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NAZIONALE mm CENTRALE-FIRENZE
1 5 7
ESCLUSO DALLA
RIPRODUZIONE XEROGRAFICA
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n
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UN EPISODIO
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m EPISODIO DELL' SIAlìEM
0m sumtoit m%M mw &
CARME
1)1R.CIOFI
In palagiosuperbo, eiu mezzoamille
Anime
schiave del volerd’urisolo,Rea
dibeltadc o dell’altrui deli Ilo Zuleicaiangue inagonìadicore....
Langue
enon spera;la magiondorala Porte hadiferro, più chereggia è tomba;Ivis’immolalabeltà,Ira ibaci Deltiranno lascivo, ivi si
brama E
nonsipuoteesi dctcslainvano.Là
l’esserediDio sicurva all’uomo Stupidodi servaggio e di paura,Là
tremantelalegge, isuoi decreti Scrive colferroo licancella ilsangue.Tristadimora! la
munì
ilsospetto Dicustodi eviratieserveinfami Arse daltempoe daiferoci amplessi.DigitizedbyGoogle
h
I)ifloridigiardini ccinta intorno
La
prigion dell’amore, clafan lieta 11 pennello servile el’ostroel’oroE
luttoil fastodichi opprimec regna.Fumano
afesta i prodigaliincensi Nell’amptesaledeltripudiooscenoChe
pursivela d’innocenza edona Esca aldilettocolparerpudico.L’onde divoluttà versaa torrenti L’animatoliuto,amicoal canto Dell’ebrezza deisensi, il balloinsulla Al ptidor delladonna,e latrasforma Invision di peccato^ intantoilSire Suimolli stratidolcementeassiso, l’iend’abbandono tralebracciaappoggia Delle fresche donzelleil capoantico:
Come
squallido vernoin mezzoa’ fiori Obliosodi se,delsuo pensiero Seguei fantasmifuggitivi, cvola Didilettoindiletto, errando come- L’agilefumo
dell’ambitacanna Finchésiposi doveilvolto accenni Piùcocente desìo, dovepiù molli 'l’ondegginolemembra
oilpièpiù lieve Segni leruote dei maestri passi.Tristadimora! tu dipingiinvano Disembianzefeliciituoi recinti,•
Seiiosplendido vasoincoronalo
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Di fiormentiliel.e non dan profumo;
Sulvestibolotuo l’amorsi ferma
Ma
non inoltra,malediceefugge.Quirinfelico ch’è deicarmiil tema
Pena
la vitatraidolenti e vuoti Giornie lenottidesolate,eterne.Dipossente vassallounicaprole Cresceatrilustreod erabella elieta,
La
videil Sire,labramò,l’ottenneCome
tributo dalminor tiranno.Erapadre,ononpianse,eppurlavide Lasciar dogliosalobeate
mura Ove
idolci scioglieacantiprimieri,Quando
pienadigiorni cdisperanza Salutava ilcrealo e isuoi pensieri Erancorsodirioeinto dirose;Quando
laterraleparearipienaD’un
arcanopotereall’uomo amico.Ignaraancora che governail
mondo La
forzasola,dominata anch’ellaDa una
forzamaggioreliosidistende Nell’Universo,movimento
eterno Dicagionied’elTetli,atomi emondi.Amò,
fuamatal’innocente e chiuse Nel secretolafiamma, ognipensieroChe non
fosseobbedienzaera sciagura Allafigliad’Osmàno, indiil desìo Col divieto pugnò,fuaccorto e vinse.6
È
Veli ilsuodiletto, il valoroso Figlio dell'armi,schermidormaestro, Agitatoredi cavallie dotto In ogniartecortese, a luilevolo Delle nozzebramateonon sapea Qual ferroacuto le pendeasulcapo.Or
chi diràquantosoffrisseequando
Lasciò costrettalapaternasogliaE quando
aiunse allecatene illustri.Astroin tramonto, eppursoiivcancora Della lucefuggente,allatortura Delle carezze detestale avvinta
Non
sife’vile, tollerò,non finse, Pianseimpotentedifuror, nascose Nell’animase stessacsimantenne
Liberain servitù, puratraifanghi Dell’immondapalude, ardita inpreda Alsospettod’un Rè,piùnon concedeIlpotente all’oppresso, allor ch’cifreme Sottoil flagelloomaledice eaborro
E
pensaedosa, lecatenehavinto.Non
sidoma
l’amor,—
gliamplessi odiati Lafèrpiù ardente dellacura antica, Com’arcoteso lasua meta, il tristo Pcnsicr fissavala magiondelpadre, Icampi amiciele fioritevotiliDel
memore
desìo, lestelle islcsseDìgitizedbyGoogle
Parean
men
belleall’infelice, il cielo Per chisoffre simula
intenebroso Desertodimisteri, enon haculto Se non gliaccende lasperanza un’ara.Era unanottedell’autunnoedera
Come
l’anima suatristama
bella, Era unanottechealsuocorguidavaLa
più gentil dellememorie —
quellaDel primobacio
....
losentìladonnaCome
un’ormadifuococsi racceso D’ardimento edivita, ilsuoperiglioO
nonvide,o sprezzò,sciolselavoce All’inno giovanile eruppein questa Malinconia d’afifelliedi parole.Allemie lunghetenebre Al miodeserto amore,
Come
sci tardo agiungere Bello del tuosplendore!La
vergine credente Se ilbacio tuo non sente,
Inaridisce e dubita Dellapietà delCiel.
Come
seitardo agiungere Alla miatorrebruna!Purdel liuto ilfremito Fece spuntarla luna,
Mitealla mia preghiera Svelò laTacciaintera, Se non mentì l’empireo
Tu
torneraifedel.Tu
tornerai, ticantano In Ismaelloil forte Nellebattaglie l’angiolo Stcrminalor di morte,Quando
disangue ètintoTu
noncalpesti il vinto, All’orbemadri, all’orfano Seifigliocgenitor.S’ io ti vedròsull’arabo
Tuo
corridor fumante, Incrocieròlebraccia Tistringerò lepiante.Tu
cavalier gentile, Solleverail’umileChe
prona nella polvere Adorailsuo signor.Perchè non può Zulcica
Quando
la pugnaètruceA
tevenir più rapida Delmoto
della luce?Perchèsorride il giorno
Orbo
del tuoritorno? Perchè laterraèvegetaChe
tunon puoi toccar?Vorrei deserto cgemili
Quando
lontau tusei, Clictutti silagnasseroCome
gliaffetti miei,Che
difunereovelo SiricuoprisscilCiclo,Che
di frequente turbine Rumoreggiasseil inar.Quando
turiedi,esultanoLa
valle elacollina,Sembran
maturea cogliere Lerosedi Medina, D’aròmiedi coloriÈ
gara in tutti ifiori Perch’iodifioriornandomiVenga
piùvaga ate.Ma
se tutardi,imorbidi Contorni mieicangialiE
i grandiocchi cerulei Di febbre ottenebraliTu
rivedrai,ma
invano Stringendomilamano, Conforterai lapallida Imaginedime.Il miodiletto è l’arbore Maggiordellaforesta, Lotta nel
mar
con glieuiiE
vince la tempesta,Porpora e bissoin viso Terroreeparadiso, Leonenellacollera
Colomba
nell’amor.Allor ch’ei passaocupide Vergini d’Oricntc
Non
loguardate,hailfascino Nella pupilla ardente, Dellasuavoce il tuonoÈ
dimolt’arpeil suono, Dellasua boccal’alito Toglie lapace alcor.Iolosognai/ nell’ultima
Ora
della preghiera Riccodiperle e d’auroLa
brunacapigliera, Bello qualRe
pietoso.Eisigiuròmio sposo,
E
sosteneal'attonitaChe
glicadevaalpiè.Le perlesi scioglievano In lacrime cadenti, Nell’orosicreavano Gruppidi fuoco ardenti, Voragine fiammante Nascose il suo sembiante
,
Iomisvegliai, lelacrime Eranrimaste a me.
Tornao guorriersol loci lo Alduol della smarrita, All’anima senz’anima
Che
soffree non havita, Tornaal miodichemuore Sempro
d’unsol colore, Torna acoleiche struggono Fuoco cocenteegel.Allemie lunghe tenebre Al miodeserto
amore Come
seitardo a giungere Bellodel tuo splendore!La
verginecredente Se ilbaciotuo nonsente, Languiscesolae dubita Dellapietà delCiel.Ah
non seisolao sventurata,il truce Signoreoffesonellasuapupilla, Dal penetrale eh’ èaluisolconcesso T’ascoltava o frernea, tre volteil ferro Balenò sulsuopugno
ed altrettante Tornòa celarsi irresoluto,ilvolto DelRè
ripieno ditempestaè tinto Del pallordeimorenti,hasulle labbia Lividaschiuma, asofferir non uso, Traferociacpietàdubbio combatteE
s’affaticaacontenerse stesso *12
Ma
quando inteselacadenza estrema Dei mesto canto che morìaneltetro Silenzio della notte,involontariaUna
lacrima insolitascendea Sull’irlegotte dell’annoso,cparve Figliodell’uomoin quelmomento
solo.Folgorò d’improvvisoallameschina
Che
nelsuo sogno vaneggiava ancora;Schiava,dicea,con
un
sorrisoamaro Suona
tua voce,come
d’Uri ilcarme
Negliortidellaluce, iovo’dinuovo
Di tant’eslro dicieloudirlenote,
Dallatuaboccach’è divina e mia.
Muta, tremante ediduovite incerta
(
Che
ilseno ha gravedell’infaustaprole) Coltimido sorrisoscongiùravaDelferoce l’aspetto, incuilacalma Era forieradiprocellaorrenda;
Con
occhi fissi loguatava ed ei Le interrogava col sileuzioilcore....
Ma quando
videche cadea tremando Aisuoi ginocchicome
il reosorpreso Nell’improvvidofallo, allor l'affetto Potèpiù del furor,le fusostegno.L’onorò di parole e«li conforto
E
lafc’ lietadell’amplesso usaloDigitizedbyGoogle
13 Uominivili! cui ladoiyia c solo Escadisensiche sigustaesprezza,
Uomini
vili!cuiladonnaè nataGravedi leggiedidiritti ignuda, L’empia canzonedellaschiava udite:
L’angiolo èmuto,sivelò lafaccia
Con
lepenne pudicheo sinascose,La
donna èmorta,non
rimandileiChe
l’automacostretto allesembianze D’una vitanon
sua,-se hamotoesuonoÈ
latremula cordaaifaticata Dallaman
che lascuoteelagoverna,Ma
la parolanon hapiù intelletto Spiritovagabondoerra per uso Sulle vergini labbra,èlabestemmia Uditae resadal fanciulloignaro.«Ionon nacquiperme,
ma
fuicreata Per luichevivedibeltà cd’impero, Sentocome
ilpensier delsuo pensiero •E
sonbeala.Quando mi
degna d’un sorrisoebrama
Dalla suaservauna
violaindono,Quando
al talamo suo donna mi chiamaAscendoiltrono.
Sesenza l’ombra d’importunovelo Mirarua’è dato labeltà regale, Dallapolveremia benché mortale
M’inalzoal cielo.
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U
Vorrei mulinili eguale aìl’Iriin lieti Colordiversi
come
il suo desìo.Quando
nrinizia nei mister secreti Profeta e Dio.Vorrei
mutarmi
in armonia, sepqnnoDar
suonoaicarmi cheglisiagradito, Cangiarmi in auracheconcilia il sonno.
Quando
è sopito.Se
come
ilmare
lasuafuria ingrossa Vorrei ehe ilferromi
vibrassealcore Per onorarmidicader percossaDal suo furore.
Fiorideiprati,melodie
supreme
Datesuonoeprofumialuiche puote Pretender tuttelefragranze insiemeTutte le note.
Ruscelli chiari profetalial giusto Nei campi eternifinoaluiscorrete,
Quando
diferroe piùdisangue onustoArdedi sete.
La
vitaè nn giornodisoave incanto Ch’ha lasuanotte nelsepolcroingrato, Chi pensa l’uomoconcepitoalpiantoBestemmia ilfato.
L’amoreèforzadelladonna inerme, Vita che in tuttol’universoabbonda,
La
morte stessaper parer fecondaGenera il verme.
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m
Vivel’anima mia quand’è langucnto Trai bacidi colui chela governa,
E
promessaallotenebre del nienteSi
brama
eterna.Vivel’animamia tnenlr’eiriposa Su questo senodallaveglia oppresso.
Ed
allaschiavacome
fosse spesa Fidasestesso.Iosono ilfiore cheall’ardenteruota Delgrand’astro si volge inognisuolo, L’agotremante cheper forzaignota
Fissailsuopolo.
Io son la piantacheagli amiciardori Raccoglieifiati delfecondo vento, L’augelchecoglie ifuggitiviamori
Nel firmamento.
!osonlalortorella diRosetta
Che
tesseil nido sull’ontano antico,E
lamentosasuila seraaspettaIl dolceamico.
Ma
intantol’armoniacome
torrenteA
lui mi traggoche tremando invoco, Nellevenemi
filtra, ioson furente,Son luco e fuoco»
Qui
tacque, cstancacome
quei checorsa Asproviaggio per ingratevie,Il biondissimo capoabbandonava
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m
Nel
grembo
del suoRe
clic ancorseguì aCon
occhiaccesi lacanzonvolante,E
mutava conlei nellesvariale Fantasìe delleimaginiedei suoni.Parca cheilcarmedell’amor bevesse
Come
provvidooblìodel su#tormento, Parearipieno dellasuavisioneCome
il mortalecheprofeta,invaso Dalla correnteche lofadivino.Ma
quandoilcanto glimorìnel coreTornò
a se stesso, pensierosoemuto Come
il delittosisciogliea dai lacci Dellebraccia amorose: allapresaga Divicina vendettail gel correa Della pallidamorteentrolevene:Come
ilcaplivocheèfermato in quellaChe
frantoilmuro
risalutail giorno, Stetteripienaditerroreestremo:— Fu
tetra scena disilenzioin ambi—
Nelle viscere intanto all’atterrita Balzòlaprole,
come
fossetocca Dal parricida esupplicasse anch’ella Nelletenebresueluceeperdono.Alla scossa eloquente, all’improvviso
Moto
del sanguesimutò
ladonnaA
furor dicoraggio,ardeanegli occhi, Ardea nelvolto efigurarpoleay
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17 L’ira tremendadeli’araormaterno.
Siconverseal crudeleeimpetuosa Lo trattennegridando«Auitna vile!
«
Non
tifermala schiava, iosonlamadre
«
La madre
del tuofiglio »—
Il suono estremoPiombò
nel core deltirannocome
LacondannadiDio, tremò, . .ristette . . .S’abbandonònelle sue braccia e pianse.
E
quimistero...lovicuopreilvate D’unvelpudicoche lo fa più bello, Einon narrama
vedeesuoni intendeChe
nonripete, sulsuoquadroèscritto Martirio dellacarneedelpensiero.Odo
un colpo,oloun
grido,una cadutaEd un
rantolo poidi moribondo, Zuleicamuore, lavendettahavinto.E
fù unsepolcrosenzanome
ein quello Giacquel’uccisa,nellafossa ignota Pensòil delittoseppellirsestesso.Ma
troppo grave,di suatabeimmondo Non
losostenne clorespinseal soleLa
terra stancadicuoprirmisfatti.DigitizedbyGoogle
18
m
Errò, fu -visto,
ma
ciascun fuggìaLa
sembianza aborritaela negava La pauradi tulli,alla prigiono«'orsefurente clerespinse anch’ella
O
angustao chiusa all’assassinoillustre;Fuggineltempio, e lasembianzainfesta
Turbò
i misteri,profanòilevili,Ma
lapreghiera dellecompre
goleNon
glivalse la pace,allordannato Si riposò dell’uccisor sulcore.E
fumano
di ferro irtadi spineFu
gemiloagliorecchi,ombra
alleluci Cruentaepienadiminacciaeterna.Ma
nel riposodiZuleica intanto Tra isilvestricanneti eleverbene, Tra ilmurmurc
delriorottodai sas;i Il genio delpoetaode unavoce, Ei fasilenzio, laraccoglie escrive:«Iosonlavoce della donnaccorro Di sepolcroin sepolcro, iosonoilgrido Dell’oppressa famiglia,iosonoil pi-auto Del fanaticochiostro, iosonlaprece Di metàdei mortali,ioson lamento Dell’angiolocaduto in predaa’ tristi Alla lucoribelli
— Uomini
udite:Libera nacquical miofratello'eguale
\
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Mi vide bella e
mi
bramò,ma quando
Cupidamentelostringea sulseno Michiuse ipolsinelle suecatene.Gravedi ferrigenerai loschiavo, Eicrebbevileelaviltà divenne Servitù della terra
—
eracomune,Fu
divisatrai forticpopolata D’oppressori e d’oppressi,animeecose.Nellaturbadeivinti ioinilaprima
A
subire ilflagello; ame
lalegge Neldirittofumuta
enel dovereFù
paroladisangue, errairadiata Dal librodei viventiemi nomai Dalmio tiranno,il sacerdote istesso Ch’èministrod’amor, sulla miafronte Ilmarchioeterno della schiava impresse.Mutò
gentila terraevilu lotta.Trasignorievassalli,arse la
pugna
Traleoppostecredenze, iltempo nuovo
Soffiò qual
nembo
sull’anticoenacque Ilmondo
dell’idea, popoli eRegi Dallalegge delmoto
affaticati S’urtaro avversi,laragion s’assiso Sulle ruinedella forza,equesta Tornòpiù fieraariposarsiin trono.Fur
delittie virtù,tenebre e luce.Incotanta vicenda, iosola, iosola Duraiaelduolodel servaggio
immota
;Mentrel’epocacorree l’inteiletlo
Suda
operosoavendicarse stesso;Mentreilsanguedei martiridisegna Il caramindel progresso c lesue ruote
Van
più veloci sui cruenti segni, lonon veggo perinetraccia divita.Uomo!
tuchiedi libertà,ma
iutantoTu
seidespota mio, mi cacciirato Dalsantuario delsapere a cuiLe
miegemme
portai, la miapreghiera,Uomo!
tucerchi lagiustiziae usurpi L’eredità della pupilla e gravi Di tutelarapace ilsuodiritto.Uomo!
tugridil’eguaglianza,ed io Soffroi tuoifalli, alladifesainerme,Muta
allalegge, allavendetta infame.Te
l’Eterno punisce,allatua forzaLa
forzaoppone, edioti veggoiltergo Pienodipiaghedisoneste evili.Tu
seischiavo battuto,aituoi lamenti Rispondeil ferrose lasferzaè stanca.Fondar presumila cilladeo pria
La
tua casa devasti,unir pretendiLe
nazionia famiglia c quellaopprimiChe
li languovicina.Uomo!
tusei Di voglieopposte tenebroso impasto.Nulla
bramo
date, nullapavento Fabbrodi mali,ma
se vuoilevarti21 Dal granvolgodei vilicrinnovare Dicittadini d’una genie il
mondo
,S’esserpresumi la virtùpensante Ai lucidiintellettipiùvicina,
Se vuoila vitarigogliosa,intera, Dalle tuevenenoncacciareil sangue,
È
tuosangueladonna—
ilsuoriscattoÈ
caparradel tuo,compiloc spera.—
La vocetacquo,laleggenda hafine.
Cagliari. Tip.Nazionale 1850
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