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2. IL NUOVO MERCATO DELLE VETTOVAGLIE

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Academic year: 2021

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2. IL NUOVO MERCATO DELLE VETTOVAGLIE

In questo capitolo si analizzerà nel dettaglio il Nuovo Mercato delle Vettovaglie: la storia della sua realizzazione, il progetto di Angiolo Badaloni e lo stato attuale, ponendo particolare attenzione sull’organizzazione del piano terra. Lo studio delle le attività commerciali e di come sono attualmente organizzate è indispensabile per capire gli aspetti che influenzano la logica di mercato e per stabilire quali siano gli interventi più opportuni per migliorare la funzionalità dell’intero edificio.

2.1. IL DIBATTITO PER LA COSTRUZIONE DEL MERCATO

Alle origini della città di Livorno il mercato si svolge regolarmente ogni lunedì mattina sotto le logge della piazza d’Arme. Solo nel 1634, su progetto dell’ingegner Cantagallina, si realizza in piazza delle Erbe, attuale piazza Cavallotti, una tettoia a forma di croce che divide lo spazio in quattro parti, ciascuna destinata rispettivamente alla vendita del pesce, delle uova, del pollame e degli erbaggi. Nelle vie limitrofe vi è poi un’innumerevole moltitudine di venditori avventizi che rendono caotica l’intera zona.

Nell’Ottocento il mercato di piazza delle Erbe è considerato quasi un oltraggio alla pubblica decenza, un potenziale focolaio di infezioni ed anche uno spettacolo poco invitante per i forestieri che frequentano la città per la villeggiatura nelle zone limitrofe o per i bagni d’acqua salsa. La questione, oltre al necessario miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie, è legata anche alla volontà di elevare il rango della città attraverso grandi attrezzature.

Sia il Bettarini sia il Chietti, nei loro piani di organizzazione della città che prevedono la costruzione di nuovi edifici sui terreni lasciati liberi

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dall’abbattimento delle fortificazioni, evidenziano la necessità di realizzare un mercato e propongono come collocazione un lotto che si affaccia sul fosso Reale. Tale posizione trova giustificazione nel fatto che un edificio tanto importante come il mercato può essere un efficace elemento di raccordo tra la città vecchia e quella nuova e che la vicinanza alla via d’acqua è indispensabile per il rifornimento e l’esportazione delle vettovaglie vendute all’interno dell’edificio.

Il primo progetto, redatto dallo stesso Chietti, prevede la realizzazione di una struttura a pianta quadrangolare, bassa e regolare, sormontata nella parte centrale del prospetto da un corpo di fabbrica destinato all’Ufficio della Grascia, istituzione preposta al controllo ed al funzionamento del mercato stesso già esistente nel vecchio Mercato delle Erbe. Lo spazio interno al quadrilatero è ripartito in quattro piazzette servite dalle strade che convergono nei tre ingressi principali e nelle quali trovano posto 62 botteghe ed altri posti isolati. Al centro vi sono delle fontane necessarie ai bisogni giornalieri ed allo svolgimento delle attività commerciali, mentre all’esterno è prevista la realizzazione di un loggiato indispensabile in caso di pioggia.

Il progetto, dopo lunghe discussioni, è approvato a patto che non si demolisca il vecchio mercato e che quello nuovo diventi una sua prosecuzione, eventualmente collegata con dei porticati. La struttura troppo simile al Mercato delle Erbe e la mancanza di quella autorevolezza ed imponenza che è necessaria alle opere architettoniche per diventare simboli del potere della città non hanno mai consentito la realizzazione del progetto.

Nel 1848 nasce un nuovo dibattito relativo alla costruzione del mercato, ma questa volta le idee sembrano veramente poco chiare tanto che viene messa in dubbio anche la collocazione del nuovo impianto. La questione si risolve l’anno seguente quando viene presa in considerazione la proposta di Giuseppe Martelli, architetto dello Scrittoio Granducale ed allievo del Cambray-Digny, che è in accordo anche le idee del Bettarini.

Il Martelli pensa ad un edificio monumentale a pianta ellittica, lunga circa 200 m ed alta 43 m, interamente circondata da un loggiato. La struttura risulta

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sovradimensionata rispetto alle esigenze della città ed i costi di realizzazione sono decisamente troppo elevati; la proposta viene respinta una prima volta, nel 1849, ed una seconda volta, dieci anni dopo, quando il Martelli, insieme a Ubaldino Peruzzi ed a Pietro Adami, ripropone il suo progetto al presidente del governo toscano sottoscrivendo un documento per la richiesta di nuovi mercati a Livorno ed a Firenze.

Come molti altri progetti di opere architettoniche socialmente utili, ma spropositate nelle dimensioni e nella monumentalità, come l’ospedale proposto dal Cambray Digny o le carceri pretoriali ed il palazzo di giustizia elaborate dal Cappellini, anche l’idea del Martelli per il mercato rimane su carta. Negli anni successivi si prende in considerazione una proposta del Cappellini per la realizzazione di una struttura più modesta collocata in piazza Rangoni, attuale piazza Garibaldi, ma anche questa volta il progetto non si realizza e si deve aspettare fino al 1886 per risolvere il problema, quando il sindaco Nicola Costella indice un concorso per la costruzione del nuovo mercato.

2.2. IL PROGETTO DI ANGIOLO BADALONI

La necessità di un nuovo mercato diventa sempre più pressante così che il 6 maggio 1886 la Giunta Comunale indice un concorso. L’unico partecipante, il Colonnello del Genio Talete Calderai, presenta un progetto in cui si modifica il Mercato delle Erbe, ma tale soluzione viene ritenuta “non accettabile tecnicamente”.

Il progetto dell’edificio attuale è così redatto dall’ingegnere architetto Angiolo Badaloni, capo dell’Ufficio d’Arte del Comune e presentato alla commissione nel gennaio del 1889 che lo accetta senza discussioni. La collocazione del nuovo mercato è quella dell’area di piazza Buontalenti, già di proprietà comunale, ed a marzo del 1890, terminati i lavori di sterro, si pone mano alle fondazioni realizzate infiggendo circa 600 pini nel terreno per

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edificio. Successivamente si realizza la galleria di collegamento con il fosso Reale, poi si procede per circa due anni con la costruzione della parte bassa, infine si completa l’opera con la copertura sorretta da capriate in ferro.

Il Nuovo Mercato delle Vettovaglie è inaugurato al pubblico il 1 marzo del 1894: alla cerimonia, organizzata in modo modesto perché l’unico vero protagonista è l’edificio stesso, partecipa tutta la cittadinanza, dalle signorine eleganti alle popolane gaie, dagli operai vigorosi ai giovani spensierati, e tra la folla si dice che sia “il più bello d’Italia”.

Molte però sono anche le critiche che il Badaloni riceve per non aver usato a sufficienza l’acciaio nel risolvere i problemi costruttivi connessi ad un fabbricato di grandi dimensioni. E’, infatti, l’epoca delle grandi esposizioni in cui il ferro, spesso associato al vetro, permette di realizzare travature esilissime, torri-faro, grattacieli, ponti di luci molto ampie ed i cui simboli sono la torre Eiffel ed il Crystal Palace. Il Badaloni è accusato di “accademismo”, “tradizionalismo” e “diffidenza verso il nuovo”, ma il Mercato ha resistito alle vicende della storia di questo ultimo secolo quali le libecciate, i terremoti, gli uragani, i bombardamenti del 1943-1944, l’intenso traffico lungo gli scali e l’umidità delle pescherie, senza mostrare nessun segno di cedimento; tutto questo sembra dar ragione alle scelte dell’ingegnere comunale che ha saputo

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far convivere le tecniche costruttive tradizionali con i materiali più innovativi dell’epoca e lascia qualche dubbio su quali sarebbero state le conseguenze dei fattori appena ricordati su una struttura interamene in ferro e vetro.

Contemporaneamente alla costruzione del Mercato Centrale si realizza anche una passerella in ferro con piano in legno che collega le due estremità del fosso, ritenuta dallo stesso Badaloni di estrema utilità per collegare il mercato con i quartieri al di là del fosso e per permettere ai bambini di raggiungere la nuova scuola Benci, realizzata in piazza Poerio negli stessi anni.

Il Badaloni nella stesura del progetto del Mercato Centrale si preoccupa di documentarsi sui mercati costruiti nell’Ottocento, già oggetto del volume di Marco Aurelio Boldi intitolato Per i mercati coperti, che all’epoca è considerato un vero e proprio manuale in materia. Tra gli esempi che ispirano il Badaloni, anche se nessuno viene seguito interamente, si trovano in primis il Mercato di San Lorenzo a Firenze, opera del milanese Giuseppe Mengoni, ma anche Les Halles parigine di Victor Baltard ed i mercati di Vienna, Lipsia, Berlino e Francoforte. Come nelle analoghe strutture appena citate, anche il Mercato di Livorno ha la chiusura continua del fabbricato, un numero limitato di ingressi, la concentrazione del commercio all’interno senza nessuna installazione all’esterno e le cantine nel sotterraneo per la conservazione delle derrate; l’illuminazione dell’interno avviene attraverso aperture laterali piuttosto che con lucernari sul tetto.

L’influenza che ha il Mercato di San Lorenzo a Firenze su quello di Livorno è provata anche da un carteggio che i tecnici dell’Ufficio Comunale tengono con quelli fiorentini intorno ai primi anni ’90 dell’Ottocento. Si richiedono informazioni tecniche ed amministrative relative soprattutto alla realizzazione della copertura e gli uffici di Firenze inviano a Livorno il Capitolato degli oneri

speciali di appalto per l’esecuzione delle oper e necessarie alla costruzione dei nuovi mercati della città di Firenze, sottolineando l’importanza del ferro e della

ghisa.

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soltanto alla schietta risoluzione dei problemi tecnici e progettuali, ma anche ad interpretare le esigenze ed i bisogni della società. In questo contesto si inserisce perfettamente la figura di Angiolo Badaloni che si è impegnato nella realizzazione di altre grandi infrastrutture della città (vedi 1.5) e del sindaco Nicola Costella che con i fondi ricavati dall’ampliamento della cinta daziaria fornisce Livorno di grandi opere pubbliche.

Il Mercato Centrale ha forma pressoché rettangolare e si sviluppa su più livelli: il piano delle cantine, il piano terra, un mezzanino comunicante con le botteghe, il primo piano ed il ballatoio che circonda la parte rialzata della copertura.

Il piano terra, che risulta allineato agli scali Saffi e rialzato di circa 1 m rispetto a piazza Buontalenti per superare il dislivello del terreno, è diviso in tre saloni: il salone Centrale, il salone del Pesce e quello delle Gabbrigiane. E’ opportuno ricordare che con il termine “Gabbrigiane” si intende all’epoca un gruppo di venditrici avventizie residenti principalmente al Gabbro, ma anche a Nibbiaia ed a Castelnuovo della Misericordia, che ogni mattina vengono in città per vendere pollame, uova, verdure ed erbe aromatiche e che trovano nel Mercato una delle piazze predilette.

Il salone Centrale che si affaccia sugli scali è lungo 83 m e largo 25 m; ha due navate laterali, alte 4,7 m, all’interno delle quali sono inserite 34 botteghe

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comunicanti con scalette interne alle cantine sottostanti e al piano mezzanino alto 3,5 m. La zona centrale si estende in altezza fino alla copertura per un totale di 35 m e accoglie 230 banchi destinati alle attività di vendita più disparate.

Il salone del Pesce, lungo 45 m, e quello delle Gabbrigiane, più corto di 4 m rispetto al precedente, si affacciano su piazza Buontalenti; entrambi sono alti 15 m ed hanno, nella parte centrale e lungo il filo esterno banchi allineati. Lungo il muro di separazione con il salone Centrale si trovano botteghe che diminuiscono progressivamente la loro profondità da via del Cardinale verso via Gherardi Del Testa, data l’irregolarità del lotto e la volontà del Badaloni di mantenere la forma rettangolare e la simmetria del salone principale.

I tre saloni sono messi in comunicazione da due gallerie laterali che si affacciano rispettivamente su via Gherardi Del Testa e su via del Cardinale con due ingressi per parte. Una grande galleria centrale, coperta con volte a botte a cassettoni tipicamente neoclassici, attraversa il salone maggiore e separa i due minori, collegando l’ingresso principale che si trova sugli scali Saffi a quello opposto in piazza Buontalenti.

Il primo piano, che si trova a circa 9 m dal piano terra, si sviluppa sopra le gallerie laterali di comunicazione tra i saloni, sopra le botteghe situate lungo gli scali Saffi e sopra quelle del salone Centrale e dei saloni minori, mostrando, come al piano sottostante, una progressiva riduzione della profondità dei locali. E’ attraversato dalla galleria centrale che lo divide in due parti a forma di C non comunicanti tra loro se non dalla parte degli scali dove, mediante un piano rialzato al quale si accede con due piccole scalette, si supera l’altezza della volta a botte.

L’accesso al primo piano è garantito da quattro scale: due quasi simmetriche rispetto all’asse trasversale, poste lateralmente alla galleria centrale ed adiacenti ai saloni minori, un’altra nell’angolo formato dagli scali Saffi e da via Gherardi Del Testa, l’ultima all’estremità del salone del Pesce, vicina alla galleria che corre lungo via del Cardinale.

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Il primo piano è costituito principalmente da magazzini e da due grandi terrazze; da una di queste è possibile percorrere una stretta e lunga scala esterna, ben visibile anche nel prospetto su piazza Buontalenti, che conduce al ballatoio di copertura. Da questa passerella che circonda interamente la parte più alta della copertura si gode di un bellissimo panorama sulla città e si può apprezzare, guardando all’interno, lo splendore del salone Centrale visto dall’alto.

Il piano delle cantine, posto a circa 4 m al di sotto del piano stradale, rispetta l’organizzazione in saloni del piano superiore: nell’ambiente più ampio, quello sottostante al salone Centrale, vi sono principalmente locali di deposito, ma anche un ambiente per i motori a gas, i pozzi ed il peso pubblico; sotto il salone del Pesce si trovano 21 cantine, mentre sotto quello delle Gabbrigiane vi è la ghiacciaia, un locale interamente coperto con volte a crociera ed illuminato da quattro piccole finestre che si affacciano su piazza Buontalenti nella parte più bassa del prospetto.

Come al piano superiore i tre ambienti sono messi in comunicazione da due gallerie laterali e da una più ampia centrale che si estende oltre il limite dell’edificio per affacciarsi direttamente sul fosso Reale. L’accesso al piano delle cantine è garantito, oltre che dalla via d’acqua, anche da una scala interna e da due rampe carrabili che scendono lungo via Gherardi Del Testa e lungo via del Cardinale.

Per quanto riguarda i prospetti, il più elaborato risulta quello sugli scali Saffi, mentre quello su piazza Buontalenti è più modesto e asimmetrico, data anche la presenza dei due saloni minori. Questa irregolarità attualmente è più evidente che nel passato, quando lo spazio antistante il mercato era molto minore rispetto ad oggi per la presenza di alte e imponenti case della comunità ebraica, andate distrutte con la guerra.

Analizzando il prospetto principale si nota che la parte più bassa del fabbricato ha delle decorazioni che accennano ai locali di altezza minore posti all’interno del salone Centrale e termina con un cornicione a mensola che la lega architettonicamente alla parte più alta dell’edificio, relativa soltanto alla

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zona centrale del salone principale che si conclude con l’altissimo lucernario della copertura. L’esterno è caratterizzato sia nella parte bassa sia in quella alta, dai grandi finestroni ad arco, usati dal Badaloni anche negli altri prospetti ed in altre sue opere come la scuola Benci, che hanno la funzione di illuminare l’interno e di alleggerire le cortine murarie.

Questa ritmicità è interrotta dall’imponente ingresso: l’idea iniziale del Badaloni è di proporre un arco romano, ma in corso d’opera questa intenzione, per consiglio di Lorenzo Gori, scultore accademico livornese, viene abbandonata per lasciare spazio a decorazioni che si ispirano a ciò che si vende dentro il Mercato come pesci e frutta. Questa allegoria decorativa è riproposta anche all’interno perché vi sono otto cariatidi che portano i frutti della terra, realizzate dallo stesso Gori, poste nei pressi degli ingressi al salone Centrale.

Infine merita accennare alle capriate in ferro che sorreggono la copertura: è stata la parte dell’opera che ha richiesto maggior tempo e maggior impegno, ma ogni difficoltà è stata felicemente risolta dalla ditta dei F.lli Gambaro. Sull’esempio del Palazzo delle Macchine dell’ultima esposizione parigina, la grande tettoia è sostenuta da cavalletti in ferro appoggiati sui pilastri posti tra i finestroni. Le tecniche costruttive e le decorazioni sulle capriate in stile eclettico e liberty per il motivo ricorrente delle foglie stilizzate,

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non sono innovativi rispetto all’epoca, ma la grandiosità della struttura nel suo complesso fa passare questi elementi in secondo piano. Più che apprezzare la loro leggerezza, è bene puntare l’attenzione sul ruolo statico di collaborazione alla stabilità delle murature sottostanti. Le catene inferiori, infatti, oltre ad eliminare la modesta spinta della copertura sui muri, assolvono un’importante funzione di collegamento tra le due pareti del salone principale.

Fotografia delle capriate.

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Si riportano di seguito le tavole contenute in Ricordi di Architettura e di

Decorazione, Serie II-Vol.VI, relative al Nuovo Mercato delle Vettovaglie.

Questi documenti sono conservati alla Biblioteca di Storia d’Arte dell’Università di Pisa, ad eccezione delle tavole 9 ed 11 che si trovano alla Biblioteca Marucelliana di Firenze.

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2.3. LO STATO ATTUALE

Nonostante le numerose e talvolta distruttive vicende dell’ultimo secolo, il Mercato Centrale presenta oggi le stesse caratteristiche che aveva alle sue origini, sia dal punto di vista architettonico, sia da quello funzionale. I bombardamenti ed il fatto che durante la seconda guerra mondiale l’edificio sia stato trasformato dagli americani in un garage per le automobili, ha provocato gravi danni alle struttura, ma la volontà dei cittadini e dell’Amministrazione Comunale non ha esitato a restituire ad una costruzione tanto importante la bellezza che meritava. Nessuno, infatti, si tira indietro e tutti collaborano, in base alle proprie capacità, a realizzare i lavori di ristrutturazione necessari per ridare al Mercato Centrale il precedente splendore e la sua valenza funzionale.

Oltre a queste caratteristiche, che si possono riscontrare anche in altri edifici della città, il Mercato delle Vettovaglie ha per i livornesi un valore affettivo: è un punto di riferimento, un luogo caldo e intimamente vissuto, un elemento di quotidianità e di continuità con il passato, in cui si formano crocchi di persone che parlano del tempo che fu e di ricordi, ma anche dei fatti attuali ed in cui ancora sopravvive un senso di solidarietà e di umanità tra commercianti ed avventori.

Come nel passato, il Mercato Centrale vive principalmente al piano terra, dove ogni mattina si svolgono le quotidiane attività di vendita al dettaglio. Si trovano generi alimentari di ogni tipo, dal pane ai salumi, dalla carne al pesce, dalla frutta e dalla verdura fresche ai prodotti surgelatati, ma non mancano negozi di casalinghi ed altri servizi che danno completezza all’impianto funzionale. E’ mantenuta la struttura tripartita in saloni: il Centrale accoglie banchi e negozi di ogni genere, mentre il salone del Pesce e quello delle Gabbrigiane risultano più specializzati, il primo nella vendita di pesce fresco, ammollati e frutti di mare, il secondo in quella di prodotti ortofrutticoli.

I responsabili della gestione del Mercato vorrebbero rispettare questa tripartizione funzionale, ma spesso la necessità di dare in concessione le

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centro della città, obbliga a scendere a compromessi ed a venir meno a questa volontà. L’esempio più esplicativo di questo fenomeno è quello del salone delle Gabbrigiane che dovrebbe essere destinato quasi esclusivamente ai prodotti ortofrutticoli, ma la forte concorrenza del mercato di prodotti analoghi in piazza Cavallotti, costringe a dare in gestione banchi e negozi anche a rivenditori di altri generi alimentari e non. Qui si trovano, infatti, anche macellerie, panifici, un calzolaio, un elettricista ed i prodotti ortofrutticoli si vendono soltanto nei banchi centrali.

Dalle botteghe del salone Centrale si accede mediate scalette interne al piano mezzanino che, diviso in locali di deposito, funge da supporto come magazzino alle attività sottostanti. Il primo piano è per più di metà della sua superficie inutilizzato e soltanto nelle ali che si sviluppano su via Gherardi Del Testa e sugli scali Saffi trovano collocazione gli uffici che si occupano della gestione del Mercato stesso e degli altri mercati quotidiani o settimanali che si svolgono in città. L’accesso al ballatoio di copertura è vietato al pubblico, ma lo spettacolo da lassù è veramente meraviglioso e sembra un peccato privare la cittadinanza di tale panorama.

Il piano delle cantine, anche questo chiuso al pubblico, è in parte abbandonato, soprattutto nella zona dove vi era la vecchia ghiacciaia, mentre gran parte dei fondi che si trovano sotto al salone Centrale ed a quello del Pesce sono ridotti a celle frigorifere necessarie alle attività commerciali del piano superiore. Ancora abbastanza sfruttate sono le rampe carrabili laterali, mentre sembra aver completamente perso importanza l’accesso dal fosso. Questo fatto è dovuto principalmente al superamento della circolazione fluviale ed al dominio di quella veicolare su strada; sembra opportuno ricordare che il Mercato Centrale rimane uno dei pochi edifici di Livorno a mantenere questa caratteristica che meriterebbe di essere valorizzata maggiormente.

Da questo breve excursus relativo alla struttura ed alla organizzazione funzionale del mercato appare evidente che l’edificio non viene sfruttato al massimo delle sue potenzialità. Questo è dovuto principalmente alla perdita di attrazione di tutto il centro storico, al cambiamento delle abitudini dei cittadini,

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alla carenza di parcheggi centrali ed alla concorrenza dei numerosissimi supermercati dislocati in tutta la città. E’ opportuno restituire a questo edificio l’importanza che merita: il suo valore storico, architettonico ed affettivo non può essere dimenticato.

E’ necessario, quindi, riorganizzare il piano terra e le attività commerciali per renderlo concorrenziale con le altre strutture di vendita di generi alimentari, riqualificare il piano delle cantine e destinare gli spazi inutilizzati del primo piano ad attività che rendano più appetibile l’edificio. Lo scopo di questi interventi, oltre a quello di valorizzare il Mercato Centrale, è quello di ricreare nel centro storico della città un polo di attrazione per i cittadini ed una meta per i turisti che arrivano in città dal porto.

2.4. IL PIANO TERRA

E’ opportuno focalizzare l’attenzione sul piano terra del Mercato Centrale per capirne l’organizzazione funzionale: dal numero, dalle dimensioni e dalla collocazione delle attività e dal tipo di prodotti venduti si possono evincere dati capaci di mostrare quali siano i punti di forza e quali, invece, siano i difetti o le carenze da migliorare.

Per questa analisi è stato di grandissimo aiuto il lavoro svolto dalla Sezione di Roma dell’ICITE (Istituto Centrale per l’Industrializzazione e la Tecnologia Edilizia), istituto di ricerca CNR che opera nel settore dell’edilizia, che ha preso in considerazione molti mercati italiani per fornire indicazioni tipologiche, dimensionali ed organizzative. I risultati sono stati poi pubblicati, agli inizi degli anni ’90, in due volumi dal titolo L’edilizia annonaria in Italia: nella prima sezione si descrivono i mercati di Roma, nella seconda si analizzano quelli di Torino, Bari, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Firenze e Napoli.

Applicando al Mercato Centrale di Livorno gran parte delle considerazioni fatte sugli altri mercati italiani ed integrando questa analisi con altri parametri

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piano di vendita con tavole e tabelle, che verranno riportate di seguito, dalle quali si evincono risultati importanti per migliorare l’organizzazione delle attività di vendita.

Bisogna puntualizzare alcune definizioni che eviteranno di creare incomprensioni nell’analisi successiva: con il termine “posteggi” si indica il singolo banco o negozio, mentre con il termine “attività” si indica il rivenditore. Molto spesso, infatti, un singolo commerciante svolge la propria attività su due o più posteggi e questa anomalia verrà successivamente valutata per vedere se lo spazio del singolo posteggio è sufficiente, se lo è per certe attività piuttosto che per altre e se l’eventuale carenza di spazio è localizzata in qualche posizione del mercato od è generalizzata.

Di seguito si riportano le tabelle relative ai dati sui quali si fonda l’analisi. La prima riguarda la superficie media dei posteggi:

Fotografia di una parte del salone Centrale allo stato attuale, scattata dal piano d’imposta delle capriate.

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SUP. TOTALE [mq] POSTEGGI SUP. MEDIA [mq/posteggio] SALONE CENTRALE 3220 152 21,20

SALONE DEL PESCE 680 41 16,60

SALONE DELLE GABBRIGIANE 660 59 11,20

GALLERIE 640 8 80,00

TOTALE 5200 260 20,00

Si nota subito che il salone Centrale è molto più grande degli altri e che contiene non soltanto un numero di posteggi maggiore, ma anche fondi di dimensioni più grandi; il salone delle Gabbrigiane, nonostante sia più piccolo di quello del Pesce, ha più posteggi e di superficie media minore e risulta quindi a maggiore densità. Si escludono dall’analisi le gallerie perché alterano notevolmente i valori medi: le otto attività sono quattro bar, un tabaccaio, un alimentari e due banchi di generi non alimentari. Qui si trovano anche una piccola stazione della polizia municipale e, nei pressi della scala riservata all’acceso agli uffici, un punto informativo che momentaneamente è stato trasferito nel vano scale.

Si veda ora nel dettaglio la superficie di vendita media, distinta tra negozi e banchi, relativa ai diversi saloni:

SALONE N° POSTEGGI NEGOZI SUP. TOT. VENDITA [mq] SUP. MEDIA VENDITA [mq/negozio] CENTRALE 32 1045 32,60 PESCE 10 165 16,50 GABBRIGIANE 13 128 9,80

In realtà i negozi del salone delle Gabbrigiane sono 12, ma interposto tra i primi due vi è un vano scale di dimensioni analoghe ai fondi commerciali, che

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è stato inserito ugualmente nel calcolo, sottolineandone la diversa destinazione. Successivamente non verrà più considerato, per mantenere lo stesso criterio di valutazione usato negli altri saloni.

SALONE N° POSTEGGI BANCHI SUP. TOT. VENDITA [mq] SUP. MEDIA VENDITA [mq/banco] CENTRALE 120 900 7,50 PESCE 31 178 5,70 GABBRIGIANE 47 190 4,00

Come per la superficie media complessiva, anche quella effettiva di vendita risulta maggiore, sia per i negozi sia per i banchi, nel salone Centrale e minore negli altri due saloni. Ancora una volta emerge come il salone delle Gabbrigiane abbia una densità più alta di quello del Pesce, relativamente ai punti vendita su banco, perché, pur essendo di dimensioni minori, ha una superficie di vendita maggiore ed un più alto numero di posteggi.

Adesso vengono prese in considerazione, invece, le attività di vendita vere e proprie che possono svolgersi su banco od in negozio. E’ chiaro che talvolta i dati delle attività possono non corrispondere a quelli dei posteggi perché molte di esse sono organizzate su due o più posteggi adiacenti.

ATTIVITA’ SALONE

NEGOZI BANCHI TOTALE

CENTRALE 30 77 107

PESCE 6 19 25

GABBRIGIANE 7 22 29

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Nella tabella successiva si mette in evidenza quante attività svolgono quotidianamente il loro lavoro e quante, invece, sono allo stato attuale chiuse e in attesa di nuova gestione:

NEGOZI BANCHI TOTALE

SALONE

APERTI CHIUSI APERTI CHIUSI APERTI CHIUSI

CENTRALE 27 3 68 9 95 12

PESCE 3 3 19 - 22 3

GABBRIGIANE 6 1 20 2 26 3

TOTALE 36 7 107 11 143 18

Si rileva, inoltre, che rispetto al numero di posteggi sintetizzati nella prima tabella, il numero di attività è minore e talvolta, come nel salone delle Gabbrigiane, anche di molto; questo è dovuto al fenomeno accennato sopra, cioè alla possibilità che un singolo rivenditore ha di prendere in gestione un numero maggiore di posteggi. Vediamo, quindi, come questa possibilità è distribuita all’interno dei vari saloni e quanti posteggi vengono accorpati.

SALONE CENTRALE ACCORPAMENTO

POSTEGGI TOTALI APERTI CHIUSI

NEGOZI SINGOLI 28 25 3

NEGOZI DOPPI 2 2 -

BANCHI SINGOLI 35 30 4

BANCHI DOPPI 41 37 4

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SALONE DEL PESCE ACCORPAMENTO

POSTEGGI TOTALI APERTI CHIUSI

NEGOZI SINGOLI 2 - 2

NEGOZI DOPPI 4 3 1

BANCHI SINGOLI 8 8 -

BANCHI DOPPI 10 10 -

BANCHI TRIPLI 1 1 -

SALONE DELLE GABBRIGIANE ACCORPAMENTO

POSTEGGI TOTALI APERTI CHIUSI

NEGOZI SINGOLI 2 1 1 NEGOZI DOPPI 5 5 - BANCHI SINGOLI 10 10 - BANCHI DOPPI 5 5 - BANCHI TRIPLI 1 1 - BANCHI QUADRUPLI 6 4 2

Da questi dati emerge che, relativamente al salone Centrale, le dimensioni dei negozi sembrano sufficienti alle esigenze dei negozianti, mentre la superficie del singolo posteggio su banco risulta essere sufficiente per meno della metà delle attività. Si nota però che banchi di dimensioni troppo grandi, cioè che si sviluppano su tre posteggi, non hanno molto successo tanto che l’unica attività che ci ha provato è fallita.

Nel salone del Pesce si rileva che le attività su banco sono favorite rispetto a quelle nei negozi e che comunque la superficie di un solo posteggio su negozio non è sufficiente a garantire un’attività di successo. Infatti gli unici negozi singoli sono attualmente chiusi, mentre tre botteghe doppie su quattro sono aperte.

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Il salone delle Gabbrigiane presenta, a differenza degli altri saloni, anche banchi quadrupli che sembrano comunque avere un modesto successo, mentre le dimensioni dei negozi singoli, a causa della progressiva riduzione della profondità dei fondi, risultano essere insufficienti per svolgere regolarmente la propria attività, tanto che quasi tutti i rivenditori hanno preso in gestione due posteggi adiacenti e comunicati tra loro.

Vediamo adesso che tipi di attività vi sono nei diversi saloni: una prima distinzione valuterà i punti vendita di generi alimentari e quelli di generi non alimentari, conformemente a quanto stabilito dal Decreto Legislativo 31 marzo 1998, n. 114 Riforma della disciplina relativa al settore del commercio, a norma

dell’articolo 4, comma 4, della legge 15 marzo 1997, n. 59, che ha abolito le

tabelle merceologiche ed ha caratterizzato le attività commerciali solo nelle denominazioni “alimentari” o “non alimentari”.

SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE NEGOZI 20 3 5 28 BANCHI 62 18 18 98 ALIMENTARI TOTALE 82 21 23 126 SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE NEGOZI 7 - 1 8 BANCHI 5 1 2 8 NON ALIMENTARI TOTALE 12 1 3 16

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salone Centrale (da questo calcolo ne risultano 94, invece che 95 come era stato indicato nei prospetti precedenti) è un bar e come tale non è stato preso in considerazione.

E’ interessante valutare all’interno del settore alimentare quali tipi di attività si trovano nel Mercato e come sono distribuite; senza scendere troppo nel dettaglio, si raggruppano i rivenditori secondo quattro grandi categorie di generi alimentari: ortofrutta, carni, pesce e alimentari.

SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE NEGOZI - - - - BANCHI 5 - 6 11 ORTOFRUTTA TOTALE 5 - 6 11 NEGOZI 1 - 1 2 BANCHI 27 - 4 31 CARNI TOTALE 28 - 5 33 NEGOZI 2 3 - 5 BANCHI - 18 - 18 PESCE TOTALE 2 21 - 23 NEGOZI 17 - 4 21 BANCHI 30 8 38 ALIMENTARI TOTALE 47 - 12 59

Si rileva che le attività ortofrutticole sono presenti soltanto su banchi e non ve ne sono in negozio; la maggior parte sono concentrate nei punti vendita centrali del salone delle Gabbrigiane, ma sporadicamente si trovano anche nel salone Centrale, mentre sono escluse nel salone del Pesce. Anche le macellerie preferiscono svolgere la loro attività su banco piuttosto che in negozio; sono maggiormente concentrate nel salone Centrale, ma si trovano anche nel salone

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delle Gabbrigiane. La vendita del pesce avviene sia su banco che in bottega ma, dalle visite in loco si è rilevato che mentre sui banchi si preferisce vendere pesce fresco ed ammollati, nei negozi si vendono soprattutto prodotti surgelati e frutti di mare; le attività sono quasi esclusivamente concentrate nel salone del Pesce. Gli alimentari che vendono soprattutto pane, pasta dura e pasta fresca, legumi secchi e prodotti confezionati, si trovano sia su banco che in bottega e, in proporzione al numero complessivo dei punti vendita, tanto nel salone Centrale che in quello delle Gabbrigiane.

Infine è utile verificare se la necessità di avere attività su più posteggi è legata al tipo di prodotto venduto, oppure se è indipendente da questo parametro: NEGOZI SINGOLI SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE ORTOFRUTTA - - - - CARNI - - - - PESCE 2 - - 2 ALIMENTARI 16 - 1 17 NON ALIMENT. 7 - - 7 NEGOZI DOPPI SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE ORTOFRUTTA - - - - CARNI 1 - 1 2 PESCE - 3 - 3 ALIMENTARI 1 - 3 4 NON ALIMENT. - - 1 1

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BANCHI DOPPI SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE ORTOFRUTTA 2 - 2 4 CARNI 17 - 1 18 PESCE - 10 - 10 ALIMENTARI 15 - 1 16 NON ALIMENT. 3 - 1 4

Per i banchi tripli sembra inutile stendere una tabella visto che ve ne è uno chiuso nel salone Centrale, uno di pesce fresco nel salone del Pesce ed un negozio di alimentari nel salone delle Gabbrigiane; abbiamo già visto che i banchi quadrupli si trovano solo nel salone delle Gabbrigiane e sono relativi soltanto ad attività ortofrutticole.

Dalle tabelle emerge che mentre i negozi singoli accolgono principalmente attività di generi alimentari, i negozi doppi non sembrano risentire di un tipo di attività in particolare. Per quanto riguarda i banchi, invece, si vede come la maggior parte dei tipi di attività preferiscano il doppio posteggio rispetto a quello singolo, ad eccezione degli alimentari che in genere sono piccoli panifici. Da questo dato si può, quindi, concludere che in generale lo

BANCHI SINGOLI SALONE CENTRALE SALONE DEL PESCE SALONE DELLE GABBRIGIANE TOTALE ORTOFRUTTA 3 - - 3 CARNI 10 - 3 13 PESCE - 7 - 7 ALIMENTARI 15 - 6 21 NON ALIMENT. 2 1 1 4

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spazio di un singolo posteggio su banco risulta insufficiente, indipendentemente dalla posizione all’interno del mercato; mentre, come abbiamo già detto, i negozi sono di dimensioni adeguate nel salone Centrale ma non nei saloni minori.

Prima di concludere sembra opportuno fare un cenno ad alcune attività specializzate che non emergono dall’analisi finora condotta perché sono inserite all’interno delle quattro grandi categorie, ma sono una prova della particolarità dei prodotti venduti in Mercato e della necessità di completare l’offerta commerciale con servizi alternativi.

Questo fenomeno si riscontra anche in tanti altri mercati italiani che, per sostenere la concorrenza dei supermercati e dei centri commerciali, ampliano la gamma delle attività e dei servizi per diventare poli attrattivi competitivi; mentre in altre città italiane questa caratteristica è nata recentemente e spesso per motivi di sopravvivenza, nel Mercato di Livorno è molto radicata già dal passato e le attività specializzate e particolari sembrano da sempre convivere con quelle più tradizionali.

Tra i generi alimentari segnaliamo la presenza di una friggitoria, di un negozio di torrefazione di caffè, di uno di liquori, di una bottega di dolciumi, di un’enoteca che vende anche oli di un certo prestigio e prodotti tipicamente toscani. Vi è una macelleria che vende solo carni kasher, macellate secondo le procedure ebraiche ed un’altra che offre soltanto carni equine; si trovano anche un banco che vende esclusivamente uova ed un altro soltanto trippa. Per quanto riguarda i generi non alimentari si rileva una lavanderia, una totoricevitoria, un calzolaio, un elettricista, un negozio di giocattoli, un tabaccaio ed un fioraio.

Figura

tabelle merceologiche ed ha caratterizzato le attività commerciali solo nelle  denominazioni “alimentari” o “non alimentari”

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