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Mosca perde la guerra dell informazione

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Academic year: 2022

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Mosca perde la guerra dell’informazione

Se, come diceva Winston Churchill, in guerra la prima vittima è la verità, sicuramente in Ucraina non sappiamo come sul terreno proceda realmente lo scontro fra gli invasori russi e la resistenza;

certo è che sul versante della comunicazione e della capacità di diffondere messaggi virali, gli ucraini sembrano decisamente più attrezzati, e anche debitamente supportati.

Il boicottaggio di Mosca da parte delle grandi piattaforme digitali non ha lasciato i russi in balia della propaganda del Cremlino. Twitter e Facebook stanno allestendo dei network immersi nel deep web, là dove è davvero difficile ricostruire i percorsi dei contenuti. Un ambiente certo

malfamato, dove allignano criminalità e perversioni, ma dove ora si rifugiano le migliaia e migliaia di internauti che vogliono sfuggire alla censura mantenendo invece la capacità di essere informati e di informare.

Ma anche sul teatro dei combattimenti le armate di Putin segnano una singolare e per certi versi inspiegabile difficoltà. Troppi errori e troppe inefficienze sembrano segnare quella avanzata che non si mostra per niente trionfale.

I bombardamenti nelle città, insieme ai centri residenziali e agli ospedali, come abbiamo visto a Mariupol, hanno sventrato anche le reti cellulari su cui incredibilmente sembra che facesse affidamento l’intranet interno delle forze armate russe che doveva veicolare le comunicazioni criptate. E ora le chiamate fra gli alti gradi dell’esercito sembrano scoperte, come hanno verificato i tecnici americani che dalla Polonia stanno offrendo copertura digitale alle forze di Kiev.

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Emblematico il caso della morte del generale Vitaly Gerasimov, capo della 41° armata, caduto a Kharkiv.

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Mosca perde la guerra dell’informazione

dell’omonimo Valery Gerasimov, il capo di stato maggiore di tutte le forze russe.

Invece con la conferma che quello morto era l’ufficiale della 41° armata, il mistero si è spostato sulle procedure che hanno permesso di validare la notizia. La fonte primaria è stata l’agenzia di giornalismo investigativo Bellingcat subito ripresa e approfondita da Twitter per mano del suo direttore esecutivo Christo Grozev, più volte premiato negli anni scorsi per i suoi lavori di giornalismo investigativo.

Secondo quanto rivelato da Grozev, la delicatissima notizia sarebbe trapelata da una

conversazione telefonica, su una linea ordinaria, di quelle commerciali, di un ufficiale dell’Fsb (i servizi segreti russi) aggregato alla 41esima armata.

Questi avrebbe chiamato normalmente, quasi fosse in una località balneare, il suo capo con la più banale delle sim card locali – e il punto è proprio comprendere con quale consapevolezza o solo superficialità o ancora altro – tal Dmitry Shevchenko, nella città di Tula, al quale ha

tranquillamente riferito che «sono state perse tutte le comunicazioni sicure».

Ovviamente la conversazione è stata prontamente intercettata ufficialmente dagli stessi servizi ucraini, che a loro volta hanno passato l’intercettazione al vicedirettore di Twitter che la divulga, previa ulteriore verifica. Nella telefonata i due ufficiali russi non fanno mistero di altre

informazioni sensibili come appunto la morte del generale Gerasimov e, soprattutto, la più preziosa delle indicazione in tempo di guerra: il militare russo da Kharkiv informa il suo comandante che ci sono problemi con il sistema ERA, il preziosissimo apparato di codifica che rende non tracciabili le comunicazioni delle forze russe. Da Tula si risponde candidamente che “il sistema ERA non funziona più”.

Potremmo dire che siamo in uno scenario da Scherzi a parte se non fossimo nel più terribile degli scacchieri di guerra.

Eppure il fatto che due alti ufficiali parlino di cose delicatissime da un teatro d’operazioni, rivelando su una linea commerciale, aperta a tutte le possibili intercettazioni, informazioni strategiche capaci di mutare il senso dei combattimenti, almeno per qualche tempo appare come difficilmente credibile.

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Il punto fondamentale che emerge da questa storia surreale più che la supposta inconsapevole leggerezza con cui i due militari si confidano informazioni riservatissime, riguarda il blocco di ERA, quel delicatissimo apparato che doveva tutelare le comunicazioni fra tutte le strutture dell’esercito russo. Un sistema che, proprio perché di natura elettronico, basato su memorie in cloud, è – come tutti i sistemi del genere – obbiettivo privilegiato dell’avversario. Non scopriamo certo segreti discendo che il vero supporto che gli Stati Uniti stanno fornendo agli ucraini è proprio un supporto di intelligence tecnologica che permette alla resitenza di mitigare il dislivello con la potenza di fuoco russa.

Sapendo dunque che l’orecchio statunitense è teso a cogliere ogni respiro delle colonne blindate degli invasori, come è possibile che questo sistema di criptazione di ogni forma di comunicazione, creato in quella Silicon Valley russa che è Anapa, la città tecnologica sul Mar Nero, sia fuori uso durante le operazioni più contrastate e difficoltose, come appunto l’assedio di Kharkiv? E

soprattutto come è possibile che non funzionando ERA si comunichi usando sim card locali, magari acquistate in qualche negozio ancora aperto?

Se fossimo in un film di spionaggio internazionale, lo sceneggiatore avrebbe suggerito che questa

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tutt’altro modo rispetto a come Putin sembra determinato a fare in Ucraina. Tanto Putin vuole fare come in Cecenia, procedendo massicciamente sul territorio e terrorizzando la popolazione civile, quanto il capo di stato maggiore delle forze armate ha teorizzato che si debba fare come in Siria, collegando reparti leggeri e agili sul territorio a una strategia di intelligence che manipoli la comunicazione dividendo la popolazione e isolando il vertice politico del paese che si vuole conquistare. È la famosa guerra ibrida che Gerasimov illustrò in un ormai famosissimo testo del 2013 e ribadì in un intervento nel 2019, in cui esplicitamente parlò proprio dell’Ucraina come un possibile teatro d’azione in cui la guerra ibrida avrebbe risposto soverchiandola, alla strategia americana di infiltrazione nei ceti professionali e dirigenti del paese.

Ora siamo invece al bombardamento sugli ospedali e dinanzi a questa inversione di tendenza Gerasimov tace e i suoi ufficiali si trovano “inconsapevolmente” coinvolti in gaffe telematiche.

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