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Università degli Studi di Roma Tor Vergata Facoltà di Ingegneria Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica Anno accademico

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(1)

Universit` a degli Studi di Roma Tor Vergata Facolt` a di Ingegneria

Corso di Laurea in Ingegneria Elettronica Anno accademico 2014-15

Appunti dalle lezioni di Campi Elettromagnetici:

Linee di trasmissione

Potenziali elettrodinamici Propagazione guidata

di P. Ferrazzoli

(2)

Capitolo 1

LINEE DI TRASMISSIONE

1.1 Linee di trasmissione non terminate

La linea di trasmissione `e rettilinea e uniforme lungo l’asse z (Fig. 1.1).

E indipendente dalla coordinata z e dal tempo. `` E passiva, costituita da due conduttori paralleli sui quali sono definibili una tensione v = v(t, z) e una corrente i = i(t, z). La struttura pu`o essere studiata con la teoria dei circuiti a costanti distribuite. Caratteristiche fondamentali di tale teoria sono le seguenti.

• Si deve tener conto della coordinata z.

• Si suddivide la linea in elementi infinitesimi dz, ciascuno dei quali `e rappresentabile come un circuito a costanti concentrate.

Per ogni elemento dz si ha il circuito equivalente mostrato in Fig. 1.2

(3)

L, C, R e G sono, rispettivamente, induttanze, capacit`a, resistenze e conduttanze per unit`a di lunghezza. L e C rappresentano l’immagazzinamento di energia magnetica ed elettrica. R e G rappresentano le perdite dovute, rispettivamente, a dissipazioni lungo i due conduttori e a non perfetto isolamento tra i due conduttori stessi. Per le leggi di Kirchhoff, trascurando infinitesimi di ordine superiore, si ha:

v − (v +δv

δzdz) = iRdz + Ldzδi

δt (1.1)

i − (i + δi

δzdz) ' vGdz + Cdzδv

δt (1.2)

Dalla 1.1:

δv

δz = −iR − Lδi

δt (1.3)

Dalla 1.2:

δi

δz = −vG − Cδv

δt (1.4)

Supponiamo di operare in regime sinusoidale. Definiamo i fasori V (z) e I(z) in modo da avere:

v(t, z) = <[V (z) exp(jωt)] (1.5)

i(t, z) = <[I(z) exp(jωt)] (1.6)

Dalla 1.3 si avr`a:

δV

δz = −(R + jωL)I (1.7)

Dalla 1.4 si avr`a:

δI

δz = −(G + jωC)V (1.8)

Derivando la 1.7 rispetto a z e combinandola con la 1.8 si ha:

δ2V

δz2 − γ2V = 0 (1.9)

(4)

con

γ =q(R + jωL)(G + jωC) (1.10)

Il parametro γ prende il nome di costante di propagazione, e sar`a in genere complesso:

γ = α + jβ (1.11)

La soluzione della 1.9 ha un’espressione del tipo:

V (z) = V+exp(−γz) + Vexp(γz) (1.12)

Derivando rispetto a z la 1.12 e sostituendo nella 1.7 si ottiene:

I(z) = γ

R + jωL[V+exp(−γz) − Vexp(γz)] = I+exp(−γz) − Iexp(γz)) (1.13) Il rapporto V+/I+=V/I viene chiamato impedenza caratteristica e si indica con il simbolo ZC. Si ha:

ZC = R + jωL

γ =

sR + jωL

G + jωC (1.14)

I due termini della 1.12 e della 1.13 rappresentano, rispettivemente, un’onda di tensione (o di corrente) che si propaga nel verso delle z positive e un’onda di tensione (o di corrente) che si propaga nel verso delle z negative. Analogamente al caso della propagazione nello spazio libero, `e definibile una lunghezza d’onda λ, data da:

λ = 2π

β (1.15)

γ e ZC dipendono dalla linea, mentre V+ e V dipendono da come `e alimentata.

Nel seguito, supporremo di trovarci in uno dei due casi particolari sotto indicati.

1. Assenza di perdite: R = G = 0

α = 0 (1.16)

γ = jβ = jω√

LC (1.17)

ZC =

sL

C (1.18)

2. Piccole perdite: R  ωL, G  ωC

γ = α + jβ ' 1 2

√ LC(R

L + G

C) + jω√

LC (1.19)

ZC '

sL

C (1.20)

Supponiamo che sia valida l’ipotesi di piccole perdite e, per semplicit`a, che si abbia solo l’onda che viaggia nel verso delle z positive. Sar`a allora:

|V (z)| = |V+| exp(−αz) (1.21)

|I(z)| = 1

ZC[|V+| exp(−αz)] (1.22)

(5)

La potenza che transita lungo la linea sar`a:

P (z) = 1

2V (z) · [I(z)] = P+exp(−2αz) (1.23) dove P+ = |V+|2/(2ZC). La costante α si esprime in neper/m (`e il numero di fattori 1/e di cui si attenua l’ampiezza quando l’onda transita lungo la linea per una lunghezza pari a 1 m). Nella pratica, l’unit`a pi`u usata sono i dB/m. Si ha:

[P (z)/P+]dB = 10 · log [P (z)/P+] = 20 · log [V (z)/V+] = 20 · log [I(z)/I+] (1.24) [P (z)/P+]dB = 10 · log [exp(−2αz)] = 10 · log e · (−2αz) = −[α]dB/m· z (1.25) dove:

[α]dB/m = 10 · log e · 2α = 8.685 · α (1.26)

1.2 Linee di trasmissione terminate

1.2.1 Coefficiente di riflessione

Sia data (Fig. 1.3) una linea di trasmissione priva di perdite, di impedenza caratteristica ZC, chiusa su di un carico di impedenza ZL. Si scelga l’origine dell’asse z sul carico e si definisca una coordinata l = −z.

Si avr`a, dalle 1.12 e 1.13:

V (l) = V+exp(jβl) + Vexp(−jβl) (1.27) I(l) = I+exp(jβl) − Iexp(−jβl) = 1

Z [V+exp(jβl) − Vexp(−jβl)] (1.28)

(6)

Si definisce coefficiente di riflessione in tensione:

ΓV(l) = Vexp(−jβl)

V+exp(jβl) (1.29)

Per l = 0:

ΓV(0) = ΓV L = V/V+ Si ha cos`ı:

ΓV(l) = ΓV Lexp(−j2βl) (1.30)

Esiste una semplice relazione che lega ΓV L alle impedenze ZL e ZC. Si ha:

ZL

ZC = V (0)

ZCI(0) = V++ V

V+− V = 1 + ΓV L

1 − ΓV L (1.31)

La relazione inversa `e:

ΓV L= ZL/ZC − 1

ZL/ZC + 1 = ZL− ZC

ZL+ ZC (1.32)

1.2.2 Potenza ceduta al carico

Tenendo conto delle 1.12, 1.13, 1.29 e 1.30 la potenza che una linea cede al carico sar`a data da:

P = 1

2<[V (0)I(0)] = 1

2<[(V++ V)(I+− I)] = 1

2<[YC(V++ V)(V+− V)]

= 1

2<[YC|V+|2(1 + ΓV L)(1 − ΓV L)] = 1

2[YC|V+|2(1 − |ΓV L|2)] (1.33)

(7)

Capitolo 2

Propriet` a generali della propagazione guidata

2.1 I potenziali elettrodinamici

Per la soluzione di alcuni problemi di elettromagnetismo, si utilizzano variabili ausiliarie, dette potenziali elettrodinamici. Si considerino le equazioni di Maxwell in regime armonico, in un mezzo stazionario, omogeneo, lineare, isotropo. Supponiamo che siano presenti correnti impresse di tipo elettrico. Si ha:

∇ × E = −jωµH (2.1)

∇ × H = jωE + Ji (2.2)

∇ · E = ρ/ (2.3)

∇ · H = 0 (2.4)

Per effetto della 2.4, il campo H pu`o essere espresso come rotore di un campo vettorale, che chiameremo potenziale vettore A. Si ha quindi :

H = ∇ × A (2.5)

Si ha allora, tenendo conto della 2.1:

∇ × E = −jωµ∇ × A (2.6)

In base alla 2.6, risulta che i campi vettoriali E e −jωµA hanno uguale rotore. Per le propriet`a degli operatori vettoriali, possono differire di un gradiente di funzione scalare:

E = −jωµA − ∇Φ (2.7)

Combinando la 2.7 con la 2.5, e tenendo conto della 2.2 si ha:

∇ × ∇ × A = ∇∇ · A − ∇2A = jω(−jωµA − ∇Φ) + Ji (2.8) Da cui si ha:

∇∇ · A − ∇2A = k2A − jω∇Φ + Ji (2.9)

(8)

La 2.5 assegna il rotore di A. La divergenza pu`o essere assegnata dalla “condizione di Lorentz”:

∇ · A = −jωΦ (2.10)

Dalla 2.9 si ha allora:

2A + k2A = −Ji (2.11)

Per risolvere la 2.11 occorre conoscere la distribuzione delle correnti impresse e le eventuali condizioni al contorno. Si pu`o cos`ı ricavare il potenziale vettore magnetico A, e da questo il campo magnetico H utilizzando la 2.5. Il campo elettrico E pu`o essere ottenuto combinando le 2.7 e 2.10. Si ottiene:

E = −jωµA +∇∇ · A

jω (2.12)

Qualora siano presenti correnti impresse di tipo magnetico Jim , si pu`o procedere analogamente al caso precedente, sfruttando il principio di dualit`a. Le equazioni di Maxwell avranno la seguente forma:

∇ × E = −jωµH − Jim (2.13)

∇ × H = jωE (2.14)

∇ · E = 0 (2.15)

∇ · H = ρm (2.16)

Ora `e il campo elettrico ad avere divergenza nulla. Introducendo un potenziale vettore elettrico F, dovr`a essere soddisfatta la seguente equazione:

2F + k2F = −Jim (2.17)

Il campo elettrico potr`a essere ricavato dalla:

E = ∇ × F (2.18)

Per il campo magnetico si avr`a:

H = −jωF +∇∇ · F jωµ

(2.19)

2.2 Applicazione alla propagazione guidata

Un’ applicazione fondamentale dei potenziali elettrodinamici `e l’ analisi delle strutture guidanti. Si tratta di strutture rettilinee, che impongono alle onde elettromagnetiche di propagarsi nella stessa di- rezione in cui la struttura si sviluppa. Possono essere delimitate da materiale conduttore, o costituite da materiale dielettrico che supporremo essere omogeneo. Scegliamo un sistema di riferimento con l’asse z parallelo alla direzione in cui si sviluppa la struttura, che `e anche la direzione di propagazione.

Per una vasta categorie di strutture, i campi elettromagnetici possono avere una o pi`u delle seguenti forme:

• Campi TM: hanno nulla la componente longitudinale del campo magnetico: Hz = 0

• Campi TE: hanno nulla la componente longitudinale del campo elettrico: Ez = 0

• Campi TEM: hanno nulle le componenti longitudinale di ambedue i campi: Hz = 0 e Ez = 0

(9)

2.2.1 Campi TM

A distanza dalle sorgenti, si ha, per la 2.11:

2A + k2A = 0 (2.20)

Assumendo la direzione di propagazione parallela all’asse z si avr`a, nel caso TM:

Hz = 0 (2.21)

Per la 2.5:

z· (∇ × A) = 0 (2.22)

Quindi: A = Azz.

Il potenziale vettore magnetico sar`a longitudinale. Per l’uniformit`a assiale della struttura, si ipotizza applicabile la cosiddetta ipotesi di separabilit`a, che consiste nell’ esprimere il potenziale vettore come il prodotto di due funzioni, una delle sole coordinate trasverse e l’ altra della sola z. Si ha quindi:

A = zψ(x, y) · f (z) (2.23)

Anche l’ operatore ∇ pu`o essere suddiviso tra componente trasversa (∇t) e componente longitudinale:

∇ = x

δ δx + y

δ δy + z

δ

δz = ∇t+ z

δ

δz (2.24)

2 = ∇2t + δ2

δz2 (2.25)

La 2.20 pu`o essere suddivisa in due equazioni, una nelle sole coordinate trasverse e l’ altra nella sola z. Quindi, ponendo k2 = k2t + β2 si avr`a :

2tψ + kt2ψ = 0 (2.26)

δ2f (z)

δz2 + β2f (z) = 0 (2.27)

Assumendo di avere propagazione nel verso delle z positive, la soluzione della 2.27 sar`a:

f (z) = exp(−jβz) (2.28)

Da cui:

δAz

δz = −jβAz (2.29)

δ2Az

δz2 = −β2Az (2.30)

Per la 2.12

E = −jωµAzz+∇∇ · (Azz)

jω (2.31)

Poich`e:

∇ · (Azz) = δAz

δz (2.32)

(10)

tenendo conto della decomposizione 2.24, dalla 2.31 si ha:

E = −jωµAzz+ 1 jω[∇t

δAz

δz + z

δ2Az

δz2 ] (2.33)

Eguagliamo separatamente le componenti longitudinali e trasverse della 2.33. Per le componenti longitudinali si ha:

Ez = Az[− β2

jω − jωµ] = Azkt2

jω (2.34)

Quindi Az sar`a proporzionale ad Ez. Per le componenti trasverse si ha:

Et= −jβ∇tAz

jω = −β∇tAz

ω = −jβ

k2ttEz (2.35)

Inoltre, per la 2.5:

Ht = ∇t× (Azz) = ∇tAz× z = −ω

β Et× z = 1 η

k

βz× Et (2.36) Dove

η =

rµ

 (2.37)

Il rapporto Et/Ht prende il nome di ”impedenza d’ onda” ZW. Per i campi TM si ha:

ZW = ηβ

k (2.38)

2.2.2 Campi TE

Per i campi TE si possono ottenere equazioni simili al caso predente dei TM, usando il principio di dualit`a. A distanza dalle sorgenti, per il potenziale vettore elettrico, si ha:

2F + k2F = 0 (2.39)

Assumendo la direzione di propagazione parallela all’asse z si avr`a:

Ez = 0 (2.40)

z· (∇ × F) = 0 (2.41)

Quindi: F = Fzz. Il potenziale vettore elettrico sar`a longitudinale. Applicando ancora il principio di separabilit`a e procedendo analogamente al caso TM, si ottiene:

F = zψ(x, y) · f (z) (2.42)

Hz = Fzkt2 jωµ

(2.43)

Ht = −jβ

kt2tHz (2.44)

Inoltre:

Et= ∇t× (Fzz) = ∇tFz × z = −ωµ

β Ht× z = ηk

βz× Ht (2.45) Per i campi TE si ha:

ZW = ηk

β (2.46)

(11)

2.2.3 Campi TEM

Una soluzione di tipo TEM pu`o essere ottenuta da una soluzione di tipo TM, imponendo come ulteriore condizione che Ez = 0, oppure da una soluzione TE imponendo come ulteriore condizione che Hz = 0. Seguendo la prima delle due scelte si ha che, in base alla 2.34, dovr`a essere kt = 0. Di conseguenza, si avr`a

β2 = k2 (2.47)

analogamente al caso di un’onda piana uniforme che si propaga nello spazio libero in un mezzo privo di perdite.

Inoltre, dalla 2.26 con kt = 0 si ha:

2tψ = 0 (2.48)

La 3.84 prende il nome di equazione di Laplace. Se si riesce a trovare una funzione ψ(x, y) che soddisfa tale equazione, i campi elettrico e magnetico trasversi saranno ottenibili dalle:

Et= −β∇tAz

ω = −η∇tAz (2.49)

Ht = ∇t× (Azz) = ∇tAz× z = 1

ηz× Et (2.50)

Per i campi TEM si ha, analogamente al caso dello spazio libero:

ZW = η (2.51)

(12)

Capitolo 3

Analisi delle strutture

Una struttura guidante rettilinea pu`o essere analizzata seguendo la seguente procedura.

• Basandosi sulla geometria nel piano trasverso (cio`e la sezione), identificare i tipi di onde (TM, TE, TEM) che possono propagarsi.

• Per le onde TM e TE usare la 2.26, e le condizioni al contorno, per determinare la funzione ψ(x, y) e i valori di kt compatibili con la geometria della struttura.

• Per le onde TEM usare l’equazione di Laplace (3.84), e le condizioni al contorno, per deter- minare la funziona ψ(x, y) compatibile con la geometria della struttura.

• Il potenziale (Az o Fz) sar`a dato da ψ(x, y) exp(−jβz)

• Determinare le componenti dei campi usando le 2.34, 2.35 e 2.36 per le onde TM, le 2.43, 2.44 e 2.45 per le onde TE, le 2.49 e 2.50 per le onde TEM.

Le strutture guidanti differiscono tra loro per la sezione. Questa determina i tipi di onde che possono propagarsi e le condizioni al contorno. Sezioni tipiche sono mostrate in Fig. 3.1.

Esistono due categorie fondamentali.

1. Alcune strutture presentano almeno due conduttori paralleli separati. Possono propagarsi onde TEM.

2. Altre strutture non presentano conduttori separati. Possono propagarsi solo onde TE e TM

3.1 La coppia coassiale

Una struttura molto diffusa `e la coppia coassiale (detta anche, comunemente, cavo coassiale), cos- tituita da due conduttori i cui contorni sono circonferenze concentriche; i campi sono presenti nello spazio dielettrico tra di esse. La sezione `e mostrata in Fig. 3.2.

Siano a1 e a2 i raggi interno ed esterno delle due circonferenze. Per evidenti ragioni di simmetria,

`e conveniente analizzare la struttura in un sistema di coordinate cilindriche (r, φ). L’equazione di Laplace assumer`a la forma:

2tψ = 1 r

δ δr(rδψ

δr) + 1 r2

δ2ψ

δφ2 = 0 (3.1)

(13)

La simmetria della struttura suggerisce di cercare una soluzione ψ(r) indipendente da φ. Dovr`a quindi soddisfare la:

1 r

δ δr(rδψ

δr) = 0 (3.2)

La soluzione `e:

ψ(r) = C1ln r + C2 (3.3)

C1 e C2 sono costanti da determinare in base alle condizioni al contorno. Supponiamo:

• ψ = ψ sul conduttore interno;

• ψ = 0 sul conduttore esterno;

Si avr`a:

ψ = C1ln a1+ C2 (3.4)

0 = C1ln a2+ C2 (3.5)

Risolvendo per sostituzione:

C1 = ψ

ln (a1/a2) (3.6)

C2 = −C1ln a2 (3.7)

Quindi:

ψ(r) = ψ

ln (r/a2)

ln (a1/a2) (3.8)

Tenendo conto delle 2.49 e 2.50, i campi saranno:

E = −η∇tψ · exp(−jβz) = −rηδψ

δr · exp(−jβz) = ηψ

ln (a2/a1) r

r · exp(−jβz) (3.9)

(14)

H = ∇tψ · exp(−jβz) × z = ψ

ln (a2/a1) φ

r · exp(−jβz) (3.10)

Per r = a1, si avr`a una corrente superficiale:

Js= r× H = ψ

ln (a2/a1) z

a1 · exp(−jβz) (3.11)

La corrente che scorre nel conduttore interno, per z = 0, sar`a:

I(0) =

Z 0

Jsa1dφ = ψ

a1ln (a2/a1)

Z 0

a1dφ = 2π ψ

ln (a2/a1) (3.12) Nel conduttore esterno scorre una corrente −I(0).

Essendovi due conduttori paralleli, sar`a possibile definire una differenza di tensione tra i due. Per z = 0, sar`a data da:

V (0) = −

Z a2

a1

E(0) · dl = −

Z a2

a1

E(0) · rdr = ηψ

ln (a2/a1)

Z a2

a1

dr

r = ηψ (3.13) L’impedenza caratteristica sar`a data da:

ZC = V (0)

I(0) = η · ln (a2/a1)

2π (3.14)

Per una generica ascissa z si ha:

V (z) = V (0) exp(−jβz) (3.15)

I(z) = I(0) exp(−jβz) (3.16)

(15)

L’espressione della potenza che transita nella struttura pu`o essere ottenuta sia a partire dai campi che dalle tensioni e correnti. Si ha:

P = 1 2<[

Z a2

a1

Z 0

(E × H) · zrdφdr] =

= η |ψ|2 2[ln (a2/a1)]2

Z a2

a1

dr

r = πη |ψ|2

ln (a2/a1) (3.17)

Ovvero:

P = 1

2<[V I] = |V|2 2ZC

= πη |ψ|2

ln (a2/a1) (3.18)

3.2 Guide d’onda metalliche

3.2.1 Aspetti generali

Nelle guide d’onda metalliche l’effetto guidante `e ottenuto mediante un unico conduttore cavo (Fig.

3.3).

Una tale struttura, avendo un unico conduttore metallico cavo, non pu`o supportare la propagazione di onde TEM. La struttura, come vedremo in alcuni casi notevoli, `e invece compatibile con la propagazione di onde TE e TM. Nel seguito, applicheremo la trattazione generale del Capitolo 1 al caso di sezione rettangolare.

L’ equazione da cui partire `e: ∇2tψ + kt2ψ = 0

Per il caso TM, i campi si otterranno dalle 2.34 e 2.35-2.36. Le condizioni al contorno imporranno, sul conduttore: Ez = Az = 0. Quindi, per la 2.23, ψ = 0

(16)

Per il caso TE, i campi si otterranno dalle 2.42-2.45. Le condizioni al contorno imporranno, sul conduttore: n · Ht= 0, e quindi n · ∇tψ = 0.

In ambedue i casi, le condizioni al contorno saranno soddisfatte per valori di ktdiscreti, dipendenti dalla geometria della struttura e indipendenti dalla frequenza. Ad ogni valore di kt corrisponde un modo, TE o TM, che sar`a identificato da una coppia di indici interi; il significato di tali indici `e legato alla geometria della guida. Ogni modo avr`a una propria costante di propagazione, data da:

β =

q

k2− kt2 (3.19)

Perch`e il modo possa propagarsi, l’argomento dell’esponenziale 2.28 dovr`a essere immaginario (al- meno in assenza di perdite). Quindi β dovr`a essere reale. Dovr`a quindi essere:

k > kt (3.20)

f > fc = c

2πkt (3.21)

f `e la frequenza e c = 1/√

µ. Quindi un modo pu`o propagarsi solo se la frequenza `e maggiore del valore fc, detto cutoff. Il modo che ha la frequenza di cutoff pi`u bassa in una guida `e detto fondamentale di quella guida. Come vedremo, il modo fondamentale `e sempre un TE. In molte applicazioni comuni, la guida `e dimensionata facendo s`ı che si propaghi solo il modo fondamentale.

La 3.19 indica anche che la costante di propagazione ha una dipendenza non lineare dalla frequenza.

La guida d’onda metallica `e pertanto un mezzo dispersivo, in cui velocit`a di fase e velocit`a di gruppo sono diverse tra loro e ambedue diverse da c. Si definisce lunghezza d’onda in guida:

λg = 2π

β = 2π

kq1 − k2t/k2

= λ

q

1 − fc2/f2

(3.22)

λ = 2π/k `e la lunghezza d’onda che si avrebbe nello spazio libero alla stessa frequenza.

3.2.2 Guide d’onda rettangolari

Trattazione generale

Sia data (Fig. 3.4) una guida d’onda a sezione rettangolare. Siano a e b i lati del rettangolo. Sup- poniamo inizialmente, per semplicit`a, che la struttura sia riempita di dielettrico privo di perdite e le pareti abbiano conducibilit`a infinita. Come discusso precedentemente, la struttura non `e compatibile con la propagazione di modi TEM, mentre possono propagarsi modi TE e TM.

Iniziamo con l’analisi di modi TE. In base alla trattazione del Capitolo 1 dovremo risolvere la:

2tψ + kt2ψ = 0 (3.23)

Dovremo poi avere, per le condizioni al contorno, n · ∇tψ = 0 sulle pareti.

La 3.23, in coordinate cartesiane, avr`a espressione:

δ2ψ

δx2 + δ2ψ

δy2 + kt2ψ = 0 (3.24)

La geometria della struttura indica che le soluzioni soddisfano l’ipotesi di separabilit`a:

ψ(x, y) = f (x)g(y) (3.25)

(17)

Si avr`a allora, dividendo il primo membro della 3.24 per ψ:

1 f (x)

d2f dx2 + 1

g(y) d2g

dy2 + kt2 = 0 (3.26)

Poich`e la 3.26 deve valere per ogni valore di x e y interni al rettangolo, dovr`a essere uguale ad una costante ciascuno dei primi due termini della 3.26:

1 f (x)

d2f

dx2 = −kx2 (3.27)

1 g(y)

d2g

dy2 = −ky2 (3.28)

con

k2x+ ky2 = kt2 (3.29)

Quindi si ha:

d2f

dx2 +kx2f (x) = 0 (3.30)

d2g

dy2 +k2yg(y) = 0 (3.31)

Le soluzioni sono:

f (x) = A1cos kxx + A2sin kxx (3.32) g(y) = B1cos kyy + B2sin kyy (3.33) Tenendo conto delle condizioni al contorno e della 2.44, dovr`a essere, sulle 4 pareti della guida:

n · ∇tψ = 0 (3.34)

(18)

Sulle pareti verticali:

δψ δx

x=0

= δψ δx

x=a

= 0 (3.35)

Per la 3.32 si ha, per x = 0 e x = a:

−kxA1sin kxx + kxA2cos kxx = 0 (3.36) Ne segue:

A2 = 0 (3.37)

sin kxa = 0 (3.38)

kx = nπ

a (3.39)

con n intero. Quindi:

f (x) = A1cosnπx

a (3.40)

Sulle pareti orizzontali:

δψ δy

y=0

= δψ δy

y=b

= 0 (3.41)

Procedendo come per le pareti verticali, si ottiene:

g(y) = B1cosmπy

b (3.42)

ky = mπ

b (3.43)

con m intero. Ponendo A1· B1 = Cnm e combinando le 3.25,3.40 e 3.42 si ha:

ψ(x, y) = Cnmcosnπx

a cosmπy

b (3.44)

La coppia di indici n, m identifica un modo TE soluzione della 3.23. Il coefficiente di ampiezza Cnm

dipender`a dalla sorgente che alimenta la guida. Introducendo gli indici n, m anche nelle costanti kt, β e fc (che sono proprie del modo) si ha, per le 3.19, 3.21, 3.29, 3.39 e 3.43:

ktnm=

s

nπ a

2

+

mπ b

2

(3.45)

βnm =

q

k2− k2tnm (3.46)

fcnm = c

2πktnm (3.47)

Il modo sar`a indicato con la notazione TEnm. Potr`a propagarsi solo se f > fcnm. Tenendo conto della trattazione del Capitolo 1, inclusi gli aspetti relativi al verso di propagazione, si ottengono le espressioni complete delle componenti dei campi. Si ha:

Hz = ktnm2 jωµ

Cnmcosnπx

a cosmπy

b exp (∓jβnmz) (3.48)

Hx = ±βnm ωµ

Cnm

a sinnπx

a cosmπy

b exp (∓jβnmz) (3.49)

(19)

Hy = ±βnm ωµ

Cnm

b cosnπx

a sinmπy

b exp (∓jβnmz) (3.50)

Ez = 0 (3.51)

Ex = jZW nm

βnm ωµ

Cnm

b cosnπx

a sinmπy

b exp (∓jβnmz) (3.52)

Ey = −jZW nmβnm ωµ

Cnm

a sinnπx

a cosmπy

b exp (∓jβnmz) (3.53) (3.54) con ZW nm = (k/βnm)η. Se f < fc, cio`e se il modo `e “sotto cutoff”, ZW nm sar`a immaginaria.

La potenza trasportata da un modo TEnm `e data da:

Pnm = 1 2<[

Z a 0

Z b 0

(E × H) · zdydx] = 1 2<[

Z a 0

Z b 0

(ExHy− EyHx)dydx] (3.55) Tenendo conto che, se il modo si propaga, ZW nm `e reale, si avr`a:

Pnm = 1 2ZW nm

Z a 0

Z b 0

(HyHy+ HxHx)dydx (3.56) Sussistono le seguenti propriet`a matematiche:

Z a 0

Z b 0

sin2nπx

a cos2 mπy

b dydx = ab

NnNm

Z a 0

Z b 0

cos2nπx

a sin2 mπy

b dydx = ab

NnNm

(3.57) con:

• Nk = 1 se k = 0

• Nk = 2 se k > 0 Si ha allora:

Pnm= |Cnm|2 ab 2NnNm

βnm2

(ωµ)2ZW nm[(nπ

a )2 + (mπ

b )2] = |Cnm|2 ab

2NnNmnm ωµ

)2ktnm2 ZW nm (3.58)

Supponiamo ora che si propaghino due modi, a cui corrispondono due coppie di indici interi, nm ed rs, rispettivamente. I campi Hx e Hy saranno ottenuti sommando i contributi dei due modi. La potenza totale PT OT sar`a data da:

PT OT = Pnm+ Prs+ ∆Pnmrs (3.59)

∆Pnmrs `e il contributo dei prodotti misti che si ottengono sviluppando le espressioni di HxHx e HyHy. Si pu`o dimostrare che:

se n 6= r:

Z a 0

sinnπx

a sinrπx

a dx = 0 (3.60)

(20)

se m 6= s:

Z b 0

sinmπy

b sinsπy

b dy = 0 (3.61)

Ne consegue che ∆Pnmrs= 0.

La potenza totale sar`a quindi data dalla somma delle potenze trasportate singolarmente dai due modi. Si pu`o dimostrare che questo principio `e estendibile a qualsiasi coppia di modi TE e/o TM in qualsiasi guida. Questo importante risultato prende il nome di principio di ortogonalit`a dei modi.

L’analisi precedentemente sviluppata `e valida per i modi TE. Per i modi TM il procedimento `e duale. Si avr`a ancora:

2tψ + kt2ψ = 0 (3.62)

Le condizioni al contorno da imporre saranno: ψ = 0 per x = 0, x = a, y = 0, y = b. La soluzione sar`a:

ψ(x, y) = Cnmsinnπx

a sinmπy

b (3.63)

La forma della 3.63 impone che, a differenza del caso dei TE, dovranno essere contemporaneamente:

n 6= 0, m 6= 0.

Saranno sempre valide le 3.45, 3.46, 3.47. La frequenza di cutoff del modo TM11 sar`a la pi`u bassa tra quelle dei modi TM, ma pi`u alta di quella del TE10. Per qualunque coppia di indici n ed m, i modi TEnm e TMnm saranno “degeneri”: avranno la stessa frequenza di cutoff (data in ambedue i casi dalla 3.47) pur essendo diversi tra loro dal punto di vista degli andamenti dei campi E ed H.

Il modo fondamentale

Assume particolare interesse applicativo il modo fondamentale. Supponiamo che sia a > b. Per le 3.45 - 3.47, il modo fondamentale sar`a il TE10, con:

kt10 = π

a (3.64)

β10=

s

k2

π a

2

(3.65) fc10 = c

2a (3.66)

Il secondo modo sar`a il TE20 se a > 2b, mentre sar`a il TE01 se a < 2b. A frequenze pi`u alte si propagheranno ambedue i modi degeneri TE11 e TM11. Ponendo n = 1, m = 0 nelle 3.48-3.53 si avr`a:

Hz = kt102 jωµ

C10cosπx

a exp (∓jβ10z) (3.67)

Hx = ±β10

ωµ

C10π

a sinπx

a exp (∓jβ10z) (3.68)

Hy = 0 (3.69)

Ez = 0 (3.70)

Ex = 0 (3.71)

Ey = −jZW 10 β10 ωµ

C10π

a sinπx

a exp (∓jβ10z) (3.72)

(21)

I campi sono indipendenti dalla coordinata y. I campi Ey ed Hx hanno ampiezza massima per x = a/2, nulla sulle pareti verticali. Il campo Hz, invece, ha ampiezza massima sulle pareti verticali, nulla per x = a/2. La lunghezza d’onda in guida `e data da:

λg = 2π

β10 = 2π

qk2− π2/a2 = λ

q1 − [λ/(2a)]2 (3.73)

L’impedenza d’onda sar`a:

ZW 10 = k

β10 · Z (3.74)

La potenza trasportata dal modo sar`a ottenibile dalla 3.58. Si avr`a:

P10 = |C10|2ab 4

β102

(ωµ)2kt102 ZW 10 (3.75)

3.2.3 Guide d’onda circolari

Propriet`a generali

Sia data (Figura 3.5) una guida d’ onda a sezione circolare di raggio a. Analogamente al caso delle guide rettangolari, analizziamo la struttura nell’ ipotesi semplificativa di assenza di perdite.

Anche nella guida circolare potranno propagarsi modi TE e TM. Iniziamo, in questo caso, dai modi TM, per i quali l’applicazione delle condizioni al contorno `e pi`u semplice e diretta. Per evidenti ragioni, il sistema di coordinate cilindriche (r, φ) `e il pi`u adatto per trattare la presente struttura. Si ha:

2tψ + kt2ψ = 0 (3.76)

La condizione al contorno `e: ψ = 0 per r = a. La seconda delle 3.76, in coordinate cilindriche, `e:

δ2ψ δr2 +1

r δψ δr + 1

r2 δ2ψ

δφ2 + k2tψ = 0 (3.77)

(22)

Applicando l’ipotesi di separabilit`a tra dipendenza da r e dipendenza da φ, si ha:

ψ(r, φ) = f (r) · g(φ) (3.78)

Dividendo la 3.77 per ψ , tenendo conto della 3.78, si ha:

1 f

d2f dr2 + 1

rf df dr + 1

r2g d2g

2 + k2t = 0 (3.79)

Moltiplicando per r2 e raggruppando opportunamente:

r2 f

d2f dr2 + r

f df

dr + r2kt2 = −1 g

d2g

2 (3.80)

Il primo membro della 3.80 `e funzione della sola r. Il secondo membro `e funzione della sola φ.

L’uguaglianza deve valere per qualsiasi valore di r e φ. Pertanto, ambedue i membri devono essere uguali a una costante, che chiameremo ν2. Dalla 3.80 si ottiene allora la coppia di equazioni:

r2 f [d2f

dr2 +1 r

df

dr + (k2t − ν2

r2)f ] = 0 d2g

2 + ν2g = 0 (3.81)

Per motivi legati alla geometria della struttura, la g(φ) deve essere periodica di periodo 2π. Per le propriet`a delle equazioni differenziali, ci`o comporta che ν sia intero. Chiamando tale intero con n, la soluzione della seconda delle 3.81 `e:

g(φ) = A1cos nφ + A2sin nφ (3.82)

A1 e A2 sono costanti. La prima delle 3.81, con ν = n, `e l’ equazione di Bessel di ordine n. Le soluzioni sono:

• Jn(ktr) (Funzione di Bessel di prima specie di ordine n)

• Yn(ktr) (Funzione di Bessel di seconda specie di ordine n).

La soluzione matematica Yn(ktr) `e da scartare, in quanto presenta una singolarit`a per r = 0, il che non `e fisicamente ammissibile. La soluzione della 3.77 sar`a pertanto:

ψ(r, φ) = (A1cos nφ + A2sin nφ)Jn(ktr) (3.83) in cui le costanti A1 e A2 determinano l’ ampiezza del modo e l’ orientazione degli assi di simmetria delle distribuzioni di campo. A1 e A2 dipendono dalle propriet`a della sorgente del modo. Inoltre, per la condizione al contorno (ψ = 0 per r = a):

Jn(kta) = 0 (3.84)

Quindi:

kt= pnm

a (3.85)

(23)

dove pnm `e lo zero di ordine m della funzione di Bessel di ordine n. La coppia di indici interi n e m identifica il modo TM . Si avr`a, inoltre:

βnm =

q

k2− k2tnm=

s

k2− p2nm a2 fcnm = c

2πktnm ZW nm = βnm

k Z (3.86)

Per i modi TE, si risolve sempre la:

2tψ + kt2ψ = 0 (3.87)

Dal punto di vista matematico la trattazione `e del tutto simile a quella dei modi TM. Si ottiene:

ψ(r, φ) = (B1cos nφ + B2sin nφ)Jn(ktr) (3.88) La condizione al contorno, in questo caso, impone che per r = a sia:

n · ∇tψ = 0 (3.89)

(per r = a). Quindi:

dJn(ktr) dr

r=a

= 0 (3.90)

kt= p0nm

a (3.91)

p0nm `e il massimo (o minimo) di ordine m della funzione di Bessel di ordine n. Gli andamenti delle prime due funzioni di Bessel sono mostrati in Figura 3.6.

I primi valori pi`u bassi di pnm e p0nm sono mostrati nella tabella 3.1:

pnm p0nm

m = 1 m = 2 m = 3 m = 1 m = 2 m = 3

n n

0 2.40 5.52 8.65 0 3.83 7.02 10.17

1 3.83 7.02 10.17 1 1.84 5.33 8.54

2 5.13 8.42 11.62 2 3.05 6.71 9.97

Tabella 3.1

Si osserva che, poich`e dJ0/dx = −J1(x), p1m= p00m . Pertanto i modi TE0m e TM1m sono degeneri.

Tenendo conto delle 3.85, 3.86, 3.91 il modo fondamentale risulta essere il TE11; successivamente si ha il TM01.

(24)

Il modo fondamentale

Analizziamo ora pi`u in dettaglio il modo fondamentale TE11. Partiamo dalla 3.88 supponendo, temporaneamente, di avere B2 = 0 . Si ha:

Hz = kt112 jωµ

B1 cos φ J1(p011r

a ) exp (∓jβ11z) Ht= −jβ11

kc112tHz = ±β11 ωµ

B1[−jβ11 kc112

p011

a J10(p011r

a ) cos φr + jβ11

rk2c11J1(p011r

a ) sin φφ] exp (∓jβ11z)

Et = −ZW 11z× Ht (3.92)

con

ZW 11 = k

β11η (3.93)

Hr ed Eφ si annullano per r = a. Alle 3.92 corrispondono le linee di flusso dei campi Et (linea continua) ed Ht (linea tratteggiata) mostrate in Figura 3.7.

Le linee di flusso del campo Et hanno asse di simmetria parallelo all’asse x come conseguenza della scelta B2 = 0. Scegliendo B1 = 0 l’asse di simmetria sar`a parallelo all’asse y. In generale, l’orientazione dell’asse di simmetria dipender`a dal rapporto B2/B1 . Qualora fosse B2 = ±jB1 l’ intera configurazione di campo disegnata in Figura 3.7 ruoterebbe intorno all’ asse della guida con una velocit`a angolare uguale alla pulsazione dell’ onda. La corrispondente polarizzazione di Et sarebbe allora circolare sull’ asse della guida, lineare sulle pareti (normale ad esse), ellittica nelle zone intermedie. Uno schema di questa polarizzazione `e mostrato in Figura 3.8.

3.3 Guide d’onda terminate

Supponiamo, per semplicit`a, che si propaghi il solo modo fondamentale, e che la guida non sia illimitata, ma chiusa su un carico. Il carico pu`o rappresentare un’antenna o un altro dispositivo

(25)
(26)

a microonde. Chiamiamo Cnm+ il coefficiente di ampiezza associato al modo che si propaga dalla guida verso il carico (sar`a, per esempio, un TE10 in guida rettangolare o un TE11 in guida circolare).

All’interfaccia tra guida e carico saranno in genere presenti riflessioni, per cui lo stesso modo si propagher`a anche dal carico verso la guida con coefficiente d’ampiezza Cnm . (Essendo il carico passivo, dovr`a essere |Cnm | ≤ |Cnm+ |). Il rapporto Cnm /Cnm+ pu`o essere trattato in modo analogo al rapporto V/V+ che si ha su una classica linea di trasmissione terminata. Si pu`o definire il coefficiente di riflessione in tensione, dato da:

ΓV L= Cnm

Cnm+ (3.94)

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