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Pietro prese Gesù in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai.

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Vangelo del 30 agosto 2020

22° domenica del Tempo Ordinario - anno A - Matteo 16, 21 - 27 Commento del biblista p. Fernando Armellini non rivisto dall’autore

In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita?

O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?

Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

Ricordiamo certamente ciò che abbiamo ascoltato nel Vangelo della scorsa settimana, Gesù aveva chiesto ai suoi discepoli: “Chi sono io per voi?” e Pietro a nome di tutti aveva risposto: “Tu sei il Messia”

Gesù aveva approvato le sue parole, non solo, ma aveva aggiunto due promesse che hanno certamente riempito di orgoglio Pietro, gli ha detto: “Ti darò le chiavi del regno dei cieli e tutto ciò che legherai o scioglierai sulla terra sarà legato o sciolto anche nei cieli”. Poi aveva aggiunto:

“Non dite però a nessuno che io sono il Messia”. Come mai Gesù ha dato questo ordine ai

discepoli? Perché sia i discepoli che tutta la gente avevano in mente un Messia che non era un po' diverso dal Messia di Dio, era l'opposto del Messia di Dio.

Nel Vangelo di oggi noi sentiremo i ragionamenti di Pietro, che non ragiona male, ragiona secondo gli uomini, cioè come ragioniamo anche noi.

Questo bisognerà tenerlo presente perché è importante non dissociarci troppo in fretta e troppo facilmente da Pietro, perché il Messia che vuole Pietro è quello che piace a tutti, anche a noi, è il Messia che realizza i nostri desideri, è colui che fa ciò che noi gli chiediamo di fare… ci deluderà!

Tutti noi abbiamo certamente incontrato qualche persona delusa perché non aveva ottenuto con le preghiere a Gesù ciò che si aspettava, grazie, successi professionali, guarigioni da malattie. Per questo molti hanno anche abbandonato la fede perché dicono: “che cosa serve credere, se poi non mi concede ciò che io gli chiedo?”

Quando qualcuno confida questi crucci, io dico semplicemente: “tu sei una persona devota, ma hai sbagliato Messia, sono altri i Messia che ti danno queste cose”.

Ecco allora la necessità per Gesù di chiarire la propria identità, perché non vuole che lo si segua per ragioni sbagliate, non vuole alimentare false attese.

La sua è un'identità difficile da capire e più difficile ancora da accettare. Oggi ce la presenterà e non si meraviglierà e non si arrabbierà delle resistenze di Pietro e delle nostre, delle difficoltà ad accogliere la sua proposta di Messia.

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Meno male che Lui ci prende e ha preso Pietro e i suoi discepoli così com'erano. Hanno dovuto fare un grande percorso per arrivare a capire la sua identità di Messia e sarà molto paziente anche con noi. Lui capisce che facciamo fatica ad accettare questa verità.

Sentiamo come presenta, in modo inequivocabile, il suo destino; è la prima volta che lo fa e vuole essere molto chiaro:

21 A partire da quel momento, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.

“A partire da quel momento Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme “

Pietro deve aver detto: “Finalmente Gesù si è deciso, andiamo a Gerusalemme, Lui prende il potere e finalmente inizia il regno di Dio annunciato dai profeti, un regno che naturalmente saremo noi a gestire e finalmente nel mondo comincia qualcosa di bello”.

Gesù dice “devo andare a Gerusalemme”, quel devo non è perché ha ricevuto ordini da qualcuno, nemmeno dal Padre del cielo; Gesù riceve ordini dalla sua identità di figlio di Dio, Lui è la perfetta immagine del Padre, riflette il volto del Padre che è amore e questo può realizzarsi solo se Lui va a Gerusalemme. È la sua identità che lo porta ad andare a Gerusalemme!

Gerusalemme è la capitale del potere politico e religioso. Distinguiamo potere da autorità;

l'autorità è un servizio fatto alla comunità, è il servizio di chi gestisce l'ordine di una comunità; il potere è il dominio di chi ambisce a imporsi agli altri, a farsi servire dagli altri, a pensare per tutti, a decidere tutto ciò che vuole e ciò che gli dà prestigio.

Questa bramosia è quella che porta a quel mondo di morte che tutti noi conosciamo, il mondo delle violenze, delle guerre, dei soprusi, delle ingiustizie.

Gesù deve porre fine a questo mondo retto dalla logica del potere del più forte sul più debole e propone un mondo nuovo. Chi è che si oppone al mondo nuovo? Sono i difensori del mondo vecchio, coloro che detengono il potere, Gesù li elenca e dice: “Sono coloro che mi faranno soffrire molto”

Il primo gruppo: gli anziani.

Sono i custodi della tradizione, della mentalità che loro inculcano nelle persone fin da piccole, mentalità che porta avanti i criteri del mondo vecchio.

Chi è il giusto e benedetto da Dio secondo la tradizione?

È colui che possiede ricchezza, perché la ricchezza è segno che una persona è stata colmata di beni dal Signore, è colui che raggiunge posizioni di prestigio, che ha successo; “è un uomo benedetto da Dio - dicono gli anziani -, perché vuol dire che lui è stato fedele ai precetti che noi insegniamo con le nostre tradizioni”.

Benedetto da Dio è colui di fronte al quale tutti devono inchinarsi, è colui che occupa i primi posti nelle sinagoghe, i primi posti nei banchetti.

Con gli anziani, con chi vuole perpetuare questa immagine di uomo secondo i criteri tradizionali, Gesù non poteva che entrare in conflitto e inevitabilmente avere la peggio. Gli agnelli non possono che avere la peggio se si devono confrontare con i lupi.

Secondo gruppo: i sacerdoti

Sono coloro che officiano nel tempio, i custodi della religione.

La religione praticata nel tempio era una religione instaurata su un rapporto commerciale con Dio:

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gli si offrivano sacrifici, incensi, olocausti, canti, liturgie e Lui benediva coloro che eseguivano tutte queste cerimonie imposte dai sacerdoti.

Gesù ha cancellato per sempre questo rapporto pagano con Dio.

Il Dio di Gesù non vuole alcun sacrificio, ama in modo completamente gratuito, colma di grazie tutti i suoi figli, anche chi lo ignora, anche chi non vuole avere nulla a che fare con Lui.

Lui li ama perché non c'è nulla da meritare, c'è solo da lasciarsi coinvolgere in questo amore, si tratta di accogliere questa gratuità e di riversare questo amore gratuito sul fratello.

Qual è invece la religione pura e senza macchia? Ce lo dice Giacomo nel primo capitolo della sua lettera: “la religione pura e senza macchie è soccorrere gli orfani e le vedove e mantenere il cuore staccato dai beni di questo mondo” E’ capovolgimento della religione.

Terzo gruppo: gli scribi

Sono i custodi della Parola di Dio, della quale loro si sono appropriati, la interpretano a modo loro e nessuno deve sgarrare dalle loro interpretazioni.

Il problema è che loro hanno dimenticato il messaggio dei profeti che avevano presentato il Dio amore che è Padre, è come uno sposo che ama incondizionatamente la sposa, anche se lo tradisce,

Gli scribi invece, presentavano un'immagine deturpata del volto di Dio, il Dio legislatore, giudice severo e rigoroso, che punisce e castiga coloro che osano trasgredire i suoi comandi.

Gesù si deve confrontare con questi gruppi di potere, quale sarà il suo destino? Lo dice Gesù stesso: “Verrò ucciso”. Questi oppositori del mondo nuovo l'avranno vinta, è il destino dell'agnello in mezzo ai lupi.

Ma Gesù continua: “Non finirà così, non sarà la morte il destino ultimo della mia vita, è il cammino che io devo percorrere, il cammino che proporrò a tutti coloro che vogliono seguirmi”.

I cristiani sono stati chiamati fin dall'inizio “quelli della via”, cioè coloro che seguono una via diversa dagli altri uomini, una via tracciata dal loro Messia. Questa via ha come meta il dono della vita, ma il destino ultimo di chi dona la vita, non è la morte, ma è l'ingresso nella pienezza di vita.

Gesù dice: “Risusciterò il terzo giorno”. Cosa significa il terzo giorno?

Gesù non sta facendo una predizione cronologica che sarebbero trascorsi tre giorni dalla sua morte, no!

Gesù stava facendo riferimento alla profezia di Osea, il quale annunciava l'intervento di Dio sempre, Dio che non lascia mai in balia della morte i suoi fedeli.

Il terzo giorno vuol dire “subito dopo”.

Se non si vede questo destino ultimo di chi ama fino a consegnare la propria vita, non si può seguire Gesù nel cammino che Lui sta tracciando.

Questa promessa che Lui fa del destino ultimo è misteriosa perché non può essere verificata, nessuno mai ha avuto l'esperienza di che cosa significhi risuscitare, cioè non tornare di qui, ma entrare nella gloria del Padre; quindi tutta questa proposta di un cammino al suo seguito è fatta unicamente sulla fiducia che si dà a Gesù.

Questa è la fede, vuol dire “io non posso vedere, verificare il destino ultimo ma della tua Parola io mi fido e mi gioco la vita sulla tua proposta”.

A questo punto però se noi non siamo un po' sbigottiti, vuol dire che non abbiamo capito dove Gesù sta andando e dove ci vuole condurre. Pietro invece lo ha capito benissimo, sentiamo come reagisce:

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22 Pietro prese Gesù in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: “Dio non voglia, Signore;

questo non ti accadrà mai”.

Pietro ha capito benissimo dove Gesù vuole andare e non è d'accordo, l'evangelista dice che ha cominciato a rimproverare Gesù.

Il verbo rimproverare non rende bene il verbo greco “epitiman”, questo verbo viene impiegato dagli evangelisti quando Gesù scaccia i demoni, non li rimprovera… li minaccia!

Gesù fa un esorcismo per scacciare il demonio da queste persone, qui è come se Pietro volesse scacciare il demonio che c'è in Gesù perché soltanto il demonio può avergli messo in mente certe idee, è come se gli dicesse “sei eretico, stai attento!”

Infatti Pietro, nella nostra traduzione dice “Dio ti scampi”, no!

“Ileos ohi” vuol dire “Dio ti perdoni la castroneria che hai detto! Te l'ha messa in bocca il diavolo”

E poi lo prende in disparte per fargli da maestro, per spiegargli che forse la catechesi che gli è stata data a Nazareth aveva ignorato le promesse dei profeti.

Pietro gli dice: “ma come fai a parlare di un giusto che va a finir male? Dio protegge i suoi eletti e Dio è forte, è potente”

E certamente ha cominciato a richiamargli le Scritture, perché Pietro poteva non conoscere il resto della Bibbia, ma le profezie riguardanti la gloria del Messia e la gloria di Israele le conosceva a memoria.

Cosa dice del Messia il Salmo 72?

“Dominerà da mare a mare, dal fiume fino ai confini della terra, a Lui si piegheranno le tribù del deserto, morderanno la polvere i suoi nemici e i re di Tarsis e delle isole porteranno i tributi, i re di Saba offriranno i loro doni, tutti i re della terra si prostreranno davanti al Messia, lo serviranno tutti i popoli”

Poi Isaia, quando parla di “uno stuolo di cammelli che invaderà Israele, Gerusalemme, verranno da Madian da Efa da Saba, porteranno oro e incenso, proclameranno le glorie del Signore, i re

stranieri saranno al servizio del Messia, le principesse saranno sue nutrici”

Poi le promesse di Mosé al capitolo 28 del Deuteronomio: “Tutti i popoli della terra temeranno Israele. Israele sarà messo da Dio alla testa, mai in coda, sarà sempre in alto mai in basso”

Queste profezie le ricordavano tutti molto bene, Pietro deve essersi stupito che Gesù non le tenesse presenti, ha tentato di fare un esorcismo, di sdemonizzare Gesù.

Sentiamo adesso qual è la risposta che Gesù gli dà:

23Ma Gesù, voltandosi, disse a Pietro: “Va' dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”.

“Gesù, voltatosi” vuol dire che Lui stava procedendo spedito per la sua strada e non era certamente Pietro che lo avrebbe distolto dal suo cammino. Rivolgendosi a Pietro gli dice :

“non metterti davanti a me, io so già dove devo andare, segui me” e aggiunge “Satana”.

“Satan” in ebraico non è un nome proprio, è un nome comune, indica l'avversario, indica colui che ti porta su cammini di morte. Pietro è l'incarnazione di questa forza maligna che allontana dal Dio della vita.

Dice Gesù: “tu sei di scandalo”

Significa inciampo, un intralcio; Pietro, che era la pietra della costruzione del tempio del Signore, adesso diviene “pietra di scandalo” se segue i pensieri che sono quelli degli uomini.

Gesù gli dice: “non sono io che ho le idee suggerite dal maligno, sei tu che segui ciò che ti

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5 suggerisce Satana”

Notiamo che Pietro non immagina nemmeno di essere Satana, lui è convintissimo di essere nel giusto, è convintissimo di cercare il bene di Gesù e ciò che Dio vuole: ha confuso i pensieri, la ragionevolezza degli uomini con i pensieri di Dio.

Proviamo a fare una verifica perché, come Pietro, noi apparteniamo al gruppo che segue Gesù, noi ascoltiamo il suo Vangelo, siamo convinti di essere i suoi discepoli, di pensare come pensa Lui… ma siamo proprio così sicuri?

Anche noi potremmo essere dei piccoli Satana senza saperlo, come Pietro, potremmo cioè coltivare dei progetti che sono dettati dai criteri degli uomini e non dai pensieri di Dio… siamo proprio sicuri di pensare, di giudicare secondo Dio noi e non secondo gli uomini quando facciamo le nostre scelte?

Siamo proprio sicuri, a volte di non essere scandalo, cioè degli intralci per il regno di Dio?

Basta sfogliare le pagine di storia della Chiesa per rendersi conto che, in tutta buona fede, tante volte noi cristiani abbiamo ragionato secondo i criteri degli uomini, abbiamo giustificato ciò che gli uomini giustificavano e che il Vangelo non giustificava.

Sentiamo adesso la proposta che Gesù fa a chi lo vuole seguire:

Allora Gesù disse ai suoi discepoli: “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce e mi segua.

Non è soltanto Pietro che pensa secondo gli uomini e non secondo Dio, tutti i discepoli la

pensavano come lui ed è a loro che adesso Gesù si rivolge, ad ogni discepolo, quindi anche a noi…

cosa dice? “Se qualcuno vuole venire dietro a me”

È una proposta che fa, non impone nulla, perché nell'amore non ci può essere imposizione altrimenti sarebbe violenza.

Gesù vuole persone che liberamente hanno capito che è bello seguire Lui, è bello unire la propria vita alla sua; le proposte che Lui adesso fa non possono essere modificate, possono essere accolte o rifiutate.

Gesù non si arrabbia, capisce se noi facciamo altre scelte perché la forza del maligno è forte dentro di noi, il ripiegamento su noi stessi ci condiziona, quindi ha molta pazienza nel suo

innamoramento, Lui ci vuole coinvolgere nella sua vita perché ci vuole felici e ha molta pazienza, sa aspettare.

Quali sono le sue proposte?

Le presenta con tre imperativi ma in realtà non sono ordini, sono la descrizione della vita di chi ha scelto di amare, perché vivere significa amare e allora Gesù non fa altro che presentare questa vita che poi è la sua.

Ecco le proposte:

La prima: “rinnega te stesso”.

Cosa significa? Una certa predicazione è partita da questa prima richiesta per tessere l'elogio del sacrificio del dolore offerto a Dio, per piacere a Lui bisognava fare digiuni, penitenze.

Dio non vuole il nostro dolore, vuole soltanto la nostra gioia, del dolore non sa che farsene.

È da questa interpretazione scorretta che è nata l'immagine di una fede triste e del cristiano nemico della gioia… una visione falsa questa!

Gesù non chiede al discepolo di rinunciare alla gioia, anzi l'unica cosa che Dio vuole è che noi siamo felici.

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Avverte: “stai attento perché se segui il cammino che ti propone la ragionevolezza di questo mondo, potrai trovare il piacere, ma non raggiungerai la gioia”.

Che cosa ti suggerisce la ragionevolezza del mondo?

Il cammino sbagliato non ti porta alla gioia e siccome ti voglio bene, ti avviso, non la troverai.

I ragionamenti del mondo ti dicono: quando tu fai qualcosa pensa ai tuoi vantaggi, pensa a te stesso, tu devi essere al centro degli interessi”.

Il problema è che Dio ci ha programmati non per vivere così e chi vive così sarà sempre in conflitto con sè stesso perché noi siamo fatti bene e allora non sarà felice.

Felice può essere soltanto chi entra in questa dinamica dell'amore e allora ecco la proposta che Gesù fa: “dimentica te stesso, smetti di pensare a te stesso, tu devi solo pensare a rendere felice il fratello, ama non per avere meriti in paradiso, altrimenti stai ancora pensando a te stesso, ama anche il nemico perché è bello amare, è la tua natura di figlio di Dio che si manifesta nell'amore”!

Secondo imperativo: “prendi la tua croce”.

Ecco un'altra delle frasi celebri, molto citate e più fraintese dei Vangeli.

È stata interpretata come un'esortazione alla rassegnazione “porta la tua croce”, quando uno stava poco bene si diceva: “questa è la croce che Dio mi ha mandato”… no!

Dio non manda nessuna croce, le croci della vita devono essere sopportate, non c'era bisogno che venisse Lui a dircelo. Qui non si tratta di sopportare delle croci, si tratta di fare la scelta che Lui ha fatto di finire sulla croce.

Perché Lui è finito sulla croce? Perché ha contestato i poteri di questo mondo, quelli che volevano perpetuare il mondo vecchio, il mondo delle guerre, quel mondo che faceva soffrire i figli di Dio…

non era quello il mondo che Dio ha programmato nella creazione e siccome ha voluto introdurre un mondo nuovo, il mondo vecchio ha reagito.

Gesù ti dice: “fai la mia stessa scelta, con le parole e con la tua vita, mostra che tu appartieni un mondo nuovo e metti in conto che questa tua scelta la pagherai.

Se tu scegli di essere disponibile a servire chiunque ha bisogno di te e non approfitti di tutte le opportunità che hai per goderti la vita, tu non sarai ritenuto una persona di successo. Non è chi si comporta così che emerge, che si fa un nome, che diventa famoso, se rinunci a vendicarti di chi ti ha fatto dei torti, ti ha fatto del male tu sarai ritenuto un debole dai saggi di questo mondo, uno incapace di imporsi, di farsi valere.

Se coltivi quei valori che la società ha accantonato, sarai ritenuto un retrogrado, se poi ti schieri attivamente in favore degli ultimi, ti impegni a denunciare, a combattere le ingiustizie potresti anche pagare cara la tua scelta.

In ogni caso ti troverai nella condizione in cui mi sono trovato io quando mi hanno messo la croce sulle spalle e, passando in mezzo alla gente, ho ricevuto insulti perché il mondo non capisce questa proposta che io ho fatto di mondo nuovo”.

Chi sceglie questo mondo nuovo deve sapere a che cosa va incontro!

La terza proposta: “segui me”.

Per seguire qualcuno bisogna tenerlo sempre d'occhio, non perderlo di vista, è come avere il navigatore satellitare sempre in sintonia su dove Lui sta andando e se questo navigatore satellitare si scarica andiamo subito fuoristrada, bisogna ricaricarlo immediatamente.

Come si ricarica questo navigatore satellitare che ci permette di vedere sempre dove Lui sta andando?

In ogni momento della nostra vita, io vedo come devo camminare perché so come Lui si è mosso.

Il navigatore satellitare si chiama preghiera, che significa rimanere sempre in contatto con la Parola del Vangelo che ci tiene sempre sotto gli occhi, la vita donata di Gesù di Nazareth.

Alla fine della sua vita, Gesù ci ha presentato la sua vita di amore quando ha detto “volete sapere

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7 chi sono io?

Ecco, questo pane sono io, io mi sono fatto pane, mangia questo pane, assimila tutta la mia storia di amore.” L'eucarestia è questo e solo questo!

Per concludere adesso Gesù fa quattro ragionamenti sapienziali che Lui non ha inventato, è andato ad attingerli nella sapienza biblica, soprattutto nel salmo 49, ascoltiamoli:

Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.

26Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita? 27Perché il Figlio dell'uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni.

La proposta che Gesù ha fatto ai discepoli è paradossale, inevitabile che siano rimasti perplessi, esitanti “gli andiamo dietro oppure no?”.

Ecco allora che Gesù fa loro quattro ragionamenti sapienziali perché vuole convincerli a fare la scelta giusta, quella che Lui propone e naturalmente questi ragionamenti li sta facendo anche a noi perché anche noi rimaniamo piuttosto indecisi nella scelta da fare.

Il primo di questi ragionamenti: ”chi vuole salvare la propria vita la perde, invece chi perde la propria vita per causa mia, la trova”. Cosa intende dire?

Rifletti, tu vedi che in ogni istante la tua vita se ne va, non è poi così lunga, e tu vorresti trattenerla ma ti sfugge, come fare a salvarti la vita?

Il mondo ti dà i suoi suggerimenti ti dice: “è breve, goditela sui triclini”.

Cosa vediamo noi sui pavimenti dei triclini romani?

Vediamo il Carpe Diem dove c'è lo scheletro della morte, non era per far riflettere sul senso della vita o per rattristarti, era per dire “tu sei nel triclinio, qui si mangia e si beve, goditi la vita perché la vita è breve, Carpe Diem!”

Questo è il suggerimento che ti dà il mondo ed è molto attuale.

Gesù ti dà il suo di suggerimento: “se vuoi che rimanga qualcosa di te, dona la tua vita, donala per amore perché solo la vita donata è quella che rimane, perché diventa amore, l'amore è il divino e il divino non è toccato dalla morte biologica.

“Rifletti” dice Gesù!

Secondo ragionamento: “Quale vantaggio ha un uomo se guadagna il mondo intero, ma poi perde la sua vita?”

La perde, la vita se ne va e lui si è guadagnato il mondo intero. Cosa te ne fai alla fine di questo mondo intero? Cosa intende dire Gesù?

I regni di questo mondo… affermarsi nei campi del sapere, del denaro, il potere, i piaceri… se tu sciupi così la tua esistenza, tutte queste tue conquiste, tutti i tuoi successi sono effimeri, non hanno consistenza perché su di loro incombe la morte e di tutte queste cose non rimane nulla!

Terzo ragionamento: “Che cosa può dare un uomo in cambio della propria vita?”

Se tu te la sei lasciata andare seguendo i criteri di questo mondo, alla fine cosa dai in cambio per riavere questa vita? Non è possibile!

Allora vale la pena illudersi che questa vita sia eterna, dimenticare che invece è transitoria?

Quando si spegneranno i riflettori che hanno abbagliato la scena di questo mondo, quando i luccichii ingannevoli degli idoli si estingueranno, quegli idoli che hanno incantato e sedotto tante persone, e brillerà la luce vera, quella di Dio, allora appare il valore di una vita!

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Gesù ti invita a riflettere: “Stai attento, alla dogana della vita tutti i beni accumulati, i

riconoscimenti, le lauree, i titoli onorifici vengono requisiti, in cielo viene introdotta solo la persona, la tua vita, quindi se è stata vissuta per amore è una vita conservata, altrimenti è stata sprecata!”

Ultimo ragionamento che fa Gesù: “Verrà il figlio dell'uomo nella gloria del Padre suo con i suoi angeli e renderà a ciascuno secondo la sua opera”

Stiamo attenti bene a quel che dice il testo, perché noi pensiamo che a ciascuno verrà reso secondo le sue opere, cioè la paga se ha vissuto male la sua vita; qui non dice secondo le sue opere, ciò che lui ha fatto, verrà giudicato secondo la sua opera, secondo l'opera di Dio.

Qual è quest'opera di Dio?

È il suo capolavoro, è Gesù di Nazareth la perfetta immagine del vero figlio di Dio che riflette perfettamente l'immagine del Padre.

Questo capolavoro è stato messo davanti ai nostri occhi e alla fine la nostra vita sarà ritenuta riuscita o fallita in base alla somiglianza maggiore o minore con questo capolavoro.

Io spero che il Signore sia riuscito a convincerci almeno con questi quattro ultimi ragionamenti sapienziali che ci ha fatto.

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