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Orchestra di Padova e del Veneto. 46 a Stagione 2011/2012

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Academic year: 2022

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Orchestra di Padova e del Veneto

46

a

Stagione

2011/2012

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Giovedí 23 febbraio 2012 / turno A Venerdí 24 febbraio 2012 / turno B Auditorium Pollini – ore 20.15 Concerti n° 5949-5950

Direttore

Reinhard Goebel

Violoncello

Enrico Bronzi

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4

Ferdinando Paër (1771-1839)

Sinfonia in re maggiore “a grand Orchestre”

Vivace

Andante sostenuto Allegro con spirito Paul Wranitzky (1756-1808)

Concerto in do maggiore per violoncello e orchestra op. 27 (1794) Allegro maestoso

Adagio non troppo Rondo’ (Allegro molto)

{ intervallo }

Ludwig van Beethoven (1770-1827) Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36

Adagio Molto, Allegro con Brio Larghetto

Scherzo, Trio (Allegro) Allegro Molto

Programma

PROGR AMMA

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5 INTERPRETI

REINHARD GOEBEL

Reinhard Goebel, che ha acquisito una notorietà mondiale come fon- datore del famoso ensemble Musica Antiqua Köln, si è oggi affermato come direttore di orchestre ‘moder- ne’. Nato nel 1952, ha ricevuto la sua prima lezione di violino all’età di 12 anni. Nelle primissime fasi della sua crescita musicale ha sviluppato il suo interesse esclusivo nei confronti della musica antica. I suoi insegnanti di violino sono stati Franzjosef Ma- ier, Eduard Melkus, Marie Leonhardt e Saschko Gawriloff, un esperto mondiale di complesse partiture mo- derne. Nel 1973 ha fondato Musica Antiqua Köln, firmando nel 1978 un contratto discografico in esclusiva con la Deutsche Grammophon-Archiv Produktion. In questo ambito ha consolidato la sua posizione tra i piú importanti esponenti della scena della Musica Antica, diventando un’autorità nel repertorio barocco tedesco. Le sue registrazioni con Musica Antiqua Köln hanno ottenuto i piú prestigiosi

‘Premi del disco’ in tutto il mondo, tra cui numerosi Gramophone Awards, il Siemens-Förderpreis, il Telemann- Preis di Magdeburgo, il Förderpreis des Landes Nordrhein-Westfalen. Nel 1997 Reinhard Goebel ha ricevuto lo Staatspreis des Landes Nordrhein- Westfalen dall’ex Primo Ministro Johannes Rau, mentre nell’aprile del 2007 ha ricevuto lo IAMA Award a

Londra. Nel 2008 è stato premiato con il Diapason d’Or per il suo CD Mozart in Paris e nella primavera 2010 anche per la riedizione del CD Le Parnasse Francais con Musica Antiqua Köln.

Reinhard Goebel, nel corso degli anni, è sempre rimasto un outsider molto influente sulla scena della musica an- tica. Questo è dovuto alla sua costante ricerca sul terreno dell’arricchimento estetico, alle sue originali riletture del repertorio e alla proposta di pro- grammi mai subordinati alla moda del momento. Attualmente si dedica alla direzione di orchestre ‘moderne’, quali l’Orchestra Beethoven di Bonn, la Duisburg Philharmoniker Orchestra, l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, le Orchestre da camera di Monaco e di Zurigo, la Filarmonica di Dresda, la Deutsches Symphonieorchester di Berlino, l’Orchestra della Komi- sche Oper di Berlino, la Hamburger Symphoniker, la Tonhalle Orchester di Zurigo, la Royal Philharmonic Or- chestra di Londra, la Royal Opera di Kopenhagen, l’Orchestra di Padova e del Veneto, l’Orchestre National d’Ile de France di Parigi e le maggiori or- chestre radiofoniche tedesche, incluse WDR Köln, BR München, HR Frankfurt, SR Saarbrücken e la NDR Hannover.

Reinhard Goebel ha diretto le mag- giori orchestre ad Augsburg, Berlino, Darmstadt, Dresda, Essen, Francoforte, Kassel, Lipsia, Monaco, Norimberga, Breda, Den Haag, Eindhoven, Winter-

Interpreti

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6 INTERPRETI

thur, Zurigo, Padova, Genova e Parigi.

Nell’estate 2008 è apparso sui palco- scenici dei Festival a Herrenchiemsee, Brühl, Turku e Vantaa in Finlandia. Nel gennaio 2009 è stato nominato Primo Direttore ospite alla Bayerische Kam- merphilharmonie. Nel maggio 2009 ha fatto il suo debutto con la Sächsische Staatkapelle di Dresda come direttore a Taiwan con la Taipei Philharmonic e, in ottobre, in Australia con la Mel- bourne Symphony Orchestra che lo ha invitato anche per la stagione 2011- 2012. L’estate 2010 ha visto Goebel alla guida del Grand Teton Festival Orchestra in Wyoming con musiche di J.S. Bach e dei suoi figli, che ha segnato il suo debutto come direttore negli Stati Uniti. Nel 2012 tornerà in Wyoming e dirigerà anche la Colorado Symphony di Denver e la Seattle Sym- phony. Nel gennaio 2011 ha debuttato in Danimarca con la Sønderjyllands Symfonieorkester e due esecuzioni della Passione secondo Matteo di J.S.

Bach con la Residentie Orkest e il Ne- derlands Kamerkoor a Den Haag. Ha diretto tutte le opere di Monteverdi ad Hannover, opere di Haendel a Fribur- go e Copenhagen, Catone in Utica di Piccinni a Mannheim e Dido and Aene- as di Purcell a Kiel, e recentemente il Doktor und Apotheker di Dittersdorf a Rheinsberg. Appassionato promotore del repertorio del XVII e XVIII secolo, Reinhard Goebel si dedica in maniera particolare al recupero delle opere di Bach e dei suoi contemporanei nel repertorio delle grandi orchestre, dal quale erano scomparse per la speciale competenza che le orchestre con stru- menti originali avevano sviluppato.

Come prima con Musica Antiqua Köln, Reinhard Goebel collabora come diret- tore con alcuni tra i piú famosi solisti,

come per esempio Christine Schäfer, Anne Sofie von Otter, Leonidas Ka- vakos, Kim Kashkashian, Jan Vogler, Martin Stadtfeld e le sorelle Labèque.

Dall’autunno 2010 Reinhard Goebel ha la docenza di ‘prassi esecutiva sto- ricamente informata’ al Mozarteum di Salisburgo.

ENRICO BRONZI

Violoncellista e direttore d’orchestra, è nato a Parma nel 1973. Fondatore del Trio di Parma nel 1990, ha suonato nelle piú importanti sale da concerto d’Europa, USA, Sud America ed Au- stralia (Carnegie Hall e Lincoln Center di New York, Filarmonica di Berlino, Konzerthaus di Vienna, Mozarteum di Salisburgo, Filarmonica di Colonia, Herkulessaal di Monaco, Filarmonica di San Pietroburgo, Wigmore Hall e Queen Elizabeth Hall di Londra, Tea- tro Colon di Buenos Aires). Con tale formazione si è imposto nei concorsi internazionali di Firenze, Melbourne, Lione e Monaco di Baviera, riceven- do peraltro il “Premio Abbiati” della critica musicale italiana. Dal 2001, in seguito alle affermazioni al Concorso Rostropovich di Parigi e al Paulo Cello Competition di Helsinki, dove riceve anche il Premio per la migliore ese- cuzione del concerto di Dvořák con la Filarmonica di Helsinki, inizia una intensa attività solistica. Partecipa regolarmente a numerosi festival, tra cui: Lucerna, Kronberg, Schubertiade Schwarzenberg, Melbourne, Turku, Naantali, Stresa, Ravenna, Locken- haus. La sua attività lo ha portato a collaborare con grandi artisti come Martha Argerich, Alexander Lonquich, Gidon Kremer, e complessi quali Quartetto Hagen, Kremerata Baltica

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7 INTERPRETI

e Giardino Armonico. Suona come solista sotto la guida di C. Abbado, C.

Eschenbach, P. Berglund, F. Bruggen, K. Penderecki, Tan Dun, R. Goebel. Ha seguito le lezioni di direzione d’orche- stra di Jorma Panula ed è direttore ospite di numerosi complessi italiani, tra cui Orchestra Mozart (su invito di Claudio Abbado), Orchestra di Padova e del Veneto, Virtuosi Italiani, Filar- monica Marchigiana, Sinfonica della Val d’Aosta e Sinfonica Abruzzese.

Dal 2007 è professore al Mozarteum di Salisburgo e direttore artistico dell’Estate Musicale di Portogruaro.

Tra le sue registrazioni discografiche, oltre alla vasta produzione col Trio di Parma, vi sono tutti i concerti di Boc- cherini (Brilliant Classics), i concerti di C.P.E. Bach (Amadeus), un disco mo- nografico su Nino Rota, le Sonate di Geminiani (Concerto) e l’integrale delle Suites di Bach (Fregoli Music) che è stata al secondo posto della top ten degli album di musica classica di iTu- nes Music Store. Suona un violoncello Vincenzo Panormo del 1775.

ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO

L’Orchestra di Padova e del Veneto si è costituita nell’ottobre 1966 e nel corso di quarant’anni di attività si è affermata come una delle principali orchestre da camera italiane nelle piú prestigiose sedi concertistiche in Italia e all’estero. L’Orchestra è formata sulla base dell’organico del sinfonismo ‘classico’. Peter Maag – il grande interprete mozartiano – ne è stato il direttore principale dal 1983 al 2001, mentre Piero Toso ne ha ricoperto il ruolo di primo violino solista dalla fondazione al 2009. Alla

direzione artistica si sono succeduti Claudio Scimone (dalla fondazione al 1983), Bruno Giuranna (dal 1983 al 1992), Guido Turchi (1992-93) e, come direttore musicale, Mario Brunello (2002-2003). L’attuale programmatore artistico dell’Orchestra è Filippo Ju- varra, che collabora con la stessa dal 1984 ed ha contribuito decisivamente a dare continuità al profilo artistico e musicale definito, dopo il 1983, da Bruno Giuranna e Peter Maag. Per questo suo lavoro Filippo Juvarra ha ricevuto nel 2002 il Premio della Cri- tica Musicale Italiana “Franco Abbiati”.

Nella sua lunga vita artistica l’Orche- stra annovera collaborazioni con i nomi piú insigni del concertismo inter- nazionale tra i quali ricordiamo: S. Ac- cardo, P. Anderszewski, M. Argerich, V.

Ashkenazy, J. Barbirolli, Y. Bashmet, J.

Bream, R. Buchbinder, M. Campanella, G. Carmignola, R. Chailly, C. Desderi, G. Gavazzeni, R. Goebel, N. Gutman, Z. Hamar, A. Hewitt, C. Hogwood, L.

Kavakos, T. Koopman, A. Lonquich, R.

Lupu, M. Maisky, C. Melles, V. Mullo- va, A.S. Mutter, A. Nanut, M. Perahia, I. Perlman, M. Quarta, J.P. Rampal, S.

Richter, M. Rostropovich, N. Santi, H.

Shelley, J. Starker, R. Stoltzman, H.

Szeryng, U. Ughi, S. Vegh, T. Zehet- mair, K. Zimerman. L’Orchestra ha dato, attraverso la propria produzione concertistica, un grande impulso alla vita musicale di Padova e del Ve- neto e, per questo impegno, è stata riconosciuta dallo Stato come l’unica Istituzione Concertistico-Orchestrale (ICO) operante nel Veneto e le è stata riconosciuta nel 1984 la personalità giuridica da parte della Regione del Veneto. L’Orchestra realizza circa 120 concerti l’anno, con una propria sta- gione a Padova, concerti nella regione

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8 INTERPRETI

Veneto, in Italia per le maggiori So- cietà di concerto e Festival, e tourneé all’estero. Tra gli impegni piú recenti si ricordano in particolare i concerti diretti dal Maestro Tan Dun per il Festival Pianistico Internazionale Arturo Benedetti Michelangeli al Teatro Donizetti di Bergamo e al Teatro Gran- de di Brescia con musiche dello stesso Tan Dun, il concerto al Festival In terra di Siena diretto dal Maestro Vladimir Ashkenazy, i concerti a Milano per il Festival MITO SettembreMusica 2009 con il pianista e direttore Olli Mustonen, e a Venezia per il 53° e il 54° Festival Internazionale di Musica Contemporanea (2009 e 2010) e per il 7° Festival Internazionale di Danza Contemporanea (2010) della Biennale di Venezia, tutti appuntamenti che hanno riscosso l’unanime plauso della critica. Nel settembre 2010, su invito della Pontificia Accademia delle Scien- ze, l’Orchestra ha eseguito il Requiem K 626 di W.A. Mozart con la direzione del Maestro C. Desderi alla presenza di Sua Santità Benedetto XVI. A parti- re dal 1987 l’Orchestra ha intrapreso una vastissima attività discografica realizzando oltre cinquanta incisioni per le piú importanti etichette, tra le quali si segnalano: i Concerti BWV 1054 e BWV 1058 di Bach e il Con- certo K 503 di Mozart con S. Richter e Y. Bashmet (Teldec), i Concerti per violoncello di Boccherini con D. Gerin- gas e B. Giuranna (Claves-Grand Prix du Disque 1989), La Betulia liberata di Mozart con P. Maag (Denon), i Concerti per violino e la Sinfonia Concertante di Mozart con F. Gulli e B. Giuranna (Claves), l’Integrale delle Sinfonie di Beethoven con P. Maag (Arts), il Con- certo K 466 di Mozart con M. Argerich e A. Rabinovitch (Teldec), L’Isola disa-

bitata e La fedeltà premiata di Haydn con D. Golub (Arabesque), i Concerti per violino di Haydn con S. Tchakerian (Arts), i Concerti per pianoforte K 595 e K 271 di Mozart e Hob:XVIII.11 di Haydn con J.M. Luisada e P. Meyer (BMG-France), il Concerto per violi- no e archi e il Concerto per violino, pianoforte e archi di Mendelssohn con D. Nordio, R. Prosseda e P.C. Orizio (Amadeus), la Serenata di L. Bernstein e il Concerto per violino di S. Barber per la rivista Amadeus con S. Tchake- rian e Z. Hamar, i Concerti K 622 per clarinetto e K 314 per flauto di W.A.

Mozart con L. Lucchetta, M. Folena e Z. Hamar (Audiophile Sound n. 69) e un CD dedicato a E. Wolf-Ferrari con D. Dini Ciacci, oboe e corno inglese, P.

Carlini, fagotto e Z. Hamar (cpo). Piú recente è l’uscita dell’oratorio La Pas- sione di Gesú Cristo di J.G. Naumann diretto da S. Balestracci (cpo), del DVD Homage to Amadeus con François-Joël Thiollier, pianoforte (Multigram) e del CD dedicato alle Sinfonie concertan- ti per oboe e fagotto di G. Cambini con D. Dini Ciacci, oboe e direttore, P. Carlini, fagotto (Sony Classical); di prossima pubblicazione la prima regi- strazione mondiale della Passione di Gesú Cristo di Ferdinando Paër diretto da S. Balestracci (cpo). L’Orchestra di Padova e del Veneto è sostenuta da Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione del Veneto, Provin- cia di Padova, Comune di Padova e Fondazione Antonveneta. Dall’ottobre 2011 ha acquisito la natura giuridica di «Fondazione».

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Esecutori

ESECUTORI

Violino principale Ilia Korol Violini primi

Stefano Bencivenga **

Enrico Rebellato **

Pavel Cardas

Sonia Domoustchieva Ivan Malaspina Violini secondi

Gianluca Baruffa * Serena Bicego Davide Dal Paos Chiaki Kanda Roberto Zampieri David Mazzacan Viole

Alberto Salomon * Floriano Bolzonella Silvina Sapere Federico Furlanetto Violoncelli

Mario Finotti * Caterina Libero Fernando Sartor Giancarlo Trimboli Contrabbassi

Ubaldo Fioravanti * Giorgia Pellarin Flauti

Mario Folena * Riccardo Pozzato

Oboi

Paolo Brunello * Victor Vecchioni Clarinetti

Roberto Scalabrin * Antonio Graziani Fagotti

Aligi Voltan * Laura Costa Corni

Marco Bertona * Michele Fait Trombe

Simone Lonardi * Roberto Caterini Timpani

Alberto Macchini *

* Prima Parte

** Concertino

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«Ferdinando Pär Parmigiano / Celebre Maestro di Capella». Litografia, da disegno di G. Bossi, inc. F. Rosaspina (Parma, Casa della Musica). La stampa, databile al primo decennio del XIX secolo, riporta la versione originale del cognome del compositore. Tratto da Ferdinando Paër tra Parma e l’Europa, a cura di Paolo Russo, Marsilio/Casa della Musica, Venezia/Parma 2008

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11 NOTE DI SAL A

Note di sala

FERDINANDO PAËR

Compositore italiano (Parma, 1 giugno 1771 – Parigi, 3 maggio 1839). Rice- vette i primi insegnamenti musicali dal padre Giulio (m. Parma, 20 marzo 1790), cornista dal 1778 nell’orchestra del teatro di corte di Parma, e da G. Ghiretti e F.

Fortunati. Nel 1791 debuttò come operista a Parma, mentre era attivo a Venezia come maestro di cappella.

Maestro di cappella della corte di Parma dal 1792, cinque anni dopo fu nominato direttore musicale ‘di tutti i regi servizi’; nello stesso 1797 si recò a Vienna con la cantante Francesca Riccardi (sua moglie dal 1798) anch’essa scritturata all’Opera italiana. Dopo un soggiorno a Praga, dal 1803 fu Kapellmeister a Dresda, città che lasciò nel 1807 per assumere, a Parigi, il posto di maître de chapelle presso la cor- te napoleonica. Qui fu anche direttore dell’Opéra Comique e, dal 1812, del Théâtre des Italiens succedendo a Spontini. Nonostante le difficoltà della sua posizione nei confronti di Rossini, condirettore del teatro dal 1824 al 1826, tenne l’incarico fino al 1827, vincendo l’ostilità della Catalani, allora imperante a Parigi. Nel 1831 divenne membro dell’Académie e l’anno successivo direttore della musica da ca- mera del re e dalla cappella dei duchi d’Orléans; dal 1837 insegnò composizione al Conservatorio, del quale era ispettore dal 1834.

Il destino storico del musicista parmense si definisce, essenzialmente, come quel- lo di tanti suoi contemporanei (Cherubini e Spontini in primo luogo, ma non solo quelli), attraverso una serie di fatti che lo portano alla realizzazione della propria personalità al di fuori dell’Italia, situazione che negli anni intercorrenti tra la Ri- voluzione e la Restaurazione indica, proprio nell’ampio disperdersi delle nostre migliori energie presso le corti ed i teatri stranieri, un momento di iato nel filo del nostro discorso melodrammatico, che Stendhal definirà poi di «interregno» tra il dorato mondo di Cimarosa e quello, già tutto permeato di nuovi spiriti, di Rossini.

Gli anni della precoce formazione paeriana si colorano del declinante riverbero di quel fervore che pochi decenni prima aveva percorso la corte parmense, do- minato dagli illuminati intendimenti del ministro Du Tillot; l’affrancamento dai vincoli scolastici è altrettanto brillante, con un ingresso sulle scene del teatro musicale accompagnato da un successo che si allarga rapidamente a molte città della penisola (Padova, Milano, Firenze, Napoli, Roma, Bologna) e che si traduce in un’operosità intensa, destinata inevitabilmente a rallentare man mano che il mu-

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sicista ascende a posizioni di sempre maggior prestigio. Questo allargarsi di espe- rienze, apertosi con il passaggio da Parma a Vienna, dove viene chiamato come Kapellmeister al Teatro di Porta Carinzia, determina invece una trasformazione progressiva dei suoi modi compositivi, sui quali il contatto con la cultura vienne- se non poteva non rivelarsi incidente, soprattutto nella maggior consapevolezza formale ed in un arricchimento strumentale. Tutto ciò in modo abile però, senza mai troppo scoperte adesioni, tanto che la penna conservatrice di Carpani, in una lettera del 1804, nel lamentare i danni provocati sui nostri compositori dall’ecces- sivo entusiasmo per la musica strumentale dei tedeschi, citava Paër come uno dei pochi rimasti a difendere la «buona musica».

In questa naturale persistenza nella produzione straniera di Paër di quella fre- schezza melodica propria della lunga tradizione napoletana, dovette probabil- mente risiedere la ragione prima della stima guadagnatasi dal musicista; a Dresda soprattutto, dove nel periodo tra il 1792 e il 1813 figurano rappresentate ben 19 sue opere, contro le 9 di Cimarosa e le 8 di Mayr. In effetti risplende nei lavori composti da Paër in questi anni della sua prima maturità, specie in quelli rientran- ti nella formula allora d’attualità della pièce à sauvetage, una singolare luminosità melodica che ne garantisce, ancor oggi, sia pur ridimensionate nella prospettiva storica, le ragioni. Spicca tra i suoi maggiori titoli di questo periodo (Camilla, ossia il sotterraneo, Achille, Sargino, ossia l’allievo dell’amore, Lodoïska) Leonora, ossia L’amore coniugale, rappresentato a Dresda nel 1804 per la stimolante ana- logia con il contemporaneo Fidelio beethoveniano, scaturito dalla stessa matrice drammatica di Bouilly. Hanno tuttavia realisticamente ridimensionati i tentativi di stabilire una benché minima dipendenza dell’unicum drammaturgico beethove- niano dal lavoro di Paër, musicista che Beethoven conobbe e, pare, ammirò anche, subendone forse qualche suggestione esteriore (la Marcia funebre sulla morte di un eroe dalla Sonata op. 26 pare infatti sia stata suggerita dallo spunto dell’Achille, ascoltato a Vienna nel 1801); ma troppo evidente è il divario tra l’universalità di visione e la forza trasfiguratrice che Beethoven proietta dallo stesso soggetto e la dimensione di armonica piacevolezza, ma non di piú, accolta da Paër.

Il passaggio da Dresda a Parigi, con il nuovo importante incarico conferitogli da Napoleone, segna un’ulteriore trasformazione dell’atteggiamento creativo del compositore ed offre cosí una nuova testimonianza della sua abilità nel saper aderire sempre prontamente, a volte con discutibile astuzia, alle situazioni di successo, come infatti notava Fétis quando a proposito di questo mutamento ac- cennava ad «una cortigianeria poco degna di un tale artista».

Il titolo piú emergente di questo periodo è Agnese, rappresentata a Parma – una felice ‘scappata’ del «musicista dei re» nella città natale – nel Teatrino di Villa Ombrosa, nel 1809, con grandissimo successo; non si possono lasciar inascoltate, tuttavia, per una piú lungimirante traiettoria critica, le note dissonanti di Stendhal e di Berlioz, il primo deluso dopo l’ascolto di quest’opera dalla mancanza di calore nella pur splendente purezza del canto «spianato», il secondo insospettito dalla

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13 NOTE DI SAL A

«strumentazione prudente e moderata» (come poteva non esserla per il creatore di Fantastica!); osservazioni che sembrano anticipare comunque una valutazione attuale di quest’opera in cui si possono forse sintetizzare meglio che in ogni al- tra i caratteri del mondo paeriano, nella prevalenza del gusto controllato per la bella frase, nella prospettiva armonica sempre trasparente che si increspa, talora, proprio quando la situazione drammatica si fa piú urgente, tingendo l’atmosfera di quella tiepida elegia che sembra quasi anticipare certe situazioni donizettiane.

Sulla posizione di potere raggiunta da Paër, che nel 1812 è chiamato anche a suc- cedere a Spontini nella direzione del Théâtre des Italiens, si avverte nelle tracce di varie testimonianza l’ombra, anche pesante, della sua attitudine al compro- messo e di un carattere insinuante con cui egli difese senza troppi scrupoli i suoi raggiungimenti: denigrando Spontini, alla cui sostituzione non deve essere stato estraneo il lavoro di maldicenza messo in atto da Paër e cercando di ostacolare con tutti i mezzi la rappresentazione delle opere di Rossini, fino a dover poi cede- re all’evidenza del successo che il pesarese, nominato nel 1824 al suo fianco come condirettore del Théâtre des Italiens, era andato conquistandosi. Forse è sulla scia di questo successo rossiniano e delle prime brillanti affermazioni di nuovi musici- sti, come il Boïeldieu sul fronte dell’opéra comique che si delinea nella produzione diradata di Paër, ormai sul declinare della carriera, un nuovo sforzo innovativo di cui è testimonianza ancor oggi resistente Le maître de chapelle su soggetto tratto da una pièce teatrale di Duval, adattato a opéra comique; la fisionomia di quest’opera, l’unica a sopravvivere sia pur con rarefatta frequenza nei repertori novecenteschi, è stata purtroppo alterata da una versione italiana, in cui manca tra l’altro il II atto, che accentua ingiustamente certi tratti stilistici per cui l’opera risulta frutto ritardato ed anacronistico della tradizione napoletana, spegnendone per contro quegli umori che il musicista aveva accolto con prontezza ed abilità dalle provocazioni opéra comique, pervenendo ad esiti di eleganza compositiva e di gustoso umorismo, tra questi ultimi compresa la messa in caricatura, nella figura del protagonista, il maestro Barnabé, del mal sopportato Rossini. A fianco di una consistente produzione per il teatro (ben 42 opere), Paër ha lasciato una no- tevole raccolta di musica sacra e da camera. Tra quest’ultima prevalgono le pagine vocali, composte spesso per soddisfare le particolari circostanze connesse alla sua produzione ufficiale; recanti comunque queste musiche, come del resto le pagine strumentali tra cui un bel rilievo assumono le tre Grandi Sonate per pianoforte, la loro piú spiccata caratterizzazione in quella naturale ed elegante vitalità melodica che, al di là dei vari trapassi, rimane come la sigla significativa del musicista, an- cora nel 1860 ricordato dal Regli come «uno dei piú sublimi Cigni italiani».

[da Gian Paolo Minardi, Ferdinando Paër in Dizionario enciclopedico universale del- la musica e dei musicisti, UTET, Torino 1983-1999]

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SINFONIA IN RE MAGGIORE

Torna nei programmi della nostra orchestra il nome di Ferdinando Paer di cui nella stagione 2010-2011 venne presentata in prima esecuzione in tempi moderni La Passione di Gesú Cristo nell’edizione critica a cura del direttore Sergio Balestracci.

La Sinfonia in re maggiore fu composta a Parigi ed è una delle rare pagine orche- strali del compositore. Un compositore che arricchí il suo stile strumentale nel suo soggiorno a Vienna dove venne a contatto con la musica di Mozart ma che già precedentemente aveva dimostrato tutto il suo magistero nel trattamento dell’orchestra nell’ouverture della sua opera veneziana L’intrigo amoroso (1795).

Uno stile che si arricchisce poi a Parigi, soprattutto nell’opera seria di un pathos nobile che richiama Gluck.

WRANITZKY

Paul Wranitzky (Pavel Vranicky) è forse il piú noto di una famiglia di musi- cisti moravi i cui ultimi rappresentanti arrivano fino al 900. Riscosse i suoi piú grandi successi a Vienna dove si era trasferito all’età di 20 anni per studiare la teologia ma anche la musica sotto la guida di J. M. Kraus e di J. Haydn. Fu attivo dal 1785 come direttore musicale del Conte Esterházy di Galantha e divenne nel 1790 primo direttore d’orchestra dei due teatri imperiali e dell’Opera italiana (fino al 1796) a Vienna. Appartenne alla massoneria, alla stessa loggia di Mozart Zur gekrönten Hoffnung e come Mozart compose musica per la massoneria. Dal 1793 fece parte della Wiener Tonkunstler–Sozietät di cui fu segretario e in cui accolse nel 1797 J. Haydn come assessore perpetuo. Con questi, Beethoven e Weber intrattenne rapporti di amicizia e fu da loro altamente stimato come diret- tore d’orchestra: Haydn gli affidò la prima esecuzione a Vienna del suo oratorio La Creazione e Beethoven invece la prima esecuzione della sua prima Sinfonia.

Dopo la morte di Mozart fu vicino alla vedova Costanza nei suoi rapporti con l’editore Johann Anton André. Fu anche un compositore di successo nell’ambito del Singspiel e Oberon fu uno dei suoi successi maggiori. Goethe pensava che Wra- nitzky potesse essere il compositore per la seconda parte de Il flauto magico che stava progettando. Un progetto che sfortunatamente non si realizzò e rimase, per quel che riguarda Goethe, soltanto un frammento. Wranitzky compose perlomeno 51 sinfonie nei due decenni dal 1786 al 1805. Forse nessun altro compositore ha scritto brani strumentali cosí strettamente legati alle sorti politiche e personali dei componenti della casa asburgica. Quando l’Imperatore Giuseppe II stipulò la pace con la ribelle Ungheria all’inizio del 1790 Wranitzky scrisse una sinfonia con il sottotitolo Per la gioia della nazione ungherese. Era l’op. 2 e circa sei mesi dopo, per una strana sorte, scrisse una sinfonia per l’incoronazione di Leopoldo II

NOTE DI SAL A

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Paul Wranitzky.

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che succedeva a Giuseppe II deceduto nel mese di febbraio. In questa occasione, a Francoforte, Wranitzky diresse il 15 ottobre 1790 una presentazione di gala del suo Oberon. Due anni dopo, un’altra grande sinfonia per l’incoronazione del figlio di Leopoldo II, Francesco, che regnò fino al 1835, anche se dovette rinunciare alla corona nel 1806 nel mezzo delle guerre napoleoniche. Per precauzione comunque si era fatto incoronare come Francesco I, Imperatore d’Austria, già nel 1804. In occasione delle nozze del fratello minore dell’Imperatore, l’Arciduca Giuseppe, con la figlia dello Zar, Alessandra, il 30 ottobre 1799, Wranitzky scrisse la Sinfonia op.

36, cosí come la successiva op. 37 fu composta per le nozze del conte Esterházy con la Marchesa de Roisin, una sinfonia nella quale troviamo citazioni da Il flauto magico di Mozart.

[Bert Hagels, Nota a CD Wranitzky, cpo]

CONCERTO PER VIOLONCELLO

La produzione concertistica di Wranitzky comprende: tre concerti per violino e orchestra, un concerto per flauto e orchestra op. 24 (Offenbach, 1793), una con- certante per flauto, oboe e orchestra op. 39 e una Sinfonia grande con pianoforte.

Il concerto in programma è l’unico che Wranitzky dedicò al violoncello e l’edizione (Offenbach) è datata 1794.

BEETHOVEN SINFONIA N. 2

La Sinfonia n. 2 è del 1802, l’anno del testamento di Heiligenstadt e l’anno del progredire della sordità. Troviamo gli schizzi della sinfonia in mezzo a quelli coevi delle sonate per violino e pianoforte op. 30 e delle prime due sonate per pianoforte op. 31.

La prima esecuzione ha luogo a Vienna, al Theater an der Wien, il 5 aprile 1803, il martedí della settimana santa, nell’Accademia in cui Beethoven presenta in prima esecuzione l’oratorio Cristo sul monte degli olivi, e il concerto per pianoforte n. 3 è pubblicata l’anno dopo (Marzo 1804 a Vienna «au Bureau d’Arts et d’Industrie»

con dedica «à son Altesse Moseigneur le Prince/CHARLES DE LICHNOWSKY»).

A giudizio degli amici di Beethoven questi era il suo piú grande ammiratore fra l’alta nobiltà viennese. In precedenza Beethoven gli aveva dedicato la sua op. 1;

in seguito gli furono inoltre dedicate la sonata op. 13 (Patetica), la sonata op. 26 e altre opere. Ferdinand Ries (che nel 1806 trascriverà per trio con pianoforte la

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sinfonia), nelle sue notizie biografiche su Beethoven, racconta delle prove pre- parative del concerto; si iniziò alle otto di mattina fino alle due e mezzo, quando tutti erano sfiniti e piú o meno insoddisfatti. Il principe Karl Lichnowsky fece portare in grosse ceste panini, carne fredda e vino.

Amichevolmente cercò di servire tutti e pregò poi di provare ancora una volta l’oratorio, in modo che le cose andassero bene la sera e che fosse presentata al pubblico in tutto il suo valore la prima composizione di Beethoven in questo ge- nere. La prova ricominciò. Il concerto iniziò alle sei, ma fu talmente lungo che un paio di pezzi non vennero eseguiti.

È ancora Ries a ricordare, a proposito della sinfonia n. 2: «nella sinfonia in re maggiore, di cui Beethoven mi aveva regalato la partitura manoscritta e che mi è stata sottratta, per pura amicizia, da un amico, il larghetto quasi andante presenta qualcosa di molto singolare.»

«Questo larghetto è cosí bello, cosí puro e simpatico, la condotta delle parti è cosí naturale che non si può credere che qualcosa vi è stato cambiato.»

«Originariamente l’inizio era come quello che è ora, ma quasi dopo poche righe, in molti passaggi dei secondi violini e in qualche passaggio delle viole, una parte molto importante dell’accompagnamento è stata cambiata; con una tale accura- tezza però che nonostante i molti sforzi non sono riuscito a trovare l’idea origi- nale. Ho chiesto a Beethoven in proposito, ma mi ha risposto seccamente: “Cosí è meglio”».

[da Thayer’s Life of Beethoven, rev. Forbes, Princeton, 1970; G. Kinsky/H. Halm, Das Werk Ludwig van Beethoven, G. Henle, Muenchen, 1951; G. Biamonti, Catalo- go cronologico e tematico delle opere di Beethoven, Ilte, Torino, 1968]

Note di sala a cura di Filippo Juvarra

NOTE DI SAL A

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18 DISCOGR AFIA

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Prossimi appuntamenti

PROSSIMI APPUNTAMENTI

55a Stagione Concertistica Domenica 26 febbraio 2012 / Domenica in musica

Liviano, Sala dei Giganti – ore 11 LEONARDO PIERDOMENICO Pianoforte

Primo Premio

XXVIII ‘Premio Venezia’ 2011 Musiche di Schumann, Liszt, Brahms

Martedí 28 febbraio 2012 / ciclo A Auditorium Pollini – ore 20.15 In collaborazione con Palazzetto Bru Zane – Centre de Musique Romantique Française (Venezia)

Omaggio a Claude Debussy nel 150° anniversario della nascita PHILIPPE GRAFFIN

Violino

CLAIRE DESERT Pianoforte

Musiche di Debussy, Grieg

Sabato 3 marzo 2012 Cinema MPX – ore 17 OPV Families&Kids SERGIO AZZOLINI Fagotto solista e direttore AI IKEDA, IGOR AHSS Fagotti

GEK TESSARO Illustratore

ELISABETTA GARILLI Musicista

Musiche di Händel, Telemann, Bach

46a Stagione Concertistica Lunedí 5 marzo 2012 / turno A Martedí 6 marzo 2012 / turno B Auditorium Pollini – ore 20.15 SERGIO AZZOLINI

Fagotto solista e direttore LUCA LUCCHETTA Clarinetto

AI IKEDA, IGOR AHSS Fagotti

MASSIMO MAZZA Direttore

Musiche di Händel, Telemann, Bach, R. Strauss, W. Merz

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Enti Fondatori Comune di Padova Provincia di Padova Regione del Veneto Consiglio generale

Flavio Zanonato Presidente Mario Carraro Vicepresidente Luca Zaia

Barbara Degani Claudio Scimone

Direttore Amministrativo Onofrio Tonin

Collegio dei Revisori dei Conti Alberto Galesso Presidente Francesco Secchieri Paola Ghidoni Direttore Artistico Filippo Juvarra

Assistente alla direzione artistica Maffeo Scarpis

Segreteria generale Fabrizio Rosso

Segreteria artistica e organizzativa Lucio Lentola

Cecilia Mantovani

Responsabile amministrativa Fabiana Condomitti

Segreteria amministrativa Silvia Paccagnella

Progetti scuole e università Anna Linussio

Ufficio stampa, comunicazione e progetti speciali

Alessandra Canella Alberto Castelli

Organizzazione tecnica e logistica Pietro Soldà

Fondazione OPV

FONDAZIONE OPV

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Amici dell’OPV

È un’associazione senza scopo di lucro che si propone di sostenere l’OPV in tutte le sue attività. Si dedica in par- ticolare alla promozione di iniziative rivolte ai giovani e al nuovo pubblico, avvalendosi del contributo di Privati e Aziende.

GLI OBIETTIVI

L’Associazione realizza un programma annuale intervenendo in quattro am- biti principali.

› Sostenendo l’OPV

Nella realizzazione della Stagione e dell’attività concertistica attraverso contributi diretti alla produzione.

› Valorizzando i giovani musicisti Attraverso la creazione di borse di

studio destinate ai migliori allievi dei Conservatori del Veneto, coin- volti in alcune tra le piú importanti produzioni della Stagione.

› Promuovendo i progetti EDU Per avvicinare i bambini, le famiglie

e il nuovo pubblico all’OPV e alla musica.

› Ideando iniziative e progetti speciali Quali incontri, conferenze e concerti

straordinari.

DIVENTARE AMICI

È il modo piú semplice e immediato per contribuire in prima persona ai progetti dell’OPV.

› I Privati

Potranno usufruire di facilitazio- ni nell’accesso a tutte le attività dell’Orchestra e partecipare agli eventi culturali riservati agli Amici dell’OPV.

› Le Aziende

Potranno beneficiare di progetti e iniziative personalizzate, collegando il proprio nome in maniera esclusiva ad attività di alto profilo artistico e culturale.

ADESIONI E INFORMAZIONI Associazione Amici dell’OPV Casa della Rampa Carrarese Via Arco Vallaresso 32 35141 Padova T +39 348 5337860 amici@opvorchestra.it

Soci fondatori

Vittorio Trolese, Presidente Giampietro Battaglia Mario Carraro Federico De Stefani Filippo Juvarra Amedeo Levorato Edoardo Trolese

AMICI DELL’OPV

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Partner

Con il sostegno di

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