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ANNO LIX - N giugno 2021 Weberstr. 10 AZA 8004 ZURIGO POST CH AG TEL

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Corriere

dell’ italianità

ANNO LIX - N. 20 - 9 giugno 2021 Weberstr. 10 AZA 8004 ZURIGO POST CH AG

TEL. 044 240 22 40 www.corriereitalianita.ch

in continuità con il Corriere degli Italiani per l’italianità

AAA Cercasi api nel mondo

EDITORIALE

di Rossana Cacace

Non sono solo solerti produttrici di miele. Le api, volando di fiore in fio- re, fanno sì che i campi possano pro- durre ben 87 dei principali prodotti agricoli sparsi nel mondo. Grazie a questi insetti possiamo sgranocchiare le mandorle, gustare fragole, cacao e caffè, mangiare mele, cipolle, cetrioli e zucche. Senza di loro possiamo dirgli addio.

È notizia recente che il 14,2% delle co- lonie di api in Svizzera non sia soprav- vissuto all’inverno 2020/2021. L’1% in più rispetto allo scorso anno. La perdi- ta – che interessa in misura maggiore il Ticino- potrebbe essere causata da una maggiore incidenza del virus della paralisi delle api. In più i mesi, sempre più caldi, di luglio e agosto hanno reso complicato il trattamento contro l’aca- ro Varroa (un parassita che colpisce le operaie e le indebolisce).

Ma l’allarme per la loro grande moria, che si registra in tutto il mondo, non è recente. Purtroppo, negli ultimi anni si parla sempre più spesso del cattivo, anzi pessimo stato di salute di questi preziosi impollinatori, sottolineando come la loro estinzione possa creare enormi problemi a tutti gli ecosistemi.

Quali sono le principali minacce?

Cambiamenti climatici, distruzione dell’habitat, monocolture, pesticidi:

sono alcune delle cause della sindro- me dello spopolamento degli alveari.

Ma anche l’inquinamento atmosferico avrebbe un peso: uno studio del 2019 dimostra che i fumi di scarico delle auto interferiscono con i profumi che

“guidano” gli insetti verso i fiori di cui si nutrono. Siamo davvero sicuri di vo- lere un mondo senza api?

Vite in fumo. L’allarme

Non solo Covid

di Maria Moreni

Sono quasi 8 milioni, nel mondo, le morti annue legate al fumo (nello specifico, 7,7 milioni nel 2019). Ed è allarme sulla generazione futura: il 90% dei nuovi fumatori è già di- ventato dipendente entro i 25 anni e dunque avrà decenni di fumo davanti a sé. I tabagisti continuano ad aumentare.

Sono alcuni dati resi noti su due lavori pubblicati rispettiva-

mente sulle riviste scientifiche “The Lancet” e “The Lancet Public Health” e condotti dal gruppo di lavoro Global Bur- den of Disease. Dal 1990, la percentuale di fumatori a livello globale è diminuita tra gli uomini del 27,5% e del 37,7% tra le donne, ma il loro numero assoluto cresce, specie nei Paesi emergenti. (...)

CONTINUA A PAGINA 4

Impegno del settore privato:

un cantiere pericoloso

L’Italia è forte

cooperazione internazionale

Un’ottima ripartenza. Il Belpaese cresce piÙ di Francia e Germania

di Laurent Matile, Alliance Sud

Nell’ambito dell’attuazione della Strategia di coope- razione internazionale (CI) 2021-2024, la DSC mira ad intensificare il suo impegno con il settore privato, sviluppando nuovi partenariati. Con quale impatto sui Paesi in via di sviluppo?

La collaborazione con il settore privato non costituisce una novità nell’ambito della Cooperazione internazionale (CI) della Svizzera, che si tratti delle attività sia della Se- greteria di Stato dell’economia (SECO) sia della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) (...)

CONTINUA A PAGINA 3 di Carlotta Ranieri

L’Italia sorprende tutti, forse anche sé stessa. L’Istituto di statistica (Istat) prevede infatti una risalita nel 2021 del Pro- dotto interno lordo (Pil) del 4,7%. A marzo le proiezioni si fermavano al 4,1%. L’ottimo risultato, pare, sarà bissato nel 2022, quando l’incremento sarà del 4,4% (a marzo erano solo del 4). L’Istat nella sua analisi parla di una «sostenuta cresci-

ta» ed evidenzia «un consolidamento del processo di ripresa dell’attività economica con un’intensità crescente». Per chi ha presente il tenore dei comunicati dell’Istituto di statistica italiano negli ultimi funesti anni, queste parole equivalgono, per entusiasmo, al Carnevale di Rio (...)

CONTINUA A PAGINA 2

nessun divieto alle armi in california

Ricordi in onore di Jason Dupasquier

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di Paola Fuso

Una sentenza che fa discutere e preoccupa al tempo stesso.

Un giudice californiano ha delibe- rato che fucili come il Kalashnikov sono armi ordinarie “utili per pro- teggere la propria abitazione e la propria patria”. Il problema sta nel fatto che mentre nel nostro siste- ma il giudice cerca prima di tutto quale legge regoli la materia, poi passa ad esaminare la giurispru- denza che si è formata sul tema e le sentenze sono sempre intese come frutto dell’interpretazione della legge, al contrario, in Inghil- terra, negli Stati Uniti e negli altri Paesi di common law, la regola per definire una controversia si ricerca prioritariamente non nella legge, ma nella decisione di un caso precedente.

di Alessandro Sandrini

Da domenica 30 maggio Jason Du- pasquier guarda il mondo dall’al- to, insieme agli dei, da quando il suo cuore ha cessato di battere, a Careggi. Alla distanza di poco più di un giro del circuito Mugello c’è villa medicea dove Marsilio Ficino fondò l’Accademia Neoplatonica fiorentina. Ed è in un mondo ipe- ruranico che sfrecciano i pensieri di quei pochi che si possono dire piloti, di tutti, di quelli che arri- vano primi e quelli che arrivano ultimi. Perché essere pilota è pri- ma di tutto una condizione dello spirito.

La trappola del tempo parziale

Lo chef

nutraceutico

In Svizzera l’organizzazione del la- voro, la politica sociale e familiare e il sistema di sicurezza sociale sono ancora saldamente ancorati a questi preconcetti: “gli uomini sono i capifamiglia e per questo lavorano a tempo pieno e hanno bisogno di uno stipendio elevato.

Le donne si occupano della casa e dei figli e non hanno tempo per lavorare. Se esercitano comunque un’attività retribuita, allora solo a tempo parziale e in realtà solo per distrarsi o per guadagnare qualche spicciolo in più”. Nel 2021 tutto questo è ancora accettabile?

di Gilda Ciaruffoli

Nutraceutica è una parola che nasce dalla fusione delle parole nutrizione e farmaceutica. Una scienza, insomma, il cui scopo è quello di analizzare, studiare e utilizzare i principi attivi contenuti negli alimenti. Cucinare in modo nutraceutico significa quindi pre- servare non soltanto le qualità organolettiche degli alimenti ma anche i principi nutritivi, ad esem- pio le vitamine piuttosto che i probiotici e così via. Ce ne parla lo chef nutraceutico Paola Di Giam- battista.

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2 PRIMO PIANO

Mercoledì 9 giugno 2021

Settimanale di lingua italiana in Svizzera www.corriereitalianita.ch

EDITORE Associazione Corriere degli Italiani – Svizzera

COMITATO DIRETTIVO Paola Fuso (presidente) Roberto Crugnola (vice presidente) Manuela Andaloro, Franco Narducci,

Alberto Ferrara COMITATO D'ONORE Alberto Costa (Presidente)

Alex Berner, Mario Botta, Marina Carobbio, Franco Cavalli,

Maria-Cristina Cedrini DIREZIONE REDAZIONE

Rossana Cacace [email protected]

COMITATO DI REDAZIONE Stefania De Toma, Paola Fuso, Franco Narducci, Alessandro Sandrini,

Antonio Spadacini SEGRETERIA / AMMINISTRAZIONE

Daniela Vitti

[email protected] Weberstrasse 10, 8004 Zürich

Tel. 044 240 22 40 IBAN CH24 0900 0000 6001 2862 6

COLLABORATORI Maria-Vittoria Alfonsi, Moreno Bernasconi , Jacopo Buranelli,

Rosanna Chirichella, Alberto Costa, Marina D’Enza, Samantha Ianniciello

ABBONAMENTO annuale CHF. 90.- [email protected]

DIRETTORE MARKETING Antonio Campanile [email protected]

Tel. 079 405 39 85 SOCIAL MEDIA MANAGER

Samantha Iannicello DIGITAL ENGAGEMENT

Cristina Penco STAMPA Theiler Druck AG Verenastrasse 2 - 8832 Wollerau

Gli articoli impegnano la responsabilità degli autori.

Il Corriere degli italiani per l’italianità bene�icia del contributo erogato dal Dipartimento editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la stampa

italiana diffusa all’estero.

Corriere

dell’ italianità

Viaggiare dalla Svizzera in Italia

Il Passenger locator form: che cos’è e come si compila

di Redazione

In attesa di regole uniche a livello eu- ropeo e magari – si auspica quanto prima- anche a livello mondiale, esi- stono delle disposizioni precise per gli spostamenti che variano in base ai paesi interessati. Per quanto riguarda i cittadini che dalla Svizzera si sposta- no in Italia (le stesse norme valgono per i cittadini dei Paesi dell’Ue, di Re- gno Unito, dell’Irlanda del Nord, An-

dorra, Monaco e Israele che vogliono raggiungere la penisola), ci sono due passi obbligatori da compiere:

- compilare il Passenger Locator Form, ovvero il formulario digitale di localizzazione. Senza non sarà con- sentito l’ingresso nel paese.

- sottoporsi a un tampone (molecola- re o antigenico) 48 ore prima dell’ar- rivo in Italia ed esibire il relativo cer- tificato che attesti l’esito negativo.

Senza di esso la persona che entra

di Carlotta Ranieri

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA (...)

Il Pil, che è il valore dei prodotti e dei servizi realizzati da uno Stato in un determinato arco di tempo, è consi- derato il principale indicatore di sa- lute di un sistema economico. Avere un segno più di questa portata, è una prova che il Paese si sta risollevando.

Insomma, l’Italia si scopre più for- te e reattiva, non solo nel paragone con la sua storia recente, ma anche in rapporto ai colleghi europei. L’in- cremento del Pil per l’anno in corso della Germania, infatti, si ferma al 3,4%. L’Italia va oltre le aspettative anche se guardiamo al breve periodo.

Nel trimestre gennaio-marzo il Pil è aumentato dello 0,1%. Solo il 30 apri- le le stime preliminari invece preve- devano una contrazione, ovvero lo 0,4 per cento in meno. Nello stesso periodo la media dell’Eurozona (i Paesi che adottano l’euro come va- luta) ha registrato il -0,6%. Germa- nia e Francia, due delle economie di riferimento del Vecchio continente hanno fatto rispettivamente -0,1% e -1,8%. Da cosa dipendono i risultati dell’Italia? Sicuramente dalla con- giuntura. A causa della crisi econo- mica innescata dalla pandemia di Covid e dalle inevitabili misure di contenimento messe in campo dalla stragrande maggioranza dei governi in tutto il mondo, il Pil italiano aveva

registrato un -8,9 per cento nel 2020.

Un rimbalzo era quindi previsto.

Cosa sta però spingendo la ripresa ol- tre le previsioni? La performance del primo trimestre ha beneficiato della massiccia spesa del Governo italiano, che ha bilanciato gli effetti negativi dei lockdown. Nel 2020 l’Esecutivo guidato dall’allora premier Giuseppe Conte ha pompato liquidità per circa 170 miliardi di euro (circa 185 miliar- di di franchi svizzeri) e gli effetti si vedono ora. L’attuale primo ministro Mario Draghi ha poi spiegato che anche una rinnovata fiducia sta con- tribuendo al rilancio dell’economia italiana. «Gli imprenditori pianifica- no investimenti, segno che sono tor- nati a essere ottimisti», ha spiegato il

premier, «le famiglie sono per ora un po’ più caute, ma anche qui ci sono forti segnali di miglioramento». Per questo il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, si è sbilanciato negli scorsi giorni: «Nel corso dei prossimi mesi, con il prosieguo della campa- gna vaccinale, vi potrà essere un’ac- celerazione della ripresa», ha spie- gato il numero uno di Palazzo Koch, aggiungendo poi che «una ripresa robusta della domanda nella seconda metà di quest’anno è quindi possibi- le. Ne sono condizione il prosegui- mento delle favorevoli prospettive connesse con la campagna vaccinale e il buon avvio del Pnrr». Il Piano na- zionale di ripresa e resilienza (Pnrr) altro non è che il Recovery Plan di cui

tanto si è parlato negli ultimi mesi.

Si tratta di un testo di 337 pagine che racchiudono i programmi di inve- stimenti che l’Italia intende avviare, da qui al 2026, per risollevare l’eco- nomia interna dopo la crisi provo- cata dal coronavirus. Sono anche la condizione per accedere al Recovery Fund, che contribuirà alla maggior parte dei 248 miliardi di euro stan- ziati per rilanciare il Paese. Secondo gli analisti di Confindustria questa ripresa influisce anche sul mercato del lavoro. I dati sulle comunicazioni obbligatorie, infatti, mostrano una lenta ripresa. Tra gennaio e aprile sono state create circa 130mila posi- zioni di lavoro, al netto delle cessa- zioni, contro un dato molto negativo, meno 230mila, degli stessi mesi del 2020. L’Italia ha ripreso a correre, il tempo dirà quanto lontano.

in Italia dovrà mettersi in isolamen- to fiduciario e sorveglianza sanitaria per dieci giorni, informando il dipar- timento di prevenzione dell’Azienda sanitaria competente per il territorio e, al termine dell’isolamento, dovrà sottoporsi a un tampone.

Eccezioni

-Il tampone non è previsto per i bam- bini con età inferiore ai due anni.

- I cittadini svizzeri residenti o do- miciliati entro i 60km dal confine, possono raggiungere l’Italia per un massimo di 24 ore senza fare tampo- ni, basterà solo compilare il modulo online, a meno che non presentino sintomi di Covid-19: una decisione presa per agevolare i numerosi fron- talieri e far ripartire il commercio.

Alle stesse condizioni i cittadini ita- liani potranno varcare il confine elve- tico.

Il Passenger Locator Form, introdot- to a partire dal 24 maggio, è obbliga- torio per chiunque faccia ingresso in Italia dall’estero, a bordo di qualun- que mezzo di trasporto. Si tratta di un documento necessario per racco- gliere le informazioni sul viaggiatore, in modo da poterlo eventualmente contattare nel minor tempo possibi- le, e deve essere compilato prima di cominciare il viaggio verso l’Ita- lia e non dopo.

Come fare? Basta accedere al sito https://app.euplf.eu/#/ e seguire la procedura guidata. Selezionare la voce “Start here”, selezionare il Pae-

se, quindi l’Italia e cliccare su “Con- tinue”. A questo punto bisognerà in- dicare con quale mezzo di trasporto si raggiunge l’Italia (auto, nave, aereo eccetera).

Eseguita la registrazione con user e password, si entra nel sito dove si

inseriscono tutti dati personali. Con- clusa l’operazione e inviato il modu- lo, il Passenger Locator Form viene inviato alla mail indicata nella fase di registrazione sia in formato pdf, sia come QrCode. In tal modo potrà sia essere stampato, sia mostrato sul proprio smartphone.

I minori che viaggiano accompagnati possono essere registrati nel modulo dell’adulto, mentre per i minori che entrano in Italia non accompagnati da un adulto il modulo deve essere compilato dal genitore o da chi ne fa le veci prima della partenza.

Ricordiamo che questa procedura vale sia per gli italiani che rientrano dopo un viaggio all’estero, sia per i tu- risti stranieri che partono per l’Italia, fino all’entrata in vigore delle regole per il Green pass, che dovrebbe essere attivo al massimo entro il 1° luglio.

L’Italia è forte

Un’ottima ripartenza. Il Belpaese cresce piÙ di Francia e Germania

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Mercoledì 9 giugno 2021

PRIMO PIANO 3

cooperazione internazionale

Impegno del settore privato:

un cantiere pericoloso

di Laurent Matile, Alliance Sud

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA (...)

In linea con l’Obiettivo di sviluppo so- stenibile (OSS) 17, che prevede l’isti- tuzione di partenariati per raggiunge- re gli OSS, la CI svizzera aveva infatti consolidato il suo impegno con il set- tore privato nel periodo 2017 – 2020.

Sebbene finora tale collaborazione non sia stata regolamentata in nes- suna delle strategie della DSC, questo sta cambiando, almeno in parte.

Lo scorso gennaio 2021 sono stati pubblicati i «Principi guida relati- vi al settore privato nel quadro della strategia della cooperazione interna- zionale 2021–2024 », che stabiliscono i principi basilari che regolano le atti- vità della (sola) DSC relative al settore privato. Inoltre, vi sono presentate le varie forme di cooperazione con gli attori economici privati, così come le sfide e le opportunità che ne derivano.

Considerando che il settore privato

« contribuisce in maniera sostan- ziale alla riduzione della povertà nel mondo e a uno sviluppo sostenibile

» – in particolare grazie alla creazio- ne d’impieghi, alle imposte versate e ai « prodotti innovativi (...) che possono cambiare in meglio le con- dizioni di vita nei Paesi in via di svi- luppo» –, il documento ricorda che il Dipartimento federale degli Affari Esteri (DFAE) e il Dipartimento fe- derale dell’economia, della forma- zione e della ricerca (DEFR) deside- rano intensificare la collaborazione con il settore privato nell’ambito della Strategia sulla CI 2021-2024 e della nuova Strategia per uno svi- luppo sostenibile 2030 del Consiglio federale.

La DSC dichiara in tal senso che i 17 OSS «possono essere raggiunti solo se (...) si aggiungono gli investi- menti privati» all’aiuto pubblico allo sviluppo (APS) e alle entrate fiscali nazionali. Il settore privato farebbe quindi «parte della soluzione» per raggiungere gli OSS e per protegge- re il clima.

Quattro campi d’azione

Per la DSC l’implicazione del settore privato a favore dello sviluppo soste- nibile si articolerà attorno a quattro tematiche : (1) le Condizioni qua- dro di politica economica, che in- cludono la promozione dello Stato di diritto, una gestione aziendale responsabile e degli investimenti sostenibili; (2) la Promozione del- le imprese locali nei Paesi priori- tari della CI svizzera, in particolar modo delle piccole e medie imprese (PMI); (3) la Collaborazione con il settore privato (in inglese Private Sector Engagement - PSE), ovvero i partenariati con gli attori del settore privato (in Svizzera e in altri Paesi);

e, infine, (4) gli Appalti pubblici, cioè i mandati della DSC attribui- ti agli attori del settore privato (in Svizzera e all’estero), che in futuro dovrebbero applicare dei criteri di sviluppo sostenibile più esigenti.

PSE, avete detto PSE?

Il terzo campo d’azione, ossia l’im- pegno del settore privato (Private

Sector Engagement - PSE) include, secondo la DSC, la cooperazione fra la CI e gli attori «affermati» del set- tore privato «desiderosi di promuo- vere» lo sviluppo sostenibile. Tali attori, provenienti sia dall’economia reale che dal settore finanziario, possono, a parere della DSC, con- tribuire alla lotta contro la povertà e rappresentano pertanto dei partner interessanti per la CI. Tra di essi fi- gurano le grandi aziende e le impre- se multinazionali, le PMI, le impre- se sociali, gli investitori d’impatto e le fondazioni donatrici, ognuno avente dei «punti di forza specifici».

In questo contesto, la DSC si avvale anche delle ONG e delle istituzioni accademiche, ad esempio quali par- tner nell’attuazione.

Come specificato nel «manuale sull’impegno del settore privato », la DSC prevede di aumentare – a me- dio termine, ovvero durante l’attua- zione della Strategia di CI 2021-2024 – le collaborazioni con il settore privato e il volume di finanziamento del suo portafoglio PES. Oltre agli

approcci PES «tradizionali», si pre- vede di sviluppare «nuovi strumenti finanziari» per aumentare il volume della cooperazione pubblico-priva- to, anche nei Paesi meno sviluppati (Paesi meno avanzati - PMA) e nei contesti fragili.

500 milioni all’anno?

Anche se nel documento si afferma che non avrebbe senso fissare un obiettivo di crescita quantificabile, vi resta indicato che, attualmente, circa l’8 % dei progetti totali finan- ziati dalla DSC (operazioni bilaterali e programmi globali) appartengono ai partenariati con il settore priva- to. Combinando vari fattori, a lungo termine si stima che circa il 20-25%

di tutte le operazioni della DSC po- trebbero essere realizzate in colla- borazione con il settore privato, sia nella cooperazione bi- che multila- terale. Se consideriamo che nel 2020 il volume delle spese relative ai circa 125 partenariati in vigore ammonta a 165 milioni di franchi, nel lungo periodo si potrebbe quindi raggiun- gere quasi mezzo miliardo di spesa annuale.

Va ricordato che la Strategia CI 2021- 2024 non prevede alcun aumento degli importi dei crediti quadro per finanziare questi partenariati, che saranno sostenuti dai fondi stanzia- ti per la cooperazione allo sviluppo bilaterale.

Chiaramente ciò equivale all’au- mento dei partenariati con il settore privato, a discapito non solo delle altre forme di cooperazione, le quali hanno un effetto di riduzione della povertà appurato - in particolare per quanto riguarda i programmi di sostegno ai servizi pubblici di base quali l’educazione e la salute -, ma anche potenzialmente a discapito di altre forme di sostegno al settore privato nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto della promozione delle PMI locali.

Con quale impatto?

È quindi necessario determinare l’impatto di questi partenariati sul- lo sviluppo, nonché la pertinenza degli obiettivi perseguiti da questo tipo di cooperazione con il settore privato. Su questo punto, tuttavia, i

«Principi guida per il settore priva- to» restano vaghi o non forniscono, nella loro forma attuale, una visione chiara di come la DSC garantirà che il suo mandato primario, ossia la ri- duzione della povertà nei Paesi pri- oritari, sia effettivamente adempiu- to nel quadro di questi partenariati.

Il manuale interno della DSC elen- ca diversi criteri e modalità di coo- perazione, nonché una complessa procedura di analisi dei rischi. Ma il diavolo, come sempre, è nei detta- gli. Nell’istituzione dei partenariati la DSC dovrà assicurarsi che questi criteri e processi siano effettiva- mente rispettati da tutti gli attori, e che non siano solo una maniera per

«spuntare la casella».

Vista la forte tendenza, predomi- nante nelle istituzioni multilatera- li e fra i donatori bilaterali, la DSC potrebbe trovarsi sotto pressione e dover così aumentare il suo porta- foglio PES senza essere in grado di garantire che questi partenariati si- ano in linea con gli obiettivi centrali dell’Agenda 2030 di «non lasciare indietro nessuno».

Traduzione di Letizia Bernaschina

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4 DOSSIER

Mercoledì 9 giugno 2021

NON SOLO COVID

Vite in fumo

di Maria Moreni

SEGUE DALLA PRIMA PAGINA (...)

Nel 2019, anno su cui si sono con- centrati i report, i dieci Stati con più fumatori, che insieme danno conto dei due terzi di tutti i fumatori nel mondo, sono risultati Cina (dove oggi vive un fumatore su tre, 341 milioni in tutto), India, Indonesia, Usa, Russia, Bangladesh, Giappo- ne, Turchia, Vietnam, Filippine. In Svizzera, il consumo di tabacco provoca ogni anno il decesso di 9.500 persone, comportando un costo annuo di cinque miliardi di franchi. In Italia il fumo uccide oltre 90 mila persone ogni anno, di cui oltre 63 mila maschi. Nella Pe- nisola i tabagisti sono 6,3 milioni tra i maschi e 4,5 milioni tra le donne.

FUMO E COVID

In tempi recenti, inoltre, alcune ricerche hanno provato una corre- lazione tra il consumo di tabacco e l’aumento del rischio di contrarre il Covid e di subire un decorso più grave della malattia. Da un’indagi- ne sull’evoluzione del consumo di tabacco durante il primo lockdown parziale nella primavera 2020, ese- guito da Dipendenze Svizzera e Unisanté in collaborazione con AT Svizzera, è emerso che il consumo giornaliero sul territorio elveti- co è tendenzialmente aumentato e che la pandemia rappresenta un rischio, in particolare per chi fuma quotidianamente. I dati dell’Am- ministrazione federale delle doga- ne, inoltre, indicano un aumento massiccio della vendita di sigarette, passata da 8,6 miliardi di sigarette nel 2019 a 9,3 miliardi durante lo scorso anno, ciò che corrisponde a un incremento del 4%. Anche per gli italiani la pandemia ha cambia- to in modo significativo le abitudini rispetto al fumo: dopo una riduzio- ne ad aprile 2020 rispetto a genna- io 2020 (pre-lockdown) c’è stato un aumento dei fumatori a maggio 2021, con una prevalenza del 26,2 (circa 11,3 milioni) rispetto anche a novembre 2020 (24%), più di un mi- lione di fumatori in più. Non dimi- nuisce inoltre il numero di giovani consumatori: 1 su tre tra i 14 e i 17 anni ha già avuto un contatto con il fumo di tabacco e quasi il 42% con la sigaretta elettronica. Lo hanno reso noto i nuovi dati di uno studio longitudinale dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) svolto in collabora- zione con l’Istituto Farmacologico

Mario Negri. Sono state realizzate 3 survey su un campione (3.000) di 18-74 anni rappresentativo della po- polazione italiana secondo le prin- cipali variabili socio demografiche nei seguenti tempi: gennaio 2020 (pre-lockdown), aprile 2020 (pieno lockdown), novembre 2020 (parzia- le lockdown), maggio 2021 (parziali riaperture). Ha dichiarato Roberta Pacifici, direttore Centro Nazionale Dipendenze e Doping dell’ISS): «Un ruolo chiave nell’aumento dei fuma- tori lo hanno avuto i nuovi prodotti del tabacco (sigarette a tabacco ri- scaldato, HTP) e le e-cig. Infatti il loro uso in Italia contribuisce alla iniziazione e alla ricaduta del con- sumo di sigarette tradizionali e ne ostacola la cessazione, alimentando l’epidemia tabagica».

ALLARME GIOVANI

Sempre nelle indagini riportate su

“The Lancet”, che presentano dati relativi a 204 Paesi del mondo, è emerso un altro dato allarmante che riguarda le nuove generazioni: si ini- zia a fumare e a divenire dipendenti sempre prima. Solo un 10% di loro, come già ricordato, non è dedito al fumo, contro il 90% di “incalliti” che proseguiranno su questa strada an- cora per molti anni. Tra i coordina- tori dello studio figura Emmanuela Gakidou, dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME), University of Seattle a Washington, che ha spiegato: «La persistente ele- vata percentuale di giovani fumatori nel mondo, insieme con la diffusione di nuovi prodotti a base di tabacco e di nicotina, mette in luce il bisogno urgente di raddoppiare le politiche di controllo del fumo». E ancora: «Se un individuo non inizia a fumare pri- ma dei 25 anni, è molto inverosimile che diverrà un fumatore dopo. Que- sta evidenza offre una finestra cru- ciale di opportunità di interventi atti a prevenire che i giovani comincino a fumare, migliorando così la loro salu- te per il resto della loro vita». Rispet- to ai momenti iniziali lo studio rileva che a novembre 2020 il 4,7% dei mai fumatori di sigarette tradizionali, ad aprile (durante il lockdown) è di- ventato fumatore. Infatti, mentre il 2,1% di chi non ha mai usato le e-cig (sigarette elettroniche) è diventato fumatore di sigarette tradizionali ben dieci volte di più, il 19,6% di chi è un utilizzatore di e-cig è diventato anche fumatore. Allo stesso modo, se il 3,2% di chi non ha mai usato HTP (sigarette a tabacco riscaldato) è diventato fumatore, il 19,3% di chi è utilizzatore di HTP ora è anche fu-

matore di sigarette tradizionali. Per quanto riguarda le ricadute, ciò che si evidenzia è che il 17,2% di chi era un ex fumatore di sigarette tradizio- nali ad aprile durante il lockdown duro, a novembre è tornato a consu- mare sigarette tradizionali. Anche in questo caso hanno giocato un ruolo importante come fattore di rischio il consumo di HTP e di e-cig.

LE (VALIDE) RAGIONI PER SMETTERE

Con la campagna 2021 “S’engager à ar- rêter” / “Commit to Quit”, “Prometto di smettere”, l’Organizzazione Mon- diale della Sanità intende incorag- giare 100 milioni di persone a smet- tere di fumare. Per molti la sigaretta quotidiana, o le sigarette quotidiane, sono purtroppo una sgradevole rou- tine, che diventa poi un’abitudine psichica. Secondo diversi sondaggi, tuttavia, quasi due terzi di coloro che fumano e che hanno già compiuto 15 anni desiderano metter fine a questa dipendenza. Le ragioni per desidera- re di farlo sono molteplici (la piatta- forma stopsmoking.ch ne elenca ol- tre 100): non solo è stato dimostrato che il consumo di tabacco è nocivo per il sistema cardiovascolare e per le vie respiratorie e che aumenta signi- ficativamente il rischio di tumore, ma anche che ha conseguenze sociali negative e che inquina l’ambiente.

Chi smette di fumare migliorerà il suo stato di salute, aumenterà il suo personale senso di benessere e il suo livello di produttività nello studio e nel lavoro, senza dimenticare che, a fronte dell’ultima emergenza sanita- ria mondiale, ridurrà anche il rischio di subire un decorso grave se dovesse contrarre il Covid-19.

IN ATTESA DI UNA LEGGE FEDERALE

Da molte parti, in Svizzera, si ri-

chiede l’approvazione di una legge federale sui prodotti del tabacco (LPTab) efficace, che garantisca una protezione completa della popo- lazione giovanile dai prodotti che contengono tabacco e nicotina. Nel Paese elvetico l’attuale legislazione in materia è ancora molto permis- siva, con il risultato che il tasso dei fumatori è elevato (27%) ed è rima- sto invariato per quasi un decennio.

L’obiettivo più importante è fare in modo che le persone non inizino a fumare. Come dimostrato da nume- rosi studi, oltre la metà delle fuma- trici e dei fumatori ha iniziato prima di aver compiuto 18 anni, mentre chi a 21 non ha ancora fumato, è molto improbabile che cominci in seguito e perseveri nel consumo. Per que- sta ragione, diverse organizzazioni (come l’Associazione svizzera per la prevenzione del tabagismo) chiedo- no che siano vietate nel modo più completo la pubblicità e qualsia- si tipo di promozione del tabacco, compresa la possibilità, per i pro- duttori di sigarette, di essere spon- sor, in particolare online, per pro- teggere concretamente le fasce più giovani della popolazione. Mentre il Consiglio nazionale non è andato oltre l’adozione di qualche restri- zione di portata minima, la Com- missione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio degli Stati (CSSS-S) ha provato a fare un passo avanti, chiedendo che la pubblici- tà del tabacco sia vietata nel modo più assoluto, sia sulla stampa sia su Internet, e che vengano posti limi- ti alla promozione delle vendite di tutti i prodotti contenenti tabacco e nicotina, correggendo le decisioni prese dalla Camera bassa durante la sessione autunnale. Si attende di vedere se, nel corso della prossima sessione estiva, il Consiglio degli Stati seguirà quanto raccomandato

dalla suddetta Commissione. Viene sottolineato, tuttavia, che, anche se si dovesse riuscire a proseguire nel- la direzione suggerita, il disegno di legge in questione porrebbe la Sviz- zera in una posizione comunque arretrata rispetto a quella che po- trebbe essere la sua se adottasse una legislazione veramente efficace nel- la lotta al tabagismo. Per coloro che combattono contro questa pratica occorrerebbero, pertanto, misure di controllo del consumo di fumo più incisive tra cui un rincaro dei prezzi e una migliore protezione contro il fumo passivo.

I DANNI DEL FUMO PASSIVO Il recente rapporto “Tobacco Control To Improve Child Health And Deve- lopment” ha invitato a sensibilizza- re sull’importanza di forti misure di controllo nei confronti del tabacco per proteggere la salute e lo svilup- po dei bambini. Gli esperti dell’Or- ganizzazione Mondiale della Sanità hanno segnalato che il fumo passivo uccide circa 1,2 milioni di persone ogni anno. Di queste morti, 65.000 riguardano piccoli e adolescenti sot- to i 15 anni. Chi vive a stretto con- tatto con i fumatori fin dalla prima infanzia corre un rischio maggiore di soffrire di malattie polmonari e altre infezioni respiratorie, ma an- che sviluppare problemi comporta- mentali. Tra le modalità per com- battere questa problematica, l’Oms ha sottolineato l’importanza di poli- tiche antifumo globali che preveda- no la necessità di avere sempre più spazi all’aperto dove sia impedito di fumare, tra cui i cortili delle scuole, i parchi giochi, le spiagge, nonché luoghi chiusi, come spazi comuni in edifici e condomini, per proteggere le persone dall’esposizione al fumo passivo, comprese proprio le donne incinte e i bambini.

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Mercoledì 9 giugno 2021

DOSSIER 5

Educazione olfattiva

Il significato nascosto dei profumi

di Christian Repetti

“Nulla sveglia un ricordo quanto un odore”, sosteneva Victor Hugo.

E sempre per citare un altro gran- de autore della letteratura classica, avete presente la madeleine di Mar- cel Proust che, nel romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”, solletica la memoria olfattiva del protagoni- sta catapultandolo nel suo passato con la sua dolcezza evocativa? L’ol- fatto è il senso forse meno noto an- che perché è meno legato alla nostra proprietà linguistica. Se ci pensate bene, infatti, non è semplice né im- mediato descrivere a parole odori e profumi. Eppure, è quello più con- nesso alle nostre emozioni. «I suoi significati più profondi si percepi- scono e sentono (è proprio il caso di dirlo) a un livello perlopiù emotivo, proprio perché l’odorato ha strette

connessioni con le zone del cervello che controllano l’emotività», spiega Paola Bottai nel suo libro “Profumi”

pubblicato da DeAgostini. Un vo- lume che introduce all’educazione olfattiva, un viaggio ricco di curio- sità, aneddoti personali, storia del- la civiltà e della moda, strategie di comunicazione e tutto ciò che ruota attorno all’evanescenza – in senso letterale – del tema, sfuggente quan- to pieno di fascino e appassionante.

L’autrice, inoltre – parfumeur-créat- eur, specializzatasi all’Istituto inter- nazionale di profumeria di Grasse, capitale mondiale del profumo – ci fa entrare nel suo processo creati- vo, che parte dalla ricerca costante di materie prime e dall’osservazione curiosa di tutto ciò che la circonda e la stimola. Bottai, nata a Roma, mi-

scela nella sua professione curiosità innata, passione e ricerca costante.

Fin dall’infanzia la intrigano tutti gli odori del mondo, che su di lei, da sempre, hanno un effetto preciso, suscitando reazioni ogni volta diver- se e intense. Dopo gli studi di alta formazione in Francia, è rientrata in Italia con il desiderio di creare profumi davvero made in Italy, ma che parlino al mondo. Tra gli altri, ha collaborato con Bullfrog, Carthu- sia, Mini, Veralab, Luiss, Zeni1870, spaziando dal mercato maschile a quello femminile, dai profumi per ambienti alle analisi sensoriali in campo food & beverage.

COLPI DI FULMINE E SCOPERTE Nel suo libro Bottai ci dà diversi con- sigli su come scegliere e acquistare un profumo. Anche in questo caso, come nella vita, possono accadere dei colpi di fulmine che poi possono rivelarsi fuochi di paglia, avvisa l’au- trice, «ma non è meraviglioso essere travolti da un amore, o da un odore, in maniera inaspettata?», domanda, invitando a non tirarci indietro. E, sempre mantenendo la similitudine amorosa, se ciò non dovesse accade- re «conviene tenere presente che per far funzionare bene una relazione e renderla solida e duratura abbiamo bisogno di tempo». Ecco alcuni tra i vari suggerimenti presenti nel testo.

Quando entrate in una profumeria, provate a fare da soli. Girate tra gli scaffali, osservate i flaconi, guardate i dettagli che possono attirarvi e pen- sate se apprezzate i valori di un de- terminato marchio. «Mai spruzzarsi il profumo addosso in questa fase».

Certo, perché se una fragranza non vi piace, la missione fallisce subito e non avrete più voglia di proseguire la ricerca. «Per evitare questa cosa esistono quelle che la maggior par- te di voi chiama “cartoncini”, e che tecnicamente definiamo mouillettes (pronuncia muiètt) o touches». Si tratta, cioè, di quelle strisce di car- ta che si trovano esposte accanto ai profumi. Dovrebbero essere prodot- te con carta priva di colla, solventi e coloranti, proprio per evitare che i materiali di cui sono composte sia- no in qualche modo odorosi, poiché devono essere perfetti terreni neutri per permetterci di approcciarci nel modo migliore al profumo. «Non av- vicinate troppo la mouillette al naso, perché se tocchiamo la pelle questa rimarrà “contaminata” dal profumo,

non facendoci più capire bene cosa sentiremo dopo». Bottai spiega che quando si lavora in laboratorio e nel pieno della fase creativa, in cui è im- portante percepire le singole materie prime che si vorrebbero usare nella nuova formula, si prediligono mouil- lettes dalla punta super appuntita e sottile, proprio per evitare di toccare la pelle del naso. Sulla base di que- sta indicazione, fate caso anche alla forma di quelle che potete trovare nei negozi. L’esperta, inoltre, invita a non sentire più di quattro profumi per volta: se avete un naso non alle- nato, potrebbe non reggere oltre. Vi hanno insegnato che potreste “pu- lirlo” odorando del caffè? «Rilan- cio chiedendo se vi se pulireste mai una cosa sporca con altro sporco», fa presente Bottai. L’unica cosa che potrebbe resettare in parte l’olfatto sarebbe annusare l’incavo del brac- cio all’altezza del gomito: è «il punto in cui il nostro corpo odora di più del nostro odore, della nostra pelle». Ri- cordatevi, infine, che il profumo che metterete deve essere un «messaggio sussurrato», un mezzo di garbata e discreta seduzione. In base a quan-

L’olfatto è il senso forse meno noto anche

perché è meno legato alla nostra proprietà

linguistica. Se ci pensate bene, infatti,

non è semplice né immediato descrivere a

parole odori e profumi.

Eppure, è quello più connesso alle nostre

emozioni.

to desiderate esprimere e far sapere di voi, sceglietelo per affinità o per contrapposizione. «Il fascino risie- de nei particolari, la bellezza nello stupore e nelle sfumature, l’attrazio- ne nel non detto subito, e quindi è bello pensare che un profumo possa aiutarci a esprimere chi siamo nella similitudine e forse chi vorremmo essere nel contrasto», suggerisce an- cora Bottai.

COME CONSERVARE A LUNGO (E BENE) I PROFUMI

L’esperta ci aiuta anche a fare chia- rezza su vari luoghi comuni e falsi miti. Oltre a quello del caffè, di cui abbiamo parlato precedentemente, Bottai ci spiega che a differenza di quanto molti possano pensare, i pro- fumi non scadono, ma possono esse- re soggetti ad alterazione se aperti e conservati male. Sono tre i fattori principali di rischio. Il primo è l’a- ria, ma la maggior parte dei flaconi è dotata di una chiusura con vaporiz- zatore che è stagna e impedisce l’os- sidazione del prodotto. Se doveste comprare una versione senza spray, a olio, acquistate sempre il flacone più piccolo per mantenere intatta la

fragranza. Altro elemento a cui pre- stare attenzione è la luce: quella del sole, in particolare, può scurire la fragranza e creare reazioni chimiche che potrebbero rovinarne l’odore. Il terzo problema è rappresentato da umido e il caldo. «Vi stupirò, ma il posto peggiore dove tenere i profu- mi è proprio il vostro bagno. Il luo- go ideale è fresco e buio. Quindi via libera a un cassetto o a una creden- za di una camera non troppo calda, mentre in estate consiglio di fare spazio in frigo accanto al tè freddo e alla birra ghiacciata». Mai “imbar- care” un profumo con il bagaglio che viaggerà nella stiva dell’aereo:

i cambi di temperatura e pressione potrebbero rovinarlo molto rapida- mente. Portatelo in cabina con voi, in un formato non più grande di 100 ml. Infine, un piccolo trucco prima di uscire di casa: tenete sempre in borsa (o annodato alla borsa, come vuole la tendenza delle ultime sta- gioni) un fazzoletto di cotone su cui spruzzare la fragranza che indossa- te. «Ogni volta che aprirete la vostra borsa o il vostro zaino, voi e le per- sone che avrete accanto sentirete il vostro profumo».

Profumi Paola Bottai

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6 MONDO

Mercoledì 9 giugno 2021

CALIFORNIA

La Danimarca inaugura la delocalizzazione dei rifugiati

I fucili d’assalto in America sono come i coltellini svizzeri: chi li detiene non commette reato

Come reagirà l’UE?

di Paola Fuso

La facilità con cui si possono acqui- stare le armi sono ormai uno dei più seri e gravi problemi che affliggono gli Stati Uniti d’America. Tra inci- denti domestici e vere e proprie stra- gi, il numero di morti che si contano ogni anno è altissimo. Si stima che in America oltre 8 milioni di per- sone posseggano un fucile semiau- tomatico simile a quello utilizzato dall’esercito americano e in alcuni stati Usa dalla polizia. A quest’ar- ma micidiale si devono alcune delle stragi più sanguinose avvenute negli

di Paola Fuso

Con una legge approvata con 70 voti fa- vorevoli e 24 contrari, la Danimarca ha previsto che tutte le domande di asilo o di altre forme di protezione internazio- nale debbano essere vagliate in centri ubicati fuori dal territorio nazionale.

In pratica è consentito aprire centri di accoglienza per richiedenti asi- lo, ma soltanto fuori dal territorio danese. Questa legge, voluta dal go- verno di centrosinistra ma appoggiata anche dalla destra, non è propriamente sorprendente. A marzo scorso il Paese scandinavo è stato il primo in Europa ad affermare senza mezzi termini che adesso Damasco è una città sicura e che i rifugiati siriani possono tornare a casa.

Affermazione che segue il trend di quella del 2014 quando il ministro per l’Immigrazione e l’Integrazione Inger Stojberg disse che “Nonostante molti rifugiati trovino lavoro, ci sono ancora molti che non riescono a mantenersi, in particolare tra le donne”.

Poichè siamo in Europa e, alla luce dei principi che l’hanno fondata, i problemi umanitari debbono esse- re affrontati insieme, diremo che le parti coinvolte da questa presa di posizione sono la Danimarca, l’Ue, i Paesi pronti ad accogliere, i centri di accoglienza danesi e i rifugiati.

Il governo danese

Copenaghen ha già provveduto a non

rinnovare i permessi di soggiorno tem- poranei rilasciati ai rifugiati siriani, poiché la regione di Damasco viene classificata come sicura. Ma siccome la Danimarca e la Siria non hanno re- lazioni diplomatiche, per il momento nessuno verrà espulso verso il Paese di origine. Tuttavia, i primi siriani interes- sati dal provvedimento sono già stati collocati in centri di detenzione in vista di un rimpatrio, per una durata indeter- minata.

Una delle ragioni dell’assenza di coo- perazione è il fatto che la Danimarca non possiede un’ambasciata a Damasco - per motivi di sicurezza, come hanno riportato vari media. Quindi la Siria è sicura per i rifugiati, ma non per i da- nesi.... Il che fa sorgere qualche dubbio sulla buona fede della legge.

La posizione dell’UE

La guerra civile in Siria che dura da un decennio è tra i pochi conflitti al mon- do su cui c’è unanimità nella politica d’asilo: i rimpatri non sono ragionevo- li. Il motivo è la brutalità del regime di Assad, che continua a ignorare tutti gli standard relativi ai diritti umani nella sua lotta contro le forze di opposizione.

In considerazione di ciò, è evidente che l’UE giudichi molto negativamente la legge votata a Copenaghen, infatti tra- mite un portavoce della Commissione europea, fa sapere di non gradire affatto la presa di posizione danese. Bruxelles

“condivide le preoccupazioni espres-

se dall’Alto commissario per i rifugiati dell’Onu, sia sulla compatibilità degli obblighi internazionali della Danimar- ca, che sul rischio di minare le fonda- menta del sistema internazionale di protezione dei profughi”. Questo per- ché, secondo la Commissione europea, la nuova legge “solleva questioni sull’ac- cesso alle procedure di asilo, e alla pro- tezione”.

I Paesi pronti ad accogliere i rifugia- tiIn ordine ai Paesi dove la Danimarca intende “delocalizzare” profughi e rifu- giati, abbiamo già qualche nome come il Ruanda.

Non vi sono ancora conferme ufficiali ma è indubbio che il governo di Cope- naghen sta lavorando in tal senso, con apposito accordo bilaterale con il Paese africano.

La Svizzera

Ora, la Danimarca non è nuova a questo tipo di mosse. Nel 2014, inviò in Eritrea una cosiddetta “missione di accerta- mento dei fatti” per raccogliere infor- mazioni sul campo. La valutazione era giunta alla conclusione che un ritorno in Eritrea era possibile in determinate circostanze.

Anche all’epoca l’indagine fu fortemen- te criticata a livello internazionale, ma i politici di altri Paesi vi hanno fatto rife- rimento. Un anno dopo, il Regno Unito ha pubblicato nuove linee guida che si

riferivano esplicitamente alla valuta- zione danese. Attualmente, la Svizzera considera ragionevole il ritorno in Eri- trea e ha già una pratica di espulsione specifica per regione. In Afghanistan, Libia, Somalia e Iraq, per esempio, Berna considera stabili alcune città o regioni. Le persone possono essere rimpatriate a determinate condizioni.

Si tratta di poche decine di casi all’an- no, anche perché il ritorno nel luogo di origine è spesso impossibile per motivi pratici. Ad esempio, quando nella re- gione non c’è un aeroporto.

I rifugiati

Tuttavia, anche il clima politico con- ta: più Paesi classificano uno Stato come sicuro, più altri si uniranno.

Ecco perché le organizzazioni uma- nitarie considerano la decisione della Danimarca un precedente pericolo- so.Ed ecco infine il ruolo dei rifugiati.

Basta considerare le persone che sono sfuggite dalla Siria per comprendere il peso del precedente danese.

Il fatto è che in Siria si potrebbe tor- nare se la situazione umanitaria e re- lativa alla sicurezza sul campo fosse acclarata e stabile. Purtroppo, però, anche dopo un decennio di guerra civile, non sembra che questo acca- drà presto. E se invece così fosse, il vincitore sarebbe comunque Assad, un presidente che ha già dimostrato ampiamente come intende trattare gli oppositori.

ultimi anni nel Paese, come quella del concerto di Las Vegas, con un bi- lancio di 61 morti e 411 feriti o quella avvenuta nel liceo di Parkland (Ca- lifornia) nel 2018 o ancora quella nel centro sociale di San Bernardino nel 2015.

Eppure, non deve essere stato del medesimo avviso un giudice cali- forniano che, forse complice il sole abbacinante, ha deliberato che fucili come il Kalashnikov sono armi ordi- narie “utili per proteggere la propria abitazione e la propria patria”.

Ora, di sentenze non esattamente illuminate sono piene le riviste giu-

ridiche, ma il problema è il sistema di produzione delle fonti del diritto nei paesi anglosassoni.

Nel nostro sistema (Svizzera, Italia e comunque i paesi di civil law) il giudice cerca prima di tut- to quale legge regoli la materia, poi passa ad esaminare la giuri- sprudenza che si è formata sul tema. E le sentenze sono sempre intese come frutto dell’interpre- tazione della legge.

Al contrario, in Inghilterra, ne- gli Stati Uniti e negli altri Paesi di common law, la regola per de- finire una controversia si ricerca

prioritariamente non nella leg- ge, ma nella decisione di un caso precedente. Il metodo di lavoro del giudice è la riconduzione di un caso a un altro, valutando somiglianze e differenze.

Individuato il caso identico o simile, la decisione adottata in precedenza ha carattere vincolante, in base alla regola dello stare decisis.

Passando al caso pratico, con detta sentenza il giudice ha affermato che il divieto di utilizzare armi d’assalto, divieto fissato con leg- ge dello Stato della California del 1989, è incostituzionale “per-

ché il governo di uno stato non è libero di imporre ai cittadini americani le sue scelte politiche quando queste riguardano i di- ritti costituzionali”.

Il diritto leso dalla legge sarebbe il secondo emendamento che sancisce il diritto alla difesa e al possesso di armi da fuoco.

Quindi il principio stabilito è che l’uso delle armi è consentito in base alla Costituzione americana e soprattutto è permesso senza distinzione in base alla perico- losità dell’arma, perché un fucile d’assalto non sarebbe diverso da un coltellino svizzero. Secondo il giudice entrambi sono utili come strumento di difesa e rappresentano efficacemente la Nazione che li uti- lizza.

Qual è il pericolo? Che altri giu- dici possono usare questa deci- sione per risolvere casi simili e decidere che la detenzione di un Kalashnikov o un M16 non è un reato e che se si uccide qualcuno per legittima difesa con un fucile d’assalto quel qualcuno può esse- re assolto.

Immaginiamo i danni che possono produrre famiglie di esaltati con fucili in casa o cosa potrebbe suc- cedere se qualcuno, ritenendo che la sua proprietà venga violata, apre il fuoco “alla Rambo” magari su un ragazzino di colore...

Le ricadute, le storture sono terribili come spesso accade quando si ra- giona solo per categorie concettuali prescindendo dalla realtà e dall’os- servazione del tessuto sociale.

La speranza è che lo Stato della Ca- lifornia impugni la sentenza prima che qualche avvocato sostenga la tesi in un Tribunale e un altro giudi- ce la confermi.

La prima ministra danese Mette Frederiksen

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Mercoledì 9 giugno 2021

MERCATO DEL LAVORO 7

Preconcetti IMPIEGO

La trappola del tempo parziale

Boom di offerte di lavoro in

maggio

Gli uomini sono i capifamiglia e per questo lavorano a tempo pieno e hanno bisogno di uno stipendio ele- vato. Le donne si occupano della casa e dei figli e non hanno tempo per lavorare. Se esercitano comunque un’attività retribuita, allora solo a tempo parziale – per via della casa e dei figli – e, in realtà, solo per distrar-

si o per guadagnare qualche spicciolo in più. Nessuna donna deve lavorare:

c’è già l’uomo che lo fa!

All’alba del 2021 queste affermazioni risuonano, fortunatamente, superate.

Sta di fatto che in Svizzera l’organiz- zazione del lavoro, la politica sociale e familiare e il sistema di sicurezza so-

(ats) Offerte di impiego in forte cre- scita in Svizzera: fra aprile e maggio gli annunci pubblicati dalle aziende elve- tiche sui loro siti internet e sulle piatta- forme di reclutamento sono aumentati del 7,9%, stando allo Swiss Job Index pubblicato da Michael Page, società specializzata nella ricerca di personale.

Si tratta del più forte incremento men- sile del 2021, si legge in un comunicato.

Rispetto a gennaio la progressione sfio- ra il 18%.

La crescita è particolarmente inco- raggiante considerato che prima della crisi del coronavirus poco prima delle vacanze estive il numero di posti di- sponibili tendeva spesso a diminuire, afferma Yannick Coulange, diretto- re generale di PageGroup Svizzera, il gruppo che controlla il marchio Mi- chael Page, citato in un comunicato odierno.

Inoltre - aggiunge l’esperto - la crescita si sta dimostrando consistente nell’in- sieme del paese. Tutte le regioni (com- presi i Grigioni, inseriti nella Svizzera orientale) mostrano tassi di incremen- to elevati, che vanno dal 6% al 13%. Il Ticino non figura però fra i cantoni presi in considerazione.

Particolarmente richiesti sul merca- to del lavoro sono gli operatori della logistica (+17% mensile), gli speciali- sti informatici (+15%), i lavoratori del comparto facility management (cioè pulizia, manutenzione, ecc., che se- gnano +12%), gli ingegneri (+10%) e gli addetti del ramo farmaceutico (pure +10%).

ciale sono ancora saldamente ancorati a questi preconcetti.

In passato gli uomini hanno creato questo ordine divino per sé stessi – e lo difendono a spada tratta. Ancora oggi, le grandi perdenti sono le donne.

Modificare i ruoli? Non sia mai!

Nella nostra società, fin tanto che è sposata e vive i vecchi modelli di ruolo, una donna è al sicuro. Ma non appena esce da questo schema, iniziano i pro- blemi.

Soprattutto se ha scarse qualifiche pro- fessionali, sarà costretta a lavorare in un ramo dove i salari sono modesti. Se poi a carico ha pure dei figli o delle per- sone da accudire, probabilmente dovrà lavorare a tempo parziale e vivere con una frazione di un salario già di per sé esiguo. Con conseguenze devastanti:

povertà fino alla fine dei suoi giorni.

Un sistema parziale

La colpa di questo dato di fatto è del

sistema: da un lato, in Svizzera non esistono strutture di accudimento per l’infanzia capillari e abbordabili. Il la- voro a tempo parziale è quindi pratica- mente indispensabile per almeno un genitore – solitamente la madre. In se- condo luogo, le donne partecipano ai profitti che generano con il loro lavoro in misura minore degli uomini.

Questo benché ampi settori della no- stra economia si basino sul lavoro del- le donne e nonostante il fatto che in questi settori il valore aggiunto non sia inferiore che altrove. I salari modesti sono il risultato di questo sfruttamen- to. Tuttavia, tutte le assicurazioni socia- li, in particolare l’AVS e la previdenza professionale, dipendono direttamen- te dal livello salariale. In altre parole, un salario esiguo significa inevita- bilmente una rendita esigua. Lavoro a tempo parziale e bassi salari sono quindi una miscela avvelenata.

Proteggere dalla povertà invece di produrla

In Svizzera le donne sono struttural- mente svantaggiate semplicemente perché sono donne. Le soluzioni sono sotto i nostri occhi: abbiamo bisogno di strutture di accudimento extra fa- miliare capillari a prezzi accessibili (in cui non lavorino unicamente donne, a tempo parziale e con un salario esi- guo).

Abbiamo bisogno di salari e condizioni di lavoro migliori nei rami professio- nali interessati, perché le prestazioni lavorative delle donne hanno lo stesso valore di quelle degli uomini. Abbiamo bisogno di un sistema di sicurezza so- ciale che protegga dalla povertà, e non che la produca.

Per tutto questo servono donne che lottino, che alzino la voce e che mostri- no: io non ci sto!

E tu?

Piu informazioni: https://syna.ch/io- non-ci-sto

Mandy Zeckra, vicepresidente Syna, servizio giuridico ed esecuzione CCL

[email protected]

Con i suoi 60 000 membri, Syna e l a c a d n i s a z r o f a d n o c e s a l è

svizzera.

Siamo un’organizzazione inter- professionale indipendente da ogni partito politico, attiva sul piano nazionale nelle branche e nei mestieri dell’artigianato, dell’industria e dei servizi.

Democrazia, etica sociale cri- stiana e leale partenariato so- ciale sono la base della nostra attività.

Da Syna chiunque è benvenuto.

Syna nelle tue vicinanze

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Mercoledì 9 giugno 2021

PREVENZIONE

L’epatite colpisce la prima immigrazione italiana in Svizzera

Il melanoma e la regola dell’ABCDE

La cura c’è

SCIENZA E SALUTE

di Christian Repetti

In Svizzera, ogni anno, circa 2.800 persone si ammalano di melanoma, che colpisce con la stessa frequenza sia uomini che donne. E riguarda an- che i più giovani: al momento della diagnosi, quasi un quarto delle perso- ne colpite ha meno di 50 anni, come segnalato da LegaCancro.ch. In Italia per 1 persona su 4 la diagnosi avviene per caso, durante una visita fatta dal dermatologo per altri motivi. Quasi tre pazienti italiani su 10 (il 29,5%) affetti da melanoma, attendono da 3 mesi a un anno prima di andare a fare la prima visita specialistica dermato- logica. Il tempo di asportazione del neo è breve: entro 15 giorni per il 57%.

La maggior parte dei dermatologi co- munica personalmente la diagnosi della malattia, ma resta una percen- tuale consistente di pazienti (il 47%) che ritira personalmente l’esito dell’e- same allo sportello referti. Pure il tempo dedicato alla spiegazione della diagnosi è limitato, non superiore a 10 minuti per circa il 40% dei pazienti e a 15 minuti per il 18,5%. Sono que- sti alcuni dei principali risultati dei due sondaggi svolti nell’ambito del progetto “Bersaglio Melanoma”, pro- mosso dalle associazioni di pazien- ti Aimame, Melanoma Italia Onlus (Mio), Emme Rouge e Apaim, con il patrocinio di Adoi (Associazione der- matologi-venereologi ospedalieri ta- liani), Aiom (Associazione italiana di oncologia medica), Imi (Intergruppo melanoma italiano) e Sidemast (So- cietà italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse).

Melanoma: definizione e cause Come spiega, tra le varie fonti, la Lega svizzera contro il cancro, nel cancro della pelle rientrano diverse malattie della cute dagli effetti diversificati. Il nome di ciascuna tipologia varia a se- conda dello strato della cute interes- sato o delle cellule da cui si sviluppa il tumore. Il melanoma cutaneo è un tumore che deriva dalla trasformazio- ne maligna dei melanociti, le cellule che determinano il colore della pelle.

Viene diagnosticato a circa il 10% dei pazienti affetti dal cancro della pelle.

Il melanoma può insorgere in qualsi- asi parte del corpo e, a differenza della maggior parte degli altri tipi di tumo- ri cutanei, può formare metastasi in altri organi. Possibili fattori di rischio sono, in primis, i raggi ultravioletti (raggi UV), che possono danneggiare il DNA delle cellule cutanee e aumen- tare il pericolo di cancro della pelle.

I raggi UV prodotti nei solarium rap- presentano, in aggiunta ai raggi UV naturali, un’ulteriore sollecitazione della pelle, accelerando il processo di invecchiamento e incrementando il rischio cancerogeno. Altre cause sono:

più di 100 nei o macchie pigmentate sul corpo; la presenza di melanoma in famiglia, soprattutto nei parenti di primo grado (genitori, fratelli e sorel- le, figli); precedenti tumori della pel- le; albinismo (assenza di formazione di melanina); tipo di pelle chiara che non si abbronza o si abbronza solo lentamente (ridotta pigmentazione della pelle); scottature solari; sistema immunitario indebolito, per esempio dopo un trapianto d’organo. Circa un terzo dei melanomi ha origine da una

macchia pigmentata (neo). Se una macchia pigmentata si differenzia nettamente dalle altre per forma e co- lore, è opportuno farsi visitare da un dermatologo. Lo stesso vale per una macchia pigmentata vecchia o nuova che è in rilievo, cresce rapidamente o è dura al tatto.

Nei, melanoma e la regola dell’ABCDE

Nell’autoesame regolare della pelle è utile seguire la regola dell’ABCD.

Spiegano gli esperti di AIOM (As- sociazione Italiana di Oncologia Medica): «Il melanoma è caratte- rizzato dalla trasformazione dei melanociti, cellule cutanee che pro- ducono e contengono un pigmento, la melanina, e che si trovano nello strato profondo della pelle, in quello medio dell’occhio e dell’orecchio in- terno e in alcuni organi interni. Ha caratteristiche uniche che possono essere identificate nell’acronimo ABCDE. A, Asimmetria: una metà del neo è diversa dall’altra. B, Bor- di irregolari: non sono definiti, ma discontinui, frastagliati, indistinti o irregolari. C, Colore variabile: con sfumature di nero, rosso marrone, grigio o blu. D, Dimensione: i me- lanomi hanno solitamente un dia- metro maggiore di 6 mm. che tende

In Europa la maggior parte delle perso- ne con infezione cronica da epatite B e C non sa di averla: solo il 20% di quelli con epatite B e il 26% di quelli con epa- tite C ha ricevuto una diagnosi. Un dato ben lontano dall’obiettivo dell’Organiz- zazione mondiale della sanità, che pre- vedeva che entro il 2020 la metà delle persone positive a questi due virus fos- sero consapevoli della loro condizione.

Intanto in Svizzera, da settembre 2020, l’Associazione svizzera contro l’epatite ha lanciato una campagna di sensibi- lizzazione e informazione sull’epatite C, che si rivolge agli emigrati italiani di prima generazione residenti in Svizze- ra. Si è infatti scoperto – come testimonia- no i dati del sistema di dichiarazione per malattie infettive dell’Ufficio fede- rale della sanità pubblica- che tale grup-

po della popolazione è particolarmente colpito dall’epatite C. Il progetto “Bel Paese” sviluppato dall’ l’Associazione svizzera contro l’epatite ha l’obiettivo di diagnosticare il maggior numero possi- bile di queste persone e di fornire loro il giusto trattamento. In questo modo la malattia potrà essere eliminata da que- sto gruppo della popolazione. L’epatite C può avere gravi conseguenze per la sa- lute o addirittura un esito letale, ma al

contempo è facilmente curabile quan- do viene diagnosticata in tempo. Oggi, grazie ai farmaci antivirali, la malattia si cura in poche settimane in oltre il 95%

dei casi.

Per approfondimenti si può visitare il sito dell’associazione no profit che mira all’eliminazione dell’epatite virale in Svizzera a questo indirizzo:

https://it.hepatitis-schweiz.ch/

projekte/bel-paese ad aumentare. E, Evoluzione: cam-

biano forma e spessore, oltre alla di- mensione».

Il decalogo degli specialisti In un anno le nuove diagnosi di me- lanoma, in Italia, sono aumentate del 20%, da 12.300 nel 2019 a quasi 14.900 nel 2020. «Nessun’altra ne- oplasia ha fatto registrare un incre- mento così elevato», ha spiegato Giovanni Pellacani, direttore Unità Operativa Complessa di Dermatolo- gia Policlinico Umberto I, Università La Sapienza di Roma. «Prevenzione e diagnosi precoce sono le armi più importanti per sconfiggere questo tumore della pelle». Le associazioni di pazienti e delle società scientifi- che coinvolte nel progetto “Bersaglio Melanoma” hanno stilato un deca- logo: dieci raccomandazioni accom- pagnate da dieci azioni concrete per abbreviare i tempi della diagnosi di melanoma e salvare più vite, presen- tate in una conferenza stampa vir- tuale.

- L’arrivo dell’estate comporta più tempo trascorso all’aria aperta. Evi- tare l’esposizione ai raggi solari fra le 12 e le 16.

- Proteggersi sempre con un’appro- priata protezione solare, cappello e occhiali da sole.

- Controllare con regolarità la pro- pria pelle.

- Se si nota la comparsa di una lesio- ne sospetta, prenotare subito una vi- sita dermatologica.

- La regola dell’ABCDE (Asimmetria, Bordi irregolari, Colore disomoge-

neo, Diametro superiore a 6 mm ed Evoluzione) è il primo passo verso la prevenzione, perché aiuta a distin- guere un neo da un melanoma.

- Non devono trascorrere più di 30 giorni fra il sospetto di melanoma e la prima visita specialistica dermato- logica.

- Per il controllo dei nei va esamina- ta ogni parte del corpo, utilizzando sempre il dermatoscopio, strumento ottico che permette di individuare lesioni non visibili a occhio nudo.

- Il tempo tra la prima visita derma- tologica e l’intervento chirurgico per rimuovere la lesione sospetta non sia superiore a un mese.

- Dopo l’asportazione, la refertazio- ne istologica deve avvenire entro due settimane dall’accettazione del cam- pione.

- Il medico deve comunicare perso- nalmente la diagnosi al paziente.

Terapia

Per il melanoma sono disponibili diverse opzioni di trattamento che hanno come obiettivo quello di eli- minarlo del tutto o comunque nel modo più completo possibile. Sono:

• operazione;

• farmaci (immunoterapia, terapia mirata, chemioterapia);

• radioterapia.

Le terapie sono applicate singolar- mente oppure possono essere com- binate, nello stesso tempo o in suc- cessione.

Se il melanoma non ha ancora for- mato metastasi, il metodo terapeu- tico principale è l’intervento chi- rurgico, che punta all’asportazione completa del melanoma con un mar- gine di sicurezza nel tessuto sano. Le dimensioni del margine di sicurezza dipendono dallo spessore e dalla lo- calizzazione del melanoma.

(Fonte: “Il melanoma cutaneo” – Lega- Cancro.ch).

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