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cubo (LA TERRA) Orchestra Filarmonica di Torino stagione 2022

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Orchestra Filarmonica di Torino stagione 2022

( L A T E R R A ) cubo

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cubo ( L A T E R R A )

Orchestra Filarmonica di Torino Giampaolo Pretto

Direttore

Domenica 16 gennaio 2022 ore 10-13

prova di lavoro Più SpazioQuattro

Lunedì 17 gennaio 2022 ore 18.30

prova generale Teatro Vittoria

Martedì 18 gennaio 2022 ore 21

concerto Conservatorio “G. Verdi”

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di muSica

Aaron Copland 1900-1990 Stati Uniti Suite da Appalachian Spring (versione per 13 strumenti)

Anno di composizione: 1944 (1970) #moderno Very Slowly

Allegro

Moderato – Much Slower Fast

Allegro – Presto As at first

Doppio movimento Moderato. Like a prayer

Franz Schubert 1797-1828 Austria Sinfonia n. 3 in re maggiore D 200 Anno di composizione: 1815 pre#romantico

Adagio maestoso. Allegro con brio Allegretto

Menuetto: Vivace. Trio Presto vivace

barocco

classico

romanticomoderno

contemporaneo

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Lettura del testo di Lorenzo Montanaro a cura di Camilla Bassetti

concerto di Stagione cubo

Tre movimenti dell’Appalachian Spring sono stati inclusi, insieme a numerosi altri brani tratti dal repertorio di Aaron Copland, nella colonna sonora del film He Got Game (1998), diretto da Spike Lee e interpretato da Denzel Washington. Una delle particolarità di questa pellicola - dedicata al basket e arricchita dalla presenza di grandi cestisti come Michael Jordan - consiste nella scelta di affiancare alla musica di Copland diverse canzoni inedite curate dal gruppo hip-hop Public Enemy.

Sebbene sulla Terza non vi siano dubbi, la numerazione delle sinfonie di Schubert spesso genera qualche confusione: diversi studiosi e case editrici (come la Breitkopf & Härtel) hanno nel tempo attribuito un ordine diverso alle opere del compositore.

Per non sbagliarsi, conviene sempre fare riferimento al Catalogo Deutsch (abbreviato con D), compilato per la prima volta nel 1951 da Otto Erich Deutsch, che permette l'identificazione univoca delle composizioni di Schubert.

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Ricevuta una commissione per un balletto affidato alla danzatrice e coreografa Martha Graham, Aaron Copland non si era posto minimamente il problema dell’aderenza visiva e narrativa a una storia e alla sua ambientazione. La storia, infatti, non c’era ancora, e Copland si dedicò alla partitura dandole come titolo semplicemente Ballet for Martha. Aveva già fatto esperienza in questo campo e sapeva

bene che preoccuparsi di dipingere una scena con la musica sarebbe stato inutile: «musica scritta per un tipo di azione è stata poi usata per accompagnare qualcos’altro … ma questo genere di decisione spetta al coreografo e non mi preoccupa neanche un po’,

Se sia possibile suscitare, attraverso la musica, esperienze visive o narrative, è una questione teorica alla quale molte risposte sono state date, nel corso del tempo, ma che non ha mai trovato una soluzione definitiva. I musicisti, in compenso, hanno contribuito a sciogliere questa domanda in modo molto pragmatico, svincolandosi per lo più da speculazioni di ordine generale — con le dovute eccezioni, a partire da quella di Aleksandr Skrjabin — e concentrandosi piuttosto sulle situazioni contingenti in cui la loro musica era stata composta ed eseguita. Il caso di Appalachian Springs di Aaron Copland è da questo punto di vista esemplare.

«Musica scritta per un tipo di azione è stata poi usata per accompagnare qualcos’altro … ma questo genere di decisione spetta al coreografo e non mi preoccupa neanche un po’, specie se funziona sostiene Copland»

Visioni e nuovi linguaggi

con Copland

e Schubert

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specie se funziona». Copland lo disse dopo avere assistito a una prova della compagnia di Martha Graham pochi giorni prima del debutto, nell’ottobre del 1944, e quindi subito dopo avere scoperto che si trattava di una celebrazione della primavera — un’altra, dopo quella di Stravinskij che lo aveva colpito al punto da volerne conoscere l’autore a Parigi negli anni Venti — ambientata in Pennsylvania, sui monti Appalachi. Funzionava, e questo per lui era più che sufficiente. Così al momento di pubblicare una suite di brani da quel lavoro, nella versione originale per un organico di 13 strumenti, fu per lui naturale il titolo di Martha Graham, Appalachian Springs, tratto da versi di Hart Crane in cui

“spring” stava per “sorgente”, oltretutto, e non per “primavera”.

Più tardi Copland avrebbe raccontato, non senza ironia, di tutte le volte che gli era stato detto di quanto la sua musica esprimesse il senso della primavera e facesse letteralmente vedere il paesaggio di quei monti: «confesso che a questo punto ho cominciato anche io a vederci gli Appalachi».

Cosa fa dunque questa

musica? Racconta dei personaggi, dipinge una scena, oppure si limita a “corrispondere” all’azione scenica e coreografica che la tenne a battesimo? I titoli, nella musica come altrove, non sono mai privi di significato. Nel bene e nel male orientano una percezione, uno stato d’animo, e se alla fine anche Copland

“vedeva” gli Appalachi non c’è motivo per cui non li “vedano”

anche gli ascoltatori, dato che per loro la composizione esiste solo in rapporto a quel suggerimento.

Nel balletto ci sono numeri musicalmente più spigolosi di quelli riuniti nella suite. Copland vi rimise più volte mano per ampliarne l’orchestrazione ma rimase fondamentalmente fedele agli otto brani scelti fin dal principio. Per quanto tutti abbiano un sapore popolare, l’unico momento legato a una musica di tradizione è il penultimo, un tema con variazioni basato su un canto degli Shakers. Così ha commentato l’autore: «il tema, eseguito dal clarinetto solo, proviene da una raccolta di canti Shaker curata da Edward D. Andrews e intitolata The Gift to Be Simple. La melodia che ho preso in modo quasi letterale si chiama Simple Gifts». Copland la pubblicò anche a parte come Variazioni su una melodia Shaker.

Copland avrebbe raccontato, non senza ironia, di tutte le volte che gli era stato detto di quanto la sua musica esprimesse il senso della primavera e facesse letteralmente vedere il paesaggio di quei monti:

«confesso che a questo

punto ho cominciato anche

io a vederci gli Appalachi».

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Alcuni diritti riservati

Nel 1815 Franz Schubert aveva 18 anni e scrisse più di 150 Lieder già compiutamente collocati nel terreno di una sensibilità nuova, romantica, che avrebbe marcato a lungo la storia di questo genere musicale. Nello stesso periodo compose anche altra musica, fra cui la sua terza Sinfonia, che invece guardava in modo più diretto al classicismo, quasi fosse questa la scelta da lui compiuta per non sentirsi fagocitato dall’ombra di Beethoven.

Rimasta a lungo nel cassetto, come tutte le sue altre sinfonie, sarebbe stata eseguita solo molto tempo dopo la morte dell’autore:

in forma parziale nel 1865, a Vienna, e finalmente in versione completa a Londra nel 1881.

Il fatto che si apra con un breve Adagio maestoso ha giustificato l’ipotesi che Schubert guardasse più a Haydn che a Mozart. Di fatto, però, nella sua concisione la Sinfonia n. 3 non è priva di brillantezza mozartiana, come nel Presto vivace conclusivo. Al posto di un vero e proprio movimento lento c’è un Allegretto che sembra ancora di marca haydniana, mentre più personale e irriverente appare il Menuetto, specie nella parte del Trio. Malgrado la discendenza classica, lo Schubert che più conosciamo si affaccia da più di un passaggio come se questa Sinfonia fosse un cartone di studio proiettato verso altri esiti della sua arte. C’è chi ha riconosciuto nell’Allegretto un anticipo della musica per Rosamunde, chi ha colto nel Menuetto echi

di un’atmosfera viennese in via di cambiamento.

Rimane, a considerarla senza paragoni, una composizione di eccezionale equilibrio e scorrevolezza, un’opera che va alla ricerca di un linguaggio per sinfonie di una nuova generazione e che, per farlo, si riallaccia alle sue tradizioni più consolidate.

Malgrado la discendenza classica, lo Schubert che più conosciamo si affaccia da più di un passaggio come se la Terza Sinfonia fosse un cartone di studio proiettato verso altri esiti della sua arte.

Rimane, a considerarla senza paragoni, una composizione di eccezionale equilibrio e scorrevolezza, un’opera che va alla ricerca di un linguaggio per sinfonie di una nuova generazione e che, per farlo, si riallaccia alle sue tradizioni più consolidate.

Stefano Catucci

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È direttore principale dell’Orchestra Filarmonica di Torino dal 2016. Si è formato direttorialmente alla Scuola di Musica di Fiesole nell’arco dei quasi vent’anni di docenza dell’Orchestra Giovanile Italiana, divenendone il Maestro preparatore dal 2012 al 2018 e dirigendola in numerose importanti produzioni.

Diplomato in flauto e composizione ai Conservatori di Verona e Torino, ha studiato direzione con Piero Bellugi. Dal 2009 ad oggi è salito sul podio di diverse compagini con le quali condivide un’intesa artistica di felice assiduità: tra queste il Teatro Petruzzelli di Bari, la Sinfonica Abruzzese, la cinese Wuhan Philarmonic, la georgiana Paliashvili, la Haydn di Bolzano, l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, l’Unimi di Milano, l’OPV a Padova, la Toscanini di Parma. Ha diretto per ben tre volte di seguito (2016- 2018) il concerto di Capodanno all’Opera di Firenze, nonché numerose trasmissioni Rai-Radiotre dal Festival Mito con la Filarmonica di Torino.

Il suo repertorio spazia dal barocco al contemporaneo, privilegiando romanticismo e Novecento storico. Particolarmente a suo agio nel repertorio sinfonico-corale, ha diretto in questa veste Das Gebet des Herren di Schubert (Novara 2007), Misericordium di Britten (Firenze 2013), Nänie di Brahms (Bari 2017), Messa in mi minore di Bruckner (Bolzano e Trento 2016).

Ha diretto molte prime italiane, tra cui i Quattro preludi e fuga di Bach/Stravinsky, Feux d’artifices di G. Connesson, il concerto per viola di Jennifer Higdon, Nahe fern di W. Rihm; oltre ad altra preminente musica del nostro tempo, come Sciliar di Battistelli, Concerto per pubblico e orchestra di Campogrande, e altri brani di Colasanti, Pierini, Glass, Mintzer, Pärt. Ha una predilezione per Brahms, di cui ha diretto Sinfonie e Serenate, incidendo la Nr.

1 in re maggiore op. 11 su DVD. Ha accompagnato in numerosi concerti e festival solisti del calibro di Gabriela Montero, Enrico Dindo, Andrea Lucchesini, Chloe Mun, Benedetto Lupo, Suyoe Kim, Signum Quartet, Nils Mönkenmeyer, Alexander Malofeev.

Nel 2021 ha debuttato con l’Orchestra del Teatro Filarmonico di Verona e nel 2022 è in programma la prima assoluta dell’opera La notte di San Nicola di Nicola Campogrande sul podio del Petruzzelli.

Giampaolo

Pretto

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Assegnatario di molti premi e riconoscimenti, tra cui il Barison nel 1987, il Siebaneck-Abbiati nel 2003 (col Quintetto Bibiena), il G.F.

Pressenda nel 2008, è impegnato anche come compositore.

Ha al suo attivo il concerto per flauto, cello e orchestra d'archi Nine Rooms (2013); il quartetto A flat, commissione 2014 dell'Ex Novo Ensemble di Venezia; Per quelli che volano, concerto per clarinetto e orchestra commissionato dalla Haydn di Bolzano e diretto in prima esecuzione nel 2016; Tre d’amore per orchestra da camera (2018), eseguito sul podio dell’Unimi a Milano. Nel 2019 Durand ha pubblicato la sua trascrizione per quintetto della seconda Sonata di Debussy.

Il canale televisivo Classica di Sky gli ha dedicato due approfonditi ritratti per le serie “I notevoli” e “Contrappunti”.

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L’Orchestra

Filarmonica di Torino

È nata nell’aprile 1992 e da quell’anno realizza presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino una propria stagione concertistica.

Protagonisti centrali della programmazione, concepita in modo che ogni concerto sia un evento speciale sviluppato attorno ad uno specifico tema, sono sia i grandi capolavori, con un repertorio che spazia dal barocco al Novecento, sia brani di più rara esecuzione. Grande attenzione è inoltre dedicata alla musica del presente, spesso appositamente commissionata.

L’interesse per le più aggiornate prassi esecutive e la definizione dei dettagli che tale repertorio acquista quando viene eseguito da un organico cameristico fanno dell’Orchestra Filarmonica di Torino una realtà unica, che ha nel tempo consolidato una marcata riconoscibilità.

L’attività dell’Orchestra Filarmonica di Torino ha visto la realizzazione di numerose collaborazioni con prestigiosi direttori e solisti, che sempre riconoscono in OFT un ambiente musicale ricco di spunti e di energia propositiva. Dal 2016, Direttore Musicale dell’Orchestra Filarmonica di Torino è Giampaolo Pretto, a cui vengono affidate le sfide musicali più impegnative.

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Il concerto in Conservatorio è aperto dalla lettura di un testo scritto dal giornalista e musicista Lorenzo Montanaro:

pochi minuti di tempo per immergersi nell’atmosfera e lasciarsi trasportare dalla musica. La lettura dei testi è a cura dell’Associazione liberipensatori “Paul Valéry” e dell’Accademia di formazione teatrale Mario Brusa di Torino.

L’arte segue da sempre prospettive inedite. Ispirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i grandi musei della Città di Torino il sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale. Sabato 15 gennaio, alle ore 16.30, l’appuntamento è alla GAM con la visita guidata ispirata al concerto "CUBO (La terra)" e che prenderà avvio dalla mostra "Una collezione senza confini.

Arte Internazionale dal 1990".

Visite guidate a pagamento condotte da Theatrum Sabaudiae. Costo: 6 euro per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei Piemonte Valle d’Aosta e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: Tel. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30) [email protected]

www.fondazionetorinomusei.it

L’iniziativa, alla sua quarta edizione, è a cura dei Dipartimenti Educazione della Fondazione Torino Musei

e di Abbonamento Musei.

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prossimo concerto

15 febbraio 2022, ore 21

TETRAEDRO (IL FUOCO) Conservatorio Giuseppe Verdi Archi dell'Orchestra Filarmonica di Torino

Sergio Lamberto maestro concertatore

ORARIO DI APERTURA AL PUBBLICO

Lunedì: ore 14:30-18:00

Martedì: ore 10:30-13:30 e 14:30-18:00 Venerdì: ore 10:30-13:30

011.533387 - [email protected] - www.oft.it

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Maggior sostenitore

Sostenitori

Con il patrocinio di

Con il contributo di

Sponsor

Fornitori ufficiali

Media partner

www.oft.it

Brevetti - Marchi - Design Stampa: AGT - Aziende Grafiche Torino S.r.l.

Graphic Design Gabriele Mo Gennaio 2022

L’iniziativa si svolge in sedi prive di barriere architettoniche

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alL’EVENTO si potrà partecipare in presenza o seguendo la diretta streaming sul canale YouTube E SITO WEB di Missione Oggi.

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