IPOTERMIA
Un abbassamento della temperatura corporea nel neonato è una condizione legata a diversi parametri ( umidità relativa, correnti d'aria, contatto con superfici fredde (in tal caso il calore viene perso per irradiazione, temperatura ambientale). L’ipotermia può comportare ipoglicemia, acidosi metabolica e morte. Poiché le richieste di O2 del neonato e il suo metabolismo aumentano con il freddo, l'ipotermia può anche determinare, nei neonati con insufficienza respiratoria (p. es., il neonato prematuro con RDS), ipossia tissutale e danno neurologico. Una prolungata e non riconosciuta condizione di stress da freddo può determinare un dispendio calorico per produrre calore, riducendo l'accrescimento.
I neonati rispondono al raffreddamento con una scarica di noradrenalina che comporta una lipolisi del
"grasso bruno" ( situato in regione nucale, interscapolare, perirenale e perisurrenale), seguita da ossidazione e riesterificazione degli acidi grassi rilasciati. Queste reazioni producono calore localmente e l'aumentato flusso ematico al grasso bruno aiuta a trasportare il calore prodotto al resto dell'organismo.
Questa reazione può indurre un aumento del metabolismo e del consumo di O2 di 2-3 volte rispetto ai valori basali. In alcune condizioni di alterato metabolismo, legato a deficit enzimatici congeniti (glicogenosi I, III, aminoacidopatie), le conseguenze di tale reazione possono essere estremamente gravi.
Talvolta l’ipotermia moderata (33-34 °C) protratta per 72 h rappresenta l’unica strategia terapeutica efficace e sicura nella neuroprotezione post-ischemica in quanto riduce il tasso di mortalità e di disabilità a 18-24 mesi nei sopravvissuti. E’ facilmente comprensibile come, in presenza di un disturbo congenito del metabolismo, tale intervento terapeutico possa complicare il quadro clinico.
L'ipotermia viene trattata con il riscaldamento del neonato in un'incubatrice o mediante lampada radiante, monitorando glicemia e saturimetria.