L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XLIII - Voi. XLYII Firenze-Roma, 26 marzo 1916 {
F I R E N Z E : 31 V i a d e l l a P e r g o l a ROMA: 56 Via GregorianaN. 2186
Anche nell'anno 1916 V Economista uscirà con"Ho pagine in più. Avevamo progettato, per rispon dere specialmente alle richieste degli abbonati este-ri, di portare a 12 l'aumento delle pagine, ma l'esse-re il Dil'esse-rettol'esse-re del periodico mobilitato n o n ha con-sentito per ora di affrontare un maggior lavoro, cui occorre accudire con speciale diligenza. Rimandia-mo perciò a guerra finita questo nuovo vantaggio cne intendiamo offrire ai nostri lettori.
Il prezzo di abbonamento è di !.. i » annue anticipate, per l'Italia e Colonie. Per l'Estero (unione postale) •< s s . Per gli altri paesi si aggiungono le spese postali. Un fasci-colo separato I,. 1.
SOMMARIO:
PARTE ECONOMICA.
Governo, cambi, noli ecc.
Il Congretto delle tcienze — LANFRANCO MAROI
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
Notizie di geografia c o m m e r c i a l e sulla Persia. EFFETTI ECONOMICI BEILA GUERRA.
L'industria laniera d u r a n t e la guerra — La crisi dei noli ma-rittimi — Il contrabbando in favore della G e r m a n i a — Le attuali condizioni del porto di Le Havre.
FINANZE DI STATO.
Le spese per la guerra e la saldezza del Tesoro — La solidità della potenza finanziaria della Gran Bretagna — Le situazione finanziaria della F r a n c i a — Le entrate dello Stato: 360 milioni di a u m e n t o nei primi otto mesi — 78 milioni del Prestito Nazionale sottoscritti presso le ricevitorie postali — Le Banche Danesi — I prestiti di guerra in Russia — Un nuovo prestito Bulgaro. IL PENSIERO BEGLI ALTRI.
La graduazione del male dei cambi, Lutai LUZZATTJ — Finanza plutocratica, ACHILLE LORIA — Tesoro e banche nel momento pre-sente, LUIOI EINAUDI — Pilastri d'oro e montagne di carta.
LEGISLAZIONE BI GUERRA.
Concessione di acconti sulle pensioni privilegiate di guerra spettanti ai militari feriti od inabili a causa di servizio — L ' a p -plicazione del contributo di g u e r r a di cui al R. Decreto 21 no-vembre 1915. n, 1643 ali. A. — Decreto ministeriale che sostitui-sce l'art, 4 del decreto ministeriale 30 Agosto 1914 col quale l'Istituto nazionale delle assicurazioni è stato autorizzato ad as-sumere per conto e nell'interesse dello Stato i rischi di guerra in navigazione — P r o r o g a dei contratti agrari — Requisizioni e prezzi dei fieni — I depositi di spirito,
NOTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.
Notizie agrarie — La produzione mondiale del naviglio m a -rittimo nel 1915 — 11 commercio francese — Il commercio inglese — Aumento dei depositi delle Casse di Risparmio ordinarie nel dicembre 1915 — Produzione mineraria e metallurgica del G i a p -pone nel periodo 1914-1915 — La produzione di combustibile fos-sile in Francia — Commercio italo-brasiliano — La produzione dell'oro e la Svezia — Le colture dell'anno 1915-16 in India — Commercio dei vini Italiani a New-York — Le corrispondenza dell'esercito — La ricchezza c a r b o n i f e r a della Russia - Quale i m p o r t a n z a a v r à l'esportazione de! tabacco agli Stati Uniti — La produzione della n a f t a nel 1915.
Situazione degli I s t i t u t i di Credito m o b i l i a r e , Situazione degli I s t i t u t i di emissione i t a l i a n i , Situazione degli I s t i t u t i Nazio-n a l i E s t e r i , CircolazioNazio-ne di S t a t o Nazio-nel RegNazio-no Uuito, SituazioNazio-ne del Tesoro i t a l i a n o , Tasso dello sconto ufficiale, Bebito Pubblico i t a l i a n o , Riscossioni d o g a n a l i , Riscossione dei t r i b u t i n e l l ' e s e r -cizio 1914-15, Commercio coi p r i n c i p a l i S t a t i nel 1915. Espor-tazioni ed imporEspor-tazioni r i u n i t e , Importazione (per categorie e p e r mesi), Esportazione (per categorie e per m e s i ) . P r o d o t t i delle Ferrovie dello Stato, quotazioni di valori di S t a t o
i t a l i a n i , Stanze di compensazione, Borsa di P a r i g i , Borsa di Londra, Tasso p e r i p a g a m e n t i dei dazi d o g a n a l i , Prezzi del-l ' a r g e n t o .
Cambi in I t a l i a , Cambi a l l ' E s t e r o , Media u f f i c i a l e dei cambi a g l i e f f e t t i d e l l ' a r t . 39 del Cod.comm., Corso medio dei cambi accertato in Roma, R i v i s t a dei cambi di Londra, R i v i s t a dei cambi d i P a r i g i .
I n d i c i economici i t a l i a n i .
Prezzi dei generi di m a g g i o r consumo in I t a l i a per mesi e regioni n e l 1914. Valori i n d u s t r i a l i . Credito dei p r i n c i p a l i S t a t i . Numeri i n d i c i a n n u a l i d i varie n a z i o n i . Rivista b i b l i o g r a f i c a .
PARTE ECONOMICA
Governo, cambi, noli, ecc.
A scopo polemico o demolitivo, si sogliono tal-volta formulare e ripetere talune affermazioni, che si divulgano e p a s s a n o c o m e presupposti assioma-tici, senza più c o m p o r t a r e o provocare la consueta ricerca sulla reale consistenza di q u a n t o viene as-serito.
Così, ad esempio, la recente discussione parlmentare ha partorito l'assioma che il G o v e r n o a-v r e b b e potuto influire notea-volmente sul tasso dei noli o agire efficacemente, direttamente o per mez-zo dei principali organi bancari, s u l l ' a n d a m e n t o dei cambi.
A b b i a m o già parlato dei noli in altro m o m e n t o (vedi Economista n. 2177 del 20 gennaio) e non ci ripeteremo, se non per c o n f e r m a r e che a determi-nate ed elementari leggi economiche non v ' h a forza di Governo o di Governi, sia p u r e concordi, che possa influire. S a r e b b e c o m e p r e t e n d e r e effetti pre-determinati da un intervento statale, sul r a p p o r t o delle nascite maschili alle femminili! Non v ' h a chi non v e d a l'assurdità di una pretesa di tal genere, perchè a d ognuno è noto che n o n è per ora suscet-tibile di modificazione la legge naturale che deter-mina tale r a p o o r t o pressoché costante. Se non che, allorquando si tratta di una legge economica, qua-siché a n c h ' e s s a non fosse una legge naturale, non si è affatto disposti a riconoscerle il carattere di ine-luttabilità. m a sono invece portati, tutti coloro che di economia c a r i a n o senza conoscerne, ad invocare l'intervento dello Stato p e r c h è devii, corregga o magari controverta le stesse leggi naturali!
Così r e c e n t e m e n t e alla C a m e r a e sui giornali si è veduto lamentare la impotenza del Governo a miti-gare l'asorezza dei noli e duella dei cambi.
In merito a auesti ultimi, si sono oerfino specifi-cati i colpevoli di indolenza o d'insipienza, m a gli stessi accusatori si sono guardati b e n e dall'accen-nare uno solo dei mezzi coi quali, secondo loro, avrebbesi potjito ovviare al danno, i n d u b b i a m e n t e grave, m a non ber questo insopportabile in mezzo sedi altri e molti sacrifici c h e la g r a n d e crisi mon-diale ora richiede. Infatti, i più arditi h a n n o timi-d a m e n t e azzartimi-dato timi-di a c c e n n a r e che l'altezza timi-dei cambi a v r e b b e potuto essere ridotta, con operazioni finanziarie compiute all'estero. Sta b e n e : questo può sotto certi aspetti essere un correttivo; m a è ovvio che per poter compiere operazioni di tal ge-nere occorre l ' a c c o r d o coi paesi coi quali tali ope-razioni si vogliono concludere. E se tale accordo non fosse stato possibile? E se un accordo fosse stato possibile soltanto a condizioni così onerose da r e n d e r e il rimedio peggiore del male? Tali do-mande non si sono c e r t a m e n t e poste coloro che leggermente lanciavano l'accusa, preoccupati solo di far c r e d e r e che si s a r e b b e potuto far molto di ciò che non è stato fatto.
290 L'ECONOMISTA 26 marzo 1916 - N. 2186 regolarne magistralmente le oscillazioni in t e m p i
normali, non a v e v a n o r a g i o n e alcuna di trascurarne l ' a n d a m e n t o nel m o m e n t o eccezionale, a m e n o che non fossero divenuti degli antipatrioti o degli inetti. E p p u r e se gli sforzi fatti n o n h a n n o conseguito dei risultati più completi, ciò d i p e n d e , c o m e a b b i a m o detto, e dalla ineluttabilità delle leggi e c o n o m i c h e e dalla inefficienza di interventi statali per farle
deviare. , Si son fatti, i facili accusatori, mai questa
do-m a n d a ? A q u a n t o s a r e b b e r o saliti o salirebbero i c a m b i attuali, se u n a oculata e previggente o p e r a eli coloro che sono preposti alla e c o n o m i a nazio-nale non avesse c u r a t o c h e la legge del loro in-c r e m e n t o , trovasse il t e r r e n o m e n o adatto e le condizioni m e n o facili per l'aggravarsi e l'accen-tuarsi del f e n o m e n o d a n n o s o ?
N a t u r a l m e n t e in coloro c h e vogliono accusare sfugge lo scrupolo di u n a ricerca diretta ad accer-tare l'effetto negativo di s a n e provvidenze adottate, m a r i m a n e deplorevole c h e in un P a r l a m e n t o che si rispetta, n o n insorgano uomini di s a p e r e e di coltura a spiegare la erroneità di taluni asserti e ad i m p e d i r e che r a g g i u n g a n o lo stato ci assioma affer-mazioni prive di f o n d a m e n t o logico.
Del resto, a r i g u a r d o dei c a m b i e dei loro movi-menti di n a t u r a così complessa e delicata, che n e p p u r e oggi se n e c o n o s c o n o distintamente tutti i fattori, non si e b b e , or sono tre anni chi affer-m a v a che il loro i n a s p r i affer-m e n t o e r a dovuto alla e-missione di b u o n i del tesoro, ed alla operazione dei
125 milioni di cui f u autore l'on. T e d e s c o ? E forse fra coloro che oggi l a m e n t a n o e si ecci-tano a scopo politico contro i cambi, non v ' è qual-che scalmanato sostenitore d e l l ' a u m e n t o cella cir-colazione che f u da tante voci declamata, insisten-t e m e n insisten-t e or sono a p p e n a d u e anni?
Se la futilità di certe accuse meritasse la p e n a di maggiori parole, s a r e b b e invero interessante u n a indagine diretta a cogliere egregi p a r l a m e n t a r i in così flagrante contraddizione.
Il Congresso delle scienze
Dal primo al sei m a r z o si è tenuto in R o m a l'ot-tavo congresso della Società Italiana per il progres-so delle scienze. O c c a s i o n e più propizia dell'attua-le n o n poteva offrirsi alla scienza per far sentire la sua elevata p a r o l a a n i m a t a da quella stessa fe-de c h e m u o v e l'intera nazione nel suo fervore di attività e di sacrifizio.
N o n s a r a n n o c e r t a m e n t e mancati coloro che a v r a n n o riguardato con scetticismo tale solenne a d u n a n z a , stimando p o c o opportuni qualsiasi di-scussione o dibattito teorico in un m o m e n t o così tragico nel quale ogni energia deve essere riservata all'azione. V e d r e m o subito c o m e i fini p r o p o -stisi dal Congresso ed i risultati conseguiti abbia-n o dato torto a costoro. Siccome p e r ò questo seabbia-n- sen-timento di sfiducia e di diffidenza verso la scienza non è p u r t r o p p o nè occasionale nè limitato a po-chi. è pur utile ricercarne b r e v e m e n t e le ragioni.
P o t r e b b e credersi che il carattere materialistico dell'eooca attuale porti o e r sua natura, non solo a distogliere l'attenzione d a tutto ciò che non sia ri-volto ad immediati fini individualistici e pratici, m a crei un concetto unilaterale delle vie e delle manifestazioni del progresso u m a n o : la diminuita considerazione in cui è t e n u t a la scienza non sa-r e b b e che un effetto di questo psa-revalente indisa-riz- indiriz-zo sociale. La spiegazione, però, non è forse esat-ta e c e r t a m e n t e non è c o m p l e t a . E' necessario indagare cause più p r o f o n d e , le quali si t r o v a n o p r o p r i o nello indirizzo del movimento scientifico.
In questi ultimi tempi la scienza in Italia (come del resto a n c h e in altri paesi) a n d a v a
attraversan-do senza dubbio un perioattraversan-do di crisi che si rivelava nei suoi fini e nei suoi metodi di studio. L'elabo-rarsi in un'orbita quasi interamente subiettiva, lo allontanarsi s e m p r e più da quel positivismo che caratterizza ogni ulteriore fase di progresso, il cir-coscrivere per conseguenza il proprio orizzonte spirituale d i s c e n d e n d o dalle vaste visioni a conce-zioni s e m p r e più f r a m m e n t a r i e e più tenui, ecco le principali cause che h a n n o impedito alla scienza di p e n e t r a r e in tutti i c a m p i dell'attività u m a n a , illuminare la portata dei maggiori problemi e cer-carne le soluzioni, di generalizzare le proprie ri-cerche e dirigerle a fini pratici, di creare e conser-vare u n simpatico consenso f r a le discipline più varie e di mantenersi in più immediato contatto con la vita reale. Di qui la diminuita popolarità della scienza ed un certo senso di sfiducia verso di essa.
Ma di un altro male ancora risentiva il movimen-to scientifico del nostro p a e s e : della m a n c a n z a di una p r o p r i a personalità. Gli studi difettavano trop-po spesso di u n a spiccata direttiva p e r c h è quasi nessuno aveva il coraggio non di concepire da sè, m a di affrontare da solo la risoluzione di certe questioni e di certi problemi; e rare erano le ap-plicazioni nelle quali potesse osservarsi u n a im-pronta decisa e coraggiosa indirizzata a scopi de-terminati. Non si trattava quindi di incapacità, ma di inerzia, di p o c a perseveranza, di una timidità quasi strana che ci è stata fatale. Non vi è chi po-trà negarci ancora intatte le virtù etniche tutte proprie della nostra razza : la rapidità della c o m p r e n -sione, la facile ideazione e d improvvisazione, il duttile a d a t t a m e n t o ; m a di esse o non ci siamo ser-viti per q u a n t o era in noi o non a b b i a m o saputo trarre profitto per deficienza di altre qualità pur necessarie per m e t t e r e in valore le prime. E man-cato cioè presso di noi quel che è stato invece la prerogativa di un altro popolo, del tedesco. Meno svelta, m e n o vivace, m e n o critica, m a perseve-rante, disciplinata, metodica e fornita di un'intel-ligenza utilitaria la razza t e d e s c a è riuscita, special-m e n t e per forza di volontà, a d ispecial-mporsi. Per tanti anni non ha fatto c h e cercare, esaminare, adottare ed assimilare fino a d a r e u n ' i m p r o n t a ai più im-portanti rami di studio, a c r e a r e scuole e metodi per le varie discipline, a p r o m u o v e r e le più ardite applicazioni.
Aveva detto G o e t h e : « E ' nella natura di noi te-deschi a p p r e z z a r e ogni prodotto, anche non no-stro, per quello che vale nel suo genere, e di as-similarci tutto ciò che di particolare e di proprio , h a n n o le letterature straniere ». G o e t h e parlava di i letteratura : m a sostituiamo a quella parola scien-j za, industria, c o m m e r c i o ed a v r e m o la legge che • ha creato quell'organizzazione meravigliosa da cui
è sorta la p o t e n z a del p o p o l o tedesco.
Chi studia le c a u s e della straordinaria evoluzio-ne che la G e r m a n i a h a c o m p i u t a dalla s e c o n d a me-tà del secolo XIX ai nostri giorni v e d r à c o m e essa sia dovuta al concorso di tre elementi : la tecnica, l'organizzazione economica e l'istruzione. Ed il primo elemento consiste a p p u n t o nell'aver saputo approfittare dei progressi dellfe scienze ed appli-carli a scopi industriali. Helfferich sciveva : « sem-pre più questo p o p o l o di poeti e di scienziati è di-ventato nel corso del secolo passato u n a nazione eli creatori pratici. I progressi delle scienze natu-rali p u r e o applicate sono stati completati dall'atti-vità economica ». Lo Steigel nel suo libro : Die
Chemische Industrie, n o t a v a che in nessun'altra
parte del m o n d o l'alleanza f r a la scienza e la tec-nica era così intima c o m e in G e r m a n i a e d a que-sto fatto era dovuta senza dubbio la p r e m i n e n z a dell'industria g e r m a n i c a .
26 marzo 1916 - N. 2186 L'ECONOMISTA E colla superiorità nello sviluppo industriale era
riuscita a conquistare i mercati, a guadagnarsi gli sbocchi più importanti ed esercitare la sua influen-za in parecchi paesi ove più facile era l'accesso. E fra questi l'Italia. N u m e r o s e pubblicazioni han messo in evidenza lo stato di soggezione del no-stro p a e s e che apriva senza sospetto le porte ai prodotti tedeschi ed anzi li preferiva ai propri, af-fidava la direzione tecnica delle sue officine ad in-gegneri tedeschi, l'impianto di n u m e r o s e o p e r e pubbliche ad iniziative tedesche e perfino nelle j i -f o r m e sociali d i p e n d e v a dalla G e r m a n i a .
Ma quel c h e era più triste, poiché veniva a can-cellare tutta la nobile tradizione che aveva per se-coli costituita la salvaguardia della nostra dignità morale, era la soggezione scientifica; soggezione che ci nuoceva nella nostra reputazione e nel no-stro interesse.
Nell'ora in cui ci siamo accorti della gravbà della situazione che ci e r a v a m o creati colla d i p e n d e n z a dalla G e r m a n i a e della necessità di strapparci di dosso questa camicia di Nesso della imitazione te-desca, di rinnovellarci e c o n o m i c a m e n t e ed innanzi-tutto fare affidamento sulle nostre forze e sui nostri mezzi, è stato b e n e quindi che la prima parola sia partita dalla scienza la quale, r e a g e n d o contro il cu-mulo di illusioni che per tanti anni aveva giustifi-cata la nostra inerzia e il t o r p o r e del nostro intel-letto, ci mostrasse la realtà della nostra vita nazio-nale coi suoi bisogni e coi suoi problemi e addi-tasse la via da percorrere con dignità e con f e d e .
*
Questo il p r o f o n d o e nobile significato del Con-gresso che occorre mettere in evidenza a n c h e se non è possibile a c c e n n a r e a tutte le questioni di-battutesi. Certo, però, che n e p p u r un m o m e n t o la elevata discussione si è allontanata dal suo scopo pratico : di far conoscere i problemi più vitali sui quali riposa il nostro risorgimento n ^ t e r i a l e , e che non sono soltanto quelli che la guerra ha creati, m a in maggior misura quelli che avevamo trascu-rati durante la pace. E in tutti era la convinzione che l ' o c c u p a r s e n e non solo non abbassava il deco-ro della scienza pura, m a mostrava la g r a n d e utilità di poter unire la scienza alla vita in un mo-mento nel quale la vita aveva bisogno di aprirsi nuovi orizzonti e di aspirare a d u n a maggiore di-gnità.
U n o dei mali più gravi del nostro p a e s e risiede-va senza d u b b i o nella condizione d'inferiorità del-lo sviluppo industriale; di lì la nostra d i p e n d e n z a dall'estero e specialmente dalla G e r m a n i a , con conseguenze assai gravi per tutta la nostra econo-mia. E b b e n e , uno dei capisaldi del Congresso è stato Io studio degli elementi che dovranno pre-p a r a r e la vittoria industriale all'indomani della p a c e .
Si sapeva da t e m p o che noi d i s p o n e v a m o di u n a ricchezza la cui utilizzazione s a r e b b e stata suffi-ciente non solo a renderci indipendenti dall'estero, m a a segnare una nuova e magnifica fase del no-stro progresso industriale. Il p r o b l e m a dello sfrut-t a m e n sfrut-t o delle forze idroelesfrut-tsfrut-triche isfrut-taliane era ssfrut-tasfrut-to p e r ò quasi del tutto trascurato fino ad oggi. Nes-sun m o m e n t o era più o p p o r t u n o di questo p e r ri-prenderlo e mostrare tutta la necessità di volerne ad ogni costo la soluzione. E il Congresso lo ha i largamente e c o m p i u t a m e n t e discusso dal lato
tec-nico, economico, giuridico. Un eminente studioso e .tecnico, l'ing. O m o d e o . ha fatto un q u a d r o pleto degli orizzonti dell'idraulica italiana com-b a t t e n d o molti pregiudizi in proposito ed illumi-n a illumi-n d o puillumi-nti aillumi-ncora oscuri. E r a opiillumi-nioillumi-ne diffusa che le migliori forze s a r e b b e r o già tutte sfruttate |j e che non resterebbero più da utilizzare che forze
secondarie m e n o vantaggiose che si p o t r a n n o otte-nere a condizioni economiche più onerose. Egli ha affermato invece, e s p o n e n d o il risultato dei suoi studi, c h e la forza disponibile trovasi ancora in quantità p r a t i c a m e n t e illimitata, da ottenersi a condizioni a n c h e migliori che in passato solo che lo sfruttamento sia fatto col sussidio di nuovi e più razionali sistemi. A n c h e l'altro pregiudizio che il mezzogiorno sia m e n o ricco del settentrione di for-ze idrauliche è stato dimostrato falso. Se le piog-gie sono nell'Italia meridionale inegualmente di-stribuite, m e d i a n t e la costruzione di laghi artifi-ciali e di serbatoi p o t r a n n o evitarsi le piene, rego-larsi il corso ed il livello dei fiumi ed immagazzi-narsi u n a quantità e n o r m e di energia, la quale po-trà essere prodotta e distribuita ugualmente du-r a l e tutto Tanno. A n c h e nel nodu-rd-Italia le fodu-rze idrauliche sono ancora suscettibili di utilizzazioni vastissime. E così p e r la trazione ferroviaria, per la coltivazione e la bonifica del suolo, e sopratutto per la sostituzione del c a r b o n e nero c o m e forza motrice nelle industrie, il nostro paese è in grado di trovare nel c a r b o n e bianco una sorgente inesau-ribile di ricchezza "da cui potrà riuscire trasformata la nostra vita industriale.
C e r t a m e n t e sarà necessario che anche la legisla-zione delle acque si modifichi in vista dei nuovi bi-sogni e dei nuovi metodi di utilizzazione. E ' quello che h a n n o mostrato un economista ed un giurista illustri : il prof. Ghino Valenti e d il senatore Scia-loia. Occorre anzitutto convincersi che le acque non d e b b a n o essere mai suscettive di appropria-zione esclusiva e che per necessità economica deb-b a n o a p p a r t e n e r e allo Stato. Pertanto il principio che l ' a c q u a in qualsiasi condizione è un elemento di proprietà dello Stato e che il privato non ha e non p u ò avere che un diritto di uso deve essere rigorosamente seguito nella legislazione che rego-lerà la materia. La utilizzazione delle a c q u e nei rapporti dell'associazione degli usi e degli utenti, per cui sarà possibile sviluppare la forza motrice dove riuscirà oiù a b b o n d a n t e e m e n o costosa: lo stabilimento di un piano regolatore per il miglior uso delle acque; l'adozione del principio che l'u-tilità maggiore deve c e d e r e alla minore ancorché si tratti di utilità privata; il bisogno di estendere il carattere pubblico a n c h e alle a c q u e che finora non erano considerate demaniali: la eliminazione della n o r m a assurda consacrata dalla nostra giurispru-denza per cui l'uso trentennale conferisce la pro-prietà delle acque: la estensione a tutto il Regno; del Magistrato delle a c q u e cui sia affidato il com-pito di regolare la materia con concetti precisi, si-curi rifuggendo da ogni applicazione particolari-stica: ecco alcune delle principali Questioni che si ricollegano al nostro p r o b l e m a idraulico e che dagli illustri relatori sono state svolte con un esatto cri-terio della realtà e col sano proposito di affrettare una politica delle acque corrispondente a d ' inte-ressi v e r a m e n t e nazionali.
Non è m a n c a t o n e a n c h e chi ha svolto un aspetto pratico del p r o b l e m a , di carattere più immediato : la migliore utilizzazione dell'energia ouale si pro-duce attualmente specialmente agli effetti di coor-dinare f r a loro industrie di diversa n a t u r a .
292 L'ECONOMISTA 26 marzo 1916 - N. 2186 f r a i chimici e gli industriali ed ha mostrato per ]
esempio tutta la utilità che vicino alle industrie si creino laboratori scientifici di ricerche.
Di un particolare p r o b l e m a si è o c c u p a t o il dot-tor Lepetit : della p r o d u z i o n e di materie coloranti artificiali. H a sfatata la leggenda che questa indu-stria sia una creazione ed una prerogativa della G e r m a n i a , la quale tuttavia è stata la sola a curar-ne u n a p r o d u z i o n e a b b o n d a n t e , sì da avere il mo-nopolio quasi assoluto. Infatti nel 1914 la produ-zione mondiale era di circa 380 a 390 milioni ci lire di cui 300 per la G e r m a n i a , 33 per la Svizzera, 25 per l'Inghilterra ed il resto per gli altri paesi. Noi in Italia per molteplici cause a b b i a m o trascurata un'industria così importante; m a s a r e m o in grado di p r o v v e d e r e ai nostri bisogni il giorno in cui avre-m o avre-modificato la legislazione doganale ed indu-striale, che vi si collega, a v r e m o p e n s a t o a dimi-nuire il costo di fabbricazione e non a v r e m o più a l a m e n t a r e la deficienza di personale pratico e di industriali forniti di criterio scientifico.
Altri rami delle applicazioni chimiche sono stati esaminati : e così il prof. Meneghini si è soffermato sui processi metallurgici dello zinco, del r a m e , del piombo, che p r e s e n t a n o speciale interesse per il nostro p a e s e ed ha a c c e n n a t o all'opportunità c h e la produzione mineraria italiana sia tutta trat-tata in Italia, ed il prof. Miolati del Politecnico di T o r i n o ha particolarmente esaminato lo sviluppo della elettrotecnica in Italia rilevando c o m e alcune difficoltà da q u e s t a incontrate siano sopratutto di-p e s e dalla i n c o m di-p e t e n z a scientifica e dalle v e d u t e t r o p p o particolari di coloro che all'inizio n e resse-r o le soresse-rti.
Nè sono questi i soli problemi trattati : vi è stato chi p a s s a n d o in rassegna i prodotti minerari metal-lurgici e chimici inorganici ha mostrato le nostre forze in questo c a m p o e le deficienze, le quali po-t r a n n o colmarsi con un più abile lavoro di sfrupo-tpo-ta- sfrutta-m e n t o della ricchezza sfrutta-mineraria e con u n a più in-tensa azione, p . es., nelle industrie dei prodotti azotati ed ammoniacali, nelle industrie degli alcali e dei sali di potassio; e vi è stato chi si è o c c u p a t o di questioni di minore importanza, quali l'industria dei grassi e la p r o d u z i o n e delle piante medicinali e di altre questioni ancora; m a tutte q u a n t e di in-dole pratica allo s c o p o di non lasciare intentata nessuna via c h e sia in g r a d o di p r e p a r a r e il risor-gimento e c o n o m i c o della Patria attraverso la utiliz-zazione di tutte le energie produttrici.
E m e n t r e la nostra immaginazione è sconvolta e t u r b a t a dalla .enorme distruzione di ricchezze e di beni, non è m a n c a t a la parola di chi, c o m e il prof. Pantaleoni, h a saputo ricollegare questo nuo-vo sviluppo industriale al d o m a n i economico del nostro p a e s e e trarne conclusioni a b b a s t a n z a ot-timistiche; nè la parola di chi, c o m e il professor Sergi, di fronte allo spettacolo di m o r t e c h e ci com-m u o v e e ci p r e o c c u p a , ha saputo elevare un inno, di f e d e serena nell'avvenire della nostra razza, fon-d a n fon-d o le sue s p e r a n z e nei risultati e nel progresso di u n a scienza speciale, l'eugenica, che si possa dedicare con tutti i suoi mezzi e le sue risorse a tu-telare gli elementi sani della razza ed impedire la discendenza di quelli malati o degeneri.
Dal Congresso è sorto d u n q u e un grandioso p r o g r a m m a di vita e di azione ed anzitutto è n a t o un desiderio ed un bisogno di maggior dignità nel-la scienza, m e s s a a contatto colnel-la vita. Poiché lo s c o p o che si è p r o p o s t o è stato lo stesso per il qua-le i nostri eroici fratelli c o m b a t t o n o e muoiono, e cioè per la i n d i p e n d e n z a e la grandezza della P a -tria, salutiamo con f e d e l ' o p e r a sua ed auguriamo-cela f e c o n d a di prestigio e di gloria pel nostro P a e s e .
LANFRANCO MAROI.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
Notizie di geografia commerciale
sulla Persia
La Persia — nota L. Bissoli in un importante ar-ticolo nella « Esplorazione commerciale » — è an-cora un paese assai modesto dal punto di vista eco-nomico perchè il suo movimento esteriore è appena un miliardo di krans, che equivale effettivamente a meno di mezzo miliardo di franchi, essendo il valore medio del k r a n di circa 45-50 centesimi di franco.
In sostanza la Persia, commercia con l'estero per pocp più della sola Tunisia; però è u n paese in via di rapido progresso e dal 1902, in un dodicennio ap-pena, le importazioni e le esportazioni sono più che raddoppiate.'
A, questo movimento ascensionale hanno parteci-pato tutti i paesi ed alcuni in special modo: la Rus-sia e l'Impero Britannico (comprese le Indie). Que-sti due paesi assorbono i nove decimi del commer-cio totale e la Russia da sola più dei tre quarti. Essa occupa il primo posto, seguita dall'Impero Britan-nico, e tutti e due si sono conservati in tale posizio-ne durante il dodicennio considerato. Date queste condizioni ben si comprende quanto poco rimanga per gli altri concorrenti che per ordine di importan-za si dispongono così: Turchia, Germania, Francia, Italia, Belgio, 'Paesi Bassi, Stati Uniti, Austria-Un-gheria, ecc.
Di notevole nella g a r a di concorrenza internazio-nale è da rilevare che l'Inghilterra per parecchi an-ni si contese il secondo posto con la. Turchia alla esportazione; che la Germania dal decimo posto si portò al quarto-, mentre la Francia retrocedette dal quarto al quinto, l'Austria dal sesto al decimo; l'Ita-lia al contrario ha guadagnato due posti ed ora è al sesto con 8 milioni circa di franchi (secondo le sta-tistiche persiane).
Scendendo a considerare le categorie di prodotti importati troviamo in primo luogo i tessuti di cone (100 milioni di franchi su 300 di importaziocone to-tale) provenienti per quattro quinti dalla Russia e dall'Impero Britannico.
Uno dei più forti importatori è l'Italia che supera la Germani», la Francia e di moltissimo l'Austria-Ungheria, La categoria maggiormente importata è quella dei tessuti di cotone tinti e stampati; ma di-screti quantitativi s'importano pure di cotone greg-gio e candito'.
Subito dopo i tessuti viene lo zucchero per un'ot-tantina di milioni, sopratutto in pani, ed è impor-tato per tre quarti dalla Russia. Seguono il Belgio, la Francia, la Germania, l'Impero Britannico, l'Au-stria. L'Italia, almeno fino al 1914 non importava neppure un chilogrammo di zucchero; m a non è az-zardato prevedere che negli anni prossimi l'indu-stria zuccheriera italiana tenterà anche questo mer-| cato, come tutti i levantini sui quali Austria è Rel-| go spadroneggiano.
j Terzo per importanza è il thè (un quindici milioni | di franchi) maggiormente importato dall'Impero Bri-l tannico, daBri-lBri-le Indie IngBri-lesi ed apparentemente an-! che dalla Russia.
Seguono quindi per ordine decrescente, le farine, i filati di cotone, i tessuti di lana, il petrolio, il riso, le mercerie; i tessuti di seta misti con cotone ed una quantità di altre merci per cifre sempre più ridotte.
All'esportazione 1© partite sono' meno numerose e le più importanti sono cinque: il cotone sodo, le frut-ta secche, i frut-tappeti di lanà, il riso e l'oppio.
Di cotone sodo, sopratutto nettové, si esportano in Russia annualmente da 20 a 25 mila tonn. Di frutta secche si esportano da 50 a 60 mila tonn. all'anno specialmente di uva passa, mandorle, datteri, albi-cocche, ecc. (Russia, Indie Inglesi, Costa d'Oman).
La categoria tappeti di lana è una delle più carat-teristiche anch'essa, come la precedente, e figura per 3000 tonnellate all'incirca. Più di metà sono tap-peti colorati con colori di anilina e su di essi grava un dazio di esportazione del 6 per cento « ad vaio-rem ». (Russia e Turchia).
L'ECONOMISTA 293 Dell oppio si esportano 300 tonnellate circa
all'an-no ed è fonte di reddito all'an-non indifferente per il Go-verno che lo h a sottoposto ad un dazio di 2 toinans (quasi 10 franchi) per ogni batman (quasi 3 kg ) vale a dire di circa tremila franchi la. tonnellata' Va tutto in Inghilterra, Paesi Bassi, Turchia Rus-sia.
L'esportazione delle pelli è libera e raggiunge le 2000 tonnellate annue per le pelli crude, di cui un decimo sono pelli d'agnello dette di Bagdad che vanno tutte in Russia; le altre in buona parte sono esportate anche in India e in Turchia.
*
Avendo riguardo ai paesi si h a n n o questi dati in-teressanti. La Russia importa per 150 milioni di franchi ed esporta per quasi altrettanto. Tali cifre mostrano chiaramente che la Russia è il migliore cliente della Persia e nel medesimo tempo il suo più importante fornitore. Il traffico russo-prussiano in-fatti rappresenta il 60 per cento del commercio ge-nerale esteriore della Persia.. E' vero che va ridotto delle spedizioni che effettivamente. transitano sol-tanto attraverso La Russia, m a a n c h e così ridotto, l'enorme preponderanza del commercio russo resta ancora incontestabile e si spiega facilmente per la vicinanza dei due paesi e col fatto che le provinole più ricche della Persia sono appunto qùelle vicine alla Russia. Gli articoli maggiormente importati sono questi, in milioni di krans: zucchero in pani (115) e in polvere (14), tessuti di cotone (102), thè (20), farine e commestibili (15). All'esportazione fi-gurano queste categorie: cotone greggio (85), f r u t t a (58), riso (41), tappeti di lana, (26), pelli greggie (16), animali vivi (9) e lane (9).
Il traffico anglo-persiano invece presenta un ca-rattere essenzialmente diverso da quello russo-per-siano perchè infatti la bilancia, è sempre decisamen-te sfavorevole alla Persia essendo le importazioni britanniche di due o tre vòlte superiori alle esporta-zioni persiane. Ciò è dovuto al fatto che l'Impero Britannico è in relazione con le. Provincie meridio-nali della Persia che sono senza confronto le più povere e le meno popolate della Persia. Eccettuati i cereali ed i datteri dell'Arabistan, il sud della Per-sia non produce attualmente quasi nulla. E se si ag-giungono a i cereali, poche gomme della costa di Lingah, le lane e le pelli grezze, l'oppio- e il tabacco di Yezd e di Kerman e da un anno i petroli della An-glo-Persian Oil Company Lted, si h a tutto quanti? può formare oggetto di traffico t r a le Provincie me-ridionali della Persia e dell'Impero Britannico. Le importazioni britanniche rappresentano il 27 per cento del totale delle importazioni persiane e le esportazioni il 12 per cento.. Gli articoli principali sono i tessuti di cotone, il thè,, i filati di cotone, il riso, lo zucchero; quelli dell'esportazione, l'oppio, i petroli e le frutta.
La Turchia viene terza secondo le statistiche, m a sapendo che Costantinopoli h a sempre servito da smistamento per l'Oriente si comprende che in buo-n a parte il movimebuo-nto cobuo-n la Turchia buo-nobuo-n è che transito. Ciò infatti si verifica per i tappeti di lana, per i tessuti di cotone tedeschi e per i nostri fiammi-feri dì legno. Categorie principali della importazio-ne sono le pelli d'agimportazio-nello dette di Bagdad ed il seme bachi; all'esportazione i tappeti di lana e l'oppio, nonché il legname e la frutta.
La Germania importava per un quindici milioni di franchi ed esportava per uno e mezzo. L'esporta-zione p u r essendo sempre limitata, era soggetta a oscillazioni, essendo principalmente costituita dai cereali dell'Arabistan. Articoli principali dell'impor-tazione erano i tessuti di seta mista con cotone, lo . zucchero in pani e in polvere (8 milioni di kg.); alla esportazione i tessuti di lana, le gomme ed i cereali. La Francia h a perduto molto, sopratutto alla esportazione dei bozzoli per opera dell'Italia ed alla importazione per i tessuti di seta, vinti da quelli mi-sti tedeschi. Articoli principalmente importanti so-no lo zucchero, i tessuti di lana p u r a e quelli di co-tone; all'esportazione figurano i bozzoli e gli oggetti d'arte.
L'Italia è divenuta in breve il principale compra-tore di bozzoli, che formano- i due quinti del nostro movimento commerciale con la Persia. Infatti su 16
milioni di kr. importiamo per 6, di cui 3 di tessuti ed esportiamo per 10, tutti di bozzoli si può dire.
Degli altri paesi le caratteristiche sono molto sem-plici perchè lavoravano con la. Persia quasi esclusi-vamente con un solo p'rodotto: il Belgio importava zucchero (14 milioni su un totale movimento di
16)-ì Paesi Bassi esportavano oppio (14 milioni su 15):
gli Stati Uniti d'America esportavano tappeti di la-na (7 milioni su 10); l'Austria-Ungheria importava zucchero in polvere principalmente,
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Per le ragioni -economiche ora esposte è assai dif-ficile che la Persia sia attratta, nell'orbita degli im-peri centrali giacché tutta 1-a sua vita commerciale esteriore riposa sulle relazioni con la Russia e l'Im-pero Britannico,
Ora gli imperi centrali possono brigare ini Persia con due- motivi; o per accaparrarsi tutta q u a n t a la esportazione persiana che è ricca di generi alimen-tari e di prodotti di cui essi sentono impellente biso-gno, come, cotone, lana, oppio, pelli, ovvero possono accarezzare la segreta speranza, di f a r venire a bru-sco contatto gli interessi contrari della Russia e del-1 Inghilterra col provocarne l'intervento armato dando così origine a delle possibili disannonie fra queste due potenze alleate.
P e r veder© quale valore pratico -abbia questa se-conda ipotesi bisognerebbe sapere esattamente con quali accordi la Russia e Inghilterra si sono mosse ad intervenire tanto in Persia quanto in Armenia e in Mesopotamia.
Restando però nel campo economico, da quanto precede risulta evidente u n a cosa: che agli alleati conviene, potendo, di far troncare le relazioni eco-nomiche della Persia con gli imperi centrali e loro alleati, perchè quel paese è in grado di fornire loro m m i s u r a non trascurabile nuova forza difensiva Infatti -la Persia può esportare annualmente: 20,000 bovini, 200,000 ovini, 70,000 tonn. di riso, 10,000 tonn di frumento, 10,000 tonn. di orzo, 60,000 tonn. di frut-ta fresche e secche, -200,000 centinaia di uova, 3,000 tonn- di gomme indigene, 25-30,000 tonn. di cotone, 4,000 tonn. di lana, 3,000 tonn. di tessuti l a n a (tap-peti), 300 tonn. di oppio, 2,000 tonn. di pelli greggie 1,000 tonn. di foglie di tabacco, 1,000 tonn. di tintu-re e colori (henneh, ecc.), 1,000 tonn. di vegetali non nominati.
Tutti questi prodotti in tempi normali erano ven-duti alla Russia ed all'Impero Britannico; poco alla Turchia e quasi nulla agli imperi centrali. E' ne-cessario che le cose non mutino. Basterebbe che la Russia riuscisse nella parte settentrionale a porre sotto la sua sorveglianza la via di gran traffico per-siano-europeo Trehizonda-Teheran -ed a sud-ovest che gli inglesi occupassero l'altra via molto impor-tante da Bagdad per Kermanchah a Teheran (tutte e due soltanto carrozzabili). Il servizio doganale poi essendo organizzato da funzionari belgi, dovrebbe efficac-emente prestarsi a questo controllo delle espor-tazioni. Sarebbe utile che gli alleati procurassero di conservare nei limiti del possibile le loro importa-zioni in Persia cui sono venute a mancare le impor-tazioni belghe, tedesche ed austriache, specialmente di zucchero e di tessuti di cotone, affinchè la Persia senta maggiormente ancora la necessità di mante-nersi a noi unita.
E qui gli zuccherieri italiani dovrebbero tentare di prendere il posto dell'Austria e della Germania nella importazione dello zucchero sia in pani che in polvere (10 mila tonn.) seguendo la via del Golfo Persico, che- è la preferita dagli inglesi e lo era pu-re m tempo di pace dalla stessa Germania, la quale aveva anzi u n a linea di navigazione diretta.
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294
seconda della loro provenienza; e sono interessanti i dati che lo stesso Governo pubblica relativamente a queste strade, per le distanze, le spese, la d u r a t a
ed i mezzi di trasporto. <
Per le merci poco voluminose vi è il servizio po-stale.
Spedizioni per pacco postale. — La Persia
accet-ta pacchi del peso fino a 5 kg. e per un valore di-chiarato non superiore a fr. 500. Il traffico dei pac-chi postali è autorizzato per sole tre vie:
1" Via della Russia, per le spedizioni riguar-danti il centro e il nord della Persia.
2° Via dell'India Britannica, per le spedizioni riguardanti il sud ed il sud-est.
3° Via Gerania-Golfo Persico, coi vapori tede-schi per gli uffici del Golfo: Bender Abbaz, Lingah, Bouchir, Mohammerah.
Riguardo al confezionamento dei pacchi postali spediti in Persia, essi devono, essere imballati in easse o barili, formati di assi o doghe, oppure es-sere avvolti da cuoio solido a motivo della lunghez-za del percorso e dei frequenti trasbordi. Anzi la Russia non ammette in trasbordo e respinge all'uf-ficio d'origine i pacchi imballati colla tela o altre materie similari. Possono essere ammessi i pacchi coti imballaggio di zinco o latta chiuso ermetica-mente con saldature.
Quanto alle dimensioni dei pacchi, non devono sorpassare i 60 cm. in un senso qualunque; sono accettati però pacchi contenenti bastoni, parapiog-gia, carte e oggetti similari, purché non superino un metro in lunghezza e cm. 20 in spessore o lar-ghezza.
La spesa, dall'Italia, transito Russia, è di circa L 3 50 per il trasporto e cent. 30 per l'assicurazio ne Però soltanto fino agli uffici di Enzéli, A stara, Méchédissar e Benderguez. Per la via dell India il costo era di circa 5 franchi.
Prodotti specialmente importati a mezzo di pac-chi postali sono i tessuti di cotone stampati, i tes-suti di lana e di seta, le mercerie, le bevande, l'ar-gento monetato e in lingotti, i vestiti, le calzature, le materie coloranti, i generi alimentari e le armi da fuoco.
Il paese che nel 1913 ha importato di più con pac-chi è stata la Germania con 15 milioni di krans, j seguita dall'Impero Britannico con 9, dalla F r a n c i a ' e dalla Turchia con 3, dall'Italia e dalla Russia! con 2; all'esportazione prima è la Russia con 5 mi- j lioni, segue l'Impero Britannico con 4 e mezzo, la i Francia con 1. Il movimento però è variabilissimo ogni anno; infatti la Russia nel 1911 ha importato 67 mila colli postali per un valore di 30 milioni di krans.
Comunicazioni marittime. — Nei porti del Golfo
Persico fanno servizio cinque compagnie europee: tre londinesi, u n a tedesca: l'Amburg-Amerika linie regolare f r a Amburgo e Bender Abbas, Ltngh, Bou-chir e Mohammérah; una compagnia russa, da O-dessa, agli stessi porti, per 1 viaggi soltanto
al-l'anno. ' Poi vi sono tre compagnie arabo-turche che
fan-no servizio f r a Bombay e il Golfo Persico; ed in-fine altre due compagnie lavorano sul Chat-el-Arab f r a Mohammérah e Bassorah.
Vapori e velieri giapponesi, americani, olandesi, italiani e francesi, toccano pure i porti del Golfo ed in complesso, annualmente,si ha questo movimento di entrata ed uscita: navi a vapore 1300, con stazza media di 1400 tonn.; navi a vela 2700, con stazza media di 34 tonn.
Navigazione fluviale. — In Persia vi è pure
qual-cosa di navigazione. Lo Chat-el-Arab è praticabile dai grossi bastimenti fino a Mohammérah ed il Ka-roun è navigabile da battelli a fondo piatto con pe-scaggio non superiore ai tre piedi, da Mohammérah a Nasséri e da Ahwaz a Shelylieh (a 6 chilometri a valle di Chouchter).
Gli altri fiumi della Persia non hanno alcuna im-portanza dal punto di vista della navigazione. Sol-tanto i seguenti permettono su piccole distanze, i trasporti con barchette di piccolissimo pescaggio : il Gorgan e l'Atrek (Turcomannia); il Babol nel Mazandéran, il Sèfid Roud, il Roudbar, il Chem-khalleh e il Khouman Roud nel Guilan.
Vi è poi un servizio regolare di battelli di 200 ton-nellate sul Lago di Ourmiah per la traversata in cinque ore da Khanian a Garrnakhané.
'Comunicazioni telegrafiche e telefoniche. —
Esi-ste una rete telegrafica esercitata dal Governo Per-siano della lunghezza di quasi 5000 km. Vi sono poi altre linee per u n a lunghezza quasi eguale appar-tenenti sia a compagnie straniere o governi stra-nieri, che al Governo Persiano, ma date ili eserci-zio a compagnie e governi stranieri, ad es., al Di-partimento Anglo-Indiano; alla Indo European '1 e-legraph Company; al Governo Russo. I fili condut-tori hanno u n a lunghezza di 16 mila km.
Molte città persiane sono poi provviste di telefoni. Nelle regioni del Guilan e Mazandéran l'esercizio è concesso ad una ditta privata; nelle altre Provin-cie concessionaria esclusiva è la « Société Anony-me des Téléphone's Persan ».
Le città provviste di telefono sono le seguenti: Téhéran con 380 abbonati; Tauris con 200 abb.; Mécvhed con 100 abb.; Ourmiah con 40 abb.; Ma-ragha, R a m a d a n , Karmanchah, Kazvine, Hisfahan, Chiraz, Recht, Bouchir.
Vi sono poi delle linee private: lungo il Caspio in tre punti, appartenente alla Società di pesca Lyanazoff; f r a Madji Soleimma, luogo d'estrazione dei petroli, e Abadan sulle rive del Chat-el-Arab, dove esistono le raffinerie dell'Anglo-Persian Oil Company; f r a Ourmiah e la spiaggia del lago omo-nimo, linea aperta anche al pubblico a pagamento.
Ferrovie. — Riguardo alle comunicazioni
dobbia-mo aggiungere da ultidobbia-mo alcune parole relativa-mente alle ferrovie... che ancora non ci sono.
Per vero dire qualche rotai» esiste in Persia; in-fatti vi è u n a strada ferrata che congiunge Téhé-ran a Chah Abdul Azime, lunga ben 9 km. ed eser-citata da u n a società b'elga, che trasporta annual-mente in media 700 mila viaggiatori con 250 mila krans netti di entrata. Vi è poi u n a ferrovia ora inutilizzata, di 17 km., f r a Mahamoud Abad (sud Mar Caspio) e le miniere di ferro di Amoul.
Il Governo Persiano ha accordato a tre giorni di distanza due concessioni nel febbraio 1913; l'una alla Banca di Sconto di Persia per u n a ferrovia di cui la costruzione è già incominciata fin dal 1914, tra Djoulfa e Tauris, con diramazione d a Sofran a Gaf-Tchechneh sul lago d'Ourmiah; e l'altra alla « Persian Railways Syndicate Limited » che ha per suo conto incominciato degli studi per la co-struzione di diverse ferrovie nel Sud, specialmente d a Mohammérah a Khorramabad o Bourudjird.
Tutto ciò è indizio di un prossimo risveglio di questo paese che potrà avere u n a importanza eco-nomica non indifferente anche per certi nostri in-teressi.
EFFETTI ECONOMICI DELLA GUERRA
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L'industria laniera durante la guerra
I lettori non avranno certamente dimenticato quale grande importanza avesse assunto negli ul-timi mesi dell'autunno scorso il cosidetto problema della lana. Sorsero in ogni città Comitati aventi lo scopo di raccogliere e di confezionare indumenti di lana, da spedirsi ai nostri soldati combattenti in regioni di clima rigidissimo. Il problema vole-va dunque una risoluzione pronta ed energica, e nel nostro caso risoluzione significava aumento di produzione. Cosa non facile questa quando si pensi che fino allora l'Italia importava dall'estero non solo della lana sudicia o lavorata, ma anche dei nastri di lana pettinata (tops) del filato e dei tessuti.me-26 marzo 1916 - N. 2186 L'ECONOMISTA ritava un premio ed _il premio venne
abbondante-mente sotto forma di 'dividendo.
Il Ministero di A. I. C. non poteva disinteressarsi di u n a questione così grave, e procurò di assecon-dare gli industriali nei loro sforzi servendosi del-l'opera dell'Ispettorato dell'industria e del lavoro i cui funzionari sono già direttamente a contatto con la vita industriale del paese e quindi maggior-mente in grado di conoscerne i bisogni. L'Ispetto-rato di Torino assolse ad una prima parte del suo compito pubblicando sul Bollettino (N. 9-10) i risul-sultati della sua inchiesta sulla « produzione e commercio di importazione ed esportazione italiana di lana greggia e semi-lavorata in relazione dei bi-sogni attuali e con speciale riguardo- alla pettina-t u r a » . Crediamo sia quespettina-ta la prima relazione che esamina in modo esauriente le conseguenze della guerra rispetto ad un ramo dell'industria nazionale per cui crediamo far cosa utile per i nostri lettori riassumere alcuni tra i principali dati della rela-zione citata.
Alla fine del 1915 esistevano in Italia 9 ditte eser-centi stabilimenti di pettinatura della lana e cioè : 4 in Piemonte, 1 in Liguria, 1 in Lombardia e 3 nel Veneto. Gli stabilimenti esercenti sono 17 in cui sono occupati complessivamente 5294 maschi e 7197 femmine e pel cui funzionamento occorrono U.300 HP di forza in maggioranza idraulici. In 16 dei 17 stabilimenti censiti sono attivati complessivamente 232.496 -fusi di lana pettinata; 49.390 fusi di lana car-data e 2486 telai meccanici.
Il capitale complessivo investito è di L. it. 37 mi-lioni 500.000 mentre nel 1910 era di L. 32.512.500 e nel 1905 L. 28.800.000.
Più notevole ancora in questi ultimi anni è l'au-mento del valore degli immobili, macchinario, ecc. Infatti si hanno queste cifre :
1905 1910 1914 L. 14.161.725 » 20.412.370 » 24.906.943
Gli utili complessivi rappresentarono nel 1905 l'8.92 % del capitale; nel 1910 il 9.60 % e nel 1914, a guerra europea iniziata, il 9.99 %.
, Nel 1915 dopo che l'Italia era da oltre 6 mesi in guerra, 2 grandi stabilimenti -biellesi chiusero il loro
bilancio con un utile pari rispettivamente al 22.67 o/n
ed al 25i48 % del capitale investito. 11 dividendo medio distribuito agli azionisti è stato dell'8.05 % nel 1905, dell'8.22 nel 1910 e dell'8.52 nel 1914.
A tutto il 1914 vennero destinate inoltre alle riser-ve ordinarie e straordinarie ben 2.701.169 lire italia-ne pari al 7.19 del capitale; finanziariamente quindi l'industria della pettinatura della lana diede dei risultati eccellenti : risultati che si mantennero, anzi migliorarono in conseguenza della guerra.
La ragione principale della prosperità di tale in-dustria va ricercata oltre che in una più razionale utilizzazione del macchinario, in un notevole au-mento della produzione. Riportiamo qui alcuni dati relativi alla quantità di lana lavata, nelle pettina-ture degli anni indicati :
191 3 q.li 147.122 191 4 » 152.030 1915 (9 mesi) . . » 227.867
Nel 1915 dunque si ebbe un aumento di lana la-vata del 106 % rispetto ai due anni precedenti. I nastri di lana pettinata (tops) prodotti negli stabi-limenti italiani sommarono:
nel 1913 a q.li 66.532 » 1914 » » 66.455
» 1915 » » 79.579 (solo a tutto sett.) Giù significa un aumento di produzione del 160 %. Attualmente la produzione mensile dei tops si ag-gira sui quintali 13.325 con un aumento rispetto al 1913 del 40 %.
Tale risultato mentre fa onore a tutti quelli che vollero conseguirlo, libera quasi completamente i mercati italiani dall'importazione di tops esteri, ed anche per questo aumento della ricchezza nazionale noi ce ne rallegriamo.
Chiudiamo questa nostra corsa attraverso la re-lazione dell'Ispettorato riportando ancora alcune variazioni nei prezzi delle lane provocate dalla guerra, variazioni che si ripercuotono poi
immedia-tamente sui consumatori con un aumento di prezzo dei tessuti di lana.
Le lane Merinos australiane in lavato delle pri-me qualità subirono rispetto al 1913 un aupri-mento medio del 35 %; le lane americane Buenos Aires aumentarono del 60 e le lane nazionali ebbero un aumento che varia dall'80 al 100 %. I prezzi del-le lane australiane ed americane si riferiscono e-sclusivamente ai mercati esteri; onde riferendoci ai prezzi praticati dai nostri importatori occorre aumentare ancora tali percentuali e in alcuni casi anche raddoppiarle. La lana usata correntemente nelle miste pel panno bigio-verde si comprò nel 1913 a circa L. 4.50 per chilogramma; attualmente tale prezzo sali a lire 10.50 ed anche ad 11.
La lana meccanica, ossia quella che proviene dal-la sfidal-lacciatura dei cenci, e che è così usata per con-fezionare stoffe per paletot, coperte, ecc., vide i suoi prezzi aumentati del 150 %. Stracci di p u r a lana che nel luglio del 1914 si compravano a lire 1.30 al
chilogramma valgono oggi oltre 3 lire.
Altre utili notizie ha ancora la relazione relativa-mente al commercio di importazione ed esportazio-ne della lana; noi ci arrestiamo qui, rimandando i tecnici e gli studiosi al testo d'ella relazione in cui vi sono anche fotografie e diagrammi molto interes-santi.
La crisi dei noli marittimi
L'Economiste frangais del 18 corr. rilevando che
il rialzo dei noli marittimi è la conseguenza inevita-bile d'una guerra immane come l'attuale, ricorda che pur durante la guerra franco-tedesca del 1870 si ebbe un notevole aumento del tasso dei noli di cui beneficiò largamente la m a r i n a mercantile in-glese.
Ma si trattava, allora, d"uri rialzo -limitato, men-tre oggi tutte le "proporzioni di rialzo anteriormente verificatesi sono stat$ enormemente sorpassate.
Oggi il tasso dei noli è più che decuplicato. 11 nolo da Cardili a Genova che era, al principio del 1914, di franchi 8,75 per tonn. è passato a 97 fran-chi al principio del 1916 ed è stato considerato co-me un sollievo il ribasso a franchi 88,75 verificatosi ultimamente.
Il prezzo di franchi 12,50 per tonn. da New. York è salito a 120 e 150 franchi e il rialzo non è stato minore dall'America del Sud in Europa.
Questo rialzo colossale dei noli può almeno in parte, secondo l'articolista, avere delle spiegazioni
topiche.
In primo luogo il fatto che la guerra involge tutte le grandi nazioni marittime.
In secondo luogo il fatto che u n a grande parte della flotta mercantile degli Stati belligeranti che hanno il dominio del mare è stata requisita a scopi militari.
In terzo luogo, le flotte degli Stati belligeranti bloccati sono, se non completamente, per lo meno in gran parte immobilizzate in patria o in porti neu-trali.
In quarto luogo, gli incrociatori corsari, i sotto-marini, le mine e il semplice logorìo hanno ridotto forse dell'8 % dall'inizio della guerra le flotte mer-cantili dèi belligeranti, mentre le costruzioni navali sono state molto meno attive che in tempi normali. In quinto luogo, l'ingombro e la congestione dei porti per insufficienza di mano d'opera e, spesso, per mancanza di vagoni, rendono molto più lento che in tempo di pace il carico e lo scarico dei pi-roscafi.
In sesto luogo, anche la navigazione interna è colpita e ridotta, per mancanza di mano d'opera, di carbone, ecc.
E' vero che a queste cause si può opporre u n a causa che restringe il bisogno dei trasporti e cioè la riduzione del consumo delle'Potenze belligeranti per la generalità degli oggetti non indispensabili e spe-cialmente pel trasporto dei viaggiatori, ma è anche vero che le insufficienze culturali accrescono, in pa-recchi paesi belligeranti i bisogni abituali d'impor-tazione d'oggetti d'alimend'impor-tazione.
Poste queste premesse l'articolo riporta i dati sta-tistici sulle flotte mercantili dei due gruppi di
L'ECONOMISTA 26 marzo 1916 - N. 2186 Per l'Intesa (Portogallo compreso) si ha un totale
di 2.696.841 torni, nette di navi a vela» 14.791.489 tonn. nette di navi a vapore e cioè coriiplessiva-mente 17.395.330 tonn. nette.
L'Italia vi figura per 1.107.985 tonn. nette e il 65 % della cifra complessiva è dato dall'Inghilterra. Per il gruppo degli Imperi centrali si ha un to-tale d',i 4.036.784 tonn. nette.
Questo gruppo di belligeranti, mettendo da parte la Germania, sebbene l'attività marittima austro-ungarica sia soltanto viva nel Mediterraneo, dispo-ne di mezzi ristretti.
Quanto alla flotta commerciale tedesca sarebbe esagerato il dire, che, dall'inizio della guerra è ri-masta completamente inerte, m a una buona parte delle sue navi è immobilizzata in porti neutrali e il resto è adibito al commercio del Baltico che è rima-sto abbastanza attivo f r a la Germania e i paesi scan-dinavi.
Per la. m a r i n a mercantile dei paesi neutrali si hanno le seguenti cifre :
Navi a vela: tonn. nette 2.633.940 navi a vapore tonn. nette 9.465.349 e cioè u n a cifra totale di tonn. 12.099.389.
Ma da questi Ì2 milioni di tonnellate bisogna de-trarre quasi completamente gli Stati-Uniti, i qualf vi figurano per circa 7 milioni di tonn. ma Ja più gran parte della loro m a r i n a si dedica al cabotag-gio e non si spinge in Europa.
Restano per gli Stati scandinavi: Olanda, S p a g n a e Grecia 5.350.000 tonn. nette, le quali rappresenta-no una potenza navale disponibile e assai attiva.
Si deve, quindi, tener conto del fatto che gran parte delle flotte mercantili d'Inghilterra e Francia è stata requisita dai rispettivi governi per scopi mi-litari o speciali.
Il Governo inglese ha requisito da 1700 a 2000 del-le proprie navi, cioè circa il 40 % della m a r i n a mer-cantile nazionale, il Governo francese h a requisito, in misura ancora maggiore, il proprio naviglio mer-cantile ed egualmente deve aver fatto il Governo italiano.
Quanto alla m a r i n a russa essa è confinata nel Mar Nero e nell'Oceano glaciale e la m a r i n a giap-ponese fa il commercio in tutta l'Asia.
Ne risulta ctie il tonnellaggio veramente disponi-bile, dedotte le. requisizioni da parte dello Stato, del gruppo dell'Intesa non rappresenta che u n a diecina di milioni di tonn. : detenendone poi circa 1 milione di tonn. d'istrutte o avariate si arriva a 9 milioni di tonn. ai quali vanno aggiunti i 5 milioni e un terzo di tonn. delle m a r i n e mercantili neutrali eu-ropee.
In tempo di pace tutto il mondo e r a legato com-mercialmente per le vie marittime da circa 33 mi-lioni 530.000 tonn. nette di naviglio o per esser più esatti da 27 milioni di tonn. dovendosene detrarre 6.843.000 tonn. del naviglio nord-americano dedito
al cabotaggio. j Oggi queste risorse sono ridotte (defalcando il 40 per cento del tonnellag;gio requisito dai Governi del l'Intesa) a circa 9 milioni di tonn. per l'Intesa e a 5 milioni circa di tonn., vale a dire poco più della metà del tonnellaggio usato antecedentemente alla guerra.
Come rimediare a questa crisi? si domanda l'arti-colista. '
Una misura molto utile è stata, secondo lui, la requisizione delle navi tedesche internate in Porto-gallo e tale esempio dovrebbe essere imitato, dice egli, dagli altri Stati neutrali specialmente dell'Ame-rica del Sud.
Inoltre bisognerebbe eliminare la congestione dei porti, radunare tutti i vagoni disponibili rendendo-ne più completo l'uso e ristabilire la navigaziorendendo-ne interna.
Si potrebbe anche ricorrere a provvedimenti spe-ciali per taluni trasporti specialmente importanti come quello del carbone.
Le navi disponibili realizzano benefici colossali, equivalenti talvolta nel corso di un anno al loro proprio valore. Il Governo danese preleva u n a tassa
del 20 o/n su questi benefici straordinari e i Governi
inglese e francese hanno messo tasse enormi (50%) sui benefici eccezionali di guerra.
Ebbene questi Governi e specialmente quello
in-glese potrebbero rinunciare a questa tassa per le na-vi che trasportassero verso i paesi alleati carbone o altre materie indispensabili a un tasso ridotto p. es. inferiore del 25 % o del 30 % al tasso corrente.
Si darebbe così soddisfazione all'Italia, conclude l'articolo, la quale molto si risente dei noli proibi-tivi e si gioverebbe, nello stesso tempo, agli interessi generali delle nazioni dell'Intesa.
Il contrabbando in favore delia Germania. —
Quanti conoscevano le importazioni annuali della Germania in sostanze alimentari giudicavano che colla guerra essa doveva esser ridotta a mal parti-to dal dominio dei mari dell'Inghilterra. Non face-vano il conto col contrabbando, come nota la « Ri-vista popolare », nel suo fascicolo del 15 corr.
Infatti, molti prodotti di cui la Germania aveva bisogno, dopo lo scoppio della guerra essa li ritirò indirettamente per mezzo dei paesi neutri limitrofi. In quale m i s u r a sia avvenuta tale importazione si può vedere chiaramente da questo prospetto; nel quale sono esposte le importazioni del 1913, anno normale e quelle del 1915, anno di piena guerra del-la Germania e dei paesi neutri vicini (Odel-landa, Da-nimarca, Svezia, Norvegia). Avvertiamo che le im-portazioni dei paesi neutri non riguardano talora tutti e quattro gli stati suindicati. Ma pel confron-to in discorso la distinzione non ha importanza. Che un prodotto sia penetrato in Germania dall'Olanda e un altro dalla Svezia è la stessa cosa.
Anno 1913
Importazione Unità in Germania Paesi neutri
Granaglie Milioni doli. 16 22.5 Barili di farina . . . . N. 150.000 700.000 Lardo Tonnellate 600 2.000 Scarpe . Paia 500.000 400.000 Cotone grezzo . . . . Balle 1.710.000 53.000 Parti di automobili . . Dollari 775.000 1.500.000
Anno 1915
Granaglie Milioni doli. 0 33 Barili di farina . . . * . ' N. 0 1.300.000 Lardo Tonnellate 130 4.500 Scarpe . . . Paia 0 5.000.000 Cotone grezzo . . . . Balle 195.000 1.119.000 Parti di automobili . . Dollari 2.000 20.000.000
Queste cifre eloquentemente tolte da una corrispon-denza di Felice Ferrerò al « Corriere della Sera » (3 Marzo), spiegano come la Germania abbia potuto resistere; spiegano pure il suo furore dopo che l'In-ghilterra ha dichiarato il blocco sul serio. Questo limiterà i guadagni dei paesi contrabbandieri; ma certamente essi non hanno il diritto di ribellarsi.
La Germania per vendicarsi h a dichiarato che f a r à silurare le navi inglesi senza preavviso. Ma l'Inghil-terra h a già risposto che il metodo assassino la Ger-mania lo ha praticato prima che fosse divenuto più serio il blocco.
Le attuali condizioni del porto di Le Havre. —
Le condizioni del porto di Le Havre subirono, dall'inizio della guerra, d a n n i gravissimi. Per quanto la sua e n t r a t a sia sempre libera ai nume-rosi bastimenti delle potenze neutrali od alleate, pure esso è lungi dal funzionare regolarmente co-me prima, causa la straordinaria quantità di co- mer-ci che oltre i depositi, i magazzini e tutti i locali di-sponibili, ingombrano gli scali e le calate in modo che i vapori sono costretti, con grave d a n n o degli armatori e dei commercianti, ad attendere al loro scarico.
Le cause di tale anormale stato di cose sono da ricercarsi da taluni nella straordinaria affluenza di bastimenti che, dall'inizio delle ostilità, h a n n o invaso questo porto che, essendo il più prossimo a Parigi ed anche alla fronte, è quello preferito dagli armatori. Per altri invece tale ingombro è dovuto sia alla mancanza di vagoni, sia all'insuf-ficienza di treni per provvedere a sì enorme traffico. E ciò è facilmente comprensibile se si considera che — fin dall'agosto 1914 — quattrocento vagoni furono esclusivamente adibiti al servizio di
26 marzo 1916 - N. 2186 L'ECONOMISTA vagliamento e di trasporto di truppe e materiali
inglesi e che altrettanti vennero requisiti, per la difesa nazionale, dallo stato maggiore francese.
Per tentare di porre riparo a tanto danno, il mi-nistro del commercio, signor Clèmentel, si recò la settimana scorsa all'Havre affine di rendersi conto personalmente degli inconvenienti lamentati e delle misure atte a porvi rimedio.
Dopo aver visitato accuratamente la stazione, le calate, i bacini, egli si recò nei dintorni dell'Havre, ove tosto potè farsi un concetto chiaro ed esatto della gravità della situazione. Convocata la Ca-mera di Commercio ed udito il parere delle prin-cipali autorità locali, fu convenuto di aumentare il numero delle gru, nonché quello delle chiatte e dei forgoni automobili per il trasporto delle merci e in p a r i tempo di far venire all'Havre personale adatto e numeroso da adibirsi esclusivamente ai lavori necessari per lo scarico dei vapori.
In quanto alla questione dei vagoni il ministro dovette dichiarare che per il momento è impossibile di aumentarne il numero, assicurò però che ne fu-rono fatte delle ordinazioni importanti che, appena eseguite, s a r a n n o in parte spedite all'Havre per provvedere ai bisogni del suo porto.
Si spera che tali energici provvedimenti varran-no a sgombrare in parte la stazione d'arrivo dalle merci e migliorare così le condizioni dell'Havre, che, oltre ad essere il porto francese più impor-tante sull'Atlantico, è quello ove in maggior quan-tità sbarcano le truppe inglesi che si recano alla fronte.
FINANZE DI STATO
Le spese per la guerra e la saldezza del Tesoro.
La perspicua relazione presentata dall'on. Ales-sio alla Camera sul bilancio d'el Ministero del Te-soro pel 1915-16, e che noi abbiamo pubblicato nel numero scorso, getta una luce chiara su quattro punti fondamentali della politica finanziaria segui-ta dal Governo di fronte alle necessità della guerra. E cioè : 1° effetti del conflitto sulla situazione del Tesoro a tutto il 31 gennaio u. s.; 2° in qual modo il Tesoro ha supplito alle necessità eccezionali; 3° come si è comportata la circolazione bancaria; 4° corso dei cambi. In questi quattro punti si rias-sume tutto lo stato della finanza pubblica.Innanzi tutto, quanto costa sinora la guerra? Se noi prendiamo come punto di partenza un periodo di pace, ad esempio quello agosto 1913-aprile 1914, si ha un complesso di sborsi per servizi militari d'i L. 707.320.408, ossia u n a spesa media mensile di L. 78.591.156. Durante il periodo della prepara-zione, e cioè dall'agosto 1914~all'aprile 1915, le spe-se diventano di L. 1.607.705.424. Esspe-se superano quel-le del periodo normaquel-le per una somma di Lire 900.385.016, che quindi si può ritenere come spesa di preparazione, da aggiungere al costo della guer-ra effettiva. Passiamo a quest'ultimo. A tutto il 31 gennaio scorso la spesa saliva a L. 5.579.714.218:
deducendo d a essa quella normale ordinaria di nove mesi, che ammonta, come abbiamo visto, a L. 707.320.408, r e s t a :
spesa effettiva per la guerra L. 4.872.393.810 che sommata a quella per la
prepa-razione in » 900.385.016 Italia Settentrionale » Centrale » Merid. e isole al 1° prestito al 2° prestito 63.93 % 53.97 % 22.52 » 35.30 » 13.55 » 10.73 » Per spiegare le ragioni dell'incrudimento del cambio si deve tener conto — oltreché dell'aumen-to della circolazione cartacea — anche del movi-mento degli scambi con l'estero. La statistica uffi-ciale è rimasta ancora ferma al 31 ottobre dello scorso anno, sicché le cifre delle importazioni e del-le esportazioni, dedotti i metalli preziosi, si posso-no confrontare così :
Importai, e d e s p o r t a z . riunite dal 1° gennaio al 31 ottobre del
1913 L. 4.947.402.498 1914 » 4.357.010.430 1915 » 4.469.063.654
Eccedenza delle imp. sulle esport.
L. 932.686.566 >» 660.537.666 » 729.859.986
dà il conto totale in L. 5.772.778.826
Ora si può rispondere alla domanda : Con quali mezzi il Tesoro h a fronteggiato queste spese?
Me-diante tre vie : debiti fluttuanti aumento di circolazione
creazione di debiti consolidati
L. 2.529.507.044 » 1.350.000.000 » 2.145.862.700 Totale L. 6.025.369.744 La differenza f r a l'entrata e la spesa costituisce il fondo di cassa al 31 gennaio. Le tre forme di debito dunque hanno cooperato rispettivamente nella pro-porzione del 41.96, del 22.40 e del 35.64 per cento. Quanto ai due primi prestiti, le varie parti d'Italia h a n n o concorso nelle seguenti proporzioni :
La differenza f r a le importazioni e le esportazioni andò completamente a nostro debito, essendo ces-sate con la guerra europea sin dal 1914 le due gran-di partite compensatrici e cioè le spese dei forestie-ri e le forestie-rimesse degli emigranti. Si aggiunga che nei riguardi dell'altezza del cambio non ha tanto im-portanza la differenza quantitativa f r a le importa-zioni p le esportaimporta-zioni, quanto l'importanza della merce che si introduce od esce dallo Stato, per la sua influenza sul prezzo e quindi sul credito che si va a costituire verso lo Stato debitore. Poco importa che l'Italia nel 1915 abbia importato
dal-l'Inghilterra soltanto per L. 190.239v000 di carbon
fossile, mentre ne aveva importante! per 245 mi-lioni nell'anno precedente. Bisogna pensare che, es-sendo i valori doganali valutati sui prezzi dell'an-no precedente, il carbon fossile è calcolato sulla base di L. 34 per tonnellata; quindi per il carbon fossile i 190 milióni figurativi del 1915 costituiscono in realtà al prezzo reale — che oscillò d a 150 a 200 lire per tonnellata — un credito della Gran Breta-gna verso l'Italia di 979 milioni.
La solidità della potenza finanziaria della Gran
Bretagna. — Sir George Paish, autorità ben nota in materia finanziaria, il quale oggi riveste la cari-ca di consigliere finanziario del Tesoro, parlando del-la guerra in u n a riunione deldel-la Royal Statistica! Society, ha detto:
<i Le statistiche che ho raccolto circa le finanze britanniche durante la grande lotta che sembra ora avviarsi verso la fine, confermano pienamente la con-vinzione da lungo tempo stabilita nel mondo intero che dal duplice punto di vista, finanziario ed econo-mico, la Gran Bretagna possiede u n a potenza straor-dinaria ».
Il conferenziere ha dimostrato, poi, che il reddito totale dei privati, che anteriormente alla guerra non oltrepassava i 2400 milioni di sterline, è salito, dopo la guerra, sino approssimativamente a tre miliardi di sterline. Inoltre vi è, senza contare gli impieghi di capitale estero, u n a ricchezza accumulata all'in-terno non inferiore a 17 miliardi, ma che non po-trebbe essere realizzata che irt debolissima misura per applicarla agli scopi della guerra.
Oltre a questa ricchezza accumulata nel paese, vi è in impieghi di capitali oltre m a r e u n a forte somma valutata a quattro miliardi. Dal principio della guer-r a la Gguer-ran Bguer-retagna ha guer-ritiguer-rato all'esteguer-ro ciguer-rca mez-zo miliardo, il quale, meno cinquanta milioni; è sta-to nuovamente impiegasta-to nel fare nuove anticipa-zioni agli Alleati, alle colonie ed ai neutri. Perciò, se si tien conto dell'aumento dello stock di oro nel paese dal principio della guerra, risulterà evidente che il Regno Unito è riuscito a far fronte a quasi tutte le spese della guerra mediante i suoi redditi senza aver bisogno di ricorrere ai suoi capitali ac-cumulati, salvo che in proporzione trascurabile, in quanto i capitali ritirati dagli Stati Uniti o da altre nazioni sono stati nuovamente impiegati in nuove anticipazioni fatte agli Alleati, alle colonie ed ai neutri. Nello stesso tempo il Regno Unito pagava le sue importazioni.