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CDXV SEDUTA. g io ved ì 29 GENNAIO (Pomeridiana)

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(1)

Resoconti Parlamentarì — 363 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

C D X V S E D U T A

(Pomeridiana)

g i o v e d ì 29 GE NNAI O 1976

Presidenza del Presidente FASINO indi

del Vice Presidente MANGIONE

I N D I C E

Pag.

Disegni di legge:

(Annunzio di presentazione) . . . .

«Nuove norme per rAmminìstrazione della R e­

gione e per gli enti locali e ospedalieri in Sicilia» (781/A) (Seguito della discussione):

P R E S I D E N T E ...

M E S S I N A ...

m a r in o G I O V A N N I ...

m a n is c a l c o b a s i l e ...

TRICOLI - i * ...

C A R D I L L O ...

m u r a t o r e, Assessore agli enti locali CAVALLARO ...

Interpellanze (P er lo svolgimento):

PRESIDENTE . . . . .

l a u k i c e l l a...

Mozione :

( A n n u n z i o ) ...

364, 398 364 367 378 379 390 393 395

364 364

363

La seduta è aperta alle ore 17,30.

Me s s i n a, segretario, dà lettura del pro­

cesso verbale della seduta precedente, che,

^on sorgendo osservazioni, si intende appro­

dato.

Annunzio di presentazione di disegno di legge.

PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, è stato presentato il disegno di legge: « Assistenza sanitaria ai lavoratori emigrati all’estero rimpatriati e ai loro fa­

miliari » (842), dagli onorevoli Basso, Cagnes, Arnone, Careri, Carosia, Lamicela, Lauri- cella, Giubilato, Messina e Marilli.

Annunzio di mozione.

PRESIDENTE. Comunico che è stata pre­

sentata la mozione numero 137.

Ne do lettura:

« L ’Assemblea regionale siciliana preso atto della gravissima situazione fi­

nanziaria in cui versano gli organismi comu­

nali e provinciali della Cassa mutua per i coltivatori diretti, che non riescono a garan­

tire le prestazioni mediche generiche e spe­

cialistiche a favore dei propri assicurati, neanche attraverso il ricorso a ormai insop­

portabili oneri contributivi integrativi im­

posti ai singoli;

considerato che la sofferenza finanziaria è da addebitare sia ad ingiusti oneri di finan­

ziamento a carico delle Casse mutue sia a gravi inadempienze dello Stato e in parti­

colare:

Resoconti, f. 50 (500)

(2)

Rssoconti Parlamentari 364

VII Legislatura CDXV SEDUTA

Assem blea Regionale Siciliana 29 Gennaio 1975

a) aU’oneroso prelievo del 51 per cento cui sono sottoposti i bilanci delle mutue in forza dell’articolo 14 della legge 17 agosto 1974, numero 386, destinato ad alimentare il Fondo finanziario per l ’assistenza ospeda­

liera;

b) alla inadempienza dello Stato che trascura, ormai da svariatissimi anni, di versare attraverso l’Inps, a favore delle Casse mutue le quote spettanti in forza del­

l’articolo 2, lettera fa), punto 1) della legge 29 maggio 1967, numero 369;

c) alla inadempienza dello Stato che non ha versato le quote che la legge 18 mar­

zo 1968, numero 182 accollava ad esso, eso­

nerando i coltivatori diretti delle zone col­

pite dal terremoto del 1968,

impegna il Governo della Regione 1) a chiedere al Governo nazionale la modifica dell’articolo 14 della legge 17 agosto 1974, numero 386 in modo da rendere l’en­

tità del prelievo compatibile con la eroga­

zione dell’assistenza sanitaria, senza la ne­

cessità di far ricorso ad intollerabili oneri ag­

giuntivi a carico dei coltivatori diretti;

2) a pretendere dagli organi dello Stato il più rigoroso rispetto degli obblighi finan­

ziari discendenti da leggi e in particolare dagli obblighi discendenti dall’articolo 2, let­

tera fa), punto 1) della legge 29 maggio 1967, numero 369 e della legge 18 marzo 1968, numero 182 » (137).

La u r ic e l l a - De Pa s q u a l e - Arnone - Ra g u s a - Ch essa ri

- Ca ro sia - Marino Gioacchino

- Am m a v u t a - Ma r i l l i.

^ Avverto che essa sarà posta all’ordine del giorno della seduta successiva perché se ne determini la data di discussione.

Per lo svolgimento urgente di interpellanze.

LAURICELLA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LAURICELLA. Onorevole Presidente, cir­

ca dieci giorni addietro sono state presen­

tate due interpellanze, la numero 501 che riguarda l’Assessorato delle foreste e la nu­

mero 500 che interessa TAssessorato dei lavori pubblici. Data l’importanza che noi attribuiamo alle stesse, chiedo che venga fissato lo svolgimento in una delle prossime sedute utili.

PRESIDENTE. Onorevole Lauricella, il Governo ha ascoltato la sua richiesta;’ ri­

sponderà a termini di regolamento.

Seguito della discussione del disegno di legge:

« Nuove norme per rAmministrazione della Regione e per gli enti locali e ospedalieri in Sicilia» (781/A ).

PRESIDENTE. Si passa al punto secondo delTordine del giorno: Seguito della discus­

sione del disegno di legge: « Nuove norme per rAmministrazione della Regione e per gli enti locali e ospedalieri in Sicilia » (781/A).

Invito i componenti della Commissione a prendere posto nel banco alla medesima assegnato.

Ricordo che siamo in sede di esame del- l’articolo 3.

MESSINA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MESSINA. Onorevole Presidente, onore­

voli colleglli, l ’intervento da me svolto in sede di discussione generale credo abbia chiarito la posizione del nostro Partito sul disegno di legge in esame. Quindi, mi limi­

terò ad alcune considerazioni in ordine alla problematica posta dall’articolo 3, che è uno dei cardini del progetto di legge, e per il quale, almeno sulla base delle dichiarazioni ufficiali, nei giorni scorsi si è snodato l’ostru­

zionismo Movimento sociale.

Voglio dire subito, riaffermando un atteg­

giamento già noto, che noi non solo con­

cordiamo con le linee poste nella suddetta norma, ma riteniamo che alcuni aspetti della stessa abbiano un valore emblematico. .

(3)

Resoconti Parlamentari - 365 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

primo luogo: elezioni dei componenti del­

le Commissioni provinciali di controllo da parte deH’Assemblea regionale siciliana. Io credo che questo principio abbia un signifi­

cato ben più ampio, nel senso che dà un contributo, apre la strada alla modifica del vecchio meccanismo delle nomine.

E’ noto, onorevole Presidente ed onorevoli colleglli, che noi da anni abbiamo condotto una dura e spesso aspra battaglia, con lo obiettivo fondamentale di sottrarre all’ese­

cutivo questo potere e di trasferirlo all’As- seniblea non solo al fine della riacquisizione di un potere che secondo noi illegittima­

mente le era stato tolto, ma soprattutto perché in tal modo si pone fine al sistema della lottizzazione e del sottogoverno, che sino a questo momento ha dominato la vita pubblica della nostra Regione. Infatti, i cri­

teri di nomina venivano stabiliti dai partiti, dai gruppi, dalle correnti, dai notabili.

Noi comunisti abbiamo sempre ritenuto che l’Assemblea potrà e dovrà aprire un di­

battito sulle nomine, in modo da vagliarle e porre davanti aU’opinione pubblica i requi­

siti di competenza, onestà, obiettività e de­

mocrazia, che debbono appartenere a quanti la Regione affida o delega compiti nei vari organismi.

Io credo che sia nel ricordo di tutti la asprezza di questa battaglia. Noi conducem­

mo questo scontro con grande forza in sede di discussione del disegno di legge sugli enti regionali. In quella occasione, come del resto in altre, venne obiettato a noi comunisti ed a quei settori dell’Assemblea che chie­

devano un investimento diretto del legisla­

tivo nei poteri di nomina, che la stessa, proprio perché era un organismo diverso dai consigli regionali, non poteva esercitare la amministrazione (così è definito il concetto di nomina). Era un modo per dire che all’As- semblea regionale i poteri di nomina dove­

vano essere sottratti, mentre è notorio che in tutti i consigli regionali spettano ai mede­

simi. Sotto la veste della qualificazione par­

ticolare dell’Assemblea, del suo ruolo esclu­

sivamente politico e legislativo, si voleva bloccare il processo che intendevamo por­

tare avanti; un processo che ormai incalzava, che era necessario, perché via via, nel corso degli anni, una serie di degenerazioni vi erano state in tutto il sistema delle no­

mine.

La prima breccia nella testardaggine del Governo e dei partiti che lo sostengono si è aperta a seguito della sentenza della Corte costituzionale, allorché, autorevolmente, il supremo collegio giudicante del nostro Paese stabilì che i Consigli di amministrazione degli ospedali dovevano essere eletti non solo dai consigli regionali ma anche dalle assemblee regionali. Questo consentiva un varco nella posizione chiusa del Governo; in­

fatti abbiamo eletto per la prima volta in questa Assemblea i rappresentanti della Re­

gione nei consigli di amministrazione degli enti ospedalieri. Da quel momento passi avanti importanti sono stati fatti, fino alla designazione odierna dei componenti delle Commissioni provinciali di controllo da parte dell’Assemblea regionale siciliana, criterio adottato nel quadro di una modifica di tutti i meccanismi di nomina, così come è pre­

visto nell’accordo di fine legislatura tra i par­

titi di Governo e l’opposizione comunista.

Così dovrà verificarsi anche per la designa­

zione del Presidente delle Commissioni pro­

vinciali di controllo, perché se è vero che nell’articolo 3 la nomina spetta al Governo, e non è detto espressamente che dovrà essere

■sottoposta all’esame della competente com­

missione dell’Assemblea, è pur vero che questa nomina fa parte del complesso di quelle sulle quali discuteremo con un ap­

posito disegno di legge, e che sarà ancora un fatto molto importante certamente. Non sarà quello che volevamo, però nel momento in cui la nostra Assemblea sarà investita u tutto il sistema di nomina, faramio un passo avanti la democrazia e l’onestà, perché sa­

ranno sottoposti al vaglio gli uomini con la loro competenza, con la loro caratterizza­

zione politica in senso democratico.

Noi comunisti, quindi, non solo siamo fa­

vorevoli al disegno di legge in esame, ma, proprio per il valore che questo potere di nomina trasferito all’Assemblea ha nel qua­

dro generale della lotta che noi conduciamo, siamo particolarmente soddisfatti, in quanto viene accolta non una istanza ristretta del nostro partito, del nostro gruppo, bensì una istanza democratica. Né mi si venga a dire che, dato il sistema previsto per la nomina ed il voto limitato a sei, ci si trova dinanzi ad una lottizzazione del potere ovvero di­

nanzi all’esigenza di far entrare i comunisti nelle Commissioni provinciali di controllo.

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Rssoconti Parlamentari 366 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura CDXV SEDUTA 29 Gennaio 1975

Perché aveva ragione ieri sera l’onorevole Nicoletti quando affermava che di questo non vi era bisogno dato che noi comunisti già siamo presenti attraverso i consigli pro­

vinciali, nella maggior parte delle Commis­

sioni di controllo. Non siamo presenti, per esempio, a Ragusa perché lì la Commissione è quella che verme insediata sedici armi orsono. D’altra parte è importante secondo noi che venga svincolato il consiglio pro­

vinciale dai poteri di nomina, perché se questo principio ancora permanesse, lasce- remmo nelle mani dell’organo controllato il potere di designare i controllori. E ’ questo un principio importante.

Si può opporre, per esempio, che i ma­

gistrati della Corte dei conti i quali eserci­

tano il controllo sugli atti di governo, sono nominati dallo stesso governo, però è pur vero che quando è possibile operare diver­

samente e designare l’organo di controllo attraverso coloro i quali non sono interessati direttamente al controllo, io credo che da questo punto di vista ne guadagni la demo­

crazia e il buon andamento dei lavori.

Noi comunisti, in sede di prima commis­

sione abbiamo dichiarato e lo ripetiamo qui, non facciamo delle commissioni di controllo un problema di potere, di rappresentanza; noi vogliamo che da parte di tutte le forze de­

mocratiche, insieme, nel momento in cui la Assemblea regionale sarà chiamata a desi­

gnare i componenti di ogni singola Commis­

sione provinciale di controllo, si effettui xm grande sforzo per andare ad una scelta c[ua- lificata dei rappresentanti. Certamente non vogliamo il monopolio della minoranza; ab­

biamo dichiarato che bisogna far posto a tutte le forze dell’arco democratico e costi­

tuzionale; i requisiti principali che debbono presiedere, onorevoli colleglli della maggio­

ranza, alla scelta dei componenti delle Com­

missioni provinciali di controllo, debbono es­

sere prima di tutto quelli delle capacità e delle qualificazioni tecniche, che sono pre­

viste nell’articolo 3 del disegno di legge che stiamo discutendo. Proprio per questo abbia­

mo concordato con le altre forze democra­

tiche di presentare un emendamento per escludere i deputati nazionali o regionali o i senatori con almeno due legislature, per­

ché questo per noi comunisti non è un requisito tecnico, non è una qualificazione professionale: abbiamo detto che se questi

dovevano restare come possibili designandi era giusto che la rosa dei designati venisse allargata agli ex sindaci, agli ex consiglieri comunali e provinciali perché loro hanno, sì una qualificazione tecnica, ma che non si tratta in questo caso di andare alla ricerca di ex deputati o di ex senatori in quanto tali.

Noi pensiamo che nelle Commissioni pro­

vinciali di controllo, prima di guardare alla tessera di partito, occorre guardare alle com­

petenze, alla onestà, alla obiettività, ed ov­

viamente, da un punto di vista politico, alla democrazia. Perché importante è che coloro i quali vengono designati come componenti delle Commissioni provinciali di controllo siano conosciuti come autentici autonomisti, dato che le commissioni suddette non deb­

bono e non possono essere, come sono state purtroppo agli inizi, quando incominciarono a funzionare centri di potere. Debbono es­

sere strumenti di ausilio, debbono collegarsi ai comuni, agli enti locali, agli enti ospeda­

lieri, alle amministrazioni provinciali e con­

sortili, alle comunità montane; non il con­

trollore che si mette in contrasto con il con­

trollato, ma una unità di azione volta a fare crescere e a potenziare l’autonomia degli enti locali.

Questo tipo di indicazione è molto impor­

tante. Noi dobbiamo avere coscienza, ono­

revoli colleghi — mi rivolgo soprattutto alle forze democratiche di maggioranza ■— che nel momento in cui la nostra Assemblea, con un disegno politico complessivo, si appresta a creare le premesse per una riforma generale della Regione, per una rivitalizzazione degli enti locali, per un nuovo modo di governare che deve passare attraverso i comuni e le province, per l’applicazione del sistema dei- fi amministrazione indiretta (il che vuol dire consegnare il bilancio della Regione in gran­

de parte ai comuni, alle province, alle comu­

nità montane o attraverso il decentramento o attraverso il sistema della delega), le Com­

missioni di controllo debbono avere un ruolo profondamente diverso dal passato: un ruo­

lo di sostegno, di incoraggiamento delle au­

tonomie locali, di collaborazione con i poteri di base. ‘Non contrasto tra enti locali - e organi di controllo, ripeto, ma, in sede di esame di tutti i problemi, dei dibattiti e dei contrasti, arrivare a quel momento di unità che deve significare sempre il grande poten­

ziamento delle autonomie degli enti locali-

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Resoconti Parlamentari 367 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

Proprio per questo abbiamo espresso il nostro parere positivo alla eliminazione dei funzionari con voto deliberativo. Essi hanno un ruolo importante da svolgere, ed in seno alle nostre Commissioni provinciali di con­

trollo ve ne sono di preparati. Ma il ruolo di organi di controllo di un potere politico democratico com’è quello dei poteri di base, deve essere espressione di tutte le forze po­

litiche e democratiche, di tutto il mondo culturale, di tutti coloro che credono nella autonomia e nel potenziamento degli enti locali.

Nell’esame di questo articolo dobbiamo avere chiara la visione complessiva che da esso sgorga una funzione di snellimento an­

che per quanto attiene ai tempi. Le Com­

missioni di controllo sono chiamate ora in brevissimo tempo a ratificare gli atti degli enti locali. I venti giorni stabiliti all’articolo 29, divengono una realtà, non sono più sot­

toposti all’arbitrio delle Commissioni di con­

trollo che facevano decorrere i venti giorni dalla data di entrata delle delibere, ma dal giorno in cui effettivamente sono pervenute.

Questo è un fatto importante, al quale si collega anche il susseguente articolo 4, che è quello che riguarda la istituzione delle conferenze annuali delle Commissioni pro­

vinciali di controllo; perché è in quella sede che dovrà svolgersi il dibattito più ampio, onde pervenire alla unificazione dal punto di vista della giurisprudenza.

In sede di Commissione abbiamo già de­

ciso di presentare un emendamento per la istituzione presso l’Assessorato degli enti lo­

cali di un ufficio, del massimario, per avere non solo i comuni ma anche noi. Assemblea, uno strumento di consultazione che sia di ausilio agli stessi enti locali, i quali debbono sapere che, nel momento in cui si apprestano a deliberare in un determinato modo, già le commissioni di controllo su quella materia hanno espresso il proprio parere. Tutto quanto dà pubblicità, agevola la circolazio­

ne delle idee, come l’istituzione deH’ufficio del massimario e come la conferenza istitu­

zionalizzata delle conferenze provinciali del­

le Commissioni provinciali di controllo presso d Presidente della Regione una volta l’anno, e> a nostro avviso, un elemento decisivo per la vita della nostra Regione.

Con questo spirito abbiamo affrontato il dibattito e il confronto sull’articolo 3. Rite­

niamo che con tale norma viene finalmente in porto la grande battaglia che abbiamo sostenuto per dare all’Assemblea i poteri di nomina; viene finalmente in porto la possi­

bilità di designare uomini che hanno compe­

tenza e qualificazione professionale, con l’ap­

pello che ancora una volta riaffermiamo nei confronti delle forze democratiche, affinché i componenti che l’Assemblea regionale andrà a designare via via che scadranno — e co­

munque abbiamo pensato di modificare il meccanismo, nel senso che sia previsto al­

meno non oltre il 31 dicembre 1977 — prima di tutto mobilitino ed utilizzino tutte le forze vive, democratiche, culturali che vi sono nella nostra Regione.

Questo sarà ancora un passo avanti per il potenziamento dell’autonomia dei comuni, per la democrazia; perché gli enti locali hanno bisogno, nel momento attuale, di di­

ventare i protagonisti della grande battaglia democratica per il rinnovamento e per la riforma della Regione. Le Commissioni di controllo debbono collaborare con gli enti locali, aiutarli non solo ai fini del progresso della democrazia ma affinché, attraverso i medesimi, si snodi tutta una azione per cambiare la Sicilia, per un nuovo e diverso modo di governare.

MARINO GIOVANNI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARINO GIOVANNI. Onorevole Presi­

dente, onorevoli colleghi, l’articolo 3 è cer­

tamente il più importante del disegno di legge in discussione ed è attorno ai prin­

cipi, appunto, che lo caratterizzano e che danno una precisa impronta a questo dise­

gno di legge, che si è giustamente acceso un grosso dibattito che ha suscitato grande inte­

resse e che ha visto il mio gruppo impegnato in maniera decisa per la difesa di taluni prin­

cìpi di carattere giuridico e di carattere mo­

rale che noi riteniamo siano stati violati da questo provvedimento.

L ’articolo 3, che è certamente l’articolo chiave del disegno di legge, che sancisce un certo sistema di elezione dei componenti la Commissione provinciale di controllo, che de­

classa i funzionari emarginandoli pratica- mente dalla stessa, questo articolo, che è stato difeso tanto tenacemente dalla maggio­

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Resoconti Parlamentari 368 Assemblea Regionale Siciliana

V I I Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1975

ranza del pentapartito, non può non incon­

trare, onorevoli colleghi, la nostra decisa e costante opposizione.

Perché? Che le Commissioni di controllo andassero rivedute, che dopo la fallimentare esperienza di questi anni fossero sottoposte ad un processo di revisione per renderle efficienti ed idonee all’alta funzione alla qua­

le dalla legge sono chiamate, è fuori discus­

sione. Un po’ da tutte le parti si è avver­

tita questa necessità. E questo disegno di legge, che si voleva far passare quasi sotto silenzio, che si voleva si discutesse senza farne accorgere a nessuno, o forse che non si voleva che si discutesse addirittura, ha invece occupato numerose sedute di questa Assemblea; e le ha occupate perché il mio gruppo ha deciso di richiamare sulle norme di questa iniziativa l’interesse della pubblica opinione, poiché in essa abbiamo colto un capovolgimento di princìpi e di motivi, ono­

revoli colleghi, che non potevamo sottacere ma che invece abbiamo ritenuto doveroso sottolineare con una decisa battaglia parla­

mentare che ha scatenato nelle altre parti politiche, presenti in quest’Aula, una certa reazione nei nostri confronti.

In verità, il problema dei controlli, onore­

voli colleghi, è stato sempre un problema lungamente dibattuto, specie da quando sono entrate in funzione le Commissioni provin­

ciali di controllo, perché si è sempre potuto notare un costante peggioramento nel loro funzionamento dato che la caratterizzazione politica che si è voluta dare alle stesse ha determinato disfunzioni e gravi errori che alla fine hanno danneggiato gli stessi enti sottoposti al controllo.

Mi preme ricordare come si è cercato di dare, sin dalla prima legislatura dell’Assem­

blea regionale siciliana, tm certo assetto giu­

ridico ai controlli nella Regione siciliana; mi pare che sia stato proprio un deputato del- l’allora Movimento per l’indipendenza sici­

liana, l’onorevole Rosario Cacopardo, che per primo, se non erro, ebbe a presentare il 4 dicembre 1950 un disegno di legge all’As­

semblea regionale, concernente, appunto, l’or­

ganizzazione degli organi degli uffici ammi­

nistrativi decentrati dal Governo regionale.

Era un disegno di legge che avrebbe do­

vuto avere un carattere transitorio, e attor­

no al quale, per quello che si legge nelle cronache parlamentari, ebbe a svolgersi in

quest’Aula un grosso dibattito. In partico­

lare, con quel provvedimento, si istituivano addirittura i procuratori regionali; erano degli organi con le attribuzioni demandate ai pre­

fetti dalla legge comunale e provinciale che ponevano accanto ai medesimi il comitato di controllo con le funzioni di ogni specie, del collegio di prefettura, della giunta pro­

vinciale amministrativa, e del Comitato pro­

vinciale di assistenza e beneficenza pubblica.

Sebbene vi fosse stata, allora, una richie­

sta di sospensiva perché il governo, il 28 gennaio 1951, aveva presentato un altro di­

segno di legge, il 24 febbraio 1951 venne approvato. Tuttavia fu impugnato dal Com­

missario dello Stato e dichiarato con sentenza dell’Alta Corte, addirittura incostituzionale.

Frattanto l’Assemblea cominciava ad occu­

parsi dell’altro progetto governativo, che ebbe parecchie vicissitudini. Il problema era grosso, ed era quindi logico che si accen­

desse attorno alla questione un dibattito che andò avanti per parecchio tempo e che alla fine, onorevoli colleghi, si concluse con la approvazione di quel disegno di legge, mo­

dificato molto profondamente dall’Assemblea regionale siciliana.

L’organo di controllo, venne stabilito, do­

veva essere formato da membri in parte elettivi ed in parte nominati dal Governo regionale; non si discusse allora sul prin­

cipio della composizione mista, nessuno si sognò di estraneare i funzionari dalle Com­

missioni provinciali di controllo. Anche se poi questa legge ha subito delle modifiche, l’attuale organizzazione delle Commissioni di controllo sostanzialmente è stata quella pre­

vista dall’approvazione dell’Ordinamento de­

gli enti locali, mi pare del 1955.

Come sono andate avanti le Commissioni di controllo? Quale risultato di efficienza esse hanno offerto ai cittadini e soprattutto alle amministrazioni? Qui il discorso si fa amaro, perché le considerazioni che sono state svolte sul funzionamento delle Commissioni di con­

trollo, sono state molto dure e molto pesanti.

Nel primo convegno di studi sui controlli neirOrdinamento amministrativo regionale, che ebbe come relatore il professore Pietro Virga, si levarono un po’ da tutte le parti delle proteste contro quella che era giusta­

mente considerata l’inefficienza delle Com­

missioni provinciali di controllo; si disse che queste Commissioni non dovevano essere (le

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Resoconti Parlamentari 369 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

parole testuali che sto leggendo, vennero pronunziate dal sindaco democristiano di Agrigento del tempo) « arma di potere nel­

le mani di pochi ». Gli stessi enti control­

lati avvertivano neU’attività delle Commis­

sioni di controllo dei motivi di contrasto, non tanto per l’esame che le Commissioni suddette erano tenute a fare e facevano sugli atti dei soggetti controllati, quanto per certi sistemi e per certi metodi che non venivano affatto considerati perfettamente regolari.

In quel convegno, onorevoli colleghi, da persone altamente qualificate e da persone di alta competenza giuridica, direi di spe­

cifica competenza giuridica nella materia, come per esempio, appunto, il professor Pie­

tro Virga, venne rilevato come la qualifica­

zione dei componenti della Commissione di controllo era da considerare così come era delineata nella legge, del tutto insufficiente e carente, con riferimento ai compiti propri delle Commissioni stesse. Diceva il professor Pietro Virga in quel convegno « I compo­

nenti della Commissione sono chiamati a risolvere problemi squisitamente giuridici e mi sembra che sia indispensabile che deb­

ba essere richiesta quantomeno una certa competenza in materia ».

Oggi ci troviamo dinanzi ad un disegno di legge che capovolge questo principio, in cui sostanzialmente l’aspetto giuridico viene messo in seconda linea, e, pur riaffermandosi dalla maggioranza che ora la qualificazione dei componenti la Commissione di controllo viene fatta con maggiore oculatezza, l’aspet­

to giuridico viene collocato in seconda linea.

Debbo far presente che anche un giurista intervenuto nel convegno, che ho citato, l’ex primo presidente della Corte di appello di Palermo, Di Blasi, ebbe a rilevax'e che le Commissioni di controllo avevano un com­

pito che presupponeva certamente una par­

ticolare qualificazione ed imponeva un cri­

terio di scelta particolarmente selezionato e particolarmente attento.

Il convegno si concluse poi con una mo­

zione con la quale si invocava la modifica del sistema di elezione e si chiedeva che venissero adottati opportuni rimedi, e con

massima urgenza, per cercare di miglio­

rare le Commissioni provinciali di controllo.

Questo. convegno, onorevoli colleghi, si svol- nell’ormai lontano 1962 e, guarda caso.

tanto era l’interesse del Governo regionale di allora che nessun rappresentante vi par­

tecipò! La giustificazione era quella della crisi, una delle tante crisi di governo. Mi pare che fosse il Governo D’Angelo. Quindi il rappresentante del Governo regionale ri­

tenne di assentarsi e di leggersi, poi — se le ha lette — , le relazioni di questo convegno.

Il problema era tanto urgente che dal 1962 ad oggi non si è fatto, sostanzialmente, nien­

te! E ora che di questo problema ci si vuole occupare si stanno ancora più complicando le cose. Perché perlomeno il legislatore di allora ebbe il pudore di non violare certi princìpi 0 perlomeno di far capire di non volerli violare. Oggi invece è tutto chiaro, tutto allo scoperto. Il principio politico deve prevalere su quello giuridico, con le conse­

guenze, onorevoli colleghi, che ognuno di noi può facilmente immaginare.

Sapete, per esempio, come non dalla no­

stra parte, onorevoli colleghi, ma da altri studiosi, da esperti che di questo problema si sono occupati, sono state definite le Com­

missioni di controllo, per quello che si è potuto constatare ed osservare? Ve lo dico subito. In uno studio apparso sulla Rivista di diritto pubblico si legge testualmente « Le Commissioni provinciali di controllo » — sia­

mo già al 1971-72 — « sono apparse sin dalla loro costituzione docili strumenti dei partiti di maggioranza. I controlli sono stati infatti esercitati con partigianeria e la legge la cui osservanza esse avrebbero dovuto ga­

rantire è stata spesso violata ».

Dunque sono stati considerati organi di partigianeria e strumenti dei partiti di mag­

gioranza. Addirittura si legge in una nota in calce a questo articolo « talune decisioni delle Commissioni provinciali di controllo potrebbero sembrare manifestazioni di follia se non fosse chiaro che esse sono state de­

terminate da forti pressioni esercitate sui componenti di esse da ben individuate forze politiche ».

Ebbene, dinanzi a questa situazione così allarmante bisognava, ovviamente, correre ai rimedi, ma ai giusti rimedi. Invece, con questo articolo 3 si stanno ulteriormente aggravando i vecchi mali, perché fra breve, se l ’Assemblea approverà questo disegno di legge, ci troveremo dinanzi ad una situa­

zione indubbiamente più grave, con Com­

missioni di controllo le quali, per la loro

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Resoconti Parlamentari 370 — Assemblea Regionale Siciliana

V II Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1975

spiccata e accentuata caratterizzazione poli­

tica, faranno politica e non invece eserci­

teranno le loro funzioni guardando soltanto alla legge.

Nelle cause del male indicate proprio in questo articolo sono sottolineati taluni ele­

menti: « In linea di massima la causa del male va vista nella stretta dipendenza dei componenti elettivi dai partiti della maggio­

ranza ». In pratica le Commissioni di con­

trollo sono state espressione, proiezione dei partiti di maggioranza, i quali hanno poi cercato di esercitare un certo tipo di con­

trollo sugli enti locali.

Diceva poc’anzi l’onorevole Messina che il componente della Commissione di con­

trollo non deve essere scelto a seconda della tessera di partito. Il principio è indubbia­

mente esatto, ma come si concilia questa affermazione dell’onorevole Messina con il principio che il momento politico deve pre­

valere sul momento giuridico? Vedremo poi come saranno scelti questi componenti della Commissione di controllo quando l’Assemblea regionale, se il disegno di legge passerà così com’è, sarà chiamata a votare determinati nomi. Non ci vorrà molto a capire che i tre che andranno al Partito comunista saranno di estrazione comunista e che i sei che an­

dranno alla Democrazia cristiana o ai suoi alleati minori, fatalmente apparterranno al loro mondo, a questa o a quella corrente, a seconda dei rapporti di forza esistenti, appunto, tra le forze stesse di maggioranza.

Onorevoli colleghi, queste considerazioni sul funzionamento delle Commissioni di con­

trollo avrebbero dovuto suggerirci un crite­

rio di scelta molto più oculato e certamente molto più attento; avremmo dovuto deter­

minare, attraverso una nuova legge, reie­

zione della Commissione di controllo con cri­

teri del tutto diversi, a prescindere dal fa­

moso decentramento che si attua con questa legge con un accentramento, a prescindere da taluni altri rilievi che sono stati già svolti sotto il profilo costituzionale da altri oratori che mi hanno preceduto nei giorni scorsi, con interrogativi ai c[uali la maggio­

ranza non ha risposto.

Ieri sera, infatti, l’onorevole Nicolletti, se­

gretario regionale della Democrazia cristia­

na, alto esponente, dunque, di questo partito e della maggioranza, non si è preoccupato di rispondere alle osservazioni fatte in ordine

ai problemi relativi alla incostituzionalità di questo disegno di legge, almeno per alcune norme, limitandosi soltanto a dire che, in fondo, se la legge è incostituzionale, c’è il commissario dello Stato che può impugnarla.

Cosa significa tutto questo? Che possiamo essere tranquilli, che possiamo incorrere in errori, anche deliberatamente, perché tanto poi se la vedrà il Commissario dello Stato?

E ’ questa una posizione certamente sba­

gliata sotto ogni aspetto. Il rappresentante della maggioranza avrebbe dovuto spiegarci perché ritiene che i rilievi di incostituzio­

nalità da noi ripetutamente avanzati siano infondati, ma non ce lo ha detto. Lo stesso onorevole Messina che ha parlato poc’anzi, non ha risposto nemmeno a questi quesiti;

si è preferito, su questo punto, tacere, non rispondere.

Avremmo gradito che a queste nostre ec­

cezioni si fosse data una risposta.

Presidenza del Viee Presidente MANGIONE

Non si è data, ripeto, nessuna risposta.

Vuol dire che la maggioranza è in imba­

razzo, che non trova argomenti nemmeno sul piano puramente dialettico per provare il contrario. E allora non si parla, non si discute; si ritiene di continuare ad affer­

mare che questo disegno di legge, non si sa come, migliorerà il funzionamento delle Commissioni di controllo, senza però che vi sia stato un approfondimento delle cause vere che hanno determinato fino ad oggi disfunzioni delle stesse e che hanno fatto sorgere serie preoccupazioni circa i rimedi da apportare per correggerne la rotta.

Il disegno di legge governativo, onorevoli colleghi, suscitò subito reazioni decise e re­

cise non solo da parte nostra, ma anche da parte dei funzionari delle stesse Com­

missioni di controllo, perché, come voi ricor­

derete, per esempio, all’articolo 21 sanciva un certo principio del tutto nuovo, in dipen­

denza del quale il personale deH’amriiini- strazione regionale addetto alle Commissioni provinciali di controllo poteva prestare ser­

vizio presso ciascuna Conamissione per non più di un ciuinquennio. Venne approvato dal-

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Resoconti Parlamentari 371 Assemblea Regionale Siciliana

\rii Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

]e Commissioni stesse un ordine del giorno di protesta inviato a tutti i deputati, oltre che naturalmente anche al Governo. Si ri­

levava nel documento che la norma di cui all’articolo 21 del disegno di legge gover­

nativo, « appare decisamente illegittima in quanto viene a violare gli articoli 3 (garan­

zia di eguaglianza di tutti cittadini davanti alla legge) e 97 della Costituzione (organiz­

zazione dei pubblici ufiici) in modo che siano assicurati non solo il buon andamento, ma anche Timparzialità deU’amministrazione ».

Dopo alcune considerazioni, alla fine si diceva: « Si evidenzia, poi, in ordine allo articolo 3 citato del disegno di legge gover­

nativo, che la nuova composizione proposta, che declassa i componenti funzionari al ruo­

lo di semplici consulenti, parrebbe difforme dalla normativa di carattere costituzionale che disciplina la composizione degli organi regionali di controllo, nel cui quadro legi­

fera, sia pure con potestà esclusiva, la Re­

gione siciliana ».

Dinanzi alla reazione dei funzionari delle Commissioni di controllo, il Governo fu co­

stretto a fare un passo indietro, perché non poteva, ovviamente, sostenere, sotto il pro­

filo giuridico, oltre che politico, un principio che era manifestamente iniquo. Mantenne tuttavia fermi gli altri criteri trasferiti poi nel testo elaborato dalla Commissione.

Si legge nella relazione, onorevoli eolleghi, del disegno di legge governativo, con una spregiudicatezza assolutamente unica: « La previsione dell’attribuzione ai dipendenti par­

tecipanti alle Commissioni di un voto con­

sultivo... » voto consultivo che non incide, pertanto, neH’adozione della deliberazione, perché il funzionario assume sì e no, ono­

revoli colleghi, il ruolo dell’osservatore del lavoro che fanno gli alti'i, in quanto ancora non ci è stato spiegato quale funzione, in realtà, debba espletare in seno alle Com­

missioni di controllo...

GRAMMATICO. Sono o non sono quelli che hanno fatto le istruttorie delle pratiche?

MARINO GIOVANNI. Non avrà un ruolo, sarà quasi un estraneo, mal tollerato, perché i componenti elettivi, i cjuali saranno espres­

sione certamente di forze politiche di mag­

gioranza, con critiche di maggioranza o co­

munque aggregati alla maggioranza, avranno già i loro orientamenti.

Si legge, dicevo, dunque, in questa rela­

zione che « il voto consultivo in una con la previsione del normale avvicendamento del personale in servizio presso ciascuna Com­

missione, sono poi rivolti a sottolineare la prevalenza sull’aspetto più propriamente giu­

ridico, del momento politico dell’attività di controllo ».

Dunque, attraverso l’esercizio di una certa attività la Commissione di controllo ha di­

mostrato chiaramente di essere un organo politico. Ebbene, voi oggi avete voluto san­

cire per legge che la Commissione di con­

trollo è un organo chiaramente politico, que­

sto è il significato vero di questa espressione.

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Scusi, onorevole Marino, mi pare che di politica parlò anche Aristotele.

MARINO GIOVANNI. Ma non nei ter­

mini in cui ne parla oggi la Democrazia cristiana, onorevole Presidente della Re­

gione.

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Non certamente nei termini in cui ne parla lei.

MARINO GIOVANNI. Forse con un po’

di differenza rispetto a quello che si intende oggi per politica.

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Non è questo il sènso della relazione, la legga, non avvilisca il discorso in questi termini.

MARINO GIOVANNI. Io non avvilisco il discorso che, se mi consente, è avvilito da voi, perché...

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

C’è una contrapposizione tra momento buro­

cratico e momento politico come fatto di cura più complessiva degli interessi di una comunità; è questo il senso della relazione...

MARINO GIOVANNI. Perché avete eli­

minato i funzionari, allora?

Resoconti, f. 51 (500)

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Resoconti Parlamentari 372 — Assemblea Regionale SiciKajjj

V II Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1975

BONFIGLIO, Presidente della Regione.

Sono parte integrante.

MARINO GIOVANNI. No, non sono parte integrante, sono una parte estranea sostan­

zialmente, perché non potendo avere nessun potere decisionale, i funzionari ovviamente stanno lì soltanto ad osservare, senza potere, si legge nella stessa relazione, « influire o incidere in nessun modo ».

Indubbiamente noi dobbiamo intendere la politica così come oggi la si intende, così come viene oggi considerata, che non è quel­

la di tanti e tanti secoli fa. Lei ha cercato con la sua interruzione — doveva forse far­

lo — di modificare quella che io ritengo sia stata, almeno così come è scritta, una frase forse infelice. Ma non è una frase infelice, perché rappresenta un criterio di scelta ben preciso e chiaro. E ’ inutile vo­

lere dialetticamente cercare di giustificare una impostazione che poi si riflette in tutto il disegno di legge. Del resto lo stesso arti­

colo 3, per chi non lo avesse ancora capito, chiarisce in maniera definitiva che cosa voi intendete per momento politico prevalente sul momento giuridico.

Questa è una scelta ben precisa che, mi si consenta, non può assolutamente confon­

dere, malgrado i tentativi che si vogliono fare di spostare i termini del discorso, le idee a nessuno. Perché altrimenti l’articolo 3 sarebbe stato congegnato diversamente; i frmzionari avrebbero avuto un altro ruolo, questo dibattito stesso avrebbe avuto un’altra natura ed un altro carattere. Peraltro il de­

classamento dei funzionari, che nelle Com­

missioni di controllo hanno rappresentato, almeno nella massima parte, la competenza nei confronti della incompetenza degli altri, ovviamente non poteva determinare una co­

moda posizione per chi concepisce in un certo modo gli organi di controllo. Il fun­

zionario rappresentava e rappresenta un osta­

colo. Ecco la ragione della sua emargina­

zione. Ecco perché si è affermata la preva­

lenza del momento politico su quello giuri­

dico, contrariamente a quanto hanno soste­

nuto illustri studiosi e in particolare quelli che io ho citato. Perché eliminare i funzio­

nari?

Questo disegno di legge è davvero singo­

lare, perché nel passato sono stati presentati

qui, in Assemblea, nelle varie legislature numerosi provvedimenti, eppure mai, dicó.

mai, questi princìpi di prevalenza politica su quella che è la sostanza giuridica della funzione della Commissione di controllo era­

no stati affermati.

Ho voluto esaminarne qualcuno per ve­

dere se c’è qualche precedente che conforta, che giustifica l’attuale orientamento del Go­

verno regionale e della maggioranza del pentapartito. Il fatto nuovo è questo: men­

tre allora la maggioranza pentapartitica an­

cora doveva nascere, oggi questo disegno di legge si discute in un clima diverso, quando ormai c’è una maggioranza che impone le sue regole, le sue leggi e le sue esigenze politiche. Allora, dicevo, nessuno si sognava di eliminare i funzionari, anzi addirittura in taluni disegni di legge si parlava di aumen­

tarne il numero per garantire maggiormente l’indipendenza, la funzionalità ed il corretto funzionamento delle Commissioni provinciali di controllo. Perché, onorevole Presidente della Regione, lei ben sa, meglio di me, che le Commissioni di controllo fino ad oggi sono state considerate proprio dal partito di mag­

gioranza — e questo è innegabile e non possiamo nasconderci dietro il dito come strumenti utili e validi per controllare in un certo modo determinate situazioni in co­

muni, in province, in altri enti a fini cer­

tamente non amministrativi. Altrimenti non si spiegherebbe persino per quale motivo determinate delibere hanno avuto una sorte, in quanto espressione, non dico di una mag­

gioranza, ma di una corrente dello stesso partito di maggioranza. Nelle Commissioni di controllo le correnti politiche hanno sca­

tenato la guerra. Ecco il momento politico, onorevole Bonfiglio, che viene con questo disegno di legge ancora a dilatarsi, per ap­

parire quasi come una manifestazione esso stesso di prepotenza, con riferimento a quelli che sono gli aspetti propriamente giuridici.

Che cosa devono garantire le Commissioni di controllo? L ’osservanza della legge. Deb­

bono accertare che le delibere degli enti controllati siano conformi a legge, quali che siano le .amministrazioni che hanno preso le deliberazioni; il colore politico non ha 'im­

portanza: se un atto è legittimo, è legit­

timo per tutti; e se è illegittimo, deve essere dichiarato tale, quali che siano i. colori poli­

tici delle amministrazioni controllate.

(11)

Resoconti PaTlamentari 373 — Assemblea Regionale Siciliana

Yil Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

10 domando, onorevole Muratore, alla sua lealtà e correttezza: è proprio sicuro che questo sia sempre accaduto? E ’ proprio si­

curo che, approvando questo disegno di leg­

ge, queste cose non accadranno più? Io non credo che un uomo tanto leale come lei possa sostenere queste cose. E ’ inutile che cerchiamo di nobilitare certe affermazioni ricorrendo persino ad Aristotele!

11 fatto è che le Commissioni di controllo sono un boccone molto ghiotto; rappresen­

tano qualche cosa di enorme importanza, uno strumento di osservazione a cui nessuno di voi vuole rinunziare. Ed in questo clima nuovo, in questo modo nuovo di governare, voi contrapponete alla certezza del diritto, alla garanzia del diritto, una garanzia di ordine politico: questa è la verità. Il citta­

dino non è garantito dai princìpi politici, può essere garantito soltanto dai princìpi giuridici.

Onorevole Muratore, mi dispiace che il Presidente Bonfìglio, giustamente occupato in altre cose molto più importanti, se ne sia andato, ma vogliamo fare davvero le giurie popolari nelle Commissioni di con­

trollo? Vogliamo trasformarle in una sorta di giurie popolari, astratte espressioni di par­

titi e basta? Ma non vedete che non è pos­

sibile? Non volete nemmeno un tribunale del popolo, perché il tribunale del popolo, a seconda come è visto, può anche avere nel suo seno qualche esperto. Qui, invece, nei princìpi informatori, per vostra stessa di­

chiarazione, lo avete detto, lo avete scritto, volete creare degli organi prettamente poli­

tici, di controllo politico. E perché il con­

trollo politico? Il controllo deve essere am­

ministrativo; questo è il compito delle com­

missioni di controllo. Certo non possono es­

sere considerate come il carabiniere che fa la guardia all’amministrazione comunale o provinciale; giustamente debbono anche col­

laborare, indirizzare gli enti sottoposti al controllo. Ma evidentemente ciò non signi­

fica che debbono essere snaturate sino al punto da trasformarne i connotati e da alte­

rarne il loro vero volto.

Quando tra voi e il Partito comunista, onorevole Muratore, non c’era c[uesta corri­

spondenza di amorosi sensi, negli anni scorsi, quando non c’era cjuesto clima, non vi so­

gnavate di portare avanti un disegno di leg­

ge di questo tipo. Ve ne sono alcuni, glielo

ha detto l’onorevole Tricoli, che portano persino la sua firma e di altri esponenti della Democrazia cristiana, in cui i princìpi che si portano avanti sono ben diversi. Ne ho uno sotto gli occhi tra i più recenti (altrimenti dovrei parlare per quattro ore e non voglio essere accusato di fare ostru­

zionismo), presentato dagli onorevoli Gap ria.

Dentini, Saladino, Scolarino. In questo prov­

vedimento si parla di riformare l’articolo 3 dell’Ordinamento degli enti locali del 1955, ma si afferma il principio che i tre funzio­

nari devono restare. Non si mette minima­

mente in discussione questo principio.

Un suo compagno di partito, onorevole Assessore, che è stato deputato nella pas­

sata legislatura, l’onorevole Michele Mon- giovì, che lei ben conosce, addirittura pre­

sentò un disegno di legge che voleva por­

tare a quattro i funzionari.

Infine, abbiamo un disegno di legge comu­

nista, presentato, onorevoli colleghi, nel giu­

gno del 1968; con questo disegno di legge i comunisti — penso che non possono conte­

starlo perché è agli atti parlamentari ■— ad­

dirittura proponevano che il presidente della Commissione di controllo fosse un magistrato di tribunale in servizio o a riposo. Forse l’ono­

revole Messina l’ha dimenticato o almeno dovrebbe spiegarci perché questo mutamento di rotta. E ’ del 1968, signori, pochi anni fa, non del secolo scorso, non dell’epoca di Aristotele! Questo disegno di legge lasciava fermo il numero dei tre funzionari con pieni poteri, come componenti della Commissione provinciale di controllo. Oggi è cambiato tutto. Il Partito comunista ha mutato rotta, non si ricorda più del magistrato, elimina i funzionari e parla di un disegno di legge che sostiene a spada tratta e che è stato concor­

dato, come tra le perle di fine legislatura, tra le grandi cose che il pentapartito deve fare prima della chiusura dei battenti.

Onorevole Muratore, c’era stato anche uir disegno di legge presentato nel 1969 dal Governo Fasino, del quale mi pare, non ne sono certo, faceva parte sempre lei_ come Assessore agli enti locali. Il disegno di legge è del giugno 1969. In questo disegno di legge, onorevoli colleghi, presentato, appunto, dal Governo (ma il clima era diverso, ancora il pentapartito non c’era) si proponeva una modifica, dettando più particolari criteri in ordine alla scelta dei componenti delle Coni-

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Resoconti Parlamentari 374 — Assemblea Regionale Siciliana

V II Legisuvtura CDXV SEDUTA 29 Gennaio 1975

missioni provinciali di controllo, però lascia­

va inalterato il numero dei funzionari che erano considerati componenti della Commis­

sione di controllo con pienezza di poteri.

Oggi è tutto completamente rivoluzionato.

Oggi, onorevoli colleghi, ci troviamo dinanzi ad una impostazione che si discosta del tutto da quelle precedentemente contenute negli altri disegni di legge, e si fanno delle affer­

mazioni che lasciano davvero trasecolati.

Ecco i dati che emergono da questo arti­

colo 3 che io ho cercato di evidenziare, sia pure sinteticamente. Ormai non lasciano dubbi circa gli intendimenti della maggio­

ranza del pentapartito, circa il modo in cui si vogliono articolare le Commissioni di con­

trollo, su quello che si vuol fare delle stesse, come ci se ne vuole servire. E in questo accordo che noi giustamente abbiamo defi­

nito un accordo relativo alla lottizzazione del potere, troviamo consenziente tutti i partiti del famoso patto di fine legislatura; c’é una concordia assoluta, c’è una unanimità di po­

sizioni veramente straordinaria, perché ognu­

no di voi sa quale importanza hanno le Commissioni di controllo, ed è per questo che vi state battendo decisamente per far sì che i funzionari vengano in realtà estro- messi.

Che cosa avete fatto? Avete intanto det­

tato nell’articolo 3 taluni criteri. Dopo avere ribadito e affermato mille volte la preva­

lenza della politica sull’aspetto giuridico, avete affermato, allorché si parla per esem­

pio del Presidente, che può essere scelto anche tra coloro che siano stati senatori o deputati alla Camera dei deputati 0 all’As- semblea regionale per almeno due legislature.

Ora pare che vogliate cambiare opinione in ordine a questo punto. Ma badate, noi avevamo già presentato un emendamento, perché subito vi abbiamo detto e vi ab­

biamo chiarito che far parte del Sena­

to o della Camera dei deputati o dell’As­

semblea regionale non significa acquisire quelle conoscenze indispensabili per an­

dare a svolgere con competenza le fun­

zioni di componenti, di presidenti, addi­

rittura, delle Commissioni provinciali di con­

trollo. E voi siete costretti ora ad ammettere che avevamo ragione, che abbiamo ragione, che questo rilievo che abbiamo subito fatto, che questo emendamento che abbiamo im­

mediatamente presentato, non era un emen­

damento perditempo, ma era una modifica di sostanza, che mirava a correggere certe storture, certe incongruenze e certe assur­

dità che si notavano nel disposto dell’arti­

colo 3.

Pare che voi vi siate già convinti, anzi, di questo nostro giusto rilievo, e ci augu­

riamo che il nostro emendamento che è agli atti e che evidentemente deve essere votato possa incontrare l ’approvazione di tutta l ’As­

semblea. Non dico questo per rivendicare una primogenitura in ordine a questo ri­

lievo, ma per dimostrarvi che noi abbiamo ribadito e confermato mille volte la preva­

lenza della politica sull’aspetto giuridico, discusso, stiamo discutendo, continueremo a discutere questo disegno di legge facendo, sì, la crìtica ma una critica seria, valida, fatta di contenuto, di sostanza, non la critica per la critica; cercando, cioè, di correggere il disegno di legge laddove noi riteniamo che ne vada quanto meno attenuata l’aberrante impostazione.

Avete elevato anche i componenti elettivi nel numero di nove; avete cioè eliminato i funzionari per fare spazio, questo è il di­

scorso, agli uomini politici che non sappia­

mo con quali criteri in particolare saranno scelti, anche se qui si parla di cittadini in possesso di titoli accademici in materie giu­

ridiche, economiche, finanziarie. Voi avete cercato di mettere una certa etichetta nella scelta, che poi fatalmente in concreto avver­

rà in un certo modo, secondo una certa col- locazione politica. Perché io ritengo che se le Commissioni di controllo certo non po­

tranno mai essere e non saranno mai una specie di associazione di giuristi di chiara fama come si diceva nei primi disegni di legge, tuttavia è necessario che siano quan­

to meno formate da membri che sappiano capirci qualche cosa nelle leggi il cui ri­

spetto debbono garantire.

E qui c’è il metodo elettorale che voi avete scelto; proprio una spartizione chiara e pre­

cisa di posti nelle commissioni di controllo, che contrasta con tutte quelle buone inten­

zioni che avete tentato di dichiarare forte­

mente in questa Aula. Le buone intenzioni sono smentite dai fatti, sono smentite dalle norme di questa legge, che servono chiara­

mente a dimostrare quali sono le vostre in­

tenzioni, dove volete arrivare. Vi siete tran­

quillamente accordati in ordine a quello che sarà il numero dei componenti la Commis­

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Resoconti Parlamentari 375 Assemblea Regionale Siciliana

VII Legislatura C D X V S E D U T A 29 Gennaio 1976

sione di controllo e l’assegnazione persino dei posti in seno alle medesime.

Ieri sera l’onorevole Nicoletti ha tentato di fare capire che, tutto sommato, laddove l’articolo 3 parla dell’elezione di nove mem­

bri e del sistema di selezione sei - tre, non dobbiamo scandalizzarci perché il Partito co­

munista è presente nelle Commissioni di controllo. Ma volete voi che non si compren­

da chiaramente che in realtà, con cjuesto meccanismo, il Partito comunista viene ad avere nelle Commissioni di controllo un peso notevolissimo e molto più consistente rispetto a quello che ha in c[uesto momento?

In quasi tutte le Commissioni di controllo ritengo abbia un rappresentante, ora invece il discorso viene ad essere completamente alterato perché su sei ne viene ad avere ben tre. Ed è facile capire che cosa significhi tutto questo, quando un partito indubbia­

mente organizzato come il Partito comunista invia tre suoi rappresentanti alle Commis­

sioni di controllo. Del resto l’acquiescenza del Partito comunista a questa norma sta a dimostrare chiaramente come in sostanza tutto questo appaghi i suoi desideri circa quella che dovrà essere la nuova composi­

zione delle Commissioni provinciali di con­

trollo.

Noi poniamo degli interrogativi ai colle­

ghi comunisti. Voi avete sostenuto nel pas­

sato, come ho detto poc’anzi, le tesi opposte;

avete sostenuto i funzionari o per lo meno non avete messo in discussione il principio che essi debbano far parte delle Conmiis- sioni di controllo. Addirittura avevate ten­

tato di proporre, o avete proposto, meglio, che il Presidente della Commissione di con­

trollo fosse un magistrato, proprio per sotto- lineare, con questa richiesta, la prevalenza del momento giuridico su quello politico. Voi volevate che un uomo al di sopra delle parti, al di sopra della bagarre politica, presiedesse la Commissione di controllo; ora avete ab­

bandonato queste posizioni e le avete ripu­

diate, non dico che le avete sconfessate, ma, certamente, non ne parlate più.

E’ opportuno che chiariate come si spieghi questo mutamento di rotta, questo muta­

mento di indirizzo; perché oggi non è più valido quel che era perfettamente valido fino a qualche anno fa. Voi volevate la mas- sirna garanzia, voi volevate che alla presi­

denza della Commissione di controllo ci fosse

un uomo che, non essendo legato a partiti o a gruppi politici o a correnti, assicurasse l’assoluta imparzialità delle Commissioni di controllo: una guida chiara, precisa, illu­

minata; oggi vi accontentate, invece, di un presidente di Commissione di controllo, sì che può essere scelto tra docenti in materie giuridiche o funzionari di un certo grado o tra avvocati che da almeno cinque anni eser­

citano dinanzi alle giurisdizioni superiori, però il principio che avete prima sostenuto lo avete buttato a mare; non ritenete più che sia necessaria la presenza di un uomo al di fuori dei partiti per garantire l’impar­

zialità delle Commissioni provinciali di con­

trollo.

E poiché non ci avete spiegato i motivi di questa vostra diversa posizione di oggi e sostenete con accanimento eccezionale que­

sto disegno di legge, richiamando perento­

riamente, come voi avete fatto, la Demo­

crazia cristiana alla presenza in Aula mas­

siccia, costante, agli impegni assmiti, ci per­

mettiamo, onorevoli colleghi, di chiarirlo noi questo aspetto del problema. E non ci vuol molto a chiarirlo, ove si tenga conto della attuale collocazione del Partito comxmista.

Onorevoli colleghi, ieri il Partito comimi- sta, quando sosteneva i principi di cui ho parlato poc’anzi, non era certamente nel­

l’area del potere, era im partito puramente e semplicemente di opposizione, che subiva, talvolta le prese di posizione delle Commis­

sioni di controllo e quindi disperatamente si dibatteva per allentare questa pressione attraverso l’elezione alla presidenza delle stesse di un uomo al di fuori e al di sopra delle parti. Oggi il Partito comunista è nel­

l’area del potere o, per lo meno, ritiene già di esservi; di non considerarsi più una forza di opposizione, ma di essere essa stessa una forza di potere, per esercitare il quale ha bisogno proprio di quel particolare strumento che ieri, esercitato esclusivamente dalla De­

mocrazia cristiana, era considerato un potere oppressivo.

Cambiando il ruolo del Partito comunista, cambiando la collocazione, entrando nel po­

tere, .il Partito comunista non ha più biso­

gno di proteggere se stesso o le sue ammi­

nistrazioni ricorrendo ad un uomo impar­

ziale; basta impadronirsi del congegno, basta entrare massicciamente in questo organismo per avere con ciò stesso la garanzia che le

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