHsitosentimentodelHello,eqoindianchedelgiustoe

dell’onestoebe iilBellomorale pereccellenza.

Quando Manzoni

canta:

«fvitli fatti asembianzadi

un

solo, Figli lutti diunsolo riscatto.

In qualora, inqualparte delsuolo Trascorriamo quest’auravital,

Siam

fratelli,siamstrettiad nn,palto:

Maledettocoluichel’infrange,

Che

s’innalza sul fiaccochepiange.

Che

contristarono spirtojimmorial» è in

un

encrg'co Sentimentodel'agiustiziach'eitrovaquestiac*

centisublimi.Pertrovarquindi eloquenza,perchèsiapossibile

l'eloquenza, è necessarioprimadiognialtra cosaunvfr bontt», cioè un'animaretta,un'animacalda pelbenedell’umanità, un'anima che nesentavivamenteidolorieleangoscie, un’anima cheviva di

‘entusiasmoe d’indignazione ad untempo: entusiasmopertuitociò ebeè bello, nobile, generoso;indignazioneper lutlociòche èbasto,

turpeo.liniquo.Ilsegreto delgenio

non

èche questasensibilità morbo*»pel Bello e per tuitociòchelo urta, elaprontezzaadaccen*

dersi disdegno odientusiasmo.

1/entusiasmo,losdegno,sirivelanoprincipalmentenel calore dell'accento.Di quiilmeravigliosoeffettodi certi discorsie«oprai*

luttodei versi improvvisali,eladelusionecheciaspettaleggendoli

ilgiornoappresso: la loro forza stava tutta nel caloreconcuivennero proferiti.

*

\

L'accentoè tulio. L'.istessa parolaha centovalori diversi «econ-

%

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(30)

-

21

-

deildiverto

modo

concuiè pronunciala. Quanti

modi

didir

ut

Grafie! Vi puòesserdentrotuttal'animadichi ringrazia,e

può

esserasciutto efreddodafardispettoquasi

come

uninsulto:

può

esser gentileosgarbato, entusiasticoogelalo,francooppuresten*

tato,cerimonioso,affettato,compassato;seccoo pienodiabban»

dono Anche

qui

come

all'Opera,lamusica ètutto, leparoleson

nulla.Laforza della parola

come

quelladella palladacannone, più cbedalsuopesorealeviendallaforzaconcui è esplosa.Diqui l’enormedifferenzatrailproferirundiscorso edilleggerlo,per

l'impossibilitidi dare,leggendo,alcunslancioalleparole.

Guai

• chi legge, inunadiscussione:perciò solo eh’eilegge tutto l'effetto èperduto.

Anche

nellecosepiò preparate bisogna assumerl'aria dell*improvvisazionee farchelaparolasembriuna creazionedel

momento:

l'effettoèaprezzodiquestaillusione.Guai purealla monotoniadellavoce:chi sente luttoad

un modo

nonsente nulla.

L'eloquenza èilfruito dellapassione.Essaquindi noni possibilecheinrarecause, inquelleincuisonoingioco grandi interessi,grandipassioni.L'eloquenzacosi

come

l'eroismonon è possibilecbenellegrandioccasioni,

nonnei piatimeschinidella vitaordinaria.Volerfar dell'eloquenzaapropositodiuna quistiona di confinioperqualchefurto di galline èvunrendersi ridicolo.

Inpoche causeèpossibilel'eloqueuza,

ma

intutteperòè possibileun'esposizioneviva,rapida,briosa, piccante; in tulleson possibililavivacità,ilbrio, ladisinvoltura,lalucidezza d' idee edi parola:quella parola viva,animata,piccante,che penetra eferiscee

non

lasciamai addormentar l'uditore: nonèlapoesiachedeefar*

ilpoeta,

ma

sì ilpoetalapoesia.

Anche

quituttiigenerisono buo*

nifuorchéinoiosi: se l'oratoreannoia,senonsifaudirconpiace-

re, egliè perduto. L’autorediuna

commedia

silagnavacon

uno

dei giudiciperchèallalettura diprovasieraaddormentato,

come

so avessemancatoalpropriodovere.

Ma

anche questo

ìuo

giudizio, gli fu osservato:colpa vostra selaproduzione cheleggetefermasipoco

lamia attenziooe dalasciareche prevalgalasonnolenza,ilmigliore elogio diunlibroèdinonpotersene staccare,

una

voltacominciata Iqlettura, e cu-l diunoratoreèdi

non

islancarmai.

Anche

nello cause

meno

interessanti essopuòtrovarilmezzo ad ingegnoseeprò*

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(31)

— sa -

fondeconsiderazioni.

Non

viha qnistione che non abbia

un

lato Borale.

Ora

togliersidallamaterialitàdelfatto percontemplarlo nellesue causemorali, per istudiarloallumedei principiiè ciò che caratterizza l'oratore distinto.

Una

mente volgarenel fattonon vede che quel che veggontutti.

Un

intelletto elevatonescorgeinveceise- gretimoventierisalendoaiprincipiis’innalza aidee,aconcetti nuovi,taliche nessunofracolorocheascoltano viavea

menomamen-

tepensato, sicchéfanno adessil’effettodiunarivelazione.

Pochi sonoigrandi,i verioratori.Aspirar quindia taleal-

tezzaè quasifollia,esesoloadessidovesseesserconcessa laparola,

iipotrebber quasi chiudereaffattolenostrecamere,inostritribunali Vi ha però

un

rómpito più modesto che h permesso a molti ed èdi averlucidezsa di idee e di parola e di farsiudir conpiacere.Afaan- cheperquestoè indispensabilestudiarprima profondamentelacau- sachesidevediscutere,guardarladaognilato,sottoogniaspetto, agitarlaintuttiisensi.Lafranchezzanelparlarenascedalcom- prenderin tu'lalasua estensionel’argomento,dall’averben pre-

senti tullelecircostanze di fallo edidiritto,dalpossedereInUigli elementidella quistione, dall’ abbracciarla intuttoilsuo insiemee conforza;eciònonpuòottenersiche dauno studio profondodella causa -Lafacilitàdiparola saràiifruttoedilpremiodiquestafatica;

...

..cuileda potentereritres,

Nec

facondiadeserelhunc nec locidus ordo ....

Verbaque provisam

rem

noninvilasequentur.

Cosasoprattutto necessariaò aver luciditàdi- idee.Percomuni- car ai giudiciconfacilità,conchiarezza,con evidenzalenostre idee bisogna chesipresentinoanoislessinelle, evidenti.Se questeidee vaganonella nostramenteconfuse,indeterminate,incerte; se

non

le vediamo davantia noi spiccate esenza alcunafrangiache nevelile linee di confine,non potremo comunicar adaltriciòchenoistessi vediamoinconfuso, eladiscussione riesciràquindi necessariamente arruffila,confusa ».Ora perottener tulioquesto bisogna avermedita-

to alungoilsoggetto,bisogna aver ragionatosulmedesimo, bisogna averloseco stessodiscusso:per bendiscuter

una

causainpubblico

‘fa

d'uopo

averlaprimadiscussaa lungo ereplicatameli tecon

stesso; :1 r-

H

'

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(32)

— *3 —

ì

— Ma

el’improvvisa*ione(chiederàqualcuno)?

10

L’improvvisazioneè

un

illusione. DemosteneeCicerone

ie preparavanoleloroarringhe;ilsecondo neparla ne’suoilibri

coma

le di cosausatadalutti.Cavournonsolo preparavaisuoidiscorsi e-allecamere

ma

neiaceaprimalaprovacolpropriosegretarioArto;

.li

om.

Favredicepersino cheì un'irriverenzaalpubblicoilparlargli a-all’improvviso,eaffermachel’ispirazione

non

puòvenireche

do un

maturo esamedelsoggetto della causa, eche ancheigrandiora*

il-tori

non ponno

mantenersi allaloro altezzasenza

uno

sforzoconti*

la,

nuo

di

mente

e d’ingegno L’improvvisazione è

dunque un

sogno»

ilinelseosoassoluto della parola,o sarebbeunafollia.Primad’ acciai*

digervialladiscussione diunacausa, voi vi sieteformalosul soggetto, ladelle idee, dei pensieri; voiavetetrovato degliargomenti,voi avete

i). inmente,cioè sapete, ciòchevolete dire.

Dunque

non improvvisata,

ilo,

Che

ciò poi sia scrittosuunacartaonellavostramemoria,ladiffe*

m renza pocofa:vuoldirenelsecondo caso cheavetetal

memoria

da re

non

averbisognodell'aiolodiun pezzodì carta scritta:ladifferenza gl

non

è altra.

Ma

lavostra pretesaimprovvisazioneèun giocodime*

>i moria,

una commedia

enullapiù:tanto è verochespessoquesta

sili improvvisazionilestampalevoi stessocon poca diversità,senzache in nessunoleabbiastenografate.Se improvvisarevolesse direnon pen*

sarprimaaquel chesidirà,sarebbeunafollia.Certamentenel ca*

lordel discorsoarrivanodifrequenteideenuove, impensate,esono

spessolepiùfelici,

ma

ciò

non

togliechelamaggiorparte di ciòche

11aidicenonsia giàstatopensato in antecedenzaaquindisia tult'al*

d» troche improvvisato. .•>• -f ,._./j... dii< : L’improvisatione

non

àche unacommedia, un'illusione..*

li bella,necessaria,

ma

illusione.Saperdar»tuttoiltonodeli'improv- ilvisazioneè indispensabile:ilprestigiodell’oratore è atal prezzo:

est

ma

improvvisardavvero,sarebbeun'imprudenza.L'esordiente utquindi udendo unmagnificodiscorsoimprovtiiatononsi di*

liti speriperl’impossibilità di far altrettanto, e

meno

poisiarrischiad

giiimitarlo

come

seilprepararsifosseun’ umiliazione.Certamentesa*

dierebbeassai

comodo

ilpresentarsiauna discussione senza aver avuta ,tildisturbodipensarviprima;

ma

senon se lopermetleanoDemo*

alene eCicerone,nonse lodee permettere nessuno.Sidia a tutlojl

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(33)

-

9 *

-

tono delT improvvisazione,

ma

siimprovvisisolo

quando

nonsipuò farameno,

come

nellereplicheenegl’incidenti;forluualamenle è allorachesiparlamegUo'Jdel^solito. Prepararsiperò

non

vuoldire imparara

memoria

:egli sacosa diri(notava

Cormenin

di

un

ora- tore)

ma

nonsa

come

lodirà.

Tuttaviaallorché lamenteè calda del soggetto,sipuò comin- ciaraparlarequasi senzasaperequelchesidirà,nè cornee

quando

sifinirà.

Una

voltachequestocaloreha invasoilnostroessere,un irradiamento interno subitaneo illuminandocilamentecipresenta ilsoggetto attorniatodatanta luce,dascorgervi cosecheprima non sisospettavano; le idee relativesioffronocontanta luceda vederne a colpod’occhio,senza bisognodella

minima

riflessione,ilnesso, l'ordine,l’importanza.Qaelcaloreingrandiscela vistainterna pre- fisamente

come

un microscopio ingrandiscelapotenzavisiva dell'oc- chiofacendocivederecose e nessiche ad ocehio

nudo

maisisareb- bervisti.Perquelealore insolitosianimano,siesaltanotutteleno-

stre facoltà, eunaforzainusataimpadronendosidinoi ci trasporta, ci trascinaquasiinconsapevoli verso loscopo chelamente nostra vagheggia,seguitiinquestacorsadallaparolacon espressioni,

confrasiardite,nuove,pittoresche.

Questoealoreche producetantimiracoliconsìpocafaticaè

quindisempreiltegrelo dell'eloquenza

come

lafreddezzanaèil nemico più mortale;per ottenerlo (ripetiamolo un’altra volta) occorre

uno

stato di eccilationeche l'abitudinedell’arringarepuò rendere abitualeofarcitrovare a nostra’posta,

come

l’estro dell’improvvisa- tore:ilgenio, diceForster,èla facoltàdiaccendereilpropriofoco.

Animatevi dunque,riscaldatevi, eilresto verràdasé:chi lohaprò vatolosa.

Comunque

sia,siimprovvisiono,maestrograndeèlapra*

tiea.Lafacilitàdellaparola;lafacilitàdiafferrarelerisultanze diun dibattimento,diridurrelequislioni aiminimi termini,di coordinare,diraggruppareifattiepresentarli in

un

quadrovivo, laminoso,vagliente,siotterràprincipalmentedall'esercizio.

Come

nelle operazionipiù meccanicheperarrivare afarbene epresto una cosaènecessariofarlamoltevolte,cosìnellaginnasticadel dibattimento;ladifferenzafragliesordientieiprovetti

non

na-

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(34)

25

scedaaltro.Inan lungodilflttimento frequentedi incidenti equindididiscussioni,tantopiùvive quantopiù inaspettate, gliavvocatipiùgiovaniconpropriameravigliatrovaronoalla di.

scussionefinaleunafacilitàdiparolamaggiore delsolilo. Oltre

ilcalore prodotto da quella continua lotta,da queicontinui attacchi,equindilostalo dipermanenteeccitazioneincuitutti doveanessere,l’organo della paroladopoessere stato per tantotem- poinmovimento, doveaseguitar afunzionare quasi senza biso- gnodi ulteriorimpulso.Seimesidicontinui dibattimentisonquindi ciòchedimegliopuò augurarasè stessounesordiente:quellacon- tinua discussione (oltre l'ausilio delladecima musa,laNecessità)dee finire colprodurne l’organo,svilupparlo,perfezionarlo.

Laprincipale difficoltà èsemprel’ordine, inteso perordineil collocareallorovero postociascunadelle circostanzedifatto ele

ideecheessesuscitano.Ilveroposto diognicosa èquelloincuifa maggior impressione suchi ascolta; equestoposto è

un

solo:messa prima o dopo,quella cosa piùnoncolpisce l’attenzione,almenosi vivamente.Ora anchel’ordineèunprodottospontaneo dellungo esercizio.Lediscussionilunghe però sonopericolose: è facile in

un

mareassai vastoperderlabussola econfondere:gliesordientiquindi seneguardino. Pocheparole

ma

calde,

ma

nette,che riassumano a granditrattilerisultanze deldibattimento, checaratterizzinoilfatto,

che nefaccianoun quadroagrandirilievieforticontornipossono tenerluogoefarpiù effetto della piùlungaebrillantediscussione.

Un’energicaparola vaimegliotalvoltadella più diffusa arringa, poi- chéinfinelequistioniridotteaiminimi terminispessocondue o treragionisisciolgono.Pochitocchiquindi,

ma

fortie risoluti.In ogniseriedifattivisoncircostanzeche

come

piùsaglientielumi- nose bastanesse sole perdarluce alla causa. Afferratequelle,èinu-

tilepensarealrestoperchè sonessecherisolvonlacausa,sonoesse che ponendolainunaluce piuttostochein altradecidonolacoscienza deigiudici:demesuperflua, crescit.

Questolimitarsipuòrincrescereali’amorproprio,specialmente di fronte aunbrillante avversariochecoibalzidalia fantasia e della parola tiene attaccaloalsuo labbrol’uditorio,poichéinfinenonba- staotteneruna sentenzafavorevole dai giudici (ciòchetalvolta èil

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(35)

26

meno)

ma

occorre anchequella delpubblico cheascolta.Inognidi- scussioneinfattisiagilan quasi sempre due cause ad un tempo,

una

del cliente, l’altra dell’avvocato, ed èun perdereilvincersoltantola prima:lavittoriamorale nonè di chiguadagna materialmentela causa

ma

sidi chisibaltemeglio,dichi brilla di più.Bisognaperù sapersi rassegnare.Igrandiora'ori, ripeliamolo,sonopochi:

non

ap- parteneratal

numero none

quindiun’ onta. Insimili occasioni bisogna averilcoraggiodi confessarsi inferiori, e cosisiporrannoin guardiaigiudicicontrolatentazionedidar ragioneall’avversario

solo perrender omaggio ad una grande eloquenza,

come

se inquel dibattimentosiqoistìooassenonchiabbiatortooragione,

ma

chi

siadotato dimaggioriloquenza.

Ma

anche contro

un

poderoso oratore visono schermiper chi è inferiore nellaforzadellaparola.

Bastatalvolta saper riservareperlareplicaunasoladiquellebótte cheatb rran1’avversario, elavittoria è vostra,giacchéin facciaal pubblicochi resta inpiedi l'ultimo,nonèmaiilperdente.

É

unadelle arti deigrandioratori,nellecausespallate, didi- vagare dall’argomentoeabbagliargiudici epubblicocotiun

mare

di belle esplendideparole.Ogni parola suscita un’idea.Farpassare davantiallamentedegli uditoriun

mondo

di ideebelle,vivaci, briganti,soprattutto nuove,originali,anchea costodiessereccen-

triche; stordire,fardelchiasso,dircose argute,ingegnose, chesor- prendanol’uditorio, èlarisorsa deigrandioratori,

quando

non san chedire.In

una

causa cilliva_bisogna deviarl'attenzione delpub- blico,ascendodal terreno verodelta discussione:certamente

non

ci

guadagna

ilcliente,

ma

ciguadagna semprel’avvocalopel quale scopo supremoèconquistarilsuffragio delpubblico, strapparne Tarn nitrazione, ecclissar l’avversario.Daciòlanecessità di studiarl’elo- quenza perlo

meno

quantoilDiritto.

**Fin qui abbiamoconsideratal’eloquenzanellesue manife-

stazionipiùsplendide, cioè nelle discussioni del fóro e dellatribuna;

ma

il

campo

dell’eloquenza(intesoperessa1’artedipersuadere)è assaipiù vasto. Nelleconversazioni, neiconvegni,nellatrattazione degliaffari,nelle relazioni tuttedelviver sociale,ilprimato,ilsuc- cessosonsempreperchisapersuader meglio,cioèperchiha più eloquenza.L’ arte dipersuadereintalcasononconsistetantonelle

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(36)

— 27 —

parole,

come

neimodienell’accento.

Una

nuda affermazioneper.

suadetalvoltapiè diun lungodiscorso,unicamentepelInnodicon vinzione,dipersuasioneconcoi fu espressa:nonvihinulla,dice

Dumas,

checiconvinca megliodiun' intimaconvinzione. Questa eloquenza che chiameremodidettaglio,è

meno

splendidadell’altra che

diremmo

diapparalo,

ma

assaipiù utile e preziosa, e coloroche

ne

soadotatinon hannulladainvidiare agli oratori.Lapopolarità el’influenzasiacquistanoesiconservano principalmente conessa:

chipoipossiedeI’una non ha sempre ancorI’altra:mollichenon saprebberofarilpiù piccolo discorso in pubblico, inuna conversa- zionefamigliare vipersuadono quel chevogliono; e viceversa.

E

an- che per questo generepiùmodestononvisouprecetti:l’usodel

mondo

neèl’unica scuota

NOTE

(•I)Si natura negata facit indignaiio versimi.(Giofen.

(2)La Fatadalle dita d'oro,«liScriba.

(3)Vito Formili,DelVArte del dire

(4)V.L'ultimo deipuristi^di FrancescoDeSanetin,inunfascicolo della NuovaAntologia dell’autunno del t86S.

(5)Qualcunoansiliniittil’ud. torioabitualediDemosteneatremila persone.

(6jCol 1°Gennaiodel 186|,inoccasionedell*uniarsione giudiziaria, iTribunali criminali delle provimieModenesivenialicangialiinTribunali correzionali.ISostitutiProcuratoriRegi»adessiaddettida diciotio mesi(fra cuiloscrivente)pnssavanquindi dal CriminalealCorrezionale, cioètornavano in fondoaquellascaladi cui avcimpercorso granpatte.Variazione di compe- tenza, dissequilcu no,comese ladifferenzafra lecortieitribunalinonisteaae appuntonelladiversacompetenza Queitribunalicriminalisioccupavano dei crimini in pubblico dibattimento, con esamioralietutte leforme d*oggi,die- tro rinviodellasezione delle accuseistituitapressociascuno diessi:nonman- cavano cheiGiurati,chealloramancavnnpureinPiemonte. Perunulteiiora riscontro, quei Tribunatigiudicavanoinsede di appello,comefanno oggile Corti,lecause correzionali,lacuicognizione inprimaistanzaspettavaalGius- dicente di ciascunmandamento.ISostitutiadessiaddetticollostipendioannoo diit.L.3200, disimpegnavan quindi aUaletteratutte lelunzionidegliattuali sostitutiProcuratori Generali

(7)Quiseguivailresocontodell’amministrazione dellagiustizianeldi- strettodelTribunale di Volterrapel1869.

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(37)

28

(8)Unesempio delcomelapassionepuòtrasformaririoratoreiniuomo qualsiasi *.L’altrogiorno (scrivo VInJèpendanceBelge del aa Febbraio 1870) unpittore ritrattistapernomeGiorgioHaummrd,eratradotto davantiaitribu- nalidiLondra,sottot’accusa di aver uccisocon premeditazioneunsaltimbanco ebe avevanomeGiorgioBaldwin.

L’Himmardnon negòildelitto dicuieraimputalo,eraccontòinquesto modocontefosse statospintoacommetterlo.

«Tre anni-sono,miafiglia,dell'etòdiquattroanni,solopegno chemi rimanesse di un’ adoratas|K><«cheio perdetti,scomparvedallamiacasa.Era unabambinaadorabile,edionon avev oaiinondoaltrodirleiperamarmi.Ciò ebeio soffersi,osignori, ionon sapreidirlo,nè voipotresteindieinai loInan- nunziein licercheiu spesiquanto aveva,tmiei mobili,imieiquadriepersino imieivestilivendettialrigattiere.IVrtreanni di seguitoiopercorsiinlungo ed in largol’Inghilterra,laScozia el’Irlanda,cercandosempre miafiglia;e quando, facendoritraiti,mitrovavaadavereaccumulatauna piccolasomma, ritornavaaLondra, perfaredinuovo degli annunzinei giornali.

«FinalmenteilIVaprile1869, ch’eraunvenerdì,iopassavasullapiazza delmercatoiliSmithfieldnelmentre che una compagniadi funainliolifacevai suoieserciziUnastavafacendodellecapriole,ed in quellainfelicebambinaio ricqnohhilamiapoverafiglia.

«Furente, enonprendendo consiglioche dallamiadisperazione, iomi precipitaisulrapo dei saltimbanchi,Iosollevaidipesoelasciandolo cadereal suololo uccisi.

«Mavoi,o signori, non conoscele per ancotutta lagrnvitòdellamia sven- tura. loritrovavamiafiglia,tuaessanon era più pura ed angelicacomeprima:

essaera corrottamoralmente e fisicamente.Isuoimodiedilsuolinguaggio erano infaminiparidiquellidi coloro chemel’avi-anorapita e coiquali con- viveva, Essanonmiriconobbe, ed io non riconoscevapiù inleilamin adorata figlia.Signori,rompremlelevoiciò ebevidico?L’uomocheuccisimi rubò l'amoreet'anima di miafiglia ...ed iononpresi aquelmiserabile chelasua vita».

Igiudici(aggiungeilgiornale)mandaronoassolutoilpittoreGiorgio Hammard.

(9) «Ledéfautde l’expressionet la difficulléd’en trouverune quisoit claire et précise,viennentdel’nrbitraire,duvagueetdel’oscillaliondel’idée méntequefoneherche à esprimerà.Aless.Manzoni.

(10)Discorsoperlariaperturadelleconferenze degli AvvocatiaParigi, nelnovembredel1861.

(11) Cimancalospazioper parlare del brigantaggio della parola.

*

.

apng. 11, linea6.

NB.

A

pag.10 in luogo di esaltamento leggasi esaltazione.

33 3 ^ 02 .^

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(38)

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